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Autore: Brume    07/09/2023    2 recensioni
Koi, 35 anni, è uno scrittore. E' stato cresciuto da sua nonna nei pressi di un tempio ma, poco più di adolescente, ha iniziato a girare il mondo a causa del lavoro di sua madre. Gli ultimi sette anni della sua vita è vissuto a Parigi dove, tra le altre cose, ha incontrato l' amore della sua vita ; ma, quando Lei tragicamente muore, tutto il mondo gli crolla addosso. La storia parte da qui, da un uomo che fugge per ritrovare sé stesso, sviluppandosi poi tra sentieri e strade che nemmeno l'uomo pensava minimamente di percorrere.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tokyo, luglio, 8 mesi dopo
 
L’ afa era particolarmente intensa quel giorno e, all’ orizzonte, una grossa massa scura stava prepotentemente avanzando portando con sé pioggia, vento, tempesta; nonostante questo , molte persone erano comunque ancora per strada,  indifferenti, prese ciascuna dai propri pensieri. La chitarra di un artista di strada lanciava nell’ aria note struggenti. Un gruppo di bambini, controllati a vista dalle proprie madri, giocava in un parchetto poco distante  dalla panchina sulla quale era seduto Koi, il quale era intento a guardare  con preoccupazione il cielo.

“Perché mi hai chiesto di incontrarci qui? Non hai guardato le previsioni del tempo? E’ in arrivo un tifone…”  disse Haru con tempismo, spuntato fuori dal nulla. Koi alzò lo sguardo in direzione dell’ uomo.
“Hai ragione…ma non preoccuparti, ci metteremo davvero pochissimo tempo. Grazie del caffè” rispose, afferrando il bicchiere di americano ghiacciato che Haru aveva acquistato per entrambi.
“Di cosa volevi parlarmi?” domandò quest’ ultimo, prendendo posto.
Koi allungò il braccio e prese la borsa poggiata a terra, alla sua destra, traendone un manoscritto battuto a macchina consegnandolo ad Haru il quale, come da vecchia abitudine,  se lo portò sotto il naso annusando la carta e sorridendo beato.

“…Koi…un appunto : vorrei tanto sapere perché ti ostini a scrivere a macchina, visto che un pc lo sai usare e di solito fai il tuo lavoro con quello; a parte questo… mi hai fatto un regalo, sai da quanto tempo non sentivo questo profumo?” disse, poi.

Koi sorrise sotto i baffi, alzando gli occhi al cielo.

“Di che si tratta?” chiese Haru.

“…è…è…non so nemmeno io come definirlo: ho raccolto i miei ricordi, senza far trapelare nulla di autobiografico. Non oserei definirlo un diario, ma qualcosa di molti intimo, si. Vorrei che tu lo leggessi ma, e su questo ti chiedo di essere sincero, se la trovi una perdita di tempo…non fa nulla” rispose, giocherellando con un portachiavi che spuntava dalle tasche dei jeans.
Haru, sorpreso,  poggiò il prezioso manoscritto accanto a se e fissò l’ amico di una vita.
“Ogni tua parola mi frutta milioni di yen e…non dovrei trovare la voglia di leggerlo? Ma che ti dice il cervello, razza di carpa che non sei altro?” esclamò. Koi fissò l’ amico, ne osservò il viso,
l’ espressione buffa che aveva. Da molto tempo non si sentiva appellare in quella maniera.

“In realtà non ho ancora riflettuto sul fatto di darlo o meno alle stampe. Vorrei una tua opinione da amico…ecco…”rispose.
“D’accordo, lo farò sicuramente. Senti, ora andiamo a berci qualcosa? Io dovrei tornare in ufficio, ma posso prendermi una pausa.”
Koi negò e si alzò in piedi.
“Vai, di già? domandò Haru anticipando la volontà dell’ amico.Un vento forte iniziò a soffiare e le persone ancora rimaste nei dintorni si affrettarono a tornare alle proprie abitazioni.
“Si. Non voglio rubarti altro tempo; so che hai fatto una eccezione, di solito non esci mai dal tuo ufficio a quest’ora…”  rispose. Haru si alzò, si avvicinò all’ amico e poggiò il proprio braccio sulla sua spalla.
Koi Sato, sei qui da otto mesi ma non ci siamo mai visti con calma anzi… Ascolta, che ne dici di andare fuori a bere, stasera?” domandò. Lo scrittore si passò una mano tra i capelli, segno di evidente nervosismo.

