Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: AlbAM    17/08/2023    9 recensioni
Alba e Azaele finalmente si sono ritrovati e la loro storia sembra filare a gonfie vele. Ma la vita non è mai semplice e i problemi sono sempre dietro l'angolo, soprattutto se il protagonista è un diavolo innamorato e talmente sbadato da rischiare di provocare una nuova "Grande Guerra" tra Inferno e Paradiso. Ma che diavolo avrà combinato stavolta Azaele?
La scombinata banda di Demoni e Angeli di Un diavolo a Roma è tornata più in forma e incasinata che mai!
Genere: Azione, Commedia, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 22



Una notte piena di sorprese – parte prima



Elendiel, prima e unica "moglie" di Safet, stava dritta come un fuso al centro della sala della colazione, sovrastando ognuno dei presenti con i suoi due metri e cinque centimetri. Indossava l'armatura angelica nella versione leggera costituita da corazza, spallacci, copri avambracci e schinieri, tutto di titanio dorato. Al centro della corazza, in corrispondenza del cuore, spiccava lo stemma della sua armata: due ali angeliche dorate su uno sfondo verde smeraldo, lo stesso colore della sua veste e degli occhi di Sael. Era stata lei stessa a crearlo, quando le avevano assegnato il grado di comandante dell'armata.

Nonostante tutti gli sguardi dei presenti fossero puntati su di lei, apparentemente non sembrava né turbata né emozionata.

Solo l'indice con cui picchiettava l'elsa della spada, che stringeva nella mano sinistra, rivelava un certo nervosismo dovuto all'attesa di risposta da parte del suo antico compagno che, ancora debole per le ferite appena rimarginate, si era preso il tempo di raccogliere le forze per poi rispondere stancamente «Onestamente ho avuto giorni migliori, moglie.»

Aurora trasalì e Elendiel la fissò un istante senza lasciar trasparire emozioni particolari. Il resto dei presenti non osò emettere una sillaba.

La guerriera si rivolse di nuovo a Safet. «Posso chiederti cosa ti è successo per ridurti in questo deplorevole stato?»

«Vuoi la spiegazione breve o quella lunga?» rispose lui.

L'Arcangelo strinse leggermente le labbra, non aveva mai apprezzato l'abitudine del marito di fare dell'ironia in situazioni che non avevano nulla di divertente. «Breve ma esaustiva» rispose secca.

Safet si mise faticosamente a sedere, incrociò le mani sulle ginocchia e riassunse le sue ultime ore all'Inferno. «Zamesh, Krastet e Zoel mi hanno teso una trappola e io ci sono caduto come un imbecille. Sono stato torturato per ore da Zamesh e liberato da Razel, Azaele e i suoi amici, prima che fosse troppo tardi. Akenet mi ha salvato la vita strappando fuori dal mio stomaco una sanguisuga infernale infilata da Zamesh per farmi divorare dall'interno.»

Elendiel si accigliò.«Akenet ti ha aiutato spontaneamente o dietro tua richiesta?»

Safet emise un piccolo grugnito di insoddisfazione. «Capisco che da una spiegazione breve non si evinca con chiarezza tutto quello che ho passato nelle ultime ventiquattr'ore, ma almeno un "mi dispiace che ti abbiano quasi ammazzato" lo avrei apprezzato!»

Gli occhi dell'Arcangelo si allargarono leggermente in quello che era il massimo di stupore che si concedeva di esprimere. «Mi sembrava ovvio, non vedevo motivo di sottolinearlo.»

Il supervisore sospirò. Da giovane era stato molto innamorato di Elendiel, ma la difficoltà di esprimere le emozioni di sua moglie abbinata a una eccessiva rigidità nell'applicare le regole angeliche, li aveva progressivamente allontanati, fino alla rottura definitiva dovuta alla decisione di abbandonare Sael. Ciononostante, Safet sapeva che Elendiel, a modo suo, lo amava ancora e amava anche suo figlio; la sua presenza in quella difficile circostanza ne era la dimostrazione.

«Si, Akenet è qui», rispose pazientemente, «lui mi ha… »

L'Arcangelo lo interruppe. «Ciò non è bene, Akenet è un Arcidiavolo, la sua presenza qui è una violazione delle regole.»

