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Autore: ChrisAndreini    23/08/2023    3 recensioni
[Seguito di Rainbow Cookies, si consiglia la lettura del libro precedente prima di leggere questo, onde evitare spoilers]
Sono passati sette mesi da quando Leo è tornato a casa dopo la sua incredibile avventura nei sette regni, eppure l'aspirante cuoco non riesce ancora a riprendersi del tutto, e a ricominciare a vivere una vita normale. Non aiuta che la sua migliore amica continua ad impedirgli di tornare in visita a Jediah.
E quando scopre che una guerra è scoppiata tra i due regni rivali, dovrà usare tutte le sue poche abilità per riuscire a salvare i suoi amici ed evitare che molte persone muoiano, affrontando combattimenti, sospetto, e soprattutto una schiera di divinità che non tollerano affatto che outsiders mettano mano nella loro Storia perfettamente programmata.
Armato solo della sua capacità in cucina, il suo istinto suicida, e conoscenze di un futuro che cercherà di cambiare in tutti i modi, riuscirà Leo a sopravvivere ad una seconda avventura nei sette regni?
Le divinità dicono di no!
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Non è una vendetta, cerco solo di non morire

 

Opal aveva un nascondiglio molto buono, un nascondiglio con visuale perfetta sul balcone.

L’acustica non era la migliore, ma vedere suo fratello flirtare con la sua cuoca preferita era piacevole, anche se un po’ disgustoso se pensava che quello era comunque suo fratello.

Ma finché c’era Leah con lui, era soprattutto piacevole.

O almeno lo era stato finché, dopo che Leah l’aveva imboccato con un biscotto che Opal avrebbe tanto voluto assaggiare, e dopo che stavano in procinto di baciarsi, finalmente, suo fratello l’aveva allontanata, rifiutata, e Leah era scappata in lacrime dal balcone.

E al momento il principino era ritornato a fissare l’orizzonte, e sembrava molto combattuto.

Opal gli voleva bene ed era sempre dalla sua parte… ma non in quel momento.

In quel momento era decisamente seccata.

Perché suo fratello iniziava ad essere irragionevole.

Ma Opal era anche una ragazza molto tranquilla nei suoi approcci.

-Daryan… come va?- gli si avvicinò casuale, con un sorriso che però non nascondeva quanto fosse irritata con lui.

Daryan le lanciò un’occhiata sorpresa, intuì dal suo sguardo che aveva visto tutto, e sospirò, rassegnato da una grande sgridata incombente.

-Mi sa che ho fatto uno dei più grandi errori della mia vita…- borbottò, ammettendo subito il suo sbaglio.

Beh, era un inizio.

Ma non era abbastanza.

Perché conoscendo Daryan, poteva intendere come errore una cosa diversa da quella che pensava Opal.

-Su questo concordiamo, ma qual è secondo te?- indagò, abbandonando il sorriso e fissandolo per farlo cedere.

-Non volevo ferire Leah. Non avrei mai dovuto avvicinarmi a lei…- Daryan si prese la testa tra le mani, e disse ciò che Opal temeva di sentire, e ciò che effettivamente si aspettava. Notò che aveva una certa difficoltà a pronunciare il nome di Leah, come se la sua mente lo rifiutasse, o cercasse di modificarlo.

Non era troppo strano. Anche Opal sentiva che c’era qualcosa di particolare in quella cuoca. Ma sapeva che era una persona affidabile, dolce, e perfetta, assolutamente perfetta, per suo fratello.

-Su questo non concordiamo. Qual è il problema con Leah?- indagò, incrociando le braccia e sperando che il fratello le desse questa volta una risposta diversa da ciò che temeva e che si aspettava.

-…Opal, lo sai qual è il problema con la cuoca!- Daryan però scosse la testa.

-No, non lo so. O almeno spero di non saperlo, perché se è quello che penso io, allora è una stupidata abissale e tu sei un idiota più grande di quanto pensassi- Opal perse ogni traccia di affabilità, e lanciò a Daryan un’occhiataccia ben assestata.

-Disse quella che ama una palla di vetro con la neve perché “gliel’ha regalata una persona super importante” e non hai idea di chi sia!- sentendosi colpito, il fratello rigirò la frittata, e Opal si sentì effettivamente punta sul vivo.

Per circa due secondi.

-È diverso! Io non voglio sposarmi con qualcuno che non esiste. Una palla di vetro con la neve non cambia la mia vita!- Opal sapeva che essere così affezionata ad una palla di vetro con la neve dall’origine ignota fosse strano, ma almeno era una piccola stranezza, che non la condizionava nella vita di tutti i giorni.

Era solo un pensiero che la faceva sorridere e le metteva nostalgia.

Daryan… Daryan era davvero esagerato.

Era da prima della guerra che era fissato con questa strana persona che sentiva di dover aspettare, e non sembrava cedere nonostante sia lei che i suoi genitori stessero facendo di tutto per fargli aprire gli occhi.

-Esiste! È l’aspetterò finché non capirò esattamente chi… chi è…- insistette infatti Daryan. Il suo sguardo rendeva chiaro che lui stesso sapesse perfettamente quanto fosse assurdo ciò che stava dicendo, ma non dava segni di voler cedere.

-Ma ti senti quando parli?! Stai abbandonando ogni occasione di innamorarti per inseguire una persona di cui non conosci assolutamente nulla!- Opal attaccò la solita tiritera.

Aveva accettato la stranezza del fratello, fino a quel momento.

Ma adesso che aveva una persona davvero perfetta per lui davanti agli occhi, con la quale si trovava bene e che sembrava decisamente interessata… Opal doveva necessariamente farlo svegliare.

-È più forte di me! La devo aspettare! E so che quando la vedrò la riconoscerò, e tutto ciò che non capisco avrà finalmente senso- anche se era difficile. Daryan era testardo come un mulo.

-Daryan… le cose non sempre hanno senso. Questa guerra non ha senso, gli strani fenomeni divini non hanno senso, e i sentimenti hanno meno senso, ma possiamo comunque controllare un po’ le cose. E quando l’universo ti manda una persona come Leah, è stupido da parte tua lasciartela sfuggire per inseguire un fantasma- provò a farlo ragionare, in tono conciliante.

-In ogni caso io e Leah non siamo…- Daryan iniziò un’obiezione che Opal proprio non voleva sentire, perché era troppo una sciocchezza.

-Ho visto come la guardi, non raccontarmi storie- lo interruppe immediatamente, lanciandogli un’occhiata eloquente.

Daryan fece del suo meglio per non arrossire, ed girò la testa per non essere visto, dando comunque la risposta alla sorella.

-Non potrebbe funzionare, Opal! Non prima della fine della guerra, in ogni caso. Non posso distrarmi con… questo- sviò il discorso e le obiezioni in un altro argomento.

