Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Biblioteca    20/08/2023    1 recensioni
E se Harry non fosse mai cresciuto con i Dursley?
Se la McGrannitt, Hagrid e Piton, di comune accordo (e con molti complici) avessero deciso di portare Harry a Hogwarts prima del tempo e di crescerlo al sicuro?
Harry Potter sarebbe sicuramente stato diverso, al primo anno come ai successivi. Ma come e quanto sarebbe cambiato? E perchè?
In questa prima storia (che inizia la notte prima dei suoi undici anni e finisce con il suo smistamento) voglio presentarvi un Harry Potter diverso e vedere, insieme a voi, se può diventare un personaggio interessante su cui lavorare o restare solo una fantasia di una storia diversa dalle solite...
Genere: Fantasy, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Minerva McGranitt, Rubeus Hagrid, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Seduto sul letto dentro la stanza sotterranea, Harry stava sorseggiando una cioccolata calda assieme a Hagrid.
Era dicembre e il giardino era già svuotato di molti degli studenti. Ma non tutti rincasavano per le vacanze di natale. Il capodanno a Hogwarts prevedeva festeggiamenti sobri ma allegri, che Harry osservava malinconicamente dalle finestre incantate.
“Quest’anno nuovo, a luglio, saprò la verità.” Mormorò Harry.
“Certo Harry! Infatti! Beh… non so quanto saremo in grado di dirti in realtà. Ma sì ti parleremo di cosa è successo ai tuoi genitori con chiarezza, questo è certo.”
Harry si era tolto i baffi con il dorso della mano: “Perché accennate sempre al fatto che non potrete raccontarmi tutto? Perché non potete farlo?”
“Beh Harry, non possiamo perché è molto difficile raccontare qualcosa di cui noi stessi non siamo sicuri. E, anche se hai scoperto di essere un mago con un certo anticipo, non significa che tu stesso hai tutti gli elementi per capire quanto ti viene raccontato. Anch’io ancora oggi ho difficoltà a capire tante cose.”
Harry annuì bevendo dalla tazza lentamente.
Le vacanze gli piacevano perché Hagrid, Minerva e Severus avevano più tempo per andarlo a trovare, ma rimaneva importante godersi ogni momento della loro presenza.
“Hagrid, me lo direte tutti e tre o parlerà solo uno di voi?”
Hagrid arricciò le labbra pensieroso.
“Non so Harry… Non ci abbiamo pensato ancora…”
Harry aveva poggiato la tazza sul vassoio fluttuante. Aveva scoperto solo quel giorno che Hagrid ancora poteva fare qualche magia grazie al suo ombrello, dove aveva inserito la punta della sua bacchetta.
Si fece coraggiò e domandò: “Hagrid, mi dispiace di chiedertelo, ma ho bisogno di saperlo: perché ti hanno permesso di restare quando ti hanno espulso?”
“Oh è stato tutto merito del professor Silente! Allora non era ancora preside, ma è riuscito con la sua intercessione a evitare il peggio per me! Aveva capito subito che…” si interruppe e si schiarì la voce “… Che le accuse che alcuni studenti avevano fatto contro di me erano infondate. Sai, è stato proprio lui, insieme a Minerva McGrannitt, ad aiutarmi a mettere la punta della bacchetta nel mio ombrello!”
“E non c’è stato nessuno studente che ti ha difeso?”
Hagrid non rispose subito. I suoi occhi rimasero per un intero minuto a fissare la tazza ancora piena per metà.
“Non porto rancore verso nessuno dei miei compagni Harry, devi credermi…” disse Hagrid con un tono che Harry non aveva mai sentito prima “…Il rancore è una cosa brutta e una perdita di tempo. E in qualche modo, ho sempre saputo che per il mio essere mezzogigante ispiro una naturale paura sugli altri. Per quanto qualcosa potesse darmi fastidio, o farmi male, il mio scopo è cercare di vivere sereno, come credo lo sia per tutte le creature magiche. Forse anche per questo sono affascinato da loro. A quei tempi, quando tutto è successo intendo, ero arrabbiato. Ma ora che sono cresciuto… ora riesco a capire.”
Harry si pentì della domanda che gli aveva fatto. Anche perché notò che uno degli occhi di Hagrid aveva lasciato cadere una lacrima sulla folta barba scura.
“E comunque, credo di essere stato molto più felice da assistente che da studente!” esclamò tornando allegro “Meno compiti, più responsabilità pratiche! Non sono mai stato un asso nella lettura, ma se c’è da spostare un tronco o da stanare uno gnomo o cacciare via una manticora, io sono il migliore a Hogwarts! Anche se le manticore preferirei non incontrarle.”
Hagrid fece un occhiolino a Harry che sorrise a sua volta. In effetti, da come gli erano state descritte, le manticore sembravano anche a lui molto spaventose.
“E poi, gli studenti hanno iniziato a trattarmi bene! Non tutti si intende, ma molti sì! Ti ho mai raccontato di quella volta che ho offerto un tè a tua madre?”
