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Autore: antigone7    15/09/2009    10 recensioni
È venerdì sera e come tutti i venerdì sera siamo, noi soliti cinque più il ragazzo di Audrey, seduti al solito tavolo del solito bar, aspettando che il solito Dave ci porti le solite cose da bere e si sieda con noi.
Siamo Delia, Matt, Audrey con Phil, David, Josh, e io, Jude.
Se te lo stai chiedendo, sì, sono una ragazza. Immagino che il mio nome ti abbia tratto in inganno, ma in realtà mi chiamo Judith, come quell’eroina ebraica che per salvare il suo popolo sedusse e poi tagliò la testa a Oloferne e bla bla bla, esatto. Tutti però, o quasi tutti, mi chiamano Jude come, per restare nell’ambito “paragoni famosi”, Jude Law o come quello di “Hey Jude” dei Beatles, con la piccola differenza che loro sono individui di sesso maschile, io femminile, ecco.

Sei amici, un locale e qualche venerdì sera di troppo...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Marie's and surroundings'
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8. Sfide istantanee e sfide quotidiane




In poche falcate che sembrano durare un’eternità – evidentemente ho perso del tutto la percezione del tempo e dello spazio – sono vicina al mio migliore amico.
“Josh,” lo chiamo. La mia voce trema, lo sento benissimo, ma il tono sembra, apparentemente, sicuro.
Lui, ancora intento a parlare con quel tizio, si volta e mi vede, poi sorride e, maledizione, gran parte del mio autocontrollo sparisce in quest’istante, lo percepisco proprio volare via di gran carriera.
“Dimmi,” mi incita Josh continuando a guardarmi e sorridermi, facendo così in modo che anche la poca sicurezza che avevo racimolato venendo qua strisci via, vigliacca. D’altro canto, invece, il mio amico sembra completamente tranquillo, come sempre in fondo, accidenti a lui.
“Sì, ecco… dovrei parlarti un attimo. N-non è che potremmo uscire?” chiedo poco convinta.
“Puoi parlarmi anche qua, no?”
Mi sta prendendo in giro? Il mio sguardo si posa un attimo sul ragazzo con cui stava chiacchierando fino a poco fa, per poi tornare a lui titubante.
“È che si tratta di una cosa…”
“Tranquilla, Terry è un amico,” mi interrompe Josh. “Dimmi pure, cara.”
Terry? E chi diavolo è questo Terry? Io non l’ho mai visto. Josh mi sta decisamente prendendo in giro, mi ha anche chiamata “cara”. Peggio, anzi, mi sta sfidando, e lui sa perfettamente come io accolga le sfide.
Lancio un’occhiata a questo Terry che, intimorito, fa un paio di passi indietro e biascica un “io andrei a…” che rimane inconcluso. Devo averlo fulminato, povero.
“Parker,” alzo un po’ la voce, assottigliando gli occhi per tornare a guardare Josh, “ho detto che preferirei andare fuori.”
Diverse persone si girano dalla nostra parte, incuriosite, ma ormai me ne frego, anche perché Josh continua a sorridere splendido e sereno e, anzi, ora ridacchia, come a conferma del fatto che vuole solo farmi infuriare.
“E io ho detto che preferirei che tu dicessi quello che hai da dirmi qui,” ribatte alzando le spalle. “Di cos’hai paura, Free?”
Questa è la goccia che fa traboccare il vaso.
Di cos’ho paura? Adesso glielo faccio vedere io, di cos’ho paura.
“Perfetto,” scandisco sicura. “Come vuoi tu, allora.”
E senza lasciargli il tempo di dire “a” – perché se parlasse ancora credo che lo ucciderei all’istante – gli sono addosso, letteralmente addosso, e lo bacio.
Così impara, stupido cretino che non è altro.
Per riflesso spontaneo, mentre il mio cuore parte per conto suo e i fuochi d’artificio cominciano nella mia testa, porto le mani fra i suoi capelli, spettinandoglieli ancora di più, e questa sì che è un’impresa. Josh, dal canto suo, sorride – ancora! – sulle mie labbra e risponde al bacio allacciandomi le braccia in vita per stringermi a sé.
Che storie. Avrei scommesso che non sarei mai riuscita a fare una cosa del genere, invece eccomi qua, abbarbicata al mio migliore amico, come se dovessi respirare dalla sua bocca. Perché in effetti è così, io ne avevo bisogno, ne ho bisogno. E se questa è davvero la serata dell’Impossibile, una cosa così poteva succedere solo oggi.
Sento Josh che ridacchia e si stacca appena da me. Apro gli occhi e lo guardo interrogativa, sempre che i miei muscoli facciali funzionino ancora.
“È un raptus anche questo?” mi chiede lui provocandomi diversi tuffi al cuore con la sua voce leggermente roca.
“Sì, no. Cosa…? Cioè, no.”
Josh aggrotta la fronte alle mie farneticazioni, aspettando una risposta più chiara.
“No,” dico quindi, convinta. “Josh, io so perfettamente cosa sta succedendo, invece. E se tu non…”
“Anch’io, Jude,” mi interrompe lui, smagliante come sempre, se non di più. “Bene, vedo che siamo d’accordo, allora.”
