Libri > Good Omens
Segui la storia  |       
Autore: Nao Yoshikawa    16/08/2023    1 recensioni
Un giorno di pioggia, El perde misteriosamente il suo potere di saltare nel tempo. E se tempo prima era stata lei ad andare nel passato per salvare Aziraphale e Crowley, questa volta saranno loro ad andare nel futuro per salvarla.
Ma le cose saranno molto più difficili di quanto pensano, per El, per il loro rapporto con la figlia e per il rapporto tra di loro come coppia. Allacciate le cinture, perché il viaggio ha inizio.
[Inutile specificarlo, ma sequel diretto de L'effetto farfalla]
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Post biscotti alla cannella
 
La cannella pizzicava lievemente la lingua, eppure quei biscotti risultavano comunque piacevoli. Prendere un tè nel proprio soggiorno, nella loro casa, ma vent’anni nel futuro. Era una cosa che Aziraphale e Crowley avrebbero aggiunto alla lista di cose straordinarie vissute nella loro vita.
Ariel, che sorseggiava tè davanti a loro, era la creatura più timida e adorabile che avessero mai visto.
«Ecco… non so da dove cominciare, quindi cercherò di rimettere a posto le idee» sospirò la ragazza. «Quella lettera ve l’ho spedita io, ma non ero sicura funzionasse. Anche se sono per metà angelo e per metà demone, non ho gli stessi poteri di El. Non me la cavo molto bene con i viaggi nel tempo, però qualche volta riesco a far viaggiare qualcosa attraverso il tempo. Però richiede un grande dispendio di energie. I miei poteri sono più legati… alla natura, diciamo.»
I due ascoltavano la sua vocetta melodiosa, senza ancora riuscire a credere a ciò che stavano vedendo e ascoltando.
«Nella lettera dicevi che El ha… perso la sua strada» disse Aziraphale.
«Oh, infatti. È perché ha perso la sua capacità di viaggiare nel tempo. Non l’hai mai riacquisito e quindi… la cosa ha poi influenzato tutta la sua vita.»
Venire a sapere che El avesse perso la sua dote speciale fu scioccante, ma davvero era solo questo? Con o senza quel suo potere, El rimaneva comunque El. Com’era potuto succedere?
«Cosa le è successo?» domandò Crowley, serio e teso.
«Ah, non preoccupatevi. El sta bene. Più o meno. È che ha iniziato a frequentare cattive compagnie. Quando ero più piccola, eravamo molto unite, ma da qualche tempo… mi spaventa, non so come prenderla. Ecco perché ho chiesto aiuto ai voi del passato.»
Quella rivelazione non fece che aumentare il numero delle domande che il demone e l’angelo avevano. E che fine avevano fatto i loro stessi di quel futuro? Davvero Ariel era stata costretta a rivolgersi a loro?
Aziraphale si alzò, guardandosi intorno.
«Amh, Ariel… questa è casa nostra. Come mai ci vivi tu?»
Lei sorrise.
«Ah, ma io non ci vivo, vivo con i miei non molto lontano da qui. Però ogni tanto vengo qui per prendermi cura dell’orto e delle piante di zio Crowley, non mi ha raccomandato altro.»
«Sì, questo è proprio da me» disse Crowley. «Ma mi chiedo che fine abbiano fatto le nostre controparti di qui.»
«Ecco… non siete qui, al momento. Ascoltate!» Ariel arrossì. «Ci sono delle cose che non spetta a me dirvi. Quando vedrete El, sarà tutto più chiaro.»
Crowley si tolse gli occhiali. Era evidente che stava fremendo, che era preoccupato, che voleva sapere a tutti i costi cosa fosse capitato a El.
«E va bene, Ariel. Dicci dove possiamo trovarla.»
 
 
Si erano aspettati di tutto, ma non di certo che El potesse trovarsi in un pub che pareva molto poco raccomandabile. Alle sei del pomeriggio, per giunta. Già questo rappresentava un indizio piuttosto importante.
«Amh… un posto delizioso, eh caro? Forse qui El viene per scrivere o trovare la concentrazione» disse Aziraphale a disagio. Ma non ci credeva nemmeno lui.
«Dubito fortemente che sia qui. Oh, ma mi sentirà» borbottò Crowley. Si era dimenticato che lì El doveva avere più di trent’anni, non era quindi una bambina da un po’. Ma poco gli importava, era assolutamente scandaloso.
