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Autore: _the_unforgiven_    27/08/2023    2 recensioni
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Brevissimi frammenti sparsi, scritti dopo la seconda stagione di Good Omens.
Cercando di trovare un senso.
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SPOILER per la seconda stagione, naturalmente.
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Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A Muriel era occorso tempo, prima di rendersi conto che la libreria era tutta avvolta da una trama di piccole benedizioni.

Una, la più evidente, serviva a proteggere la soglia; un'altra assicurava che certe bottiglie allineate nel retrobottega non restassero mai vuote.

Una serviva a togliere istantaneamente l'appetito a topi, tarme e tarli.

Poi c'era quella che aleggiava intorno al sofà in fondo al negozio, che anche nelle giornate più fredde era sempre tiepido, soffice e impercettibilmente odoroso di tè e di bergamotto.

Inizialmente, Muriel non ci aveva badato.

Il solo fatto di trovarsi sulla Terra la stordiva come un caleidoscopio troppo colorato: in confronto alla perfetta uniformità del Paradiso, era quasi vertiginoso.

Quell'immenso nugolo di individualità minuscole, esseri umani e oggetti, animali e piante, vorticava trascinato avanti dallo scorrere del tempo come da un fiume impetuoso.

Muriel iniziava appena ad abituarcisi, quando era stata calamitata dai meravigliosi contenuti della libreria!

Nessuno l'aveva avvertita che gli oggetti potessero avere un'anima.

I libri erano come persone, ma assai più accessibili per uno scriba di 37° livello senza alcuna esperienza sulla Terra.

Non si spazientivano, per dirne una; e non si spaventavano.

Non ce n'era uno uguale all'altro; e mentre alcuni le parlavano delle cose del mondo, moltissimi altri raccontavano di cose che non erano più, o che non erano state mai, oppure parlavano di altri libri, oppure di niente affatto, inanellandole davanti rosari di parole che avevano il sapore dell'alba e il colore di rintocchi di campane, e il cui suono sulla lingua le faceva correre lungo la schiena brividi di piacere.

I libri erano pieni di vita ed immortali, multiformi eppure immutabili, erano diversi e contraddittori ma facevano tutti parte di un unico, ininterrotto discorso; un lungo dialogo sussurrato, che l'umanità intratteneva con se stessa fin dalla creazione.

Muriel era caduta nei libri, e i libri l'avevano accolta benignamente.

Grazie a loro, poco alla volta sentiva di prendere confidenza con gli esseri umani; e dopo aver letto uno dopo l'altro tutti i volumi della libreria, si sentiva pronta a navigare il mondo esterno.

Tutti i volumi... O quasi.

"Pensavo che ormai fossimo amici," mormorò, aggrottando le sopracciglia di fronte allo scaffale nascosto in fondo al negozio.

Era un vecchio mobile scuro, che Muriel non aveva notato immediatamente, tanto pareva rintanato dentro una nicchia nella penombra. I suoi scaffali, che andavano da terra fino al soffitto, erano quasi curvi sotto il peso di file e file di volumi.

Alcuni erano rivestiti di cuoio, altri di tessuto sbiadito dal tempo; ma su nessuna delle loro coste comparivano un nome o un titolo.
Aveva provato a prenderne uno per studiarne il frontespizio; ma aveva scoperto che non aveva alcuna intenzione di separarsi dalla scaffalatura.

Aveva provato a sfilarne un secondo, e poi un terzo; niente da fare.

Perplessa, Muriel si era fermata un istante a riflettere.

Non era da lei insistere.
Forse quei libri non desideravano essere letti.

Si era guardata attorno per qualche momento, in cerca di qualcos'altro che potesse attirare il suo interesse; ma aveva ormai letto tutto ciò che era possibile leggere dentro la libreria, compresi due vecchi elenchi telefonici, dieci menu del ristorante cinese in fondo alla strada (rivelatisi, a un attento esame, tutti identici), e un fascicoletto scritto a caratteri fittissimi che si dichiarava manuale di istruzioni per un Commodoro.

...Muriel si era ripromessa di riferirle, tutte e 64, se un ufficiale della Regia Marina si fosse mai presentato alla libreria; ma quel tipo di visite sembrava un'occorrenza assai meno comune di quanto Jane (Austen) avesse dato a intendere.