Safet osservò la moglie allibito e con un ampio gesto del braccio indicò tutti i presenti in sala. «Non so se lo hai notato, ma tutta questa situazione è contro le regole, compreso il fatto che tu ti stia mostrando a degli umani!»

Elendiel fu scossa da un impercettibile sussulto. Diede una veloce occhiata di sbieco a Yetunde, Renzo e gli altri umani presenti, quindi riportò la sua attenzione su Safet. Non prima, però, di soffermarsi un istante su Sael che la osservava con gli occhi lucidi.

«Non ero stata informata della loro presenza, avrò modo di chiarire questo aspetto» spiegò, lanciando uno sguardo di rimprovero ad Ariel che abbassò gli occhi imbarazzato.

«Posso chiederti in quale veste sei venuta?» domandò Safet.

«Cosa intendi?»

«Sei qui per aiutare o per punire?»

Lei esitò un attimo. «Al momento per comprendere la situazione. Mi riservo di valutare se e come aiutare, qualora ne ravvisi la necessità»

Safet sospirò. «Eli…»

«Non amo quel diminutivo e, cortesemente, potresti riprendere il tuo vero aspetto? Mi disturba avere di fronte una persona che ti somiglia molto ma che non sei tu!»

«Conta così tanto il mio aspetto? Non dovrebbe essere più importante la sostanza?» domandò lui amaramente.

Lei strinse le labbra in un accenno di stizza. «Non sei nella posizione di farmi lezioni di morale e sai perfettamente quanto mi infastidisca che la realtà venga modificata a proprio piacimento, per cui te lo chiedo nuovamente, potresti riprendere il tuo vero aspetto, Safael?»

Aurora intuì che per Elendiel, chiamare Safet con il suo nome di Arcangelo era stato un modo per sottolineare sia la considerazione che aveva per lui, sia la reale necessità di vederlo con il suo vero aspetto. Intuendo che Safet esitava ad esaudire la richiesta della sua antica moglie per non mettere lei a disagio, gli sussurrò. «Guarda che per me non è un problema».

Lui le prese una mano e gliela strinse per offrirle un ringraziamento silenzioso.

Ovviamente nessuna delle due cose sfuggì a Elendiel che comunque rimase impassibile.

Safet emise un lungo sospiro al termine del quale i presenti ebbero modo di ammirare un demone decisamente bello, apparentemente intorno alla quarantina, con folti capelli biondo ramati, occhi grigi e un naso ben disegnato e ricoperto da una spruzzata di minuscole lentiggini.

«Apperò, che manzo!» sfuggì ad Alissa a mezza voce.

«Suppongo di poterlo interpretare come un complimento, Signorina Alissa!» commentò Safet, scatenando l'ilarità di tutti i presenti, ad eccezione di Elendiel che comunque non riuscì a trattenere un mezzo sorrisetto.

«Si, cioè.. Certo.. Mi scusi, ma come fa a sapere come mi chiamo?» balbettò la ragazza che avrebbe voluto sprofondare per l'imbarazzo.

Yetunde alzò gli occhi al cielo. «Che domande fai, è un demone!»

Safet ridacchiò. «Io sarò anche un demone ma tu, poco fa, quando siamo entrati in sala ti sei rivolto a tua sorella chiamandola per nome. E non chiedermi come faccio a sapere che siete fratello e sorella… siete praticamente uguali!»

Yetunde arrossì vistosamente e decise che era meglio stare zitto e evitare ulteriori figure imbarazzanti.

«Sentite, visto che ormai si è fatto tardi, che ne dite di aiutarmi a preparare la cena, mia sorella stamattina ha fatto la spesa, abbiamo il frigorifero pieno di bistecche e braciole!» propose Renzo, per venire in soccorso dei due ragazzi che gli ispiravano una notevole simpatia.

«Me sembra un'ottima idea, francamente è stata 'na giornata piuttosto faticosa e due o tre bistecche de manzo ce starebbero bene 'na cifra!» commentò Razel allegramente

«Voi… mangiate carne?» gli domandò perplessa Elendiel.

