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Autore: beate    07/09/2023    1 recensioni
Si chiese come Dio o la legge considerassero due persone che non sapevano nulla l'una dell'altra e che entravano in quella farsa di matrimonio." La storia di due persone che affrontano la vita insieme dopo la crisi globale (del 2008) con parecchio scotch e qualche inganno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Charlie Swan, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Questa storia è stata scritta in inglese da 2carm2carm2 e tradotta in italiano da Beate. Questo è il link all’originale:

https://www.fanfiction.net/s/13053224/2/The-Whisky-Distiller-s-Wife







2. Scelte



«Bella, Bella, Bella! Rallenta, tesoro!»

Trasalendo, Isabella rallentò il movimento del braccio in modo che facesse circoli lenti e regolari e non frenetici ed erratici. Stava cercando di tirare su quello che sembrava un pesce gigante e il pesce stava facendo del suo meglio per evitare di finire sulla barca.

Ma fu troppo tardi, quando rallentò, la tensione nella canna da pesca scomparve e non c'era più un pesce attaccato in fondo.

Si voltò a guardare suo nonno, che stava alzando le sopracciglia grige guardandola.

«Perso?»

«Già.»

«Bene, assicuriamoci che tu abbia abbastanza vermi per qualcosa di ancora più grande», disse accennando alla sua canna da pesca.

Erano fuori in una baia di uno dei laghi locali, a 15 miglia da casa. Era quasi ora di cena, ma il sole estivo era ancora caldo sulla sua faccia piena di lentiggini. Doveva inclinare la testa per sentire il sole, perché sua nonna aveva insistito che indossasse una visiera per schermare il viso.

Isabella fece un gran sospiro.

«Era grosso», brontolò.

«Sicura che non fosse altra insalata?» chiese lui ridacchiando. Aveva pescato alghe su alghe, ma lei scosse la testa.

«Era grosso», disse testarda.

Suo nonno nascose un sorriso grattandosi il mento.

«Non puoi affrontare la vita a rotta di collo, Bella», commentò mentre posava la canna dentro la barca da pesca di alluminio.

«Lo so», replicò lei come una undicenne allo stesso tempo petulante e rispettosa.

Isabella afferrò un altro verme dal contenitore di schiuma pieno di terriccio e grossi vermi che si contorcevano. Mentre si muoveva sentiva gli occhi di suo nonno su di sé.

La pagella che avevano ricevuto due mesi prima dalla scuola diceva più o meno la stessa cosa. Il suo insegnante di matematica pensava che avrebbe fatto meno errori se avesse rallentato e avesse controllato il suo lavoro invece che andare di fretta.

La nonna si era accigliata, ma suo nonno aveva ridacchiato consapevole.

«Quando avrai la mia età avrai imparato una cosa o due, tesoro», disse lui in tono familiare.

Lui aspettò che lo guardasse prima di continuare.

«Se lavori duro e in fretta nella vita, avrai un gran successo, Bella. So che ce l'avrai. Hai una bella testa sulle spalle e farai bene qualunque cosa farai.»

Fece una pausa e pensò mentre la ragazzina aspettava.

«Avrai sempre la scelta. Avrai sempre la scelta di avere successo nel modo in cui il mondo vuole che tu lo abbia. Ma non ascoltare sempre il mondo, d'accordo, Bella? Essere ricchi e potenti e lavorare in continuazione non è il modo per far felice la tua anima, non importa quale persona o sistema ti dica che è così. Mi prometti che ascolterai quella tua bella anima quando farai questa scelta?»

Isabella riconobbe il tono serio nella voce del nonno.

Non sapeva che era appena uscito da una animata discussione con suo padre, una discussione che andava avanti da più di dieci anni.

Lei annuì solennemente promettendo.

Il nonno le sorrise.

«E rallenta, ragazzina… se non lo farai, ti perderai delle cose», disse facendo un cenno verso l'acqua dove aveva appena perso il suo pesce. «Un giorno potresti renderti conto che quelle erano le cose importanti.»

*



«Gente, state guardando il castello Eilean Donan. Da ogni parte c'è un lago diverso: Loch Duich, Loch Long e Loch Alsh. Nel tredicesimo secolo era una fortezza del clan Mackenzie, e lo fu fino al diciottesimo secolo, quando il governo distrusse il castello per via del coinvolgimento dei Mackenzie nella prima ribellione Giacobita.»

Isabella ascoltava mentre la guida turistica declamava fatti su fatti a proposito del castello e i turisti ascoltavano di malavoglia, scattando foto al vecchio edificio. Il suo kilt era di un verde acceso e si abbinava alle lettere verdi del grosso van che dichiarava che questo tour era gestito da “Rabbie's”.

Il gruppo non si fermò per più di dieci minuti, il tempo di fare qualche foto e usare il bagno. Quando se ne andarono, lei tirò un sospiro di sollievo, irrazionalmente irritata dai turisti.

Era irrazionale.

L'unico motivo per cui sapeva quello che la guida stava dicendo era perchè l'aveva letto nella Guida di Rick Stevens alla Scozia non più di 20 minuti prima.