Perciò ora Muriel se ne stava seduta sul bordo di Jane (la poltrona), lanciando occhiate ansiose all'indirizzo dei volumi misteriosi.

Non c'era nulla di strano, si disse.

Potevano esistere libri che non erano fatti per essere letti.
Muriel lo sapeva bene; dopotutto, era stata archivista del Paradiso.

O forse sembravano libri, ma non lo erano veramente.

...Chissà cos'erano..?

Muriel si mordicchiò il labbro. Non era poi una cosa importante, si disse, intrecciando le dita delle mani e premendosele fra le ginocchia unite.

Non era proprio nella sua natura essere insistente.
Tuttavia, in quelle bizzarre settimane di favolosa libertà, Muriel era arrivata a scoprire che era nella sua natura essere curiosa.

Balzò in piedi e tornò a piazzarsi davanti al vecchio scaffale.

Tentò di insinuare la punta delle dita fra una copertina e l'altra; niente.
Provò a fare pressione sull'angolo superiore di ogni volume, cercando di inclinarlo verso il basso per farlo uscire dai ranghi; niente da fare.

Pensò di premere le mani sulle estremità di una fila di volumi, con l'idea di farli scivolare fuori come un enorme sandwich fatto di carta e cuoio; ma non era possibile.

Provò a insinuare una mano fra i libri e il muro, per cercare di spingerli fuori da dietro.

Provò a fare loro il solletico.

Alla fine, si risolse a usare un piccolo miracolo; e solo allora si accorse che l'intero scaffale era benedetto con un sigillo che lei non aveva l'autorità di sciogliere.

"Oh," mormorò fra sé, sorpresa.

Perché la libreria era sì trapunta di miracoli; ma tutti semplici, lievi e quasi trasparenti; mentre questo era completamente al di fuori della sua portata.

Muriel guardò la distesa di volumi con ardente desiderio.

Se era stato l'Arcangelo Aziraphale ad apporre quel sigillo, però, era perché non voleva che quei libri venissero letti.

Giusto?

Del resto, c'erano così tanti altri libri dentro la libreria.
...Muriel li aveva già letti, ma poteva rileggerli.

Oppure poteva uscire e cercarne di altri; c'erano così tanti libri nel mondo che le era permesso leggere, letteralmente qualsiasi altro libro.

Perché volere proprio quelli?

Muriel tornò a sedere pesantemente nella poltrona, intrecciò le mani in grembo e si concentrò sulla danza che le particelle di polvere disegnavano nella luce che si riversava dalla finestra.

...Certo che, se Aziraphale non voleva che nessuno li leggesse, non era stato particolarmente saggio a mettere quei libri proprio lì.

Perché lasciarli in vista, insieme agli altri volumi della libreria, con sopra un cartello "non toccare"?

Se davvero non dovevano essere letti, avrebbe potuto portarli con sé in Paradiso.
Metterli in cima a una montagna.

O sulla luna.

Muriel guardò ancora una volta lo scaffale di sotto in su; poi saltò in piedi e un istante dopo era fuori dalla porta.

°°°

Fortunatamente, non aveva dovuto andare lontano.

Muriel si accostò all'automobile nera arenata sul fianco della strada e bussò gentilmente sul vetro.

L'unica reazione che ottenne, da parte del demone che si intravedeva all'interno, fu un leggero movimento del capo nella sua direzione.

Alla vista dei familiari occhiali scuri, Muriel sorrise e agitò una mano in segno di saluto.

Mr. Crowley si girò dall'altra parte.

"Oh," mormorò Muriel, ritraendo la mano.
Per un momento considerò il da farsi; poi tornò a bussare con più urgenza.

Stavolta il finestrino si abbassò lentamente.
"...Cosa?" giunse con un pesante sospiro la voce di Mr. Crowley.

"Oh! Buongiorno!" esordì Muriel con entusiasmo. "Grazie per aver aperto! Potrei aver bisogno, uhm. Mi piacerebbe..?" si confuse, incerta su come formulare la frase.
Ma gli occhiali scuri rimanevano fissi su di lei, e alla fine si risolse a dire, con semplicità, "Vorrei chiederle un favore."

"Passo," replicò Mr. Crowley cominciando a richiudere il finestrino.

"No, no, no, aspetti!" fece Muriel, premendo le mani sul vetro. "Avrei davvero bisogno del suo aiuto, per dei libri..?"

