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Autore: DarkRose86    14/09/2009    0 recensioni
I° classificata al "Piramidy Contest", indetto da ShiIta
I° capitolo - Come in un Film [LeeGaara]
II° capitolo - L'Infinito in un'Immagine [InoSaku]
III° capitolo - L'Angelo della Morte [ItaSasu]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Sorpresa
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E alla fine... alla fine... ho vinto questo contest. Non so davvero che cosa dire. Non mi sembra vero, soprattutto considerando che in finale ho avuto l'onore di gareggiare contro la cara Meg89, autrice che stimo moltissimo. Questa storia la dedico a lei, per ringraziarla d'avermi accompagnata in questa "avventura" e perché... perché mi va. u_u
Ringrazio inoltre tutte coloro che hanno partecipato al concorso, e la giudice, ShiIta, per aver indetto il contest e per averlo diligentemente portato a termine. 
Non mi resta che lasciarvi alla shot che chiude questa piccola raccolta, sperando in qualche commentino.
Buona lettura!

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Dedicata a Rota ( Meg89 ). <3

Pairing principale: Itachi/Sasuke

Altri personaggi/pairing: //

Genere: generale, drammatico, sovrannaturale, vagamente nonsense

Rating: giallo

Avvertimenti: alternative universe ( AU ), shonen ai, one shot



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L'Angelo della Morte ~

Rosso come sangue, bianco come neve

Sasuke Uchiha non aveva mai incontrato suo fratello.
Eppure, tutti attorno a lui narravano le sue eroiche gesta; sostenevano che fosse stato un grande guerriero, e che avesse portato la pace all'interno della nazione. Purtroppo, pero', neanche i suoi genitori erano vissuti abbastanza per raccontargli qualcosa di colui che aveva coperto di gloria il loro cognome, prima di scomparire nel nulla.
Come fossero morti sua madre e suo padre, non lo sapeva; o meglio, quando la tragedia accadde, era ancora troppo piccolo per ricordarselo. Rimembrava unicamente un liquido cremisi che gli aveva macchiato le mani, quando aveva provato inutilmente a svegliare sua mamma da un sonno eterno. Spesso ripensava alle parole di coloro che lo avevano cresciuto ed aiutato a divenire il tredicenne che oramai era: " Itachi era l'orgoglio dei tuoi genitori, lo sai? Adesso, per rendere loro omaggio, tu dovrai seguire le sue orme; diventerai il nostro nuovo paladino della giustizia, e terrai alto il nome del tuo clan. Loro ti stanno guardando, Sasuke. Non deluderli. "

Pace, giustizia, amore... non facevano che ripetere sempre le stesse cose. Perché, poi, doveva per forza toccare a lui? Nel villaggio v'erano tanti giovani valorosi, pronti a difendere i propri cari con le unghie e con i denti. Lui non era così; lui era solo. E un unico pensiero vagava per la sua mente troppo adulta, se proporzionata alla sua età: vendetta.
Era sicuro che fosse accaduto tutto per colpa sua: la morte delle uniche persone a cui teneva, le sue lacrime – che oramai aveva esaurito –, l'infanzia che gli era stata strappata via a forza... ne era certo. Perché da quando Itachi era fuggito, tutto si era sgretolato; e lui non era stato in grado di ricomporre il puzzle, sebbene lo avesse ardentemente desiderato.
Vendetta. Nei confronti di colui che non considerava neanche suo consanguineo.
Vendetta, perché era l'unica cosa che lo aiutava ad andare avanti.

Aveva anche provato a documentarsi su di lui, Sasuke, ma nessuno era riuscito a soddisfare la sua morbosa curiosità; tutti lo elogiavano, e narravano dei suoi occhi di fuoco, simbolo di passione e coraggio. Pero' non v'era anima che sapesse quanti anni aveva in più di lui, né perché fosse misteriosamente sparito. Un fantasma. Uno spettro maledettamente migliore di suo fratello.
Lo odiava. Seppur neanche capisse appieno il significato di tale parola, non lo sopportava. Quel nome, alle sue orecchie, risultava come un fastidioso lamento. Avrebbe voluto sputargli in faccia il suo disprezzo, picchiarlo fino a che non avesse ammesso d'essere solo un fottuto traditore. Pero', allo stesso tempo, gli sarebbe piaciuto parlare con lui. Chissà cosa poteva aver da raccontare una povera anima errante come Itachi Uchiha.