«Eli...» L'Arcangelo sentendosi appellare con il diminutivo che aveva appena chiesto di non usare, lo fulminò con lo sguardo, ma lui non se ne preoccupò minimamente. «Te ricordo che qua dentro semo in maggioranza demoni e umani, che ce dovremo magnà, secondo te?»

«Io veramente sarei vegana» specificò Alissa un po' a disagio.

Razel le rivolse uno sguardo costernato. «Te sei appena guadagnata il Paradiso, regazzina, perché qualunque peccato commetterai nella vita tua, all'Inferno nun te ce voglio!»

La battuta di Razel diede il via a una seconda ondata di risate che contribuì a far scomparire del tutto la tensione accumulata nelle ultime ore.

Renzo si avvicinò ad Alissa per rassicurarla. «Non preoccuparti, abbiamo tutti i tipi di menu anche quello vegano.»


#


Atriel osservava Akenet severamente. Erano seduti entrambi sul letto, uno di fronte all'altra. Lui con la schiena poggiata al muro e lei, più piccola, contro lo schienale, piuttosto basso.

«Che hai da guardarmi così?» brontolò l'Arcidiavolo. «Mi sembrava che piangessi come una fontana davanti al tuo daddy ferito a morte. Pensavo fossi contenta che l'abbia reso di nuovo disponibile!»

«Figuriamoci se perdi un'occasione per fare l'imbecille!» ribatté lei.

Akenet fece un sorrisetto condito da un'espressione del tipo Embè, che ho detto di male?

«Safet non è mai stato il tipo da farsi storie con le studentesse e tanto meno il tipo che tradisce la sua compagna.»

«Infatti, francamente non si capisce cosa ci faccia all'Inferno!»

«Lo sai benissimo cosa ci fa! In ogni modo hai ragione, sono contenta che lo abbia aiutato, non si meritava di morire in quel modo.»

«E allora perché mi hai messo il muso? Sei contraria a questa momentanea alleanza con mio zio?»

Lei sbuffò e gli si sedette accanto. «Ma sei davvero così tonto o lo stai facendo apposta?»

Lui la guardò senza capire.

«E dai, Kenni, ma non ti sei accorto che la tua segretaria ha un enorme debole per te? Per la miseria le è crollata la faccia quando anziché chiedere a lei di seguirti in camera, lo hai chiesto a me!»

«Non dire fesserie, Etty. Palletta non è tipa da una botta e via!»

Atriel scosse la testa. «Non intendevo quello e comunque... Io invece sì?»

Ora, tu puoi anche essere uno degli Arcidiavoli più temuti dell'Inferno, il Secondo in comando di Lucifero in persona, nonché il Responsabile del Nono Girone, ma se una donna o, in questo caso specifico, una demone, con cui hai un qualsivoglia tipo di relazione intima, ti guarda con quell'espressione e ti fa una domanda con quel tono di voce, tu capisci di aver pestato una merda.

Esattamente come Akenet, che cercò di rimediare in qualche modo. «N .. no… ma che c'entra! Io e te siamo amici da tutta la vita, facciamo sesso perché ci sta bene così!»

Atriel rise e gli diede un buffetto affettuoso su una guancia. «Adoro quando riesco a farti balbettare!»

Lui la guardò con gli occhi sottili e rossi per un istante, poi sorrise, la tirò accanto a sé e le passò il braccio sano intorno alle spalle. «In ogni modo ti ho chiesto di seguirmi perché volevo chiederti cosa sai dell'alleanza tra Zamesh e quei due cretini di Zoel e Krastet.»

Lei gli strinse la mano che le penzolava sulla spalla e rispose. «Purtroppo non so niente oltre a quello che immagino ti abbia già detto Adel: Safet è stato catturato per loro ordine e torturato da Zamesh, più per il gusto di farlo che per una reale necessità.»

Akenet sbuffò. «Hanno liberato uno dei miei dannati che odia Azaele e lo hanno messo al comando di un gruppo di demoni che stamattina ha attaccato con l'obiettivo di ammazzare tutti e rapire la bambina strappandola dal ventre della sua compagna!»

Atriel inorridì. «Ma è spaventoso ed è anche una pessima notizia per te. Zamesh deve essersi alleato con loro, per tentare nuovamente di usurparti il trono del Nono Girone!»