“Non so. Non ho più molta voglia di frequentare posti affollati, lo sai…”

Haru sospirò, pensando che Koi  probabilmente non era ancora pronto ad affrontare il loro vecchio mondo. Tuttavia, desiderava davvero tanto passare qualche ora in compagnia del suo migliore amico quindi…provo a proporre una alternativa.
“Vieni a casa mia, allora. Li staremo tranquilli e…potrai anche fermarti a dormire. Ti prenoto un autista? Per le nove va bene?”
Koi socchiuse gli occhi; quella che per altri poteva sembrare una semplice decisione, per lui rappresentava un piccolo ostacolo da superare. In ogni caso…rispose affermativamente. Haru era il suo più vecchio e unico vero amico.
“Sia!” disse. L’ altro, sollevato e contento, sorrise; infine i due amici si salutarono, ed ognuno andò per la propria strada.

 Giusto qualche minuto più tardi, iniziò a piovere.





2.
La casa o, per meglio dire, la tenuta della famiglia Honda non era cambiata affatto, almeno esternamente; l’ architettura anni 90 aveva avuto qualche rimaneggiamento ma rimaneva pur sempre attuale. Mentre imboccava il vialetto d’ ingresso costellato di piante dalle disparate dimensioni -il cielo era sgombro da nubi, un un raro momento di tregua che il cielo aveva concesso – Koi pensò che ne era passato, di tempo, dal momento della sua ultima visita.
Haru lo attendeva nel piccolo patio, intento a mettere al riparo alcuni vasi; lo aveva accolto e fatto accomodare con un sorriso. Fuori dai completi gessati e dal caos di una città, tutto appariva più rilassante.
“Come mai non te ne sei ancora andato da qui?” domandò Koi  una volta entrato, intento a togliersi le scarpe; ‘ I miei non ci sono mai, mia madre lavora tutt’ ora in tribunale e mio padre è ancora il presidente della compagnia, anche se i suoi compiti sono delegati per lo più a mio fratello maggiore. In ogni caso, per rispondere alla tua domanda: qui mi piace, ho la privacy che mi serve e, soprattutto, c’è tanto, tanto silenzio’ rispose Haru .
Koi annuì.
“Già, non hai tutti i torti…” rispose
“Tu stai sempre nella casa accanto al tempio o sei nell’ appartamento di Shinjuku che di tanto in tanto utilizzavi?  Sei qui da un po' di mesi ma ancora non ho capito dove vivi… uomo del mistero!“
“Sto al tempio. Mi piace, li…” rispose quest’ utlimo. Poi. si infilò le ciabatte e seguì Haru
all’ interno della casa. Qui e la vi erano pezzi di una certa importanza che si fondevano, con inaspettata maestria, a materiali essenziali e moderni.
“Accomodati. Stasera…piatto della casa: ramen!” disse con entusiamo Haru indicando il divano che avrebbe potuto accogliere tranquillamente dieci persone.  Koi abbozzò un sorriso e prese posto.
“Vuoi una birra, intanto che preparo? Ti avviso: piatto della casa, come ai tempi dell’ università…Ci metterò poco tempo. A proposito: hai avuto difficoltà ad arrivare qui?” domandò.
Koi negò.
“Un po', ma per fortuna il maltempo ha dato una tregua. Ciò che mi preoccupa è il ritorno…” rispose Koi. Haru si alzò e si avviò verso la cucina.  Sul bancone in marmo aveva già sistemato tutto ciò che poteva servire per la cena.
“Sai che non è un reale problema, questo: c’è sempre la stanza degli ospiti, quella che utilizzavi spesso e volentieri al tempo del liceo” rispose.
Koi annuì e, per un attimo, ripensando a quel tempo, sorrise. Haru, piuttosto, aveva un’ aria malinconica.

“Qualcosa ti preoccupa?” domandò Koi. Di solito era lui a ricevere tali domande.

Haru lo fissò a lungo poi abbassò il capo.
“…Sento di non essere stata un buon amico, per te, anche se ci conosciamo da molto. Potrai mai perdonarmi?”

La voce di Haru era cambiata.
Koi lo fissò domandandosi come mai se ne fosse uscito con una simile affermazione ma capì perfettamente cosa intendesse dire.

“Mi dispiace non esserci stato quando ne avevi bisogno…”

Koi si alzò e raggiunse l’ amico nella cucina a vista, prendendo posto su di uno degli sgabelli.
“La colpa è anche mia” rispose, osservando Haru armeggiare con il fornellino e poi sistemare alcune verdure di contorno in piccoli piatti chiari “…sono stato io ad isolarmi. Amico mio, non fartene un cruccio. Ora ci siamo ritrovati, sono qui…”
Haru alzò lo sguardo dal tagliere sul quale erano stesi degli spinaci e del tofu. Riconoscente, sorrise a Koi e poi si voltò per raggiungere il frigo dove aveva messo al fresco alcune birre e del sake, che portò subito in tavola.