Se fosse stata di umore più introspettivo, avrebbe potuto considerare che si era irritata per un sacco di cose diverse nelle ultime settimane, ognuna di esse irrazionale come la successiva. I bambini in aereo non l'avevano mai disturbata in realtà, ma il bambino che piangeva sull'Atlantico l'aveva infastidita così tanto che le ci erano volute ore, dopo, per riuscire a rilassare le spalle.

Con un sospiro si strinse la giacca addosso per scaldarsi contro il vento invernale. Diede un'ultima occhiata al bel castello prima di voltarsi verso la macchina che aveva guidato negli ultimi giorni. Andò istintivamente alla sinistra dell'auto, poi si riprese e girò a destra.

Mentre la macchina le soffiava aria calda in faccia, tirò fuori la cartina e la studiò attentamente.

L'Isola di Skye era vicina. Questa di sicuro era stata la prima tappa del viaggio di Rabbie's sull'isola. Strizzò gli occhi guardando la distanza che le era rimasta da fare. Sembrava che ci sarebbe voluta un'ora o poco più, probabilmente di più, visto come guidava piano su quelle strade spaventosamente strette. Normalmente era una guidatrice sicura, ma si era trovata intimidita e rannicchiata ogni volta che un veicolo più grande sibilava sorpassandola su quelle stradine.

Era in Scozia da tre giorni.

Il viaggio da Newark a Glasgow era stato lungo ma tranquillo. Erano atterrati con abbastanza luce ancora da permetterle di noleggiare una macchina, trovare un hotel nel West End e passeggiare per Kelvingrove Park fiché si era fatto buio. Dato che il jetlag era quel che era, si era prontamente addormentata alle 6 del pomeriggio e poi non aveva più avuto problemi col cambio di fuso.

Aveva brevemente esplorato Glasgow la mattina, vagando per i corridoi dell'università sulla collina e nei negozi e ristoranti di Ashton Lane, ma non era un posto affollato o allegro. L'aria nei negozi era tetra e c'erano pochi clienti.

Dopo essere passata al Giardino Botanico, aveva ripreso la strada.

Oban era una città portuale piccola ma carina. Era un giorno di sole e lei aveva passato la maggior parte del pomeriggio seduta sul molo di cemento ad annusare il mare. Anche lì c'era un'atmosfera solenne, con pochissime persone che facevano compere in giro, ma era così in gran parte del mondo. Non poteva biasimare gli scozzesi di essere diversi.

In effetti, un po' di quella malinconia le si addiceva.

Glancoe e Fort William erano state quasi commoventi. La quiete e la natura aspra l'avevano ingoiata e per la prima volta in mesi aveva sentito una parvenza di pace. Sentiva la pace guardando le stesse cose che loro avevano guardato. Li sentiva con sé, sentiva i loro cuori nelle highlands con sé e con i cervi vaganti.

Le sarebbe piaciuto vagare ancora un po' nella natura, ma aveva una destinazione finale da raggiungere.

La serata a Fort William la passò in un pub di fronte al suo hotel. Era relativamente quieto, dato che era un giovedì di bassa stagione. Si sedette al bar e aspettò educatamente l'attenzione del barman.

«Un bicchiere di vino, ragazza?» chiese, piuttosto amichevolmente mentre le metteva davanti un sottobicchiere. «Magari un bel bianco?»

«Un bicchiere di Sleat 14 anni, per favore.»

Il barman emise un fischio. «Non molte ragazze bevono della roba così forte. Specie non quelle della tua parte di mondo», aggiunse, indovinando correttamente l'accento americano. «Ci vuoi insieme un po' di ginger ale?»

«Solo whisky, grazie», disse lei educatamente.

«America, allora?» chiese mentre versava.

Lei annuì, ormai abituata a questo dopo qualche giorno nel Paese.

«Di dove?»

«Sono cresciuta in una città di nome Allentown.»

«Ah sì?» chiese, avendo ovviamente zero indicazioni.

«Pennsylvania», lo informò, scegliendo di non dire dove aveva vissuto negli ultimi cinque anni.

Quando ebbe il bicchiere di superalcolico di fronte, prese un sorso e lasciò che il liquido la pizzicasse prima di scendere in gola e poi a scaldarle la pancia. Col drink in una mano, esaminò il locale, trovando il decor sufficiente ad attrarre i turisti, ma non così tanto da dispiacere ai clienti locali. C'era un televisore vicino al bar che si aspettava trasmettesse una partita di calcio, e invece c'erano le news della BBC. Discutevano del piano di salvataggio delle banche che erano vicine al collasso.

Il barman notò il suo briciolo di attenzione alla tv e commentò, «Maledetti segaioli.»

Isabella lo guardò e qualunque cosa lui avesse visto nel suo sguardo, lo indusse a continuare.

«Tutti questi banchieri sono dei codardi. Sapevano quello che stava succedendo, in questi anni. Dovrebbero buttarli tutti in galera per aver rubato tutti i nostri soldi così.»

Isabella prese un sorso del suo drink.

«Mai incontrato un banchiere che mi piacesse. Non ho mai incontrato un banchiere onesto… ora che ci penso.»

Un cliente si avvicinò al bancone per pagare e distrasse il barman da Isabella. Sentì che continuava la conversazione con l'uomo che stava pagando i suoi drink, tutti e due d'accordo sul fatto che il piano di salvataggio non fosse altro che un furto.

Isabella finì il suo drink in un colpo solo.









  
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