«È quello che penso anche io. Devi andartene, Atriel, tra non molto attaccheranno di nuovo, non voglio coinvolgerti!»

«Sono già coinvolta, Kenni, e non ho intenzione di starne fuori!»

«Etty…»

«Non insistere, ho già deciso. La volta scorsa sono stata al tuo fianco, dalla parte sbagliata, ora ho l'opportunità di rimediare ai miei errori stando di nuovo al tuo fianco, ma dalla parte giusta!»

Akenet poggiò la nuca contro il muro. «Chi ti dice che stavolta siamo dalla parte giusta?»

Lei sorrise. «Gabriel, Safet e Razel che combattono insieme per proteggere Azaele e la sua famiglia.»

«Forse» commentò lui. «In ogni modo non ho intenzione di rinunciare a prendermi la figlia di Azaele. È troppo importante per noi!»

Atriel lo guardò scandalizzata. «Non puoi fare una cosa del genere a tuo cugino!»

Akenet si rabbuiò. «Sono un Arcidiavolo. Il mio dovere è cercare di liberare la nostra gente dalla schiavitù dell'Inferno!»

«Ma lo sai benissimo che è una fesseria, un mito a cui non crede nessuno!»

«Ti sbagli. La maggior parte dei demoni ci crede, sono davvero convinti che un giorno un ibrido mezzo umano e mezzo demone li libererà dalla condanna eterna!»

Atriel allontanò la schiena dal muro e si girò verso l'amico. «È solo un mito, rapire un innocente non migliorerà in alcun modo la nostra vita. Ti prego Kenni, non fare una cosa così tremenda ad Azaele. Lui non lo accetterà e finirete per combattere tra voi!»

Akenet non rispose e Atriel continuò, sempre più preoccupata. «Kenni, per favore, Azaele somiglia a suo padre: sembra uno svampito ma è un guerriero in gamba. Tu però sei molto più forte. Lui non si arrenderà mai e finirai per doverlo uccidere. Vuoi davvero aggiungere questo peso a tutti gli altri che già devi sopportare? E hai pensato a come reagirà tuo zio Gabriel? E se finiste per ammazzarvi a vicenda?»

Lui diede un pugno sul muro e commentò rabbiosamente. «Non mi interessa come reagirà zio Gabriel, te lo ripeto sono un Arcidiavolo, ho dei doveri!»

Lei si alzò dal letto irritata ma prima di andarsene fece un ultimo tentativo per far cambiare idea all'amico. «Pensi davvero di avere dei doveri o credi piuttosto che per continuare a meritare il trono di Secondo in Comando, devi dimostrare a Lucifero che puoi essere crudele quanto Zamesh?»

La domanda colpì nel segno. «Non ho bisogno di dimostrare niente a nessuno, ho avuto quel trono perché me lo sono meritato!» rispose freddamente Akenet.

«E allora non comportarti come se avessi paura di essere giudicato debole, Kenni! Comportarsi in modo onorevole è una dimostrazione di forza e non di debolezza, ricordi? Me lo ha insegnato un ragazzino dagli occhi color pervinca molti millenni fa!»

«Quel ragazzino ha smesso di esistere quando i suoi occhi sono diventati completamente neri e bui!» Rispose lui amaramente.

Lei non aggiunse altro, si limitò a scuotere la testa e uscire dalla camera chiudendosi dietro la porta.

Mentre attraversava il corridoio sentì delle voci allegre, incuriosita le seguì fino ad arrivare nella “sala da pranzo” dove angeli, demoni e umani avevano appena finito di apparecchiare tutti insieme e si stavano preparando a cenare. Cercò con lo sguardo una persona in particolare. «Forse lei riuscirà a farlo ragionare» pensò speranzosa.


#


Adel vide Atriel rientrare nella sala della colazione scura in volto e si chiese cosa potesse essere successo. Sospirò, pensando che in fondo non erano fatti suoi e che se Akenet e Atriel stavano insieme lei avrebbe dovuto farsene una ragione. Che poi era meglio così, non bisognava mischiare lavoro e sentimenti, non era… Professionale.

