E alla fine...
alla fine... ho vinto questo
contest. Non so davvero che cosa dire. Non mi sembra vero, soprattutto
considerando che in finale ho avuto l'onore di gareggiare contro la
cara Meg89, autrice che stimo moltissimo. Questa storia la dedico a lei, per
ringraziarla d'avermi accompagnata in questa "avventura" e
perché... perché mi va. u_u
Ringrazio inoltre tutte coloro che hanno partecipato al concorso, e la
giudice, ShiIta, per aver indetto il contest e per averlo
diligentemente portato a termine.
Non mi resta che lasciarvi alla shot che chiude questa piccola
raccolta, sperando in qualche commentino.
Buona lettura!
Dedicata a Rota ( Meg89 ). <3
Pairing principale: Itachi/Sasuke
Altri personaggi/pairing: //
Genere: generale, drammatico, sovrannaturale, vagamente nonsense
Rating: giallo
Avvertimenti: alternative universe ( AU ), shonen ai, one shot
L'Angelo della Morte ~
Rosso come sangue, bianco come neve
Sasuke Uchiha
non aveva mai incontrato suo
fratello.
Eppure, tutti attorno a lui narravano le
sue eroiche
gesta; sostenevano che fosse stato un grande guerriero, e che avesse
portato la pace all'interno della nazione. Purtroppo, pero', neanche
i suoi genitori erano vissuti abbastanza per raccontargli qualcosa di
colui che aveva coperto di gloria il loro cognome, prima di
scomparire nel nulla.
Come fossero morti sua madre e suo padre,
non lo sapeva;
o meglio, quando la tragedia accadde, era ancora troppo piccolo per
ricordarselo. Rimembrava unicamente un liquido cremisi che gli aveva
macchiato le mani, quando aveva provato inutilmente a svegliare sua
mamma da un sonno eterno. Spesso ripensava alle parole di coloro che
lo avevano cresciuto ed aiutato a divenire il tredicenne che oramai
era: " Itachi era l'orgoglio dei tuoi genitori, lo sai? Adesso,
per rendere loro omaggio, tu dovrai seguire le sue orme; diventerai
il nostro nuovo paladino della giustizia, e terrai alto il nome del
tuo clan. Loro ti stanno guardando, Sasuke. Non deluderli. "
Pace,
giustizia, amore... non facevano che ripetere sempre le stesse cose.
Perché, poi, doveva per forza toccare a lui? Nel villaggio
v'erano tanti giovani valorosi, pronti a difendere i propri cari con
le unghie e con i denti. Lui non era così; lui era solo. E
un
unico pensiero vagava per la sua mente troppo adulta, se
proporzionata alla sua età: vendetta.
Era sicuro che fosse accaduto tutto per
colpa sua: la
morte delle uniche persone a cui teneva, le sue lacrime – che
oramai aveva esaurito –, l'infanzia che gli era stata
strappata via
a forza... ne era certo. Perché da quando Itachi era
fuggito,
tutto si era sgretolato; e lui non era stato in grado di ricomporre
il puzzle, sebbene lo avesse ardentemente desiderato.
Vendetta.
Nei confronti di colui che non considerava neanche suo consanguineo.
Vendetta,
perché era l'unica cosa che lo aiutava ad andare avanti.
Aveva
anche provato a documentarsi su di lui, Sasuke, ma nessuno era
riuscito a soddisfare la sua morbosa curiosità; tutti lo
elogiavano, e narravano dei suoi occhi di fuoco, simbolo di passione
e coraggio. Pero' non v'era anima che sapesse quanti anni aveva in
più di lui, né perché fosse
misteriosamente
sparito. Un fantasma. Uno spettro maledettamente
migliore
di suo fratello.
Lo
odiava. Seppur neanche capisse appieno
il
significato di tale parola, non lo sopportava. Quel nome, alle sue
orecchie, risultava come un fastidioso lamento. Avrebbe voluto
sputargli in faccia il suo disprezzo, picchiarlo fino a che non
avesse ammesso d'essere solo un fottuto traditore. Pero', allo stesso
tempo, gli sarebbe piaciuto parlare con lui. Chissà cosa
poteva aver da raccontare una povera anima errante come Itachi
Uchiha.
" Sasuke... "
Un sussurro nella notte più buia.
Quella sera era andato a letto presto, il
giovane. Dopo
una giornata trascorsa ad allenarsi per perfezionare le proprie
tecniche ninja, si era sdraiato scompostamente sul letto e si era
addormentato all'istante, senza aver neanche il tempo di pensare a
cosa gli sarebbe piaciuto sognare.
" Sasuke... "
Ancora quella voce.
Il ragazzo si alzò a sedere e si
guardò
attorno, aiutato dalla luce fioca della candela che teneva accesa sul
comodino.
