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Autore: Lartisteconfuse    31/08/2023    2 recensioni
Quando aveva sette anni Izuku ha perso il suo amico d'infanzia, Katsuki gli è sparito davanti agli occhi, senza che lui potesse fare niente. Non fu mai ritrovato.
Dopo dieci anni, Izuku ancora non ha abbandonato l'idea di ritrovare il suo amico perduto, la sperenza che prima o poi possa riabbracciare il suo Kacchan è rimasta viva dentro di lui. Un giorno, un suo amico che lavora in polizia, lo chiamerà per partecipare a un caso di omicidio molto particolare e le speranze di Izuku inizieranno a diventare più concrete.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: AU | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Midnight'
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Note: Salveee, eccomi qui con il settimo capitolo! Avviso che forse inizierò a rallentare con la pubblicazione perché non ho molto tempo per scrivere, però forse, non è mai detta l'ultima, io nel frattempo lo dico lol 

Non dovrei avere nulla da aggiungere ormai sappiate che i tw nei capitoli passati sono sempre in vigore anche se non li scrivo, visti una volta ci sono sempre, se invece pensate che dovevo dire qualcosa ma non ci ho fatto caso ditemelo tranquillamente.
Grazie ancora a chi legge e mi lascia le recensioni, mi spronate un sacco a continuare!!

Buona lettura!

 

Arrivati alla centrale Katsuki e Denki vennero divisi.

La stanza in cui si ritrovò Katsuki era squallida, con un tavolo e due sedie. Con lui ci stavano Aizawa e un poliziotto che non conosceva. Dedusse che Shoto fosse con Denki. Ne era rincuorato, Aizawa era molto più minaccioso e Denki si sarebbe agitato ancora di più. 

"Siediti." 

Katsuki fece come gli era stato detto e prese posto sulla sedia in maniera scomposta. Aizawa e il poliziotto si sedettero davanti a lui. 

Rimasero in silenzio per un po' e, irritato, Katsuki sbuffò e si appoggiò al tavolo. "Avete una sigaretta?" 

Aizawa fece cenno al poliziotto di passargliene una e, infilata la sigaretta in bocca, Katsuki si protese in avanti per farsela accendere. Si ritrasse e sbuffò il fumo. "Allora, Izuku mi ha detto che hai lavorato al mio caso di sparizione o rampimento, insomma quello che è."

Aizawa non sembrò sorpreso, rimase impassibile, gli occhi puntati su di lui senza dare un accenno di emozione. "Dobbiamo fare noi le domande."

Katsuki ridacchió e picchettò la sigaretta sul posacenere che gli era stato allungato poco prima. "Non parlavi, ho pensato di iniziare io una conversazione."

"Se vuoi parlare così tanto, allora dimmi di Dabi." 

Il sorriso sparí di colpo, Katsuki si immobilizzò e guardò il commissario come se gli avesse appena tirato uno schiaffo.  

"Dabi?" domandò in un sussurro. "Perché Dabi?" 

"Dimmi di lui."

Katsuki lanciò un'occhiata al poliziotto, intento a scrivere su un quadernino. Si domandò cosa si stesse appuntando. 

Le mani gli avevano iniziato a tremare e cercò di non darlo troppo a vedere, lasciandosi la sigaretta in bocca e poi nascondendo le mani sotto al tavolo. "Che devo dire?" 

"Tutto quello che sai su di lui." Il modo di parlare di Aizawa era snervante. Serio, pacato e monotono. Non era per nulla scalfito dalla reazione che la sua domanda aveva suscitato. 

Katsuki aspirò dalla sigaretta e con gesto veloce se la tolse di bocca prima di espirare il fumo. "Lavorava con noi. Sono tre anni che non lo vedo." 

"Ne sei certo?" 

"Sì." 

"È stato visto nel bordello la notte dell'assassinio." 

"Non è possibile!" Katsuki si alzò di scatto. 

"Siediti, per favore." 

"No! Pensate che sia lui l'assassino? Chi lo ha visto? Chi è stato a dirvi che Dabi era lì?" 

