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Autore: Sia_    08/09/2023    2 recensioni
“Professoressa Granger, Professor Weasley, vi stavo aspettando. Entrate pure.”
“Ugh!” Hermione nasconde il viso sotto il palmo della mano.
Fred fa schioccare la lingua contro il palato. “Speravo che questa cosa ti fosse passata, è da mesi che reagisci così ogni volta che qualcuno ti ricorda che sono un professore.”
“Ti prego smettila.”
“Non è per niente professionale da parte tua” le sussurra all’orecchio, abbassando il capo per entrare meglio nella stanza.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Lee Jordan, Minerva McGranitt | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Fred/Hermione ❤'
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Domeniche alla Tana

Qualche giorno prima

 

I capelli di Hermione sono raggi di sole sul letto. Lei è sdraiata a pancia in su, ha gli occhi chiusi e la gamba destra appoggiata a terra: con tutti i vestiti sul lenzuolo, non ha spazio per mettersi comoda. Un filo d’aria la raggiunge dalla finestra aperta. 

Non sa quando ha smesso di essere meticolosa, non sa nemmeno quando ha perso tutto il suo ordine. Per strada di sicuro, ma siccome non se n’è accorta in tempo adesso non è che può tornare indietro a raccoglierlo. Per questo ha accettato, una decina di minuti prima, di lasciare le cose come stavano finché il senso di colpa non fosse venuto a morsicarle i pensieri. 

Che se ne stia tutto sottosopra, che per un attimo lei non debba fare quello che gli altri si aspettino. La stanza è un caos: ci sono libri sul pavimento, un paio di tazze vuote sulla scrivania ricolma di pergamene, la Puffola Pigmea di Ginny che gira intorno alle pile di tomi che deve smistare prima di tornare a Hogwarts. L’armadio, fermo ma allo stesso tempo scricchiolante, è aperto e mezzo svuotato. Hermione allarga le braccia e alza il capo per controllare la situazione. 

Davvero non c’era nessuno con lei che si accorgesse che l’era caduto l’ordine dalla tasca? Nessuno a dirle ‘Hermione, ma non hai visto? Tiralo su prima che scoppi il finimondo.” Sente che sta esagerando: in fondo, il mondo si è capovolto prima, durante e anche dopo la guerra. Essere disordinata – permettersi di essere disordinata, in verità – non è grave. Guarda con la coda dell’occhio la montagna di libri che non ci sta sul comodino e che gli è finita accanto: li ha comprati in una libreria babbana, in uno di quei rari momenti in cui si vuole sentire l’Hermione prima di scoprire la magia. 

Chissà se li porterà con sé a scuola: ha davvero bisogno di qualcuno che le dica come essere? Qualcuno che le dica come fare? Si tira su e appoggia le piante dei piedi a terra, al contatto con le increspature del pavimento di legno un brivido le percorre le gambe e poi si placa nel momento in cui la pelle si abitua alla sensazione. 

Lancia lo sguardo al calendario appeso al muro – è quello che Harry ha portato a casa dal Ministero, dona poco alla stanza in quanto colore – e sbuffa: due giorni per finire di preparare tutto, bagagli e spirito. Tornare a Hogwarts non ha mai smesso di elettrizzarla, ma sente che l’entusiasmo è andato calando dopo la guerra. La scuola è diversa, pare che abbia perso qualcosa per la strada. Che non ci fosse nessuno nemmeno per lei? Nessuno che, tra un incantesimo e l’altro, tirasse un occhio agli angoli e agli anfratti per verificare che andasse tutto bene?

Hermione qualcosa l’ha ripescato su, durante il suo ultimo anno da studente e poi da professoressa, l’ha appoggiato agli scaffali, sui mobili antichi dei grandi saloni, ha raddrizzato qualche quadro e… non è davvero bastato. Un pensiero sciocco si insinua nella sua mente, flebile. Ha poca forza anche perché Hermione ha passato gli ultimi mesi a zittirlo. È probabile che si sia ostinata poco, perché la scuola le suona più dritta con Fred per i corridoi. 