"Assolutamente no -" sbuffò Mr. Crowley, mentre già spariva dentro l'abitacolo.

"Ma da sola non ci riesco!"

Dentro l'auto, Muriel intravide solo un ritrarsi sinuoso, come spire di un serpente, mentre una grande foglia di Monstera si tendeva protettivamente davanti al finestrino.

"...Ma, io," gemette Muriel sull'orlo delle lacrime, "- io l'ho arrestata, quella volta..!"

...gli occhiali scuri tornarono a fare capolino da dentro l'abitacolo.

Un momento dopo, Mr. Crowley si estraeva da dentro l'auto con un lungo sospiro, scostando le foglie della Monstera come tende di un sipario.

"...Ascolta," disse stancamente, appoggiandosi all'auto con un gomito. "Non dovrei davvero essere io a dirtelo. Sono un demone, sì?"

Muriel annuì vigorosamente.

"...e cosa può averti fatto pensare che io voglia, tanto meno che debba -"

"Ma io sono venuta perché credo che lei possa!" lo interruppe Muriel, quasi saltellando sul posto.

Un sopracciglio si alzò dietro gli occhiali scuri.

"Possa cosa."

Muriel gettò un'occhiata frettolosa alla libreria. "Be'... Il suo livello di autorizzazione è così alto. Penso che non avrebbe alcuna difficoltà ad aprire un sigillo che -"

"Nah, nah, nah, scordatelo," ribatté Mr. Crowley agitando le mani, "questa roba valla a chiedere -" la voce gli morì in gola, mentre ancora muoveva vagamente le dita in aria, "- chiedilo ad Aziraphale."

Muriel si strinse nelle spalle. "Uhm," fece, guardando a terra.

"...Cosa."

Muriel alzò gli occhi per un momento, per poi tornare ad abbassarli, stringendosi nelle spalle. "Non posso chiederlo ad Mr. Fell, ad Aziraphale, perché..." si guardò attorno, in cerca di idee, ma non fu assolutamente in grado di inventare una scusa. "Perché credo che il sigillo l'abbia messo lui," concluse debolmente.

Crowley la guardava ora con entrambe le sopracciglia così sollevate che sembravano voler sparire fra i capelli.

"Sono solo - libri," protestò debolmente Muriel, sentendosi sempre più a disagio. "Sono nella libreria. Come gli altri," spiegò, accennando con il capo alle vetrine del negozio. "Io volevo... Vorrei solo leggerli," concluse con voce fioca.

Mr. Crowley rimase in silenzio tanto a lungo, le labbra serrate e gli occhi nascosti dalle lenti scure, che Muriel pensò che non l'avesse ascoltata.

Poi si staccò dal fianco dell'auto e attraversò la strada in poche lunghe falcate.

Muriel dovette affrettarsi per raggiungerlo, entrando nella libreria mentre lui già spariva fra gli scaffali, brontolando "Ci manca solo che qualcun altro faccia scoppiare un casino qua dentro."

La porta alle sue spalle non si era ancora del tutto richiusa, che si udì nitido uno scampanellio.

Muriel girò su se stessa a tale velocità che quasi incespicò; e immediatamente si ritrovò faccia a faccia con un Arcangelo Aziraphale dall'aria decisamente sorpresa.

"Ah," disse Muriel, cercando di riesumare la voce che le era finita in fondo alla gola come una foglia secca in un tombino.

"Bentornato, Arcangelo Aziraphale," balbettò; e istantaneamente dal fondo del negozio arrivò un fracasso come se qualcosa di pesante fosse appena caduto a terra (e ora brancolasse attorno come un uccello schiantatosi dentro una finestra).

Muriel deglutì con difficoltà, ma Aziraphale non la stava più guardando; aveva lo sguardo rivolto verso il fondo del negozio, gli occhi spalancati e qualcosa di indefinibile a premergli intorno alle labbra.

"Stavo giusto per uscire," squittì Muriel. Cercò di sorridere nel modo più convincente che le riuscì e accennò alla porta, in direzione di qualsiasi cosa si trovasse dal lato diametralmente opposto allo scaffale dei libri misteriosi.