Aizawa si alzò a sua volta. "Calmati e siediti. Non sei tenuto a sapere chi ci ha detto cosa. Noi vogliamo sapere se tu lo hai visto in questi anni o se sai dove si trova."

Katsuki scosse la testa con vigore e si portò le mani vicino alle orecchie. "No, no, non l'ho visto!" 

"Secondo te perché potrebbe essere tornato? Avrebbe mai potuto uccidere il signor Todoroki?"

Katsuki vide rosso, il sangue ricopriva le sue lenzuola, le coperte. Era ovunque. E Enji, Enji aveva gli occhi spalancati, vuoti e lo fissavano. 

Chiuse gli occhi, forte, e indietreggiò fino al muro. "Che cosa ha fatto" mormorò prima di lasciarsi cadere a terra, gli girava la testa. Il sangue non spariva, se lo sentiva addosso, denso, caldo. Un gemito gli sfuggí dalle labbra e, prima che potesse avvisare i due uomini nella stanza, si voltò a destra e vomitò. 

Sentí un'imprecazione venire dal commissario, dopodiché qualcuno si chinò di fianco a lui e lo fece scivolare lontano dal vomito. Un cestino della spazzatura mezzo vuoto e contenente solo cartacce venne posizionato sotto il suo naso. 

"Se devi vomitare di nuovo fallo qui dentro." Katsuki strinse il cestino, ma solo come appiglio. Gli salirono le lacrime agli occhi e combatté contro se stesso per non lasciarle cadere. 

I due uomini, in piedi davanti a lui, parlavano tra di loro, le voci basse, ma anche se avessero urlato Katsuki non avrebbe capito lo stesso cosa stavano dicendo. 

Pensò a Izuku, alla mattinata che avevano trascorso insieme, alla morbidezza delle sue labbra sulle sue. A quello che gli aveva rivelato. Quindi sua mamma e suo papà lo stavano ancora aspettando? Katsuki aveva sempre saputo di aver avuto dei genitori, al contrario degli altri che avevano sempre dichiarato di essere soli, genitori morti o mai conosciuti. Touya era come lui. O meglio, anche Touya aveva i genitori, no, ora non più, Touya aveva solo la mamma viva. Una risata gli sfuggì dalle labbra, con il chiudersi degli occhi le lacrime scivolarono sulle guance. Rise e rise, portando i due uomini a tacere e a rivolgersi verso di lui. Katsuki si immaginò come poteva apparire: per terra mentre abbracciava un cestino della carta, un livido violaceo su una guancia e rideva. Non riusciva a smettere, vedeva il corpo di Enji steso davanti a lui e rideva perché Enji era morto. 

Enji era morto. 

Morto. 

Sangue. 

Lentamente smise di ridere. Lasciò andare il cestino, che cadde al suo fianco. Si portò le ginocchia al petto e nascose la testa tra di esse. 

Cosa ne sarebbe stato di lui? 

Voleva tornare a casa, da sua mamma, voleva sentire da lei la canzone che Izuku gli aveva cantato e che lo aveva accompagnato per tutta la sua vita, rassicurandolo nei momenti più bui. 

Le lacrime riaffiorarono ai suoi occhi e alla fine si lasciò andare a un pianto silenzioso. Avrebbe tanto voluto rimanere da solo, immerso nel silenzio che quella stanzetta squallida poteva donargli, ma dubitava fortemente che quei due se ne sarebbero andati. 

"Kat?" 

Non aspettandosi di sentire quella voce alzò di scatto la testa. Con gli occhi appannati per le lacrime riconobbe la figura di Denki inginocchiato davanti a lui. Si stropicciò gli occhi per vederlo meglio. 

"Tutto bene?" domandò Denki, regalandogli un sorriso rassicurante. Katsuki annuì lentamente, poi si guardò intorno. Aizawa era vicino al tavolo, con lui c'erano Shoto e due poliziotti, uno dei quali era stato presente all'interrogatorio. 

Una donna stava pulendo il pavimento dal vomito e gli lanciò un'occhiataccia per fargli capire che avrebbe preferito non doverlo fare. In un altro momento Katsuki le avrebbe rivolto una parola poco carina, ma si sentiva completamente svuotato da ogni energia. 