Professore di Pozioni. Per qualche tempo l’idea le è stata così stretta da non riuscire a processarla. Come poteva essere che uno come lui, che un giorno prende la scopa e vola via e non finisce gli studi, possa essere abbastanza qualificato da insegnare a Hogwarts? S’è addolcita solo quando Ginny l’ha trascinata di forza al negozio di scherzi, dove ha trovato qualcosa che probabilmente ha trovato anche Minerva. L’aria non sapeva solo di polvere da sparo, l’affumicato si faceva meno intenso vicino ai filtri e alle pozioni. Professore di Pozioni

A giorni dalla partenza è un concetto più reale, ma di certo non meno strambo. Fred ha passato gli ultimi mesi a scherzare a tavola – le siede regolarmente a fianco –, a inventare prodotti per il negozio, a offrirle tazze di tè quando passa a trovare la famiglia alla Tana al di fuori dai pranzi e dalle cene. Si è mai ritagliato del tempo per leggere il programma che deve insegnare? Ha fatto una lista di libri per gli studenti?

Qualcuno le bussa alla porta, già socchiusa. “Sì?” 

Il viso sorridente del gemello – ha due orecchie ed è Fred – si affaccia dal corridoio. La strega cerca di ricordare il motivo per cui proprio lui sia lì, socchiude le palpebre e fa mente locale. Il calendario, quello brutto del Ministero, le viene in soccorso e le dice che è l’ultima domenica alla Tana. “Sembra che sia scoppiata una bomba.” 

“Non voglio sentire ramanzine da te.” 

“Sono molto ordinato.” È vero, c’è una cura maniacale nel loro magazzino. Hermione storce il naso e chiude gli occhi. Sente che Fred spalanca e poi richiude la porta e il materasso che si abbassa quando lui le si siede accanto. “Tra poco è pronto.” 

“Sei venuto a mettermi fretta?” 

Fred sorride, appoggia i gomiti alle cosce e incrocia le mani. “Sono venuto a chiedere rifugio.” Al piano terra, Molly sta intrattenendo una conversazione fitta con Fleur, Ginny e Lavanda sull’importanza del punto croce e sul miglior incantesimo per muovere i ferri. Ha scansato il pericolo per un soffio. 

Arthur è impegnato con Vic, ha fermato chiunque passasse per la sua strada per far vedere come sorride la bimba quando lui fa diventare il suo cappello tre volte più grande del normale. E poi ci sono Bill e Charlie e Ron e Harry e George e Lee che si sono fatti spazio fuori in giardino e stanno lanciando gnomi sulle colline. Non è che Fred non ami lanciare gnomi sulle colline, è ancora lui che detiene il record per il miglior tiro mai eseguito; è solo che da quando è arrivato non ha avuto un secondo per respirare. Sta venendo a patti col fatto che ha chiuso il negozio quella mattina e che è l’ultima volta che lo chiuderà per qualche mese. 

Hermione non gli risponde, ma si appoggia alla sua spalla. È abbastanza per dirgli, in un silenzio tutto loro, che è libero di rimanere lì con lei. 

L’amicizia tra Fred e Hermione nasce l’ultimo anno di lui a scuola. Lei è appena diventata prefetto, ha le labbra sporche di “scrivo a tua madre se non la smetti” e di punti sottratti. Le labbra di Fred sono solo sorrisi, sorrisi mentre lascia volantini in giro, sorrisi in Sala Comune dove vende Merendine Marinare, sorrisi di notte nei corridoi. L’amicizia di Fred e Hermione è talmente controcorrente, che nemmeno loro se ne rendono conto subito. 

Succede che un giorno Fred riesce a farla ridere e il suono di quella risata è abbastanza forte da annebbiare tutti i difetti che vedono l’uno nell’altro. Fred dirà poi che non era tanto una questione di antipatia, ma di visione delle cose da una prospettiva diversa. Hermione gli darà ragione. 

La fa ridere a un mese esatto dall’inizio della scuola, quando lui ha già preso almeno tre punizioni e lei l’ha scovato fuori dal dormitorio di notte abbastanza volte da volerlo schiantare. Il primo ottobre del 1995, il mondo si fa sottosopra. Concorderanno poi che si è semplicemente messo dritto. 

“Mi aiuti a scegliere che libri portare?” 

 

 

George prende un sorso di Burrobirra. È seduto su una delle sedie di legno del giardino e sta guardando Charlie decidere quale gnomo prendere per i piedi. “Sono molto più veloci di quanto ricordassi.” 

