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Autore: douce hope    17/08/2023    1 recensioni
Quando sei Cupido è facile credere che l'amore possa nascere tra chiunque.
Di certo ne è convinta Amanda, il cui diletto è aiutare i suoi compagni di scuola a conquistare il cuore della persona amata.
Ma quando al suo cospetto si presente Michele, taciturno, altezzoso e imperturbabile, Amanda capirà che le frecce nel suo arco non sono sempre così facili da scoccare, soprattutto se il bersaglio è la ragazza più bella della scuola.
Tra amici problematici, figuracce continue e sentimenti irrazionali, Amanda comprenderà che l'amore non è semplice come credeva e che quando Cupido scocca la sua freccia, non hai più via di scampo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Dopo quella prima giornata piovosa Firenze era stata clemente con noi. I successivi due giorni li passammo sotto un bellissimo sole splendente, visitammo i luoghi e i monumenti più famosi e ciò non fece che confermare l'idea che avevo di questa città.

Oggi era l'ultimo giorno e l'idea di tornare a casa mi rattristava non poco.

«Cosa indosserai stasera?» mi domanda Vittoria beatamente stesa sul mio letto.

In teoria questa non è la sua stanza, ma ha passato più tempo qui dentro che nel suo letto. 

«Non lo so ancora» rispondo fissando i pochi vestiti che ho portato. 

Non c'è nulla che mi convinca pienamente.

Domani torneremo a casa e per festeggiare l'ultimo giorno i professori hanno deciso di portarci ad una festa.

Ok festa è un termine esagerato, è semplicemente una serata organizzata da questo locale in centro, ma ci sarà della musica e la possibilità di ballare e stuzzicare qualcosa offerto dal bar. Non possiamo lamentarci più di tanto, infondo è meglio che restare chiusi in un queste quattro mura.

Forse l'unica a non pensarla così è Laura.

Anche lei è stesa sul letto con il cellulare in mano, indossa solo una cuffietta all'orecchio destro così da poter ascoltare la musica ma anche la nostra conversazione.

«Laura tu che ti metti?» la interpello.

La bionda alza le spalle con fare indifferente come se non le importasse più di tanto.

«Credo che cambierò giusto la maglietta» si indica la t-shirt grigia a mezza manica e il mio sguardo si abbassa involontariamente sui suoi jeans strappati.

«Tesoro, perché per una volta non metti in mostra quelle belle gambe che ti ritrovi indossando una gonna?» la punzecchia Vittoria con finto tono zuccheroso.

«Non pensavo davvero di dirlo, ma sono d'accordo» intervengo.

Infondo è la nostra ultima sera, sarebbe bello festeggiarla come si deve.

«Fa freddo» è la laconica risposta di Laura.

«Infatti si vede quanto hai freddo con quella maglietta» replica subito la riccia facendo un cenno alla maglia leggera che indossa.

Laura sbuffa sonoramente ma ha l'intelligenza di non replicare perché sa che ha ragione. So però che non è il tipo a cui piace indossare gonne corte o vestitini , non so se sia perché semplicemente non le piacciono o perché si sente a disagio ad indossarli, ma non voglio che sia costretta a vestirsi come non vuole.

«Perché non proviamo una via di mezzo?» propongo cercando di venire incontro a entrambe.

«Cioè?» chiede Vittoria.

«Magari può restare con i jeans che ha ma cambiare la maglia con una più adatta. Ce l'avrai un top carino in quella valigia da venti chili che ti sei portata, no?» domando alla bruna.

Vittoria mi guarda un attimo e poi finge di riflettere sulla mia proposta.

«Può andare» accetta alla fine.

Mi volto verso la bionda in cerca del suo sguardo.

«Laura?»

«Va bene, ma non indosserò i tacchi» 

«Perfetto, però ti trucco io così siamo pari» 

Vic sorride ampiamente sapendo di averla spuntata su questo punto.

Laura infatti rimane in silenzio ma si vede che preferirebbe farsi sbranare da un cane piuttosto che permettere a Vittoria di mettere le mani su di lei.

Reprimo un sorriso e riprendo a cercare qualcosa di carino da mettere. Avevo preso in considerazione l'idea che avrebbero potuto portarci fuori una di queste sere ma ho davvero preso le prime cose che avevo nell'armadio o rischiavo di metterlo sottosopra nell'intento di cercare qualcosa di perfetto.

