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Autore: Lartisteconfuse    12/09/2023    2 recensioni
Quando aveva sette anni Izuku ha perso il suo amico d'infanzia, Katsuki gli è sparito davanti agli occhi, senza che lui potesse fare niente. Non fu mai ritrovato.
Dopo dieci anni, Izuku ancora non ha abbandonato l'idea di ritrovare il suo amico perduto, la sperenza che prima o poi possa riabbracciare il suo Kacchan è rimasta viva dentro di lui. Un giorno, un suo amico che lavora in polizia, lo chiamerà per partecipare a un caso di omicidio molto particolare e le speranze di Izuku inizieranno a diventare più concrete.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: AU | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Midnight'
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Note: Ciao! Finalmente posso postare l'ottavo cap! Vi ho lasciati con il cliffhanger per troppo tempo
Comunque dato che ho un profilo twitter (sì ovviamente si chiama ancora twitter non esiste altro nome) dedicato a mha che per molto tempo ho abbandonato, ho pensato di riprenderlo in mano per magari aggiornarvi sulle fic, tipo se ho problemi a scrivere, che sono viva e la storia non è stata abbandonata ecc...Perchè almeno siete informati
Si chiama @/kcchnangst :)
 
Ah ribadisco che di poliziesco e di come funzionano le cose da questo punto di vista io non so niente ahaha lo ripeterò fino allo stremo perchè secondo me ho scritto tante cazzate ma sssh
 
Bé buona lettura 💖💖

Katsuki si svegliò di colpo, le immagini del sogno ancora impresse davanti agli occhi. 
Si girò per distendersi sulla schiena e con un sospiro si coprí gli occhi con una mano. 
Restò in quella posizione per qualche secondo, poi tolse la mano e la guardò. Gli occhi erano ancora annebbiati dal sonno e gli sembrò di vederla per la prima volta. Con le dita dell'altra mano la sfiorò: pelle liscia e pulita. 
Decise che era il momento di alzarsi, aveva qualcosa da dire a qualcuno. Avrebbe voluto farlo appena era tornato al bordello, ma si era sentito troppo stanco, svuotato da ogni energia. Cercò con lo sguardo l'orologio che Denki teneva in camera. Ogni volta lo vedeva in un posto diverso, quindi doveva sempre andare a fare una sorta di caccia. Lo trovò buttato sulla poltroncina all'angolo opposto della stanza, sopra ad alcuni vestiti. 
Con il fatto che in quei giorni erano chiusi, Denki stava dando libero sfogo al suo disordine e non metteva a posto nulla. Katsuki avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma non ne aveva mai avuto la faccia tosta. In fondo Denki gli stava facendo un favore ad ospitarlo e se non gradiva poteva andare a dormire in un'altra camera.
Prese l'orologio, erano le tre, se era stato caricato, quindi aveva dormito circa due ore. Poggiò l'orologio sulla cassettiera accanto, in maniera ordinata e ben in vista, come avrebbe dovuto essere, e uscì. 
Durante il suo tragitto passò davanti alla camera di Ochako da cui provenivano degli schiamazzi. Aprì la porta senza curarsi di bussare e si trovò quattro paia di occhi che lo fissavano sorpresi. 
Denki era semidisteso su un divanetto, stringeva in mano tre carte da gioco, Ochako era seduta per terra ai suoi piedi, anche lei con le carte in mano. Himiko stava distesa al contrario sul letto e li osservava giocare, sicuramente mettendo in difficoltà Denki per far vincere Ochako. Momo si stava bevendo un tè, vicino alla finestra. 
"Ben svegliato Kitty Kat! Come stai?" 
Katsuki alzò gli occhi al cielo nel sentire Ochako chiamarlo di nuovo con quel nomignolo stupido che gli aveva affibbiato Himiko appena arrivato al Midnight. Si chiamava Kitty per colpa sua. 
Himiko ridacchiò. "Kitty Kat, arrenditi, mancano solo Denki e Momo e tutti ti chiameranno così!" 
"Piantala, sei insopportabile."
Himiko rise di nuovo, ma Katsuki la ignoró per puntare il suo sguardo su Denki. "Tenko è tornato?" 