"Possiamo andare a casa?" domandò speranzoso a Denki. L'amico annuì. "Hanno parlato con me e hanno capito che non è il caso di continuare."

"Cosa gli hai detto?" 

"Non qui Kat. Riesci ad alzarti? Ci riporteranno loro al Midnight."

Katsuki annuì, ma si aggrappò a Denki per mettersi in piedi. 

Shoto si avvicinò ai due. "Come stai?" 

Katsuki lo guardò negli occhi, ma dovette distogliere lo sguardo. Non voleva vederlo.  Prima di quel momento non si era mai soffermato su quanto fosse simile a Enji e a Touya. Strinse il braccio di Denki a cui era ancora aggrappato in un tacito invito a portarlo fuori da lì. 

"Possiamo andare via? Vorrei farlo stendere un po'." 

"Certo, vi accompagno alla macchina." 

Shoto andò con loro mentre un suo collega guidava la macchina. Katsuki cercò in tutti i modi di non rivolgersi mai verso di lui. 

Quando li lasciarono davanti al Midnight Shoto li seguì fino alla porta. "Il commissario ti fa le sue scuse. Non voleva turbarti così."

Katsuki si lasciò sfuggire una breve e triste risata. "Cosa ne può sapere lui." 

Rimasero in un silenzio imbarazzante, Denki, nervoso, sorrise a Shoto. "Grazie per averci accompagnato. Salutami Eijirou e Izuku."

Shoto sorrise a sua volta. "Certo, porterò anche i tuoi saluti Katsuki, spero che vi rivedrete presto." 

Katsuki sapeva che Shoto stava parlando solo di Izuku. Quando aveva saputo che Izuku aveva aperto la bocca e spifferato tutto a Katsuki, Shoto si era arrabbiato, ma data la scoperta che avevano appena fatto sull'esistenza di Dabi era stato sicuramente per l'elevato numero di faccende in sopeso a cui doveva pensare. Katsuki non conosceva molto bene Shoto, ma si capiva che era un ragazzo gentile, che si preoccupava per i suoi amici. Era contento che almeno per il carattere non era come suo padre. 

Si salutarono brevemente e Katsuki e Denki entrarono nel bordello. 

"È quasi ora di pranzo" commentò Denki annusando l'aria e avvertendono l'odore di cibo. Katsuki lo ignorò avviandosi verso le scale. 

"Dove vai?" 

"A dormire" rispose Katsuki senza voltarsi. 

"E il pranzo?" 

"Non ho fame." 

"Va bene, allora ti metto da parte qualcosa. Quando ti svegli mangerai." 

"Fa un po' come ti pare." 

Quando Katsuki arrivò in camera di Denki si buttò sul letto a peso morto e chiuse gli occhi. Non ebbe tempo di soffermarsi su nessun pensiero, immediatamente crollò addormentato. 

 

***

 

Shouta stava leggendo con attenzione quello che erano riusciti a ricavare dalle parole di Katsuki e soprattutto da quelle di Denki. 

Era stato confermato quello che già avevano saputo quella mattina: Dabi aveva lavorato al Midnight fino ai ventun anni fino a quando non era sparito e nessuno era riuscito a trovarlo. Denki aveva confidato che era impossibile sfuggire agli uomini di Nemuri, ma Dabi era stata l'eccezione. 

"E spero davvero che non si faccia più vivo" aveva continuato. "Perché se viene ritrovato, il Midnight diventerà un ricordo felice a confronto." Shoto aveva provato a chiedergli delle spiegazioni, ma Denki era stato vago. "Roba brutta, non ne so nulla nemmeno io, insomma, non è che Nemuri ci viene a dare tutte le informazioni. Sappiamo solo che siamo fortunati a stare al Midnight." 

"Perché Dabi è scappato, conoscendo il rischio?" 

Denki aveva scrollato le spalle. "Non so." 