Ne è venuto fuori che la cosa più carina che ho in valigia è un semplice pantaloncino di jeans e un top bianco senza spalline. 

Non so se mi convince pienamente, soprattutto gli shorts che hanno visto tempi migliori.

Vittoria nota finalmente la mia indecisione e si avvicina scrutando gli indumenti che ho in mano.

«Mh...» mugugna spostando gli occhi tra il pantaloncino e il top come se stesse guardando una partita di tennis.

«Il top è molto carino» me lo prende dalle mani osservando il tessuto in pizzo, «ma il pantaloncino è assolutamente bocciato»

«Non ho altro» 

Vic sbuffa rumorosamente e alza gli occhi al cielo, come se non potesse credere di avere delle amiche come me e Laura. Credo fermamente che ci consideri senza speranza.

Si avvicina alla porta e fa per aprila quindi la fermo.

«Dove vai?» chiedo perplessa

«A recuperare delle cose dalla mia camera. Lasciatemi una presa libera per la piastra»

«Non credo che Laura ti lascerà anche piastrare i suoi capelli» scherzo.

La bionda ancora stesa sul letto emette un verso indistinto che mi conferma però che ho ragione.

«Oh ma la piastra non è per lei ma per te, magari proviamo a lisciare quel nido che hai in testa. Torno subito» 

Detto questo sguscia via velocemente sbattendo la porta con un tonfo.

Mi tocco i capelli leggermente offesa ma effettivamente li ho particolarmente crespi a causa dell'umidità. Involontariamente mi torna in mente quando io e Michele siamo tornati in hotel dopo il pomeriggio passato insieme sotto la pioggia.

Non oso immaginare cosa avrà pensato guardando l'obbrobrio che erano i miei capelli semi asciutti.

Scuoto la testa scacciando quel pensiero e mi volto a guardare Laura che già esasperata si gira a pancia in giù e soffoca la testa nel cuscino.

«Secondo te se fingo di essere morta posso non venire?»

 

***
 

Il locale scelto dai nostri professori si trova in pieno centro e per la sorpresa di tutti noi è abbastanza affollato da ragazzi pronti a festeggiare il weekend. Tutti intorno a noi sono intenti a ballare e bere un drink, la musica è alta ma non così tanto da dare fastidio o impedire alle persone di chiacchierare.

Sono davvero sorpresa. 

Non è che ci aspettassimo di andare in una bettola, ma dato che il Prof Parisi ha più di sessant'anni e il massimo del divertimento che sembra concedersi la Professoressa Colombo  è traumatizzare i suoi studenti avevamo tutti delle perplessità. Invece devo ammettere che il locale (ancora non capisco se sia una discoteca con un gran piano bar o un bar con una grande pista da ballo) è veramente bello e anche la musica non è male. 

Deve esserci lo zampino della Professoressa Rossi. 

Quest'ultima, poco più che trentenne e con un sorriso smagliante ci fa radunare in un piccolo angolo per farci le dovute raccomandazioni. 

La Professoressa Colombo ci segue in silenzio, per l'occasione non ha indossato i suoi soliti occhiali da vista e devo dire che vedere il suo viso scoperto la rende quasi più umana ai miei occhi. 

Quasi. 

Il Professor Parisi invece si guarda attorno quasi terrorizzato da tutto questo caos. Se non va in pensione dopo questa gita, non so cos'altro potrebbe convincerlo.

«Allora ragazzi» inizia la Prof Rossi guardandoci tutti, o almeno ci prova dato i fari di luce colorati che ci accecano, «Noi andremo a cenare nel ristorante proprio qui di fianco, quindi vi lasceremo due orette di autonomia. Dopodiché verremo qui a controllarvi e massimo per mezzanotte torneremo in hotel. Non voglio sentire lamentele. Tutto chiaro?»

Mormorii di assenso si elevano dal nostro gruppetto.

«Ci siamo assicurati che il barman non vi dia alcolici quindi evitate anche solo di provarci. Sapete che ad ogni azione corrisponde una conseguenza quindi siate responsabili» aggiunge Colombo con tono mortalmente serio. 

Ci fissa con espressione torva e senza occhiali il suo strabismo è ancora più evidente e minaccioso.

Rimangio tutto quello che ho detto prima.

Detto questo i professori si dileguano (Parisi è praticamente corso via) e il nostro gruppo si divide, ognuno andando in direzioni diverse.