Si girò verso Ariel e gli chiese se poteva passargli una braciola. Ariel le sorrise e avvicinò il vassoio con la carne. Lui e Adel avevano scambiato due chiacchiere mentre apparecchiavano e l'angelo si era un po' stupito nel rendersi conto che pur essendo una demone la trovava molto simpatica e, cosa che non guastava, decisamente carina.

La piccola demone stava per apprestarsi ad assaggiare la braciole quando si sentì picchiettare su una spalla. Con sorpresa vide che si trattava di Atriel che le domandò sorridendo «Possiamo parlare un momento?»

«È urgente? Ho appena cominciato a cenare!»

«Abbastanza!»

«Ok!»

Adel si alzò e seguì Atriel in giardino preparando mentalmente il discorso in cui negava decisamente qualsiasi interesse sentimentale nei confronti di Akenet.

Quando furono lontane da orecchie indiscrete, Atriel si fermò e le domandò gentilmente «Potresti portare da mangiare ad Akenet? È ancora un po' debole e poi non credo sia dell'umore per unirsi a questa baraonda.»

Adel sospirò di sollievo, forse era riuscita a nascondere abbastanza bene i suoi sentimenti!

«Vuole mangiare subito o pensi che possa finire la mia cena?»

«Finisci pure, ma non farlo aspettare troppo. Lo conosci. Si irrita facilmente»

La piccola demone annuì timidamente.

«A proposito, quando sei lì prova a parlargli, è arrabbiato per essere stato ferito e catturato da Gabriel e sta dicendo un mucchio di sciocchezze, sono sicura che tu puoi riuscire a farlo ragionare.»

Adel arrossì senza rendersene conto. «Io?»

Atriel ridacchiò dentro di sé.

«Chi altro? Si tratta di cose di lavoro, sai tutte quelle stupidaggini sull'Alfiere del male. Si è fissato che quando nascerà, deve rapire la figlia di Azaele! Figurati, Gabriel e Safet non glielo permetteranno mai, finirà per farsi ammazzare!»

Adel sbiancò, non si era mai resa conto che il rapimento della bambina avrebbe portato inevitabilmente a un duro scontro tra Akenet e Azaele e che qualcuno sarebbe potuto morire.

Atriel si accorse del turbamento di Adel e cercò di consolarla e allo stesso tempo incoraggiarla.

«Tu sei la collaboratrice di cui si fida di più, se proverai a farlo ragionare. Ti ascolterà.»

«Lo credi davvero?»

«Ne sono sicura!» rispose Atriel sorridendo. «Dai, ora andiamo a mangiare, questo profumino di bistecche arrosto ha fatto venire fame anche a me!»

Le due demoni tornarono in sala da pranzo. Atriel cercò un posto libero e Kafresh le sorrise indicando una sedia vuota accanto a lui. Accettò volentieri l'invito. Il demone idraulico era decisamente un bel ragazzo e aveva anche uno sguardo sveglio, cosa che all’Inferno non era molto comune.

«Tutto bene tra te e Adel?» domandò Kafresh un po' preoccupato.

«Certo perché?» domandò lei sorpresa.

«Ho visto che parlavate e visto quello che c'è tra te e Akenet...»

«Cosa c'è tra me e Akenet?» domandò lei infilzando un boccone di carne con la forchetta e rigirandolo un po' prima di infilarlo in bocca.

Kafresh non si lasciò smontare. «Guarda che ce li ho, gli occhi, anche se mi faccio gli affari miei.»

Atriel iniziò a masticare il boccone e rispose con la bocca piena. «Sicuramente farsi gli affari propri è una buona abitudine. Tu e Adel siete amici?»

«Recentemente mi ha salvato la vita, e si, siamo amici. Mi dispiacerebbe se dovesse passare qualche guaio perché qualcuno è geloso di lei!»

La demone rise. «Io e Akenet siamo molto più che amanti, biondino. Siamo amici da tutta la vita.»

«E questo cosa significa?» domandò Kafresh.

«Che sarei felice se avesse finalmente la persona giusta al suo fianco!»

Il demone la guardò incerto.

«Quei due hanno bisogno di un piccolo aiutino, non credi?» suggerì lei con un sorriso malizioso.

«E tu hai deciso di dare una mano?»