“Ho letto il tuo scritto.”
Koi afferrò la birra che l’ altro gli aveva nel frattempo messo davanti.
“…non sono passate che quattro ore da quando ci siamo lasciati…come diavolo hai fatto?” domandò: il suo amico non aveva mai fatto una cosa simile, anzi,  di solito alle bozze dava una lettura giusto all’ inizio ed alla fine, delegando ad altri beta il discorso principale di lettura completa, revisione ed eventuali appunti o modifiche.

Haru buttò gli ingredienti nella pentola dove il brodo aveva iniziato a bollire.

“Ho iniziato a leggerlo mentre tornavo a casa, incuriosito dal titolo: di solito tu non li metti mai, lasci fare a me. Pensa che ho perfino chiesto al mio autista di prendere la strada più lunga. Non riuscivo a staccare i miei occhi da quei fogli di carta…”. Il viso di Haru mostrava una forte emozione. Forse per la prima volta nella propria vita, lo scrittore rimase talmente sorpreso da non riuscire a ribattere. Eppure…eppure non gli pareva granché; era una sorta di diario, un qualcosa che lui aveva scritto per sé stesso quasi fosse un atto terapeutico e che aveva deciso di far leggere all’ amico più per avere una impressione sincera che per avviare una pubblicazione.

Koi cercò di essere razionale, ma le parole di Haru lo avevano scosso: non si era mai sbilanciato in quel modo.

“Co- Cosa… ci trovi? Dici davvero? E’ solo una sorta di diario, una accozzaglia di pensieri. Comunque…te l’ ho dato solo per avere un parere amico e sincero.”  
Haru afferrò, stavolta,una bottiglietta di sake, l’ apri e la diede a Koi. Infine ne prese una per sé. Lasciate da parte le birre, si godettero il brindisi.
“…Koi, amico mio… Sono sincero nel dirti che le tue parole mi hanno fatto battere il cuore e lo sai,  non sono un sentimentale. Ascoltami, so che non hai bisogno di soldi e neppure di fama, ma vorrei…pubblicarlo. Credimi  farà del bene a molte persone. Di libri così ne ho letti gran pochi.”

Koi fissò esterrefatto Haru. Che gli prendeva? Da quando…da quando si era messo a ragionare in quel modo?

“Ti prego Koi, non prendermi per pazzo: sono sincero, in ciò che dico. Ti conosco da una vita e leggendo quelle parole ho ritrovato il mio vecchio amico: un sognatore innamorato della vita che niente e nessuno poteva scalfire. Le tue parole sembrano uscite dal cuore. ”
Koi continuò a bere il sake, finendo la bottiglietta, poi chinò il capo.

“ Quel tempo è passato, non sono più lo stesso. Non sono più il Koi che conosci.”

Haru capì benissimo ciò che voleva dirgli l’ amico. Erano cambiate così tante cose…
Intorno a loro sembrò sparire tutto. Haru si alzò, servì il ramen ed iniziarono a mangiare.

“Se vuoi parlarne, ci sono. Ho tutto il tempo che vuoi e anche non lo avessi, lo troverei.” Disse, infine.L’ altro rialzò lo sguardo, pieno di riconoscenza per quelle parole; ma si rese conto, per quanto lo desiderasse, di non essere ancora pronto a parlare di Lei. Haru rimase in silenzio per un po' senza dire nulla; infine, emise un profondo sospiro.

“D’accordo, Koi. Ci tenevo a dirti queste parole.”

Koi annuì, i due finirono la loro cena.
Poi, passate un paio d’ ore a bere parlando del più e del meno, finché Hau non si alzò.

“Vado a dormire, amico mio. Domani ho una riunione importante, sempre che il tifone si sia calmato del tutto. Tu fai ciò che vuoi, in frigo c’è sake, birra, soju, tutto quello che vuoi.” Disse. Koi lo ringraziò e disse che si sarebbe soffermato ancora per un attimo a guardare la tv; ma appena l’ amico scomparve alla sua vista, si alzò e si sgranchì le gambe camminando un po' per quella grande sala, finchè non arrivò davanti ad un scaffale che non aveva notato, dove erano posate in bella vista alcune foto incorniciate di tutto punto.

Le foto della laurea… quelle di una gita assurda a Jeju e poi…foto di Okinawa, di Central Park a New York, Roma, Londra…tutti posti in cui erano stati insieme. Ve ne era anche una di Haru e Midori a Parigi, al suo matrimonio.

Lui, Caterine, Haru,Midori.

Lui e Caterine.

