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Autore: Lartisteconfuse    21/08/2023    2 recensioni
Quando aveva sette anni Izuku ha perso il suo amico d'infanzia, Katsuki gli è sparito davanti agli occhi, senza che lui potesse fare niente. Non fu mai ritrovato.
Dopo dieci anni, Izuku ancora non ha abbandonato l'idea di ritrovare il suo amico perduto, la sperenza che prima o poi possa riabbracciare il suo Kacchan è rimasta viva dentro di lui. Un giorno, un suo amico che lavora in polizia, lo chiamerà per partecipare a un caso di omicidio molto particolare e le speranze di Izuku inizieranno a diventare più concrete.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: AU | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Midnight'
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Note: Sono stata veloce ed ecco qui il nuovo cap!
Ci stiamo avvicinando ai pezzi che temo di più: ovvero lo svolgere della matassa che ho pensato, ugh non è facile, ma ricordiamocelo, l'importante è far soffrire Kacchan 🙆‍♀️

⚠ Implicazione di incesto (al momento solo noi per forza di cose sappiamo che è incesto i personaggi no)

Buona lettura!!




Dopo un attimo di silenzio in cui i due si erano semplicemente guardati negli occhi, Katsuki scoppiò a ridere. Izuku spalancò gli occhi sorpreso, non capendo perché l'altro stesse ridendo così tanto. 

"Non sto mentendo." 

"Oh questa è nuova, non avevo mai sentito una cosa del genere." Katsuki provò a soffocare le risate che continuavano a sfuggirgli. 

"Siediti e ti spiegherò tutto" insistette Izuku. 

Per Katsuki era tutto così divertente, tra tutte le cose che Izuku avrebbe potuto inventarsi questa era davvero inimmaginabile, però fece come gli aveva detto. Si sedette sul letto, a gambe incrociate, e lo guardò in attesa che gli dicesse la spiegazione che si era inventato. 

Izuku prese un profondo respiro. "Il tuo cognome è Bakugou, i tuoi genitori sono Mitsuki e Masaru Bakugou. Abitavi con me e la mia famiglia nella nostra fattoria, la Bakugou-Midoriya. Noi siamo cresciuti insieme come fratelli, eri il mio migliore amico. Prima mi hai chiamato Deku e non sai perché, giusto? Mi hai sempre chiamato Deku da quando hai imparato a leggere a quattro anni. Sì, leggevi. Io, invece, ti ho sempre chiamato Kacchan da quando ho iniziato a parlare, il tuo nome era troppo complicato da pronunciare e avevo trovato un altro modo per chiamarti."

Quando Izuku gli aveva detto che conosceva i suoi genitori non si aspettava quella spiegazione. Lui e Izuku cresciuti insieme? La fattoria di famiglia? 

Katsuki indurí lo sguardo e si alzò, doveva lasciare quella casa. "Cavolo, non pensavo che ti piacessero questi giochi perversi. Ti ho chiamato Deku per sbaglio e ti sei inventato tutta questa assurda storia? Cosa credevi? Che ti avrei creduto e mi sarei concesso a te senza farti sborsare nemmeno un centesimo?" 

Izuku lo guardò immobile, ascoltando ogni singola parola con sempre più incredulità.

"Cosa? No! È tutto vero!" raggiunse Katsuki, ma quando provò ad allungare un braccio per afferrarlo Katsuki si ritrasse e lo guardò ostile. "Non toccarmi!" 

Izuku gli rivolse un'espressione addolorata e disperata. "Kacchan per favore. Non ti ricordi davvero nulla? I giochi che facevamo, il laghetto con la cascata in mezzo al bosco dove mio padre ci ha insegnato a nuotare, la morte di mio padre, le corse tra le spighe di grano nel campo davanti casa…"

Katsuki lo guardò immobile, la sua espressione era cambiata, l'ostilità e la diffidenza erano state sostituite da stupore. Izuku non avrebbe mai potuto sapere quelle cose, quelle immagini che tormentavano Katsuki all'improvviso. No, non era possibile, in qualche modo Izuku ne era venuto a conoscenza. 

"La canzone che stavi cantando quando ci siamo conosciuti!" esclamò Izuku, "cantala."

