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Autore: Lartisteconfuse    17/08/2023    2 recensioni
Quando aveva sette anni Izuku ha perso il suo amico d'infanzia, Katsuki gli è sparito davanti agli occhi, senza che lui potesse fare niente. Non fu mai ritrovato.
Dopo dieci anni, Izuku ancora non ha abbandonato l'idea di ritrovare il suo amico perduto, la sperenza che prima o poi possa riabbracciare il suo Kacchan è rimasta viva dentro di lui. Un giorno, un suo amico che lavora in polizia, lo chiamerà per partecipare a un caso di omicidio molto particolare e le speranze di Izuku inizieranno a diventare più concrete.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: AU | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Midnight'
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Note: Hiiii, nuovo cap qui per voi!! 
Oggi niente nuovi avvertimenti, ma è solo un piccolo riposo prima del resto 😌😌

Spero che vi piaccia (sono più che certa che sì, vi piacerà)​ e grazie per le recensioni che mi lasciate, mi rendono molto felice e mi stimolano a scrivere T-T



Katsuki aprì gli occhi di colpo, il suo cuore batteva forte nel petto. Un incubo, come al solito. La prima cosa che vide fu il lembo di pelle della spalla di Denki, che si mosse e prese un profondo respiro. “Buongiorno” mugugnò l’amico, girandosi su un fianco per guardarlo in volto. “Oh, non hai una bella faccia e non è per quel livido sulla guancia” commentò con voce ancora impastata dal sonno. 

Katsuki sbuffò. “La tua non è tanto meglio.”

Denki ridacchiò, poi si sporse e gli lasciò un piccolo bacio sull’angolo della bocca. “Ti va di uscire allora?” Si mise seduto sul letto e si alzò subito dopo, infilandosi una vestaglia leggera. Katsuki si mise a sedere e lo osservò dubbioso. “Non lo so…”

“O dai! Guarda che splendida giornata!” Denki spalancò la finestra e inspirò a pieni polmoni l’aria salmastra che giungeva fino al bordello. “Il cielo è incantevole! Azzurro, senza neanche una nuvola. A vederlo non ti viene voglia di uscire?” Si girò a guardare Katsuki, che, per tutta risposta, si lasciò crollare sul materasso con uno sbuffo. “Ma perché?”

“Per Tenko, principalmente. Ma anche per Izuku e Eijirou.”

“Io non ho nulla da spartire con loro.”

“Li hai almeno ringraziati per l’aiuto?”

Katsuki non rispose e quello bastò a Denki. Si avvicinò e gli dette una leggera sculacciata sul sedere. “Alzati e preparati.”
Katsuki sbuffò una seconda volta. Avrebbe voluto tornare a dormire, ma stava morendo di fame, quindi alla fine dovette capitolare. 

“Sappi che ti odio.”

Quando Katsuki scese al piano di sotto scoprì, con suo grande rammarico, che Denki non era solo. Con lui c’erano Ochako, Himiko e Momo. 

“Oh Kitty Kat, finalmente!” esclamò Himiko. 

“Piantala, quante volte te lo devo dire di non chiamarmi così!”

“Sei sempre così burbero…hey! cosa ti sei fatto in faccia?” Himiko indicò il volto di Katsuki, attirando l’attenzione degli altri presenti. L’unica che rimase stupita quanto Himiko fu Momo, dato che Ochako era stata testimone di come si era conclusa la serata di Katsuki il giorno prima. 

Katsuki alzò le spalle, mostrando indifferenza. “Un incidente” disse e le altre due ragazze sembrarono capire cosa significassero quelle parole.
“Bene, direi che  possiamo andare” si intromise Denki, leggermente a disagio.
“Tutti?” domandò Katsuki.
“Sì!”
“M-ma così Nemuri non ci farà problemi?” 

“Oh, no, in realtà ci ha detto che possiamo. è stata stranamente gentile…Ah, a proposito.” Denki si rovistò nella tasca dei pantaloni e ne estrasse una busta da lettere, che dispiegò un po’ prima di passargliela. “Mi ha detto di darti questi. Non sono quelli che ti sarebbero aspettati da ieri, ma almeno un pochino.”
Katsuki aprì la busta e vide i contanti all’interno. Erano davvero pochi, ma dato che gli era stato detto che non avrebbe avuto niente era davvero stupito. “Perché?” mormorò.

