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Autore: Giglian    30/08/2023    1 recensioni
Nell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l'unico filo che conduce alla salvezza. Ma, per chi giura di non avere buone intenzioni, nulla sa essere semplice.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure dei Malandrini.'
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Me l’ero messa in testa: prima delle vacanze, dovevo aggiornare. E...beh, pronostico riuscito! Ci ho messo davvero un sacco ma, beh, questo capitolo sarà lungo il doppio del normale, ben trenta pagine word. Non riuscivo proprio a tagliarlo a metà.
Come altra novità, ragazzi miei, ho deciso di pubblicare di volta in volta un’immagine/fanart/disegno dedicato a questa fanfiction. Ne ho veramente un sacco ma ho deciso di cominciare con la nostra Tonks impegnata a mangiarsi un gelato! Quanto è carina?
















Il rullo dei tamburi era inquisitorio, profondo e ritmico.
Entrava dentro.
Il suono della Strigora, il magico Sabba del fuoco. Che batteva senza smettere fino alla fine.
Un grande contrappasso, seguito da altri più piccoli, a rinvigorire lo scalpiccio quasi nevrotico dei piedi che danzavano sull’erba.
Il crepuscolo stava lentamente lasciando posto alla sera, il cielo era dipinto di pennellate rosse e viola e l’aria stessa del Cortile del Viadotto pareva crepitare al calore dei cinquanta falò fluttuanti o ancorati a terra, su grandi treppiedi reticolati in ferro battuto.
Pennacchi di fumo nero risalivano in ampie volute attraversando striscioline di luce fatata che dipingeva l’oscurità di colori verdi e azzurri, simili a quelli dell’aurora boreale.
Ovviamente nessuna fatina in vista, non così vicine alla scuola. Arrivava fino a lì solo qualche scia residua e colorata, di una Foresta che si risvegliava in massa e festeggiava l’arrivo della primavera. Era tassativamente vietato entrarci. A meno di non voler finire in uno dei cerchi di funghi del Piccolo Popolo e venire rapito per chissà quali scopi.
Le fate erano nobili e sagge, ma anche perverse e oscure. Una strana combinazione.
Perfino i Marauders se ne tenevano lontani, quella notte.
Ma anche se la scuola era a parecchia distanza dai ritrovi delle Creature magiche e l’unica testimonianza di quel risveglio erano quelle strani luci filanti nel cielo, simili a nastri fluorescenti, l’aria era comunque densa di magia quella notte.
E alcool.
Parecchio alcool.
I Professori erano rimasti per propiziare il Rito di passaggio, ma poi si erano congedati lasciando il tutto alle mani del Comitato.
Che a quanto pareva, aveva tutta l’intenzione di vedere la gente collassare.
James Potter stirò un sorrisetto, acciambellato su un tronco un po’ in disparte dalla folla adorante. Osservava gli altri studenti con aria indolente e pigra.
C’era una sorta di gara di bevute.
Svettante al centro del giardino c’era un grande podio di legno con una decina di padiglioni più piccoli su cui erano stati posizionati barili di Whisky Incendiario, tavolini e cespi di paglia su cui sedersi. Lunghi gonfaloni variopinti ondeggiavano dal palo centrale, con rossi intensi e gialli vivaci, infinite tonalità di verde e blu, neri, grigi e porpora. Una filiera di candeline galleggianti svettava sopra di loro come lucciole ardenti.
Non aveva capito bene i dettagli, ma a quanto pareva chi perdeva si ritrovava a fare da schiavetto o cose del genere.
Ovviamente, la gara era truccata. Le delicate signorine della MagiNobiltà erano tutte in finale senza nemmeno un capello fuori posto.
Piuttosto sospetto.
E non erano le sole ad avere vinto a dispetto di tutte le previsioni: le partecipanti non avrebbero mai accettato di portarsi al guinzaglio la peggio feccia ubriacona di Hogwarts davanti ai genitori imbellettati di gioielli per il loro squallido evento sociale.
Così, gente come Buck il Beone, un tizio di Corvonero parecchio grasso che ingollava alcolici fin da quando aveva dieci anni come fossero caramelle, finiva per avere un triplo carico tale da stendere un cavallo, mentre i calici dei ragazzi più a modino – e più carini – venivano annacquati di proposito.
James aveva accettato la sfida, ovviamente. Le aveva accettate tutte, quella sera. Tiro alla fune, beer pong, gare di lotta, corsa ad ostacoli. Mancava solo quella. E per quanto potesse essere un bersaglio appetibile in altre occasioni, nessuna avrebbe mai rischiato di portarsi un Potter a villa Malfoy. Non dopo la scenetta al Ballo delle Debuttanti, dove aveva steso Nott Senior con un pugno in faccia.
Ma anche fosse stato, dubitava seriamente che qualcuna avesse veramente il fegato di inimicarselo truccando la partita contro di lui.
Quindi aveva buone possibilità di vincere qualche turno.
Non che gli servisse uno schiavetto. Gli bastava alzare un dito e c’erano vere e proprie risse per fargli i compiti.
Ma era terribilmente annoiato. Forse un po’ di alcool gli avrebbe fatto bene.
Scoccò un’occhiata alle coppiette che si scambiavano birra e danzavano l’uno per l’altro. E poi seguì con lo sguardo tutto il resto della scuola.
Lily non c’era. Ammalata, o qualcosa del genere. E nemmeno i Marauders erano in vista...tranne uno.
Peter Minus si districò tra la folla accalcata di gente che ballava, che cuoceva marshmallow sulle griglie e si sfidava a vari giochi fisici allestiti e gli si fece vicino con uno sguardo mesto che lo fece sogghignare.
“Heylà, Codaliscia.” ironizzò Potter, accendendosi una sigaretta. L’arancione delle fiamme adombrava l’oro dei suoi occhi. “Gli altri?”
“Indaffarati.” bofonchiò lui, accoccolandoglisi vicino.
Minus cercò di impostare il suo viso su un’espressione neutra.
Sirius di certo non avrebbe mai chiesto a Cristhine di danzare per lui alla Strigora, benché l’idea persistente dei suoi riccioli che fluttuavano nell’aria e delle sue gote deliziosamente arrossate dall’alcool aveva riempito le loro teste per settimane.
No, troppo rischioso. Però, più tempo passavano lontani l’uno dall’altro e più diventava irrequieto. Si erano concessi il lusso di approfittare del caos per stare un po’ assieme in segreto.
Non si baciavano, ovviamente. Sarebbe stato troppo forte, e James l’avrebbe sentito sulle labbra.
Era già abbastanza stronzo quando cercava di provocare Remus facendo allusioni su Tonks. Lui reagiva guardando altrove, quasi annoiato. Ma con Sirius la cosa sarebbe finita male.
E visto com’era andata l’ultima volta con Lily, meglio non rischiare di attirare eccessivamente la sua attenzione. Tonks si sarebbe saputa difendere visto il suo potere di Metaformagus ma Cristhine no di certo.
“E tu? Non riesci a stare lontano da me?” miagolò Ramoso, caldo come miele. Gli occhi gli scintillarono, perfidi, e Peter arrossì guardando altrove.
Sapeva quello che pensava. Li aveva perdonati, ma ogni sua parola era studiata per provocarli e fare male.
E Peter, durante quei giorni, si era reso conto di una cosa che l’aveva devastato.
James… Peter gli sarebbe stato vicino anche così. Anche in quel modo.
E… no, non era sano. Non era… normale.
Si stava impegnando come tutti per riaverlo, ma se per caso avessero fallito… lui… lui sarebbe rimasto comunque al suo fianco. Gli sarebbe… andato bene. Se lo sarebbe fatto andar bene.
Ramoso parve captare quel pensiero e si chinò su di lui. La letalità dei suoi occhi avvampò come una brace. Un brivido gli rotolò giù per la schiena.
Sensazioni dolorosamente familiari.
Paura. Disagio. Vergogna.
“Ti sei mai chiesto…” mormorò lui, basso e crudele. “… Ti sei mai chiesto se questo attaccamento nei miei confronti sia amicizia o nient’altro che il mio potere di Incantatore che agisce su di te? Su un tipo come te?”
Un tipo debole. Amorfo. Pieno di paure. La preda perfetta di un potere del genere.
Non aveva mai capito appieno come funzionava. Se era una cosa che si potesse davvero contenere o se era come avere una bestia particolarmente vorace sulla spalla, che attirava le attenzioni di tutti e intrappolava ogni tanto qualcuno di passaggio senza che ci potesse fare niente. Qualcuno come lui.
Peter rimase in silenzio a lungo.
“Spesso, in questi giorni.” sussurrò poi, senza osare guardarlo negli occhi. Lui sembrava divertito dalla sua umiliazione, dal suo senso di colpa. “Ma… poi…” continuò Minus, la voce roca.
“Sì? Ti ascolto.”
“… Ma poi, ho pensato che quel potere avrebbe dovuto avere su di me ancora più effetto, adesso. Ora che è libero e senza freni. E invece… invece io desidero ancora che tu torni come prima.” alzò gli occhi su di lui con il mento che tremolava, stringendo forte i pugni contro i pantaloni. “Quindi…quindi sì, forse il fatto che io ti veneri e ti cerchi in quel modo non è altro che una scia del tuo potere che negli anni mi è rimasta attaccata addosso. Forse è morboso e ingannevole. Ma...ma la mia amicizia per te è sincera, James.”
Lui lo fissò dritto per un istante. Poi si sollevò, e sospirando guardò le stelle che facevano capolino ogni tanto fra le volute di fumo.
“Se è sincera, perché non mi lasci così?” sbottò, improvvisamente irritato. Quei cambi di umore repentini erano davvero destabilizzanti.
Peter guardò quel viso così bello gettato in faccia alla notte, la mandibola un po’ rigida, la frustrazione sul suo viso.
“E’ davvero così fantastico?” gli sfuggì di bocca, ed era curioso davvero.
Lui lo guardò di sbieco.
“Vuoi che te lo mostri?”
Peter trattenne il respiro.
Da qualche parte, dietro quel muro insondabile, c’era James.
Il vero James. E lo sentivano ancora.
Era sempre stato strano e difficile da spiegare. Le loro menti così connesse. Era come avere un senso in più.
Poter allungare le mani ed immergersi delicatamente nell’altro. Sentire le emozioni come proprie. Viverle così profondamente, intimamente.
Certo, per tacito accordo c’erano sempre delle difese alzate.
Come dei muri invisibili, attorno ai loro nuclei mentali più preziosi. C’era un motivo per cui James e Sirius erano riusciti a imparare Occlumanzia così velocemente.
Non era certo una pratica che si affinava dall’oggi al domani. Sapeva che era difficile, e dolorosa anche. Ma quel processo inconscio e istintivo li aveva fatti diventare tutti Occlumanti naturali fin dall’età di quindici anni.
Era come avere allenato tutti i giorni un muscolo che nessun altro allenava. Loro alzavano muri che altri avrebbero impiegato mesi e mesi anche solo per riuscire a costruire.
Severus – e Silente per James, visto che si era rifiutato categoricamente di continuare con il Serpeverde – li avevano soltanto aiutati a metterci porte e lucchetti.
Quando si trasformava in Ramoso, quelle barriere un pochino cedevano e loro tornavano a sentire il loro James. Come se fosse un’eco che gridava e gridava dentro le loro teste. Era incazzato. Disperato. Solo la presenza di Lily placava tutta quella angoscia feroce, forse perché tutti quei pensieri confusi si concentravano in uno solo, ovvero nella sua missione da Famiglio, senza fare posto ad altro.
Forse era per questo che quando si trasformava senza accorgersene, filava dritto da lei, ovunque si trovasse.
Ad ogni modo, nessuno di loro...aveva mai sentito quel James. Quello nuovo.
C’era un silenzio impenetrabile. Mura altissime, insondabili, indistruttibili.
Era come se fosse un’altra persona. Nemmeno sforzandosi erano riusciti ad allungare le loro dita mentali dentro di lui. Un Bunker sarebbe stato meno difficile da aprire. Era come trovarsi di fronte a un cancello alto quanto una montagna, di duro diamante.
