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Autore: NonLoSo_18    08/08/2023    3 recensioni
Nel mondo di Vanyan, il Continente, ci sono due categorie di persone: gli Elementali, in grado di comandare le forze della natura e degli elementi a proprio piacimento, e quelli che non lo sono.
E i primi comandano sui secondi, considerandoli alla stregua di oggetti di cui disporre senza rispettarne la volontà. È un mondo duro, dove domina la forza, e se non ce l’hai, devi soccombere. È sempre stato così, da quando gli Elementali hanno conquistato la terra dove gli altri vivevano, e si sono imposti. Ma ora tutto questo sta per cambiare: guidati dal misterioso Borea, un uomo con la maschera bianca, i non Elementali stanno facendo sentire la loro voce, riprendendosi tutto ciò che è stato loro tolto, e mettendo il mondo sull’orlo del collasso. Toccherà proprio a Vanyan, un Fireal, un Elementale del fuoco, cercare di riportare l’equilibrio nel Continente. Ma Vanyan ha un motivo ben più personale per agire: Borea è l’uomo che, dieci anni prima, ha ucciso suo padre davanti ai suoi occhi…
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'uomo con la maschera bianca

 
Nove anni dopo
 
La luce del sole entrò dalla finestra della piccola casa a più piani in cui Vanyan viveva, e il ragazzo si svegliò, buttando i piedi fuori dal letto e grugnendo.
 
Si alzò, maledicendo il fatto di essersi svegliato, e si sedette sul letto.
Quel giorno non aveva da lavorare, nessuna nave sarebbe arrivata al porto prima di mezzogiorno, quando avrebbe dovuto scaricare i soliti, noiosissimi sacchi dalla nave al magazzino.
 
Imprecò anche per questo, per un fireal scaricare sacchi sotto il sole non era esattamente il massimo del divertimento.
 
Mentre si alzava e si vestiva, guardò la luce dorata del sole di fine estate che si stagliava dai palazzi del Quartiere del Fuoco, una delle suddivisioni di Città degli Elementi.
 
Quindi uscì di casa e andò a sciacquarsi la faccia ad una fontanella vicino casa, poi si fermò a riflettere, guardando verso l’alto.
 
L’incubo l’aveva tormentato di nuovo, quindi era inutile riprovare a dormire.
Preferì andare verso il porto e sedersi su una delle casse, facendo vagare l’occhio sulla distesa azzurra, mentre il sole si rifletteva sull’acqua.
 
Peccato che non ci fosse più nessuno spettacolo, per quanto bello, capace di entusiasmarlo.
«Capitale degli Elementi, il posto più fantastico per morire di noia» Sospirò.
 
Dalla dispensa aveva preso delle strisce di carne secca, e si mise a sbocconcellarla con aria persa.
 
Finito di mangiare, si pulì le dita unte sulla maglietta rossa che indossava, e si avviò verso il luogo di lavoro.
“Se è già aperto vedo se sbrigo qualcosa, così mi pagano di più” forse in questo modo oltre a poter mangiare si sarebbe potuto comprare anche qualcosa da bere.
 
Mentre camminava tra le strade, sollevò la testa, e rivide per l’ennesima volta i palazzi in terra rossa, tipici dei quartieri di Fuoco della Città degli Elementi, e le torce dei fireal che magicamente sparivano, mentre saliva il sole.
 
Vicino a uno dei palazzi scorse un gruppo di uomini e donne che parlavano con voce concitata.
Suo malgrado, fu costretto a sentire quello che dicevano, anche se in realtà sentì solo poche parole: «Le rivolte… uno è rimasto ucciso… Schifosi non elementali, dovrebbero crepare tutti malissimo…»
 
Decise che non gli importava: probabilmente qualche non elementale, stanco degli abusi degli Elementali, doveva essersi ribellato in malo modo, e probabilmente era stato giustiziato.
 
Roba come quella non era così strana, ma sinceramente aveva altro a cui pensare.
 
Quando arrivò al magazzino, vide che le porte erano state già aperte e che il suo capo si trovava proprio davanti a queste.
 
Lo salutò con un cenno della mano, mentre lui rimase impassibile.
 
«Sei in anticipo, Vanyan» Disse soltanto. Di fronte allo sguardo seccato del giovane, continuò:
«Beh, i sacchi sono nel magazzino, metti ordine e quando arriva la nave caricaceli sopra» Distolse subito lo sguardo.
 
Senza fare altri commenti, Vanyan entrò nel magazzino, dove si trovavano altri due ragazzi intenti a chiacchierare tra loro. Mentre si avvicinava sentì le stesse parole che aveva sentito prima, in strada.
Parlavano di un attacco, o qualcosa del genere. Come la gente di quella mattina.
 