E dicendo questo si sporge ancora su di me e mi bacia, zittendo le centinaia, migliaia e milioni di domande che mi frullano per la testa. Qualcosa si scioglie all’altezza del mio stomaco: ha ragione, non è questo il tempo delle domande, non ora.
Josh mi bacia profondamente, come per trasmettermi quello che sente, poi mi dà un paio di baci a fior di labbra, giocando sulla mia bocca, infine si stacca di nuovo, si guarda intorno con aria divertita e parla.
“Direi che adesso possiamo andare fuori,” dice ridendo appena e passando lo sguardo da un lato all’altro del locale.
“Perché?” chiedo ingenuamente io, continuando a guardare Josh come calamitata dalla sua figura.
“Guarda un po’ tu…”
A questo punto mi ricordo tutto d’un colpo di trovarmi in un locale pieno di gente. Di gente che conosco, perlopiù, e che conosce me. Pieno di persone che ora probabilmente avranno visto in diretta la mia follia dilagante e il bacio fra me e Josh.
Faccio una smorfia consapevole e colpevole mentre mi giro verso il centro del locale e Josh, continuando a ridacchiare come uno scemo, mi appoggia una mano sulla spalla.
Ok. La buona notizia è che il Marie’s non è pieno come l’avevo immaginato nella mia testolina bacata: forse buona parte delle persone sono già uscite alla ricerca di altre baldorie notturne, visto che comincia a essere tardi e fra non molto il locale chiuderà.
La cattiva notizia – perché c’è sempre una cattiva notizia – è che, comunque, tre quarti dei presenti ci stanno guardando e alcuni addirittura ci indicano e sogghignano divertiti.
Vorrei sotterrarmi. Quando mi giro io, qualcuno fa finta di nulla e si mette a parlare con noncuranza col proprio vicino, altri – una decina di persone, tutte conosciute, purtroppo – continuano a guardare me e Josh stupiti. Tra questi ultimi ci sono, com’è ovvio, tutti i nostri amici.
Audrey e Phil, in piedi vicino a un tavolo, ci guardano con tanto d’occhi, lei in particolare sembra pietrificata, chissà se respira; Delia è attaccata al braccio di un ragazzo biondo, come se avesse avuto un mancamento, e appena i miei occhi incontrano i suoi esclama con voce altissima un “Jude, tesoro!”, poi boccheggia e basta; a questo punto cerco con lo sguardo Matt e Dave e li trovo entrambi accanto al bancone del bar, con facce stupite e divertite. Il primo non sembra neanche troppo esterrefatto, in realtà, probabilmente appena mi ha visto avvicinarmi a Josh è andato ad avvisare David e si sono messi a guardarci insieme, come se fossimo un film in prima serata: è strano che non stiano sgranocchiando dei popcorn, tanto sembrano interessati alla scena.
“Hai ragione,” mormoro a Josh, rendendomi conto di aver bisogno di respirare, “è meglio se usciamo, adesso.”
Josh mi afferra la mano con sicurezza e mi trascina verso la porta. Per uscire, ovviamente, dobbiamo attraversare per lungo tutto il locale. Che razza di sfiga.
Quando siamo ormai poco lontani dall’uscio, mi giro di nuovo verso i miei amici. Aud e Dee si sono avvicinate e parlottano tra loro, lanciandomi occhiate sorridenti e stupite; poco più in là vedo Matt che ci strizza l’occhio mentre Dave al suo fianco alza entrambi i pollici nella nostra direzione, e mi scappa da ridere.
Sono dei totali cretini, ma sono i miei amici, e io li adoro.
Dave dice una cosa nell’orecchio a Matt e quest’ultimo alza la mano per intimare a me e Josh di fermarci, proprio mentre stiamo per uscire. Poi la musica di sottofondo si abbassa e Matt sale su una sedia, facendosi notare da tutti.
“Gente!” esclama con enfasi mentre le persone si voltano a guardarlo. “Per favore, un applauso ai nostri amici là sulla porta, Josh Parker e Jude Freeland, che finalmente hanno deciso di smetterla di dirsi fesserie a vicenda e di saltarsi addosso!”
Ma che stupido! Ho gli occhi sgranati e vorrei sprofondare al centro della terra in questo momento, ma mi scappa comunque una mezza risata.
Tutti i presenti accennano un applauso e qualche fischio di approvazione, mentre la musica riparte e Josh fa qualche inchino a destra e sinistra. Apro la porta e lo trascino fuori con la forza, ridendo e vergognandomi contemporaneamente.
Non appena siamo all’esterno, Josh mi tira a sé abbracciandomi forte, risparmiandomi così l’imbarazzo di doverlo guardare negli occhi qua da soli, ora che l’effetto dell’adrenalina di prima è sparito.
“Non ci posso credere!” borbotto sulla sua spalla, divertita.
“Neanch’io,” commenta Josh dandomi un bacio sulla guancia, “ma va bene così.”
Fa per sporgersi nuovamente sulla mia bocca, ma io piego il collo indietro e lo guardo, semiseria, negli occhi.
“E Bridget Milton?” gli domando con un tono fintamente preoccupato.
Un lampo divertito passa nei suoi occhi mentre mi si avvicina ancora, e ancora.
“Lo dicevo, io, che eri gelosa.”