“Sono molto più lenti di un drago.” Ironizza Bill, tirando indietro la manica della sua camicia a quadretti. Il vento gli smuove le ciocche di capelli che sono scappate dalla coda. 

Charlie sbuffa e incrocia le braccia al petto. “Sono molto più piccoli, però.” Gli sfuggono come saponette bagnate. Non lancia gnomi oltre il giardino da quasi un anno e nota con rammarico di aver perso il suo tocco magico. 

“Charls, ammetti che fai pena e lascia il turno.”  Ron è piegato a terra, per ammazzare la noia sta strappando fili d’erba con la mano.  

“È solo arrugginito, dategli tempo.” Harry è l’unico che sembra stare dalla parte di Charlie, forse perché tra tutti quelli che sono lì, è sempre stato il più scarso. Persino Lee, che detiene il record per essere stato morso di più, è migliore di lui. George sostiene che sia bravo per vendetta, non per altro.

Ron sorride e alza gli occhi verso il suo migliore amico. “Harry, sta cercando di prendere uno gnomo da cinque minuti.” 

Sono piccoli!” 

Bill tenta in tutti i modi di reprimere una risata. 

È in quel momento che uno gnomo sceglie di mettere fuori la testa da una buca e avvicinarsi ai cespugli di more. “Charlie Weasley si lancia all’inseguimento dello gnomo, scarta Bill che è proprio in mezzo alle…” 

“Lee!” 

“... pluffe, salta il cespuglio di ortensie per miracolo… sta guadagnando terreno! Estrae la bacchetta per schiantarlo e… perso di nuovo!” 

Ron a quel punto prende la decisione di sedersi a terra. Jordan, che ha da poco appoggiato le mani alle spalle di George, si abbassa per sussurrargli qualcosa all’orecchio. 

 “Non capisco, ero bravo in questo gioco.” Harry e Bill gli si avvicinano nel disperato tentativo di tirargli su il morale. 

“Si sono fatti più furbi, non è colpa tua.” 

Percy perde la disfatta di Charlie per una manciata di secondi. È arrivato esattamente puntuale, non un minuto in più e né un minuto di meno. “Siete tutti qui!” Quasi tutti, sottolineerebbero George e Lee dopo aver finito di confabulare. Quando Molly, ancora concentrata sul cucito, ha detto a Percy di provare a guardare in giardino, non sapeva che Fred se ne stesse al piano di sopra con Hermione a scegliere quali libri lasciare a casa.  

L’invito per un pranzo di famiglia alla Tana – quando mai capita di avere Charlie nei paraggi? – è arrivato quattro giorni prima, un mercoledì mattina di lavoro al Ministero. Percy ha aperto la busta con un coltellino, ha scorso le poche righe che la madre ha messo giù e ha segnato la data sul calendario. Ancora non riesce a pensare che sia l’ultima domenica insieme, prima della partenza di Hermione e Fred per Hogwarts: si deve ancora abituare all’idea. 

Charlie lo abbraccia, il malumore sembra essere passato in fretta. “Audrey?” 

“È dentro con mamma e temo che non vedrà mai la luce del sole.” A differenza che con Fleur, tra Molly e Audrey è stato amore a prima vista, probabilmente perché la prima ritiene ancora che la cognata sia una delle ragioni per cui Percy è tornato a casa. 

George sorride, le mani di Lee si sono unite davanti al suo petto. “Il piano è mangiare fuori, quindi forse ha una possibilità.” 

Bill ferma una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Remota, ma è comunque una possibilità.” Sa cosa vuol dire avere una moglie incinta alla Tana: è probabile che Percy non avrà modo di parlarle in privato per almeno due ore. 

Harry si accomoda a fianco a Ron, schiarirà la chiazza verde di erba con un incantesimo prima di mettersi a tavola. “Si sta bene qui.” Commenta, mentre un filo d’aria gli rinfresca il viso.

“Mi dimentico sempre di quanto sia rilassante.” Ron lancia uno sguardo ai suoi tre fratelli maggiori: non li vedeva insieme dalle vacanze natalizie. Una strana sensazione gli prende lo stomaco, è dolce-amara. 

Harry sta guardando verso le colline, con gli occhi leggermente socchiusi a causa della luce intensa del sole. Sta studiando ogni particolare del paesaggio, così da ricordarselo quando Grimmauld Place sarà pronta per viverci. La casa di Sirius è rimasta fissa nel tempo per qualche anno, finché Hermione non l’ha spinto a darle una seconda possibilità. Ci andrà ad abitare con Ginny, giusto il tempo di rifinire gli ultimi dettagli. 

