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Autore: Michelena    10/08/2023    7 recensioni
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1982 – In una villa al sud dell’Inghilterra, Athena McGonagall porta avanti quello che è il Rifugio Vittoria, una struttura che ospita tutti i giovani maghi e giovani streghe che non sono accettati dalle loro famiglie o che sono stati abbandonati. È riconosciuto dal Ministero della Magia come un orfanotrofio, ma Athena non ha intenzione di riconoscere il Rifugio Vittoria come tale.
Assieme a lei lavora anche suo marito, Joel McKinnon, fratello maggiore della defunta Marlene McKinnon. Con la fine della Prima Guerra Magica, Athena si ritroverà un compito importante da sua sorella.
Siete pronti a far parte del Rifugio Vittoria?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2 luglio 1982
Il mattino di quella seconda giornata di luglio stava passando abbastanza tranquillamente. Penny si era offerta di occuparsi della colazione e del pranzo, e quindi Athena si era ritirata nel suo studio per potersi disfare di alcune scartoffie a riguardo dei nuovi arrivati. Si erano tutti disposti per bene nelle loro stanze, con qualche cambiamento quella mattina per via dei ritardatari. 
Athena tirò fuori la sua agenda, e iniziò a guardare cosa la aspettava in quei giorni. In una settimana doveva scrivere un report da mandare a Minerva sulle condizioni dei nuovi arrivati, ma prima avrebbe dovuto mandare il nuovo registro al Ministero. Quello era il lavoro meno piacevole, in quanto doveva mettersi a ricercare varie informazioni sui ragazzi da scrivere nel registro. Tirando fuori da una libreria vicina a lei una applique di fogli, tirò fuori la versione vuota del registro, e iniziò a compilare in ordine alfabetico. Ma mentre segnava le date di nascita, si rese conto improvvisamente di che anno fosse quello corrente. Fece qualche calcolo per essere sicura e poi si alzò di colpo, uscendo dal suo ufficio. 
Le bastò entrare nella porta davanti alla sua per trovare Joel, che si spaventò della sua entrata improvvisa. 
 
“Ma tu sai in che anno siamo?!” gli chiese lì su due piedi Athena, ancora tenendo la porta aperta. Joel alzò lo sguardo dal suo grande tomo di entrate fiscali dell’istituto e guardò sua moglie con uno sguardo confuso da sopra gli occhiali da lettura. 
“Uuh… È una domanda a trabocchetto, Athy?” Joel indossava degli occhiali a mezzaluna, in quanto tutti quegli anni passati a calcolare numeri minuscoli gli avevano rovinato la vista, ma li indossava solamente quando doveva leggere. Ora la guardava da sopra di questi, mentre la donna chiudeva la porta dietro di sé e camminava verso la scrivania di Joel. 
 
“È il millenovecentoottantadue!” disse tutto d’un fiato, allargando le braccia e sgranando gli occhi. Joel ancora non riusciva a comprendere. Osservò il suo piccolo calendario da tavolo e sfogliò i vari mesi, cercando di capire cosa stesse perdendo dal discorso di Athena. A quel punto la moglie gli prese dalle mani il calendario per metterlo via e gli girò il volto per avere la sua completa attenzione. 
“Sono cento anni dall’apertura del Rifugio!” esclamò, e Joel sembrava comunque confuso. 
“Athy… Lo sapevo già…” e a quelle parole la donna urlò un lungo “cooooosaaa?”, che sperò non fu sentito da nessuno. La tenuta aveva fortunatamente spesse mura. 
 
“Si, ne avevo parlato con Tobias qualche mese fa, ma pensavamo che non ne stessi parlando perché non volevi fare nulla a riguardo…” disse Joel, spiegandosi finalmente, “Insomma, con tutto quello che ci è successo non mi sembra un momento adatto per festeggiare…” Athena alzò gli occhi al cielo, sgranandoli ancora di più. 
“Dobbiamo, categoricamente, fare qualcosa,” iniziò lei gesticolando, “tutti i donatori, il Ministero, sicuro si aspettano qualcosa” fece un passo indietro e alzò ancora di più le mani, per poi mettersele nella chioma rossa con un lamento esausto. 
 