Per cui, la proposta di aprirgli l’uscio di casa lo lasciò spiazzato e anche un po’ nel panico. Cosa avrebbe trovato, al di là…?
Si tese, sentendo un’ondata di naturale diffidenza. Poi, piano piano, annuì.
James batté solamente le palpebre.
Una volta sola.
E lui lo sentì.
Fu come se gli avessero rovesciato gelatina gelida all’interno del cervello. James, il nuovo James, spalancò le porte e trasudò dentro di lui e non ci fu più spazio per niente altro che James.
La sua personalità non venne completamente annullata, ma schiacciata fino allo stremo in un angolo. Il cuore, che prima aveva pompato frenetico, ora parve rilassarsi.
Avrebbe dovuto sentire terrore per un’invasione così viscerale, eppure… non sentiva niente.
Con orrore, si rese conto che era quello che sentiva James.
Niente.
Aveva sempre pensato che la pozione che gli toglieva i rimorsi lasciasse spazio a emozioni feroci e violente che si incendiavano senza più nessun freno. D’altronde James era sempre più caotico e squilibrato col passare dei giorni.
E invece… Peter avrebbe potuto fare tutto. Qualsiasi cosa gli fosse passata nella testa.
Avrebbe anche potuto uccidere qualcuno, e andare a mangiarsi una pizza come se niente fosse.
Non… non sarebbe stato niente. Non avrebbe contato niente. Niente era più… importante, in qualche modo.
Era come essere sul fondo del mare.
No, non sul fondo del mare, si rese conto dopo un secondo.  Era un’immagine troppo pesante per quello che sentiva, per quella orrenda leggerezza.
Non era schiacciato, appesantito.
Era… in alto.
Nel cielo.
Sì, era come volare. Al di sopra di tutto.
Si sforzò disperatamente di provare qualcosa. Paura, rabbia, un po’ di ansia. Felicità, sdegno, imbarazzo.
Niente.
Non c’era niente.
Scivolava nella personalità amorfa di James come se fosse fango vischioso e fissava tutto ciò che era intorno a loro come avrebbe potuto fare una statua di pietra.
Doveva per forza provare paura. Doveva.
James aveva il totale controllo di lui.
Ma il suo battito cardiaco continuava a rimanere stabile. La pelle liscia e morbida, perfino un po’ calda. Niente sudore. Nessuna ondata di gelo giù per la schiena. Nessuna voglia di vomitare l’anima.
Sapeva che avrebbe dovuto reagire così solo perché prima di quello lo avrebbe fatto. Ma era niente più che un’informazione stipata nel suo cervello, un ricordo di ciò che era prima. Ora a guidarlo c’era solo… l’ego. Il proprio piacere. Come un faro luminoso in una densa foschia mentre ogni altra cosa sprofondava nelle sabbie mobili.
Era quasi...rilassante. Se non fosse stato orribile.
“E allora? Come ti senti?” chiese James, ad un certo punto.
Libero.
“E’ come se fossi morto.” mormorò Peter.
James rise leggero e improvvisamente si ritirò da lui.
E tutto tornò. Con il doppio della potenza.
Il Grifoncino strabuzzò gli occhi e cadde carponi sull’erba, boccheggiando. Il viso aveva perso colore.
L’acido gli risalì su per lo stomaco in modo doloroso. Vomitò e sudò freddo per parecchi minuti.
Paige arrivò dietro di loro ancheggiando, con l’aria un po’ trasognata, quasi esaltata.
Un luccicore le brillava nelle iridi.
“Qualcuno qui ha perso alla gara delle bevute ancor prima di cominciare.” notò, con allegria.
Sirius, dietro di lei, la scansò bruscamente. Sembrava uscito direttamente dalle ombre. Ansimava per la corsa.
Si chinò su Peter circondandogli un braccio attorno alle spalle con aria protettiva e sollevò le labbra sui denti in un ringhio silenzioso.
“Eccoti qui!” rise Ramoso.
“Cosa cazzo… ?” fece per dire violentemente l’altro, ma la mano di Peter si serrò attorno al suo braccio.
“N-no. S-s-sto b-b-ene.”
“Non sembra proprio, sai?” cinguettò di rimando la biondina, per nulla impressionata da quel violento tremare.
“Paige, chiudi quella cazzo di bocca.” sibilò Black, scoccandole un’occhiata astiosa.
Incredibilmente, lei non se la prese. Non si spaventò nemmeno.
Era davvero strana quella sera, sembrava che nulla potesse spaventarla. Era decisamente sicura di sé. Troppo, per una che si era appena scolata quattro birre formato gigante. Incredibilmente, non era stata male. Aveva anche trovato per caso dieci galeoni per terra.
Una serata particolarmente fortunata… come amava far notare a chiunque ascoltasse quella sua vocetta leziosa.
“James, è il tuo turno.” disse amabilmente, sbattendo le lunghe ciglia sul nasino incipriato a dovere. “Metticela tutta!”
“Come sempre, tesoro!” James ricambiò il sorriso e l’allegria, alzandosi con un balzo. “Ci vediamo dopo, gente!”
Un invito, ma anche un ordine a cui non potevano sottrarsi. Era stufo marcio di dover starli a cercare, quella sera, mentre erano a zonzo. Li avrebbe obbligati a fare l’alba assieme a lui. Letteralmente.
Stranamente, non incontrò resistenza. Anzi.
“Oh, ci puoi giurare.” cinguettò Sirius con aria un po’ feroce e sadica, sollevando lo sguardo da Coda.
La cosa avrebbe dovuto turbarlo. Non lo turbò.
Tutto quello che voleva era farsi una bevuta e poi finire la serata attorno ad un fuoco abbarbicato a qualche bella ragazza, assieme ai suoi fedeli Marauders.
Liu non era in vista.
Da quando era sua, sembrava che non le interessassero più gli eventi sociali. Prima era una delle più popolari, sempre in vista, sempre aggiornata. La prima ad arrivare e l’ultima ad andarsene.
Ora veniva alle feste e alle partite amichevoli quel tanto che bastava per non rendersi noiosa ai suoi occhi, ma se poteva scegliere, preferiva rimanere da sola con lui. Sapeva staccarsi quando serviva, però.
Era terribilmente brava a capire cosa desiderasse James. Ed era ossessionata da lui in modo squisito. La sua presenza a volte bastava a placare quasi del tutto la sua fame.
Si sedette allo sgabello davanti ad un cespo su cui il vomito era stato fatto evanescere e fu seguito da un boato. Rise e ringraziò i Grifondoro che facevano il tifo per lui più di tutti.
“E allora, chi sta vincendo?” strizzò l’occhio alla Prentice che gli portò davanti il primo boccale.
“Tobs e Calton collassati. Morris si è ritirato, ma di poco.” elencò quella. “Ah, e mi han detto che qualcuno del Quinto sta facendo una strage. Ha fatto fuori Bennet. Ma era il mio turno di pulizie, non ho visto chi.”
“Del Comitato?”
“Nah, una esterna.”
“Ma dai?” si stupì James, ignorando la sua smorfia un po’ schifata. Una marmocchia che reggeva così tanto? “Interessante! Non vedo l’ora di batterla.”
Lei divenne tutta una moina… prima di paralizzarsi sul posto guardando qualcosa dietro di lui.
“Oh, sì, sicuramente tu…oh merda.” alitò. “Ma non era fuori dal gioco?!”
Una ventata d’aria fredda invase il podio…
Ci fu un brivido generale che percorse tutta la folla accalcata a guardare quel delirio e qualsiasi concorrente fosse in fila per partecipare.
Silenzio terreo.
Poi lo sgomento ed il panico esplosero tutti assieme.
“Ma cosa…!”
“Ma non è giusto!”
“Lui no, dai!”
“No, no, col cazzo, io esco!”
Ci fu un frenetico rumoreggiare e alcuni cercarono di ritirarsi pur avendo stretto un Patto Vincolante e ritrovandosi la faccia piena di pustole.
La cosa avrebbe dovuto far sentire James un pelino in ansia ma il cretino non fu per nulla sospettoso mentre si girava a vedere chi doveva sfidare… per finire a guardare a bocca aperta il viso pulito e sereno di Remus Lupin che si sedeva tranquillo davanti a lui.
Merda.
Quella parola gli balenò in mente di istinto. Poi fu soppressa dalla pozione.
Non si sarebbe tirato indietro.
“Paige aveva detto che non ci saresti stato.” affermò, chinandosi in avanti con aria battagliera. Perché avrebbe dovuto? Sì, certo, Moony amava mietere vittime alle gare di bevute. Ma non era certo negli interessi di Lupin diventare il giocattolo di quelle psicopatiche! E nemmeno avere schiavetti! Il fatto che lui non fosse in gara era il motivo per cui tanta gente si era iscritta!
A meno che…
James assottigliò gli occhi.
Rem sorrise angelico.
“Ho cambiato idea.” sbatté le lunghe ciglia contro due occhi che brillavano della stessa luce che aveva invaso le iridi di Sirius poco prima. “Allora, cominciamo?”
Merda!




Un cervo che scappa.
Lui era un cazzo di Incantatore. Era il migliore della scuola, cavolo!
Eppure si stava defilando dalla festa il più velocemente possibile come una preda che fiuta l’odore dei lupi!
Trattenne l’irritazione digrignando i denti e allo stesso tempo cercando di non sbandare e finire dritto giù per le scale.
I piedi erano di gomma. Il pavimento del corridoio sembrava un letto di piume.
Rem l’aveva stracciato. Ovviamente.
Giocando sul suo ego, sul suo orgoglio e sulla sua incapacità di incassare una sconfitta davanti a tutti. Non si era nemmeno impegnato.
Bastardo.
Sorrideva ancora con quella dannata aria serafica quando lui, tremando per lo sforzo di non tirare su l’anima o non cadere steso a terra, aveva raccolto la poca dignità rimasta e aveva sollevato la mano per indicare la resa.
E negli occhi azzurri e perfettamente lucidi del lupo in questione… mentre lo guardava con aria così squisitamente angelica…
Cervi. E Lupi.
Mai, mai fare a gara di bevute con un mannaro.
Aveva in mente qualcosa.
Che cosa?
Che stava pensando? Non riusciva a connettere due pensieri coerenti di fila. Girava tutto…
Merda, era ubriaco.
Voleva Lily.
Chissene se era malata.
Guardò una statua con occhi vacui.
“Voglio… dirle… ghe adoro i suoi gapelli…” le biascicò. La statua lo fissò schifata ma non si mosse.
Era nei corridoi, senza ricordarsi nemmeno perché ci era arrivato o dove stesse andando. Lo stomaco gli si rimestolava in modo tremendo.
Rem… Rem l’aveva battuto. In realtà avrebbe battuto chiunque. Anche le finaliste. Anche se baravano.
Nessuno sconfiggeva Rem al gioco delle sbronze.
Perché cazzo ci si era iscritto?
Voleva una schiavetta? A cui delegare l’essere così dannatamente perfettino?
L’idea lo fece ridere.
Pessima idea ridacchiare così. Lo stomaco si contrasse e lui si ritrovò a rigettare in un vaso di narcisi facendo strillare di indignazione un paio di quadri.
Oh dio, Gazza stavolta lo ammazzava!
E lui era così dannatamente sbronzo…
Poi il suo sesto senso gli fece aguzzare le orecchie. Ma molto in ritardo.
Scattò all’indietro come una lepre colto da un senso di pericolo ma le braccia di Remus gli si avvolsero attorno alla vita.
“Ciao James!” sorrise dolcemente quello, come un demonio.
“Cosa… che cazz…!”
Fece per divincolarsi - d’altronde Remus era quasi vicino alla Luna piena ed era in quella fase in cui non era poi così invincibile - ma Sirius gli afferrò un braccio e Peter gli si appese all’altro.
Merda!
“Scusa Jam, è per il tuo bene!”
“Da bravo, su!”
“Che volete?!” ringhiò. “Cosa cavolo pensate di fare?!”
Poi la testa iniziò a girargli. Parecchio. Tutto quel movimento rischiava di farlo vomitare di nuovo…
“Oh cavolo…”
Dannata sbronza!
Si agitò come un dannato cercando di far prevalere il suo potere di alpha ma era troppo ubriaco e pieno di nausea per capirci un accidente!