Sono ancora intenta ad osservare la particolarità del locale quando ricevo una gomitata nello stomaco che mi toglie il fiato per qualche secondo.

«Scusa!» urla Laura guardandomi in viso per accertarsi che non mi sia fatta male.

Mi accarezza il braccio per scusarsi per poi sbuffare rumorosamente.

«È colpa di questa dannata maglietta!» si lamenta strattonandola verso il basso. Deve avermi colpita nell'intento di sistemarsi.

È da quando Vittoria l'ha costretta ad indossarla che non fa altro che tirarla e stropicciarla. In realtà non posso biasimarla del tutto dato che sto facendo lo stesso con la mia gonna. 

Almeno però non la sto maltrattando.

Laura invece continua a provare a coprirsi la pancia lasciata scoperta dal top verde per poi cambiare idea dato che la stoffa le lascerebbe la scollatura in bella vista.

«La vuoi smettere di rovinarmi la maglietta? La vorrei indossare ancora dopo questa serata» la sgrida Vittoria.

Laura la guarda male ma smette di toccarsi, e rassegnata sacrifica la pancia per coprirsi il seno.

In realtà se smettesse di lamentarsi si accorgerebbe di quanta attenzione ha attirato da quando si è presentata nella hall dell'hotel vestita in questo modo.

Vittoria si è davvero superata con il trucco sfumato abbinato al top che le risalta anche gli occhi verdi.
La pancia piatta in bella mostra e i jeans a zampa d'elefante hanno fatto tutto il resto e da quel momento tanti ragazzi hanno preso a fissarla anche abbastanza spudoratamente. Tra questi ho notato con mia preoccupazione anche Alessandro.

Ormai non so più cosa pensare.

Anche Laura deve essersene accorta perché non fa altro che lanciargli occhiate di rimando per poi distogliere lo sguardo velocemente.

Lo osservo anch'io, ed eccolo lì bello come sempre con la camicia nera che gli fascia il petto e circondato da amici.

Il perfetto quadro del ragazzo irraggiungibile. 

Non so se lui e Laura hanno avuto occasione di parlare da quando abbiamo giocato a obbligo o verità ma la tensione è palpabile.
Cerco con lo sguardo anche Michele sicura di trovarlo al suo fianco ma di lui non c'è traccia.

L'ho intravisto solo in albergo e non sono nemmeno riuscita a salutarlo. 

Rivolgo lo sguardo alla folla e lo cerco ancora ma mi imbatto invece nella figura di Rebecca che si avvicina a me, Laura e Vittoria.

Indossa un vestitino bianco con le spalline sottili che le calza a pennello. I capelli neri e lucenti le ricadono sulle spalle in morbide onde e il trucco leggero le mette in risalto gli occhi scuri contornati da lunghe ciglia.

È praticamente una Dea nonché il sogno erotico di mezza scuola.

Cerco di non provare invidia mentre la vedo avanzare verso di noi, di non paragonare i suoi fianchi sinuosi ai miei, le sue gambe magre alle mie, il suo fisico tonico e la sua altezza alla mia, ma è davvero difficile.

Mi sono rassegnata ad avere un fisico morbido da quando a sei anni la mia maestra di danza classica mi ha detto senza mezze misure che non avevo i requisiti fisici per diventare una ballerina di successo. Ecco perché ho poi optato per il modern.

Ma questa è un'altra storia.

«Ciao ragazze!» ci saluta raggiante.

Si avvicina per baciarci sulle guance e si intrattiene qualche secondo in più con Laura dicendosi qualcosa che non riesco a sentire.

Non ho la più pallida idea di cosa abbiamo da dirsi ma in questa gita hanno stretto molto amicizia sebbene siano praticamente due antipodi.

Persino Laura è riuscita ad avvicinarsi a Rebecca ma non Michele. In realtà qualche scambio di battute c'era stato e un pomeriggio, nelle ore libere che avevamo a disposizione, sono anche andati a prendere un gelato completamente soli.

Ma non c'erano stati progressi nel vero senso della parola.
Certo il bacio che si erano scambiati aveva messo in chiaro che Michele provasse un'attrazione per Rebecca, ma chi non prova attrazione per lei nella nostra scuola? 

Michele deve fare il passo successivo e dirle chiaramente cosa prova. Non voglio che anche questa gita si riveli completamente inutile.