Of all the people in the world that I know
You're the best place to go when I cry,
When I cry.
I never asked for much before, not before,
Things are changed: I need more.
Tell me why, Judy, why.



È di nuovo venerdì. Ma va’? Strano.
Lo vedi, sei prevenuto, o prevenuta, comunque sia. Non è venerdì sera, è venerdì mattina. Questa, per esempio, è una novità anche per noi, sempre così metodici, eppure sempre così imprevedibili.
Imprevedibile è proprio uno degli aggettivi che più mi si addice, in effetti, dalla serata dell’inaugurazione. Certo, quella volta sono stata aiutata da una dose di alcol superiore al normale, ma ho fatto una cosa che rimarrà negli annali del Marie’s. I miei amici la raccontano già come se si trattasse di una storiella mitologica ma loro, si sa, sono di parte. Quel che è certo è che, baciando il mio migliore amico lì di fronte a tutti, ho fatto la cazzata più grande e più bella della mia vita, e ancora glielo rifaccio a quell’incosciente di Josh di avermi assecondata così.
Sono passati quasi due mesi da quel venerdì sera d’ottobre e, anche se quasi mi secca dirlo, perché sarebbe come ammettere che prima mi sono fatta tante pare mentali per nulla, sono stati forse i due mesi più sereni della mia intera esistenza. Non privi di parapiglia, eh, figuriamoci. Io e Josh insieme non potevamo che creare una gran confusione: in noi, nelle nostre vite e nelle vite di chi ci sta accanto, familiari e amici. Ma è una confusione bella, dinamica e al tempo stesso rassicurante.
Le nostre famiglie, ad esempio, fanno a gara per averci entrambi insieme a cena nell’una o nell’altra casa. D’altra parte, i nostri teatrini sono notevolmente migliorati da quando stiamo insieme: scherziamo, litighiamo per finta, ci facciamo smorfie assurde per dietro e poi ridiamo, ridiamo un sacco. Mio padre dice che siamo “divertenti”; mia madre aggiunge “e teneri”. Bleah, roba da far venire il diabete. Addirittura Kerr viene a trovarci un po’ più spesso da allora. Io sospetto che tenga d’occhio Josh, per quanto si fidi di lui. È pur sempre il mio fratellone.
In verità, quando, la sera stessa del patatrac, gli ho raccontato cos’era successo, Kerr ha commentato dicendo: “Che uomo coraggioso, quel Parker. Dovrò vederlo per fargli i miei migliori auguri per i tempi a venire, povero martire”. Però, appena ha avuto l’occasione di parlare con Josh, mio fratello non si è smentito e – ho saputo poi – gli ha ricordato, gentilmente, di trattarmi con riguardo, che sennò se ne sarebbe pentito.
I nostri amici, invece, sono già più che abituati a noi, anche perché i nostri comportamenti non sono certo cambiati in modo eclatante: ok, qualche sguardo languido, carezza o bacetto ogni tanto ci scappa, ma non siamo tipi da smancerie esagerate in pubblico. Fondamentalmente, siamo gli amici di prima, e molto, molto di più. E va benissimo così, perché non avrei mai voluto perdere l’amicizia costruita in questi anni: è importantissimo per me parlare, scherzare, litigare quotidianamente con Josh.