“Dovremmo metterci qui più spesso dopo il lavoro.” 

A Ron scappa una risata dalle labbra. “Aiuterebbe molto con lo stress.” 

Dietro di loro, George si spinge a lasciare un bacio sulla guancia di Lee e poi viene in piedi. “Il prossimo lancio è mio.” 

“Gnomi?” Percy si informa, abbandonando la conversazione sulle ultime regolamentazioni introdotte dal Ministero. 

“Vuoi giocare anche tu?” Bill gli passa un braccio intorno spalle e lo tira a sé. “Potresti non essere il più scarso questa volta, Charlie non è nemmeno riuscito a stordirne uno.” 

Sono piccoli e veloci!” 

 

 

Forse la stanza di Hermione è insonorizzata, perché non si è accorta né dell’arrivo dei gemelli – non prima che Fred la cercasse in camera, per lo meno –, né di quello di Percy e Audrey. Per questo, quando scende in salotto, rimane disorientata dal numero di persone che riempiono il piano terra della Tana. 

“Quanto tempo siamo rimasti su?” 

Fred tira un occhio all’orologio appeso alla parete – tutte le lancette sono voltate verso casa. “Un quarto d’ora, circa.” Così poco

“Hermione, guarda, a Victoire piace quando allargo il cappello.” 

Ancoa!”

Fred la vede avvicinarsi al padre seduto sulla poltrona vicino alla finestra e decide di tagliare da solo verso la cucina e poi nel giardino. Sarà ancora in tempo per un lancio? Trova Harry e Ron seduti nell’erba, stanno ridendo. George ha appena stordito uno gnomo, lo prende per la gamba e lo fa girare un paio di volte. Charlie, Percy e Bill, nell’attesa, hanno preso a parlare di creature magiche. 

“Credevamo ti fossi perso.” Jordan lo intercetta, è seduto sulla sedia di legno vicino al tavolo. 

“Ero con Hermione.” Nel grattarsi l’avambraccio, perde completamente l’espressione che si dipinge sul volto di Lee. Lee crede, come George crede, che siano fatti l’uno per l’altro e che sia incredibile che dopo anni di amicizia non abbiano ancora combinato niente. Incredibile come, lui e George, ci siano arrivati prima. 

“Che faceva di bello?” 

Fred scrolla le spalle, rimane in piedi a guardare il gemello prendere la mira per evitare l’albero di limoni. “I bagagli.” 

“Quando pensi di farli tu?” 

Sorride, “Non vedi l’ora che me ne vada, vero?” 

Non è tanto quello, lo sanno entrambi. Fred non ha ancora aperto l’armadio e nemmeno ha trasfigurato una borsa in una grossa valigia da viaggio. Non è l’idea di essere Professore che gli sta stretta, non è nemmeno l’idea di andarsene. È solo che non è bello pensare che per qualche mese non sentirà la campanella del negozio, o non vedrà la faccia di un cliente emozionato di comprare fuochi artificiali o, ancora, non verrà inondato dall’odore del laboratorio. E poi c’è Hogwarts, dove non mette piede da quando ha rischiato di morire. 

“Li faccio domani.” Aggiunge poi, mentre le voci di Bill e Charlie sovrastano le sue parole: George ha fatto un tiro eccezionale. 

Fred fa schifo a parlare dei suoi sentimenti, lo sanno tutti lì in famiglia. Fred fa schifo a scrivere lettere – per quanto sia molto migliorato. Fa schifo a dire al mondo come va e come non va. Chiedere asilo politico a Hermione è stato il massimo che è riuscito a fare. 

“Il prossimo lancio è mio!” Ron si alza in fretta, sfrega i palmi per pulirli dalla terra e dai fili d’erba che gli sono rimasti attaccati alle mani. 

“Temo che continuerete dopo pranzo, mamma vuole apparecchiare.” Ginny fa capolino dalla porta della cucina: se è completamente esaurita dal discorso sul punto croce, non lo dà a vedere. “Sempre che non vogliate fare una partita a Quidditch…” 

“Io ci sto.” Fred alza la mano e scocca un’occhiata al gemello per assicurarsi di essere in squadra insieme. 