Katsuki aggrottò la fronte, ma fece come gli aveva chiesto. Soggetti del genere andavano assecondati. Iniziò a cantare e quando arrivò alla fine della strofa smise. "So solo questa, contento?"

A quel punto Izuku cantò a sua volta, non era intonato, anzi, era quasi una tortura ascoltarlo, ma la canzone era la stessa, solo che erano parole diverse. Le altre strofe che Katsuki non aveva mai saputo. Senza rendersene conto riuscì a ritrovare le parole perdute mano mano che Izuku continuava e si unì al canto. Quando finirono, Izuku gli rivolse un sorriso. Per tutta risposta Katsuki si imbronciò. "È una stupida canzone che conosci anche tu e allora?" 

"L'ha inventata tua madre quando sei nato e ce la cantava ogni sera prima di andare a dormire."

Katsuki non aveva più parole per replicare, rimase in silenzio a guardare Izuku. 

"Anche lei ha una bella voce" proseguì Izuku, "dopo che sei stato rapito non ha più cantato."

Katsuki sobbalzò. "Rapito?" 

Izuku annuì tristemente. "Sì, davanti a me. Non ho potuto fare niente. Mi dispiace."

"Io non ricordo nulla e inoltre che avresti potuto fare? Quanti anni avevamo?" 

"Sette."

Katsuki, ormai arreso dall'andare via, si sedette di nuovo sul letto. "Io non ricordo nulla" mormorò, "però…" non sapeva cosa aggiungere. Izuku non poteva star mentendo. Nonostante Katsuki non si ricordasse con precisione quella che era stata la sua vita prima dell'ambiente in cui era finito, aveva sempre saputo di avere dei genitori, una casa e che le immagini che gli affioravano alla mente appartenevano a un suo passato. Non ne aveva mai parlato con nessuno, nemmeno con Denki, ma Izuku glieli aveva appena nominati tutti. Inoltre, ora, gli era molto più chiaro il perché di quella sensazione di familiarità che aveva avvertito nei confronti di Izuku. 

Nel mentre Izuku aveva preso posto accanto a lui. Aveva notato il timore che aveva fatto irrigidire il corpo del ragazzo mentre prendeva posto, quasi come avesse avuto paura che Katsuki lo avrebbe allontanato. Katsuki, però, non si mosse e lasciò che Izuku si accomodasse al suo fianco. 

"Non fa nulla. Non mi aspetto che tu ricordi, non lo pretendo. In realtà non avrei nemmeno dovuto dirtelo, almeno non ora."

Katsuki si girò a guardarlo, confuso e risentito. "Perché?" 

"Ecco… Aizawa. Lui mi ha chiamato perché aveva il sospetto che tu fossi, bè ecco, tu. Sai, lui partecipò alle tue ricerche, ma quando decisero di abbandonare il caso non ha potuto fare molto, non era ancora commissario. Appena ti ha visto, però, ha pensato che potessi essere proprio quel bambino scomparso e ha chiesto a me di dargliene conferma." Izuku sorrise. "Non ho nemmeno avuto il bisogno do vederti per essere certo, mi è bastato sentirti cantare."

Katsuki gli regalò un piccolo sorriso in risposta, Izuku era così contento. "Il problema è che sei in mezzo a tutta questa storia di Todoroki e il bordello e quindi non potevo dirti subito queste cose, la situazione è già complessa di suo però…" si interruppe e arrossì. "P-prima mi hai baciato e, insomma, ecco, non è che a me sia dispiaciuto, quindi, come dire, non potevo continuare a mentire, no? Non sarebbe stato corretto!" Lo guardò con occhi spalancati, terrorizzato al pensiero di prolungare la bugia, o meglio, l'omissione.

"Sarebbe stato come ingannarti, ci ho riflettuto molto in doccia, dovevo dirtelo."

"E adesso?" 

Izuku aggrottò la fronte, non capendo cosa stesse intendendo Katsuki. "Adesso cosa?" 

"Adesso non andrebbe bene se ti baciassi di nuovo?"

Izuku arrossì completamente e Katsuki ridacchiò. Pensò a quanto si sarebbe divertito nel continuare a prendere in giro quel ragazzo. 