Oltre a quelle informazioni, Denki non aveva detto molto sul rapporto tra Dabi e Todoroki Enji. Era rimasto sul vago, ripetendo che gli sembrava assurdo che si fosse fatto vivo per ucciderlo. "Insomma non era più affar suo no?" 

Ma Shoto aveva detto a Shouta che gli era sembrato strano. Aveva cambiato atteggiamento, sembrava più nervoso e aveva domandato una sigaretta dietro l'altra per tenere occupate le mani e prendere tempo prima di rispondere. Avrebbe voluto trattenerlo ancora un po', fargli altre domande e cercare di capire bene se la possibilità che Dabi fosse stato davvero al Midnight era plausibile, ma erano stati interrotti da un agente che su ordine di Aizawa aveva ordinato di mandare Denki da Katsuki. 

Alla fine non erano riusciti nemmeno a ricavare il vero nome di Dabi. Lui non era riuscito a chiederlo a Katsuki prima della crisi, mentre Shoto aveva riportato che Denki non lo sapeva. A quanto aveva dichiarato Denki nemmeno Dabi sapeva il suo nome, cosa che non era molto strana. 

Shouta sbuffò e mise da parte i fogli. Era ormai ora di pranzo e Hizashi lo stava sicuramente aspettando fuori per il solito pranzo insieme. 

 

"Shoutaaa, che brutta cera!" 

"Ciao anche a te Hizashi." Shouta prese posto al tavolino, davanti a Hizashi, che da dietro gli occhiali lo osservava con curiosità. "Novità?"

"Forse l'assassino, ma nulla di certo." 

Hizashi fece un'espressione sconvolta. "E me lo dici così?" 

Shouta scrollò le spalle. Gli raccontò di Dabi, del fatto che solo un testimone aveva dichiarato di averlo visto uscire dalla stanza dopo il ritrovamento del corpo e anche del fatto che era "latitante" da tre anni.

Hizashi rifletté sul racconto di Shouta. "Mh, sì, posso capire i tuoi dubbi. Cioè anche se lo avesse fatto per una vendetta, perché rischiare così tanto? Se quello che ha detto quel ragazzino è vero, avrebbe potuto essere visto da Madame Kayama o qualcuno degli uomini al suo servizio ed essere spedito…dove?"

"Non lo so. Denki non ha voluto parlarne, ma ha fatto capire che il Midnight è più sicuro."

Hizashi sospirò e si appoggiò alla sedia. In lontananza vide un cameriere e cercò di attirarne l'attenzione per ordinare. Quando il cameriere fece cenno di averlo visto, si rivolse nuovamente verso Shouta. "Mi viene in mente solo un uomo che potrebbe stare dietro a tutto ciò."

L'arrivo del cameriere interruppe il dialogo tra i due, che ordinarono velocemente sempre il solito. 

Una volta soli, Shouta annuì serio. "All For One."

Hizashi sobbalzò, dimentico del discorso. "Sst, perché devi sempre nominarlo in pubblico" si agitó. "Lo sai che nominarlo porta solo rogne." Si guardò intorno con timore che qualcuno li avesse sentiti, ma gli altri commensali erano intenti a mangiare e a parlare tra di loro, nessuno sembrava far caso ai due uomini. 

Shouta non si scompose. "Perché? Lo sanno tutti che è un criminale, non dovrebbe sembrare strano che un commissario lo nomini." 

"Lo sappiamo entrambi che è intoccabile." 

"Io l'ho solo nominato, non ho detto che devo incarcerarlo. Non sono stupido. Inoltre io mi devo occupare dell'assassinio di Todoroki Enji e dubito che sia stato ucciso da All For One."

Hizashi gemette teatralmente. "Non riesci proprio a evitare." 

In tutta risposta Shouta lo ignoró. 

I loro piatti arrivarono poco dopo, il discorso era ormai stato chiuso. 

"Senti, i Todoroki mi hanno chiesto quando possono avere il corpo per il funerale."

"Lo so. Tu hai fatto tutto?" 

Hizashi sospirò. "E che dovevo fare, era tutto abbastanza evidente: l'arma era qualcosa di affilato, non seghettata e fine. Quindi o un coltello o un pugnale particolare o un tagliacarte."