Confundus!”
Lo stordimento fu totale. Quando dalle ombre uscirono anche Cristhine e Tonks, capì quello che stava succedendo.
Un’imboscata!
“Lasciatemi! Lasciatemi subito! Che intenzione avete?! Ve la faro pagare!” ruggì, cercando di opporre resistenza ma non avendo più alcun controllo sul suo corpo e su ciò che rimaneva dei suoi pensieri. I Marauders boccheggiarono appena, strizzando gli occhi, ma non cedettero. Non riusciva più a inviare i comandi mentali. Non riusciva più a fare niente se non cercare di impedirsi di vomitare di nuovo!
“Dai forza! Tonks, il dolce!” sbottò Sirius, faticando a tenergli ferma la testa. “Avanti razza di idiota, mangiati questo dannato affare!”
Peter gli premette sulle mandibole con le dita fino a fargli spalancare la bocca.
Avevano discusso molto su come rifilargli l’antidoto. Un siero liquido sarebbe stato improbabile da riuscire a somministrare. Vaporizzandoglielo sulla faccia ne avrebbe annullato gli effetti.  Optarono per ficcarlo dentro dei piccoli bignè ripieni. L’idea di sbatterglieli dritti in gola con le cattive era stata allettante per tutti!
“Mangialo, James!”
Tonks spiccò un salto, mentre Remus gli apriva la bocca a forza ma…
“Virgandium Leviosa!”
Il pasticcino si fermò a mezz’aria tra la mano di Tonks e la bocca di James.
“Stupeficium!”
Poi sia lei che Cristhine furono scaraventate di lato.
“Waaaah!”
Il Confundus si interruppe, e l’adrenalina riportò bruscamente James alla lucidità. Quel tanto che bastava per dare un ultimo ordine prima di crollare su se stesso.
“Lasc...Lasciatemi! Ora!” Abbaiò, seppur sbiascicando.
Gli altri scattarono indietro di almeno mezzo metro mentre Liu Chang gli si fiondava tra le braccia, pronta a sorreggerlo mentre lui cadeva in ginocchio.
La ragazza si voltò verso i Marauders con occhi infuocati, scuotendo i lucenti capelli neri. Era stropicciata e scompigliata, ancora in pigiama.
“Cosa credevate di fare?!” sibilò. “Non sapete nemmeno cosa ha preso! Potevate ammazzarlo, idioti!”
“Togliti-di-mezzo!” ringhiò Sirius, rialzandosi. “E prega di non aver fatto male alle ragazze, Chang, o ti giuro che… !”
“Stiamo bene…” bofonchiarono Cristhine e Tonks, entrambe a gambe all’aria l’una sull’altra.
“Avevo un brutto presentimento.” mormorò lei, stringendosi a James che aveva iniziato bellamente a russarle e a sbavarle sulla spalla. “Stategli lontano!”
“Stanne fuori Chang! Facciamo ritornare James com’era prima!”
“Non finché ci sarò io!” tuonò quella, agitando la bacchetta contro di loro. “James vuole rimanere così! Gliel’ho promesso!”
Era pronta a dare battaglia, senza dubbio, quando la voce gentile di Cristhine la gelò.
“Ratcliff è preoccupato per te.” disse, rialzandosi un po’ dolorante e facendo un passo avanti con tutta la delicatezza di cui era capace. “Liu, il nostro Prefetto non sta più dormendo per l’ansia. E’ pazzesco che tu non te ne accorga...”
Lei sgranò appena gli occhi, serrando le mandibole. Si morse le labbra e un lampo le sfrecciò negli occhi.
“Sta zitta. Daniel sta benissimo.”
“Non parlate da secoli. Prima… prima stavate sempre assieme e ora… ti stai isolando da tutto e tutti… gli manchi, Liu.”
“Ho tutto ciò che mi serve. Proprio qui.” lei indicò James con aria un po’ folle.
Cristhine avanzò di un passo, alzando le mani a mo’ di resa.
“Ne sei certa?” chiese tristemente. “E’ lui, che vuoi davvero?”
“Tu… tu non sai… ” sibilò la Corvonero, assottigliando lo sguardo e diventando di ghiaccio. “Non nominare Daniel, McRanney…”
“Forse… se provassi a parlarci… ti farebbe capire che… ”
“Sta’ zitta!”
Uno Schiantesimo partì nella sua direzione, cogliendola alla sprovvista. Sirius lo parò e le si mise davanti.
“Bel tentativo, amore. Ma è la seconda volta che prova a ferirti. Se con le buone non ci arriva, allora userò le cattive.” sibilò, negli occhi qualcosa che fece sbiancare la Chang. Cercò di indietreggiare, guardandosi freneticamente attorno, ma James era troppo pesante su di lei.
Anche Cristhine notò lo sguardo su Sirius e si allarmò, cercando di afferrargli un braccio.
“Hey. Calmati.” Remus, che aveva aiutato Tonks a rialzarsi e che ora aveva uno strano tic all’occhio, si girò bruscamente verso di lui.
“James è incosciente. Un’occasione del genere non ci capiterà più. E non sappiamo nemmeno se questo antidoto abbia una data di scadenza."
“Calmati, Sirius.” continuò Remus, ora alzando il tono di voce, ma quello non diede l’impressione di averlo sentito.
“Rivoglio il mio migliore amico.” Black continuava ad avanzare. La voce, lenta, bassa e di una calma micidiale, avrebbe gelato l’inferno.
“Sirius!”
“Ho detto…” lui sollevò la bacchetta. “...Che lo rivoglio.”
Fu solo una questione di fortuna se Liu non venne fatta a pezzetti. E tale fortuna si materializzò con un miagolio spacca-timpani e una bestemmia a dir poco indecorosa, seguita da un’ulteriore fila di imprecazioni.
“MA QUESTO E’ VOMITO! ANCHE QUI! GIURO SU DIO CHE SE PESCO L’IDIOTA CHE...E voi che ci fate qui?!”
Gazza piombò su di loro come un becchino, le guance scavate paonazze e gli occhi iniettati di piccoli capillari rotti dallo stress.
Si immobilizzarono tutti come conigli colti dai fari di un’auto.
“Voi!” abbaiò il Custode, prima di guardare James e accendersi come una miccia. “TU!”
Mrs. Purr si strusciò su di loro e soffiò a Sirius, che la fissò assottigliando gli occhi e scoprendo le labbra sui denti prima che Lupin gli tirasse un calcio sugli stinchi.
Allora la gatta si buttò su Peter, che strillò in modo ben poco virile e cadde all’indietro.
Gazza ignorò bellamente i tentativi di omicidio del suo gatto e zoppicò fra di loro con la solita aria isterica.
“Quindi, cosa succede, qui?!”
“La Strigora.” Remus avanzò di un passo prendendo in mano la situazione. “C’è la festa, si ricorda?”
Quello parve sgonfiarsi di delusione. Ancora silenzio.
Peter continuava a lottare con il gatto, per terra.
“Aaaaargh!”
Era tutto tragicomico.
“Ah, sì… giusto. E lui?” Gazza indicò Potter mezzo svenuto con un dito nodoso.
“Si è sentito poco bene durante una sfida, Signor Gazza. La Signorina Chang è venuta da me chiedendomi una mano.”
La calma di Remus avrebbe fatto impazzire un santo. A Gazza martellò un nervo sulla tempia.
“E perché avrebbe dovuto chiederti una mano?!”
“Sono un Prefetto. Si ricorda? Prefetto di Grifondoro.”
Lui lo guardò come se cercasse di trovare il tranello. Rem sospirò e si puntellò la spilla sulla camicia. Meno male che se l’era portata dietro…
“Oh. Giusto. Lupin.” Lui si avvicinò alla Spilla con una smorfia, prima di voltarsi verso la Chang come un’arpia.
“Confermi anche tu quanto detto dal Prefetto, mocciosa?”
Lei era ancora pallida e instabile sulle gambe, ma parve raddrizzarsi. Nascose prontamente la bacchetta dietro la schiena, in una piega della vestaglia di seta blu.
Guardò i Marauders animata di una nuova determinazione e sollevò il mento.
“Si, Signor Gazza.” disse amabile. “Non stava succedendo nulla di particolare. Né succederà. Io e James stavamo andando a letto.”
“A-Aiuto!”
“Mieow!”
“Non farebbe meglio a svegliare quella povera disgraziata della Chips? Non che mi importi che uno di voi scapestrati ci lasci le penne…”
“S-signor Gazza… il suo gatto… Peter…” azzardò timidamente Cristhine.
“Non sarà necessario. E’ solo molto stanco. Gli basteranno le mie cure.” la interruppe Liu, fissando spudoratamente gli altri.
I ragazzi la fissarono con sguardi omicidi, ma impossibilitati a ribattere, mentre lei sbatteva le ciglia sulle gote con un sorriso irritante.
“Allora andate dovunque dobbiate andare! Ho da pulire! Fuori dai piedi!” ringhiò il Custode, scacciandoli con un colpo secco della mano. Poi parve ripensarci e si voltò di nuovo verso Liu, con i piccoli e maligni occhietti che grondavano di sadica soddisfazione. “E cinque punti in meno a Corvonero per il suo andare in giro in pigiama. Vieni Mrs Purr, smettila di giocare!”
La gatta finalmente liberò Peter, che finalmente poté rialzarsi da terra con aria stravolta e la faccia piena di graffi.
Aveva la cravatta a brandelli.
Guardarono tutti disperatamente James e poi la Chang, e lei guardò loro… ma Gazza era troppo vicino per fare qualsiasi cosa. La streghetta sorrise con freddo trionfo e si defilò assieme a Ramoso come una scheggia, bisbigliando un lieve incantesimo per rendere il peso morto di quel beota leggero come una piuma. E lasciandoli sconfitti e amareggiati ad osservare la loro scia…
“Quel cazzo di gatto…” sospirò Peter.
“Vieni, ti aiuto a sistemare quei tagli…” mormorò Tonks, afflitta, aiutandolo a rialzarsi.
Il corridoio era silenzioso e freddo. Sirius raccolse i bigné da terra.
“E ora?”
Remus si massaggiò con le dita la base del setto nasale, come se sentisse mal di testa. Il suo bel piano era stato un fallimento su tutti i fronti. Non ci era abituato.
“Torniamo alla Strigora.” rispose, con voce piatta. “Ho bisogno di pensare.”




Per “pensare” Remus intendeva ovviamente “distruggere qualsiasi altro partecipante alla gara delle bevute”. Se prima i concorrenti ne avevano paura… adesso, a vederlo lì seduto in gelido silenzio e circondato da una strana bora da maniaco omicida, si poteva dire che la paura era diventata terrore! Anche perché Lupin era così incazzato, assorto e meditabondo che non si accorgeva nemmeno quando qualcuno gli chiedeva la resa… andando avanti a trasfigurare bicchieri e bevendoli come se l’alcool finisse in un altro posto che non fosse il suo stomaco.
Il clima della serata era decisamente cambiato, ma avendo Lunastorta tutte le attenzioni ed essendo James fuori gioco, Cristhine e Sirius decisero di accoccolarsi assieme accanto a uno dei falò, mogi e pensierosi.
Quando una coppietta – entrambi ubriachi persi -, danzò troppo vicino a loro, Black emise un ringhio sordo che li fece scappare a gambe levate.
“Che crudele. Diane lo puntava da tanto e oggi è riuscita a conquistarlo!” Cristhine sorrise mestamente.
“Già...almeno loro si divertono…” Black annuì in direzione delle risatine, dove un gruppetto di ragazze si stava dando alla pazza gioia nel sedurre i rispettivi amori con danze decisamente esplicite, accolte da fischi e ovazioni da stadio da parte di tutti.
Cristhine guardò Sirius  e intrecciò le loro dita davanti al fuoco.
“Vuoi che balli per te, signor Black?”
La bocca bella e piena di lui si arcuò in un lieve sorrisetto.
“Solo in privato.”
“Davvero volevate far fare una cosa del genere a Lily?”
Il sorriso divenne un ghigno.