Denki alzò le spalle. “Chi lo sa. La conosci quella donna, è strana.”

Katsuki ripose i soldi nella tasca interna della giacca di lino che indossava, poi seguì il resto del gruppo fuori dal bordello.

Denki apriva la fila, ben sapendo quale tram avrebbero dovuto prendere, dove salire e dove scendere. Mentre gli altri parlavano animatamente fra di loro, eccitati per la piccola gita improvvisata, Katsuki rimase in disparte. Seduto al suo posto sul tram, osservava la città scorrergli lentamente da fuori il finestrino. 

Pensò a Izuku.

Non conosceva quel ragazzo, sapeva solo che faccia avesse, come suonasse la sua voce e il nome. Per il resto era un semplice sconosciuto, però…quello stesso sconosciuto gli aveva salvato la vita - non che fosse stato in punto di morte, ma la strada ha sempre i suoi rischi - e da quando si erano incontrati per la prima volta lo aveva sempre guardato con meraviglia e fascinazione. Katsuki non era nuovo a quegli sguardi, molti uomini lo guardavano in quel modo, ma Izuku non sembrava appartenere alla stessa categoria di quei tipi viscidi. Lui vedeva  Katsuki, lo vedeva sul serio. A quel pensiero avvertì una sensazione strana allo stomaco e il respiro gli si fece leggermente più irregolare. Non era una sensazione spiacevole, era solo…sconosciuta? 

“Kat, dobbiamo scendere.” Risvegliato dalla voce di Ochako, Katsuki si riscosse e si alzò per seguire gli altri fuori dal tram. 

Appena mise piede a terra, gli sembrò di trovarsi in un’altra città: nell’aria, il profumo che proveniva dal mare a pochi passi da dove si trovavano si mischiava con quello di cucina. La gente strillava da una parte all’altra della strada, si salutava con entusiasmo, qualcuno litigava anche. Quello scenario era ben lontano dal quartiere in cui risiedevano e le persone non avevano nulla in comune con quelle che Katsuki frequentava. Pensò che se non fosse stato per il tenore di vita che il Midnight imponeva loro, quello era l’ambiente a cui appartenevano. 

“Eccoci!” Denki non aspettò nemmeno un secondo e aprì la porta del bar Iida. La campanella posta di sopra tintinnò. 

Katsuki entrò per ultimo, si guardò intorno con curiosità. Non c’era molta gente e la poca lì presente aveva gli occhi puntati su di loro. Alcuni vicini di tavolino si stavano sussurrando qualcosa mentre fissavano il suo gruppetto e per un momento Katsuki temette che quelle persone sapessero da dove provenivano. Però, era impossibile, si rassicurò, nessuno in quel posto li aveva mai visti. Non erano di certo persone che si potevano permettere il Midnight. 

“E guardate chi ho portato! Kaaaat!” Katsuki fu afferrato dalle mani di Denki e venne spinto proprio davanti a Izuku, che arrossì leggermente nel trovarselo davanti all’improvviso. Stupendo se stesso, Katsuki si sentì arrossire a sua volta.

Il volto di Izuku si aprì in un sorriso che ormai Katsuki conosceva bene. “Ciao, come stai?”

“Bene.”

Denki lo lasciò andare e si mise a chiacchierare con Eijirou dietro di lui. Ochako e Himiko si avvicinarono a loro due, mentre sentì Momo ordinare un té caldo a Tenko. Solo lei d’estate poteva bere un té caldo, pensò Katsuki. 

Ochako si presentò a Izuku e Himiko la imitò, aggrappandosi al collo dell’altra ragazza e guardando sospettosa Izuku. Katsuki conosceva bene l’atteggiamento possessivo di Himiko nei confronti di Ochako e forse vedeva in Izuku un possibile pericolo. Chissà. 

Senza che avesse richiesto nulla, Tenko gli porse un cappuccino con tanta schiuma come piaceva a lui. Lo ringraziò con un sorriso. 

Tenko lo indicò e poi si toccò una guancia. Katsuki si toccò la sua, quella colpita. “I rischi del mestiere, lo sai no?”