«Amanda!»

La voce di Rebecca mi raggiunge e di colpo me la ritrovo a un palmo di naso, le sue guance contro le mie nell'intento di salutarmi.

«Ciao!» ricambio l'entusiasmo accantonando i miei pensieri.

Si allontana velocemente per poi scrutarmi. Se possibile il suo sorriso diventa ancora più ampio.

Avrà un limite al fascino?

«Come sei bella stasera! Stai benissimo con i capelli lisci»

Imbarazzata arrossisco leggermente e mi tocco le punte. 
Devo ammettere che anche a me fa piacere non sembrare Hermione Granger per una sera. La frangetta è perfettamente dritta e i capelli cadono lisci e voluminosi sulle mie spalle.

Ancora una volta merito di Vittoria e dei suoi prodotti per capelli.

Sotto al top mi ha costretto ad indossare una gonna viola decisamente troppo corta per i miei standard (ma non ho potuto obiettare) e che mi sta pian piano comprimendo lo stomaco ma cerco di non maltrattarla come Laura ha fatto con la sua maglia. 

Sia mai che si strappa e resto con le mutande in bella vista.

«Grazie, anche tu stai benissimo» ed è la pura e semplice verità.

Quello che mi piace di Rebecca è che non solo è sempre solare e allegra, ma anche gentile con chiunque. È bella ma non è vanitosa, è popolare ma amichevole, è invidiata da tante ragazze ma fa complimenti a chiunque. 

Vorrei avere anche io questa tempra. 

Non mi ha mai stupito l'interesse di Michele nei suoi confronti proprio per questi motivi ma devo ammettere che ogni volta che ricordo a me stessa questo dettaglio la cosa non mi lascia più indifferente come credevo.

O almeno come all'inizio.

«Grazie! Proprio bello questo posto vero?» si rivolge anche a Laura e Vittoria.

«Verissimo! Hanno decisamente scelto bene» concorda Vittoria.

Con tutte queste luci mi è difficile vedere per bene lo stile del locale, ma i divenenti sparsi un pò ovunque, il bancone del bar completamente di marmo bianco e la pista affollata rendono questo posto decisamente accattivante.

C'è anche il dj in bella mostra che proprio in questo momento sta abbassando leggermente il volume della musica per avvicinare il microfono alle labbra.

«BUONASERA E BENVENUTI AL BARFLY! VI RICORDO CH IL TEMA DI QUESTA SERA È LOVE IS IN THE AIR QUINDI RAGAZZI PRENDETE LA VOSTRA BELLA E PORTATELA SULLA PISTA DA BALLO!» 

Love is in the air? Stiamo scherzando? 

«San Valentino non è già passato?» è il commento di Laura e mi sorprende essere d'accordo con lei.

Vorrei proprio capire che amore si possa trovare nell'aria di un disco pub.

«Invece è un'idea carina secondo me! Magari finalmente qualcuno trova il coraggio di farsi avanti» dice Rebecca.

E in questo momento capisco che ha ragione.

È l'occasione perfetta per farsi avanti definitivamente. 

Devo trovare Michele.

Lo cerco con gli occhi ovunque e finalmente lo individuo. 
Con mia somma sorpresa lo trovo seduto su un divanetto intento a parlare con Giovanni. 

Cosa avranno mai da dirsi quei due?

Entrambi hanno un drink in mano e giuro che non ho mai visto Giovanni ascoltare qualcuno con così tanto interesse. 

E lo conosco da ben tre anni.

Faccio per raggiungerli quando vedo Alessandro fare altrettanto nella nostra direzione, gli occhi puntanti sulla bionda accanto a me.

Allarme rosso! Allarme rosso!

Sento Laura al mio fianco irrigidirsi e prima che il mio migliore amico riesca ad arrivare scappa via urlando.

«Vado un attimo in bagno!»

Non ho neanche il tempo di fermarla che corre via come una gazzella inseguita da un leone.

Questa situazione sta diventando ridicola.

Quando Alessandro arriva sbuffa così rumorosamente che riesco a sentirlo benissimo nonostante la musica.

«Non può scappare per sempre!» sbraita a nessuno in particolare.

Sono d'accordo con lui ma evito di dirlo ad alta voce.

Alessandro chiude gli occhi e sospira. Sembra indeciso sul da farsi ma poi si muove per seguirla nuovamente.