Muriel fece un piccolo inchino e farfugliò,"Posso avere l'onore della sua compagnia per un - " frugò freneticamente nella propria mente, sfogliando con gli occhi tutto il contenuto della libreria, "...un pollo Kung Pao..?" chiese infine implorante.

In fondo al negozio, il tramestio si placava con il suono sommesso di una serratura.

Solo allora Aziraphale riportò gli occhi su di lei, così grandi e smarriti che Muriel capì che non aveva udito una sola parola; l'arcangelo sembrava più turbato di lei.

"Certo, cara, vai," mormorò rivolgendole un sorriso evanescente, per poi inoltrarsi nella libreria con passo da sonnambulo.

Muriel considerò per un colpevole momento di darsi davvero alla fuga; invece prese fiato e scivolò in punta di piedi verso il fondo del negozio, nascondendosi dietro gli scaffali.

Sbirciando, vide che di Mr. Crowley non c'era traccia, che i libri proibiti erano ancora al loro posto (sia resa lode!), e che Aziraphale si era fermato davanti alla porta chiusa del piccolo retrobottega.

Per un momento mosse una mano esitante, come per posarla sulla maniglia; poi si ritrasse, richiudendosi nelle spalle come un colombo sotto la pioggia.

E poi parlò.

°°°

"...uhm.

Buongiorno.

Oh; forse ormai è troppo tardi per questo; non è vero?
Buon pomeriggio, allora.

...Cielo, ho perso proprio la cognizione di queste cose.

Non ho intenzione di entrare; ti prego di non preoccuparti di questo.
Rimarrò da questo lato della porta, perciò...

Non è necessario neppure che tu mi risponda, se non vuoi.

Solo, ti prego: non andare via.

Perdonami questa intrusione, se puoi. Ho lasciato la libreria, ma sembra che la libreria non abbia davvero lasciato me: ho saputo che eri qui nell'istante in cui sei entrato.

Temo proprio di aver spaventato a morte la povera Muriel; dovevo avere un'aria spiritata, quando sono arrivato.

Cercherò di farmi perdonare.
Forse potrei di nuovo offrirle un tè?
Mi domando se abbia superato la fase in cui non comprende cose come il vino o il cibo.

Forse anche lei ha bisogno di qualcuno che... Di una guida.

Mh...

Devo confessarti che speravo di riuscire a incontrarti.

So bene che non potevo, che non potrei - non credo che anche tu lo sperassi, voglio dire.

Davvero, mi scuso infinitamente per questo piccolo escamotage; avrai pensato che ti tendessi un agguato come un - un cacciatore che fa la posta a un daino.

Ma temevo di non avere più la possibilità di parlarti, prima che -

- di non avere più occasione di parlarti.

Non saprei dirti quanto sia strano, non parlarti più.

Mi succede cento volte al giorno, vedo qualcosa e penso, oh, questo vorrei mostrarlo a Crowley.

Ogni giorno , ogni minuto mi accorgo di quante cose avrei voluto... Avrei sperato...

Quanto ero abituato a dividere tutto con te.

Oh, non lasciarmi divagare, o so che passerò la notte dietro questa porta, a dire una sciocchezza dopo l'altra, solo per l'illusione che tu mi stia ascoltando.

Perdonami: è già molto essere riuscito a trovarti qui. Non approfitterò della mia fortuna.

Soprattutto adesso, quando potrei averne più bisogno che mai.

Non sono certo di averne nuovamente occasione, perciò ecco: sono qui per poterti dire due cose.

La prima è di fare attenzione.
Te ne prego, Crowley, ti scongiuro: stai attento.

La libreria è ancora una sorta di zona franca; è sicura, per il momento. Ma non so per quanto ancora potrà durare, e se... Se la sua fonte di protezione venisse meno, allora sarà soltanto un angolo di Londra come un altro.

Spero che la tua automobile sia sempre in forma smagliante.

Questo sarebbe un momento perfetto per andare via.
Alfa Centauri, se ti piace ancora.
Un posto lontano, fra le stelle.

Ma ti prego, Crowley, qualsiasi cosa accada: non essere imprudente.

So che sei sempre stato molto più accorto di me.

Ti supplico soltanto di esserlo ancora; adesso più che mai.

E... Ecco, questa era la prima cosa che volevo dirti.

Oh, povero me, era piuttosto una richiesta, vero? Una preghiera.