Tenko lo guardò tristemente e poi gli allungò anche un pezzetto di torta al cioccolato, prima di andare a occuparsi di altro. 

“Quindi tu sei Izuku” sentì Ochako dire. “Ti sei preso cura tu del nostro Kitty Kat, grazie.”
Katsuki si sporse da dietro la ragazza per poterla guardare in faccia. “Non iniziare anche tu a chiamarmi così!”

Ochako ridacchiò. “Ops, colpa di Himiko.”

Himiko, ancora aggrappata a Ochako si voltò verso Katsuki e gli fece una linguaccia.

Izuku rise per quello scambio di battute. “Non ho fatto molto, anche Eijirou, il commissario Aizawa e Shoto con la sua famiglia hanno aiutato.”

“Wow quanta gente, Kat sei stato soccorso da uno squadrone” commentò Ochako. Katsuki sbuffò e arrossì di nuovo. Per nascondere l’imbarazzo prese un sorso del cappuccino, ormai intiepidito. 

“Ma tu ne sei sicuro?” Katsuki si voltò verso la fonte della voce, Eijirou, che si era seduto al bancone poco distante da lui con accanto Denki. Avevano davanti un giornale, Eijirou teneva in mano una matita. Katsuki allungò il collo per sbirciare su cosa era aperta la pagina e riconobbe un cruciverba appena iniziato. 

Denki stava annuendo convinto. “Sì, che ne sono sicuro.”

“Di qualsiasi cosa si tratti, non credergli.”

Sia Eijirou che Denki si rivolsero verso di lui. 

“Nemmeno sa leggere, dubito fortemente che sappia anche una sola di quelle risposte.”

Denki si incupì. “Perché devi essere così cattivo!” sibilò per non urlare. “Non so leggere e allora? Se per questo nemmeno tu.”
“Io almeno non fingo di sapere ciò che non so.”
“Guarda che la risposta la so perchè non serve saper leggere per sapere le cose! Sei snervante quando fai così e ancora devo capire per quale motivo necessiti di essere malvagio!”
Katsuki schioccò la lingua con fare irritato, si allontanò dal bancone e si alzò dallo sgabello. Si diresse verso la porta. 

“Kat, dove vai?” lo richiamò Ochako, ma lui non rispose. Aprì la porta e uscì. 

Il bar Iida si affacciava direttamente sulla strada del lungomare. Attraversando, Katsuki raggiunse il muretto che separava la spiaggia sottostante. Puntò lo sguardo sull'orizzonte, il mare rifletteva l'azzurro del cielo e brillava per i raggi del sole che si infrangevano sull'acqua. Non ne era mai stato così vicino, aveva sempre osservato il mare dalla finestra della sua camera, distante, irraggiungibile. Aveva sempre associato il mare alla libertà, quella stessa libertà che a Katsuki veniva offerta da Madame Kayama ma che tutti sapevano che era irraggiungibile. C'era, ma non l'avrebbe mai potuta avere. Però adesso il mare era lì e se avesse sceso le scalette poco distanti da lui avrebbe camminato sulla spiaggia, avrebbe potuto toccare l'acqua. 

"Ei." 

Si girò e si trovò accanto Izuku. 

"Che vuoi?" 

Izuku si appoggiò con la schiena al muretto, i gomiti poggiati sulla parte superiore. 

"Denki sta piangendo." 

"Cosa?" quasi urlò Katsuki. "Perché?" 

"Credo per quello che gli hai detto" rispose Izuku a disagio. "Ochako voleva venire a riprenderti e a trascinarti di nuovo dentro per scusarti, ma l'ho vista così agguerrita che ho pensato di venire al posto suo." 

"Mpf, perché cavolo sta piangendo quell'idiota?"

"B-bè per quello che hai detto." 

Katsuki alzò gli occhi al cielo. "Ho detto solo la verità, nemmeno io so leggere!" 

"Ma non era il caso." 

"Oi senti ma tu chi sei per venirmi a fare la paternale? Non ti conosco, non puoi venirmi a dire come comportarmi con i miei amici. Mi stava irritando, stava palesemente fingendo di essere come voi-" 

"Perché non lo è?" 