“Oh, dio, sarebbe stato divertente…”
Lei rise sottovoce, appoggiandogli la testa sulla spalla. Lui la strinse in un modo un po’ brusco, facendo scivolare il suo viso in basso e sollevando appena quello di lei con la punta del naso, come a volersi nascondere contro il suo collo. Lo sentì sospirare e bearsi del suo odore mentre affondava il naso nei suoi riccioli e il suo palmo scendeva sulla sua nuca. Le sue dita si aggrovigliarono nei boccoli alla base del cranio.
Cristhine chiuse gli occhi, sfiorandogli una guancia con la mano e lasciandolo fare. Beandosi della sensazione del suo peso addosso, del suo respiro vicino all’orecchio e del calore del suo corpo, più intenso delle fiamme che accartocciavano ciocchi di legno davanti a loro.
Avrebbe potuto rimanere così per sempre. Gli era mancato tanto…
Ma non attese che fosse lui a parlarne, questa volta. Delicatamente, gli prese la mano e, dopo avergli baciato leggera la punta delle dita, gli sollevò il mento con l’altra.
“Cosa ti è preso prima, Sirius?”
Gli occhi di Felpato divennero ancora più neri del solito e la mascella si tese. Cambiò direzione dello sguardo triste e serio che Cristhine gli aveva piantato addosso, non riuscendo a sopportarlo.
“Ti ho fatto paura?” chiese, cupamente.
“Un… un po’.” mormorò Cristhine, non riuscendo a mentirgli. “Sembravi...così fuori di te. Credevo potessi davvero farle del male.”
Un lampo di devastazione gli sfrecciò nello sguardo, e lei si morse le labbra, sentendosi un po’ in colpa per quello che gli stava dicendo.
Lui rimase in silenzio per un po’ e poi si passò le mani nei capelli con aria stanca.
“E’… James.” ammise a bassa voce. “E’ solo che… io… tutti noi…  non riusciamo a cavarcela a lungo… senza James.”
Lei gli massaggiò le mani, che si erano improvvisamente contratte sulle ginocchia.
“Manca a tutti, Sirius. Devi solo avere pazienza…”
“Te l’ho detto, che mi ha rapito?”
“Rapito?” lei sbatté le palpebre. Sirius sorrise con affetto, perso nei ricordi.
“Lui…  ha fatto altare per aria la finestra di Black Manor. Un secondo prima dormivo e un secondo dopo… mi trovo un emerito idiota in piedi su una scopa davanti alla finestra devastata della mia stanza, al quarto piano, mentre gli volano addosso le maledizioni della tenuta da ogni parte. A momenti crepava ma lui era soltanto esaltato ed euforico come un bambino.” Rise. “Non ha voluto sentir ragioni. Mi ha afferrato e...e beh, mi ha rapito. Mi ha accolto nella sua casa, mi ha accettato come un fratello… e lo sono diventato davvero. Mi ha dato una famiglia. Io… non avevo mai avuto una famiglia, prima di allora. Euphemia, Fleamont… li amo come se fossi uno dei loro. Come se fossero i miei veri genitori. Quando Eu ci ha trovati davanti alla porta alle cinque del mattino, sporchi, fradici e con qualche osso rotto… credevo mi avrebbe ammazzato, ed invece non ha fatto una piega. Ha polverizzato un’arpia che era riuscita a seguirci fino a lì solo con lo schiocco delle dita, si è accesa una canna e mi ha chiesto se gradivo del whisky. Avevo quindici anni ed erano le fottute cinque del mattino!”
Cristhine ridacchiò.
“Sì, me lo immagino!”
Sirius guardò il cielo, le stelle… con una calma triste.
“Non importa cosa mi ha detto James. So che mi ha scelto. So che mi considera davvero come suo fratello. Non so dove sarei finito, o come sarei oggi, se lui non mi avesse rapito. E...niente ai miei occhi sarà mai sufficiente a ripagare quel debito. Io...non me la cavo bene, senza James.”
Lei rimase in silenzio, accoccolandosi più vicina a lui. Le mani ora erano meno contratte.
“Sirius…” mormorò. Poi si zittì, mordendosi le labbra. “No, non è nulla.” Lui le sfiorò delicatamente il mento, alzandole la testa fino a guardarla negli occhi.
“Puoi dirmi tutto.” le mormorò, sincero.
“La vostra amicizia è...meravigliosa. Quel calore...l’ho sentito anche io. Ma…”
“Ma?”
Lei arrossì.
“Ma qualcosa in essa...non va bene.” soffiò infine, stringendosi le braccia al petto. Lui la guardò sorpreso e lei si imbarazzò ancor di più. “Non fraintendermi. E’ davvero qualcosa di unico e speciale. Ma tua reazione di prima...il modo in cui sembrate tutti persi e disorientati da questa situazione.” Cercò le parole, aggrottando le sopracciglia. “E’ come se...come se fosse una dipendenza. E’ come se...come se sentiste tutti di non valere nulla, senza James. Come se pensaste tutti di poter finire in un buco nero se non ci fosse la sua luce a tenervi a galla. Sono solo… solo preoccupata per te. Per voi. Non voglio vedervi perdere il controllo o legarvi l’un l’altro in un modo sbagliato, tutto qui.”
“Cristhine…”
“Io ti amo, Sirius. E… ti vedo per quello che sei. James non c’entra in quello che sei. Capisci quello che voglio dire?” I suoi occhioni color miele parvero scaldarsi come caramello, illuminati da un guizzo ribelle del fuoco che sfrecciò fra i loro nasi. “E c’è qualcosa...qualcosa, in questo rapporto fra tutti noi. Qualcosa in cui sento… di essere invischiata anche io. Una sorta di legame… che va oltre. Ed è...strano.”
“James è un incantatore, ma… non…”
“No, no, non c’entra il potere di James.” lei si affrettò a dire. “Gli voglio bene perché è James, e non perché mi sta incantando o altre assurdità del genere. Certo, all’inizio ho provato un’istintiva simpatia per lui, ma dopo, l’affetto che abbiamo costruito assieme è sincero, puro e reale. E’ solo che… oh, scusami, non so nemmeno cosa sto dicendo. Ti sembrerò matta.”
Scosse la testa, non accorgendosi del suo irrigidirsi. Cristhine...era molto più acuta di quanto non desse a vedere. Pur non sapendo nulla, la sua percezione, la sua sensibilità le avevano fatto sentire la verità molto più di quanto Sirius non sospettasse. Ciò che si stava costruendo fra loro. Ciò in cui stava incastrando anche lei, senza volerlo.
“Non farlo.” lo interruppe lei. Lui si riscosse.
“Uh?”
“Non… andare lontano. A volte… sento che la tua anima è altrove.” la ragazza sorrise, mettendogli una mano sul cuore. “Rimani qui, con me.”
Lui pose il palmo sulla mano di lei, stringendole le dita. Sorrise dolcemente, e tristemente.
“Sempre.” sussurrò.
“Sei migliore di quanto tu possa immaginare, Sirius Black. Tu, Remus, James, Peter, Lily e Tonks… siete tutti migliori di quanto crediate. Che siate Marauders o meno.” Cristhine si avvicinò, baciandogli leggera la punta del naso. “Volevo solo assicurarmi che almeno tu lo sapessi.”
 


“Lupin… ti prego, ti scongiuro…”
“Uhm?”
Remus alzò gli occhi chiari con l’aria di uno che era stupito di essere lì. Davanti a lui c’era un tizio di Corvonero con l’aria disperata e le mani congiunte a preghiera.
Non si accorse che era una delle sue spie speciali fino a quando lui non strabuzzò gli occhi e fece il loro gesto segreto. Conciati da ninja come facevano sempre, iniziava a diventare difficile riconoscerli. E in realtà, il loro gesto segreto – uno schiocco di dita seguito da uno sfarfallio del pollice - l’avevano inventato loro di loro iniziativa, ma a una certa aveva iniziato a usarlo anche Remus perché in alcuni contesti era utile.
“Lockhart. Scusa, senza maschera non ti avevo riconosciuto. Hai bisogno di qualcosa?”
Lui fece un risolino isterico come se non riuscisse a crederci e indicò il tavolo sotto di loro.
“Hai fumato per caso?!” bisbigliò. “Tu e la marmocchia state ammazzando tutti quanti!”
Remus parve riscuotersi solo in quel momento. Batté le palpebre, fissando vagamente sorpreso l’ammontare di vittime che aveva appena devastato.
Tutti i corpi dei poveretti che l’avevano sfidato a bere giacevano mugolando e gemendo attorno a lui come un orrendo tributo alcolico.
Sembrava un film horror!
Oramai lo spettacolo non era più paragonabile a un’allegra sfida tra studenti, ma una specie di santa inquisizione dell’astemia, un processo pubblico con tanto di boia!
I partecipanti in gara erano già verdi in faccia ancor prima di iniziare a bere, e lo fissavano con l’aria dei condannati a morte!
“Oh. Devo...hem…” lui ridacchiò nervosamente. “… Scusa, ero un po’ distratto e credo di averci preso un po’ la mano…”
“Preso un po’ la mano…” soffiò fuori quello, disperato. “Remus, ti imploro. Ti darò qualunque cosa ma accetta la mia resa dopo due bicchieri! Sei praticamente in Finale, giuro, non ho intenzione di soffiarti la tua Signorina dell’alta società se ci tieni tanto a farle da schiavetto! Ma ti prego, non farmi diventare così!” e indicò un tizio che sbiascicava come uno zombie mentre veniva trasportato via dal podio su una barella magica fluttuante.
“Ma no… che hai capito…”
“Cosa vuoi? Pergamene truccate? Pozioni rare? Ne ho una scorta intera!Guarda!” ululò quello, e li sbatté davanti una valigetta aperta. “Ti darò qualunque cosa se non mi distruggi così! Domani ho un’interrogazione, abbi pietà!”
“Ma non c’è...bisogno…”
“Non credevo che fare da domestico a una bella e ricca ragazza fosse un tuo fetish amico, giuro, io non ti giudico! Io mi sono già arreso, vedi? Non c’è bisogno di inferire ancora! Voglio solo prendere Eccezionale a Incantesimi domani!”
“Ma quale fetish!” si spazientì Remus. “Sono solo incazz…”
Poi guardò all’interno della valigetta e si ammutolì. All’interno c’erano varie boccette di cristallo dai colori più disparati, ma una in particolare attirò la sua attenzione.
La indicò.
“Ma...quella?”
“E’ gratis per te, amico! Dico davvero! Lasciami solo andare!”
“E’ quello che penso?” Lunastorta allungò il naso. Qualcosa stava iniziando a girare di nuovo nella sua testolina, dopo quasi un’ora di silenzio e scervellamento a vuoto.
“Oh sì, ci puoi giurare!” Il ragazzo sorrise invitante, inarcando entrambe le sopracciglia con aria un po’ disperata. “Bella eh? Da quando il prof di pozioni si è messo in malattia è difficile reperire merce del genere in giro, eh? Vero? Vero?”
“Come hai fatto ad averla?”
“L’avevo fregata a Lumacorno prima che aumentasse improvvisamente le difese al suo ufficio e sparisse per settimane. Vista la rarità, l’ho conservata con cura! Ti interessa, sì? Dimmi che ti interessa, Lupin…”
Lui rimase in silenzio ignorando le sue suppliche, riflettendo tenendosi il mento fra le dita come faceva sempre.
Sì.
Sì, quello poteva andare. Avevano ancora un po’ di granaglia di rose dell’oblio con cui potenziarla. E con un po’ di fortuna… poteva funzionare…
I suoi occhi si accesero come candele.
“Mi interessa.” disse con rinnovata grinta, trasfigurando un bicchiere fra di loro e buttandolo giù come acqua al limone. “Accetto la resa!”



Paige Harrington aveva avuto un sorrisino fastidioso per tutta la sera ma  ora, mentre allungava la proboscide verso un vero e proprio massacro, non era più tanto sicura della sua Felix.
E chissà se Potter non fosse incazzato a morte per la rovinosa sconfitta e pubblica umiliazione di cui LEI era in parte responsabile… anche se non era solo quello a preoccuparla!
Lupin stava al centro di una carneficina con l’aria di un angelo della morte da sbronza. Non pareva di umore allegro, anche se l’ultimo sfidante era stato graziato e lo avevano visto lasciarsi andare ad un vago sorrisino prima di ritornare ad avere la sua aria fredda e meditabonda e a ignorare tutti.