Joel si alzò, posando sul registro fiscale i suoi occhiali da lettura. Abbassò le mani di Athena e tenne le sue sulle spalle della moglie. 
“Ci penseremo, ci sono tante cose che potremo fare, ma intanto abbiamo prob-“ iniziò Joel, con il suo solito tono di voce calmo e pacato, che usava quando cercava di mettere ordine nella testa della moglie, ma venne interrotto da questa nuovamente. 
“Un ballo!” urlò, gli occhi le brillavano già solo all’idea. “Un magnifico ballo prima dell’inizio della scuola. Inviteremo tutti!” e prima che Joel potesse fermarla dal pianificare già in quel preciso istante il ballo, Athena si mise a parlare da sola freneticamente mentre usciva dalla stanza e chiudeva la porta alle sue spalle. 
 
Joel si sedette nuovamente, sbuffando e passandosi una mano sui baffi. Anche quell’Athena impazzita faceva parte del pacchetto completo che era sua moglie, e la amava ancora di più quando gli mostrava quel suo lato. Ringraziava che quella vera Athena usciva solamente con lui e non anche con i ragazzi, o l’avrebbero decisamente presa per pazza.

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Il sole entrava prepotente nel grande soggiorno, attraverso le alte finestre. Una di queste era aperta, facendo entrare un sottile vento freddo. Nella stanza le ragazze si erano già sistemate sui divanetti dopo la colazione, Arthur e Romulus invece erano stati mandati a sistemare le loro cose nell’unica camera tripla del piano maschile del rifugio. I due si erano presentati con una forte stretta di mano, prendendo i letti alle estremità della stanza, lasciando quello in mezzo ai loro libero per il futuro arrivato che Joel gli aveva preannunciato. A quanto pare il gruppo già incontrato non era al completo, in quanto era normale per il Rifugio ricevere ospiti in ritardo rispetto alla data di inizio vacanze. I ragazzi dovevano aspettarsi altri compagni nelle prossime ore. 
I due ragazzi, arrivati nel soggiorno, si sedettero separatamente: Arthur con Monica ed Emily, e Romulus con Camille e Margaret. Arthur ritrovò le due ragazze a sfogliare un libro illustrato di una qualche favola francese trovato nella libreria della tenuta, e nel mentre ne discutevano. Emily sembrava descriverle le illustrazioni in bianco e nero, mentre Clopin si godeva il riposo sulle gambe della sua padrona.
 
“Sto per finire Fantastic Mr. Fox!” esclamò Emily appena Arthur si sedette. “Camille non è un’assidua dormigliona, è rimasta praticamente tutta la notte a ridacchiare sotto le coperte; quindi, quando mi svegliavo mi sono messa a leggere…” continuò la ragazza, guardando di sott’occhi la sua compagna di stanza che rideva con Romulus per qualcosa che Margaret aveva detto.
 
“Almeno hai avuto più tempo per leggere, non so quanto ce ne sarà quest’estate” disse Monica alzando le spalle. Tutti aspettavano di capire come le giornate sarebbero state organizzate, e in un certo senso i presenti seguivano un po’ Camille, al momento l’unica già familiare alla vita nella tenuta. 
 
Come a rispondere alla loro domanda, entrò Joel con in mano alcuni libri, seguito da Tobias che invece stringeva alla mano destra una scopa vecchia ma che sembrava avere un aspetto più professionale di certi nuovi modelli. 
Joel si sedette al centro della stanza sullo sgabello del pianoforte, posizionato addosso a un muro, chiamando a raccolta tutti. I sei ragazzi si sistemarono attorno, mentre Tobias era ancora appoggiato allo stipite della porta. Il suo volto lasciava trasparire stanchezza e quasi turbamento. 
 
“Questa stagione avremo le stesse attività che proponiamo sempre,” iniziò Joel, gli occhi cordiali e la voce chiara e forte, “quindi lezioni di recupero in cui vi aiuteremo singolarmente, e lezioni di Quidditch” disse guardando Tobias, che accennò un saluto alzando il mento verso il gruppo. “La novità di quest’anno è che vorremo creare delle attività autogestite da voi, quindi abbiamo spazio per due club, avete qualche idea?” chiese anche guardando Camille, il cui sguardo si illuminò improvvisamente. 
 