"Certo che no." 

"E cosa lo differenzia da me e i miei amici? Respira, ha un cuore che batte, sa ridere e piangere, inoltre è anche gentile."

Katsuki scese dal muretto con uno sbuffo e si incamminò verso la direzione che pensava lo avrebbe riportato alla fermata del tram. "Tu non puoi capire."

"No, sei tu che metti un muro tra la tua vita e il resto del mondo."

Katsuki si fermò e strinse i pugni lungo i fianchi, poi si girò per fronteggiare Izuku. Marciò fino ad arrivare davanti all'altro. Stava tremando di rabbia. "La smetti di parlare di cose che non sai! Non mi conosci e non conosci nemmeno Denki, non hai nessun diritto di dirmi certe cose." 

"E tu non hai diritto di mortificare e umiliare un amico!" 

Katsuki rimase in silenzio. "Io non l'ho umiliato."

"Invece sì e te lo sto dicendo io solo perché Ochako era davvero pronta a farti fuori."

Katsuki avvertì il corpo venire attraversato da un brivido e non era di rabbia. Si sentiva così sopraffatto da tante emozioni che temeva che il suo corpo non avrebbe retto. 

Guardò il mare. 

"Il mare" disse, prendendo Izuku in contropiede. Si avvicinò di nuovo al muretto, lo sguardo sempre fisso sul mare. "Nemmeno una cosa così banale, onnipresente in questa città, ha mai fatto parte della nostra vita. Non abbiamo nessuna libertà, le nostre giornate sono in funzione della notte, non si fa niente. Non sappiamo fare niente a meno che non sia sedurre e compiacere gli uomini e poi aprire le gambe per donarci a loro." Si fermò e rise. Si indicó la faccia. "E a volte non siamo molto bravi nemmeno in quello."

Izuku fece un'espressione colma di orrore, ma Katsuki lo ignorò, continuò a guardare il mare. "Come possiamo essere uguali a te. È inutile fare finta che questa non sia la nostra realtà e Denki stava fingendo."

"Lo capisci che a me e ai miei amici non interessa nulla di tutto ciò? Inoltre Denki sapeva davvero la risposta a quel cruciverba, Eijirou aveva letto la definizione ad alta voce e lui ha risposto. Come ha detto lui, per sapere certe cose non serve saper leggere e sono certo che tu lo sai. Hai solo voluto essere cattivo perché c'era qualcosa che ti infastidiva e non c'entra nulla con Denki."

Katsuki lo guardò sorpreso. Izuku lo conosceva da due giorni scarsi e non si poteva dire che avessero avuto modo di parlare chissà quanto, eppure lo aveva fronteggiato e ripreso e aveva anche saputo leggerlo come se si conoscessero da una vita.

Katsuki sapeva di avere un carattere complicato, contraddittorio e se c'era qualcosa che lo turbava qualsiasi cosa poteva dargli fastidio e reagiva diventando cattivo. Una… 

"Io lo so che questa è una sorta di difesa per te, forse anche un modo per distrarti da cioè che ti preoccupa" proseguì Izuku. "Sei sempre stato così." 

Katsuki aggrottò la fronte. "Che cazzo dici."

Izuku sembró rendersi conto di quello che aveva detto e dopo un momento di completa immobilità iniziò a ridere. "Forse ho parlato a sproposito" disse a disagio. Katsuki continuò a guardarlo male, però era rimasto colpito. Nessuno lo aveva saputo davvero prendere di petto e parlare con lui, affrontare il problema. Normalmente veniva sgridato e poi fatto tornare sui suoi passi per chiedere scusa. Izuku invece aveva provato a scavare dentro di lui e aveva fatto centro. 

Izuku gli afferrò improvvisamente la mano e iniziò a camminare verso le scalette che portavano in spiaggia. 

"E-ei aspetta che fai?" protestó Katsuki, provando a liberarsi. Izuku strinse la presa intorno al suo polso. "Hai detto che siamo diversi, che persino il mare per te è qualcosa di inaccessibile no? Bè ora ti dimostro come non è così" 

Katsuki smise di dimenarsi e guardò il mare confuso. Forse non aveva capito. 