Ochako aggrottò la fronte, poi si sporse per guardare l'ora sulla pendola appesa al muro. "Credo di sì, aveva detto che faceva solo la mattina."
"Va bene." Katsuki stava per chiudere la porta, ma Denki lasciò cadere le carte a terra - Ochako lo riprese contrariata - e corse verso di lui. "Aspetta Kat!" Denki uscì e chiuse la porta dietro di lui. "Non dirmi che vai a parlare con lui adesso." 
"Tenko dovrebbe avere i miei vestiti" rispose Katsuki, iniziando a camminare, diretto alle scale che lo avrebbero portato al piano superiore. 
Denki gli corse dietro, agitato. "Non è vero."
"Ti sembrano i miei pantaloni?" Denki abbassò lo sguardo per vedere come i pantaloni che indossava Katsuki fossero evidentemente fuori misura. "No, ma dubito che siano così urgenti."
Katsuki si fermò di colpo e si girò per fronteggiarlo. "Perché non posso parlarci? Ti rendi conto che ora la polizia lo sta cercando?" 
"Cosa cambia?" 
Katsuki sbuffò e ricominciò a camminare, questa volta aumentando il passo. Denki gli corse di nuovo dietro. 
"Denki, per favore, non fare domande idiote. Vorrei ricordarti cosa ho fatto per proteggerlo."
Da Denki non arrivò nessuna risposta, Katsuki sapeva che continuava a venirgli dietro, ma che non poteva evitare di dargli ragione. 
Tenko abitava all'ultimo piano del palazzo, nel sottotetto, la cui metà era stata dedicata agli appartamenti di Tenko, quando, ormai quattordicenne si era reso conto dell'atmosfera disgustosa in cui era costretto a vivere. La metà restante era una soffitta, ma nessuno la usava, Katsuki era certo che Madame Kayama l'aveva completamente rimossa dalla mente. 
Katsuki bussò con forza alla porta. "Tenko apri!" esclamò. 
"Kat, penso che dovresti abbassare la voce" bisbigliò Denki alle sue spalle. 
La porta si aprì subito. Tenko li guardò interrogativo, sicuramente confuso per quella visita. 
Katsuki lo scostò in malo modo ed entrò, si diresse verso la porticina della soffitta e la spalancò. Si inginocchiò per sporgere la testa all'interno e quando individuò la snella figura rannicchiata nell'angolo più buio esclamò: "Esci immediatamente." 
Ed eccolo uscire, capelli chiari, arruffati e lunghi sugli occhi, i quali avevano lo stesso colore di quelli del padre. Il corpo, un tempo leggermente più robusto com'era caratteristico della famiglia, si era snellito, a causa dello stile di vita da recluso che aveva vissuto per tre anni. 
Todoroki Touya, il figlio maggiore di Enji, dato per morto per uno sfortunato destino che lo aveva fatto finire al Midnight. 
Katsuki gli fu addosso appena Touya si fu rialzato completamente. Lo sbatté addosso alla parete. "Tu sei una testa di cazzo!" urlò. 
"Katsuki! Non urlare!" Denki cercò di allontanarlo da Touya, imitato subito da Tenko. Katsuki li sacciò come se fossero mosche, rischiando di colpire davvero Tenko, che si era fatto più vicino per provare a frapporsi tra lui e Touya. 
Da parte sua, anche Touya era stato preso in contropiede da quell'improvvisa violenza. "C-che ho fatto?" 
"Che hai fatto? Me lo stai chiedendo sul serio?" 
Touya continuò a guardarlo con sguardo perso, segno che era davvero confuso sul motivo della sua rabbia. 
Katsuki lo afferrò per il colletto della maglietta e lo scosse. "Perché sei sceso? Perché sei entrato nella mia stanza? Ti hanno visto!" 
Touya sbarrò gli occhi e boccheggiò un paio di volte. "Q-quando?" 
Katsuki lo spinse e si allontanò, guardandolo senza parole. "Quante volte sei uscito?" 
"Eh? Nessuna." 
"Touya, ti hanno visto uscire dalla mia camera dopo che tuo padre è morto." 
In un altro momento Katsuki sarebbe scoppiato a ridere nel vedere Touya annaspare come un pesce, gli occhi stralunati, la bocca socchiusa. 