Harry si era drizzato sul letto: “No.”
“Beh, tua madre era fuori ed è scoppiato un acquazzone pazzesco. Io le ho urlato se voleva entrare nella mia capanna e lei lo ha fatto senza esitare. Abbiamo preso un tè e mi ha raccontato un sacco di cose sulla sua vita babbana! Sai io con i babbani non vado molto d’accordo, ma ammetto di essere curioso di tante cose del loro mondo… Beh lei me le ha spiegate! Mi ha detto come funziona la scuola lì, mi ha detto che i suoi genitori erano così fieri di lei quando avevano saputo che era una strega, tanto che lei aveva dovuto fargli leggere una copia del regolamento che imponeva agli studenti di non fare magie fuori dalla scuola. Mi raccontò anche di come sua sorella l’avesse costretta i primi anni a consegnare delle lettere a Albus Silente per farsi ammettere pur non avendo poteri magici.”
La notizia colpì Harry in pieno petto come una pallonata tirata da Dudley.
Allora sua zia Petunia dopotutto non aveva sempre odiato la magia!
“Era molto dispiaciuta per lei, penso volesse sfogarsi un po'” proseguì Hagrid senza notare il suo cambio d’umore “perché Petunia nella scuola babbana non si trovava affatto bene, la prendevano in giro tutti. A Lily non piacevano queste cose, neanche quando succedevano qui. Per questo quando Piton…” Hagrid si interruppe all’improvviso poi fissò Harry “…ok, rimanga tra noi Harry: Piton veniva spesso preso in giro e tua madre non approvava questa cosa. Ma mi raccomando, io non ti ho detto nulla. Comunque, Petunia anche veniva spesso presa in giro e accusava i genitori di preferire Lily a lei e per questo, quando tornava a casa dalle vacanze la evitava sempre. Lily aveva iniziato a non tornare a casa alle vacanze di Natale proprio per non disturbare, ma i genitori le mandavano sempre tanti regali. Beh non ci crederai mai, ma dopo quella conversazione davanti a tè e biscotti, tua madre mi ha spesso portato dei pensierini nelle date importanti, come Natale appunto. Biscotti, dolcetti e anche leccornie babbane, cose che nel nostro mondo non ci sono. Sia chiaro, qui a Hogwarts abbiamo il ricettario di Tosca Tassorosso, che era una gran signora e abilissima a cucinare. Vedeva nel cibo una parte importantissima della vita di un mago e desiderava che ogni studente avesse sempre la pancia piena. Ma anche i babbani non se la cavano male! Soprattutto con quelle cose… quelle che stanno avvolte in quei sacchetti….”
“Le merendine?” tentò Harry.
“Ecco esatto quelle! Alcune di quelle tua madre me le fece assaggiare ed erano molto buone!”
Hagrid era andato via con il vassoio poco dopo, lasciando Harry ai suoi pensieri. Non era cambiata molto la sua opinione su Privet Drive: piuttosto che tornare lì, avrebbe preferito affrontare una manticora.
Ma quella notizia su zia Petunia gli aveva fatto provare nei confronti di quella donna un senso di pena profondo. Sapeva che sua madre era anche bella d’aspetto, la notizia era stata confermata da tutti (Piton, Hagrid e McGrannitt) in separate sedi. Quindi oltre a non poter competere in fatto di magia, chissà quante volte zia Petunia si era sentita frustrata anche per l’aspetto. Harry aveva già visto quel meccanismo in passato, tra compagne di scuola, che già da bambine mostravano una propensione alla vanità e al disprezzo per chi era diversa. Mentre tra bambini era importante la stazza e la forza fisica, ma alla fine si tratta della stessa identica cosa espressa in modo diverso.
Provò all’improvviso una tristezza pazzesca a immaginare Petunia che scriveva una lettera chiedendo di poter studiare insieme a sua sorella.
Poi però un pensiero spazzò via ogni pietà: Petunia non l’aveva fatto perché voleva bene alla sua mamma, ma solo perché era stata gelosa di lei. E la magia, probabilmente la voleva soltanto in quanto gran prepotente! Se avesse voluto davvero bene a sua madre, non lo avrebbe mai trattato così male!
Un motivo più per sperare di non rivedere i Dursley.
 
Rimasto di nuovo momentaneamente solo nella capanna, Harry aveva preso a spazzolare Quercia come gli era stato insegnato da Hagrid.
Questi, insieme a Piton, era rientrato nella capanna su ordine di Minerva dopo che questa aveva finito di raccontare la verità a Harry. Poi i tre adulti erano usciti per ultimare i preparativi della partenza verso il mondo babbano, ma non prima che Hagrid avesse insegnato a Harry come spazzolare il puledro. Poi, il mezzogigante aveva messo un secondo biberon ricolmo sul fuoco.