Non aveva tutti i torti, era vero che avevano faccende più importanti a cui pensare, ma…

-Se ci arriviamo, alla fine della guerra- borbottò Opal, un po’ timorosa, osservando l’orizzonte. 

Lei voleva essere ottimista, e credere che tutto si sarebbe risolto al meglio, ma erano nel mezzo di una guerra, c’erano attacchi sempre più spesso, e… la notte era tormentata da incubi che iniziavano ad avere la meglio su di lei e sulla sua psiche.

La morte non sembrava poi così lontana.

-Non dire così, Opal- Daryan le lanciò un’occhiata allarmata.

Opal cercò di non mostrare troppo il proprio turbamento.

-Dico solo che la vita è imprevedibile, e bisognerebbe raccogliere ciò che abbiamo nel presente, invece di aspettare sempre un futuro che è comunque incerto. Io voglio vederti felice, Daryan, e… ultimamente non ti ho mai visto sorridere, neanche con me… tranne che con… lei- Opal ritornò all’argomento cuoca, cercando di ignorare i cattivi presentimenti.

-Cosa? Non è vero!- provò a lamentarsi Daryan, come se la sorella l’avesse profondamente insultato in qualche modo.

-Sì invece. E non ti dico di andare a cercarla per dichiararle amore eterno, ma… non lasciarti sfuggire qualcosa che ti fa stare bene solo perché hai paura di fare un torto a qualcuno che potresti anche non incontrare mai più- Opal gli mise le mani sulle spalle, e lo guardò dritto negli occhi per trasmettergli tutta la propria determinazione e incoraggiamento.

-Opal… hai ragione… come sempre, ma… non è così semplice- Daryan, però, era di coccio, e la scansò, tornando ad osservare l’orizzonte.

Opal sospirò, ma non insistette.

-Perché non è semplice?- chiese, per farlo sfogare e cercare di capire cosa lo tenesse così ancorato a qualcosa di completamente sconosciuto.

Non voleva giudicarlo, ma era preoccupata per lui.

-Perché… perché io… prima mi sono ricordato qualcosa- ammise Daryan, dopo qualche secondo di esitazione, prendendosi la testa tra le mani.

Okay, questa era nuova.

Erano passati mesi da quando Daryan le aveva confidato per la prima volta di essere innamorato di una persona sconosciuta, ma questa era la prima volta che ricordava qualcosa di concreto.

-Cosa?- indagò, girandosi di scatto verso di lui, incredula.

-Non… non lo ricordo più, ma… era come… due occhi azzurri come il mare, che ridevano, e un sorriso bellissimo, e… io lo amo, Opal. Non so chi sia, non so dove sia, non so neanche se esiste veramente, e lo so che è completamente irragionevole innamorarsi così di un fantasma, come dici tu, ma… io lo amo, e non è giusto nei confronti di Leah fingere che non ci sia questa presenza ingombrante nel mio cuore- sembrava che ogni parola fosse impossibile da pronunciare per Daryan, che si teneva la testa dolorante cercando, con tutte le forze, di riportare alla mente qualcosa che semplicemente non voleva trovarsi lì.

Era sofferente, stanco, ma c’era anche una flebile speranza nel suo cuore.

Opal sospirò.

-Hai usato il maschile…- osservò, analizzando bene le sue parole.

-Davvero? Non… non me ne sono accorto- Daryan sembrava sorpreso di avere finalmente un genere per la sua inafferrabile cotta.

Opal era principalmente delusa.

Anche se… non era detto.

Leah, dopotutto, non era esattamente un esempio di femminilità.

I suoi inchini, soprattutto, erano molto sospetti, dato che fino a pochi giorni prima si inchinava esclusivamente nel modo maschile, senza neanche farci caso.

-Sai… Leah ha gli occhi azzurri come il mare- borbottò la principessa, un po’ tra sé, e ancora aggrappandosi alla sua ship.

Era una speranza lontana, ma non si poteva mai dire, no?

Daryan la guardò con un sopracciglio inarcato.

-I suoi occhi sono verde smeraldo- la corresse, sorpreso e confuso che la sorella, così abile osservatrice, si fosse sbagliata sul colore degli occhi della cuoca.

Era il turno di Opal di essere confusa.

-No… sono azzurri. Un azzurro tendente al verde, ma assolutamente non sono smeraldi- spiegò, decisa. Aveva visto Leah negli occhi molte volte, ed erano di una sfumatura unica, azzurri con riflessi verde acqua.

-Forse è la luce, ma ogni volta che l’ho guardata negli occhi, sono sempre verdi- Daryan, però, era convinto quanto lei.

Era effettivamente strano. Forse era davvero la luce, o forse qualche strano evento. Ma cosa poteva cambiare il colore degli occhi di una persona? Leah non aveva motivo di indossare lenti a contatto, e di certo nessuna divinità (il verde era di Flora, giusto?) l’aveva benedetta con dei poteri magici che le cambiavano il colore degli occhi ogni volta che usava tale magia. Nah, era inverosimile.

-Uno dei tanti misteri della nostra cuoca preferita- Opal alzò le spalle, decidendo di non farsi molte domande. 

Daryan non rispose, e si limitò a sospirare.

Si vedeva che era molto combattuto, e si teneva la testa tra le mani.

-Come ti senti, dubbi romantici a parte?- gli chiese Opal, che era sempre preoccupata per lui, ma era felice di vedere che stava meglio da quando Leah si occupava dei suoi pasti.

-Bene… il mal di testa è tornato, ma… davvero bene. Hai ragione, comunque… Leah è… è avvolta nel mistero. E anche per questo non posso fidarmi troppo di lei- Daryan tornò all’argomento di prima, per chiuderlo una volta per tutte come voleva lui, senza dare false speranze alla sorella, che gli fece il muso.

-Sai, a volte fa bene accettare qualcosa di positivo anche se non lo capisci del tutto- provò a suggerirgli, cercando di apparire rilassata.

-Non in tempi di guerra- obiettò Daryan, categorico.

Non aveva tutti i torti.

-Già… non in tempi di guerra. Spero che finisca presto- gli concesse la ragazza, tornando a fissare l’orizzonte, con un sospiro.

-Lo speriamo entrambi- Daryan le cinse le spalle in un abbraccio affettuoso, e Opal decise che era il caso di chiudere l’argomento.

Alla fine non erano affari suoi i drammi romantici di suo fratello.

Il massimo che poteva fare lei era supportarlo, e fare un bel discorsetto irritato a chiunque avesse fatto soffrire suo fratello con la sua assenza per otto mesi.

Perché, chiunque fosse, si sarebbe dovuto subire una bella strigliata da parte di Opal dopo che li aveva fatti dannare così.

E dubitava che le sarebbe andato bene quanto Leah.

Leah, dopotutto, era perfetta per Daryan!

…molto ironico, vero?

 

Leo era molto orgoglioso di sé stesso, perché dopo essersi pianto addosso per un’intera notte, si sentiva decisamente in grado di affrontare Daryan e fare come se non fosse successo niente.

