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Autore: Lily Liddell    20/08/2023    0 recensioni
Un essere umano e Loki collaborano da anni, finché qualcosa non disturba la loro pacifica relazione di fedele-venerato.
Per poter continuare ad avere il dominio del caos, Loki dovrà affidarsi ai suoi seguaci e ad altre divinità, altrimenti potrebbe essere la fine dei giochi per il dio degli inganni.
Si prospetta una lunga avventura.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Violenza
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«Aspetta, aspetta...» Maggie si era dovuta sedere al tavolo dell'altare perché quella notizia l'aveva lasciata senza fiato. Continuava a fissare Loki con i suoi grandi occhi marroni, nella speranza che lui si mettesse a ridere, facendole credere di essere caduta in un altro dei suoi scherzi.

Il dio degli inganni, invece, era serio. Si strinse nelle spalle e sospirò. «Girano voci strane, ho provato a contattare l'Alfather e non ci sono riuscito. Così ho sentito Thor... gli ho chiesto di fare due domande in giro, perché magari il padre degli dèi non aveva tanta voglia di parlare con me».

«Quindi?»

«Quindi niente. Nemmeno Thor è riuscito a trovare Odino. Non si trovano nemmeno i suoi corvi. Abbiamo chiesto a Heimdall di tenere d'occhio ancora meglio il passaggio del Bifrost, perché crediamo che sia qui, a Midgard...»

«Okay... e questa guerra?» era quella la parte che preoccupava di più Maggie. Agli dèi fare la guerra piaceva da morire. Molto più che agli uomini... e questo è tutto dire.

Loki si mise a giocare con le statuette sul suo altare. «Non ne sappiamo ancora molto, a dire il vero. Ma la voce che Odino sia scomparso ha iniziato a diffondersi. Senza uno dei capisaldi del pantheon nordico gli altri potrebbero iniziare a farsi strane idee... sarebbe il Caos».

«Credevo che tu ci sguazzassi nel caos...» obiettò Maggie, confusa.

Loki poggiò la statuetta di un cavallo e prese in mano quella di un ragno, se la rigirò fra le mani. «C'è caos e caos. Con Odino al comando del pantheon nordico, noi siamo uno dei più venerati e forti, quasi al pari di quello greco-romano... il caos è contenuto e noi siamo liberi di fare quello che vogliamo... io sono libero di fare quello che voglio. Senza Odino a fare da guida, l'equilibrio si spezza, il caos prende il sopravvento, gli altri pantheon ci sovrastano e io non sono più libero di fare come mi pare... adesso è tutto chiaro?» la spiegazione di Loki finì in un silenzio tombale, lui porse a Maggie la statuetta del ragno. «Contatta i tuoi amici. Hai una tela di conoscenze e collaboratori sufficientemente ampia da poter trovare qualche informazione utile».

«Posso chiedere ai Ragni di Marte...» cominciò Maggie, mettendo a posto la statuetta.

Loki intanto estrasse una rosa rossa dal suo cappotto e la porse a Maggie. «I miei seguaci potrebbero sapere qualcosa, ma per sicurezza chiedi anche a qualcun altro. Un'offerta di pace». 

Appena Maggie prese in mano la rosa Loki scomparve. Sentì lo stomaco contorcersi e il cuore mancarle un battito. Sapeva perfettamente per chi fosse destinato il fiore.

Maggie passò tutto il resto della giornata senza fare assolutamente nulla. Fissava e fissava la rosa che Loki le aveva consegnato, sperando fosse un incubo. Purtroppo, le ore passavano e lei dovette prepararsi per andare a lavoro.

Mandò un messaggio a Robert, chiedendo ancora una volta di venire al locale, poi uscì nel freddo di novembre.

La metropolitana non era troppo distante da casa sua, e da Fulham Broadway fino a Piccadilly Circus erano meno di venti minuti, da lì a Soho, il quartiere dove si trovava il suo locale erano un'altra manciata di minuti a piedi.

L'insegna del locale "The Spiders From Mars" (i Ragni di Marte) era ancora spenta. Maggie era lì in perfetto orario. Aprì con le sue chiavi e si ritrovò in un locale ancora in allestimento.