"Che cazzo ci sei entrato a fare? No, anzi, perché sei uscito?" 
"Ma chi mi ha visto?" 
"Non lo so! Uno dei clienti, ma non so chi. La polizia ha chiesto di te, ti sta cercando e penso che sei il sospettato numero uno, adesso." 
Touya stava in silenzio, lo sguardo perso. A quel punto Katsuki lo lasciò andare, gli rifilò un'occhiata astiosa. 
"Perché sei sceso?" domandò Denki in tono più gentile, si avvicinò, frapponendosi tra lui e Katsuki, che sbuffò per la gentilezza dimostrata verso qualcuno che secondo lui in quel momento non la meritava affatto. 
Touya scrollò le spalle. "Ho sentito delle urla e confusione. Ho pensato fosse successo qualcosa di grave ed ero preoccupato per Tenko. Ho aspettato che le acque si calmassero in ansia, Tenko non tornava, nemmeno voi due vi eravate fatti vivi. Ad un certo punto è caduto un silenzio strano, mi sono spaventato. Ho pensato ci fosse stata una strage, non lo so, in quel momento la mia mente si stava immaginando qualsiasi possibile scenario. 
"Sono uscito in silenzio, ho fatto attenzione, davvero, ma non ho incontrato nessuno. Quando sono arrivato nei pressi della tua stanza ho sentito delle voci poco distanti, ho riconosciuto quella di Madame Kayama, di Denki e Ochako. Volevo azzardarmi a vedere cosa stavate facendo, ma la tua camera rimasta aperta ha attirato la mia attenzione. E così ho visto mio padre."
Tenko si fece avanti e gli si accostò, abbracciandolo stretto. Touya ricambiò l'abbraccio e senza lasciarlo andare riprese a parlare. "Non ho pensato, sono entrato e basta, troppo scioccato per quello che stavo vedendo. Non sapevo come sentirmi, non ci volevo credere e una parte di me era davvero orripilata, dispiaciuta e mi odio per questo!" Touya fece una pausa, tremava leggermente e sembrava sul punto di scoppiare a piangere. "Dopo tutto quello che mi ha fatto, l'odio che ho provato per lui, mi sono sentito triste. L'ho pianto! Ho pianto per la morte di un mostro!"
Katsuki lo guardava senza un briciolo di pietà, non gli interessava quella storia strappalacrime. Touya si accorse del sui sguardo ancora arrabbiato. "Non puoi prendertela con me. Sono tre anni che sono qui dentro come un prigioniero, cosa dovevo fare?"
"E i miei di anni? Io ho preso il tuo posto, quando potevo evitarlo! Ho voluto aiutarti, ti ho fatto sparire per allontanarti da lui. Non hai idea di quello che ho dovuto passare! Adesso hai rovinato tutto! La polizia ti cerca e appena ti troverà stai pur certo che decideranno che sei tu l'assassino perché hai tutte le motivazioni per averlo fatto fuori e lo sai che succederà? Pensi che resterai in carcere? Assolutamente no, arriverà qualcuno dei suoi uomini e ciò che abbiamo fatto per te in questi tre anni sarà stato inutile."
Touya ormai stava piangendo senza controllo, Tenko cercava di rassicurarlo con piccoli gesti di affetto. Scoccò un'occhiata infuriata a Katsuki e lasciò andare Touya solo per spingere il biondo con rabbia, per com'era stato brutale. 
"Non dovresti essere arrabbiato con me! Io sto solo dicendo la verità." Si rivolse a Touya. "Hai tu il mio tagliacarte?" 
Touya singhiozzò e lo guardò con timore. Annuì. 
"Perché cazzo hai preso l'arma del delitto? Vedi che sei un idiota?" 
"Katsuki!" lo riprese Denki. 
Katsuki lo ignoró. "Dove sta?" 
"Sta-" Touya alzò la testa e contro ogni immaginazione, diventò ancora più pallido di quanto già era. Aveva gli occhi spalancati, le lacrime si erano interrotte improvvisamente. Dalla sua posizione poteva vedere la soglia della stanza, Katsuki, Denki e Tenko, invece le davano le spalle. Nel notare lo stato di Touya i tre ragazzi rimasero per un momento confusi, poi si voltarono all'unisono e si pietrificarono. 