Arrivò nel suo ufficio per la colazione sfoggiando un grande sorriso tranquillo.

-Buongiorno principe Daryan- lo salutò con un inchino profondo.

Daryan lo guardò parecchio sorpreso.

-Oh… buongiorno, Leah- lo salutò, come se non si aspettasse che Leo sarebbe andato da lui, quel giorno.

Sì, in effetti Leo non si aspettava di riuscirci. Aveva fatto la strada fino all’ufficio con le lacrime agli occhi e l’espressione di chi ha mangiato un limone intero, ma stava affrontando la situazione da vero campione.

-Stai… ehm… va tutto bene?- chiese Daryan, osservandolo preoccupato e con un grande senso di colpa negli occhi grigi.

…okay, forse Leo la stava affrontando meno da campione di quanto volesse, e probabilmente gli occhi rossi di pianto e l’espressione di sofferenza assoluta erano più presenti nel suo volto di quanto sospettasse.

-C_certo, principe Daryan. Le ho portato la colazione. Oggi ho deciso di sperimentare con delle forme e dei sapori semplici. Possiamo capire cosa le da più fastidio e lavorarci intorno. Ho preparato della carne, del pesce, dei latticini e dei farinacei… per ora. Poi sperimenteremo con altro- Leo illustrò il menù, molto più sostanzioso e ben pensato del solito.

La cucina era la sua valvola di sfogo, e ci aveva buttato dentro tutti i sui drammi romantici.

Sperava che almeno i piatti non sarebbero stati acidi o salati come le sue lacrime.

-Sembra… splendido, Leah… grazie- Daryan borbottò, e l’imbarazzo era palpabile.

Solitamente Leo sarebbe rimasto per tutto l’assaggio e avrebbe concluso con una caramella arcobaleno imboccata.

Ma non poteva restare lì a lungo.

Non ce la faceva proprio, era più forte di lui.

-Beh, allora io… vado- Leo provò a fare un inchino profondo e iniziò ad indietreggiare verso la porta, ma Daryan lo fermò, sollevando una mano.

-Ehm… Leah… riguardo a…- cominciò a dire.

A Leo saltò un battito. 

Non si aspettava che il principe avrebbe cercato di parlare di quanto accaduto. Di solito in quelle circostanze si ignorava e si cercava di andare avanti, no?

Leo non credeva proprio che sarebbe riuscito ad affrontare l’argomento senza scoppiare a piangere e rivelare anche tutti i suoi segreti e sotterfugi, già che c’era. Così, come bonus.

E probabilmente la sua immensa difficoltà, o forse è meglio dire terrore assoluto, fu recepita dal principe, che cambiò idea a metà discorso, e abbassò la testa, optando per qualcosa di diverso.

-…riguardo alla caramella…- disse il primo argomento che gli venne in mente.

Senza neanche sospettare che fosse persino peggio di quello che aveva lasciato.

La caramella…

La tradizione ormai era di imboccarlo.

E Leo, teoricamente, non aveva alcun motivo per rifiutarsi.

Praticamente, però… Leo aveva controllato le statistiche, il giorno prima, mentre piangeva in cella di isolamento, e non gli erano piaciute per niente.

“Affetto: 100%

Coinvolgimento emotivo: 98%

Intenzione: 100%

Danno totale assorbito: 99%

Danno totale eliminato: 90%”

Non solo Leo stava assorbendo decisamente troppo, ed era probabilmente a una imboccata dal punto di non ritorno, ma non riusciva neanche ad eliminare del tutto i problemi di Daryan, probabilmente perché avevano una radice mentale che Leo non poteva aiutare.

Era frustrante, e decisamente pericoloso.

E non poteva rischiare di arrivare al 100%, era troppo rischioso, per lui.

Ma non poteva di certo rifiutarsi di dare a Daryan una caramella se la richiedeva espressamente.

-Oh, certo! Che sbadata!- Leo armeggiò nella tasca del grembiule, e tirò fuori una caramella arcobaleno.

Inconsciamente, Daryan si ritrovò ad aprire la bocca, come era consuetudine.

Anche se di solito il dolcetto avveniva a fine pasto.

Leo esitò un istante, poi abbassò la testa, e posò la caramella sul vassoio.

-Torno più tardi- si allontanò in fretta dalla scrivania, facendo un inchino profondo e sperando che il suo turbamento non fosse troppo palese.

Evitò anche accuratamente lo sguardo di Daryan. Non voleva vedere senso di colpa, pena, o delusione nei suoi occhi.

Era già abbastanza difficile se prendeva in considerazione solo i propri, di sentimenti.

-Grazie del pasto- lo congedò Daryan, con tono neutro che però tradiva una profonda difficoltà e stanchezza.

Leo uscì dalla stanza senza neanche guardarlo.

-Tutto bene, Leah?- chiese Chevel, che come al solito era all’esterno di guardia, appena lo vide.

Leo si asciugò gli occhi che si erano riempiti di lacrime incontrollabili.

Che bambino che era!

…era anche strano che avesse ancora delle lacrime da far uscire, visto che con tutto quel piangere era convinto di essersi completamente disidratato.

-Sì, tutto bene. Grazie, Sir Podbart!- Leo fece un inchino medio verso di lui, e non gli lasciò neanche il tempo di rispondere prima di correre via.

Chevel sembrava quasi in procinto di seguirlo, preoccupato, ma proprio in quel momento fu raggiunto da Persian, venuto per discutere di qualche questione di difesa, e ovviamente tutta la sua attenzione finì su di lui.

Beh, almeno c’era qualcuno romanticamente felice in quel castello.

Leo cercò di essere felice per Chevel e Persian, ed entrò in cucina provando a dimenticare la propria situazione che era tutto fuorché rosea.

…Dotty praticamente lo placcò con il sorriso più brillante che Leo le avesse mai visto in viso.

-Sei libero? Posso parlarti? Ti devo troppo parlare!- gli sussurrò all’orecchio, eccitata, senza farsi sentire dalle altre cuoche.

-Devo andare a consegnare la colazione ai cavalieri, puoi accompagnarmi, se vuoi… così vedi anche Alex- acconsentì Leo, in tono neutro, avvicinandosi al carrello già pronto.

Dotty arrossì vistosamente sentendo nominare il cavaliere.

-Oh, sì! Era proprio di lei che volevo parlarti!- ammise, in un sussurro imbarazzato.

Non abbastanza silenziosa da far sfuggire a Leo come l’aveva citata.

Ovvero con il “lei”.

-Oh… te l’ha detto- commentò, sorpreso e felice che le sue due amiche si fossero finalmente confidate.

Farle finire insieme non sarebbe stato poi troppo difficile, se Dotty era ancora così infatuata pur sapendo che Alex era una donna.

Il pensiero da un lato fece sorridere Leo, dall’altro lo fece sentire profondamente in colpa.