Koi afferrò quest’ultima e la strinse al petto.

Caterine…perché non mi hai aspettato, quella mattina?
Perché hai voluto fare di testa tua?
Ricordo…dissi che ti avrei accompagnato in macchina ma no, tu hai insistito: ‘ Ci andrò da sola, è questione di poche ore, poi potremmo incontrarci e partire insieme per Bretagna, come avevamo pensato….’ Avevi detto ed io ti lasciai fare, del resto era impossibile discutere con te, volevi sempre averla vinta…
Ma non sei più tornata. Dicono che non hai sofferto,  me lo hanno assicurato… ma come può non soffrire una persona per lanciarsi da un ponte e lasciarsi annegare?


Il suono di una sirena si diffuse nell’ aria.
Era reale o frutto dei suoi ricordi?
Koi posò la foto e tornò a sedersi, curvo su sé stesso come portasse il peso dell’ esistenza.
Li, su quel divano troppo grande, ci rimase finchè il sonno non lo colse, stanco e affranto;  si risvegliò poche ore dopo.

Piove ancora pensò osservando piccole gocce posarsi sulle vetrate. Infine, si alzò; attraversò la stanza per andare in bagno a darsi una rinfrescata e, una volta uscito, si preparò del caffè. Haru ancora dormiva, quando Koi uscì dalla porta poco dopo, senza nemmeno salutare.

‘Perdonami Haru, ma ho voglia di lasciar scorrere un po' del mio dolore insieme alla pioggia. Ci sentiamo’
lasciò scritto su un biglietto.
Haru, svegliatosi un’ ora più tardi, non fu affatto sorpreso di questo suo comportamento, anzi.

Spero solo che presto tu riesca a ritrovare la strada borbottò sottovoce, malinconico lo spero davvero con tutto il cuore….




3.

“Ho ricevuto il tuo scritto. E’ davvero interessante. Come mai hai pensato a me?”
La voce al di la del ricevitore era sobria e calda.Ishikawa non doveva essersi svegliato da molto tempo anche se, come sempre, era alquanto professionale.
Haru Honda se ne stava invce rilassato, comodamente seduto davanti alla scrivania. Gli occhi scuri incorniciati da occhiali in metallo vagavano per la stanza.
“Conosco i tuoi lavori, sono un tuo grande ammiratore, lo sai. Credo che tu abbia la giusta sensibilità per trasformare quelle parole in uno dei tuoi sogni visionari” rispose prontamente. In cuor suo era parecchio sorpreso di una così celere risposta, ma non lo diede a vedere.
André Ishikawa rimase per un attimo in silenzio.

“Chi è l’ autore?” domandò, poi.

“Koi Sato. E’ uno dei migliori scrittori giapponesi nonché un carissimo amico. E’ rientrato da Parigi, dove ha vissuto alcuni anni, solo che qualche mese fa” rispose Haru.
“Parigi? Anche io mi trovavo li, qualche mese fa. Che coincidenza. Ad ogni modo, non ero uno dei tuoi migliori amici anche io? ” buttò li.

Haru sorrise. Nella sua testa i ricordi di una estate di qualche anno prima si fecero prepotentemente strada, nitidi, chiari. L’ uomo si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti e indietro rivolgendo lo sguardo al caos cittadino.
 
“Quindi?” chiese, tagliando corto.

La risposta di Ishikawa non si fece attendere.
“Organizzami un incontro con questo tuo amico. Prima di prendere questa decisione mi piace parlare con i diretti interessati. Sai…una questione mia, di istinto. Credi sia possibile?” rispose.
Haru tornò alla scrivania e consultò il planning direttamente dal pc.
“A parte un paio di presentazioni del libro uscito qualche tempo fa, Sato è pressoché libero. Fai prima tu a mandarmi la tua disponibilità…” disse.
Ishikawa borbottò qualcosa, forse rivolto all’ assistente.

“Mi farò vivo tra un paio di giorni. Tu, intanto, inizia a parlargli” disse.

“D’ accordo. Aspetto nuove tue, allora” disse Honda.

La conversazione si chiuse così, senza tanti fronzoli.
 Posato il telefono, Haru raggiunse l’ angolo dove una brocca di caffè americano era sempre pronta e lo versò in una tazza. Sorseggiandolo, lo sguardo perso davanti a sé, inziò a pensare all’ incontro.


Ora il problema principale è dirgli la verità, ovvero che ho spedito il tutto senza il suo permesso pensò; dopo aver tergiversato qualche minuto, afferrò il telefono che aveva in tasca. Non poteva, non voleva aspettare oltre. Prese il telefono personale e compose il numero di Koi.
 







 


 
   
 
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