Il pub si chiamava The pony’s tale, dentro la luce era soffusa e l’aria impregnata di alcun e fumo di sigarette. Era un colpo al cuore pensare che la loro bambina fosse in un posto come quello a fare chissà cosa.
«Secondo te Ariel si è sbagliata?» domandò l’angelo.
«Io ho la sensazione che non solo non si è sbagliata, ma che non siamo pronti a quello che vedremo. Vuoi da bere?»
«Crowley, ti sembra il momento?!» chiese Aziraphale a voce troppo alta, facendo voltare molte teste nella sua direzione. E arrossì. Crowley qualcosa da bere la prese comunque, aveva detto che l’alcol lo avrebbe aiutato meglio. Insieme al suo angelo, si era seduto ad un tavolo appartato.
«Io non capisco, come abbiamo potuto permettere a El di prendere una cattiva strada?» cominciò a sproloquiare il demone. «Siamo sempre stati presenti, accorti… pronta ad ascoltarla.»
«Io non so, Crowley. Penso che sia qualcosa che nemmeno noi possiamo controllare.»
«Beh, comunque le farò un bel discorso, appena la vedrò» decise Crowley. Ci provava sempre ad avere una certa autorevolezza, cosa in cui molto spesso falliva a causa del suo cuore fondamentalmente tenero.
Ad un tratto un rumore attirò le loro attenzioni. Qualcuno era entrato e si era avvicinato al bancone per ordinare da bere. Era una donna bellissima, vestita di nero e dal trucco pesante sugli occhi e sulle labbra. I riccioli le arrivavano in vita e i suoi occhi… oh, i suoi occhi! Se non fosse stato per la loro particolarità, Crowley e Aziraphale non avrebbero mai creduto che quella donna dallo sguardo truce e malizioso fosse la loro piccola El. Che oramai di piccolo aveva ben poco. In effetti non si erano soffermati a pensare a come sarebbe stata fisicamente. Per questo erano rimasti sorpresi. El aveva una camminata un po’ sbilenca e annoiata, sembrava un po’ la versione femminile di Crowley ma con i tratti più morbidi. Andò a sedersi da sola.
«Quella è la nostra El…?» domandò Aziraphale, commosso. «È diventata una donna bellissima.»
«E ha uno stile incredibile. Sempre detto che il look gotico le sarebbe stato bene.»
«Dovremmo avvicinarci a lei e parlarle» disse Aziraphale. Sì, e poi cosa? Dirle ehi ciao, veniamo dal passato e siamo qui per risolvere i problemi che a quanto pare non siamo riusciti a risolvere.
«Tesoro, senti, perché non vai prima tu?» domandò rivolgendosi a Crowley.
«Io? Non avrai mica paura!»
Era terrorizzato. Quella non era la El che conosceva, poco ma sicuro.
«E va bene, allora andiamo insieme» decise l’angelo.
Si rese ben presto conto che molti occhi eran puntati su El. Per forza, non solo possedeva una bellezza divina, ma emanava anche un’aura forte. Crowley iniziava a essere nervoso.
«Non mi piace come viene guardata. Non è un pezzo di carne. Aziraphale, fammeli punire come si deve!»
«Per quanto io sia d’accordo con te, ripeto che non è il momento!»
Un uomo si stava avvicinando ad El, per quale intenzione fu ahimè fin troppo chiaro sia ad Aziraphale che Crowley.
«Solo un piccolo miracolo!» sibilò Crowley a denti stretti.
«El è adulta, immagino sappia cavarsela da sola!» gemette.
E non si era sbagliato. Oh, non si era sbagliato per niente. L’uomo si era chinato per sussurrarle qualcosa. El non aveva cambiato espressione, ma nei suoi occhi era ad un tratto apparso un guizzo maligno.
La sua mano si era mossa velocissima sulle costole dell’uomo. Per un attimo, Aziraphale e Crowley temettero che avesse perforato il suo corpo, ma per fortuna non si era spinta a tanto.
«Però, El si sa davvero difendere» disse Crowley ammirato e anche un po’ intimorito. Nemmeno lui era solito a usare una tale forza.
El si passò una mano tra i capelli.
«Una donna adesso non può nemmeno bere in pace? Ma chi vi credete di essere?»