Perché mentre Dotty si innamorava sempre di più di una cavaliera, dall’altro lato del castello il suo teorico futuro sposo, innamorato di lei, soffriva per amore.

Leo non sapeva come sentirsi al riguardo.

Perché era davvero tanto felice per loro.

Ma non voleva che Daryan soffrisse.

Sospirò, combattuto.

-Tutto bene, maestro?- chiese Dotty, rendendosi finalmente conto di quanto fosse giù.

Leo cercò di darsi un contegno.

Non voleva preoccuparla, né farla sentire in colpa.

-Certo, tutto bene! Non vedo l’ora di sentire i gossip. Deduco che ieri sera sia andata bene- forzò un sorriso incoraggiante, e i due iniziarono ad avviarsi per i corridoi del castello, diretti ai terreni d’allenamento dei cavalieri.

Dotty non trattenne un sorrisino.

-È così meravigliosa. Ti devo raccontare tutto nei minimi dettagli. Ho bisogno di esprimere tutto il mio amore per questa serata indimenticabile!- Dotty era emozionata come una bambina la mattina di Natale.

Leo era intenerito, anche se continuava ad avere un fastidioso nodo nello stomaco.

Era difficile anche per lui essere felice per gli altri quando il suo cuore era in mille pezzi, ma accennò un sorriso.

-È una storia che puoi raccontarmi? Non vorrei che Alex si imbarazzasse- Leo mise le mani avanti nel caso fosse stata una storia troppo personale.

-Oh, no! Mi ha dato il permesso… probabilmente te lo racconterà anche lei più tardi- spiegò Dotty, sicura.

-Perché lo pensi?- Leo era confuso.

-Beh, sei il nostro migliore amico e confidente. Non abbiamo molte altre persone a cui raccontare queste cose- spiegò Dotty, molto pratica.

In effetti, quello stesso pomeriggio, anche Alex prese Leo da parte per raccontare.

Per semplicità ho deciso di riassumervi la serata raccontata dalle due ragazze a Leo, alternativamente, in due momenti della giornata diversi.

Cominciamo da Dotty.

-Ieri siamo uscite a fare una passeggiata in giardino. Non era esattamente consigliato visti gli attacchi recenti ma lei è così in gamba, non mi sono sentita per niente in pericolo- 

-Dotty mi ha detto che voleva andare a fare una passeggiata. Io ero di guardia, e le ho sconsigliato di uscire di notte perché era pericoloso, ma lei ci teneva tanto così alla fine ho deciso di accompagnarla-

-Siamo rimaste nei dintorni, ovviamente, perché era più sicuro, ma era magico comunque, con il vento che tirava, la luce lunare, le stelle brillanti…-

-Dotty voleva andare anche più in là nella foresta ma ho preferito non rischiare, quindi siamo rimaste vicine al castello, comunque era davvero una bella atmosfera, devo ammetterlo. Dotty era davvero tanto carina ieri! Con i capelli scossi dal vento e le guance rosse per il freddo-

-Alex era così premurosa, mi ha offerto il suo mantello per farmi calore. In effetti a Lumai fa più caldo rispetto a qui, quindi non sono abituata a questo clima. Comunque, ci siamo sedute-

-La panchina era in buone condizioni, considerando gli attacchi, ammetto che il cuore iniziava a battermi fortissimo. Ero preoccupata, parecchio timorosa, ma anche un po’ speranzosa-

-Ho pensato che fosse il momento giusto per rivelarle i miei sentimenti. Ero super nervosa, ma mi sono detta “Dotty, ora o mai più”, e così le ho detto che mi piaceva con un monologo ben preparato e molto romantico-

-Non ho la minima idea di cosa mi abbia detto la prima volta, ha biascicato qualcosa sulla luce e sulla cioccolata, credo, non è che abbia capito molto. Ho provato a chiedere che intendesse e lei mi ha preso la mano e mi ha detto…-

-“Alex, mi piaci tantissimo! Sei leale, forte, gentile e vorrei conoscerti sempre meglio, e passare tanto tempo insieme. Ti prego, esci con me!”-

-…“Alex, sii il padre dei miei figli, ti prego!”- 

-È stato come togliersi un enorme peso dal petto, ero in uno stato di euforia e terrore, ahah-

-All’inizio mi è preso il panico, insomma… non è che io possa essere il padre di nessuno, e ho pensato che era il momento di rivelare a Dotty la verità su di me. Sapevo che lei non mi avrebbe giudicato, così le ho preso una mano…-

-Alex mi ha afferrato la mano improvvisamente, molto agitata, e…-

-…e le ho detto, con calma e tranquillità, tutta la verità, sul mio conto. Dotty era abbastanza sorpresa, e sembrava turbata, all’inizio, ma mi ha ascoltata con attenzione, è così dolce…-

-…e mi ha detto “Dotty, non posso fare figli!”, onestamente non so perché me l’abbia detto in questo modo, ammetto che non ho capito a cosa si riferisse, comunque le ho chiesto il motivo, e lei mi ha detto con le lacrime agli occhi che lei in realtà è una ragazza. Mi sono sentita così male a pensare che ho sbagliato i suoi pronomi così a lungo! Ma ora mi sono assicurata con lei, non sbaglio più, questa volta!-

-Mi sono sentita molto meglio dopo averglielo detto, ma poi Dotty si è rabbuiata, e temevo… temevo davvero che le cose fossero cambiate, tra di noi-

-Mentre pensavo alla faccenda dei pronomi, e riflettevo tra me su quando fosse speciale che Alex si fosse confidata con me circa il suo segreto, ho pensato che… beh… c’era una cosa su di me che Alex doveva sapere…-

-Poi però mi ha guardato… ed è scoppiata a piangere, e il panico lì era veramente al massimo. Ho provato a consolarla al meglio, anche se non stavo capendo-

-Ammetto di essermi leggermente agitata al pensiero, ma poi l’ho guardata negli occhi, e le ho confessato che ero in realtà una duchessa, e che sono scappata dalla mia vecchia vita-

-Ha iniziato a borbottare di palazzi, e di dolci, e di genitori pressanti, e ho intuito che probabilmente è scappata da qualche famiglia nobile-

-Alex era sconvolta, ma la capisco…-

-Me lo aspettavo, onestamente, insomma, il suo portamento è molto nobile, ed è anche così istruita, ma non fa alcuna differenza per me-

-Tolti i segreti di mezzo, non c’era più niente a fermarci, così le ho preso una mano, l’ho guardata negli occhi, e le ho detto…-

-“Possiamo adottarli, dei bambini, insieme” E non poteva dirmi qualcosa di più dolce, davvero, così le ho risposto…-

-“Potremmo prendere un cottage tranquillo al villaggio e crescerli con buon cibo e ottimi allenamenti” È stata così carina! Sono innamorata, davvero innamorata, e così mi sono avvicinata…-

-Mi sono avvicinata…-

-…e ci siamo baciate- conclusero allo stesso modo il racconto, con dei risolini imbarazzati e grandissimo entusiasmo.