Izuku iniziò a scendere le scalette senza mai lasciare la mano di Katsuki fino a quando non raggiunsero l'ultimo scalino. A quel punto gli lasciò andare la mano e si chinò ai piedi di Katsuki. "Che fai?" domandò il biondo. Provò a scostarsi quando sentí le dita di Izuku sfiorargli la caviglia sotto il pantalone. "Ti sfilo le scarpe o la sabbia si infilerà dentro." 

Katsuki arrossì. Non era nuovo a gesti del genere, quanti uomini amavano spogliarlo di tutto ciò che indossava, ma erano in pubblico, su una spiaggia, in pieno giorno. "P-posso fare da solo!" esclamò e si chinò velocemente, purtroppo Izuku alzò la testa e si scontrarono. 

"Oh! Questo ha fatto male" gemette Izuku e si appoggiò al muro per non cadere all'indietro. 

"Ti sei fatto male?" domandò Katsuki preoccupato. Izuku rise e si massaggiò la fronte. "No no, tranquillo. Tu?" 

Katsuki si toccò la fronte, nel punto da cui proveniva un po' di dolore. "No."

Si tolsero le scarpe, ma poi Izuku si avvicinò di nuovo a Katsuki e gli tirò su le gambe dei pantaloni, arrotolandole fino al ginocchio. Katsuki lo lasciò fare, pensó che con Izuku era inutile protestare più di tanto. Inoltre, a differenza degli uomini che gli avevano messo le mani addosso, Izuku stava facendo tutto quello per fargli vivere un'esperienza nuova che apparteneva alla normalità. 

Dopo aver arrotolato anche i suoi pantaloni Izuku si tirò finalmente in piedi e gli rivolse un grande sorriso soddisfatto. Katsuki notò come le lentiggini sembrassero ancora più forti sotto il sole. 

"Andiamo!" 

Katsuki seguí Izuku ma appena i suoi piedi toccarono la sabbia si fermò. Agitò le dita, osservando la sabbia scivolare, percependo i granelli che accarezzavano la pelle. 

Gli piaceva quella sensazione. 

"Vuoi andare verso l'acqua?" domandò Izuku. 

"Siamo qui per questo no?" 

Izuku sorrise di nuovo e Katsuki cercò di ignorare come quel sorriso gli provocasse delle piacevoli sensazioni, che mai aveva provato. 

Di colpo, stupendo Izuku, iniziò a correre verso la riva. Correva veloce come forse mai aveva fatto in vita sua. O forse sì? 

 

"Kacchan aspettami!"

 

Si girò verso Izuku. "Vieni Deku!" urlò. Vide Izuku fermarsi di colpo con gli occhi spalancati. Katsuki si mise una mano alla bocca e arrossì. 

Izuku lo raggiunse lentamente. "Come mi hai chiamato?" 

"Scusa, non so perché mi è uscito." Voleva sprofondare. Aveva appena chiamato Izuku buono a nulla? Perché poi? 

Izuku sorrise. "Non fa nulla."

"Davvero, non so perché." 

"Non è un problema, davvero." La risata di Izuku lo rincuorò. Quel ragazzo era troppo gentile e Katsuki non capí perché stesse perdendo tempo con lui. 

In quel momento l'acqua bagnò i suoi piedi. Guardò dietro di lui e vide l'acqua che si ritirava lasciando dietro di sé la sabbia bagnata. Non si era accorto di essere arrivato. 

Come incantato, camminò fino ad avere i piedi completamente immersi nell'acqua. Era lì, proprio intorno a lui. Quel simbolo di libertà che da anni osservava dalla finestra ora era tutt'intorno a lui. 

"Non era poi così irraggiungibile no?" gli disse Izuku, sporgendosi da sopra una spalla. 

Katsuki sbuffò una risata. 

"Tu puoi immergerti al mare e Denki può fare un cruciverba, vedi? Non c'è nulla di diverso in voi."

"Sta zitto mi stai rovinando il momento." Fingendosi offeso Katsuki si allontanò, camminò più avanti, il livello dell'acqua che aumentava sempre di più. Quando l'orlo dei pantaloni arrotolati arrivò a sfiorare l'acqua Katsuki si fermò a valutare cosa fare. Guardò davanti a sé, l'infinito era proprio lì davanti a lui. 