“Appena hai finito, usa i guantoni per prenderlo e daglielo tutto. Visto che almeno un paio di giorni dovrà stare digiuno, più ha la pancia piena, meglio è.”
Mentre dal manto della creatura Harry passava con un pettine diverso alla corta criniera, il bambino non riusciva a fare a meno di sentirsi deluso. A provocargli quella fastidiosa sensazione erano due cose: l’annullamento della promessa di non rivedere mai più i Dursley e il fatto di non sapere ancora tutta la verità sulla morte dei suoi genitori. Il nome del mago in particolare, un mago talmente temuto da essere innominabile, così potente e grande da distruggere un’intera casa ma non abbastanza da uccidere lui da neonato... Qualcosa nel profondo diceva a Harry che quanto successo non era stato per merito suo. Ci doveva essere per forza un’altra spiegazione.
“Dudley mi ha sempre fatto tutto quello che a lui piaceva, quando riusciva a prendermi.” Bisbigliò rivolto a Quercia “E io invece sarei stato in grado di sconfiggere un mago potentissimo? Non ha senso.”
Il puledro emise un verso e mordicchiò la manica di Harry.
Questi sorrise e mise via la spazzola.
“Beh, sai che ti dico, spero che almeno riusciremo a scoprire chi è che ha ucciso la tua mamma e a metterlo in prigione. A quanto mi hanno detto, esiste una prigione speciale per i maghi, nel mondo dei maghi. Chissà, magari il mago che voleva uccidere i miei genitori sarebbe potuto essere rinchiuso lì… Perché ad esempio, invece di nascondersi non gli hanno teso una trappola? E come ha fatto lui a scoprirli?”
Harry si sentì profondamente frustrato, mentre infilava le grosse presine di Hagrid e prendeva con difficoltà il caldo biberon.
Sapere la verità, invece di schiarirgli le idee, aveva solo riempito la sua testa di altre domande.
Domande alle quali, si rese conto, avrebbe dovuto trovare da solo una risposta. Sentiva che tanto la McGrannitt, quanto Hagrid, quanto Piton, non avrebbero risposto più a nessuna sua domanda, almeno per un po'.
Quercia trangugiò il latte con velocità spaventosa, cosa che un po' deluse Harry. Non aveva alcuna voglia di andare dai Dursley, voleva restare ancora nella capanna insieme al suo nuovo amico.
Un terribile pensiero si formò nella sua testa: la possibilità che se non ci fosse stato Quercia e lui non gli avesse d’istinto dato da mangiare, lo avrebbero lasciato lì, a Privet Drive.
“No, non arriverebbero mai a quello.” Mormorò una voce dal profondo del cuore di Harry, interrompendo quel brutto pensiero.
Il bambino abbracciò la creatura.
“Adesso devo andare via Quercia. Ancora non ho capito cosa devo fare, ma cercherò di farlo il prima possibile, va bene? Così posso tornare e aiutarti a crescere.”
Il puledro sembrò capire quanto Harry gli stava dicendo perché emise un nitrito calmo e strofinò forte la punta del muso sulla sua schiena. Lo accompagnò alla porta ma non provò a uscire insieme a lui. Harry non potè fare a meno, mentre chiudeva, di ammirare gli occhi della creatura che lo fissavano malinconici.
 
Era ancora buio pesto. Harry trovò ad aspettarlo fuori i tre adulti riuniti attorno alla motocicletta di Hagrid.
“Ascolta Potter, odio doverlo fare quanto te, se non di più.” Esordì Piton appena lo vide arrivare “Perciò ci sbrighiamo.”
“Ma non so cosa devo fare, ancora.”
“Ti spiegherò tutto.” Piton gli mise in mano un casco con degli occhialetti “Ora Sali”.
Lui stesso ne indossò uno e Harry dovette trattenersi dal ridere perché vedeva che il naso sporgeva oltre gli stessi e sembrava ancora più lungo.
“Non devi aver paura Potter, ho fiducia che tutto andrà per il meglio!” esordì la McGrannitt, poi si girò verso Hagrid “Quando li ha portati dove devi, torna qui immediatamente.”
“Sissignora!” esclamò il mezzogigante, calcandosi gli occhialetti.
Harry montò sul sidecar insieme a Piton e sentì il mezzo mettersi in moto e avanzare lungo il pratone. In quel momento, la porta della capanna si spalancò e il puledro uscì galoppando verso di loro.
“Quercia! Torna dentro!” urlò Harry. Ma l’animale li aveva raggiunti e lo fissava in silenzio. Harry fu sicuro di vedere nel suo sguardo una luce diversa: capì che l’animale era lì solo per salutarlo e fargli coraggio, non per paura.
“Tornerò presto! Te lo prometto!” urlò il bambino quando la moto prese finalmente il volo. Quercia galoppò un altro po', poi si impennò per nitrire forte. Rimase seduto tra l’erba a osservare le luci dei fanali che sparivano nell’oscurità della notte.

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Biblioteca