Il sunto della serata, si può dire, è che le ragazze sono molto più in gamba dei ragazzi nei problemi di cuore.

Almeno… questo era il sunto che arrivò a Leo, in realtà non è una verità assoluta, anzi…

Oh, e anche che tutti hanno delle percezioni davvero un sacco diverse delle cose che succedono.

E poi, sentendo un resoconto così entusiasta e romantico da parte di due persone che erano ufficialmente in una relazione, come entrambe avevano annunciato a Leo con gioia incontenibile, Leo si era reso conto con una certa tristezza che lui, una cosa del genere, poteva non trovarla mai.

Dopotutto dove poteva andare in una relazione se non avrebbe mai potuto rivelare la verità su sé stesso a nessuno?!

Né a Daryan, né a nessun altro.

E una relazione doveva partire da una base di fiducia e di sincerità, giusto?

Leo decise che non si sarebbe più messo in mezzo in nessun affare romantico. Avrebbe continuato la sua missione, fatto il suo lavoro, salvato tutti, e poi sarebbe tornato a casa e… no, non sarebbe tornato a casa.

Perché Leo non poteva più tornare a casa, se non voleva rischiare che tutto resettasse.

Quindi sarebbe rimasto a palazzo a vedere l’amore della sua vita innamorarsi di qualcun altro, o restare single e infelice perché l’amore della SUA vita sarebbe stata in un cottage piena di figli con una cavaliera fantastica. In ogni caso, Leo sarebbe rimasto single e infelice a osservare l’amore degli altri. Forse non sarebbe rimasto a palazzo, ma sarebbe andato a vivere in campagna e avrebbe aperto un agriturismo. Poteva essere un’idea.

Oppure poteva andare in un qualche tempio per essere protetto da una divinità dalla sua parte, magari Noella, dato che Jahlee aveva Giada pronta all’attacco, e Flora era molto legata a Kalea.

Chissà come sarebbe stata la sua vita, quando (e se) sarebbe riuscito a far finire la guerra.

Una cosa era certa, comunque: al momento doveva pensare solo alla missione, e non lasciarsi traviare dai sentimenti.

 

I successivi giorni passarono abbastanza tranquillamente, anche se Leo dovette stare molto attento a non uscire da palazzo per evitare che Giada gli facesse un agguato e lo costringesse ad attraversare un portale fuori dai cinque regni.

Jahlee provava ad essergli d’aiuto, ma non voleva andare eccessivamente contro la figlia, quindi era molto combattuto al riguardo, e stava zitto il più delle volte.

Non che Leo avesse niente da temere, dato che tra Alex, Dotty e Gideon, aveva sempre qualcuno al suo fianco pronto a difenderlo da qualsiasi cosa.

Solo che… Gideon era un po’ piccolo per difenderlo effettivamente da qualcuno come Giada.

Mentre Alex e Dotty…

Erano sdolcinate da far venire il diabete persino a Leo.

Dotty imboccava Alex con cibo appena sfornato, si davano sempre il buongiorno e la buonanotte, spesso lasciavano Leo un po’ avanti o un po’ indietro per parlare tra loro, e Alex il più delle volte le dava anche dei fiori dopo vari allenamenti.

Leo era felice per loro, ovviamente, ma per un single quelle due erano la kryptonite!

Però era soprattutto felice per loro, perché in quel clima di terrore era veramente positivo che riuscissero a trovare la felicità insieme.

Insomma, le cose procedevano con alti e con bassi, e Leo stava riuscendo addirittura a guardare vagamente in direzione di Daryan senza farsi venire le lacrime agli occhi, il ché era un grande traguardo.

Ma quel giorno, Leo era piuttosto agitato.

Perché da Katrang sarebbe venuta una spedizione diplomatica per portare rifornimenti che sarebbe rimasta una settimana, e sebbene Katrang e Jediah fossero alleati in quella guerra, la dea di Katrang, Kalea, non era dalla sua parte, e Leo non aveva idea di cosa gli dei avessero intenzione di fare ora che era chiaro che Jahlee si fosse schierato con il cuoco e non aveva la minima intenzione di riportarlo a casa.

Infatti sia Jahlee che le due dee dalla parte di Leo erano stati cacciati dal concilio, e non potevano più partecipare alle riunioni, quindi nessuno sapeva nulla dei loro piani, neanche Flora.

Ergo… Leo aveva paura che nella delegazione di Katrang ci sarebbe stato qualcuno pronto a farlo secco, catturarlo, o smascherarlo, ed era parecchio spaventato.

E aveva intenzione di nascondersi il più possibile durante la visita della delegazione.

Aveva chiesto con casualità a Opal chi avrebbe fatto parte del gruppo, ma lei non gli aveva saputo dare una risposta specifica, anche se era certa che due concubini del re sarebbero stati i principali componenti.

Poi sicuramente qualche cavaliere e forse qualcuno del tempio.

In tempi di guerra non c’erano molte certezze.

Ma tutti erano sull’attenti, non solo Leo.

Quindi era oltremodo improbabile che qualsiasi membro della delegazione sarebbe andato in giro per il castello tutto tronfio senza nessun accompagnamento.

Soprattutto vicino alle camerate delle cuoche.

Ergo, Leo si era preso la mattina libera fingendo di avere le sue cose femminili e aveva deciso di chiudersi in camera e aspettare l’ora di pranzo, quando ormai la delegazione sarebbe già arrivata, per uscire e indagare con Dotty su chi fosse presente.

Aveva visto carrozze dalla finestra.

Sentito qualche voce da fuori.

E poi era uscito per andare nella lavanderia, in fondo al corridoio, per approfittare del tempo libero per lavare dei vestiti (e dare l’impressione che le avesse davvero, le sue cose femminili).

Purtroppo gli intenti di pulizia erano stati interrotti sul nascere quando Leo si era andato a scontrare dritto contro l’ultima persona che si sarebbe aspettato di incontrare, anche se probabilmente avrebbe dovuto intuire che sarebbe venuto.

-Migliore amico della vita! È da così tanto che non ti vedo! Cavolo… sapevo che ti eri vestito da donna in questo periodo, ma non pensavo che fossi così attraente, anche così. I capelli neri ti donano!- lo accolse una voce non eccessivamente familiare, ma che Leo riconobbe immediatamente, e che lo fece sobbalzare vistosamente.

-Payas!- esclamò, alzando la testa e trovandosi faccia a faccia con il semidio figlio di Kalea, che lo guardava con un enorme sorriso pieno di entusiasmo. Qualcuno l’avrebbe potuto definire “da fanboy”.

Io, sono io “qualcuno”.

Perché era assolutamente da fanboy, quel sorriso.

Leo però lo vide come uno sciacallo che ha appena adocchiato una preda succosa.