Il suo arrossire era così genuino, non aveva nulla che lo mettesse a disagio. Non era quel rossore che invadeva gli uomini che lo richiedevano, i quali arrossivano di eccitazione nel ritrovarsi un ragazzino offerto a loro. 

"N-no, cioè, sì, no cioè… Cosa hai chiesto?"

Katsuki rise un'ultima volta e poi si protese in avanti e fece scontrare di nuovo le loro labbra. 

Izuku andò a stringerlo prontamente dietro la schiena, per attirarlo ancora di più a sé 

Fa il timido e l'insicuro, ma appena ha occasione non indugia, pensò Katsuki. 

Ben presto decisero di stendersi sul letto, continuando a baciarsi e ad esplorarsi con mani curiose sotto i vestiti. 

Izuku aveva sollevato la camicia di Katsuki e aveva poggiato una mano sul grande livido ancora violaceo che aveva sull'addome. Il suo tocco era leggero, la mano non completamente posata con tutto il suo peso. "Cosa ti è successo?" 

Katsuki poggió la sua mano su quella di Izuku e la portò a sollevarsi dal livido. "Non è nulla." 

Izuku scosse la testa con vigore, si stese accanto a lui e lo abbracciò. "Come puoi dire una cosa simile. Deve farti male."

"Non come prima, passerà."

Izuku lo fissò, sconvolto. Dopodiché il suo sguardo cadde sul piccolo livido sullo zigomo sinistro, dove il piccolo taglio ormai si era rimarginato quasi del tutto. Baciò quel punto con delicatezza. "È stato lo stesso uomo?" 

"Non adesso Deku." 

Izuku nascose il volto sulla spalla di Katsuki e sorrise. "Sei malefico, hai già capito come farmi capitolare?"

Katsuki sbuffò una risata, poi si protese per sussurragli nell'orecchio. "Imparare a usare i punti deboli delle persone è un mio talento." 

Izuku rabbrividí. Ugh, Katsuki lo avrebbe ucciso. 

In quel momento la porta di casa si aprì, entrambi sobbalzarono per la sorpresa. 

"Izukuuuu, Katsuki è qui? OH!" Eijirou si fermò sulla soglia della stanza, con uno sguardo sorpreso. Subito dietro di lui apparve Shoto, che assunse una posa simile. 

 

***

 

“Io non so niente e trovo oltraggioso che sia stato chiamato.” 

Shoto si dovette controllare per evitare di alzare gli occhi al cielo in segno di irritazione. Gli anni passati a dover evitare di far arrabbiare suo padre lo avevano allenato bene, quindi continuò a mantenere un’espressione neutra davanti all’uomo che stava interrogando. 

L’uomo era un signorotto la cui famiglia era abbastanza rinomata in città e come altri prima di lui, si stava lamentando del fatto di essere stato chiamato per una vittima trovata in un bordello.

“Io non vado in quei posti e se qualcuno scopre che sono stato coinvolto nelle indagini la mia reputazione verrà rovinata.”

“Vi abbiamo promesso che rimarrete un informatore anonimo” ripeté Shoto. Ormai aveva perso il conto di quante volte glielo aveva già ripetuto. Iniziò a pensare che forse a casa si sarebbe divertito di più e che avrebbe dovuto lasciare che Shouta svolgesse quelle indagini con qualcun altro.

L’uomo sbuffò e si appoggiò allo schienale della sedia con le braccia incrociate al petto. “Io non ho visto niente prima che quel ragazzino urlasse” disse svogliatamente. “Il ragazzo muto intendo.”

“Continuate.”

“Non ho altro da aggiungere.”

“Dove eravate?”

L'uomo sospirò, ormai arreso. "Ero di sotto, nella sala principale, c'era un bel po' di gente e la maggior parte delle ragazze."

"Nessuno dei ragazzi?" 

"No. Kitty stava con Todoroki teoricamente e Sparkle non era presente."

Shoto gli fece cenno di continuare. 

"Quindi, abbiamo sentito l'urlo. I primi che sono giunti al piano hanno urlato a loro volta e tra quelle grida si è capito che c'era stato un morto, qualcun altro ha detto che era Todoroki. A quel punto la maggior parte di noi si è data alla fuga, alcuni temerari sono saliti per vedere la scena. 