Elidora parve captare la direzione del suo sguardo e, dopo aver scoccato un’occhiata astiosa a Black e alla McRanney che tubavano in un angolo, si lasciò andare ad un ghigno.
“Non mi sembri più tanto su di giri, tesoro!” soggiunse perfidamente.
La biondina deglutì prima di stringere più forte la boccetta di vetro tra le mani. Era praticamente finita. Forse era stata troppo ingorda...la fortuna liquida sarebbe durata fino alla Finale?
“Tranquilla, ne ha ancora un paio da fare fuori.” disse l’amica, accendendosi una sigaretta prima di far brillare gli occhi. “Ah, guarda, questa è interessante. Ora sfida la marmocchia!”
E quella chi cazzo era?!
La Corvonero vide salire una mocciosetta bassina con delle treccine afro ma non ricordava di averla mai vista. Era stata così impegnata con la Felix che non ci aveva nemmeno fatto caso!
“Di che anno è?” chiese sospettosa.
“Boh.” fu la sagace risposta. “So solo che ha fatto una strage pure lei e regge più di un marinaio. Ma contro Lupin non ha scampo.”
Eppure aveva un brutto presentimento…
“Hey, tu! Aspetta!”
… che divenne concreto quando, salendo le scale e afferrando la sconosciuta per un braccio, si ritrovò davanti un’aria ribelle alquanto familiare!
“E’ il mio turno, no?”
“Conosco tutte quante le discendenti della Magi-Nobiltà.” sibilò la biondina, duramente. “E tu non rientri decisamente nella lista! Che ci fai tra le Finaliste?! Non sei una di noi!”
Oh no, la cosa buffa era che era MOLTO più in alto di persone come loro.
Tonks sbuffò, divincolandosi e scoccandole un’occhiata seccata.
“Guarda meglio!”
Quando assunse il suo vero aspetto, l’altra strabuzzò gli occhi e sbiancò.
“TU!”
“In persona. E ora scansati!”
Ma la più grande la riafferrò per un braccio, fumando di rabbia.
“Tu… da quando hai interesse alle feste di Villa Malfoy?!”
“Non ne ho il minimo interesse, infatti!” gli occhi della Grifoncina fiammeggiarono. “Non è per questo che sono qui!”
Paige sgranò gli occhi e gonfiò le guance in modo quasi comico, non fosse che era livida.
“Vuoi Lupin per te! Lo sapevo! Vuoi soffiarmelo!”
“Di certo, non lo lascerò ai tuoi biechi trucchetti…” sibilò gelidamente Tonks, poi si guardò il braccio con fare eloquente, e in un breve istante qualcosa dei Black affiorò nelle sue iridi che da verde-acqua e puri che erano, divennero più densi e scuri, quel tanto che bastava a costringere l’altra a retrocedere di qualche passo.
Paige la lasciò andare, digrignando i denti come un mastino prima di ricomporsi sprezzante.
“Beh, tesoro, preparati a perdere la faccia.” cinguettò colma di veleno. “Remus ti farà fuori. E quando sarà il mio turno la mia Felix…”
“Quale, la pozione che ti sei scolata per tutta sera?” Tonks sollevò le sopracciglia ammiccando amabilmente, poi stirò un ghigno. “Te l’ho annacquata di nascosto! A quest’ora l’effetto sarà finito. Tanti baci!”
E lasciandola di pietra, salì il podio con due grandi balzi prima che potesse afferrarla di nuovo.
“Tu...non sei una di noi! Non sai niente di galateo! A Villa Malfoy ti ricoprirai solamente di ridicolo!” la sentì strillarle dietro istericamente, ma nemmeno si voltò.
Come se fosse quello a preoccuparla… pensò un po’ cupamente, avvicinandosi alla sua postazione.
Non solo avrebbe tradito tutti i sacrifici che aveva fatto sua madre infilandosi nella fossa dei leoni rischiando di rimetterci la pelle. Ma era anche… il pensiero di come avrebbe reagito il loro amato Prefetto a preoccuparla. L’avrebbe mai perdonata?
Ma quando vide Remus baciato e scaldato dalla calda luce del fuoco, i capelli leggermente scompigliati sulla fronte e l’aria concentrata e distante, decise di smettere di pensarci. Oramai era fatta. Non si sarebbe tirata indietro.
Si stampò in faccia un gran sorriso sfrontato mentre quello alzava lo sguardo sul suo nuovo sfidante… e sbiancava.
Lo vide irrigidire in un attimo ogni singolo muscolo del suo corpo e guardarla in un misto tra lo spaesato e l’impanicato.
“Ma… cosa…”
Prese posto e trasfigurò il primo boccale.
“Sono la tua nuova sfidante.” disse dandosi un tono leggero. “Sorpresa, eh?”
Lui era così scioccato che per un istante non disse niente. Poi la realizzazione di quel che stava accadendo prese piano piede sul suo volto e divenne di pietra.
“… No.” Remus contrasse le mandibole, prima di incenerirla con gli occhi. Si sporse in avanti sussurrando con rabbia: “…NO, Tonks! che cosa hai intenzione di fare?!”
I suoi occhi divennero quasi neri e la macella gli si tese mentre emetteva un basso sibilo tra i denti. Non fosse stato visibilmente disperato, le avrebbe quasi fatto paura.
“Mi dispiace.” sospirò Tonks. “Paige ti avrebbe teso una trappola, Remus! Aveva la Felix Felicitis!”
“Ti rendi conto di quello che stai facendo?!” esplose lui, chinandosi ancora di più. “Hai quattordici anni, per Merlino!”
La cosa la irritò parecchio, come ogni volta che si toccava il discorso dell’età. Gli scoccò un’occhiata stizzita.
“Sono arrivata in finale, se non te ne sei reso conto!” fece notare astiosamente, schioccando la lingua. Lui non se ne accorse nemmeno.
Sembrava non vederla. Nei suoi occhi le opzioni e le macchinazioni si ingarbugliavano frenetiche, calcolatrici. Parve riflettere per un tempo infinito, prima di arrendersi digrignando i denti.
“Ti rendi conto che ora le uniche opzioni che ho sono farti ubriacare fino a farti stare male o vederti finire a Villa Malfoy?! In mezzo agli amici di quelli che vorrebbero solo farti secca?!”
“Ma… Paige…”
“Me ne sbatto di Paige!” abbaiò lui sottovoce, incredulo ed esasperato. “Credi che non sappia tenere a bada una ragazza?! Ma che accidenti avevi in testa?!”
Quel tono… Remus aveva il magico potere di farla sentire una totale imbecille e qualcosa di orgoglioso e testardo guizzò dentro di lei con rabbia.
“Oh, non saprei, con l’ultima conquista hai dovuto baciarmi in mezzo ad un corridoio per togliertela dai piedi, e sembrava ancora più scema di quella lì! Te la ricordi, no?! Era alta due metri!” sbottò vivacemente, intimamente soddisfatta nel vederlo sgranare gli occhi ed arrossire, ancora più sgomento. “E ora mi hai rotto! Zitto e bevi!”
Lui parve calmarsi anche se il petto gli faceva su e giù. Si accorse che tutti gli occhi erano puntati su di loro e che la folla iniziava a rumoreggiare, visto che nessuno stava sentendo quello che si stavano dicendo ma dalle loro espressioni doveva trasparire un gran numero di cose.
Cercò di placare il respiro e, sempre più a disagio, la fissò negli occhi.
“Tonks, dichiara la resa.” le disse, ma a quanto pare, pur avendo impostato la sua voce nel timbro più gentile possibile, qualcosa in quell’ordine doveva averla fatta alterare ancora di più perché lei gli scoccò un’occhiata ribelle e rise cinicamente prima di portarsi il bicchiere alle labbra.
“Bevi.” ripeté… ed era chiaro che, adesso, la sua intenzione era di sfidarlo davvero.
Dannata testarda!
Scolò il suo calice con rabbia, ma prima che potesse parlare, la ragazza ne trasfigurò altri due.
Accidenti a lei.
“Tonks, finirai per stare male e mi sono sentito già abbastanza un verme con te senza che ci mettiamo pure questa!”
“E perché dovresti sentirti un verme?” replicò lei con rabbia e tristezza, mandando giù anche il secondo e sentendo gli occhi diventare caldi e umidi. “Sono io che sono stata esasperante, no? Tu hai messo bene in chiaro le cose fin da subito! Anzi, forse il tuo obbiettivo era proprio finire con Paige e ti sto mettendo i bastoni tra le ruote di nuovo!”
Lui la fissò incredulo, poi socchiuse gli occhi. Dio, che testa allucinante! Non poteva dire sul serio!
“Paige non mi interessa.” sibilò secco.
“Oh, davvero? Perchè non mi sembrava proprio da come le stavi incollato l’altro giorno!”
“Cosa…?! No… io non… dio, ma lo sai che sei impossibile?! Non pensi che forse io potessi avere altri fini?”
“Sì, certo.” lei lo guardò scettica e ferita e lui parve imbestialirsi ancor di più.
“Fammi capire…” esplose, scoprendo i denti. “… IO sono stato costretto a vedere una sfilza di imbecilli quindicenni con gli ormoni a palla sfilarmi davanti al naso per correrti appresso dall’inizio dell’anno e TU vieni a parlare a me di Paige?!”
“Ma… che stai dicendo?! Sono i miei compagni di classe! Non puoi avercela con me perché finalmente riesco a parlarci senza la paura che mi dimentichino!”
Lui parve pentirsi di quella sparata nel momento stesso in cui gli uscì dalle labbra.
“No, hai ragione, io… ahhh!” Rem alzò frustrato il viso al cielo e si batté le nocche sulle palpebre cercando di riprendere lucidità. Non era certo corretto da parte sua sbatterle in faccia il fatto che fosse geloso marcio. Non ne aveva il diritto, cazzo. E lei aveva tutto il diritto di farsi le sue storie con chiunque volesse e anzi, lei a maggior ragione più di altre. Era solo che...sapeva davvero mandarlo al manicomio! Tutta quella situazione lo mandava al manicomio!
“Senti, lascia perdere, ok? Ti basti solo sapere che so tenere Paige a bada perfettamente, cristo santo, non sono del tutto deficiente!”
“Tu non sai com’è quella! Farebbe di tutto per portarti a letto.” lei scosse la testa cocciuta riprendendosi dallo sgomento di quella mezza scenata di gelosia che a dirla tutta, aveva dell’assurdo. Ma ormai la rabbia stava montando fra loro e non c’era verso di fermarla. “Sempre che non sia quello il tuo scopo finale!”
“Ma devo scrivertelo in aramaico?! Ti ho detto che non mi interessa e a dirla proprio tutta non la sopporto proprio, per quel che ti può bastare! Abbiamo finito, adesso?”
“No.”
Un terzo paio di bicchieri fece capolino tra di loro.
“Tonks…!”
“Abbiamo una sfida, no? Intendo vincerla!”
“Non dire sciocchezze! Non puoi fare sul serio davvero!”
Tonks sospirò con stizza, prima di guardare alle sue spalle. Paige era sparita, probabilmente a fare di nuovo il pieno di pozione. Se perdeva o accettava la resa, Remus sarebbe finito contro di lei e non c’era fegato al mondo che poteva contrastare gli effetti di un’alchimia porta-fortuna.
Per cui scosse il viso e gli piantò gli occhi addosso.
“Lo sai, ODIO quando fai così! Quando pensi di dovermi proteggere, quando pensi che non sia in grado di farcela. Non lo sopporto! Per cui, afferra quel dannato calice e prendimi sul serio perché se non te ne sei accorto, su questo podio finale ci siamo arrivati insieme! Sono in finale anche io e ho tutta l’intenzione di batterti!”
Il bel viso del lupo mannaro si tese, prima di sospirare stancamente e portarsi il calice alla bocca. Non c’era verso di convincerla. Doveva vincere con le cattive...e avrebbe preferito tagliarsi un braccio piuttosto che vederla stare male.
Ma tra il saperla a Villa Malfoy come un agnello tra i lupi e il vederla stramazzare a terra in preda a una sbronza colossale, era comunque preferibile la seconda.
I calici scintillarono alle stelle assieme al boato eccitato della folla.