«Aspetta» poso una mano sul suo petto per fermarlo, «se non vuole parlare non la costringere» provo a dissuaderlo.

Alessandro mi guarda negli occhi e per la prima volta mi rivolge uno sguardo irremovibile.

«Amy ti voglio bene, ma non ti immischiare» e detto questo scappa via anche lui ignorando completamente le mie parole.

Bene, fai pure come vuoi.

Lo seguo con lo sguardo finché la sua figura si mischia con la folla. 

Purtroppo quando si mette una cosa in testa non c'è verso di fargli cambiare idea.

Non so davvero cosa abbia da dirle ma non posso negare che questa sua insistenza sia strana. Di solito sono le ragazze a inseguire lui, non il contrario.

Ma so anche che qui la situazione è molto più complessa, e non capisco perché abbia voglia di risolverla dopo tre anni.

«Forse dovrei lasciar perdere» sento dire alle mie spalle. 

Quando mi giro trovo Rebecca con un'espressione triste che non le ho mai visto in viso.

Sembra abbattuta ma anche scoraggiata. Del suo sorriso da pubblicità non c'è più traccia.

Mi scambio un veloce sguardo con Vittoria, entrambe curiose e perplesse.

«Con Alessandro intendo. È evidente che c'è qualcosa in sospeso con Laura e non voglio complicare ancora di più le cose»

Oh, questo non me lo aspettavo.

Cerco di trovare le parole giuste ma non riesco a formulare i pensieri. È come se questa sera stesse tutto andando a mio favore.

Prima il dj promuove una serata romantica, poi Rebecca si rende conto che Alessandro non è proprio la persona giusta con cui sperare di fare coppia fissa.

Deve per forza succedermi qualcosa di brutto a breve per compensare tutta questa fortuna.

«Sinceramente non sappiamo nemmeno noi cosa sta succedendo» prende parola Vittoria.

Rebecca ci guarda entrambe con ancora quell'espressione demoralizzata. È un crimine vedere un viso così bello così infelice.

«Secondo voi a Laura piace?» domanda quasi con enfasi.

È come se questo dubbio le stesse occupando i pensieri da un po'.

«Abbiamo stretto amicizia in questo viaggio e non potrei mai perdonarmi se facessi stare male una mia amica per un ragazzo che alla fine non mi considera nemmeno» spiega.

Oddio ma come fa a essere così perfetta?

Il ragazzo di cui si innamorerà sarà davvero fortunato e se quel ragazzo sarà Michele anche lei sarà fortunata.

Ancora non sa quanto sia bravo ad ascoltare e quanto anche lui dia importanza all'amicizia. Quanto sia silenzioso ma anche attento e premuroso. A quanto a volte possa essere categorico ma sempre gentile.
A come gli brillano gli occhi, più del normale, quando si perde a scattare delle foto o parla della sua città.

A quanto sia bello semplicemente essendo lui stesso, impenetrabile e fiero.

Oh cazzo.

«Amanda» mi richiama Vittoria riscuotendomi dai miei pensieri.

La guardo con occhi persi.

«Sì?»

«Stavo dicendo a Rebecca che non pensiamo che a Laura piaccia Alessandro ma che comunque non è la persona con cui vale la pena perdere tempo. Ci sono tanti altri ragazzi in giro, no?»

Mi lancia uno sguardo come per suggerirmi di fare la mia mossa.

Come darle torto, me la sta servendo su un piatto d'argento.

«È vero» deglutisco cercando di non balbettare a causa dei miei pensieri di prima, «mi sembra di ricordare che qualche giorno fa c'è stato un bacio tra te e Michele» 

E dirlo mi sembra quasi sbagliato.

Vedo per la prima volta Rebecca arrossire.

«Oh Michele sì» bisbiglia quasi.

La sua espressione è assolutamente indecifrabile.

«È un bel ragazzo, no?» prova Vittoria dubbiosa anche lei dal suo comportamento.

La bruna si limita ad annuire.

«Sì, è che non avevo mai pensato a lui in quel senso. Non lo vedo tanto come il mio tipo ma devo ammettere che è molto bello e molto educato»

E anche molto cotto di te.

«Potresti provare a dargli una possibilità se si fa avanti. Cosa hai da perdere infondo?» la sprono.

E tu cosa hai da perdere Amanda?

«Sì forse hai ragione» si convince.