"Da principio io sono rimasto semplicemente immobile, stordito da quell'improvvisa confusione. Ormai, anche chi era salito stava iniziando a scendere, bianco in volto o sul punto di vomitare. Mi sono avvicinato anche io. 

"Sul corridoio, appena terminato di salire le scale, ho visto Sparkle e Cherry chinati su Kitty seduto per terra e scosso da tremori. Poco distante da loro Madame Kayama cercava di rassicurare il suo ragazzo, quello che ha trovato il corpo.

"Curioso, ho proseguito il cammino. Sapevo che Todoroki doveva trovarsi nella camera di Kitty, insomma, era il suo preferito, dove altro poteva stare, ma appena svoltato l'angolo ho visto qualcun altro uscire dalla camera." L'uomo si fermò e sorrise quando Shoto si protese in avanti per ascoltare meglio. Si stava divertendo nel tenerlo sulle spine. 

"Continuate!" 

"All'inizio pensai fosse un cliente che si era attardato, uno dallo stomaco di ferro, ma invece, con mio sommo stupore, vidi una faccia che da un bel po' non girava al Midnight."

"Chi?"

"Dabi."

Shoto lo guardò perplesso. Quel nome doveva dirgli qualcosa? Nel notare la confusione del ragazzo, l'uomo sbuffò. "Dabi era un prostituto del bordello, ma si erano perse sue notizie da qualche anno. Non so di preciso da quanto, ma era sparito e invece, eccolo lì, uscire dalla camera in cui un suo vecchio cliente giaceva morto."

"Questo Dabi interessava-" Shoto si fermò per schiarirsi la gola. "Interessava al signor Todoroki?"

"Ooo io non direi interessare, ma una vera e propria ossessione. Tu sei suo figlio vero? Il tuo paparino aveva dei gusti davvero raffinati." Notando che Shoto non sembrava colpito dal commento, l'uomo smise di sorridere con compiacimento. Alzò gli occhi al cielo. "Dabi non è un ragazzino, non più insomma. È stato il preferito di tuo padre per un bel po', fino a quando non è arrivato Kitty. Kitty era piccolo, innocente, qualcosa che Dabi non era più e tuo padre aveva messo gli occhi su di lui la sera in cui venne presentato. Ha sborsato un botto di soldi per avere la sua prima volta, sai?

"Questo, però non lo ha allontanato da Dabi, la verginità di Kitty sembrò solo un capriccio, perché dopo lo ignorò per tornare dal suo preferito.

"Non so quanto tempo dopo successe qualcosa, Dabi sparì, nessuno ovviamente seppe come mai e Todoroki si concentró solo ed esclusivamente su Kitty, ma con lui non si comportava nello stesso modo. Con Kitty usciva, seppi che se lo portava fuori città o a qualche festa, con Dabi non sono mai usciti dal Midnight.

"Credo che l'omicidio di tuo padre sia un risultato di questo suo giochetto. Due prostituti se lo sono litigato e quello lasciato fuori ha ben deciso di ammazzarlo, proprio sul letto di quello che glielo aveva rubato."

"E quindi dove si trova questo Dabi?" 

L'uomo alzò le spalle. "Non lo so. Al Midnight è già qualche anno che manca."

"Ma quando lo avete visto non avete detto nulla a Madame Kayama?" 

"No. Te l'ho detto, all'inizio pensai fosse un cliente che si era attardato, quando si è girato e mi ha visto è scappato via. Ho pensato fosse lui l'assassino e che avrebbe potuto benissimo uccidere anche me se avessi attirato l'attenzione su di lui. E poi, mi dispiace, ma tuo padre non mi andava molto a genio, sinceramente non mi interessa sapere chi lo ha ammazzato."

Shoto sospirò e fece un gesto casuale con la mano, come a indicare che non era offeso dalle parole dell'uomo. Dopo aver parlato con la maggior parte della gente che era presente la sera dell'assassinio, Shoto aveva capito come suo padre non fosse così tanto benvoluto. Si domandò cosa avrebbero detto se fosse morto qualcun altro al posto di Enji. Avrebbero detto le stesse cose? Conosceva bene quell'ambiente, era pieno di ipocrisia, scommise che in realtà si odiavano tutti. 