“E sia.”





“Bevi.”
Sirius Black sollevò un sopracciglio mentre Lupin gli sbatteva da sotto il naso una strana brodaglia dall’aspetto schifoso.
“EEET-CIU!”
Contemporaneamente a quello strano ordine, a Lily partì l’ennesimo starnuto.
“Scusate l’interruzione…dicebate?” borbottò la Grifoncina, ridotta ad uno straccio a dire poco.
Non che fosse la sola, quella mattina. Peter era un lenzuolino di pezza e a quanto pareva, Lunastorta doveva aver fatto qualcosa di davvero drastico alla Strigora perché entrò in Infermeria con due occhiaie da far paura, la faccia verdastra e un nauseabondo odore di alcool e vomito.
Oltre ad essere incazzato nero.
Piombò tra loro assieme a Cristhine e senza dire un’altra parola rifilò a Sirius un bicchiere di qualcosa che pareva tanto diarrea di Troll.
“Ma che cazzo ti è successo?” esclamò Black, l’unico ad esser fresco come una rosa visto che si era ritirato dalla Festa con Cristhine abbastanza presto e aveva anche bevuto poco considerando l’umore tetro e la zero voglia di festeggiare.
“Stavamo dicendo a Lily del fiasco totale di ieri sera.” borbottò Minus. “Ma stai bene? Sembri messo peggio di lei, e lei ha un aspetto proprio di merda.”
“Senti chi parla!” sbottò la rossa, risentita. “Ma che accidenti vi è successo, eh? Doveva essere una cosa facile!”
“Non lo è stata. Ma ora la sarà. Bevi.” scandì lapidario Lupin, dando un colpetto a Black.
“Oh, ma che cavolo!” sbottò quello, balzando in piedi. “Ma che ti prende stamattina?! E che accidenti è sto schifo?!”
Remus sollevò piano il viso.
Polisucco.”
“EH?!”
Tutti in coro spalancarono gli occhioni e si sporsero istintivamente in avanti.
“Potenziata.” continuò Rem, funereo. A quanto pare, veder fallire i propri ingegnosi piani non era una cosa che gli capitava spesso. Doveva averla presa come uno smacco personale, perché aveva tutta l’aria di chi avrebbe ucciso volentieri qualcuno.
“Dove… Gome hai fatto a trovare una Bolisucco?” chiese Lily, sorpresa.
Era una pozione non propriamente etica e, non che Lumacorno si facesse scrupoli, ma per prepararne una ci volevano settimane e un gran numero di ingredienti rari. Doveva averla pagata una fortuna.
“L’ho barattata alla Strigora. E’ ancora stabile, me ne sono accertato.” il biondino sbuffò, sollevandola davanti ai loro occhi e facendola riflettere al sole. “Non abbiamo molto tempo. L’antidoto per James non è certo qualcosa che si vede tutti i giorni…e noi siamo pur sempre studenti. Si sta già destabilizzando, entro domani sarà brodaglia per galline.”
“Sì, ma...che c’entra la Polisucco?” Chiese Peter.
“James ci evita da tutta la mattina, e la Chang gli sta appiccicata come un dannato cane da guardia.” sbottò Lunastorta. “C’è una sola persona con la quale si apparterebbe volentieri.”
Guardò Lily con fare eloquente, e lei avvampò.
“Hey, hey frena! Non bosso bresentarmi così! Sono in Gondizioni… oh.” Realizzò in quel momento. “Tu… non vuoi mandare me.”
“Se posso evitare, preferirei non metterti nuovamente in...certe situazioni. E sì, Lily, mi spiace dirtelo ma il tuo aspetto non è dei migliori ora come ora.” Il maghetto appoggiò le spalle allo schienale della sedia e si fece dondolare la boccetta davanti al naso con aria indolente. “Mi basta che tu gli spedisca un altro di quei bigliettini. E prima che tu me lo chieda sì, me ne sono accorto.”
Non bastasse la febbre ad arrossarle naso e guance, ci pensò l’ultima frase. Lily annaspò, vergognandosi come una ladra.
“I-io…”
“Quali bigliettini?!” saltò su Black, ma Lupin lo fermò con un colpo di mano.
“Non ha importanza. Ho già preso un capello di Lily dal suo cuscino, quindi è pronta.”
“Quindi…” Cristhine si mise un dito sul mento. “Qualcuno di noi dovrebbe trasformarsi in Lily…e flirtare con James.”
“Qualcuno bravo nelle imitazioni…” frecciò Peter, pensieroso.
“Le ragazze sono escluse a prescindere. Peter ed io siamo due stracci. Direi che la scelta è abbastanza chiara.” sibilò Rem e quella frase cadde fra di loro come una mannaia.
Tutti gli sguardi scattarono su Sirius, che sollevò gli occhi dalla canna che si stava rollando e inarcò le sopracciglia. Prima di realizzare, sgranare gli occhi e sbiancare.
“Perché mi state…Ah no!” balzò in piedi, l’espressione distorta. “No, non fissate me, cazzo! Non voglio essere molestato da James! A me piacciono le ragazze!”
“Andiamo…” fece Peter. “Tu sei bravo nelle imitazioni! Ti ricordi quando hai sfottuto Calton?”
“ERA UNO SCHERZO! E non stavo imitando una ragazza né corteggiando il mio migliore amico! Fatelo voi, che cazzo!”
“Ma se sei l’unico che si regge in piedi stamattina! Su, non ci sarà nemmeno bisogno di baciarlo…non credo…”
“Niente da fare!” Black stava arretrando piano piano contro il muro, sconvolto, mentre tutti iniziavano lentamente a farglisi intorno.
“Sirius se non lo fai, James è Berduto!” accorò Lily, a carponi sul materasso.
“FOTTETEVI! Statemi alla larga!”
“Preferiresti che lo facesse Tonks? Non avrebbe nemmeno bisogno della pozione…” insinuò Cristhine, furba, e lui boccheggiò.
“Io… no! Certo che no! Trovate un’altra soluzione! Rem! Tu sei il genio del gruppo, inventa qualcos’altro!”
“Paddy, oggi non sono proprio dell’umore.” L’espressione del lupetto divenne pericolosa a dir poco. “Se non vuoi, ti faremo diventare Lily con la forza.”
“Fermi…che cazzo volete fare?!” Latrò Sirius ora terrorizzato, sentendosi messo sempre più spalle al muro. “State lontani! Non ci provate!”
“Coda, il braccio destro!”
Gli saltarono addosso in un secondo. Fu tentato di tirare qualche cazzotto ma Cristhine gli si spalmò contro mettendosi in linea d’aria degli altri, che gli abbrancarono le braccia in una morsa ferrea.
“GIU’ – LE – MANI!”
“Apri la bocca amore, da bravo!” cinguettò Cristhine, mentre lui teneva le labbra serrate, in pieno panico. Sollevò il mento per portarsi fuori tiro da quella pozione schifosa.
“Andiamo! Bevi!” sbottò Rem, ansimando per lo sforzo. Niente da fare.
Bocca chiusa.
Ma poi…  
“Ci penso io!” esclamò Lily e gli tappò il naso.
Bastardi!
Cercò di resistere più che poteva ma quando non ce la fece più a trattenere il respiro dovette per forza aprire le fauci e una cosa vischiosa, densa e dal sapore orribile gli scivolò giù per la gola.
Giusto il tempo di qualche conato di vomito e poi, il proprio corpo iniziò a trasformarsi. Non era come quando diventava Felpato.
Era una sensazione estranea e spiacevole. La pelle pizzicò e il corpo iniziò a muoversi senza che potesse controllarlo, diventando… decisamente più debole  e fragile.
Le mani si fecero più fini ed affusolate, la pelle del viso si schiarì, i muscoli scomparvero…
Un’altra Lily, questa volta sana come un pesce, comparve nell’Infermeria,  quasi minuscola ora in confronto ai vestiti da maschio di tre taglie più grandi.
“Noooo!”
“Caboli! Sei identico a me!” fece la vera Lily, impressionata, mentre quello tirava una serie di bestemmie da far spavento.
“QUESTA ME LA PAGATE!” ruggì, mentre si tastava la faccia orripilato. “Ho le tette! Ho delle dannate tette!”
“Cristhine, ti va di dargli una mano a cambiarsi i vestiti?” lo ignorò bellamente Lupin, dando alla ragazza una vecchia divisa di Lily. “Ad occhi chiusi, Paddy, mi raccomand…”
La Evans, quella vera, lo interruppe cacciando un urletto acuto.
“Lily, ma dove li tieni i chili?! Ma non mangi mai?!” Black aveva iniziato a tastarsi dappertutto facendola morire.
“HEY!” Sbraitò, paonazza. “Piantala di toccarmi!”
“Coraggio!” ridacchiò nervosamente Cristhine, prendendogli le mani e allontanandogliele dalla zona petto prima che Lily gli saltasse al collo. “Ti spoglio io. Non ti scoccia, vero Ev?”
“No… ma tienigli le zampacce lontano da certi punti!” gridò loro dietro la rossa, mentre la Corvonero lo sospingeva delicatamente dietro un piccolo separè di bamboo. “O gli taglio le mani!”
“Le palle me le avete già tagliate… peggio di così non può andare…” sibilò cinicamente Sirius, cercando di abituarsi a quella nuova forma.
E al fatto che Cristhine lo stesse… beh, spogliando. Certo, aveva il corpo di Lily, però…
“Merda, se è strano.” sbottò, fissando il soffitto. Cristhine era sempre più bassa e sottile di lui ma… non più così tanto. Vederla da quella nuova prospettiva era bizzarro. Ma era sempre incantevole e lo stava toccando e spogliando e lui…
Merda. Merda se era strano.
“Almeno qualcosa di positivo c’è.” frecciò malizioso, aiutandosi a farsi infilare la camicia. Che si vergognasse pure lei, ora!
“Hai il corpo e la voce della mia migliore amica.” sorrise la streghetta, scuotendo i boccoli e allacciandogli l’ultimo bottone. “Spiacente, non potresti farmi meno effetto di così. Dovrai punirmi in un altro modo.”
“Oh, ci puoi giurare.” sibilò tra i denti lui, prima di uscire fuori e continuare a bestemmiare.
“Dai, prova a imitare Lily.” ordinò Lupin, sfinito. “Se vai avanti a tirare giù ogni santo in paradiso, non sarai credibile.”
“Vaffanculo.”
Ma iniziò a fare avanti e indietro per provare la camminata, che divenne una specie di marcia da bufalo incazzato. L’immagine non fu delle migliori.
“Sirius! Sta più composto mentre cammini! Io non sono cosi rozza!” lo sgridò la Evans, beccandosi un’occhiataccia. Ingoiando l’insulto che le avrebbe volentieri rivolto, quello raddrizzò la schiena e strinse meglio le gambe.
“Ora prova a fare l’imitazione di Lily!” sghignazzò Peter, iniziando a divertirsi.
“Ooh, ma dove avrò messo i miei libri? Devo studiare! James, non è aria, capito?!”
“Ah, finiscila! Io non sono così!” ma anche la Grifoncina si lasciò sfuggire un sorriso. In effetti, poteva essere quasi convincente.
Lo torturarono per almeno quaranta minuti facendolo camminare avanti e indietro, parlare e atteggiarsi in modo quantomeno femminile. Remus era metodico fino alla paranoia ma quando ebbe la certezza che il povero Felpato li avrebbe davvero fatti fuori, decise che era pronto.
Più o meno.
Il potenziamento con la rosa dell’Oblio avrebbe reso la Polisucco abbastanza concreta da confondere per un tempo sufficiente il legame che li univa a James, o perlomeno lo sperava. La velocità di azione e un posto poco illuminato avrebbero fatto il resto.
Era azzardato, ma era l’unica opzione che gli rimaneva.
Fu così che Lily inviò a Potter un invito a incontrarsi nella Torre di Astronomia per parlare di qualcosa di estremamente importante e Sirius si ritrovò a camminare per i corridoi come se avesse un palo nel didietro, e per quanto potesse sforzarsi di essere simile a Lily, si beccò più di un’occhiata perplessa.
La cosa più spiacevole avrebbe dovuto essere che le persone non si scansavano più al suo passaggio ma, si sa, le sfighe non vengono mai da sole.