Vanyan odiava impicciarsi, e generalmente non gli fregava di quello che succedeva in giro, ma quella volta la curiosità fu troppo forte.
 
Si avvicinò loro: «Scusate, cosa è successo?»
Gli lanciarono uno sguardo così infastidito che Vanyan stesso sentì un brivido di rabbia percorrergli la schiena, spezzando il suo consueto stato di apatia.
 
Ciononostante, uno di loro alla fine gli rispose «Ieri pomeriggio c’è stato un attacco, un gruppo di non elementali ha assaltato un centro di estrazione a Pietrarossa, hanno fatto fuori un gruppo di fireal e rubato la polvere drago che c’era lì dentro. Sembrava un qualcosa di organizzato ma boh, non lo so» Sollevò le spalle, e tornò a parlare con i suoi colleghi, ignorando di nuovo Vanyan, il quale decise che di quella storia non gli sarebbe importato più nulla.
 
Emettendo un sonoro sbuffo, il ragazzo si girò e tornò a dedicarsi ai sacchi. Erano persino più pesanti delle altre volte, pensò imprecando.
 
Dopo aver caricato i sacchi sulla nave si girò, pronto a prenderne altri… per poi venire sbalzato un istante dopo da una violentissima esplosione.
Menomale che era un fireal, o probabilmente sarebbe morto bruciato!
 
Mentre era steso a terra gli fischiavano le orecchie, i suoni erano ovattati e gli girava la testa per la botta.
 
Si rialzò a fatica, si sentiva disorientato e aveva la nausea, ma si diede comunque una controllata, la maglia rossa era bruciata in più punti, e sul davanti aveva uno squarcio enorme. Se la levò con un colpo secco, avrebbe finito solo per intralciarlo nei movimenti.
 
Anche i pantaloni erano in buona parte carbonizzati, constatò con disappunto, ma non era quello il momento di preoccuparsene.
 
Cosa diamine era successo? Era esploso qualcosa? Avevano delle casse di polvere drago in magazzino, ma cosa diamine era stato a farle saltare.
 
Avrebbe controllato, se non fosse che il magazzino adesso non esisteva più, al suo posto c’erano solo cumuli di macerie fumanti. Erano rimasti solo una parte del tetto e due muri in piedi.
 
Si avvicinò e stese le mani in avanti, chiudendole a cerchio. Le fiamme cominciarono a scendere, e dopo qualche minuto sparirono completamente. Vanyan vide alcuni dei suoi colleghi uscire dalle macerie e aiutare gli altri che erano dentro.
 
Non ebbe modo di sincerarsi delle loro condizioni, perché qualcosa lo colpì con violenza al braccio sinistro, di taglio.
 
Nello shock del momento, non si accorse nemmeno troppo del dolore, e quasi per nulla del sangue che aveva iniziato a scorrere e gli era arrivato fino al polso, sgocciolando al suolo.
 
Piuttosto si girò di istinto, scagliando una vampata di fuoco verso la direzione del colpo, solo per vedere qualcuno saltare verso di lui.
 
Un giovane ragazzo con la pelle pallida, i capelli scuri, e due occhi neri dal taglio sottile. La sua bocca non era visibile, perché coperta quasi tutta dalla sciarpa bianca che indossava, una giacca verde, e un paio di pantaloni larghi color crema.
 
E aveva puntato contro di lui una sorta di piccolo cilindro cavo, Vanyan aveva già visto qualcosa del genere, ma non ricordava come si chiamasse.
 
Non c’era tempo però, perché il giovane premette qualcosa alla base dell’oggetto cilindrico, e con un’esplosione una piccola forma scura venne verso di la sua faccia a tutta velocità.
 
Furono solo i suoi riflessi a salvarlo, il ragazzo si gettò al suolo con forza, scansando il colpo, che si infranse con alcune delle casse dietro, provocando un’esplosione di frammenti di legno.
 
Il tempo di rendersene conto e il ragazzo era sparito.
Vanyan non perse tempo, e si lanciò all’inseguimento arrancando dietro di lui.
 
In città la situazione era anche peggio: edifici in fiamme, gente che correva da tutte le parti, altri suoni di esplosioni.
 
Un wateral, sollevando un getto d’acqua da una fontana, lo scagliò contro uno di quelle figure che saltavano tutto intorno a loro, prendendo invece lui e sbalzandolo contro un muro.
 
Sputacchiando acqua, Vanyan si alzò, pronto a bersagliare il wateral con i peggiori insulti che aveva imparato nel suo lavoro al porto, ma fu colpito un istante dopo da un barile scagliato da chissà chi, finendo nuovamente per terra.
 
Rinunciò anche alle imprecazioni.
 
Pochi istanti dopo rivide lo stesso ragazzo che l’aveva attaccato pochi minuti prima correre via
«Eccoti, Bastardo!» Lo inseguì.
 