Tornò indietro e, sotto gli occhi stupiti di Izuku, si slacciò la camicia e la buttò sulla spiaggia, per poi tornare di nuovo in acqua. 

Capì che Izuku gli aveva visto il grosso livido violaceo sull'addome dall'espressione che fece, ma lo ignorò. Non era il momento per ricevere sguardi di pietà e nemmeno per la sua mente di tornare all'accaduto. 

Andò sempre più avanti, sentí dietro di sé dei movimenti rapidi dentro l'acqua e dei piccoli commenti impercettibili di Izuku. Dopo poco gli si accostò e vide che anche lui era a torso nudo. 

"Che vuoi fare?" domandò Izuku. 

"Arrivare fino a dove posso."

L'acqua continuava a sommergerlo sempre di più, la temperatura fresca era piacevole sulla pelle accaldata per il sole. 

Quando ormai aveva l'acqua fino al petto e Izuku al suo fianco aveva ormai iniziato a nuotare, Katsuki allungò le braccia e senza nemmeno riflettere prese un respiro profondo e si immerse. 

Aveva fatto solo due bracciate che venne ripescato da Izuku, che se lo strinse addosso e lo guardò completamente in panico. "Oddio stai bene?" 

Katsuki lo guardò perplesso. "Sì, perché?" 

"Pensavo stessi affogando." 

"Cosa? No. Stavo… Aspetta, stavo nuotando?" 

"Sai nuotare?" 

"No." 

"Ma tu hai appena detto-" 

"Lo so cosa ho appena detto ma, cioè…" Katsuki rimase in silenzio, pensieroso. "Forse sapevo nuotare ma non me lo ricordavo. È stato istintivo." 

Ora che ci pensava, forse ricordava un piccolo laghetto con una cascata in un bosco. Ci andava spesso, ne era convinto, ma gli sfuggiva con chi. 

Izuku sembrò capire cosa stesse intendendo e sospirò. "Menomale, mi sono spaventato."

Katsuki lo guardò. Erano molto vicini, Izuku lo teneva ancora vicino a lui, le sue braccia gli avvolgevano la vita. Guardandolo negli occhi avvolse le gambe intorno al bacino dell'altro e gli circondò il collo con le braccia. Ora i loro volti erano ancora più vicini. Si fissarono a lungo per un po', Izuku non si muoveva e Katsuki, per la prima volta in vita sua, sentì dentro di sé il desiderio di baciare qualcuno. E per l'esattezza di baciare proprio Izuku, le cui labbra sembravano richiamarlo come se fosse stato lanciato un incantesimo. Katsuki ne fu completamente vittima. Annullò quella poca distanza che c'era. 

Il bacio fu lieve, dato con timore, perché Katsuki non sapeva davvero quello che stava facendo. Quando si divisero da quel breve contatto e aprirono gli occhi si guardarono a lungo, in silenzio. 

Katsuki si aggrappò ancora di più a Izuku e appoggiò la testa su una spalla, lo sguardo rivolto verso quella dell'altro. Sentì Izuku aumentare a sua volta la stretta intorno alla sua vita e poi prendere un respiro profondo. Katsuki avrebbe tanto voluto chiedergli cosa stesse pensando e glielo avrebbe anche chiesto se solo ci fosse riuscito. Si sentiva bloccato, imbarazzato per quello che aveva fatto, sommerso totalmente da emozioni del tutto nuove.

"Forse…" Izuku si interruppe per schiarirsi la gola. "Forse è il caso di uscire."

Katsuki si scostò, annuendo. "Va bene."

Sciolse le gambe e i piedi toccarono la sabbia del fondo. Stava per rompere del tutto l'abbraccio, quando Izuku lo attirò a sé di nuovo e lo baciò. Questa volta il bacio fu più lungo e audace. Katsuki sorrise nel bacio, contento perché Izuku non lo stava respingendo, ma anzi, lo stava cercando, lo voleva e per la prima volta in tutta la sua vita, Katsuki desiderava essere voluto. 

A malincuore si divisero e Katsuki prese per mano Izuku e si incamminò verso la riva. Prese dalla sabbia asciutta la propria camicia e le scarpe e Izuku fece lo stesso. 