Aziraphale si fece coraggio e si schiarì la voce, avanzando verso di lei.
«Ciao, El» sussurrò. Sua figlia spostò piano lo sguardo e assunse un’espressione indefinibile. Di shock, sgomento. E immediatamente dopo, rabbia.
«Siete tornati?» domandò, atona.
Ariel aveva avuto la stessa reazione. Si può sapere dov’erano andati in quel futuro?
«Siamo tornati dal passato, vorrai dire» rivelò Crowley. Era davvero stranissimo trovarsi dall’altro lato. Trovarsi in un punto del tempo che non gli apparteneva ancora. El li guardò, con le guance leggermente arrossate. Non pensò nemmeno per un istante che stessero mentendo. E per questo, fu molto più difficile.
 
El uscì dal Pony’s tale a grandi falcate e a pugni chiusi. Improvvisamente aveva assunto una postura perfettamente dritta. Aziraphale e Crowley la stavano seguendo, non si erano certo aspettati una reazione del genere, anche se forse avrebbero dovuto.
«El. Emma Lyra!» la chiamò l’angelo. «Fermati, vuoi ascoltarci?»
«Sinceramente? No, non voglio!»
«Cosa?! Un momento!» Crowley l’afferrò per un braccio. «Siamo venuti qui dal passato esclusivamente per aiutare te, forse meritiamo di essere ascoltati!»
El gemette, lanciandogli uno sguardo di sfida. Era davvero diversa dalla bambina allegra e solare che avevano cresciuto, quasi sembrava un’estranea.
«Come avete fatto ad arrivare qui?» sibilò. Crowley allentò la presa.
«Ariel ci tiene molto a te. Ha trovato un modo molto ingegnoso di portarci qui.»
Sua figlia alzò gli occhi al cielo.
«Ariel si preoccupa sempre troppo per me» borbottò, ma con una nota d’affetto nella voce. «Non era necessario, io sto bene.»
«Ma non a giudicare da quello che ci ha scritto nella sua lettera. O da quello che vediamo» commentò Aziraphale. Era assurdo, non sapeva come porsi o cosa dire. Doveva imparare a conoscere quella versione di sua figlia, diversa da quella che conosceva. Di questa versione, non conosceva niente. El si rilassò appena.
«E va bene. Allora andiamo a casa mia.»
L’angelo sospirò. A giudicare da quello che aveva visto e sentito, i loro rapporti dovevano essere piuttosto tesi. Oh, ma cosa avevano combinato lui e Crowley, questa volta?
«Bellissima idea. Dove vivi? È qui vicino?» chiese il demone.
«Abbastanza, ma preferisco andarci con la mia auto»
El tirò fuori un mazzo di chiavi e si avvicinò ad un’auto incredibile. Una Maserati nera opaca dai vetri oscurati, notò Crowley. Sua figlia doveva essere piuttosto ricca per mettersi un’auto del genere Certo, per lui non era bella quanto la sua amata Bentley, ma aveva comunque stile.
«Però, si tratti bene, eh?» domandò ammirato. El fece un sorrisetto.
«Ovviamente. Allora, volete salire o no?»
Aziraphale salì cautamente nell’auto. Aveva la sensazione che El avesse ereditato il modo folle di guidare di Crowley, ma dieci volte peggio. E in effetti non si era sbagliato. Quando sua figlia mise in moto l’auto, avvertì il rombo del motore e un secondo dopo ecco che sfrecciavano in mezzo alla strada e al traffico di Londra.
«El, non pensi di correre troppo?» domandò Aziraphale.
«E allora? So quello che faccio.»
«Sì, angelo. E poi è divertente» disse Crowley, tranquillo. Suo marito quanto meno si stava divertendo, perché lui di sicuro no.
 
Il viaggio in auto era stato tremendo, El non aveva il minimo senso delle leggi autostradali. Li aveva condotti in un appartamento moderno e spazioso, forse un po’ troppo spoglio. Un’abitazione del genere non rientrava nei gusti della El che conoscevano.
La El che conoscevano amava i colori, i fiori, era disordinata e gioiosa. Nulla a che vedere con quella casa fredda e asettica, eccezion fatta per alcuni disegni colorati attaccati al frigo. Chissà da dove venivano?