" Chi va là? C'è
qualcuno? "
domandò al nulla, senza ricevere risposta. Così
si
convinse che doveva per forza trattarsi di autosuggestione, e si
rimise a dormire. Sicuramente, se lì ci fosse stato quel
dobe
di Naruto, un suo "amico", si sarebbe messo ad urlare,
sostenendo che la sua casa era infestata dai fantasmi. Stupidaggini.
Sasuke non credeva a certe cose, il sovrannaturale non poteva
– e
non doveva, per lui – esistere. Si poteva essere spettri,
sì,
come chi era stato un tempo suo fratello; qualcuno che aveva compiuto
missioni su missioni, ma di lui non era rimasto nulla. Neanche delle
ceneri sparse al vento.
" Svegliati... "
Eh
no, lo scherzo è bello quando dura poco. Questo
pensò,
quando udì nuovamente quell'inquietante voce risuonare nella
piccola stanza. Si alzò
constatando che, lì
dentro, continuava a non esserci nessuno tranne lui. Si
avvicinò
alla finestra, e si accorse che fuori aveva iniziato a nevicare; i
candidi fiocchi cadevano fitti, ricoprendo il cortile d'un candido e
gelido manto. D'improvviso, poi, notò una figura oscura,
seduta sugli scalini che conducevano ad uno dei cancelli che
delimitavano i confini del vasto terreno, appartenente ai suoi
tutori. Chi mai poteva essere? E soprattutto, che ci faceva
lì?
Inoltre come poteva, la voce che aveva sentito, appartenergli? No,
non era possibile.
La sua – infantile –
voglia di trovare una
spiegazione per ogni mistero gli si ponesse di fronte lo spinse a
sgattaiolare fuori di casa, munito di sciarpa ed ombrello. A passo
lento e cadenzato s'avvicinò allo sconosciuto, calpestando
alcune camelie.
" Chi sei? Che ci fai qui? "
domandò,
mantenendosi comunque a debita distanza.
Il tizio non rispose, pero' si
voltò nella sua
direzione; i loro sguardi s'incontrarono, così diversi l'uno
dell'altro eppure così simili. Possedeva lucenti capelli
corvini e due occhi d'un colore indefinito, e una pelle bianca come
la neve che silenziosa si posava sui gradini ove egli era seduto. Sul
petto teneva poggiata una katana sporca di sangue, che oltretutto
sembrava fresco. Tale visione lo portò ad indietreggiare,
spaventato.
" Non aver paura. Non posso vederti, ma
sono sicuro
che adesso stai tremando di paura. Lo sento, avverto i brividi che
scuotono il tuo corpo... Sasuke. " asserì, con tono
pacato.
" Ma di che diavolo stai parlando? "
sbottò
il ragazzo, confuso, " E poi, come sarebbe a dire che non puoi
vedermi? "
Lui abbozzò un sorriso, che
pero' si rivelò
terribilmente triste e forzato. Stava visibilmente soffrendo, ma
nonostante ciò si alzò avvicinandosi al giovane,
che
fece ancora qualche passo indietro.
" No. Non ti farò del male. "
cercò
di tranquillizzarlo, gettando a terra l'arma e allungando le braccia
verso di lui.
Sasuke non capì cosa gli stesse
accadendo in quel
preciso momento, fatto sta che non scappò via, anzi; si
lasciò
cullare dall'abbraccio di una persona che non conosceva affatto, e
che si portava dietro una spada con la quale aveva sicuramente ucciso
qualcuno. Lui, l'unico erede della casata degli Uchiha, che si
abbandonava a tali assurde e indubbiamente pericolose attenzioni? No.
Lo spinse via malamente,
dopodiché corse verso la
porta di casa stringendo fra le dita l'ombrello – l'ultimo
regalo
di sua madre -.
Si
buttò scompostamente sul letto, terrorizzato. Chi mai poteva
essere, quello? E soprattutto, per quale motivo gli sembrava di
conoscerlo da anni? Perché mai aveva ceduto e lo aveva...
abbracciato? Si maledì, stringendo convulsamente le
lenzuola.
Stupido, stupido, stupido.
Lo
ripeté all'infinito dentro di sé,
finché non si
addormentò profondamente. Sognando lui. Lui che lo stringeva
trasmettendogli non calore, ma una sensazione fredda, di morte. Lui
che lo guardava negli occhi indicando un punto indefinito alle sue
spalle, che scoprì poi trattarsi di un cimitero; quel luogo
che aveva iniziato ad odiare quando per la prima volta fece visita
alla tomba dei suoi genitori. La mattina dopo si svegliò di
colpo, grondante di sudore e col respiro affannoso; era stata una
nottata orribile, gli incubi lo avevano perseguitato. In ognuno di
essi era presente quella dannata figura, vivida e
maledettamente affascinante nella
sua mente. Per qualche oscuro motivo sentiva il bisogno di rivederlo,
sebbene avesse paura.
