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Autore: Lory221B    08/09/2023    3 recensioni
Raccolta di missing moments e slice of life di genere vario.
(...)
Quarto capitolo: "ultima cena?" Crowley e Aziraphale nella Firenze del 1478, tra strani osti e inaspettati soggetti pittorici
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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... dopo il mancato Armageddon
 
Aziraphale non voleva ammetterlo ma si stava annoiando, non avere “compiti” e nessuna relazione da fare per il Paradiso lo faceva sentire terribilmente improduttivo.
 
Aveva già telefonato a Crowley tre volte in quella giornata.
 
La prima volta per raccontargli di come era riuscito a cucinare una crêpe perfetta, pertanto gli aveva annunciato che non aveva più bisogno di varcare la Manica per mangiarne una ben fatta. In realtà non ne aveva mai avuto veramente bisogno, ma in quel 1793 si sentiva terribilmente solo e aveva sentito che Crowley si trovava a Parigi e visto che sapeva quanto lo rendesse felice salvarlo, aveva deliberatamente deciso di mettersi nei pasticci per attirare la sua attenzione. Se Crowley lo avesse capito o meno non lo aveva mai saputo, in fin dei conti era poco credibile che l’angelo non potesse fare un miracolo per liberarsi, ma il demone non aveva detto niente e Aziraphale adorava essere salvato da lui.
 
Nella seconda telefonata aveva iniziato a raccontargli di un libro che gli era appena capitato per le mani. In realtà quando Aziraphale lo aveva preso in mano aveva erroneamente ritenuto parlasse di un argomento a lui molto vicino, quasi sperasse lo avrebbe illuminato su concetti che ancora gli erano oscuri. A dir la verità non gli erano proprio oscuri, non sapeva come affrontarli. In ogni caso quell’”Angeli e Demoni” parlava di un complotto in Vaticano e di un professore detective e non di relazioni tra esseri celestiali, pertanto non gli era stato di alcun aiuto.
 
La terza telefonata non aveva alcuna motivazione, o più che altro nessun pretesto, se non che voleva sentirlo, così Crowley si ritrovò a chiedergli se voleva che passasse da lui con qualcosa da mangiare.  
 
Aziraphale decise che mentre aspettava Crowley doveva tenersi occupato, qualcosa che lo rendesse felice. Lo spunto gli venne quando adocchiò una rivista che aveva dimenticato un cliente sulla scrivania, qualcosa con dei test e altre chiacchiere frivole: all’interno c’era un articolo sul godere delle piccole cose e una sorta di test-esercizio per apprezzare di più le gioie della vita o nel suo caso le gioie dell’eternità.
 
Doveva semplicemente elencare cinque cose che nel corso della settimana lo avevano fatto sorridere.
 
La prima cosa che gli venne in mente fu la musica. Il giorno prima aveva ricevuto un pacco contenente dei dischi che aveva ordinato al negozio accanto e nella fretta di provarli non si era accorto che si era infilato per errore anche un vecchio successo dei Rolling Stones.
Crowley era quasi caduto dalla sedia quando le prime note di “Sympathy For The Devil” si erano diffuse nelle libreria e a quel punto Aziraphale era scoppiato a ridere. Decisamente la musica era fonte di felicità.
 
La seconda cosa a cui pensò fu il cibo. Non c’era molto da ragionarci sopra, adorava il cibo umano, specialmente il sushi. Crowley aveva giusto comprato il giorno prima quei nuovi rolls dal negozio di Sushi all’angolo e non occorreva dire quanto aveva sorriso quando il demone glieli aveva portati. Per i rolls ovviamente, soprattutto per quei nuovi rolls con il mango che Crowley era sicuro avrebbe apprezzato.
 