" Sasuke... "
Un sussurro nella notte più buia.
Quella sera era andato a letto presto, il giovane. Dopo una giornata trascorsa ad allenarsi per perfezionare le proprie tecniche ninja, si era sdraiato scompostamente sul letto e si era addormentato all'istante, senza aver neanche il tempo di pensare a cosa gli sarebbe piaciuto sognare.
" Sasuke... "
Ancora quella voce.
Il ragazzo si alzò a sedere e si guardò attorno, aiutato dalla luce fioca della candela che teneva accesa sul comodino.
" Chi va là? C'è qualcuno? " domandò al nulla, senza ricevere risposta. Così si convinse che doveva per forza trattarsi di autosuggestione, e si rimise a dormire. Sicuramente, se lì ci fosse stato quel dobe di Naruto, un suo "amico", si sarebbe messo ad urlare, sostenendo che la sua casa era infestata dai fantasmi. Stupidaggini. Sasuke non credeva a certe cose, il sovrannaturale non poteva – e non doveva, per lui – esistere. Si poteva essere spettri, sì, come chi era stato un tempo suo fratello; qualcuno che aveva compiuto missioni su missioni, ma di lui non era rimasto nulla. Neanche delle ceneri sparse al vento.
" Svegliati... "

Eh no, lo scherzo è bello quando dura poco. Questo pensò, quando udì nuovamente quell'inquietante voce risuonare nella piccola stanza. Si alzò constatando che, lì dentro, continuava a non esserci nessuno tranne lui. Si avvicinò alla finestra, e si accorse che fuori aveva iniziato a nevicare; i candidi fiocchi cadevano fitti, ricoprendo il cortile d'un candido e gelido manto. D'improvviso, poi, notò una figura oscura, seduta sugli scalini che conducevano ad uno dei cancelli che delimitavano i confini del vasto terreno, appartenente ai suoi tutori. Chi mai poteva essere? E soprattutto, che ci faceva lì? Inoltre come poteva, la voce che aveva sentito, appartenergli? No, non era possibile.
La sua – infantile – voglia di trovare una spiegazione per ogni mistero gli si ponesse di fronte lo spinse a sgattaiolare fuori di casa, munito di sciarpa ed ombrello. A passo lento e cadenzato s'avvicinò allo sconosciuto, calpestando alcune camelie.
" Chi sei? Che ci fai qui? " domandò, mantenendosi comunque a debita distanza.
Il tizio non rispose, pero' si voltò nella sua direzione; i loro sguardi s'incontrarono, così diversi l'uno dell'altro eppure così simili. Possedeva lucenti capelli corvini e due occhi d'un colore indefinito, e una pelle bianca come la neve che silenziosa si posava sui gradini ove egli era seduto. Sul petto teneva poggiata una katana sporca di sangue, che oltretutto sembrava fresco. Tale visione lo portò ad indietreggiare, spaventato.
" Non aver paura. Non posso vederti, ma sono sicuro che adesso stai tremando di paura. Lo sento, avverto i brividi che scuotono il tuo corpo... Sasuke. " asserì, con tono pacato.
" Ma di che diavolo stai parlando? " sbottò il ragazzo, confuso, " E poi, come sarebbe a dire che non puoi vedermi? "
Lui abbozzò un sorriso, che pero' si rivelò terribilmente triste e forzato. Stava visibilmente soffrendo, ma nonostante ciò si alzò avvicinandosi al giovane, che fece ancora qualche passo indietro.
" No. Non ti farò del male. " cercò di tranquillizzarlo, gettando a terra l'arma e allungando le braccia verso di lui.
Sasuke non capì cosa gli stesse accadendo in quel preciso momento, fatto sta che non scappò via, anzi; si lasciò cullare dall'abbraccio di una persona che non conosceva affatto, e che si portava dietro una spada con la quale aveva sicuramente ucciso qualcuno. Lui, l'unico erede della casata degli Uchiha, che si abbandonava a tali assurde e indubbiamente pericolose attenzioni? No.
Lo spinse via malamente, dopodiché corse verso la porta di casa stringendo fra le dita l'ombrello – l'ultimo regalo di sua madre -.

Si buttò scompostamente sul letto, terrorizzato. Chi mai poteva essere, quello? E soprattutto, per quale motivo gli sembrava di conoscerlo da anni? Perché mai aveva ceduto e lo aveva... abbracciato? Si maledì, stringendo convulsamente le lenzuola. Stupido, stupido, stupido.
Lo ripeté all'infinito dentro di sé, finché non si addormentò profondamente. Sognando lui. Lui che lo stringeva trasmettendogli non calore, ma una sensazione fredda, di morte. Lui che lo guardava negli occhi indicando un punto indefinito alle sue spalle, che scoprì poi trattarsi di un cimitero; quel luogo che aveva iniziato ad odiare quando per la prima volta fece visita alla tomba dei suoi genitori. La mattina dopo si svegliò di colpo, grondante di sudore e col respiro affannoso; era stata una nottata orribile, gli incubi lo avevano perseguitato. In ognuno di essi era presente quella dannata figura, vivida e
maledettamente affascinante nella sua mente. Per qualche oscuro motivo sentiva il bisogno di rivederlo, sebbene avesse paura.