Sulla soglia ci stavano Ochako, Toga e Momo, ma non erano loro a spaventare i ragazzi, bensí Aizawa e Shoto dietro di loro. 
Era finita. 
Katsuki avrebbe voluto urlare, spaccare qualcosa, magari la faccia di Touya, ma non riusciva nemmeno a muovere un muscolo, a pensare. Spento. Si sentiva completamente spento.
 
***
 
Himiko era stata la prima a notare l’atteggiamento furtivo dei due ragazzi e contro le insistenze delle altre due - soprattutto quelle di Ochako - li aveva voluti origliare mentre parlavano. Il che non era stato molto difficile, dato il tono della voce abbastanza alto. Dopo aver capito che si sarebbero diretti in camera di Tenko, Himiko aveva aspettato qualche minuto prima di seguirli. Ochako aveva provato a fermarla, avvertendo dentro di lei la paura che Himiko e Momo potessero scoprire il segreto di cui anche lei era stata partecipe e che aveva mantenuto come promessa fatta ai ragazzi. Ma Himiko era curiosa, inoltre aveva una piccola antipatia nei confronti di Katsuki e quindi non avrebbe perso occasione per scoprire qualcosa con cui lo avrebbe potuto ricattare. Momo non era stata di molto aiuto, anche lei era curiosa di capire di cosa confabulassero Denki e Katsuki e del perché dovessero parlare con Tenko. “Dopo anni, questa settimana è la prima volta che ci sono eventi degni di nota” si era giustificata con Ochako prima di seguire Himiko fuori dalla camera.
Proprio mentre passavano sul corridoio, dalle scale del piano inferiore erano sbucati Aizawa e Shoto, che però non erano stati visti dalle ragazze. Himiko parlava con tono di voce abbastanza alto, nonostante Ochako le intimasse di fare silenzio per paura che le altre ragazze e Madame Kayama potessero sentirla, ma l’altra la stava ignorando e così gli agenti avevano sentito le sue parole: “è da quando è morto Todoroki che quei due fanno i sospetti, pensi che non l’abbia notato Ochako? E ora borbottano di un certo lui e devono andare da Tenko. Non so te, ma sospetto nascondano l’assassino.” A quel punto, Aizawa e Shoto, che erano venuti lì per controllare di nuovo la camera di Katsuki, avevano deciso di seguire le ragazze, che, ignare, continuarono a parlare.
“Ma Himiko e dopo che vorresti fare?”
“Semplice, dirlo a Madame Kayama, che lo dirà alla polizia e così potremo riaprire. Ti rendi conto che siamo bloccate qui dentro senza fare nulla?”
“E lo trovi brutto?” aveva replicato Ochako sconvolta. “Perchè io no.”
Himiko aveva sbuffato. “Midnight chiuso, no soldi. E io li voglio.”
“Sì, così potrai spenderli in frivolezze.”
“Senti, meglio farmi dei regali, piuttosto che mettere da parte quei pochi centesimi che possiamo avere nella speranza di uscirne. Notiziona: sei condannata.”
Ormai arrivate davanti alla porta della camera di Tenko, Himiko aprì silenziosamente la porta e sia loro, che Aizawa e Shoto dietro, poterono ascoltare l’ultima parte del dialogo che Katsuki stava avendo con una voce che le tre ragazze non sentivano da molto tempo, ma che era sconosciuta agli agenti.
Momo cercò di sporgersi di più da dietro le altre due, ma si sbilanciò e questo portò Himiko addosso alla porta che si aprì.
Ci fu un momento di assoluta immobilità. I ragazzi fissavano con puro terrore i due agenti dietro le ragazze, che non accorte della presenza dietro di loro, guardavano Touya con stupore. 
“Dabi?” mormorò Momo. 
“L’assassino sei tu?”
Dabi socchiuse le labbra per provare a dire qualcosa, nello stesso momento in cui Ochako scuoteva la testa senza nemmeno rendersene conto. A parlare, però, fu Aizawa: “No, non è stato lui.”