Quindi, eccoci di nuovo qua, come in uno scontato film già visto e rivisto mille volte. Il gruppo del venerdì sera stavolta si è ritrovato di venerdì mattina e l’occasione lo rendeva necessario: è il compleanno di Delia, oggi, e noi siamo tutti qui, in mezzo al familiare profumo di brioches del Marie’s, a fare la solita divertente, allegra confusione.
“Et voilà! I vostri caffè.”
Stavolta ci facciamo servire da Alfred, il padre di Dave, ovvero il proprietario del nostro bar di fiducia. D’altronde da quando David si occupa del locale notturno non ha più molto tempo di aiutare suo padre servendo ai tavoli anche la mattina.
“Grazie Al,” diciamo in coro come dei bravi scolaretti addestrati.
“Non c’è di che,” risponde lui ridacchiando – io adoro quest’uomo, ma è una storia a parte, purtroppo.
“Ah, Delia, bambina, è il tuo compleanno oggi… Auguri!” Al si premura di darle due baci sulle guance, poi si ferma un attimo a chiacchierare con lei del più e del meno.
Dicevo, oggi è il compleanno di Delia, per la quale – ma lei ovviamente non lo deve sapere – stiamo anche organizzando una festa a sorpresa, per stasera. Dee adora le feste. E ultimamente è un po’ più giù di tono del solito: niente di grave, eh, solo, gli schiamazzi e le risate sembrano essere diminuiti.
E ha nuovamente cambiato look, la pazza. Si è fatta un nuovo taglio di capelli, che ora sono piuttosto corti e asimmetrici e – udite udite! – è tornata del suo colore naturale, cioè quel fantastico biondo cenere che io le ho sempre invidiato ma che lei ha sempre inspiegabilmente coperto con tutte le tinte possibili e immaginabili. Ora, non so cosa sia stato a farle cambiare idea, solo che Dee ha deciso che, sì, tutto sommato poteva dare una nuova possibilità ai suoi capelli e circa una settimana fa ci si è presentata conciata così. Sta davvero bene, fra l’altro.
Gli altri miei amici, invece, sono sempre i soliti: ci sono Aud e Phil che parlano di qualcosa con Matt, qua accanto a me; più in là, poi, c’è Dave con delle leggere occhiaie – il locale gli porta via davvero molto tempo ed energie – che sorseggia il caffè e guarda distratto il quotidiano che Josh sta sfogliando.
Do un’occhiata a Josh mentre lui, ignaro, legge attento un articolo particolarmente interessante. Che faccia da scemo che fa quand’è concentrato. Davvero, devo ricordarmi di dirglielo, perché lui non se ne rende conto. Aggrotta leggermente le sopracciglia e socchiude le labbra, mentre si passa per riflesso spontaneo una mano tra i capelli già scompigliati. Bello, lui.
Poi, mi concentro sulla conversazione di Al e Dee.
“E così,” sta dicendo lui, “hai cambiato di nuovo look.”
“Sì, sai come sono fatta,” risponde in tono confidenziale Delia, “ho bisogno di cambiamenti radicali, di tanto in tanto. Non ci posso fare niente.”
“Già, già…” ridacchia lui, e nei suoi occhi passa della malizia, mentre si prepara a porle la domanda successiva. “E dimmi, è per un ragazzo anche stavolta?”
Dee arrossisce visibilmente. Nessuno la sta guardando, purtroppo, ma io l’ho vista e ne sono sicura, è arrossita! Non ho mai visto una cosa simile, cioè… lei non si imbarazza mai e mai e mai.
“No, Al, ma che dici!” risponde con un sorriso tirato.
Qua c’è qualcosa che mi puzza. Scocco un’occhiata anche a Matt e lo scopro che si è distratto dalla conversazione con gli altri e anche lui sta guardando Delia di sottecchi, tentando di non farsi notare. No, non è possibile. Mi sono immaginata tutto, dev’essere così.
A questo punto Josh, dall’altra parte del tavolo, attira la mia attenzione, sventolando il giornale e chiamandomi.
“Batuffolo, vieni un attimo qui.”
Sbuffo, fingendomi annoiata, mentre sento il cuore accelerare appena. “Parker, te l’ho già detto, non chiamarmi così. Non in pubblico.”
“Che c’è di male? Ti chiamo Batuffolo da un sacco di anni,” dice alzando le spalle.
“Sì, ma… prima che ci mettessimo assieme non suonava così sdolcinato,” specifico storcendo il naso e alzandomi per avvicinarmi a Josh. È vero, sono allergica alle colate di miele in pubblico, e allora? Mi fa piacere che Josh mi dia delle attenzioni ma mi imbarazza che lo faccia davanti agli altri. Sono solo fissazioni mie, immagino.
“Oh sì, invece.” Dave interrompe il nostro piccolo battibecco, ridendo sotto i baffi. “Suonava decisamente sdolcinato già da un po’. Fidati.”
Josh ride, mentre io, ormai in piedi dietro la sua sedia, gli appoggio una mano sulla spalla e una a carezzargli i capelli.
“Hai sentito?” fa lui sornione. “Eravamo teneri e sdolcinati anche prima. Fattene una ragione, Batuffolo.”
“Va’ al diavolo, Parker.” Sorrido, mentre lo dico, risultando così poco credibile.
Josh riesce a farmi abbassare per stamparmi un bacio sulla guancia, prima di farmi vedere l’articolo che poco fa lo interessava tanto.
Glielo dico o non glielo dico che mentre è concentrato sembra un perfetto pesce lesso? Ma no, dai, è più divertente così. Potrei riservare questa cartuccia per un altro dei nostri battibecchi, si offenderebbe un sacco in quel caso.
Mi piego e appoggio il mento sulla sua spalla mentre lui, totalmente preso dall’argomento, continua imperterrito a parlare.
Eh sì, per come siamo fatti, stare insieme per me e Josh è una sfida quotidiana ed eternamente aperta. Ma se così non fosse non sarebbe neanche divertente.
Mi piacciono le sfide, l’ho già detto?