“Una band!” esclamò prontamente la bionda, e gli occhi di qualcuno si riempirono di curiosità. Joel annuì e segnò su un foglio l’idea, strizzando gli occhi mentre scriveva, probabilmente per riferirla poi ad Athena. “Altro?” chiese l’uomo guardando i ragazzi attorno a lui. 
“Magari un club di lettura? Non c’è ad Hogwarts…” propose Emily, osservando i presenti. Si era potuto notare come la lettura fosse abbastanza diffusa tra i presenti come hobby, magari era l’occasione buona per poter discutere dei libri che li appassionavano. Molte teste annuirono, e così Joel annotò anche quell’idea, chiedendo nel mentre “Emily, vuoi occupartene tu?” ed Emily accettò con un bel sorriso in volto. 
 
“Bene! Allora qui vi lascio un foglio in cui potete scrivermi chi vuole lezioni di recupero e di quale materia! Potete anche non farne nessuna, ma vi sono caldamente consigliate”. 
E così Joel si alzò e lasciò foglio e penna magica sullo sgabello su cui si era seduto. Istruì Tobias di consegnargli il foglio e se ne uscì comunicando che le lezioni sarebbero iniziate il giorno successivo. 
 
All’inizio ci fu un piccolo momento di titubanza, mentre Tobias rimaneva con la scopa in braccio e lo sguardo perso verso il panorama delle colline nascoste dalla foresta che le finestre rivelavano. Poi, Camille, come al solito, prese l’iniziativa e si girò verso Margaret. 
 
“Allora, vuoi farmi quelle lezioni di a-stro-no-mi-a?” chiese Camille dettando bene la parola apposta. Margaret rise, in quanto quella mattina Camille aveva di nuovo chiamato quella scienza “astrologia” e l’altra l’aveva corretta con sincera premura. Alla fine, la rossa annuì e quindi Camille si segnò per le lezioni di Astronomia. Margaret invece si segnò per Trasfigurazione, magari poteva capirci qualcosa in più in quei due mesi. 
 
Monica chiese a suo cugino di scriverla per le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure e in Trasfigurazione. Arthur stesso passò la penna a qualcun altro senza segnare nulla per sé stesso, immaginandosi più a leggere e a suonare il piano di fronte a lui che a seguire lezioni di recupero. Emily fu l’ultima che prese la penna, segnandosi in Aritmanzia, nella speranza che potesse imparare un qualcosa in più rispetto alle solite lezioni ad Hogwarts. Voleva inoltre dedicarsi di più a quel club di lettura da lei proposto, l’idea l’aveva immediatamente emozionata. 
 
A quel punto, a giro finito, Tobias prese il foglio e lo ripiegò per metterselo in tasca, la penna con esso. “C’è qualcuno che vuole farsi un giro in scopa?” chiese il ragazzo, ma nessuno si mosse subito; quindi, fece spallucce e uscì dalla stanza senza veramente aspettare risposta, lasciando i ragazzi alle sue spalle. 
Quella mattina il ragazzo non sembrava voler essere intenzionato a fare comunella, e Camille non ci fece molto caso, presa dal parlare con Romulus e a raccontargli della festa della serata precedente. 
Al contrario, Emily si alzò scusandosi con i due cugini e seguì Tobias. Dopo la sera precedente, vederlo sparire di nuovo le metteva non solo curiosità, ma anche un certo senso di preoccupazione. Era palese che qualcosa non andava in Tobias. 
 
Lo riuscì a seguire per il corridoio, e affrettò il passo quando lo vide uscire dalla porta principale, ma prima che potesse fare lo stesso lei, le si parò davanti una folta chioma di capelli rossi. Athena le si era piazzata davanti, afferrandola dolcemente per le braccia e sorridendo. 
“Non lo farei se fossi in te”, ed Emily si sentì come scoperta, come se la donna davanti a lei avesse capito le sue intenzioni ancora prima di sapere cosa lei stessa avrebbe fatto. La ragazza annuì, sistemandosi un capello fuori posto dietro l’orecchio. 
Athena sorrise ancora per poi voltarsi e andare verso la cucina, lasciando all’ingresso la ragazza. Poco dopo venne raggiunta da tutto il resto del gruppo con Camille al comando. Era in programma un giro per i giardini della tenuta. 

