Da
qualche anno a
questa parte sto affrontando un problema di sabotaggio da parte della
mia
famiglia.
Non mi
riferisco a mia
madre, di cui ho già parlato in passato. Lei dopo che me ne
sono andata di casa
è diventata una figura completamente assente nella mia vita,
la sento giusto
una volta ogni due mesi e per motivi di lavoro, dato che sia io che lei
abbiamo
due attività e ogni tanto consultiamo la reciproca figura
professionale.
La mia
famiglia,
sorvolando sul fatto che avessi una madre narcisista e un padre
educativamente
assente (purtroppo è anche morto giovane), era composta dai
nonni e dagli zii.
Nello specifico tre coppie di zii. Nessuno di loro ha avuto figli e
quindi io
sono rimasta figlia unica senza fratelli e senza cugini. Ho diversi
cugini
lontani di altri rami della mia famiglia, ma non mi sono mai
interessata a loro
e viceversa.
Quando
ero piccola
avevo sempre problemi con i miei familiari perché ero molto
diversa da ciò che
loro si aspettavano.
Purtroppo
in famiglia
tutti desideravano un maschio. Nonostante fossero felici che fossi
nata,
nessuno ne era pienamente soddisfatto.
In quanto
femmina
hanno provato fin da subito a inserirmi in un mondo patriarcale ed
educarmi con
metodi abbastanza sessisti al fine di farmi rientrare in alcuni
standard
sociali che oggi potremmo definire maschilisti e lesivi dei diritti
delle donne.
Quello
che più mi
stupisce in assoluto è il fatto che la maggior parte di
questi atteggiamenti e
di questi insegnamenti non provenivano dagli uomini della mia famiglia,
bensì
dalle donne.
Mio padre
non ha mai
tentato di incasellarmi in uno stereotipo, come mio nonno, che per
quanto
potesse essere un uomo degli anni 30 non ha mai posto limiti intorno a
me.
Io e il
nonno ci
divertimmo tantissimo insieme per i primi quattro anni della mia vita e
dopo,
quando andai a scuola, trascorsi con lui solo le estati.
Nel tempo
libero mio
nonno amava coltivare l'orto, andare a funghi e castagne e sparare con
il suo
fucile ai bersagli in giardino. Non avendo nessun giovane maschio
vicino, si
rivolse esclusivamente a me e, dopo aver visto che io ero pienamente in
grado
di fare ciò che faceva un maschio, non ebbe più
alcun dubbio sulle mie capacità
e mi coinvolse sempre come avrebbe fatto con un ragazzo. Gli sono
estremamente
grata perché grazie a lui non ho mai capito che cosa fosse
il maschilismo
finché non mi sono avvicinata alla società.
I primi
problemi
riguardanti il mio genere li ebbi all'asilo, quando mi proibirono di
indossare
il grembiule del colore che volevo io perché per una femmina
doveva essere
obbligatoriamente di uno dei seguenti colori: rosa, rosso, fucsia,
bianco.
Io lo
avrei preferito
di gran lunga blu azzurro o nero, perché oltre a essere
colori che mi piacevano
di più, ho poi anche scoperto di essere parecchio sensibile
ai colori e
all'emotività che trasmettono. Ragion per cui se voglio
tranquillizzarmi devo
immergermi in qualcosa dai toni freddi o verdi o azzurri, ancora meglio
nelle
tonalità del blu, mentre se voglio agitarmi o trovare la
giusta energia devo
per forza essere in un contesto dai toni caldi e prevalentemente rosso
o rosa.
Purtroppo i colori freddi e il nero potevano portarli solo i maschi.
Non
capivo per quale
motivo fossi costretta ad indossare il rosa, a dover mettere la gonna o
i
vestitini, a non poter mangiare con le con le mani o a non potermi
sedere con
le gambe aperte mentre i miei compagni maschi erano liberi di fare
tutto ciò
che volevano non capivo per quale motivo ci fossero sempre battute
sulla
bellezza e sull'apparenza quando si riguardava il corpo di una donna e
nessuno
invece giudicava il modo di vestirsi dei ragazzi.
Fin da
piccola amavo
giocare con i dinosauri e le macchinine che tra l'altro sono poi
diventate uno
dei miei hobby da adulta in quanto mi diletto anche di motori e
fuoristrada.
Uno degli
argomenti
che più di tutti causava dissapore tra me e la mia famiglia
era il mio
interesse pressoché nullo per l'estetismo, l'aspetto fisico
e l'apparenza. Non
ho mai amato mettermi in mostra o truccarmi e agghindarmi, questo mi ha
portato
ad essere parecchio vessata dalle mie zie. Mia madre invece sotto
questo punto
di vista non si è mai espressa, perché le faceva
piacere che io non mi mettessi
in mostra e che ci fosse incomprensione tra me e le sue sorelle. Lei
amava dire
che da giovane era molto bella e riesco a capire soltanto adesso che si
metteva
in competizione con me e riteneva di aver vinto perché anche
se io ero più
sveglia di lei, lei se non altro era più bella di me. La
bellezza tuttavia è
abbastanza opinabile.