Una volta a settimana – il sabato sera – era la serata dedicata a David Bowie, il che voleva dire che avrebbero trasmesso solo sue canzoni. Siccome era anche il secondo sabato del mese quel sabato coincideva anche con la serata drag. Sul palco si sarebbero potuti esibire persone in drag, di solito erano sempre i soliti due o tre clienti e performer che allietavano la serata a tutti gli altri.

«Ha fatto visita anche a te?» una voce che Maggie conosceva fin troppo bene la fece sussultare. Si voltò per vedere Parker la persona proprietaria del locale, quasi completamente in drag, pronta per le sue esibizioni.

Parker era una persona non binaria di trent'anni, che fin dalla tenera età aveva amato la musica e in particolare il Rock degli anni '80. Aveva iniziato a seguire Loki circa dieci anni prima e aveva conosciuto Maggie; insieme avevano dato vita prima al gruppo dei Ragni di Marte e poi al locale.

Parker aveva la faccia truccata come Ziggy Stardust e il costume di scena di Arlecchino – ancora doveva indossare la parrucca, per il momento i suoi capelli biondo cenere naturale erano completamente laccati all'indietro.

«Per mettermi ansia con storie di guerre e di Odino che scompare? Sì» rispose Maggie, almeno adesso era lì... era al sicuro, era con la sua famiglia. «Forse stasera viene anche Robert...» aggiunse, con la consapevolezza di chi ci stava già sperando fin troppo.

Gli occhi di Parker si illuminarono e un sorrisetto divertito apparve sulle sue labbra disegnate. «Avete finalmente chiarito?»

«Più o meno... gli ho chiesto di venire, magari si sblocca...»

«Per come me lo hai descritto la vedo dura. Dai, vatti a cambiare!» la incitò, con una spintarella amichevole e una risata.

Maggie non aveva una divisa, ma il dresscode del locale non prevedeva i pantaloni della tuta che aveva indossato per venire al lavoro.

Nei camerini, sul retro, si cambiò con dei pantaloni di pelle nera e un vecchio top semitrasparente a rete, poi indossò i suoi stivali. Indossò anche un collare di pelle, al posto dell'anello, però, c'era una targhetta sulla quale vi era incisa una runa: 𐌙, Algiz, per protezione. Si aggiustò il trucco, ispirandosi a Bowie, e quando aveva finito di prepararsi il locale era già aperto.

Maggie serviva dietro al bancone, non aveva tanta voglia di chiacchierare con i clienti – quella era la specialità di Parker.

La serata Bowie portava sempre un sacco di clienti, e la musica era sempre favolosa. In più le performance drag erano un toccasana per la mente e il cuore. Quella era di sicuro la serata preferita di Maggie.

Mentre puliva il bancone con uno straccio teneva anche d'occhio il palco. Parker aveva appena concluso la sua esibizione di "Starman" e aveva ceduto il posto a un altro performer, quando con la coda dell'occhio vide Robert che si avvicinava al bancone.

«Ce l'hai fatta!» trillò Maggie, felice.

Robert sorrise, guardandosi intorno. Era chiaramente un po' a disagio, ma sembrava contento di essere lì. «Stai bene così...» indicò l'outfit di Maggie, poi il resto del locale. «Ti si addice».

Lui non aveva nulla di insolito nel suo abbigliamento: jeans e t-shirt. Maggie avrebbe dovuto dirgli che era una serata a tema perché sicuramente lui aveva qualche maglietta di Bowie nell'armadio. 

«Grazie, ti offro da bere,» sorrise, un sorriso genuino. Quel passo verso di lei era importante, non si aspettava che sarebbe venuto.

Bevvero qualche drink insieme e assistettero a qualche esibizione. Maggie riuscì anche a presentargli Parker prima di venire interrotti da una voce aggressiva, proveniente dalla folla di clienti.

«Ehi! Ma tu guarda un po'... che coincidenza!»

Robert s'irrigidì e parve diventare una statua di ghiaccio, nemmeno si voltò.

Maggie riconobbe immediatamente la voce di David, l'ex marito di Robert che l'aveva lasciato un anno prima.

Era lì davanti, adesso, e non era solo. Era in compagnia di un uomo biondo. Che faccia tosta.