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Calchas era salito sul Knight Bus da qualche oretta. Si era messo al secondo piano, sistemato su uno dei sedili praticamente al centro del bus. Nei viaggi diurni il Bus si riempiva di sedili per poter ospitare più maghi e più streghe. Leggeva il suo nuovo fumetto tranquillamente, alle orecchie le cuffie collegate al walkman da cui ascoltava una cassetta dei The Clash. Accanto a lui, in una gabbietta resa comoda per il viaggio, riposava appollaiato un corvo dal piumaggio nero brillante. Quella mattina aveva salutato sua zia dalla stazione di King’s Cross, che dopo qualche centinaio di rassicurazioni l’aveva lasciato salire sul mezzo magico. Lo aspettava un lungo viaggio, gli avevano detto, ma non si sarebbe perso, in quanto il Knight Bus sapeva perfettamente dove portarlo e non doveva temere. Aveva solo da rilassarsi.
 
Vedeva passeggeri salire e scendere continuamente dal bus viola, finché a metà strada non salirono due ragazzi che discutevano animatamente mentre si sedevano nei posti davanti, ma separatamente e a lati opposti. Anche se lontani, Cal notava guardandoli di soppiatto che i due continuavano a discutere, senza sosta da quando erano entrati nel suo campo visivo, puntando le loro dita l’uno contro l’altro. Non sembravano amici, ma di certo sembravano conoscersi. Alla sinistra sedeva un ragazzo occhialuto che faceva volteggiare e saltare una moneta scintillante tra le dita, a destra sedeva composto un ragazzo dalla pelle totalmente diafana e i capelli tagliati ai lati lasciando una folta chioma riccia sul capo. 
Curioso della situazione, Cal si tolse una delle cuffie, e la musica fu sostituita dalle loro animate voci e dai loro marcati accenti stranieri e diversi tra loro.
 
“Di certo io posso contare un minimo sulla mia famiglia!” esordì il ragazzo a destra, un accento quasi nordico sulle parole e un sorriso smagliante sul volto, il quale venne immediatamente tagliato da un commento dell’altro ragazzo. 
“Immagino, ti avranno mandato una delle loro solite lettere molto false in cui dicono quanto amano il loro strano figlio?” Le erano parole masticate attraverso un accento che marcava le consonanti, quasi come se parlasse inglese in tedesco.
L’altro rise sonoramente, scuotendo la testa, come se in realtà non fosse veramente divertito dalle parole dell’altro. Al movimento del capo uscì dal suo cappuccio un roditore, il cui squittire svegliò improvvisamente Apollo al fianco di Cal. 
“No! Sono venuti a trovarmi! Loro, personalmente, a Londra! Vedi, i miei genitori mi amano per davvero!” rise il ragazzo nordico, girandosi a quel punto verso avanti, guardando la strada venire velocemente mangiata dal grande mezzo. Il ragazzo occhialuto decise di non controbattere, forse stanco di dover discutere con il coetaneo, ma non sembrava offeso. Sul suo volto permaneva un sorrisino quasi divertito. 
 
Visto che quel teatrino sembrava essere finito, Cal rimise sul capo le cuffie, pronto per continuare la sua lettura. A interrompere a metà le sue azioni fu l’improvviso gracchiare di Apollo, che iniziò anche a sbattere le ali. Cal si voltò e notò sul sedile davanti quel roditore che era uscito dalle vesti dello sconosciuto. Sembrava quasi un grosso criceto, dal manto nero e dorato. Era come intenzionato a saltare verso la gabbia di Apollo, che si era un po’ infastidito dall’interruzione del suo sonno. Cal era confuso dalle azioni dell’animaletto davanti a lui, e non riuscì a reagire quando effettivamente saltò verso la gabbietta. Il volo però fu interrotto a mezz’aria, e Cal accanto a sé ritrovò il ragazzo dalla pelle chiarissima, con la bacchetta sguainata e indirizzata verso il suo amichetto. 
 