Vic mi guarda vittoriosa ma io non mi sento una vincitrice.

Devo assolutamente parlare con Michele.
 

***

Dopo una mezz'ora passata a chiacchierare del più e del meno Vittoria convince Rebecca ad andare a prendere qualcosa da bere e io ne approfitto per avvicinarmi a Michele.

Non lo trovo più seduto ai divanetti a parlare con Giovanni ma solo in un angolo del locale intento a fissare un punto imprecisato ai miei occhi.

Dalla mia posizione vedo che per questa sera ha deciso di indossare una camicia azzurra e un semplice jeans, i capelli sono come sempre pettinati e in ordine e ai piedi indossa un paio di sneakers.

Sarà la folla presente nel locale che piano piano sta togliendo aria ai miei polmoni e attentando alle mie facoltà intellettive, ma non l'ho mai trovato così bello.

Amanda datti una calmata. Ricordati cosa devi fare. 

Prendo un profondo respiro, liscio la frangia e raddrizzo la gonna, poi seguendo le istruzioni di mia madre -pancia in dentro e petto in fuori- mi avvicino.

Mi sento molto ridicola mentre provo a mantenere la schiena più dritta di un manichino, ma cerco di dare una parvenza di sicurezza. 

Sto sicuramente fallendo miseramente.

Quando poi Michele mi vede sento un brivido correre lungo la schiena. 

Calmati calmati calmati.

Mi sento come quando da bambina mi costringevano a recitare la poesia di Natale davanti tutta la famiglia e puntualmente sbagliavo l'ultimo verso dell'ultima strofa.

Ed infatti quando sono a due passi da lui inciampo.

«Attenta!»

Due braccia mi stringono la vita e mi impediscono di finire faccia a terra.
Trattengo il respiro per lo spavento e per l'imbarazzo consapevole di aver fatto l'ennesima figuraccia.

Quando poi realizzo che le braccia che mi stanno stringendo sono quelle di Michele mi sento andare a fuoco.

«Tutto bene?»

Michele si avvicina al mio orecchio per farsi sentire meglio e questo non fa che agitarmi di più. Lo guardo in viso e lo trovo più vicino di quanto mi aspettassi.

Mi allontano di scatto spaventandolo.

«Tutto bene» 

Mi sistemo la frangia per quella che credo sia la centesima volta e gli sorrido.

L'intento di sembrare disinvolta è naufragato insieme al Titanic.

«Sicura?»

Mi scruta il viso per poi passare al mio corpo. 
Non so se stia controllando se mi sia fatta male ma i suoi occhi su di me fanno formicolare la mia pelle.

Fissa per qualche secondo la gonna che Vittoria mi ha costretto ad indossare e che mi sta togliendo ancora più aria dai polmoni.

Probabilmente pensa che sembri una melanzana.

«Certo! Che ci fai qui tutto solo?» gli chiedo cercando di cambiare argomento e distrarlo.

Torna con lo sguardo sul mio viso e scrolla le spalle.

«Stavo cercando Ale ma non lo trovo»

Effettivamente è scomparso insieme a Laura da più di mezz'ora.

«Ti ho visto parlare con Giovanni prima» non trattengo la mia curiosità.

«Sì è un ragazzo simpatico»

Simpatico? 

Ammetto che non è male come sembra ma credo che sia la prima persona che lo reputa simpatico alla prima conoscenza.

In realtà io stessa ho pensato qualche sera fa che si somigliassero quindi non dovrei esserne così sorpresa. Hanno la stessa faccia imperturbabile.

«Sei uno dei pochi che lo pensa credo» gli faccio notare.

Sorride leggermente ma non con allegria. 

«Credo sia un ragazzo coerente con se stesso, non è disposto a cambiare per piacere agli altri e lo apprezzo» spiega brevemente.

Su questo ha ragione. Non l'ho mai visto fare qualcosa che non gli andasse di fare solo per l'approvazione altrui. Pensandoci è una qualità da ammirare.

«Anche tu sei così» gli faccio notare.

Fa una smorfia poco convinta e distoglie lo sguardo dal mio.

«Tu credi?» sussurra quasi.

«Certo! Secondo te perché non ti sopportavo all'inizio?»

Questo lo fa sorridere nuovamente.

«Perché non ti salutavo?» mi sfotte.

Ecco, ora mi è salito l'istinto di prenderlo a pugni.