Insomma,
per anni sono
cresciuta con lo stress di non essere adeguata fisicamente sebbene per
mia
fortuna io mi sono sempre considerata giusta, o comunque nella norma, e
consideravo con fastidio le persone che mi criticavano.
Mia madre
mi mandò in
collegio dalle suore dagli 11 ai 19 anni (finii la scuola a luglio, me
ne andai
di casa a ottobre dello stesso anno) e lì conobbi sia il
lato maschilista del
mondo, sia quello femminista.
Molti
pensano che il
femminismo sia l'opposto di maschilismo, vale a dire che se il
maschilismo
implica la superiorità dell'uomo sulla donna, il femminismo
secondo loro
vorrebbe la supremazia della donna sull'uomo.
Invece
no. La corretta
definizione di femminismo punta alla parità di genere e non
all'imposizione di
uno sull'altro.
Ovviamente
non c'è
nemmeno da chiedere con quale delle due fazioni mi schierai.
Quindi
non ho mai
fatto mistero della mia opinione in merito, anche perché non
ritengo che ci
fosse niente di cui vergognarsi, anzi! Attualmente però mi
ritrovo ai ferri
corti con la mia famiglia, che fa gaslighting e ghosting a
più riprese, con
l'obiettivo di farmi provare insicurezze e sensi di colpa che
ovviamente su di
me non possono fare presa, per tralasciare il fatto che negli ultimi
anni hanno
cominciato a parlare male di me in giro e di recente questi loro
commenti sono
giunti fino ad intaccare (molto leggermente, ma fastidiosamente) la mia
reputazione
professionale.
Questo
è ciò che più
di tutti mi sta facendo imbestialire di recente. Come se non avessi già abbastanza cose a
cui
pensare, ecco che arrivano i famigliari a rompere i coglioni
perché invece di
essere una ragazzetta sottomessa al maschio di turno, sono un individuo
indipendente e autonomo.
Non mi fu
mai detta
chiaramente la frase "Da grande devi trovare un uomo che ti
mantenga." Eppure tante frasi collaterali volevano indicare proprio
questo.
Se mi
cresci dicendo
che dovrei mirare ad una vita agiata, PERÒ
non devo cercare posti di
rilievo, perché spettano agli uomini, che non devo parlare
di auto e guidare
io, perché deve essere l'uomo a guidare, che non devo
correggere un uomo,
perché sono femmina, che non riuscirò mai a
mantenere la villa da sola perché
serve un uomo per certe cose... Cosa vuoi trasmettere? Intendi
chiaramente
comunicare che senza un maschio al mio fianco sarei menomata.
Non
importava che io
fossi più brillante e intelligente di molti
maschi, avrei dovuto tacere di
fronte all'ignoranza di un uomo per rispetto. Suona
un po' come: un
levriero deve gareggiare contro un carlino, per evitare di offenderlo
battendolo, si amputa una zampa da solo. It makes sense.
Deve
essere stato il
mio carattere innatamente competitivo e da bastian contrario ad avermi
fatto
andare contro i loro insegnamenti e di fatto ho scoperto quello che
già il
nonno mi aveva fatto intuire: se ne avevo le competenze (che si possono
acquisire) e la capacità, io potevo fare quella cosa.
Ad
esempio io non so cucinare
i dolci, ma solo salato. Volendo potrei fare un corso di pasticceria,
ma
ritengo di non esserne capace. Evito di farlo, perché non ho
talento in questo.
Qualsiasi risultato potrei ottenere, sarebbe comunque mediocre. Quando
ho
bisogno di una torta o dei pasticcini, vado ad acquistarli.
Pensavo
che la mia
famiglia sarebbe stata orgogliosa di me vedendo che io ero capace di
fare anche
cose che loro non credevano possibili... E invece no. Scoprii a mie
spese che
ognuno dei miei traguardi veniva commentato con indolenza, fastidio o
svalutazione (di me o del risultato).
Di
recente ho finito
un percorso di studi che è durato due anni, uscendo con il
massimo dei voti.
Tra una settimana comincerò un altro corso professionale,
l'ultimo della lista,
per raggiungere il massimo delle competenze nel mio ramo professionale.
Quindi,
su quattro livelli, ho completato il terzo e mi manca solo il quarto.
Quando la
mia famiglia
lo ha saputo, hanno detto solo "Brava, sì sì ma
tu sei brava a scuola, poi
però devi anche saperle applicare quelle cose..."
Io
già lavoro in
questo ambito, già le applico da anni, solo che ora ho il
titolo per poterle
fare da sola senza fare supervisionare il lavoro ultimato. Di che cazzo
state
parlando?
Oppure il
top "Eh
ma guarda che non hai fatto niente di che... C'è ancora il
quarto livello,
conosco un ragazzo che ce l'ha, lui avresti dovuto frequentarlo che
poteva
nascerci qualcosa."