"Un'ultima cosa e abbiamo finito," disse dopo aver notato la smania dell'uomo di alzarsi e andare via. "Mi potete descrivere questo Dabi?" 

"Certo, certo. Allora diciamo che è alto, forse quanto te, capelli chiari, occhi azzurri. Ah i capelli sono simili a quelli di Kitty, non nel colore, ma nel taglio. Ora dovrebbe avere…fammi pensare…sono tre anni che è sparito e ne aveva circa ventuno quindi ora ne avrebbe ventiquattro."

Shoto lo guardò stupito. Rilesse quello che aveva scritto, non erano molte informazioni, ma c'era qualcosa che non quadrava. Si alzò, imitato dall'uomo, che accompagnò alla porta. Lo affidò a un suo collega mentre intanto lui si diresse verso l'ufficio di Shouta. 

 

Una volta che Shoto ebbe riportato quello che sapeva, Aizawa incaricò un altro poliziotto di proseguire con gli interrogatori dei pochi uomini rimasti, e insieme a Shoto si diresse verso il Midnight. 

"Ha detto che teneva in mano qualcosa?" domandò Shouta, intento a guidare la macchina di servizio. 

Shoto lesse velocemente sui suoi appunti. "No, perché?" 

"Potrebbe avere avuto con sé l'arma del delitto mancante."

"Dici che è tornato per riprenderla?" 

"Potrebbe."

"Però Tenko e anche altri testimoni non hanno fatto riferimento a nessuna arma."

"Lo so." Shouta fissò il Midnight che piano piano si faceva sempre più visibile. C'erano dei dettagli che non stavano considerando e il fatto che si stesse concentrando anche sul cercare di liberare almeno Katsuki da quel posto lo distraeva. Il volto di quel bambino imbronciato, che per così tanti giorni aveva fissato durante le ricerche, lo aveva tormentato per tutti gli anni successivi. Un caso irrisolto, lasciato in disparte quasi in maniera deliberata. Sapendo dove fosse finito il bambino, Shouta capì il perché di quella decisione. 

Parcheggiò e andarono a suonare alla porta. Ormai aveva la nausea di quel posto e soprattutto della donna che li accolse con un sorriso tirato. 

"Cosa posso fare per voi Aizawa? O finalmente mi direte che posso aprire?"

"Dabi. Qualcuno lo ha visto quella notte."

La sorpresa sul volto di Nemuri fece pensare a Shouta, che quella era la prima volta che la donna mostrava un'espressione completamente genuina. Niente falsi sorrisi o reazioni, falsa accondiscendenza che nascondeva sicuramente minacce. Completo shock. 

"Dabi?" mormorò. Voleva dire altro ma non sembrò averne la facoltà. 

"Sappiamo già che sono tre anni che è sparito dal bordello. Ovviamente non ne è stata denunciata la scomparsa giusto?" 

Nemuri sbuffò lievemente. "Ovvio che no, nessuno avrebbe cercato un prostituto. Inoltre, sono cose di cui si occupano altre persone."

Shouta annuì, non era il momento per indagare su chi fossero queste persone. Sapeva che tanto non ne avrebbe ricavato una risposta esaustiva. 

"Comunque sì, è stato visto uscire dalla camera di Kitty, cioè Katsuki, dopo che il corpo era stato già visto e la maggior parte delle persone aveva lasciato il bordello."

"M-ma non abbiamo visto nessuno. La porta d'ingresso è controllata, a maggior ragione in quel momento. Credetemi, ve l'avrei detto subito." 

Shouta non replicò e la donna proseguí. "Quel ragazzo deve tornare qui, è scappato avendo un bel gran debito. Se è stato lui a uccidere il signor Todoroki b-bé deve essere catturato, potrebbe uccidere altre persone." 

"So che era il preferito del signor Todoroki prima di Katsuki." Shouta notò come Madame Kayama avesse rimesso su la sua maschera di falsità. La sua preoccupazione sembrava genuina, ma le parole che diceva non sembravano quelle che davvero voleva dire.