«No» lo trucido con lo sguardo, «Perché piaci a tutti senza nemmeno sforzarti» 

La smorfia colpevole sul suo viso mi fa capire che ne è consapevole anche lui. Non è così ipocrita da negarlo.

«Non mi interessa piacere alla gente, ma non sono indifferente all'opinione altrui come credi» 

Ricordo ancora quando mi ha detto la stessa cosa qualche giorno fa. Non so perché mi abbia sempre dato l'idea che fosse indifferente a tutto, forse che sa mascherare le sue emozioni meglio di quanto pensassi.

Cosa provi Michele?

Non so a cosa stia pensando ma non deve essere qualcosa di piacevole perché il suo viso si rabbuia nuovamente e punta lo sguardo altrove. 

Non voglio vederlo così .

«Rebecca l'hai vista?» cambio nuovamente argomento.

Devo rammentare a me stessa la ragione per cui sono qui ovvero parlargli e convincerlo ad avvicinarsi a lei.

Devo smetterla di cercare di capirlo meglio, sono già entrata in un territorio pericoloso da quando ho ammesso a me stessa quanto sia attraente.

«Sì l'ho intravista prima» si limita a dire.

Come sempre non mi aiuta minimante. 

Sono stanca di questa situazione, è il momento di mettere un punto a tutto.

«Ok, credo sia il momento di parlarci chiaro»

Mi guarda confuso ma non protesta. Il mio cipiglio severo deve convincerlo che sono seria.

«Una delle ragioni per cui siamo qui è portare a termine il Piano Cupido. Non voglio costringerti ad essere quello che non sei o a fare qualcosa che non vuoi fare ma non posso nemmeno creare e offrirti mille opportunità senza che poi tu ne sfrutti mezza» inizio.

Prendo fiato e continuo. Lui resta in silenzio ma mi fissa intensamente e attento.

«Voglio davvero aiutarti non solo perché me lo hai chiesto ma anche perché siamo amici ma tu non mi vieni mai incontro»

Abbassa lo sguardo colpevole e annuisce leggermente.

«Hai ragione. Mi dispiace» dice sinceramente.

Mi guarda davvero dispiaciuto ma non mi basta. Lo capisce anche lui.

«Cosa vuoi che faccia?»

Sospiro e provo ad assumere un tono quanto più fermo possibile.

«Dieci minuti fa il dj ha detto che a breve metterà dei lenti in onore del tema della serata. Voglio che tu chieda a Rebecca di ballare al primo lento»

Michele sembra poco convinto. So che non ama mettersi in mostra ma bisogna fare qualche passo avanti. 

Anche lui lo sa perché annuisce.

«Va bene» acconsente. 

Il destino però deve avercela con me perché non appena finisce di parlare la musica pop viene sostituita con una più dolce e romantica.

Subito tanti ragazzi fanno quanto chiesto dal dj, cioè avvicinarsi e portare le ragazze sulla pista da ballo.

Sarebbe un momento perfetto se non fosse che la prima canzone della serata è Every Breath You Take dei Police.

Qualcuno dall'alto si diverte a prendersi gioco di me.

«Deve essere uno scherzo» esclamo incredula.

Giuro, se non fossi sull'orlo dell'esaurimento nervoso riderei.

Ed è proprio quello che fa Michele.

Scoppia a ridere come un pazzo. 

Mi volto a guardarlo nervosa ma vederlo ridere mi fa ancora un certo effetto.

Non ci sono abituata.

Ride così forte che gli salgono le lacrime agli occhi e si tiene la pancia a causa del dolore agli addominali.

Cerco di assumere un'espressione infastidita anche se viene da ridere anche a me.

«La vuoi smettere?» lo sgrido.

Gli do anche un leggero schiaffo sul braccio per ribadire il mio sgomento.

Lui però non smette e cerca di riprendere fiato.

«Dici che posso chiederle di ballare sulle note della "canzone meno romantica della storia"?» mi cita.

Si ricorda ancora come ho definito questa canzone quando siamo stati insieme a Piazzale Michelangelo. 

«Ha ha ha, molto divertente» 

«Devi ammettere che lo è»

Provo davvero a mantenere una facciata risentita ma non ci riesco.

Involontariamente mi scappa una risatina.

«Ok lo ammetto»

Lui mi tende la mano.

«Dai vieni»

La risatina mi muore sulle labbra.