E mentre saliva le scale, si ritrovò faccia a faccia con l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare.
Lucius la fissò dall’alto al basso con un sorriso malevolo, bloccandosi a metà di uno scalino mentre lei/lui quasi gli finiva addosso.
Aveva le occhiaie e l’aria distrutta. Perfino i vestiti, che di solito portava perfetti ed eleganti, sembravano raffazzonati e gli cadevano addosso. Ma ciò non gli impedì di ghignare con cattiveria davanti a una delle sue nemiche giurate.
“Ma tu guarda.” disse amabile. “Buongiorno, Mezzosangue. Come mai non sei a piangere tutte le tue lacrime per Potter?”
Peccato che Sirius non fosse proprio dell’umore.
“Levati dal cazzo, Malfoy.”
Quello spalancò gli occhi, sorpreso. Da quando la Prefetto usava certi termini?!
“Accidenti!” fece, colpito, tagliandole di nuovo la strada. “Siamo aggressive oggi, uh? A quanto pare, Potter deve mancarti più di quanto si creda. Oh beh, se soffri così tanto l’assenza di un uomo puoi sempre ripiegare su uno degli altri, no? Lupin, Minus… perfino quel rinnegato di Black. La feccia d’altronde è tutta uguale…”
“MALFOY SPARISCIII!!!”
Quello che ottenne il Serpeverde, ben poco incline a fiutare il pericolo crescente, fu un ruggito isterico e… beh, letteralmente un calcio nelle palle.
Mentre il Purosangue cascava a terra, ululando di dolore, Black si voltò, facendo danzare i capelli rossi che non erano i suoi e scintillare occhi verdissimi che non gli appartenevano e che, ora, avevano l’aspetto un po’ psicotico.
“Ben ti sta, coglione!” tuonò in una risata sadica facendo spalancare gli occhi ad una decina di passanti.
Ma che accidenti gli prendeva ai Grifondoro di quei tempi?!



La Torre di Astronomia era immersa nel buio più totale.
Sirius sospirò, intuendo che evidentemente Potter doveva essere già arrivato e rabbrividendo.
Gli venne la pelle d’oca quando Ramoso accese le luci, che rimasero comunque soffuse, e lo guardò con occhi caldi come braci.
“Heyla Evans! Ma allora non era uno scherzo!” cinguettò sfrontato.
Aveva l’aria di uno con una sbornia mostruosa ma il sorriso che stirò era tutto un programma.
Cazzo.
Cazzo.
Vaffanculo Remus.

“H-Heylà.” stirò un sorrisetto nervoso che non convinse nessuno e che fece inarcare un sopracciglio a James.
“… Heylà?” la imitò, squadrandola. “Che ti prende?”
Merda.
“Mi… mi prende che…”
E ora che cavolo gli diceva?! Come si flirtava con un uomo, accidenti a loro?!
Improvvisamente, se lo ritrovò vicino. Troppo.
Arretrò nel panico fino ad arrivare ad un muro. Ci si spalmò contro come una gelatina, mentre James appoggiava una mano oltre le sue spalle e inclinava il viso. Rimase a fissarlo così, compiaciuto, mentre lui deglutiva sonoramente.
“Devo dedurne che hai cambiato atteggiamento?” miagolò, con voce sprezzante e divertita assieme. “O è un’altra delle vostre trappole? Uh?”
Le labbra.
Le. labbra. di. James.
Vicine. Alle. Sue.
MERDA.
“Mi...mi hanno mandato i Marauders. A... a scusarmi a nome di tutti!” inventò di sana pianta, mentre iniziava a sudare freddo e lottando contro l’impulso di tirarsi indietro a costo di diventare tutt’uno con la pietra e murarsi vivo.
“Ah sì?” lui ridacchiò. “E in che modo intendi scusarti?”
Non prenderlo a pugni, non prenderlo a pugniGli vuoi bene, è il tuo migliore amico... ricorda... migliore amico...gli vuoi bene...”
Le mani gli si strinsero di nascosto dietro la schiena e dovette controllare ogni muscolo del suo corpo per non levarselo di dosso con un cazzotto. Sentiva l’odore di quel cretino a un passo da lui, la dura pietra della parete dietro la schiena  e niente, assolutamente niente a ridurre anche solo di un minimo la distanza fra loro!
Lui lo fissava come se fosse una caramella! E conosceva bene quell’espressione!
L’idiota era esaltato. Ed eccitato, cristo! Era talmente preso da Lily che non si accorgeva nemmeno di aver davanti Sirius!
“Senti, ascolta…”
Ok, calma. Doveva solo trovare la posizione più comoda per scaraventargli in gola quei dannati pasticcini.
Certo, facile a dirsi… perché James gli prese i fianchi, avvicinandosi ancor di più e rivolgendogli un sorriso acquoso ed appannato. Era ancora sbronzo dalla sera prima?! Un’intera generazione di Potter si stava rivoltando nella tomba in quel momento!
“Ieri ti ho pensata tutto il tempo.” confidò sommessamente, sfiorandole una ciocca di capelli con le dita e guardandola ammaliato. “Lo sai?”
Ok. Ok, poteva farcela. Doveva solo essere accondiscendente un altro po’.
“A-Anche io ti pensavo…”
Bene, Sirius, così. Sorrisi e moine. A lui non basta altro.
“Ah, sì?”
“Voglio… voglio tornare ad essere la tua ragazza… T-tesoro.”
Lui la guardò con occhi furbi. Oh, se la stava godendo, questo era certo.
“Tesoro?” La prese in giro. “Accidenti, che cambiamento.”
“Eh già…” lui rise nervosamente. “… mi mancavi così tanto…non resistevo senza di te!”
Era l’ultima cosa al mondo che avrebbe detto Lily in un momento come quello. Ma non sapeva cos’altro dire! Avrebbero dovuto fargli studiare un copione, accidenti a loro!
James gli accarezzò improvvisamente la mandibola con un sorriso scaltro e lui trasalì come una ragazzina vera e propria.
“Dimostrami che sei cambiata… è l’unica scusa che accetterei.”
Ma si poteva essere più stronzi?!
Sbarrò gli occhi mentre le labbra a ventosa di Ramoso assumevano una posizione spaventosamente familiare e si avvicinavano.
Lo stronzo voleva baciarlo!
Fu panico. Puro.
Esalò una serie di pensieri sconnessi in cui il Signore dei piani alti veniva tirato in causa e…
“AAAAGH!”
Diventò uno scattista nato. Tirò fuori una rapidità e una fluidità degli arti che non sapeva di avere e sgusciò fuori da quella presa disarticolandosi come un’anguilla.
Si scaraventò dall’altra parte della stanza come una lepre in pericolo, sbattendo entrambe le mani aperte contro la pietra gelida della parete opposta per impedirsi di vomitargli davanti alla faccia.
“Allora, si può sapere che intenzioni hai davvero? Mi sto stancando, sai?” sbottò Ramoso, decisamente contrariato.
“Sai, ho un po’ di raffreddore…forse è meglio non far nulla, per oggi…” cinguettò Sirius,con un nervo pericolosamente pulsante sulla tempia. “Non vorrei attaccarti la malattia, amore…”
Maledetto Remus Lupin!
Ma guarda in che razza di guaio lo avevano cacciato quei deficienti!!!
“A me sembra che tu stia benissimo. E poi… correrò il rischio.” Sorrise James.
“Oh no, no, non potrò vivere sapendo che tu sei malato!” farneticò tragicamente Sirius, portandosi una mano alla fronte per dare un tocco in più di drammaticità. Oramai era in pieno delirio, non sapeva più quello che stava facendo.
“Sei strana, oggi! Cioè...più del solito.” lui si avvicinò di nuovo.
E statti un po’ fermo, razza di pervertito! Sei diventato un cazzo di maniaco!”
Frugò disperatamente nella tasca della gonna, e tirò fuori il fazzoletto dove avevano avvolto con cura il bigné, mentre il ragazzo ci riprovava, forse solleticato da quel suo fuggire.
Ok. Basta fare i carini.
Ora glielo cacciava giù a forza e tanti saluti!
Ma non aveva contato un piccolo particolare.
Pensava, sbagliando, che sarebbe stato facile levarselo di dosso, perché Sirius si era sempre ritenuto forte.
James era sempre stato più veloce, ma lui era sempre stato più muscoloso. In un incontro ravvicinato, lo avrebbe sopraffatto facilmente.
Sbagliava, come già detto. Ovviamente.
Perché quello era il corpo di Lily. Troppo esile tra le sue braccia. Troppo fisicamente più debole e lento.
Perciò venne sbattuto al muro con facilità allucinante, mentre il fazzoletto ed il suo contenuto scivolavano di mano.
Inutile dire che gli prese un mezzo attacco di panico e iniziò a strillare isterico.
“James! JAAAAAMEEEES!!! Non essere cosi irruente!!! Fermo! A CUCCIA SU!” gridò, mentre l’altro iniziava a tempestargli il collo di baci. Piccoli bacetti roventi sulla pelle.
“Cheschifocheschifocheschifo!”
I pensieri allora diventarono assolutamente disperati e lacrimevoli.
La mano di Ramoso passò dal fianco alla coscia, sfiorandola con dita abili.
E la gamba di Sirius scattò. Come se fosse parte di un complesso meccanismo di auto conservazione di maschio etero.
“AHIOO!”
James si piegò in due esattamente come Malfoy, con le mani in mezzo alle gambe e l’aria incredula.
“M-mi...Lily, mi hai colpito nelle palle! DI NUOVO!” guaì come un cucciolo.
“Oops! Ma guarda!” ridacchiò angelicamente Sirius, portandosi una mano alla bocca con fare civettuolo. “Mi è scappato il ginocchio! Scusa!”
Si tuffò verso il fazzoletto e, una volta preso, si voltò verso James con occhi a dir poco spiritati.
Inutile dire che a Potter prese un mezzo infarto. Ancora inginocchiato per terra con le mani sui gioielli di famiglia, osservò sconvolto la sua Lily abbandonare ogni formalità femminile e ruggire con un’espressione folle e assatanata: “Vieni qua, amore mio dolce!” e lanciarglisi addosso come un’arpia.
Gli balzò a cavalcioni afferrandolo per il colletto come se fosse un mostro pronto a divorarlo e, finalmente, dopo tanti giorni di agonia, un Sirius Black portato al limite estremo riuscì a ficcargli in bocca quel dannato bigné.
A pugno pieno e senza nemmeno un riguardo.
James boccheggiò, tossì e cercò di sputare ma Sirius gli piantò una manata sul pomo d’Adamo tale che mandò giù il boccone intero.
Poi Potter balzò in avanti, l’afferrò per un fianco cercando di ribaltare la posizione e levarselo di dosso, ma prima che potesse sferrargli un calcio ben piazzato sulla tibia, quello gli crollò addosso completamente incosciente.
Ed improvvisamente, così come erano stati eretti, i muri di nero diamante attorno alla sua testa crollarono. Tutti gli studenti della scuola furono sbalzati leggermente in avanti...mentre il potere dell’Incantatore si ritirava.
Sirius, ansimando come un matto, si scrollò di dosso il corpo del loro leader e lo fissò in silenzio mentre il suo fisico ritornava alla forma originaria, pizzicando e bruciacchiando.
James aveva gli occhi chiusi...e un’espressione innocente mentre gli dormiva sulle ginocchia, le labbra dischiuse e la fronte leggermente increspata.
Lo sentiva di nuovo nella mente. Ma anche se non ci fosse stato il loro legame, c’era qualcosa in quel viso, quell’espressione… qualcosa di puro e buono che gli fece capire che era di nuovo lui. Che era tornato.
Sirius sorrise, sfiorando i capelli di quello che era a tutti gli effetti suo fratello.
E poi, gli tirò un pugno in faccia.







“Hn…”
“Dormi ancora? Ma sei un ghiro!”
Calore. Sole tiepido sulla pelle. Odore di erba fresca, foglie che frusciavano nella brezza. Da qualche parte, un usignolo cantava.
E… due gambe morbide sotto la sua guancia. Un profumo...che era meravigliosamente reale. Meravigliosamente suo.