“Come… Tu… non puoi…” cercò di dire Cal, stupito dal fatto che il ragazzo poteva usare magia all’infuori delle mura di Hogwarts. Erano decisamente studenti della sua stessa scuola, anche se non riusciva a piazzare nessuno dei due né in una casa né in un preciso anno. 
“Privilegi da rifugiati” disse l’altro con un occhiolino. Cal spostò lo sguardo verso l’altro, che osservava la scena con un sorrisino, e che lo salutò lentamente con la mano. 
“Scusatemi, che cosa?!” esclamò quindi Cal, e il ragazzo accanto a sé sbuffò. Prese semplicemente il suo Lemming e tornò al suo posto, mormorando un “non ti interessa”, quando nel frattempo l’altro ragazzo si sporse in direzione di Cal. 
“Quello che Mistral voleva dire è che dovrebbe essere un segreto, ma noi del Rifugio Vittoria possiamo usare la magia qua dentro al bus e alla tenuta…” parlò piano, quasi sussurrando, e poi fece un occhiolino. Guardò accanto colui che Cal capì essere Mistral, gli fece una smorfia e poi si alzò, camminando verso la nuova conoscenza. Si sedette nei sedili di fronte a lui, e gli porse la sua mano.
“Piacere, Mariazell!” gli disse con una stretta di mano, ma un sorriso non tanto caloroso. Cal ricambiò dicendo il suo nome, che venne accolto con un altro semplice e cordiale sorriso. 
“Mi sembri un po’ perso, quindi sarai sicuramente un nuovo arrivato” disse Mariazell con uno sguardo inquisitore, osservando i suoi oggetti personali sul sedile. 
“Al Rifugio? Oh sì!” Cal sorrise, felice di conoscere nuovi compagni per quell’estate. Ma davanti a sé incontrò un altro semplice sorriso di cordialità. “Spero tu possa trovarti ben, Cal” disse Mariazell, e non essendo veramente intenzionato a voler continuare la conversazione, si alzò e tornò al suo posto passando sotto lo sguardo critico di Mistral. 
 
Quella coppia di ragazzi era indubbiamente strana, e Cal non riusciva a piazzarli da nessuna parte. Sembravano due chihuahua rabbiosi, due vecchiette a una sagra di paese, ma di certo non sembravano ragazzi coetanei amichevoli tra di loro. Cal trattenne una risata all’idea che quei due erano palesemente due comari di un qualche paesino sperduto, e l’unica azione che riuscivano a vedere era tra di loro. I due rimasero comunque praticamente in silenzio per il resto del viaggio, e arrivati a destinazione si guardarono di sbieco e scesero l’uno alla volta.

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Il pomeriggio era arrivato con un bel sole caldo e un vento fresco. Il giardino si era animato dopo mesi, e una veloce merenda era stata organizzata da Athena. Camille aveva tirato fuori una palla per giocare con Emily, Romulus e Arthur. Monica e Margaret erano sedute al tavolo per picnic imbandito di dolci e tramezzini. Entrambe avevano nei piatti le ultime fette della torta al cioccolato preparata da Penny, la piccola elfa che girava con un volto felice tra la cucina e la sala da pranzo. Quella torta aveva raccolto scalpore, venendo divorata immediatamente praticamente da tutti. Athena e Penny notarono felicemente l’amore appassionato e condiviso per il cioccolato, segnandosi mentalmente quella curiosa caratteristica del gruppo. 
 
Margaret alzò la sua fotocamera e scattò un’altra foto al gruppo che stava giocando a qualche metro di fronte a loro. Sorrise immaginandosi già tutte quelle bellissime foto appese nella sua camera. 
“Mi chiedo cosa si provi a fermare per sempre un’immagine…” chiese Monica al suo fianco, mentre dava da mangiare a Clopin un pezzo di pane. Margaret sorrise girandosi verso di lei. 
“Sicuramente potente, è come riuscire in una trasfigurazione” rispose con felicità nella sua voce. “Ma non lo sai finché non sviluppi l’immagine. Sono sempre una sorpresa le foto”.
Monica fece un’espressione confusa, girando un po’ la testa in direzione di Margaret.
 