Quado Robert trovò il coraggio di voltarsi e si ritrovò davanti non solo David ma anche Stephen, colui per cui era stato lasciato, la sua espressione cambiò radicalmente. Da spaesata divenne una maschera di rabbia. Maggie gli poggiò una mano sulla spalla.

«Che cazzo ci fate qui?» ringhiò lui, quasi sottovoce.

«Non possiamo più visitare un locale?» sbuffò David, divertito.

Robert si voltò verso Maggie, quello sguardo ricolmo di rabbia rivolto verso di lei la colpì come una lama dritta al cuore. «C'entri tu?»

In un anno non aveva mai messo piede lì dentro. «No» la risposta fu secca.

«Chi è la tua amica?» fece David, ancora più beffardo.

Maggie sollevò gli occhi al cielo. «Dave, non fare lo stronzo. Hai vissuto per anni al piano sopra al mio...»

«Oh, non ti avevo riconosciuta, scusa...» sembrava sincero, a dire il vero. Come se in tutti quegli anni nemmeno le avesse prestato attenzione.

Stephen sembrava volersi nascondere dietro il bancone, mentre David e Robert continuavano a lanciarsi frecciatine dritte in faccia.

Maggie decise di allontanarsi, stanca. Non era così che prevedeva andasse la serata.

Proprio in quel momento, qualcuno esultò da qualche parte del locale e si voltò per vedere una donna alta due metri tracannare un boccale di birra. In un primo momento pensava fosse una delle drag queen, poi si rese conto che quella chioma rosso fuoco era un po' troppo familiare.

Si avvicinò abbastanza per vedere bene cosa stesse succedendo. Loki era nel bel mezzo di una gara di bevute. E ovviamente stava vincendo.

Quando il povero malcapitato che l'aveva sfidata era svenuto a terra, lei si avvicinò a Maggie. «Allora? Come va la serata?»

«È opera tua?» chiese Maggie, senza girarci intorno, indicando con un cenno di capo Robert e David che litigavano.

Loki si strinse nelle spalle, un sorriso obliquo le piegò le labbra. «Potrei aver fatto volare un volantino di questa serata fra le mani di Stephen... ma è stato lui a decidere di dirlo a David ed è stato David a decidere di venire. Sei stata tu a decidere di invitare oggi Robert ed è stato Robert a decidere di venire oggi... quindi non lo so... è opera mia? Io ho solo mosso una folata di vento».

«Ti odio».

«No... tu lo adori» gli occhi smeraldo di Loki brillavano di luce propria, i suoi capelli fiammanti sembravano vivi. «Abbraccia il caos, accoglilo... accettalo» una carezza si poggiò sulla guancia di Maggie, fermandosi sul collare, le dita di Loki sfiorarono il ciondolo. «Come puoi affrontare quello che ti aspetta se non affronti nemmeno il caos della tua vita?» le mani di Loki si spostarono sulle spalle di Maggie, la voltò verso il litigio e la spinse in quella direzione.

La voce femminile di Loki era stata una cascata di emozioni. Un calore mai provato prima le faceva da scudo contro il mondo.

Si mise fra Robert e David e la prima cosa che fece fu tirare un pugno in pieno viso a quest'ultimo.

Una serie di oooh e di gridolini si levò dalla folla. Robert indietreggiò, inorridito.

David si mise a ridere, da terra, tenendosi il viso. «Cazzo, sei forte!» commentò.

Stephen era al suo fianco, dopo aver emesso quello che sembrava un ultrasuono.

«Ascoltami bene,» cominciò Maggie. «te ne sei andato tu, dopo vent'anni di matrimonio, lo hai lasciato per un altro e adesso ti permetti anche di fare il geloso? È passato un anno, lascialo stare... sta cercando di andare avanti, di voltare pagina dopo che gli hai distrutto la vita... se fosse per me ti sbatterei fuori a calci ma Parker è contro questa politica...» disse tutto d'un fiato, per paura di non riuscire più a parlare. Il petto gonfio e gli occhi pieni di orgoglio. Continuava a stare davanti a Robert con fare protettivo, intanto David si era alzato con l'aiuto di Stephen.

«Ma sì, non c'è bisogno di cacciarmi. Ce ne andiamo da soli...» mentre si allontanava, David le lanciò un'ultima occhiata minacciosa. «Prenditi cura di lui...»