" Sapevo che saresti tornato. "
Era di nuovo lì, seduto nello
stesso identico
punto; un caratteristico cappotto nero con una fantasia a nuvole
rosse avvolgeva il suo corpo, in netto contrasto con la pelle
candida.
" Allora, questa notte hai intenzione di
dirmi chi
sei? " chiese Sasuke, in piedi sotto la neve che incessante
continuava a cadere.
Allungò il braccio, in modo da
riparare lo
sconosciuto dalle intemperie. Quest'ultimo abbozzò un timido
sorriso, scostando la katana – che, come la prima volta che
si
erano incontrati, era poggiata sul suo petto e sporca di sangue
– e
prendendo in mano una camelia ormai appassita.
" Non profuma più, ormai. Non
è
morbida al tatto, ma secca e inevitabilmente morta. "
osservò,
chiudendo gli occhi.
L'altro continuava a non capire. Era stanco
di sentirlo
parlare in quel modo assurdo, eppure qualsiasi cosa gli dicesse o
chiedesse, lui cambiava discorso o rispondeva in maniera enigmatica.
" Tu invece sei caldo e il tuo cuore batte,
sento
distintamente quel suono... " disse, voltandosi verso il
giovane, " ...quanto mi manca. "
Sasuke sussultò. Non capiva
perché ma il
solo averlo accanto, a pochi centimetri di distanza, lo rendeva
agitato. Era come se conoscesse quel tipo da anni, senza averlo mai
visto.
"
Dimmi, perché vivi? "
Che razza di domanda era, quella?
" Per vendicarmi. " rispose deciso il
ragazzo.
" Per vendicarti di chi? "
" Mio fratello. "
Poche parole, semplici, pungenti. L'Uchiha
non era certo
un tipo particolarmente loquace, anzi. L'altro volse lo sguardo verso
il paesaggio innevato di fronte a lui, con espressione quasi
sofferente.
" E se lui... fosse morto? Come queste
camelie,
come coloro che sono periti in guerra, come i tuoi genitori..."
" E tu come diavolo fai a saperlo, eh? Chi
ti ha
detto dei miei genitori? Parla! "
Lasciò cadere a terra
l'ombrello, afferrandolo
per un braccio, guardandolo con rabbia. Non sopportava che si
parlasse a vanvera dei suoi familiari.
Lui lo guardò negli occhi, ma il
giovane noto
come essi parevano osservare il nulla; erano vuoti, spenti. E allora
gli tornarono in mente le parole che gli aveva rivolto la notte
prima.
" Non posso vederti, ma sono sicuro che adesso stai tremando di paura. "
" Un giorno capirai. Il giorno in cui
prenderai il
mio posto... "
" Il tuo posto? "
" La tua vendetta si è
già compiuta,
Sasuke. "
Avvicinò
le labbra alle sue, sfiorandole appena. Sentire il giovane cuore
martellargli nel petto e il respiro accelerato lo inebriava; lo fece
sentire vivo, ancora
una volta. Assurdamente, l'altro non si scostò, ma lo
lasciò
fare. Rispose al bacio in modo casto, carezzandogli le labbra con le
proprie. Che strana sensazione... desiderò che quel momento
non finisse mai, e allo stesso tempo gli venne voglia di ucciderlo.
Solo che quel tizio, l'aveva ormai capito, era già morto
da tempo.
" Grazie, otouto. "
Furono le sue ultime parole.
~ ~ ~
Al destino non si può
sfuggire.
L'angelo vaga per lidi
sconosciuti, brandendo una
spada. Essa è sporca di sangue e lacrime, eppure continua a
dilaniare corpi su corpi, che cadono a terra esanimi, uno dopo
l'altro.
Sasuke guarda avanti e sopporta
conscio che, una
volta adempiuto al suo dovere, potrà ricongiungersi lui; a
Itachi.
All'affascinante Dio della Morte
che ha rapito la sua
anima inquieta, trasformando in amore la sua sete di vendetta.
A chi probabilmente si
è portato via i loro
genitori perché costretto da un'entità superiore.
Al fratello che lo ha visto con
gli occhi del cuore e
forse lo ha amato.
Il giorno che diverrà
cieco ed inutile,
chiamerà a gran voce il suo nome.
E allora lui tornerà a
prenderlo, facendogli i
complimenti per il suo – triste – operato.
Sasuke ne ha assoluto bisogno.
Necessita di una dolce, unica, speciale prossima volta.
Fine ~