"Vuoi salire da me?" domandò il ragazzo. "Sai, per asciugarti" aggiunse arrossendo. 

"Sì" fu l'immediata risposta di Katsuki. 

Si infilarono le camicie, ma le lasciarono aperte e tornarono verso le scalette. Provarono a pulirsi come potevano per rimettersi le scarpe ma il risultato fu abbastanza disastroso. Scoppiarono a ridere entrambi dopo che Katsuki rischiò di perdere l'equilibrio mentre tentava di pulirsi un piede. 

Alla fine, con scarpe e calzini pieni di sabbia e ormai inumiditi e i pantaloni ancora un po' gocciolanti, tornarono verso il bar. Katsuki seguí Izuku al portone accanto per poi salire le scale del palazzo ed entrare nell'appartamento. 

"Eccoci qui. Se vuoi farti una doccia non ci sono problemi. Ti presto un paio di pantaloni, così ti metto a stendere i tuoi. Penso che si asciugheranno subito con questo sole."

Katsuki ringraziò e dopo che Izuku gli ebbe indicato la direzione per il bagno si chiuse dentro. 

Il bagno era piccolissimo, con giusto l'essenziale, per Katsuki era abbastanza una novità, ma ammise che non gli dispiaceva. Era tutto così semplice, anche l'appartamento. Da quel poco che aveva visto era davvero piccolo, però aveva un qualcosa di personale. 

Mentre si dirigevano lì Izuku gli aveva spiegato che lui ed Eijirou erano in vacanza, non abitavano in città e che alla fine della settimana se ne sarebbero andati. Al sentire quelle parole il cuore di Katsuki era sprofondato. Aveva pensato che forse se avesse potuto vedere Izuku ogni tanto, in quei pochi momenti che aveva di libertà, la sua vita al bordello sarebbe stata più sopportabile. 

Izuku non si era accorto dell'effetto che le sue parole avevano scatenato in Katsuki e aveva continuato a parlare dell'appartamento, ma ormai Katsuki aveva perso interesse. 

Nella doccia si domandò come fosse casa di Izuku, aveva accennato a una fattoria di famiglia, quindi sicuramente era grande, ma certamente abbastanza semplice anche quella. Di certo non aveva le numerose e inutili cianfrusaglie costose che avevano in casa i ricchi che frequentavano il bordello. 

Una volta finita la doccia si rese conto che non sapeva come asciugarsi. 

"Izuku! Non ho preso l'asciugamano!" 

Sentì dei tonfi, delle ante sbattute e poi un borbottio confuso che si faceva sempre più vicino. 

"Non ci ho pensato, non ho altri asciugamani. Stando qui poco non siamo venuti con molti cambi. È un problema se prendi il mio?" 

"Il problema dovrebbe essere tuo."

"Non fa nulla, userò quello di Eijirou" ribatté Izuku con un’alzata di spalle. “Il mio è quello verde!”

Katsuki cercò gli asciugamani e vide un telo verde e uno rosso appesi vicini sulla parete opposta. Si avvolse il corpo in quello verde. Profumava dello stesso sapone che aveva usato in doccia, era buono e lo aveva sentito addosso a Izuku. Gli mise addosso un senso di nostalgia che lo confuse.
Uscì dal bagno e Izuku corse a chiudersi dentro senza nemmeno lanciargli un’occhiata. Katsuki ridacchiò, non gli era sfuggita la faccia arrossata dell’altro. A malincuore si tolse l’asciugamano di dosso e come prima cosa si rimise la camicia. Izuku doveva averla sbattuta sul balconcino, perché era libera dai granelli di sabbia che le erano rimasti addosso dopo che Katsuki l'aveva gettata sulla sabbia. Trovò dei pantaloni riposti vicino alla camicia e li indossò. Lui e Izuku avevano delle corporature totalmente diverse. I pantaloni gli caddero larghi sulla vita e si posarono sui fianchi, Katsuki notò che se gli fossero stati giusti in vita, sarebbero risultati leggermente più corti sulle gambe. Oh bè, non doveva uscirci. 