«Vieni dove?» non capisco.

Michele si gratta una guancia ma resta con l'altra mano tesa verso di me.

«A ballare»

Ok, questa sera devo essermi intontita del tutto.

«Ti ho appena detto di chiederlo a Rebecca»

Sono confusa ma dentro di me sento anche un movimento nello stomaco che mi destabilizza. Se non sapessi di non aver mangiato niente per cena oserei dire che dovrei scappare alla toilette.

«Non vorrai mica che le chieda di ballare con questa canzone dopo che mi hai detto che parla di uno stalker? Direi invece che e è la colonna sonora perfetta per un ballo tra amici»

Lo guardo senza parole. Non so davvero cosa dire.

Una parte di me rifiuta categoricamente l'idea di andare su quella pista, di farmi vedere da tutti mentre balliamo (specialmente da Rebecca) e di mettermi in ridicolo pestandogli i piedi.

Ma c'è un'altra parte di me invece che mi spinge ad afferrare la sua mano e di fregarmene di tutto. Una parte che vuole ancora sentire le sue mani sui miei fianchi, che vuole vedere i suoi occhi ancora più da vicino solo per ammirarli per qualche minuto. 

«Mi aiuteresti anche a far sbollire il nervosismo. Vedilo come un lento di prova»

Non ci mette molto a convincermi. 

Ancora un po' timorosa accetto la sua mano e insieme andiamo in pista.

Non riesco nemmeno a guardarlo quando lo sento avvicinarsi a me, quando le sue mani si mettono in posizione insieme alle mie sul suo collo.

Non siamo mai stati così vicini e sento che sto per impazzire.

Uno, due, tre respira.

Fisso ostinatamente i suoi piedi troppo spaventata all'idea di sbagliare qualcosa ma la sua voce mi rassicura.

«Sai che le possibilità di pestarmi i piedi ballando così lentamente sono minime?» mi prende in giro.

È sufficiente per farmi tornare gli occhi su di lui.

Quasi non vorrei averlo fatto perché avere il suo viso a così poca distanza dal mio mi sta spingendo a pensieri innominabili.

Del tipo che vorrei che fossimo ancora più vicini.

Mi schiarisco la gola, tanto per fortuna non può sentirlo con la musica così alta.

«Mi fai meno maldestra di quanto sono»

Ride sommessamente.

«Ci sono ancora tante cose che non so di te Amanda» 

Qualcosa nel mio cervello scatta e di colpo mi viene in mente una domanda che volevo già fargli da tempo.

«Perché mi chiami sempre Amanda?» 

Inarca le sopracciglia perplesso.

«Non è il tuo nome?»

«Sì, ma tutti mi chiamano Amy. Tu invece mi chiami sempre con il nome completo»

Forse può sembrare una scemenza ma non è la prima volta che ci faccio caso.

Michele rimane in silenzio, vedo che prova a darmi una risposta ma è come se fosse titubante.

Alla fine però si decide.

«Sai il significato del tuo nome, no?» chiede.

Annuisco semplicemente.

«Colei che deve essere amata» traduce anche se già lo sapevo, «Credo sia un bellissimo nome, e non mi va di rovinarlo con dei nomignoli»

Spero che le luci del locale stiano coprendo la combustione facciale che si sta espandendo sul mio viso.

Apro la bocca per parlare ma non so cosa dire. 

Questa sua risposta mi ha destabilizzata.

Le sue mani su di me, il suo sguardo nel mio, le mie braccia intorno al suo collo mi stanno confondendo sempre più e non riesco a capirci niente. 
Mi sembra di impazzire e di perdermi nel verde dei suoi occhi, sono in una bolla da cui non voglio più uscire. 

Voglio che questo momento duri per sempre, con lui che ripete all'infinito "colei che deve essere amata".

C'è solo una cosa che l'istinto mi suggerisce di fare ma non posso.

E capisco di essere fregata davvero.

Cazzo.

Ma non ho nemmeno il tempo di processare l'enorme catastrofe che si è abbattuta su di me perché un corpo mi viene letteralmente addosso.

«Amanda!» 

È Laura che si è aggrappata alle mie spalle per evitare di cadere.

Ho solo il tempo di trattenerla e vedere i suoi occhi annacquati prima che mi vomiti addosso.

Mi sa che Vittoria non potrà più indossare questa gonna.

   
 
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