-Cosa vuoi?!- chiese, in tono difensivo, facendo qualche passo indietro e appiccicandosi al muro, sotto lo sguardo sorpreso e confuso del semidio, che aggrottò le sopracciglia.

A discolpa di Leo, praticamente non aveva sentito una parola di ciò che Payas aveva detto, semplicemente la sua mente aveva sentito la voce, fatto l’associazione, e ora era convinto, a caso, che Payas volesse rapirlo e portarlo alla madre.

Comicamente, Payas suppose che la reazione esagerata di Leo fosse perché lo aveva definito attraente, e si affrettò a sollevare le mani, imbarazzato.

-Non ci sto provando! La cotta mi è passata da un pezzo, giuro! Lo so che sei innamorato perso di…- silenzio, il filtro anti-spoiler era di nuovo in funzione -…ma come?! Non state ancora insieme?! Ci avete messo più di quanto pensassi- rifletté poi, notando che era stato censurato.

-Aspetta… in che senso “la cotta ti è passata?” Di che parli?- chiese Leo, estremamente confuso.

-Oh, lascia stare… è imbarazzante. Ma come si può non prendersi una cotta per te?! Guardati! Sei così dolce, e premuroso, e tenero, e divertente! Oh… certo che… - silenzio -…è proprio fortunato!- Payas sospirò, leggermente deluso -Però neanche io mi lamento, guarda. Il mio futuro ragazzo è così straordinario…- Payas sospirò sognante -…lui è l’amore vero!- 

Leo, che fino a pochi attimi prima era bianco come un cencio, divenne in un istante rosso come un ravanello, e il cambiamento repentino della temperatura del suo corpo fu così rapido che probabilmente si sarebbe preso un raffreddore… così, per il cambio di temperatura.

-Io… non… eh… cotta? Anche se mi lusinghi non mi porti al tempio di tua madre!- Leo mise in chiaro le cose, cercando di non farsi abbindolare da alcune parole gentili.

Payas era confuso come non mai.

-Portarti… perché dovrei portarti…? Leo, sono Payas! Sono il tuo migliore amico. Ci siamo visti al ballo, anche se non era il nostro incontro ufficiale. In realtà neanche questo lo è, ma sono passati mesi e mi sei mancato. Non sono abituato a non vederti così a lungo…- Payas fece il melodrammatico, e si abbandonò al muro accanto a Leo, poggiando la testa sulla sua spalla.

Leo era sempre più confuso.

-Aspetta un attimo… ti ricordi di me?!- si rese conto dopo qualche secondo, il tempo che le informazioni si registrassero nel suo cervello.

Come era possibile?! C’era un’amnesia generale per tutti tranne gli dei.

-Ovvio che mi ricordo di te! Oh, dici per la storia dell’amnesia? Sì, ricordo che era in questo periodo. Noi semidei siamo immuni. Tutti si ricordano di te, anche se ci è proibito parlarne. Non sai quante volte Clarisa ha chiesto di te, le hai fatto proprio una bella impressione. Persino Nox è rimasto dispiaciuto del tuo ritorno a casa. Ma penso fosse principalmente perché voleva assaggiare i tuoi dolci….- spiegò Payas, con nonchalance, ridacchiando al pensiero di Nox.

Leo era sconvolto.

Forse avrebbe dovuto aspettarselo, ma era comunque scioccato che i semidei si ricordassero.

E Payas…

-Sei dalla mia parte?- chiese Leo, titubante.

-Sempre! Anche se mia madre no. Lei è sempre molto fedele a Laasya, anche se il cambio fazione di zia Flora la sta turbando non poco. Comunque non sono qui per rapirti o altro, giuro! Mi sono solo imbucato perché volevo vederti. Ci credi che passeremo un’intera settimana insieme?! Straordinario!- Payas era in brodo di giuggiole.

Ed era una miniera di informazioni.

-Oh, e nessun altro è incaricato di rapirmi o altro?- chiese, avvicinandosi con un sorriso preoccupato ma anche speranzoso.

-Non nella delegazione, tranquillo. Gli dei stanno puntando tutto su… -silenzio spoiler -…beh, insomma, lascia stare. Questa settimana passerà tranquilla, però. E poi ci sono io a proteggerti, migliore amico- Payas lo incoraggiò con un occhiolino.

Sembrava troppo bello per essere vero.

…forse era troppo bello per essere vero.

-Non è una trappola per farmi abbassare la guardia e rapirmi contro la mia volontà, vero?- chiese, squadrandolo dall’altro in basso con sospetto, e allontanandosi di un passo.

L’espressione sul volto di Payas era così ferita che era impossibile dubitare che fosse autentica, a meno che non fosse il migliore attore di questo mondo.

-Non lo farei mai! …no, forse lo farei, in determinate circostanze, ma non con te! Puoi fidarti di me! Non posso fare molto per cambiare il corso degli eventi, ma ti voglio bene, Leo. So che non mi conosci ancora bene, ma io sì. Il tuo sogno è andare a Masterchef, il dolce preferito di tua sorella sono le meringhe…- silenzio per qualche parola -…oh, giusto, ancora non l’hai… - silenzio -…certo che è difficile censurarsi, fortuna che il potere lo fa per me. La timeline è confusa-

Leo era sinceramente sorpreso dalle informazioni che Payas conosceva, e una parte di lui si sentiva… rassicurata. Sapere che c’era qualcuno che si ricordava di lui, e che lo conosceva, e sembrava volergli davvero bene lo rassicurava molto più di quanto si sarebbe aspettato.

Ma c’era comunque qualcosa che non quadrava.

-Perché sei tornato indietro?- chiese improvvisamente Leo, colto da un terribile dubbio.

-Per conoscerti prima del solito- spiegò Payas con semplicità, alzando le spalle.

-Sì, ma… se il futuro ti piace, perché tornare indietro? Non è che succede qualcosa di super tragico tipo io che muoio, vero?- Leo la buttò lì, ma sembrava sinceramente preoccupato.

E Payas assunse un’espressione completamente impassibile.

-Ma come ti vengono queste idee brutte, Leo? È così difficile credere che volessi semplicemente conoscerti prima?- cercò di abbandonare l’argomento.

Oh no, era sospettissimo!

-Perché non rispondi? Muoio, non è così?!- Leo iniziò a farsi prendere dal panico.

Payas sospirò, e alzò gli occhi al cielo.

Aprì la bocca.

Silenzio.

-Visto, non posso risponderti. Queste informazioni sono spoiler, ovviamente- spiegò -Ma davvero, sta tranquillo e goditi questa settimana di relax, dai! Mi fai fare un giro del castello? Vuoi che ti aiuti con i capelli? Oh, lì c’è la lavanderia, se vuoi ti aiuto a pulire. Ho una certa affinità con l’acqua, come sai…- Payas gli fece un occhiolino, e cercò di cambiare completamente argomento.

Leo decise di non insistere.