Le tre ragazze sobbalzarono e si allontanarono dalla soglia, entrando nella camera. Si voltarono per guardare il commissario e Shoto dietro di loro. 
Aizawa entrò e le ragazze si fecero subito da parte. Ochako si avvicinò a Tenko. “Mi dispiace” mormorò con voce tremante. “Ho cercato di fermare Himiko e non ci siamo accorte di loro.”
Tenko le rivolse un’occhiata piena di ansia, sembrava di star sul punto di scoppiare in lacrime. 
Denki era pietrificato, guardava i due con occhi spalancati, non riusciva più a pensare, nemmeno a muoversi. 
Touya era immobile, addossato alla parete, quasi come se avesse l'intento di fondersi con essa per sparire. Guardava Shoto, suo fratello più piccolo che aveva lasciato quando aveva solo sette anni e ora era di fronte a lui, un diciassettenne alto quanto lui, dalle spalle larghe, che lo guardava con curiosità mista a orrore. Touya capì che lo aveva riconosciuto e che sapeva di quello che gli aveva fatto loro padre. 
E alla fine c'era Katsuki, che dopo un primo momento di shock in cui non aveva mosso un muscolo, ora stava pensando a come tutto fosse finito. Non doveva più vivere con il timore di essere scoperto e per le conseguenze che avrebbe dovuto affrontare. Non poteva più sfuggire. Nonostante si provasse a dire di accettare e basta il suo fato, che alla fine non poteva essere così diverso da quello che finora aveva vissuto, Katsuki non riuscì a sentirsi più tranquillo. Pensò a Izuku, a come si era sentito in sua compagnia, e soprattutto a quello che gli aveva rivelato. Avrebbe preferito non averlo mai incontrato o aver mai saputo nulla, in questo modo avrebbe sofferto di meno. 
Tutti questi suoi pensieri e l'agitazione che provava non vennero mostrati all'esterno. Agli occhi degli altri, Katsuki era completamente privo di una qualsivoglia emozione: il corpo immobile, il volto inespressivo, gli occhi puntati su Aizawa. In tutta risposta Aizawa guardava proprio lui. Solo lui. Non riuscì a decifrare il suo sguardo, il commissario sapeva il fatto suo ovviamente e non avrebbe mai lasciato trapelare i suoi sentimenti.
"Era così scontato che sono stato tentato di ignorare il dubbio che mi attanagliava" disse il commissario. "Anche perché ero più concentrato ad aiutarti, tormentato dal senso di colpa che per dieci anni mi ha accompagnato nella mia vita, ma alla fine, forse lo avevo sempre sospettato." 
Shoto al suo fianco era sorpreso quanto i presenti. Inoltre, doveva ancora digerire il fatto che proprio di fronte a lui si trovava suo fratello maggiore che per anni si era pensato fosse morto. Nella testa vorticavano le testimonianze che aveva sentito su Dabi (Touya) e suo padre. Non appena aveva riconosciuto Touya, Shoto aveva collegato tutti i punti delle indagini: Touya costretto ad avere rapporti sessuali con il padre, Katsuki che prendeva il suo posto mentre lui si nascondeva in quella stanza, il senso di vendetta che sicuramente aveva fatto crescere dentro di lui e che alla fine era culminato nell'uccisione del padre, quel mostro che lo aveva traumatizzato più di quanto aveva già fatto quando era un bambino. Il movente c'era e Shoto non avrebbe potuto che essere d'accordo. Ma Aizawa aveva appena detto tutto il contrario e, se ci rifletteva bene, Shoto capì che la sua versione non quadrava. Aveva ascoltato anche lui lo scambio di battute tra Katsuki e Touya poco prima. 
"Devo sedermi" mormorò. Momo, la più vicina a lui, lo vide traballare e lo sorresse per poi farlo sedere sul letto di Tenko dietro di loro. 
Aizawa lanciò un'occhiata al ragazzo per sincerarsi che non stesse troppo male. Stava seduto a testa bassa, tremando leggermente. Spostò di nuovo la sua attenzione su Katsuki, che continuava a mantenere la sua posizione. 