"Sì, ma aveva un carattere difficile. Non so perché abbia deciso di ucciderlo ora, insomma sono anni che è sparito. Non avrei mai pensato che sarebbe tornato qui per uccidere un uomo." 

"Non abbiamo ancora la certezza che sia stato lui."

Nemuri alzò gli occhi al cielo e sbuffò. "Casualmente è uscito da quella stanza dopo un omicidio? Quel ragazzo non ci stava molto con la testa, ma penso che questo sia troppo anche per lui." 

"Se è stato lui perché tornare in camera dopo che il corpo era stato ritrovato?" 

Madame Kayama gli regalò un sorriso strafottente. "Siete voi il commissario, questo lo dovrete scoprire voi." 

Shouta si trattenne dal sospirare per la frustrazione che quella donna gli stava dando. 

"Se cercate Dabi, comunque, il mio bordello non ha nulla di cui essere incolpato. Penso che sia il caso di farci aprire."

"Vi ho detto che non ci sta nulla di certo." 

"Bè la mia pazienza ha un limite."

"Credetemi, signora, anche la mia."

Madame Kayama stava per replicare, ma Shoto la interruppe. "Qual è il vero nome di Dabi?" 

La donna tentennò per qualche attimo, poi alzò le spalle. "Non lo so. Lo abbiamo sempre chiamato Dabi, non aveva un nome."

Shoto annuì, poco convinto. "C'è qualcuno dei ragazzi o delle ragazze che potranno dirci qualcosa di più su Dabi? Magari qualcuno con cui andava d'accordo?" 

Madame Kayama scoppiò a ridere. "E secondo voi chi potranno mai essere? Ovviamente Sparkle e Kitty. Erano gli unici tre ragazzi, Dabi era qui da più tempo e appena arrivato Sparkle hanno legato subito, in seguito, quando anche Kitty è giunto qui erano praticamente inseparabili."

Shouta guardò verso le scale. "Possiamo parlare con loro?" 

"Sono usciti."

Sia Shoto che Shouta la guardarono smarriti. "Non avrete mica mandato i ragazzi di nuovo da qualche cliente." 

"No, oggi sono stata gentile e li ho fatti uscire. Sono andati giù verso il mare, a un bar dove lavora Tenko. Non so perché quel ragazzo continui a voler lavorare quando può avere tutto. Non ricordo il nome del bar-" 

"Non preoccupatevi, lo conosco io" la interruppe Shoto. "Grazie."

Una volta fuori dal bordello entrambi si lasciarono andare a un lungo e profondo sospiro. Si guardarono e sorrisero complici. "Quella donna prima o poi mi farà davvero perdere la pazienza" disse Shouta. 

"Comprendo." 

"Non ce la racconta giusta comunque." 

Shoto annuì, mentre riprendeva posto in macchina. "Oh, no assolutamente. Ha fatto una faccia strana mentre parlava di Dabi" continuò. Guardò Shouta con turbamento. "Ho avuto l'impressione che cercasse di evitare di guardarmi…" riguardò la descrizione di Dabi che aveva scritto sul suo blocco. Scosse la testa. Non sarebbe stato possibile. Non lo voleva proprio prendere in considerazione. 

Quando arrivarono vicino al bar Iida, videro un piccolo gruppetto ben riconoscibile, che parlava animatamente vicino all'entrata. Shoto scese dalla macchina, mentre Shouta decise di aspettare lì. 

Shoto si avvicinò al gruppetto, a notarlo fu solo Eijirou, che si aprì in un sorriso e gli fece un cenno di saluto. 

"Cosa ci fai qui?" domandò, accostandosi a fianco a lui. 

"Lavoro."

A quel punto anche Denki si accorse della presenza di Shoto. Gli rivolse un'espressione sorpresa. Shoto non poté fare a meno di notare gli occhi arrossati, come se avesse pianto. 

"Denki dovresti seguirmi per andare alla centrale."

Le ragazze e Eijirou si voltarono verso Denki, che era sbiancato di colpo. 

"M-ma io non ho fatto niente." 