Shouta si fermò con le posate a mezz'aria. "Un tagliacarte?" 

"Sì. Ma li hai letti i fogli che ti ho mandato?" 

Shouta si alzò. "Sì, ma ora che ci penso sulla scrivania di Katsuki c'erano delle buste da lettera."

Hizashi si alzò a sua volta. "Ma nessun tagliacarte?"

Shouta scosse la testa. 

"Potrebbe averlo preso questo Dabi?"

Shouta lo guardò, ancora pensieroso. "Sì, ma se è venuto lì per uccidere Todoroki perché non portarsi un'arma? Perché afferrare un oggetto già presente, lasciarlo lì e poi tornare a prenderlo quando ormai il corpo era stato scoperto?" 

Hizashi alzò le spalle. "Che ne sai, magari non ci sta molto con la testa" mormorò. 

Shouta parve poco convinto. "Scusami, ma devo andare. Voglio controllare di nuovo la camera del ragazzo."

"Ma sei in pausa! Devi mangiare!" 

Hizashi lo afferrò per un braccio proprio quando stava per andare via. "Finisci di mangiare, lo sai che non fa bene alla mente restare a stomaco vuoto no? Inoltre, ti porterai dietro il giovane Todoroki, vero? Un ragazzino come lui necessita di mangiare e riposare."

Shouta sbuffò e tornò a sedersi. "Non sono obbligato a portarmelo dietro." 

"Sì, certo, ma lavora al caso con te, il caso dell'assassinio di suo padre vorrei sottolineare, e inoltre ti piace portartelo dietro, è l'unico con cui vai davvero d'accordo a parte me." 

"Oh ma piantala." 

Hizashi sorrise furbo. "Se non sapessi che lo vedi come un fratello minore ne sarei quasi geloso." 

Shouta gli regalò un'espressione disgustata. "Piantala." 

L'altro scoppiò a ridere. "Scherzo, scherzo! Comunque, dico davvero, devi rallentare. Tanto la camera del ragazzo non scappa, dubito che qualche oretta in più potrà essere fatale."

"Si vede che hai a che fare con i morti, ti occupi solo del danno già avvenuto."

Hizashi ridacchiò. Si versó del vino nel bicchiere, assaporandolo con gusto davanti all'altro, che lo guardava con una certa invidia. "Oh che buono!" 

"Finiscila, davvero."

Hizashi rise di nuovo, poi si rimise a mangiare. Stettero in silenzio per un po', ma Shouta avvertiva che l'altro stava fremenendo per chiedergli qualcosa. 

"Cosa c'è?" domandò alla fine, spazientito. 

Hizashi sobbalzò, non aspettandosi una domanda diretta. "Niente, mi domandavo solo quale sia il tuo obiettivo. Tuo e di quel ragazzino." 

Shouta alzò un sopracciglio in segno in una muta domanda ad andare avanti e spiegarsi. 

"Ho come la sensazione che ti stia interessando poco a questa caccia all'assassino."

"Non dire idiozie." 

"Ei, sei tu che mi hai chiesto cosa c'era e io ti sto dando una spiegazione." 

Shouta sbuffò. Lasciò andare la forchetta che tintinnò sul piatto vuoto e si appoggiò allo schienale della sedia. Adocchiò la bottiglia di vino, soppesando l'idea di prenderne un piccolo sorso nonostante dopo dovesse tornare a lavoro. Si guardò intorno, troppa gente sapeva chi era. 

"Quello che voglio dire è che sembra che tu non ti stia impegnando come al solito. Sei bravo nelle indagini, noti ogni singolo particolare, e ora te ne esci che non avevi preso in considerazione la possibilità del tagliacarte? E io te lo avevo pure scritto.

"Tu stai pensando ad altro. Il caso di Todoroki è una scusa per indagare sul Midnight, vero?" 

Hizashi aveva colpito nel segno. Espirò profondamente e distolse lo sguardo per puntarlo verso la finestra del ristorante. Fuori c'erano pochi passanti, l'ora era calda e molti sicuramente stavano chiusi da qualche parte a mangiare. 