" Sapevo che saresti tornato. "
Era di nuovo lì, seduto nello stesso identico punto; un caratteristico cappotto nero con una fantasia a nuvole rosse avvolgeva il suo corpo, in netto contrasto con la pelle candida.
" Allora, questa notte hai intenzione di dirmi chi sei? " chiese Sasuke, in piedi sotto la neve che incessante continuava a cadere.
Allungò il braccio, in modo da riparare lo sconosciuto dalle intemperie. Quest'ultimo abbozzò un timido sorriso, scostando la katana – che, come la prima volta che si erano incontrati, era poggiata sul suo petto e sporca di sangue – e prendendo in mano una camelia ormai appassita.
" Non profuma più, ormai. Non è morbida al tatto, ma secca e inevitabilmente morta. " osservò, chiudendo gli occhi.
L'altro continuava a non capire. Era stanco di sentirlo parlare in quel modo assurdo, eppure qualsiasi cosa gli dicesse o chiedesse, lui cambiava discorso o rispondeva in maniera enigmatica.
" Tu invece sei caldo e il tuo cuore batte, sento distintamente quel suono... " disse, voltandosi verso il giovane, " ...quanto mi manca. "
Sasuke sussultò. Non capiva perché ma il solo averlo accanto, a pochi centimetri di distanza, lo rendeva agitato. Era come se conoscesse quel tipo da anni, senza averlo mai visto.

" Dimmi, perché vivi? "
Che razza di domanda era, quella?
" Per vendicarmi. " rispose deciso il ragazzo.
" Per vendicarti di chi? "
" Mio fratello. "
Poche parole, semplici, pungenti. L'Uchiha non era certo un tipo particolarmente loquace, anzi. L'altro volse lo sguardo verso il paesaggio innevato di fronte a lui, con espressione quasi sofferente.
" E se lui... fosse morto? Come queste camelie, come coloro che sono periti in guerra, come i tuoi genitori..."
" E tu come diavolo fai a saperlo, eh? Chi ti ha detto dei miei genitori? Parla! "
Lasciò cadere a terra l'ombrello, afferrandolo per un braccio, guardandolo con rabbia. Non sopportava che si parlasse a vanvera dei suoi familiari.
Lui lo guardò negli occhi, ma il giovane noto come essi parevano osservare il nulla; erano vuoti, spenti. E allora gli tornarono in mente le parole che gli aveva rivolto la notte prima.

" Non posso vederti, ma sono sicuro che adesso stai tremando di paura. "

" Un giorno capirai. Il giorno in cui prenderai il mio posto... "
" Il tuo posto? "
" La tua vendetta si è già compiuta, Sasuke. "

Avvicinò le labbra alle sue, sfiorandole appena. Sentire il giovane cuore martellargli nel petto e il respiro accelerato lo inebriava; lo fece sentire vivo, ancora una volta. Assurdamente, l'altro non si scostò, ma lo lasciò fare. Rispose al bacio in modo casto, carezzandogli le labbra con le proprie. Che strana sensazione... desiderò che quel momento non finisse mai, e allo stesso tempo gli venne voglia di ucciderlo. Solo che quel tizio, l'aveva ormai capito, era già morto da tempo.
" Grazie, otouto. "
Furono le sue ultime parole.

~ ~ ~


Al destino non si può sfuggire.
L'angelo vaga per lidi sconosciuti, brandendo una spada. Essa è sporca di sangue e lacrime, eppure continua a dilaniare corpi su corpi, che cadono a terra esanimi, uno dopo l'altro.
Sasuke guarda avanti e sopporta conscio che, una volta adempiuto al suo dovere, potrà ricongiungersi lui; a Itachi.
All'affascinante Dio della Morte che ha rapito la sua anima inquieta, trasformando in amore la sua sete di vendetta.
A chi probabilmente si è portato via i loro genitori perché costretto da un'entità superiore.
Al fratello che lo ha visto con gli occhi del cuore e forse lo ha amato.
Il giorno che diverrà cieco ed inutile, chiamerà a gran voce il suo nome.
E allora lui tornerà a prenderlo, facendogli i complimenti per il suo – triste – operato.
Sasuke ne ha assoluto bisogno.

Necessita di una dolce, unica, speciale prossima volta.


Fine ~




  
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