"La stanza era tua, il cliente era tuo e ora esce fuori che anche l'arma lo era. Abbastanza scontato no? Così scontato da essere impensabile. Sai, eravamo venuti proprio per il tagliacarte. Avevo notato delle buste da lettera aperte sulla tua scrivania ma non mi ci sono soffermato molto e volevo vedere il taglio per capire se erano state strappate o tagliate."
Katsuki si controllò per evitare di alzare gli occhi al cielo. Aveva sempre odiato ricevere le lettere di quei malati ossessionati con lui, soprattutto perché doveva chiedere a chi sapeva leggere tra le ragazze o a Madame Kayama per sapere cosa dicevano. Quelle tre buste le aveva aperte proprio poco prima che il bordello aprisse, ma non aveva fatto in tempo a farsele leggere. Non che gli importasse. 
"Allora?" Aizawa lo spronò a parlare. "Lo hai ucciso te, no?" 
Momo, Himiko e Touya si mostrarono stupiti e guardarono Katsuki come se lo vedessero per la prima volta. Aizawa non poté fare a meno di notare come Ochako, Denki e Tenko non reagirono. Li guardò tutti e tre. "E voi siete coinvolti" affermò. 
Denki abbassò subito la testa, in un tentativo di nascondersi, Ochako semplicemente cercò di non incrociare lo sguardo del commissario, mentre Tenko fu l'unico che mantenne gli occhi su di lui, in un gesto di sfida. 
Katsuki continuò a mantenersi silenzioso. 
Tenko fece qualche passo avanti e spinse Katsuki indietro, che andò a scontrarsi leggermente con Touya. Tenko guardò Aizawa, sempre con lo stesso sguardo ostile, il naso arricciato in un broncio. Scosse la testa ed estese un braccio come a proteggere i due dietro di lui. 
"Che volete fare?" domandò Ochako con tono di voce tremolante, spaventato. 
“Shoto…Shoto!” richiamò Aizawa quasi urlando.
Shoto alzò la testa di scatto e guardò il commissario con occhi spalancati, colmi di panico misto a paura. “So che ti chiedo molto, ma siamo solo in due e mi devi aiutare.”
“C-che devo fare?”
“Devi andare di sotto e chiamare la centrale, che vengano qui con altre due auto.”
“Ci state arrestando tutti?” domandò Momo con un filo di voce.
Shouta la ignorò, stava cercando con tutte le sue forze di rimanere vigile, di non lasciarsi distrarre dalle proprie emozioni. Lanciò una rapida occhiata a Katsuki, ancora leggermente nascosto da Tenko e Ochako. Era pallido, aveva abbassato lo sguardo, fisso ora sul pavimento, sembrava completamente assente. Ben diverso era Touya, Todoroki Touya per la precisione, accanto a lui. “Io non ho fatto niente!” sbraitò questo. “Non penso sia un crimine nascondersi dai propri abusatori!”
Shouta voleva solo uscire da quel posto. 
“Shoto, vai subito.”
Shoto scattò in piedi, quasi come se si fosse già dimenticato quello che gli era stato chiesto. “Devo chiamare. Sì!”
“Ei fratellino, non vorrai davvero arrestare tuo fratello!”
Shoto si bloccò di colpo sulla soglia, ma non si girò. Aizawa scoccò un’occhiatacca a Touya. “Muto. Non parlargli.”
“Non ho fatto niente!”
“Devi stare in silenzio, riesci a capire la situazione?”
“No.”
Alla risposta inaspettata Shouta rimase a corto di parole, ma un’altra problematica fece la sua comparsa giusto poco dopo che Shoto ebbe trovato le forze per andarsene.
“Aizawa, ma si può sapere cosa state facendo in camera di Tenk- COSA?”
Madame Kayama, sulla porta del sottotetto, era rimasta pietrificata nel vedere proprio quell’unico ragazzo che era sfuggito al suo controllo. “Dabi cosa ci fai qui?” La voce le suonò isterica, acuta e l’espressione era quella di chi aveva visto un morto tornato in vita. 
Touya le sorrise, ma quasi come se stesse cercando di nascondere la sua paura. “Io sono sempre stato qui.”
“Tenko? Tenko che significa?” domandò la donna rivolta al ragazzo che amava come un figlio, il quale si limitò ad alzare le spalle a guardarla con sufficenza. 