“Hai solo paura che il tuo record venga battuto.”  

“Ron, quanti anni hai?” Ginny incrocia le braccia al petto e alza un sopracciglio. 

“Ventitré.” 

Ventitré.”  

Bill si passa una mano sul volto e Percy sospira. Charlie, tra i fratelli maggiori, è quello che si prende il tempo per farsi una sonora risata. 

“Vado ad aiutare Molly.” Si offre Lee, alzandosi dalla sedia. Dopo qualche passo si ferma e si volta verso Fred, “Se volessi, se avessi bisogno di una mano con i bagagli, fammi sapere.” Sa che l’unico motivo per cui Fred ha accettato la cattedra è per il negozio a Hogsmeade. Eppure non riesce a non pensare che ci sia una porta aperta da qualche parte nel castello del suo animo. 

Il gemello tira le labbra in una linea, poi annuisce. 

La prima cosa che Lee fa quando torna in casa è trovare un modo per confessare a Hermione che Fred non ha ancora fatto i bagagli. Perché Hermione, che sa benissimo quanto Fred faccia schifo a parlare di sentimenti, è anche l’unica che a volte riesce a tirargli fuori qualche parola in più oltre a George. Davvero Fred non riesce ad accorgersi quando sia diverso con lei? Davvero Hermione non si rende conto di tutta la fiducia che Fred le ha messo in mano? 

“Mi hanno detto una cosa curiosa.” 

Fred si sta mordicchiando l’unghia del pollice quando lei gli siede accanto. “Chi ha detto che ti stavo tenendo il posto?” 

Hermione inclina il capo e alza un sopracciglio. Sono di nuovo nella parte della tavolata più lontana dai signori Weasley, in un angolino tutto loro. Hanno provato a spostarli più in centro, in fondo quel pranzo è per celebrare il loro nuovo anno a Hogwarts, ma Fred si è defilato sul lato in fretta e furia. 

“Cosa ti hanno detto?” 

“Che non hai ancora fatto i bagagli.” 

Si sono dati appuntamento tra due giorni a Diagon Alley, per prendere insieme l’espresso per Hogwarts prima dell’inizio delle lezioni. Fred si è lasciato convincere dall’entusiasmo di Hermione: quante volte capita di vivere una scuola senza studenti?

Sorride, doveva aspettarselo. “Domani li faccio.”  

Gli occhi di lei si colorano di sarcasmo e un piccolo ghigno fa capolino sul suo volto. Sceglie il silenzio però, sceglie la semplicità delle cose che si dicono senza parlare.

Uno sbuffo divertito scappa dalle labbra di Fred. “Te lo giuro, li faccio.” 

“Non credo che li farai.”

“Li farò e sai perché?” 

Un rumore lì vicino, di una sedia spostata d’improvviso che striscia contro il cemento, non è abbastanza per attirare la loro attenzione. Allo stesso modo, la magia che fa apparire in mezzo a loro un cestino di pane sfornato quella mattina presto, non li disturba affatto. 

“Perché?” 

“Perché oggi mi hai offerto un rifugio.” Non riesce a spiegare che vederla scegliere i libri da portarsi dietro, accovacciata a terra con una ciocca di capelli a coprirle una parte del volto, è stato abbastanza per convincerlo a fare anche i suoi, di bagagli. Non sa spiegare come sia possibile che l’idea di fare i bagagli per andare in un posto – quel posto – con lei, faccia meno paura. Ma anche così, è abbastanza per dire che Hermione fa del bene a Fred. 

 



Eccomi qui, con un ritardo straordinario. Mi scuso per i tempi biblici con cui aggiorno questa long: smorzato un primo entusiasmo, trovare le parole giuste è difficile.
Avrei davvero voluto che questa storia fosse una minilong, ma dopo tre capitoli ho capito che non sarebbe stato possibile: sì, siamo ancora alla Tana (mi mancava muovere i Weasley, così mi sono messa nella situazione più scomoda possibile). Prometto però che partiranno per Hogwarts molto presto e Fred prenderà il mantello da Professore. my sweet baby boy, non vedo l'ora di vederlo in azione. 

Rubo queste righe, come sempre, per ringraziarvi del supporto e dell'amore che date a loro due. Grazie di cuore, 
Sia 

 
   
 
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