“Non potresti tipo utilizzare qualche incantesimo per realizzare sempre foto perfette?”
Margaret rise un po’ alla domanda. “Il divertimento sta anche nel realizzare fotografie imperfette, nel fare errori”. Monica annuì con un sorriso, in un certo senso capendo cosa Meg le stesse dicendo. Le due stavano facendo un po’ di amicizia, e Margaret aveva velocemente dimostrato a Monica il fatto che non fosse come tutti i Serpeverde con cui quest’ultima aveva avuto a che fare nella sua vita. Meg al contrario poteva notare come la sua compagna di stanza fosse molto riservata, ma comprendeva che erano i primi giorni per tutti, anche se comunque una certa conoscenza si stava instaurando tra tutti. 
 
A notare tutto ciò era soprattutto Athena. Sedeva su una sedia a dondolo poco lontana dalle due mentre dondolava con in braccio Nina, sussurrandole una ninna nanna allegra. Guardava il gruppo di ragazzi giocare, e ogni tanto buttava un occhio sul cielo, vedendo sfrecciare Tobias. Si preoccupava per lui, ma gli anni passati con quel ragazzo l’avevano istruita nel lasciarlo da solo in giornate come quella, dove Tobias cercava la semplice solitudine. 
Mentre osservava il cielo, sentì la voce di Joel provenire dalla cucina, luogo da dove si usciva per andare sul giardino. Si voltò lentamente e lo vide uscire seguito da tre ragazzi. Riconobbe immediatamente due di questi, quindi si alzò di scatto con un volto che sprizzava gioia. 
“Mariazell! Mistral! Eccovi qui!” Lasciò velocemente Nina a Joel e anche se i due si lamentarono immediatamente, riuscì a stringerli in un abbraccio di gruppo. I due mori si separarono tra di loro velocemente guardandosi leggermente disgustati. Athena poi si voltò verso il nuovo ragazzo, lui con una chioma corta biondo scuro, che con la luce del pomeriggio apparivano più chiari, e gli sorrise calorosamente. 
“E tu devi essere il preziosissimo nipotino della Cooman!” Cal le strinse la mano con un ampio sorriso, per poi voltarsi verso il gruppo di ragazzi che si stavano avvicinando. 
 
Cal riconobbe immediatamente due dei suoi amici che vedeva continuamente ad Hogwarts, e uno di questi era pure il suo compagno di stanza a scuola. Romulus corse verso Cal a braccia aperte, proprio come Camille aveva fatto con lui la notte precedente. Cal ricambiò l’abbraccio immediatamente ridendo assieme all’amico, per poi staccarsi solo per stringere Camille. Il trio era al completo ora, il Rifugio Vittoria sarebbe diventata la tana di quei tre pazzi maghi.
 
Salutato il suo amico, Camille si voltò verso gli altri due, che parlavano ancora con Athena anche se desideravano andarsi a sistemare nella loro camera. 
Conosceva ovviamente entrambi, anche se aveva più familiarità con Mariazell che con Mistral. Salutò quest’ultimo agitando la mano da lontano e un sorriso; invece, salutò meglio Mariazell con un batti cinque, seguito da un bump fist.
 
“È stato tranquillo il viaggio?” chiese Camille, e Mariazell sbuffò lanciando uno sguardo verso Mistral. La ragazza rise e iniziò a presentare il suo amico al resto del gruppo. 
 
Nel mezzo delle presentazioni si levò una voce, quella di Cal, che si guardò intorno, con più attenzione per Mariazell. 
“Qualcuno mi può spiegare questa storia che ora possiamo usare la magia?!” chiese quindi, e intorno a lui i volti dei ragazzi si fecero perplessi, tranne per quelli di Camille e Mariazell, che invece sembravano completamente informati della cosa e per niente sorpresi. 
 