-Sì, ma non è il caso che tu stia qui. Meglio se ti porto nella tua ala. Non vorrei che iniziassero a sospettare di te… o di me- Leo indicò il corridoio che portava alle zone dove gli ospiti potevano andare in giro, e iniziò ad avviarsi seguito lealmente dal semidio.

-Oh! Se qualcuno chiede posso dire che mi ero perso e che ti ho incontrato e mi hai accompagnato, ed è scoccata la scintilla quindi voglio passare più tempo possibile con te, che dici?- suggerì Payas, e sembrava quasi che da un momento all’altro gli sarebbe spuntata una coda che si sarebbe messa a scodinzolare.

Leo ridacchiò.

Doveva ammettere che l’entusiasmo di Payas era piacevole e contagioso.

-Mi sembra un’idea fattibile- ammise, senza però sbilanciarsi troppo. 

L’idea di iniziare ad andare in giro per il palazzo con Payas, invece che accompagnato solo da Gideon e le piccioncine, non era male.

-Peccato non poter uscire dal castello, mi sarebbe piaciuto andare al lago insieme e farci una nuotata, ma meglio non rischiare, con Yu in giro pronta a fare danni- Payas ebbe un’ombra scura parlando di Giada, e Leo sospirò.

-Già… sono praticamente agli arresti domiciliari…- sospirò, tristemente, imboccando un lungo corridoio che portava alle stanze degli ospiti, passando per l’ala della biblioteca.

-Ti prometto che un giorno ce la faremo, una nuotata insieme. E magari ti farò anche conoscere il mio cucciolo- Payas provò a rassicurarlo, con un occhiolino complice.

-Il tuo cucciolo?- chiese Leo, curioso.

-Sì! Il kraken di mamma! È gigantesco, ma per me è sempre il mio cucciolo… anche se ha tipo un migliaio di anni, o anche di più, in effetti…- Payas spiegò.

-Wow! Adoro le creatura mitologiche! Quindi i kraken non sono ancora estinti?- chiese Leo, entusiasta.

Sapeva che quasi tutte le creature sacre agli dei erano estinte o vivevano solo in un piano astrale.

C’erano delle uova in giro ma nessuna che era possibile schiudere, tanto che ormai erano diventate praticamente delle rocce, molto preziose e costose, ma inutili.

-Certo che no! Mia madre è molto attenta ai kraken. Si chiama Kelp, ed è davvero un amore! Gli piacerai un sacco- Payas sorrise pensando al suo cucciolotto.

-Sicuramente lui piacerà molto a me- Leo sorrise al solo pensiero.

Sapeva che Payas non era sincero, ma stava solo cercando di rassicurarlo. Se fosse stato uno spoiler sul futuro, dopotutto, sarebbe stato censurato. Stava solo parlando di ipotesi senza fondamento.

Ma a Leo piaceva sperarci.

C’erano tanti luoghi in quei regni che avrebbe voluto visitare: i laghi arcobaleno di Jediah, il grande vulcano di Valkrest, il regno sottomarino di Katrang, e lo affascinavano tantissimo anche le grotte di Ombron. I sette regni erano straordinari, ma Leo ne aveva sempre vista solo una parte piccolissima. Stava studiando la geografia con Gideon, e si stava segnando tantissimi posto meravigliosi da vedere. 

Chissà se un giorno ci sarebbe davvero riuscito…

-Beh, so che la tua creatura preferita, però, è…- silenzio -…andiamo, a malapena è uno spoiler- si lamentò poi Payas, enfatico.

Leo scoppiò a ridere, incapace di trattenersi. Stava facendo una faccia davvero troppo buffa.

Non rideva da tanto tempo.

Fu davvero liberatorio, per lui.

-Leah?- una voce troppo familiare alle sue spalle lo fece irrigidire, e lo zittì immediatamente.

Leo si girò di scatto verso il principe Daryan con la chiara espressione di chi sta facendo qualcosa di male, e cercò di mascherare il suo evidente disagio con un inchino profondo che gli nascose il viso.

-Buongiorno, principe Daryan- lo salutò.

-Oh, buongiorno, principe!- Payas imitò Leo, con un sorriso malizioso e un inchino leggermente meno profondo.

-Buongiorno, semidio Payas… cosa fa in questi corridoi con una delle mie cuoche?- dopo un inchino medio da parte di Daryan, il principe si affrettò ad indagare sulla situazione, con un sopracciglio inarcato.

-Oh, mi ero perso, ma poi questa bellissima ragazza mi ha trovato e si è offerta di accompagnarmi! Non è un tesoro?! È scoccata subito la scintilla, tra noi- Payas seguì il copione che si erano detti, anche se aggiunse qualche pezzo che Leo non si aspettava, e gli cinse anche le spalle, facendolo arrossire di botto.

Non era un contatto spiacevole, solo inaspettato, ed essere definito una “bellissima ragazza” davanti a Daryan era davvero strano.

-Eh… sì… infatti- riuscì solo a borbottare, con voce tremante.

-Mi fa piacere- Daryan accennò un sorriso che non gli raggiunse gli occhi, che sembravano quasi arrabbiati, anche se non si poteva mai troppo dire, con Daryan.

Payas non sembrò notare niente di strano, e sorrise sempre più caldamente.

-È quasi ora di pranzo, giusto? Sarei troppo curioso di vederti a lavoro in cucina. I tuoi piatti sono leggenda! Con il tocco magico… posso dirlo, adesso, forte!- continuò a fare i complimenti a Leo, che sarebbe solo voluto sprofondare.

Strano che quel discorso non fosse censurato dagli spoiler, ma a quanto pareva non stava spoilerando molto. Leo sapeva già queste cose, Daryan del discorso intuì solo che Leo stesse già conquistando il favore di Payas, e la cosa non gli piaceva affatto.

-I piatti di Leah sono leggenda?- chiese, però, confuso.

-intendo la cucina di Jediah, non i piatti di Leah. So che avete le migliori cuoche e suppongo che Leah sia tra di esse, no?- Payas si recuperò immediatamente, con facilità.

-È rimarchevole.. come tutte le altre. Semidio Payas, penso che abbia qualcosa di più interessante da fare oltre ad importunare una delle mie cuoche, non crede?- Daryan cercò di non esaltare troppo Leo, e di allontanarlo da Payas.

Il tono e l’espressione erano impassibili, ma Leo notò che era seccato. Si vedeva dalla postura rigida.

-Cosa può esserci di meglio al mondo?! E comunque non la sto importunando… non ti sto importunando, vero?- Payas si girò verso Leo, preoccupato.

Nonostante l’enfasi e le parole imbarazzanti, Leo doveva ammettere che la presenza di Payas così amichevole lo tranquillizzava parecchio.

-Certo che no, semidio Payas- annuì, con convinzione, evitando di guardare verso Daryan.

Non aveva diritto di essere infastidito.