«Ah, mia cara. Un posto accogliente, non c’è che dire» disse Aziraphale a disagio, stando attento a non toccare niente. El si sedette sul divano di pelle, accavallando le gambe.
«Beh? Da cosa mi siete venuti a salvare? Come vedete, la mia vita va benissimo, sono ricca e realizzata» disse annoiata.
«Che cosa fai per vivere?» domandò Crowley.
«Il mio lavoro di copertura è avvocato divorzista. È sempre divertente assistere alla fine di un amore che non funziona» rispose con soddisfazione.
Beh, El doveva essere un avvocato davvero capace se poteva permettersi di vivere in tali agi. Ma anche questa, non era una cosa da lei. E poi, cos’era quella storia è divertente assistere alla fine di un amore che non funziona? Era a dir poco crudele.
«Ah, sì. Delizioso» commentò Aziraphale. «E il lavoro… emh… quello vero?»
El batté le palpebre. Si alzò e andò verso una vetrina, tirando fuori una bottiglia di whiskey.
«Sono per metà demone e per metà angelo. E sono molto potente, quindi faccio quello che fanno quelli come noi. Lavoro per l’inferno, compio miracoli demoniaci, tento le persone. Oh, adoro tentare le persone, so essere molto… persuasiva» sussurrò.
Crowley dovette sedersi. Non voleva nemmeno cogliere l’allusione di El. E inoltre, il fatto che avesse intrapreso quella strada…
«Ma da quando lavori per l’inferno?» chiese l’angelo. «E poi… perché?»
«Perché la fazione angelica preferisce far finta che io non esista?» domandò El versandosi un bicchiere di Whiskey. «Beh, peggio per loro. Vuol dire che solo i demoni vanteranno un prodigio tra le loro file.»
Azitaphale dovette sedersi. Gli girava la tesa, troppe notizie tutte insieme. El non era mai stata interessata a quel genere di cose. No, l’unica cosa che voleva era vivere un’esistenza normale, leggere libri, passeggiare per le campagne. Non servire una fazione o l’altra!
«El… perché?» sussurrò Aziraphale. Lei fece spallucce.
«Perché cos’altro posso fare? Che c’è, padre? Non sono diventata ciò che ti aspettavi? A volte ci illudiamo e poi rimaniamo delusi. È successo anche a me.»
Era stata così distaccata da ferirlo. Da ferirli entrambi.
«È perché hai perso il tuo potere» Crowley lo disse, non lo domandò. Vide gli occhi di El inumidirsi, ma la figlia riprese immediatamente il controllo di sé.
«Era solo uno dei miei poteri, rimango comunque molto capace e si vede. Quello era però la cosa che rendeva me… me. Beh!» El posò il bicchiere vuoto. «Ma oramai è andata. A questo punto non potete cambiare le cose, quel che è successo è successo. Quindi potete tornare a casa.»
Crowley guardò Aziraphale. E l’angelo guardò il demone a sua volta. Era chiaro che nessuno dei due sarebbe andato da nessuna parte.
«Emma Lyra» disse Crowley. «Non ho idea di cosa sia successo, ma se non vuoi spiegarcelo con precisione, lo scopriremo. Noi di qui non ci muoviamo.»
Il suo era uno di quei toni che non permetteva repliche. El alzò gli occhi al cielo.
«Voi non capite, non potete stare qui.»
«E perché mai? Hai qualche segreto?» chiese il demone, già sul piede di guerra.
Questo futuro in cui Crowley ed El bisticciavano ed erano tremendamente simili avrebbe potuto essere divertente, se solo non fosse stato così tragico.
«Mamma, sono tornata!»
Una bambina di circa cinque anni spinse la porta. Aveva dei graziosissimi boccoli biondi e gli occhi azzurri con leggere sfumature dorate. Aziraphale e Crowley non riuscirono a muoversi per lo shock. La bambina sorrise, curiosa.
«Mamma, chi sono queste persone?»
Che diavolo. Avevano sentito male o quella bambina aveva chiamato El mamma?

NDA
Ebbene sì. El ha una figlia, gli ineffabili hanno una nipote, le sorprese non finiscono. E no, il fatto che El sia diventata oscura non è la cosa peggiore, quella verrà svelata nel prossimo capitolo. Qui però almeno avrete un'idea di cosa è successo.

 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: Nao Yoshikawa