“Madame li sto portando tutti in centrale” si intromise Aizawa.
Nemuri spostò la sua attenzione sul commissario, sconvolta. “Come prego?”
“Sì, sono tutti da portare in centrale. Lui” indicò Katsuki. “è molto probabilmente l’assassino, gli altri sono stati suoi complici in qualche modo. E lui” proseguì spostando di poco il dito su Touya. “Ha inspiegabilmente preso l’arma del delitto, il tagliacarte di Katsuki.”
A quel punto Himiko alzò la mano. “Io e Momo non abbiamo fatto niente.”
“Questo sarò io a dirlo” replicò il commissario.
“Ma è vero! Guardate che abbiamo scoperto tutto ora insieme a voi!”
In quel momento Shouta si sentì come se fosse un professore in una classe di alunni indisciplinati e a pensarci non era così tanto lontano dalla realtà. Tolti Touya e Tenko, gli altri erano più o meno adolescenti, e tutti - incluso il più grande - non avevano avuto un’infanzia o un’educazione. 
“Madame Kayama dovete venire anche voi.”
“Impossibile, non posso lasciare il bordello scoperto.”
Himiko ridacchiò. “Come se non lo aveste mai fatto.” Ochako le tirò una gomitata. “Lo capisci che devi stare zitta, non stiamo giocando” le bisbigliò.
Madame Kayama guardò minacciosa la ragazzina bionda, ma preferì non replicare. 
"Ora, Touya, dammi il tagliacarte."
"Non ce l'ho." 
Aizawa non fu sorpreso dalla risposta, arrivata così prontamente e con una punta di urgenza da far capire benissimo che il ragazzo stava mentendo. "Touya non abbiamo tutto il giorno." 
Touya si guardò intorno, diresse lo sguardo sui presenti e infine su Tenko, il quale gli strinse un braccio e annuì. Tenko socchiuse le labbra e si sporse vicino all'orecchio di Touya. Gli mormorò qualcosa, non si capì cosa gli disse. I presenti rimasero sorpresi. 
Touya alla fine decise di capitolare. "È lì" disse indicando la porticina della soffitta. "Posso andare a prenderlo?" 
Sotto lo sguardo attento di Aizawa, Touya si chinò per afferrare dal nascondiglio il tagliacarte di Katsuki. Quando lo tirò fuori Shouta lo afferrò subito con un fazzoletto, era ancora sporco di sangue. Infine rivolse un’occhiata che non ammetteva repliche a tutti i presenti. “Di sotto, forza. Non fate scherzi, non vi conviene.”
Himiko fu la prima a uscire, seguita da Momo. Più reclutante fu Ochako, che uscì più per controllare la ragazza bionda che per volontà di obbedienza. Tenko, tenendo per mano Touya, fu dietro di lei; Denki li seguì subito dopo, a testa bassa, con ancora qualche lacrima a rigargli le guance. Katsuki si mosse per la prima volta. Silenzioso e sempre assente seguì Denki, ma venne fermato da Aizawa. “Mi dispiace, ma è la procedura” gli disse il commissario prima di prendergli i polsi e bloccarli con un paio di manette. Gelide sulla pelle, fecero rabbrividire Katsuki.
“Quindi lui è davvero in arresto” commentò Nemuri.
“Sì e dovreste esserlo anche voi.”
La donna sbuffò una risata sardonica. Sia lei che il commissario sapevano che non sarebbe mai potuto accadere. Come sapevano che l’arresto di Katsuki e una sua eventuale condanna non avrebbero portato il ragazzo in carcere. 
Nel frattempo Shoto e gli altri stavano aspettando all’ingresso sia che Aizawa scendesse e sia che arrivassero gli altri colleghi. “Ho chiamato al bar” mormorò a Denki. “Ho pensato che Izuku dovesse sapere cosa sta accadendo.”
Denki gli rivolse un piccolo sorriso. “Kat ne sarà contento.”
“Ma è stato davvero lui?”
Denki non rispose, lo guardò negli occhi con i suoi rossi e umidi per il pianto. In quello sguardo Shoto capì cosa l’altro non poteva dire.

 
   
 
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