"Più o meno."

"Il bambino?"

"Katsuki."

Hizashi annuì, pensieroso. "Comprensibile. Chissà cosa avrà vissuto durante tutti questi anni." 

"Cosa avranno vissuto tutti lì dentro."

"Non puoi salvare tutti Shou, sai che ci stanno troppi interessi dietro a quel bordello."

"Certo che lo so, farò quello che posso." 

Hizashi lo guardò attentamente. "E se esce fuori che l'assassino è uno di loro? Lo sai che quei ragazzi sono come merce preziosa, il carcere sarà solo un momentaneo posto di reclusione. Se li andranno a riprendere e il vice questore gli aprirà le porte di persona, o sbaglio?" 

Shouta si lasciò sfuggire una breve risata a bocca chiusa. "È in fermento. Se fosse per lui avrei già preso a caso qualcuno solo per permettergli di fare bella figura davanti a chiunque ci sia dietro."

Hizashi rabbrividí. "Pensa se ci fosse-" si guardò intorno poi si sporse in avanti per avvicinarsi a Shouta. "Afo" sussurrò, "e te lo ritrovassi alla centrale."

"Non verrebbe mai. Quell'uomo ha fin troppe cose a cui pensare, il Midnight per quanto importante non è così importante."

A quel punto Shouta si alzò, tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il portafoglio e lasciò qualche banconata sul tavolo. "Paga tu e tieniti l'eventuale resto. Dì pure ai Todoroki che possono organizzare il funerale. Io lo accennerò a Shoto."

 

***

 

Izuku stava disteso sul letto, mentre da fuori la sua camera sentiva lo scroscio dell'acqua e il tintinnare delle stoviglie che Eijirou stava lavando. 

Dato che Izuku aveva preparato il pranzo, Eijirou si stava occupando di sistemare, ma come al solito lo faceva con i suoi tempi e ormai si erano fatte le tre e venti quando aveva deciso di mettersi a lavare i piatti. 

La sonnolenza del pomeriggio estivo aveva portato Izuku a uno stato di intontimento, aveva provato a dormire ma non ci era riuscito e così era almeno un'oretta che stava sul letto a non fare nulla. Sperava che forse Katsuki sarebbe tornato a bussare alla sua porta. 

Era una bella fantasia in cui si stava crogiolando. 

Pensó a come la sua vita avesse preso una svolta gigantesca in soli tre giorni. Era partito da casa pieno di entusiasmo per il riposo che i suoi genitori e quelli di Eijirou avevano concesso loro con in programma qualche giornata al mare, serate con gli amici e magari l'incontro con qualcuno di interessante. Ovviamente non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi Kacchan davanti. Le circostanze non erano delle migliori come nemmeno la situazione di Kacchan stesso, ma ora Izuku sapeva che era vivo e gli aveva parlato, lo aveva baciato. A quel pensiero si sentí travolgere dall'emozione. Con un gemito affondò la testa nel cuscino. Aveva una voglia matta di riassaporare quelle labbra, sentire come la bocca di Katsuki cercasse la sua con la stessa passione che provava lui. Il solo pensare a quei momenti gli faceva girare la testa come se fosse stato ubriaco. 

Più se li ripeteva nella mente più gli divenatavano come un qualcosa di assurdo, indefinito, un sogno. Ma lui aveva davvero avuto Katsuki tra le sue braccia, aveva sentito il corpo di lui contro il proprio, il suo respiro gli aveva solleticato la pelle, il suo profumo gli aveva riempito i polmoni. Ormai Katsuki lo aveva completamente fatto suo. O forse lo era sempre stato. Fin da bambini Izuku era stato di Kacchan, un'ombra che seguiva con devozione chi ammirava, che ne desiderava sempre la vicinanza e che aveva sofferto terribilmente quando gli era stato strappato via. 

Un pensiero improvviso, però, spense la sua l'eccitazione. Alzò la testa di colpo sommerso dall'agitazione. 

E ora? Cosa avrebbe fatto? 