Non importa. Questa era la cosa più importante.

La seconda...

...

Io - qualsiasi cosa accada.

Non so davvero se riuscirò - oh, non posso dirlo ad alta voce, non posso neppure bisbigliarlo - oh, Crowley, se non posso spiegarti, è perché non voglio coinvolgerti. E il modo più sicuro, l'unico che mi è venuto in mente, è continuare a non dire nulla.

Quello che sto tentando, è...

Va bene così; se ho percorso così tanta strada, è solo perché mi hai sempre tenuto per mano.

Era davvero tempo che imparassi a camminare da solo.

Ma questo, questo almeno - qualsiasi cosa succeda, se anche non dovessi riuscire; se fallissi, e tutto andasse in pezzi - io -

Ti giuro che starò pensando a te.

Quando succederà.

Se succederà.

Starò pensando a te."

°°°

Muriel era raggomitolata con la schiena contro uno scaffale, con una mano premuta sulla bocca.

Si rese conto che aveva trattenuto il fiato solo quando, al tacere di Aziraphale, la costrizione che le chiudeva il petto si sciolse in un breve singhiozzo.

Muriel non sapeva nulla, eppure capiva tutto.

Le parole di Aziraphale non rivelavano quasi niente, eppure contenevano un universo intero; Muriel riusciva a intravederlo, come il sole nascosto dietro una nuvola.

Dopotutto, aveva letto ogni cosa a riguardo; moltissimi dei libri ne parlavano, e anche in quelli che non lo facevano se ne percepiva comunque un'eco, come una presenza sullo sfondo.

Ma vederlo davvero davanti a lei era come stare sotto il cielo stellato dopo aver sempre sfogliato schemi e diagrammi.

Forse anche per questo Muriel non fu troppo sorpresa, voltandosi, di scoprire che Aziraphale era già svanito.

Si rattristò, perché avrebbe voluto salutarlo; ma allo stesso tempo si chiese se sarebbe stata in grado di dirgli qualcosa. Questo la rattristò ancora di più.

Poco dopo che il silenzio fu di nuovo calato nella libreria, la porta del retrobottega si aprì.

Mr. Crowley ne uscì mortalmente pallido, le labbra strette in una linea sottile.

Andandogli incontro, Muriel si accorse di non sapere che cosa dire nemmeno a lui.

Cercò di spiarne l'espressione dietro le lenti scure; ma era ferma e impenetrabile come la superficie di un lago ghiacciato.

"I libri che volevi leggere," le disse a voce bassa. "Quali erano, bambina?"

Con un crescente batticuore, Muriel lo condusse davanti al vecchio scaffale.
Il demone lo considerò per un lungo momento.

"Forse so di cosa si tratta," mormorò; sollevò la mano destra in un gesto delicato; quando il sigillo venne sciolto, Muriel l'avvertì appena, come un lieve spostamento d'aria.

Con trepidazione, allungò una mano per prendere uno dei volumi; il libro si lasciò docilmente sfilare dallo scaffale e Muriel lo aprì, sentendosi immediatamente avvolta dall'odore di vecchio cuoio e inchiostro.

Perché il volume era tutto scritto a mano, pagine su pagine vergate in una grafia minuta e ordinata; di quando in quando l'appunto di una data, un luogo, uno schizzo frettolosamente tracciato a penna o un elaborato disegno a matita.

La stessa mano, pagina dopo pagina, giorno dopo giorno.

"Sono diari," esclamò Muriel con emozione, quando riuscì ad alzare lo sguardo dalle pagine.

Ma Mr. Crowley non c'era più.

Muriel strinse il volume fra le mani, sentendo appena la copertina di pelle cedere sotto le dita.

Lo ripose con cura al suo posto, nel mezzo del vecchio scaffale; poi andò a prendere lo sgabello di legno per raggiungere i ripiani più alti.

Quella storia, lo sentiva, doveva essere letta dal principio.

°°°

 

 

NdA

...anche in questa raccolta di one shot venute su senza nessuno studio, questo capitolo mi sembra venuto un po' strano. Forse perché, in fondo, quello che avevo bisogno di scrivere era solo la confessione di Aziraphale.

Se mi riesce, penso di aggiungere solo una parte, l'ultima. E dopo chissà :'')
Ancora grazie a chi ha voluto leggere.

 

   
 
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