Maggie si sentì decisamente a disagio – che razza di ultime parole erano? – poi si voltò verso Robert e si rese conto che era sul punto di vomitare. Era diventato verdognolo e sudaticcio; Parker si avvicinò a lui e gli passò un bicchier d'acqua, quando non sembrò migliorare gli indicò dov'erano i bagni e poi si avvicinò a Maggie.

«Che serata...» commentò.

Maggie non disse niente, si lasciò cadere su un divanetto, con lo sguardo si mise a cercare Loki.

«È andata via dopo che hai preso a pugni l'ex di Robert, sembrava contenta» si mise a ridere, diede una pacca sulla spalla a Maggie e poi tornò a lavorare.

Maggie si prese il resto della serata di riposo, e la passò seduta in silenzio accanto a Robert, che non sembrava in vena di parlare, ma non voleva tornare a casa...

«Sei arrabbiato con me?» chiese infine Maggie, dopo circa un'ora di silenzio.

«No,» rispose lui, quasi subito. «ho bisogno di un attimo».

Maggie annuì e calò di nuovo il silenzio.

A fine serata, erano circa le tre del mattino, Maggie si ricordò della rosa che aveva ricevuto da Loki e lo stomaco le si contorse assieme a tutti i drink che aveva bevuto quella sera.

«Devo fare una cosa» esordì, rompendo il silenzio.

Robert, che era mezzo assopito, trasalì e le rivolse uno sguardo confuso. «Che cosa?»

«Una cosa per Loki».

«Vengo con te» il tono era categorico.

«No, meglio di no...» non era proprio pericoloso, ma dopo una serata del genere forse era meglio evitare.

«Ho bisogno di un po' d'aria e non mi fido di saperti in mezzo ai casini in cui ti mette quel tipo».

«Loki» lo corresse lei.

«Come?» fece lui confuso.

«Loki... "quel tipo" non si addice neanche un po' a Loki... visto che può diventare una tipa, una cavalla, una mosca, una volpe e mi fermo qui ma la lista è ancora lunga».

Robert fece un verso indecifrabile, ma si alzò dal divanetto e andò verso l'ingresso per riprendersi la sua giacca di pelle.

Maggie decise di muoversi per le strade di Soho senza cambiarsi, recuperò quindi anche lei il suo cappotto, e dopo aver salutato Parker e qualche altro collega, lasciarono il locale in fase di chiusura.

Camminarono per una ventina di minuti al freddo, in silenzio. Robert non fece domande sulla loro meta. Si comportava come se fosse il cane da guardia da Maggie, senza sapere che in realtà era lei a controllare che nessuno si avvicinasse troppo a loro due, con fare minaccioso.

La runa al suo collo la proteggeva e aveva uno spray al peperoncino in tasca, per ogni evenienza.

Della musica metal iniziò a risuonare lungo la strada e Maggie allungò il passo, Robert fece lo stesso, stando sempre al suo fianco.

Si fermarono davanti a un locale che sembrava aver aperto da pochissimo e la cui insegna era illuminata a neon. Diceva: "666".

«Dove siamo?» chiese Robert, il tono di voce leggermente preoccupato.

«Prova a indovinare» rispose Maggie, seria.

Aveva la rosa rossa nella giacca, non si era rovinata per chissà quale incantesimo le aveva fatto Loki.

C'era la fila per entrare e Maggie lanciò uno sguardo al buttafuori.

Era una donna altissima dal viso duro e severo. Senza tacchi raggiungeva tranquillamente il metro e novanta, ma indossava un paio di stivali bianchi con delle zeppe altissime. Era vestita di bianco, con un cappotto nero che la riparava dal freddo. I capelli erano lunghi e biondi. Quando i suoi occhi celesti incontrarono quelli scuri di Maggie il suo viso si sciolse in un'espressione contenta e si illuminò.

Ignorando la fila, fece cenno a Maggie di raggiungerla.

Maggie diede una lieve gomitata a Robert, che si era incantato a guardare la donna.

Appena arrivati, la buttafuori non perse tempo e mentre Maggie cercava di presentare i due, l'altra presa dall'entusiasmo afferrò Maggie per il collare e praticamente la sollevò da terra, tirandola a sé finché le loro labbra non si scontrarono.

   
 
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