"Dobbiamo parlare con te e…" Shoto guardò i presenti, cercando l'altro ragazzo per cui era venuto. "Dov'è Katsuki?"

La ragazza bionda con i codini, Himiko, sbuffò. "È salito in casa con quell'Izuku. Chissà se gli chiederà il conto." 

"Piantala!" Ochako tirò una gomitata alla ragazza, che per tutta risposta le fece la linguaccia e subito dopo le mandò un bacio. Ochako scosse la testa spazientita, poi si rivolse a Shoto. "Sì, è salito con Izuku. Erano bagnati, credo che si sia andato ad asciugare. Ma perché volete parlare con lui e Denki?" 

"Mi dispiace ma per ora non posso dirvi niente, potremmo voler parlare anche con voi dopo, ma ora ci servono Denki e Katsuki." 

Denki fece qualche passo avanti per affiancare Shoto, era nervoso e guardava fisso a terra, lo sguardo perso. 

Shoto lo accompagnò all'auto e lo fece sedere dietro. 

"Te lo affido e cerca di non spaventarlo, ok?" disse a Shouta. 

"Per chi mi hai preso?" 

"Senti  io non brillo di tatto, ma tu non sei certo Mr gentilezza." E con questo Shoto si allontanò e tornò dal gruppetto. Le ragazze li salutarono, conscie che non sarebbero tornate con i loro amici. Ochako non sembrava convinta ad andare via, ma Shoto la rassicurò che nessuno dei due ragazzi era nei guai. Non fu molto convincente, ma ci pensó Himiko a tirare via Ochako per seguire Momo verso la fermata del tram. 

Una volta rimasti soli Eijirou gli indicò la strada per l'appartamento. 

"Credo che si siano buttati in acqua. Li abbiamo visti sparire in spiaggia e dopo un po' sono tornati completamente bagnati," spiegò mentre apriva la porta ed entrava. Precedette Shoto verso la camera di Izuku. 

"Izukuuu, Katsuki è qui? OH."

Nel vedere Eijirou pietrificarsi sulla soglia, Shoto lo raggiunse e si sporse per guardare. 

"OH." 

Dal letto, Izuku e Katsuki erano scattati a sedere, non sciogliendo, però, la posizione fin troppo intima in cui erano stati sorpresi. 

Si fissarono tutti e quattro a lungo, immobili, nessuno osò parlare. 

A rompere quell'assurda immobilità fu Katsuki, che si avvicinò ancora di più a Izuku, abbracciandolo stretto e poggiando il proprio mento sulla spalla dell'altro. Guardò Shoto e Eijirou con uno sguardo quasi di sfida, come se volesse mettere in chiaro che nessuno dei due doveva dire niente. C'era un che di possesso in quella posa, con Izuku totalmente circondato da lui. 

Izuku è mio. Sembrava che Katsuki lo stesse pronunciando. 

Ma alla fine a parlare per primo e a rompere quel silenzio imbarazzante fu Izuku. "Posso spiegare Shoto" pronunciò con voce sottile, nervosa. 

Quella frase spezzò l'immobilità dei nuovi arrivati. Eijirou si nascose la bocca con una mano, in un tentativo di soffocare la risata che stava premendo per uscire. 

Shoto, invece, ebbe un pensiero strano, troppo simile a quelli di Shouta. Avrò mai pace?

Prese un profondo respiro con gli occhi chiusi, sopprimendo la voglia che aveva di urlare contro l'amico. 

Tra suo padre morto, le indagini, i familiari a casa che chiedevano informazioni su quando il corpo sarebbe stato dato per il funerale, Katsuki e il vecchio caso di Shouta, tutto poteva aspettarsi tranne che trovare Izuku in atteggiamenti intimi proprio con quel ragazzo coinvolto in fin troppi casi. 

Era prossimo a una crisi di nervi, ne era certo.

"Non ora, Izuku. Katsuki deve venire con me e Aizawa in centrale."

Entrambi i ragazzi sbarrarono gli occhi. Izuku strinse una mano di Katsuki poggiata sulla sua pancia. "Lo state arrestando?" 