«Esattamente!» rispose Atriel inghiottendo il suo boccone mentre osservava soddisfatta Adel preparare un vassoio con alcune bistecche e braciole e un bicchiere di vino.


#


Adel entrò nella camera di Akenet «Le ho portato qualcosa da mangiare, Signore!»

«Poggialo lì!» Ordinò l'Arcidiavolo indicando un comodino a lato dell'ampio letto matrimoniale.

Adel poggiò delicatamente il vassoio.

Akenet notò che sembrava stanca e un po' triste e soprattutto non riusciva a guardarlo negli occhi. Lo trovò strano, Adel nonostante la timidezza non aveva mai evitato di sostenere il suo sguardo, era una cosa che gli era sempre piaciuta di lei. Ripensò a quello che aveva detto Atriel e cercò di mostrarsi gentile.

«Che hai?» Domandò.

Adel si passò velocemente una mano sul viso sperando che il suo capo non avesse notato la lacrima furtiva che le era scivolata lungo una guancia, ma che in realtà lui aveva visto benissimo.

«È colpa mia se è stato ferito, avrei dovuto avvertirla che stava arrivando Gabriel, ma lui è stato così veloce e io…, io non ricordavo che gli Arcangeli fossero tanto veloci, la capisco se non si fida più di me» rispose avvilita.

Akenet fece spallucce. «Non è colpa tua. Gabriel è un guerriero estremamente forte. Non è detto che sarebbe andata diversamente se mi avessi avvertito e comunque è stato proprio il fatto di essere stato preso alla sprovvista che mi ha salvato. Vedermi a terra ferito lo ha trattenuto dall'ammazzarmi» ammise.

Adel si stupì, era la prima volta che sentiva il suo capo parlare di qualcuno con tanto rispetto.

«Ora si sente meglio?»

«Si, la ferita si è quasi rimarginata del tutto.»

«Ne sono felice» disse Adel e poi dopo un attimo di esitazione aggiunse «Se la sente di parlare?»

L'arcidiavolo sbuffò. «No. Sono stanco. Potrai aggiornarmi domani mattina.»

Adel non osò insistere. «Allora, se non ha bisogno di altro, io andrei.»

Akenet la osservò mentre lo guardava con quel sorriso dolce e un po' timido; il suo sguardo si soffermò sulle piccole mani che non gli sarebbe affatto dispiaciuto se lo avessero accarezzato dappertutto. Ancora meno gli sarebbe dispiaciuto sentire il corpo morbido di Adel stretto contro il suo.

Pensandoci bene si rese conto che aveva effettivamente bisogno di altro da lei, più esattamente di averla con sé sotto le lenzuola.

«Aspetta!»

Adel lo guardò in attesa.

Lui si sedette sul bordo del letto e grattandosi una guancia per nascondere un leggero imbarazzo rifletté sul modo migliore per proporle di restare. Non voleva spaventarla e nemmeno che si sentisse obbligata solo perché era il suo capo.

Alla fine optò per introdurre l'argomento con un generico «Posso farti una domanda un po' personale, Palletta?»

Adel ne rimase stupita e anche un po' lusingata. Akenet non si era mai interessato della sua vita privata. «Ma certo, Signore!»

L'Arcidiavolo fece vagare lo sguardo per la camera per qualche istante, tossichiò incerto, e infine si decise. «Ti andrebbe di scopare?»

Adel diventò paonazza e balbettò «Po… potrebbe circostanziare meglio la domanda, Signore?»

Lui si protese verso di lei, la afferrò delicatamente per i fianchi e la avvicinò a sé. «Ti andrebbe di scopare. Con me. Su questo letto. Adesso. Così è abbastanza circostanziata?»

«Decisamente si. Signore!» rispose lei ancora imbarazzata.

«E quindi…?» Domandò lui con un tono di voce che tradiva una certa aspettativa.

Adel spostò lo sguardo sul letto matrimoniale, decise che le lenzuola di seta color crema non erano fondamentali, tornò sul bellissimo viso di Akenet e rispose timidamente. «Bé… si!»

Quindi lo avvolse in un tenero abbraccio e lo sorprese con un arrapantissimo bacio alla francese.




   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: AlbAM