Mentre aspettava Izuku si affacciò sul balconcino. La vista dava direttamente sulla strada sottostante e il vociare del bar proveniva fino a lì. Ovviamente c’era anche una perfetta vista della spiaggia. Guardò il mare, che ormai non era più un sogno lontano. Sorrise amaramente al pensiero della somiglianza che fino a quel giorno aveva associato al mare con la sua libertà. 

Si era sbagliato.

Non erano affatto simili, solo uno dei due era raggiungibile.

Sentì la porta del bagno aprirsi. Izuku lo guardò timidamente, prese i suoi abiti e mormorando un veloce “torno subito” sparì di nuovo. Katsuki sorrise. 

Quando Izuku uscì, e questa volta definitivamente, lo raggiunse fuori e gli si mise di fianco. “Bella vero?”
“La vista da camera mia è più bella.”

“Ah sì.”

“Si vede tutta la città che si estende. Il mare si vede lontano, ma è bello vedere tutte le case che convergono verso di lui. Se non fosse per le sbarre sarebbe più bella.”
Izuku sobbalzò a quell’ultima frase. “Sbarre?” 

“Sì. Dal primo piano in poi ci sono le sbarre a tutte le finestre.”

“Perché?”

Katsuki gli regalò un sorriso storto. “Secondo te? Qualche anno fa qualcuno si è buttato, una ragazzina, e così sbarre, ma in fondo, perché no. Alla fine è come una prigione.”

"Ma puoi uscirne no?" 

Katsuki sbuffò una risata. "Non proprio. Possiamo uscire, è vero. Tu hai conosciuto Denki durante una mattinata, ma si era costretto a uscire per Tenko. Normalmente la prima parte della giornata la passiamo a dormire, viviamo solo di notte, è davvero raro riuscire ad avere le forze di alzarsi e uscire durante le ore in cui non lavoriamo. È la prima volta che il Midnight è chiuso e non abbiamo nulla da fare."

"Io intendevo che puoi lasciare il Midnight. Definitivamente." 

Nel sentire quelle parole Katsuki scoppiò a ridere. Si aggrappò alla ringhiera del balcone e continuò a ridere come se Izuku avesse fatto una battuta divertentissima. Izuku lo guardò confuso e forse anche leggermente a disagio. Lo colse a lanciare un'occhiata verso la strada. 

Katsuki cercò di ricomporsi, l'ilarità scomparve lentamente. Sorrise a Izuku, intenerito per l'innocenza delle sue parole. "È solo un'illusione" mormorò. "E anche se potessi pagarmi la libertà non saprei dove andare. Credo che mi farei prendere dalla paura di ritrovarmi da solo nel mondo senza saper fare niente o qualcuno da cui andare." Rise di nuovo. "Dovrei vivere in una catapecchia e chissà, magari per la disperazione finirò a fare la puttana nei bassifondi. Tra quelli e il Midnight, direi che il secondo non è così male."

Con un sospiro si spinse lontano dalla ringhiera e rientrò in casa. Il sole che batteva sulle loro teste aveva iniziato a infastidirlo. Izuku lo seguí all'interno. 

"E se avessi un posto in cui tornare?" 

Katsuki si girò di colpo verso Izuku. Aveva sentito bene? Che cavolo stava dicendo?

Izuku gli sorrise, ma Katsuki notò che fosse agitato da come si stava torturando le mani e continuava a non incontrare il suo sguardo. 

Quella domanda non era stata pronunciata in maniera ingenua, come se Izuku fosse un sognatore e voleva dare inutile speranza a Katsuki. C'era qualcos'altro sotto sennò Izuku non sarebbe apparso così nervoso, quasi intimorito. 

Katsuki fece qualche passo indietro, avvicinandosi alla porta della camera. Izuku non gli sembrava avere cattive intenzioni, ma forse aveva semplicemente giudicato male il ragazzo, forse sarebbe stato meglio uscire e raggiungere gli altri. 

Sentì Izuku sospirare. Si concentró di nuovo su di lui, aveva gli occhi chiusi e lo sentí mormorare. "Aizawa mi ucciderà." 

Izuku aprì di nuovo gli occhi e li puntò su di lui, questa volta non ci fu nemmeno un'ombra di timore nel suo sguardo. 

"Katsuki, io conosco i tuoi genitori."

   
 
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