"Ma perché pensate sempre all'arresto? Se dovevo arrestarlo lo avrei detto no? Lui e Denki devono rispondere a qualche domanda, tutto qui! Ora alzatevi e Katsuki scendi. No Izuku tu resti qui! Vi aspetto di là, datevi una mossa!" Senza dare il tempo a nessuno di rispondere Shoto era già sparito nella stanza accanto. 

A quel punto Eijirou si lasciò sfuggire una risatina, tra il nervoso e il divertito.

"Devo dire che è davvero carino da arrabbiato." Guardò l'amico, ancora bloccato da Katsuki, e scosse la testa ridendo, prima di lasciarli soli. 

Quando Izuku e Katsuki riemersero dalla camera si poté notare che si fossero dati una sistemata: Katsuki aveva dei pantaloni tenuti in vita con una cinta, ma che gli ricadevano corti alle caviglie. Mentre Izuku, che poco prima aveva la camicia aperta, ce l'aveva ordinatamente chiusa. 

Shoto si alzò e fece cenno a Katsuki di seguirlo, ma questi si girò verso Izuku e gli afferrò entrambe le mani. "Vorrei sapere altro" disse timidamente. Izuku annuì e gli sorrise dolce. "Certo Kacchan." Si protese verso Katsuki, obiettivo: le labbra, ma Shoto afferrò Katsuki per un braccio e lo tirò prima che Izuku lo potesse raggiungere. "No" esclamò. 

Katsuki si girò indignato, provò a liberarsi mentre intanto faticava a restare in piedi per la camminata all'indietro. "Che cazzo fai? Non potevi aspettare?" sbraitò. 

"Izuku, dovevi proprio dirglielo?" domandò Shoto ignorando gli insulti che Katsuki continuava a lanciargli. 

Izuku sorrise nervoso. "È successo. Kacchan, dopo consegno i tuoi vestiti a Tenko. Spero di rivederti presto!" 

Shoto non lasciò che Katsuki rispondesse. Lo fece uscire e si chiuse la porta dell'appartamento alle spalle. "Scendi."

"Sei un maleducato, un cafone! Che cazzo ti cambiava aspettare per due secondi di più? E poi che significa? Izuku non poteva dirmi nulla per ordine tuo e di quell'altro idiota?" 

Shoto continuò a ignorare Katsuki fino a quando non arrivarono alla macchina e lo fece sedere accanto a Denki. 

Shouta si girò a guardare Shoto che prendeva posto accanto a lui e sospirava, mentre intanto Katsuki seguiva a dirgli cattiverie, scadendo anche in un dialetto volgare. 

"Cosa è successo?" domandò. "Ei tu, lì dietro, taci." Per magia Katsuki si ammutolì. Guardò male Shouta e si sedette a braccia conserte guardando fuori dal finestrino. Shoto trattenne un sorriso. Quella era la magia di Shouta, sapeva incutere timore con poche semplici parole e un tono di voce talmente inespressivo da destabilizzare chiunque. 

"Izuku non è stato zitto," sussurrò mentre Shouta accendeva la macchina. Per tutta risposta l'uomo sospirò. "Me lo aspettavo, quel ragazzo non è capace a mantenere i segreti, figuriamoci questo." 

"E non è tutto."

Katsuki si sporse in mezzo a loro, volse la testa verso Shoto con il solito cipiglio imbronciato. "Potresti evitare di raccontare i cazzi miei agli altri?" 

Shouta schioccò la lingua un paio di volte. "Composto," gli disse, accompagnando l'ordine con un veloce gesto delle dita. 

Katsuki lo guardò a lungo prima di ritornare a sedersi dalla sua parte. 

Durante tutto quello scambio, Denki era rimasto in silenzio e immobile. Bianco come un lenzuolo. A Katsuki non erano sfuggiti gli occhi ancora arrossati per il pianto e gli dispiacque esserne la causa. Di nuovo. Avrebbe voluto chiedergli scusa, ma non voleva farlo dentro la macchina della polizia mentre venivano scortati alla centrale per chissà cosa. 

Non sapendo cos'altro fare decise di afferrare una mano di Denki e di stringergliela, senza però distogliere il proprio sguardo dal finestrino. Sorrise appena quando sentì una stretta in risposta.

   
 
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