La terza cosa, ovviamente, erano i libri. Anzi si stupì di non averli messi per primi, forse erano troppo ovvi ma i libri sicuramente gli davano felicità. Soprattutto da quando aveva costretto Crowley a partecipare a una sorta di club del libro in realtà formato soltanto da loro due; dopotutto era meglio un gruppo a due in cui potevano parlare tra loro che invitare degli sconosciuti in libreria. Un gruppo di due era sufficiente e più che soddisfacente. Certo, ogni tanto significava leggere anche qualche libro che piaceva soltanto a Crowley, come “I fiori del male” che Aziraphale non era mai riuscito a finire, non perché non era ferrato con il francese e quindi aveva dovuto più volte chiedere a Crowley cosa significasse quello che aveva letto ma perché ogni volta che il demone iniziava a leggere in francese e poi a ragionare sulla profondità dell’opera, l’angelo si perdeva completamente a guardarlo, così intenso e appassionato come un poeta maledetto.
Decisamente i libri e la lettura lo rendevano felice, soprattutto quella in francese.
 
La quarta cosa erano le buone azioni. Ormai era costretto a fare sempre meno miracoli per non attirare su di se le attenzioni e le ire del Paradiso ma quello era lo scopo per cui era stato creato. Non poter fare buone azioni lo rendeva triste e spesso si sentiva senza uno scopo.
A dir la verità qualche volta faceva dei piccolissimi miracoli, appena percettibili. Ad esempio un giorno aveva trovato Crowley accanto alla finestra del piano di sopra della libreria, intento a fissare il cielo notturno, verso le stelle. Il demone non si era accorto che Aziraphale lo osservava dalla porta e per un attimo l’angelo aveva scorto un leggero sospiro di Crowley nel contemplare quello che lui stesso aveva creato prima della caduta. Non poteva restituirgli le stelle ma era sicuro che avrebbe apprezzato se un improvviso e miracoloso black-out di tutta Londra gli avesse concesso la possibilità di vederle meglio. I black-out succedevano, non avrebbero attirato l’attenzione del Paradiso.
Un leggero gesto, Londra cadde nel buio e la volta celeste apparve luminosa negli occhi del demone, quasi più splendente del solito.
Crowley sorrise all’angelo che si era avvicinato per vederlo meglio. Cioè, per vedere meglio le stelle, Crowley poteva vederlo ogni giorno, anche se quegli occhi così felici non apparivano così spesso.
 
« Se non riaccendi tutto ci saranno un sacco di problemi » commentò Crowley, ricomponendosi nel suo consueto atteggiamento da duro.
 
Aziraphale fece spallucce prima di compiere un altro miracolo e osservare i neon che riprendevano pigramente vita nelle strade. Per un solo secondo gli sembrò che Crowley volesse dire qualcosa ma non emise alcun suono, si limitò a sfiorargli le dita mentre abbandonava la postazione da dove aveva osservato le sue creazioni. Aziraphale si voltò a guardarlo mentre usciva dalla stanza con un sorriso e un sospiro.
Sì, fare cose buone lo rendeva molto felice.
 
Gli mancava solo un punto e sarebbe arrivato a cinque, come richiesto dalla dotta rivista.
 
Cosa lo rendeva felice?
Le piante? No, quello era Crowley. Stesso discorso per le auto d’epoca.
Che sciocco, la magia, i trucchi, l’illusionismo. Certo, l’ultimo show non era andato benissimo e Crowley lo aveva supplicato di mettere definitivamente da parte quell’ hobby ma in fin dei conti poteva dire che lo faceva sorridere.
Forse.
Non ne era del tutto sicuro, gli sembrava come se quella quinta casella della lista dovesse comprendere qualcosa di più importante della magia.
 
In quell’esatto momento Crowley entrò nella libreria
Azirpahale alzò la testa ed ecco, c’era una quinta “cosa” che lo faceva sorridere.
 
 
 

Angolo autrice

grazie a chi sta leggendo e recensendo.

Un grazie particolare a Blablia87 che oltre a essere un'ottima autrice è una di quelle amiche se le scrivi "al volo, un libro che piacerebbe a Crowley ma non ad Aziraphale" ti riponde in tempo reale, per cui l'idea de "I fiori del male" è tutta sua.

Alla prossima

   
 
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