Il tizio, però, era una cavalletta: Vanyan lo vide saltare tra gli edifici e dirigersi verso i vicoli, troppo stretti per uno della sua stazza. Maledisse la situazione.
 
Un altro saltò fuori, utilizzando di nuovo uno di quegli strani aggeggi per scagliare contro un’altra cassa di polvere drago, vicino alla quale si trovava una figura con un mantello con il cappuccio.
 
Non si vedeva bene chi fosse, ma certamente aveva una corporatura molto esile.
 
Come in una visione, si immaginò la cassa esplodere, travolgere quella persona e ridurla in cenere senza lasciarne più nulla.
 
Prima che questo accadesse, si gettò tra la cassa e la figura incappucciata. Spalancò le braccia, e le fiamme si spalancarono davanti a lui, venendo deviate dalla traiettoria, mentre si girava verso la figura.
 
Ora che riusciva a vederla meglio, si rese conto che era una ragazza.
 
E che non si era minimamente spostata a sua volta.
«Ma che fai, idiota?!» le urlò «Va via da qui!»
Lei continuò a non muoversi, poi i voltò verso di lui, e il ragazzo intravide un volto pallido, dai lineamenti affilati, e due occhi grigi.
 
Poi, sempre senza dire una parola, si girò facendo svolazzare l’orlo del mantello scuro, e se ne andò.
 
Vanyan si chiese che problema avesse, ma non aveva tempo di pensare, perché il tipo l’aveva attaccato.
 
All’ultimo schivò un pugno diretto alla sua faccia, rispondendo con un calcio che riuscì a rallentare il nemico, stavolta un tizio con una specie di sacco sul viso, dove c’erano solo i buchi per gli occhi e uno per la bocca, dove si vedevano due labbra carnose.
 
Vanyan era abituato a combattere, gli anni di esperienza in mezzo alla strada e l’addestramento in Accademia gli avevano insegnato qualcosa, ma aveva il braccio sinistro rigido e dolorante.
 
Forse la ferita era stata più profonda di quello che aveva creduto.
 
E probabilmente anche il suo nemico l’aveva capito e gli sferrò un calcio ben assestato proprio sul braccio ferito, strappandogli un grido strozzato.
 
Per fortuna Vanyan era abituato anche a combattere ferito, bastava non usare l’arto. E, sempre per fortuna, non era mancino.
 
Colpì l’avversario con una gomitata in pieno viso, proprio sul naso. Non dandogli il tempo di riprendersi, sferrò una seconda gomitata nel mezzo dello stomaco, facendolo piegare dal dolore, e poi, rinforzando il suo colpo con del fuoco dietro il gomito, anche un pugno, di nuovo in piena faccia.
 
Quest’ultimo rovesciò il giovane a terra, mentre Vanyan si alzava e si teneva su il braccio ferito. Lo raggiunse in pochi secondi e gli si buttò addosso.
 
Il tipo aveva ben poche speranze contro di lui: era almeno la metà, e lui aveva il fuoco.
 
Lo tenne bloccato per terra premendogli un ginocchio sul petto «Chi diavolo sei? E che cosa sta succedendo?»
Proprio in quel momento vide arrivare la guardia cittadina, e loro afferrarono il suo assalitore per le braccia.
 
Lui non provò nemmeno a liberarsi, al contrario fissò Vanyan con gli occhi iniettati di sangue.
«Vedrete che torneremo, tutti, e ve la faremo pagare per tutti questi anni. Il grande Borea farà giustizia per noi»
 
Vanyan in realtà non aveva mai sentito quel nome «E chi sarebbe questo Borea?»
 
Il ragazzo continuava a ridere, come se fosse pazzo. E forse lo era davvero «L’uomo che attraverso la sua maschera bianca giudica i tuoi crimini da lurido Elementale, e li punisce!»
 
Poi afferrò con i denti qualcosa che teneva nella manica e la ingoiò di colpo.
 
Diede un ultimo sguardo al ragazzo e poi la sua testa iniziò a muoversi a scatti, per poi crollare verso il basso insieme alle braccia, che si afflosciarono.
 
Vanyan non se ne accorse quasi; nella sua testa risuonavano solo le sue ultime parole. Le persone lo urtavano avvicinandosi, lui le sentiva, ma si sentiva come in un tunnel, le orecchie gli fischiavano, forse per l’esplosione ma ancora di più per quello che era stato detto, la testa era mille anni luce lontano.
 
L’uomo con la maschera bianca.
 
Alla fine, quel giorno era arrivato.

Angolo autrice
Capitolo speciale, perché oggi è il compleanno di Vanyan. Cercherò di aggiornare ogni martedì per tre settimane, prima di andare in pausa, voi intanto fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto, baci.
Elly

 
   
 
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