Lui tra quattro giorni sarebbe dovuto ripartire, ma come poteva? Katsuki non era una nuova conoscenza a cui promettere che sarebbe tornato appena possibile. Katsuki aveva una casa a cui tornare. La casa di Izuku, per l'esattezza. 

"Eiji!" urlò mettendosi seduto sul letto. 

Eijirou spalancò la porta con forza, le mani gocciolanti acqua saponata, gli occhi spalancati, alla ricerca del problema che aveva fatto urlare il suo amico. "Cosa c'è?" domandò, una volta che ebbe sondato la stanza senza aver trovato nulla di insolito. 

"Devo scrivere a casa! Raccontare di Kacchan!" 

"Sei pazzo?" 

Izuku arricciò il naso. "Perché?" Si alzò dal letto e andò a rovistare nel cassetto della scrivania. In mezzo alla confusione trovò un foglio spiegazzato e un pennino. "Hai l'inchiostro?" 

"Izuku, fermati un attimo a riflettere."

Izuku lo ignoró e uscì dalla camera per andare in quella di Eijirou alla ricerca di una boccetta d'inchiostro. 

"Izuku!" 

"Cosa?" 

"Mi vuoi ascoltare?" 

"Non capisco perché non dovrei scrivere." 

"Se ti fermassi e mi ascoltassi te lo spiegherei." 

Izuku chiuse il cassetto della scrivania di Eijirou con forza. La scrivania traballò. Izuku si lasciò cadere sulla sedia, poggiò foglio e pennino sul tavolo e fece un cenno a Eijirou di parlare.

"Cosa pensi di scrivergli? Che hai trovato Katsuki in un bordello? E poi? Conosci Mitsuki più di me, pensi che rimarrà a casa ad aspettare altre tue notizie o si presenterà qui per riprendersi il figlio?

"Tu sai come riportare a casa Katsuki? Ti ricordo che al momento intorno a lui c'è un indagine per omicidio. E non sappiamo nemmeno quanto a lungo durerà. Cosa pensi di fare?" 

Izuku rimase in silenzio, riflettendo sulle parole di Eijirou. L'amico aveva terribilmente ragione, non aveva pensato alla difficile situazione in cui si trovava Kacchan. Si alzò dalla sedia di scatto ed Eijirou sobbalzò. "Come faccio a portarlo fuori da lì?" urlò. 

"E io che ne so!" ribatté Eijirou nello stesso tono. "So solo che adesso non puoi scrivere nulla a Mitsuki. Che poi, perché devi scrivergli? Non avete il telefono?" 

"È rotto." Izuku si appoggiò alla scrivania e iniziò a giocare con il pennino, facendoci scivolare il palmo della mano sopra per farlo rotolare. "Io non posso lasciarlo", mormorò con la voce rotta. Alzò la testa per guardare Eijirou. "Non ora che l'ho trovato. Non posso… Non posso lasciarlo da solo e andarmene." 

"Vediamo come si evolvono questi giorni e in base a questo cercheremo di capire cosa fare."

Izuku si asciugò gli occhi da cui avevano iniziato a colare le lacrime. "Sì, vediamo." 

Eijirou sorrise e gli dette qualche pacca sulla spalla, la mano ancora bagnata. "Non piangere, vedrai che riusciremo a trovare una soluzione."

"La vedo difficile, Eiji, davvero tanto."

"Sono certo che Aizawa e Shoto troveranno una situazione." 

Izuku gli sorrise riconoscente, adorava l'ottimismo di Eijirou e avrebbe tanto voluto condividerlo, ma era così difficile. La realtà dei fatti non glielo permetteva. 

"Che ore sono?" 

"Mmh non lo so, le tre e mezza forse?" 

Un violento e ripetuto bussare alla porta fece sobbalzare entrambi i ragazzi. 

"Izuku apri!" 

"Tenya?" Izuku guardó Eijirou confuso, che ricambiò l'occhiata. I colpi alla porta non cessavano. 

Corsero entrambi alla porta, Izuku l'aprì e davanti si trovarono il volto accaldato e stravolto di Tenya.

"Katsuki è stato arrestato." 

   
 
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