Athena e Joel si guardarono, e tra loro mormorarono un “pensavo gliel’avessi detto”. Athena quindi sorrise cordialmente e fece un passo in avanti verso il gruppo. 
“Da ormai qualche anno il ministero ci ha rilasciato un permesso per poter usare la magia sul Knight Bus, al Rifugio e nella foresta attorno al Rifugio. Quindi…” si voltò verso Joel con un sorriso, fiera del suo operato come preside, “potrete usare la magia per qualsiasi cosa, non preoccupatevi!” Ci fu un generale silenzio, ma i volti di tutti erano felici e sorpresi dalla notizia.
“Beh, almeno ora non dovrò spendere ore per sistemarmi i capelli…” disse dal silenzio Emily con in braccio la palla che fino a prima stavano usando. Camille rise e si unì anche Romulus. 
 
Mistral nel mentre di tutto ciò era riuscito a liberarsi da Athena e Joel, che lo stavano interrogando su come stesse la sua famiglia prima che Cal li interrompesse. Si dileguò verso il secondo piano, dove si trovava la sua camera che divideva con Mariazell. Implorava ogni anno per una camera singola, ma Athena continuava a dirgli che ormai si era sistemato assieme a Mariazell, e che le singole erano dedicate a “casi speciali”. Ancora doveva capire chi rientrasse nei casi speciali che la preside citava. 
 
Arrivato al primo piano si fermò vedendo Tobias uscire dalla sua camera. Mistral fece un sorrisino, mentre l’altro tirò indietro la testa e sospirò rumorosamente.
“Chi non muore si rivede, caro Tobias!” Mistral disse facendo qualche passo verso di lui. 
“Tu e il tuo topo siete sempre più brutti, Mistral” esordì Tobias, facendo un sorrisetto di scherno, ma che nascondeva una certa allegria. Rispetto a quella mattina, vedere Mistral lo aveva illuminato un po’. 
Tobias gli passò accanto e gli passò una mano tra i capelli come gesto di affetto, per poi scendere le scale e lasciare lì il suo amico a fumare dalle orecchie per il fastidio che quel gesto gli aveva irrevocabilmente causato. Mistral si girò e gli fece una linguaccia, che Tobias vide mentre spariva giù dalle scale, così da scoppiare in una risata. 
 
“Thor…” sussurrò Mistral, girandosi verso il lemming sulla sua spalla, “quest’estate faremo vedere a quello lì con chi ha a che fare…” Thor piuttosto si andò a nascondere nella maglia del padrone, lui stesso spaventato dal comportamento del ragazzo. 
 
Quell’estate il Rifugio aveva le carte in regola per animarsi dopo tanti anni, e tornare allo splendore di un tempo. La guerra, forse, non era riuscita a distruggere completamente la felicità di quei ragazzi. 
 
Calchas “Cal” Evander Cooman – 17 anni
Tassorosso
La vita senza allegria è una lampada senza olio

 
Mariazell Becker – 17 anni
Corvonero
There's no place like home, they say 
You're my home so hear me pray
 

 
Mistral Berg – 16 anni
Grifondoro
Cosa ti aspettavi puttana, latte caldo e biscotti solo perché sono in formato tascabile?

 
 
 ANGOLO AUTRICE
E con questo capitolo abbiamo finalmente il gruppo completo! Con 10 personaggi mi ritrovo estremamente contenta del gruppo che si è formato, con una varietà di personaggi che davvero non mi aspettavo. 

Come domanda di questo capitolo vi devo richiedere nuovamente cosa pensano i vostri personaggi degli altri. Ovviamente per chi ha già risposto, dovete solo dirmi le prime impressioni delle nuove aggiunte. Per non lasciarvi solo con questa domanda, però, vorrei sondare un po' il terreno a riguardo delle possibili coppiette: ditemi se già avete adocchiato qualche personaggio che secondo voi potrebbe essere un interesse romantico per i vostri personaggi. Questa domanda ve la rifarò anche tra qualche capitolo, quando penso che i vari caratteri dei personaggi saranno chiari a tutti. 
 
 Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e come sempre non esitate a dirmi di errori vari che possono essermi sfuggiti! Cercherò di pubblicare una volta a settimana, ma per questioni di studio potrei mancare qualche aggiornamento. Mi scuso in anticipo se capitasse. 
Al prossimo capitolo, 

Michelena
  
  
   
 
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