James Potter batté le palpebre solo una volta. Il fuoco del tramonto giocò contro le sue iridi dorate facendogliele scintillare come quelle di un gatto.
Una mano, fra i suoi capelli, a giocare con le ciocche ribelli. Un tocco fresco. Dissetante.
Sarebbe stato un bel quadro, rifletté confusamente. Un salice su una collina accanto al Lago nero, il tramonto a indorare il paesaggio. Lui, dolcemente addormentato sulle ginocchia di Lily mentre lei gli accarezzava i capelli con una dolcezza senza eguali.
Scattò a sedere, voltandosi verso di lei. La Grifoncina sorrideva.
La mano era ancora incastrata fra le sue ciocche, all’altezza della tempia.
“Lily.” mormorò, sfiorando quelle dita. Poi si guardò intorno, disorientato. “Dove…”
“Hai corso fino a qui. E sei crollato di nuovo.” rispose lei, mestamente. “Non… non te lo ricordi?”
Tutto gli si rovesciò addosso. Di nuovo. Come un manto di acqua gelida.
Si era risvegliato dopo un’infinità. I Marauders l’avevano portato in Infermeria, e a ben vedere. Quando aveva riaperto gli occhi…
Rimorsi.
Dolore.
Emozioni umane.
Tutto era piombato su di lui. Cupo e ottenebrante.
Uno scossone interno l’aveva irrigidito tutto, le mani si erano contratte come artigli e il cuore aveva iniziato a battere… al doppio della potenza.
Aveva tremato e vomitato a lungo. Loro gli erano stati vicini, sorreggendolo a turno.
Senza dire una parola, Potter aveva fatto scorrere gli occhi frenetici su sui suoi compagni, pallido come un morto. Ma aveva lasciato che lo toccassero. Che si prendessero cura di lui, incapace anche solo di reggersi in piedi.
Poi era arrivata Liu.
Aveva strillato con orrore e gli occhi le si erano riempiti di lacrime e disfatta. Era corsa verso di lui… mentre l’aria crepitava fra loro.
Gli occhi di James si erano contratti. E una delle più potenti onde d’urto che avessero mai visto l’aveva scaraventata lontano, contro la parete.
Prima che quelle sudicie mani potessero anche solo sfiorarlo di nuovo. Le fiamme del camino erano esplose, animate da una furia senza precedenti. I quadri dell’Infermeria avevano tremato assieme alle pareti.
Non disse una parola, James Potter. Ma lo sguardo che riservò a Liu Chang… erano gli occhi di un assassino, quelli.
Occhi che Lily non gli aveva mai visto addosso.
L’avrebbe ammazzata, se solo avesse osato avvicinarsi a lui. Ma Liu non muoveva un muscolo.
Terrea, rannicchiata contro un angolo, si era stretta le braccia al petto ed era rimasta immobile come una pietra, così spaventata e sconvolta da dimenticarsi anche di singhiozzare, tant’è che le lacrime le scorrevano sulle guance immobili come lunghi fili argentati. Come le lacrime di qualcun altro.
A sentire il peso di tutto quell’odio addosso. Soffocante e terribile.
Sembrava minuscola ora, una bambina che tremava. Ma non bastò a placare quello che lo stava divorando dentro.
Lui si era alzato, spingendo con la sola forza della sua rabbia tutti gli altri lontano da lui. Voleva lei.
Voleva Liu.
Era…stata lei…a ridurlo…così.
A farlo trasformare nel mostro che era sempre stato…
A rivelare a tutti…
Fu solo il cedere delle gambe che gli impedì di arrivare a ghermire la Corvonero. A commettere quello che sarebbe stato un errore.
La debolezza… e Lily, che si era parata davanti alla sua rivale con le braccia e gambe tese.
La stava difendendo… per un istante, James Potter non capì da cosa. Poi, la finestra aveva rimandato il suo riflesso. L’aria dorata che crepitava e si arricciava attorno al suo corpo. Come tante fiammelle liquide di luce.
La tensione fra loro vibrò nel silenzio. Come un archetto di violino tirato sulle corde. Acuto. Stridente.
Da lui. La stava difendendo da lui.
Un lampo di devastazione gli era corso sul volto. E poi, tutto quello che ricordava era che era fuggito via. Fino a crollare laggiù.
Non sapeva quanto tempo aveva dormito. Da quanto tempo Lily gli stava accarezzando i capelli. Il sole era alto nel cielo quando aveva ripreso i sensi in Infermeria. Ora stava calando, caldo e luccicante dietro il profilo maestoso della scuola.
I capelli di Lily si muovevano piano in una brezza calda e confortante. Rimase ad attendere paziente che il viso di James, che la fissava gelido e di pietra, quasi come un animale diffidente, tornasse ad animarsi.
E lo fece… nel modo più doloroso.
Il suo cuore urlò quando il Grifondoro scorse il polso della ragazza, livido e violaceo nel punto in cui gliel’aveva stretto.
La disperazione fece di nuovo capolino nei suoi occhi.
Era stato lui a farle male.
Lui, il suo Famiglio.
Lui che aveva sempre giurato di proteggerla.
“Che guardi?” fece lei, abbassando gli occhi. “Oh! Non importa, davvero. So che non intendevi farmi male…”
Si morse le labbra, fissandosi la pelle. Era da codardi, ma non riusciva a tollerare gli occhi di James. Vederlo così...distrutto. Vulnerabile e indifeso. Era sbagliato, pensò, vederlo in quel modo. Era orribile, e sbagliato, come vedere spegnersi il sole.
Il ragazzo l’abbracciò di botto, zittendola, e lei sgranò gli occhi, sorpresa nel sentirlo tremare.
Lo sentì affondare il viso nel suo collo, le braccia avvolgerla e le mani vagare frenetiche contro la sua schiena. La strinse contro di sé aggrappandosi a lei come un uomo che annega. La strinse fino a non capire più dove iniziasse il corpo di uno o dell’altro.
Il suo corpo aveva ripreso calore, aveva iniziato a riprodurlo di nuovo e lo sentì anche attraverso gli strati dei loro vestiti.
Improvvisamente la sua mano era intrecciata alla sua e gliela aveva premuta contro il suo petto. Sentiva il suo battito cardiaco sotto la punta delle dita. Così rapido. Così forte.
Così angosciato.
“Mi dispiace…” lo sentì sussurrare. “Giuro su dio… che non ti farò del male mai più…”
Lily sospirò, passandogli una mano sulla nuca e sostenendogli il capo contro l’incavo della spalla. Come temendo che, se avesse tolto quella mano, lui si sarebbe disintegrato.
“Tieni.”
Lui sgranò gli occhi stupito quando lei gli mise davanti al naso un pacchetto di cioccolatini.
“Era San Valentino, ricordi?” Lei ridacchiò e lui sorrise. “I vecchi cioccolatini li ho dovuti buttare ma… beh, ho provato a rifarli. Non c’era Molly stavolta a darmi una mano ma sappi che ci ho messo fatica e dedizione! E’ un prodotto cento per cento Lily Evans, questo!”
“Aaargh, Evans, mi hai avvelenatoo…” lui la prese in giro fingendo di mangiarne uno e mettendosi le mani sulla gola.
“Oh, dai, non dire così! Mi ci sono impegnata!” lei mise il broncio, e lui rise leggero.
Osservò il pacchetto. Erano piccoli e paffuti dolcetti di cioccolato bianco, con una strana forma, un po’ ammaccata ma… sembravano buoni.
La prima cioccolata della sua ragazza. La prima cioccolata di Lily. Il loro primo San Valentino.
Lily lo vide mettersene uno in bocca. Passò qualche istante. Poi il viso del ragazzo divenne verde.
“Com’è?” chiese ansiosa, vedendolo irrigidirsi. “E’ così terribile?”
Terribile era dire poco. A momenti ci rimaneva secco davvero.
Come cavolo si faceva a rendere così immangiabile un cioccolatino?! Sembrava...no, meglio non pensare a cosa sembrava.
Ma poi, guardò gli occhioni speranzosi della sua ragazza e deglutì l’amaro boccone con un profondo “gulp”.
Cercò di strabuzzare gli occhi il meno possibile e di non vomitare, e si stampò in faccia un sorriso tirato.
“B-buonissimo.” mentì, afferrandone un altro.
Lei lo fissava mangiare con clamoroso coraggio tutta la cioccolata sorridendo in un modo così dolce che gli si strinse il cuore.
Cercò...cercò di farcela. Non a mandare già l’ultimo – dopo il quarto la bocca gli si era come anestetizzata – ma… a sorriderle. A rincuorarla. A…non sentirsi così svuotato. Disintegrato.
A tornare velocemente come prima. Il loro James. Il SUO James.
Ma qualcosa doveva comparire sulla sua faccia perché gli occhi di Lily si velarono. Il pacchetto di cioccolatini gli cadde allora di mano e gli arti cominciarono a tremare di nuovo, il respiro a mozzarsi e farsi pesante e…
Lily allora lo prese tra le braccia, muovendosi piano, teneramente. Come a volerlo cullare.  
“Sei qui.” mormorò lei, stringendolo forte, perdendosi in quel dolce e confortevole contatto. “James, ora importa solo… che sei qui… ”
“No…” sibilò lui, trattenendo il fiato. “Tutto quello che ho detto… e che ho fatto…”
“Nessuno di noi ci ha dato peso. Non ha importanza.”
“Ne ha.” Lui si scostò da lei con uno scatto. Le sue iridi tremarono.  Lui stirò una smorfia triste. “Ne ha perché… dio. Mi ha fatto… stare bene. Cazzo, mi ha fatto stare così dannatamente bene. Nonostante vi abbia fatto male. Nonostante la vergogna… quella sensazione… diavolo, anche ora, il solo pensarci… mi fa girare la testa…”
“James…”
Lily si bloccò. James si stava mettendo una mano tra i capelli e qualcosa, nella sua espressione… nella sua voce che tramava senza freno…
Forse, sarebbe stato meglio se avesse pianto. Ma non c’erano lacrime in quegli occhi. Solo… una sofferenza antica.
Qualcosa che… gli era stato tenuto nascosto, fino a quel momento. Qualcosa che era stato tenuto nascosto a tutti.
Qualcosa che la paralizzò.
“Me la sto facendo sotto dalla paura… sai?” lui sorrise mentre lo ammetteva, nonostante la voce ed il cuore spezzati. “… In questo momento… sono terrorizzato al pensiero di tornare ad essere lui… quel tipo che ero un tempo. Quello che in una parte oscura e profonda di me preme per emergere fuori.”
Le sfiorò il viso con una mano, le iridi contratte, il dolore che tirava gli angoli della sua bocca all’insù con un immenso sforzo. Aveva la voce impastata, sembrava ancora ubriaco. Non era del tutto lucido quando aggiunse, con triste ironia: “Il fatto è che… se non torno quel tipo… non potrò… non sarò abbastanza forte. Non… non sarò in grado di salvarti… ”
Me?”
Lily sgranò gli occhi. Quello fu solo un pensiero, perché dalla bocca non riusciva ad emettere un suono.
Lui parve tornare di nuovo lucido e di nuovo, chiudersi in se stesso. Rimase con la fronte contro le sue clavicole, quasi accasciato contro di lei, senza osare dire altro.
E le mani di Lily si mossero da sole. Lo strinse di nuovo, più forte.
Lo sentiva di nuovo vicino a sé, di nuovo stretto a lei, legato alla sua pelle.
Era tornato normale…era tornato il suo James…
“Va tutto bene…” sussurrò. “Va tutto bene, James. Non importa cosa accadrà. Non importa quale sarà il nemico. Non importa cosa farai o sarai mai costretto a fare. Io…”
Il vento si sollevò di nuovo, facendo cadere le foglie attorno a loro, piccole lucciole turbinanti e belle volteggiarono nei suoi soffi leggeri, assieme agli ultimi sprazzi di quella strana luce acquosa verde-blu, rimasugli delle danze delle fate alla Strigora che si era adagiata sui fiori in prossimità di sbocciare.
I capelli di lei avvolsero le spalle di lui come una coperta. I loro mantelli si gonfiarono e si strinsero attorno a loro come in un bozzolo caldo e soffice.

“… Io sarò sempre con qui con te… ”
   
 
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