Non era illegale essere amico dei semidei di altri regni, e Katrang era anche alleata di Jediah, nella guerra. Fraternizzare era non solo concesso, ma consigliato, per mantenere il buon rapporto.

-Vi auguro una buona passeggiata, allora. Io devo conferire con i nostri gentili ospiti circa la guerra in corso. Se volete scusarmi- Daryan fece un cenno molto meno rispettoso di prima, e diede le spalle al duo facendo il muso, e mettendo inconsciamente enfasi sul fatto che LUI, a differenza di Payas, stava facendo delle cose davvero importanti.

-Uhhh, qualcuno è geloso. Mi fa strano vedere Daryan così- ridacchiò Payas, una volta soli nel corridoio, sussurrando all’orecchio di Leo, che scosse la testa.

-Non è geloso. È solo sospettoso. Di che mai dovrebbe essere geloso?- sospirò, rabbuiandosi al pensiero che la sua cotta fosse innamorata di un’altra.

-Sei così tenero, Leo. Hai già una cotta per lui, vero? …non è stato censurato, quindi suppongo di sì- le parole così rilassate di Payas fecero fare una capriola al cuore di Leo, che lo guardò sconvolto.

-Come… perché pensi che io… noooo!- provò a negare con ben poca sicurezza.

-Siamo migliori amici, Leo, è ovvio che so tutto delle tue cotte- Payas aveva un’espressione maliziosa.

Leo lo osservò un po’ turbato.

Fin da quando l’aveva conosciuto la prima volta, Payas si era sempre professato suo migliore amico, ed era chiaro che ci credesse davvero.

Ma… lui non era il migliore amico di Payas.

Lui era un Leo che non lo conosceva nemmeno.

Il migliore amico di Payas era un Leo di tempo ormai perduto.

Era parecchio triste, a pensarci bene.

Se Leo avesse avuto poteri temporali, era certo che non sarebbe mai riuscito ad usarli in quel modo.

Forse per questo non riusciva del tutto a capire il motivo che aveva spinto Payas ad usare i suoi, e temeva il peggio.

Ma magari era solo perché avevano due modi di pensare completamente diversi, chissà.

Leo, dopotutto, non conosceva Payas così bene.

-Non ti rattrista?- chiese dopo qualche secondo di riflessione, cogliendo Payas in contropiede.

-Cosa?- chiese lui, confuso.

-Tu sai tutto di me, e mi consideri il tuo migliore amico. Ma io non so niente di te, tranne che sei un semidio e viaggi nel tempo. Non ti rattrista che la persona che consideri il tuo migliore amico… non… non ti consideri ancora tale?- Leo sperò di non essere stato troppo insensibile nel formulare la domanda, ma non sapeva esattamente cosa dire e come farlo, e aveva bisogno di capire.

Payas sembrò molto pensieroso per un po’, come se neanche lui si fosse reso conto che il suo amico fosse ormai perduto nelle pieghe del tempo.

Ma dopo un po’, sorrise a Leo con la solita leggerezza.

-Ho una settimana per farmi conoscere meglio, e sono sicuro che il mio amico è già lì. Non mi pento di essere venuto prima, è così bello vederti così…- silenzio -…il filtro spoiler è strano, oggi- borbottò Payas un po’ confuso.

-Forse è un po’ buggato- provò a suggerire Leo, che non si intendeva di viaggi temporali e poteri semidivini -…a meno che tu non abbia detto una cosa del tipo “è bello vederti così vivo”, perché in tal caso capisco come possa essere spoiler- borbottò poi, un po’ preoccupato.

Payas ridacchiò.

-Basta pensare alla morte, dai! Non sono tornato indietro per un motivo particolare. Giuro che volevo solo conoscerti prima del tempo. Una cosa importante da sapere su di me: non ho molto senso, come persona- insistette, e bisognava dire che sembrava affidabile.

-Beh, siamo in due- Leo alzò le spalle.

Dopotutto anche lui non aveva sempre senso, come persona. A volte la gente fa delle cose che possono sembrare perfettamente logiche dal loro punto di vista, ma completamente assurde a chiunque altro.

Leo era il re di queste cose.

-Oh, lo so… allora, posso accompagnarti alle cucine e vederti all’opera con il tocco magico?- Payas propose, emozionato all’idea.

Leo decise di abbassare la guardia, e godersi il momento.

-Dipende da Mildred, ma posso provare a metterci una buona parola- acconsentì, e gli illustrò la strada verso le cucine, pronto per preparare il pranzo.

Sperava davvero che sarebbe riuscito a godersi almeno una settimana più o meno tranquilla.

E di conoscere meglio il sedicente suo futuro migliore amico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Volete sapere una curiosità interessante? 

Nel capitolo 14 della prima storia c’è un momento dove Payas dice:

“ -Oh, allora fammi assaggiare un’altra delle tue prelibatezze. Scommetto che la tua cucina era la migliore dei sette regni già allora… adesso… insomma, c’è qualcosa di fatto da te personalmente? Con il...- silenzio -…oh, non hai ancora ricevuto…- silenzio -…peccato-.”

Ecco, la parte spoiler era una cosa di questo genere: 

insomma, c’è qualcosa di fatto da te personalmente? Con il tocco magico …oh, non hai ancora ricevuto la benedizione di zia Flora? ...peccato-.

Zan zan zaaaaaaan!!!

Fin da allora era già programmato tutto! 

 

La trama comincia a farsi interessante… beh, forse non particolarmente più interessante di prima, ma la parte romantica ha delle perle interessanti, non trovate?

Daryan non è innamorato di Dotty, ma di Leo, solo che non lo ricorda. Non trovate che sia adorabile?! (e molto tragico, anche).

Ci credo che è combattuto sulla sua cotta per Leah!

Leo, d’altro canto, ha altre magagne a cui pensare, e ha deciso di concentrarsi sulla missione e basta… sappiamo quanto difficilmente segue i propri propositi.

Dotty e Alex iniziano ad avere del tenero, buon per loro! Che carine!

Devo dire che la scena dove raccontano la serata in momenti diversi contraddicendosi a vicenda è stata la mia preferita da scrivere.

E poi Payas!!

È finalmente tornato Payas!!

Non è l’incontro ufficiale, ma ce lo facciamo andare bene, soprattutto se fa ingelosire Daryan.

Speriamo che questo suo intervento non cambi il proprio futuro… onestamente, se non shippassi già troppo la Leoryan e la Payox (Payas e Nox), un pensierino verso la Leoyas lo farei… voi che dite?

Fatemelo sapere nei commenti!

In ogni caso, Payas è sempre uno spasso da scrivere.

E siamo anche arrivati a metà storia, dato che anche questa, come la precedente, avrà 24 capitoli (secondo il progetto, ma poi mai dire mai).

E il prossimo capitolo… vi dico solo che sarà una vera bomba! 

…e potrebbe includere bombe letterali.

Spero che la storia vi stia piacendo, vi do un grande bacione e alla prossima! :-* 

   
 
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