I never thought that I would need, need a friend,
Oh, but I did in the end…
Tell me why, Judy, why.











Allora, L'HO FINITA!!! Yu-huu!
Solo un paio di piccole precisazioni, più le risposte personali alle recensioni, dopodiché giuro che smetto di rompere e mi dileguo.
La canzone in blu, ovvero quella che dà il titolo alla storia, è Why Judy why di Billy Joel; e qui, credo, si spiega anche il collegamento con la storia stessa, dato il nome della protagonista. Per chi non la conoscesse - e anche per chi la conoscesse già - la consiglio nella versione di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, dal cd Musica Nuda.
Per il resto, come ho già detto, la storia in sé finisce qui. Da ciò: è l'ultima possibilità di commentare per chi mi ha letto finora ma non mi ha mai fatto sapere cosa ne pensa. Ci terrei davvero tanto a sentire i vostri consigli/commenti/insulti, eccetera.
Grazie mille mille mille invece a chi ha già commentato e/o commenterà.


SweetCherry: Oddio, addirittura uno stile scioccante, questa è nuova! ^^ Thank you very much.

xXBlack Rose OSheaXx: Ok, scusa per averti lasciata così in sospeso! Spero di essermi fatta perdonare con questo capitoletto, ci ho messo tanto a scriverlo anche perché per me era importante. Fammi sapere se ti ho delusa, I hope no.

FourWalls: Ops. Ho scatenato istinti omicidi con la fine dello scorso capitolo... ^^ Non è che Jude gliel'abbia proprio esattamente detto, comunque il risultato è lo stesso!

Emily Doyle: Se devo essere sincera al cento percento, beh... Al seguito Matt/Dee ci avevo già pensato. Sarebbe una storia a parte in realtà, non proprio un sequel, comunque ci sto riflettendo. Tu pensi ti piacerebbe? A me Matt e Delia piacciono parecchio come personaggi - e nell'interazione tra loro - e poi in quest'ultimo capitolo li ho lasciati un po' in sospeso. Vedrò. Non prometto niente, ma magari tra un po' potrei farlo davvero. Intanto, grazie per la pulce nell'orecchio. :)


Ho finito, stavolta sul serio, giuro.
A presto su questi schermi, spero. Nel frattempo, buonanotte a tutti! :*


  
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