Ma che
minchia ti dice
la testa? A parte che il soggetto in questione ha cinque anni
più di me, questo
implica che alla mia età anche lui era al terzo livello e
doveva cominciare a
studiare per il quarto proprio come me... Ma perché dovrei
volerci uscire
perché ha già finito la scuola che voglio fare
io? Ma ascoltate le cagate che
vi escono di bocca di tanto in tanto?
E poi
l'immancabile
commento che ricevevo (perché da anni non li informo
più proprio per non
sentirli) quando fallivo in qualcosa "Se ci fosse stato un uomo ad
aiutarti probabilmente avresti vinto. Avere un uomo a fianco fa la
differenza."
Ma la
differenza per
cosa? Se non ho potuto concludere un progetto perché
interferiva con una legge,
quale cazzo di differenza avrebbe fatto avere un uomo insieme a me?
Avrebbero
modificato il codice civile perché io avevo vicino un
individuo con i cromosomi
XY?
"Fermi
tutti! Ma
signora, è un uomo quello di fianco a lei?"
"Ah,
sì. Ecco, ha
un pene, guardate!"
"Allora
cambia
tutto, ecco i suoi permessi!"
Non mi
stupii troppo
quando, in seguito all'esaurimento nervoso nel 2021 andai da uno
psicoterapeuta
e lui mi fece fare vari test sulla personalità, per
escludere eventuali
malattie mentali, e dai risultati disse che appartenevo a quel 3% delle
donne
che hanno un profilo caratteriale simile ad un uomo. Le donne non sono
intrinsecamente portate per avere quel carattere, infatti nell'uomo le
percentuali sono molto più ampie e varie, però
vengono educate e indottrinate
fin da piccole per attuare un certo tipo di comportamento che devono
giustificare psicologicamente. Solo il 5% di esse, forse anche meno,
è
sufficientemente refrattario da preferire il proprio pensiero critico a
quello
che gli è stato insegnato, e una parte di questo 5%
tristemente ha tendenze
antisociali.
Bene,
bello.
Così
quando oggi un
cliente si è avvicinato alla mia scrivania e ha detto
"Scusi, ma
preferirei che questi calcoli li facesse un uomo che per natura
è più
portato." ammetto di aver avuto un piccolo tic al nervo trigemino del
viso
e aver immaginato una scena molto cruenta che comprendeva il cranio del
cliente
e il mio taglierino apribuste. C’era anche una sigaretta alla
fine.
La mia
assistente ha
avuto un fremito sulla propria sedia e ha preso le distanze da me come
fossi
una bomba: so che deve aver pensato che l'avrei fatto a strisce, ma non
oggi.
Oggi no.
Oggi ho i
coglioni a pezzi per i fatti miei e settimana prossima
ricomincerà la scuola
serale quindi davvero non ho voglia di convincere lo stronzo di turno
che qui
dentro nessuno ha i miei titoli e le mie competenze e la sua richiesta
è tanto
becera quanto offensiva.
Ho
guardato il valore
del tasso che avevo calcolato per sto coglione e ho sorriso "Ma certo,
il
cliente ha sempre ragione, guardi, le chiamo subito il mio socio.
Goffrid, per
favore puoi fare il calcolo del tasso al cliente?".
Goffrid,
rincoglionito
ma orgoglioso che nonostante sia ad un passo dalla pensione ancora sia
richiesto, del tutto inconsapevole di non aver altro merito oltre ad
essere
nato con degli attributi sessuali secondari di favore, fa il calcolo e
poi si
perde un po' via nelle strette di mano e conversazione di convenienza
con il
pirla che ho di fronte.
Io
intanto guardo i
tassi, la mia assistente anche. Ben 2 punti in più. Su
quell'importo sono la
bellezza di 250franchi in più rispetto a quello che avevo
calcolato io. Tutto
bellamente sotto gli occhi di questo ritardato, che incredibilmente non
riesce
a capire che 10% è più favorevole di 12%.
Ma
l'importante è che
sia contento. Così effettuo l'operazione e poi prelevo dalla
cassa la
percentuale in eccesso, che stonerebbe come ricavo straordinario in
contabilità
se non la facessi quadrare entro la chiusura. Chiaramente Goffrid certe
cose
nemmeno le può immaginare.
Quando
l'assistente è
andata in pausa, le ho dato 50chf dei 250.
"Perché?"
"Non hai
visto
che il gentil signore prima ci ha lasciato una cospicua mancia?"
Lei
sembrava un po'
allibita, perché deve aver pensato bene alla
faccia della mancia.
"Goditeli,
io ci
vado a cena fuori stasera."
Già
non vedo l'ora di
andare al sushi che serve al banco di quel ristorante che è
stato aperto in centro
città un paio d'anni fa, alla faccia di un coglione
qualsiasi che, pur di
essere servito da un maschio, sì è fatto inculare
platealmente il 2% dei suoi
risparmi di questo mese.
Che dire,
grazie
maschilisti per essere tanto idioti.
Forse ho
perso la battaglia,
ma con la pancia piena di manzo Kobe e tonno Otoro, oggi la sconfitta
avrà un
sapore oscenamente piacevole. Spero che la dolcezza del pesce possa
coprire questo
retrogusto amaro che sento da anni.