A un certo punto notò che tutti si misero sull'attenti, seguì i suoi compagni, in ritardo e con lo sguardo puntato dritto davanti a sé. Osservando la schiena di quello di fronte.
Aveva una mano sulla fronte e sapeva che non doveva rompere la riga, ma uno spostamento degli occhi forse gli era possibile. Così fece e subito incontrò la sua figura.
Sugli schermi sembrava più alto, visto così da vicino ora comprendeva la sua reale altezza e si stava rendendo conto che fosse più basso anche di lui.
Insomma, era piccolo ed esile. Era impensabile che potesse avere un grande potere politico e che fosse il più vicino all'Imperatore.
Il suo viso era bello liscio, proprio come era sugli schermi o in olovisione (anche se in quest'ultimo era più difficile notarlo). Lo trovava bellissimo, vederlo dal vivo era tutt'altro conto e sembrava ancor più affascinante.
Senza rendersene conto aveva sciolto la posa, girandosi e sicuramente si era fatto notare da qualcuno. Anzi, una persona se ne era accorta ed era proprio il diretto interessato che stava fissando.
Pensò che i loro sguardi si fossero incrociati per puro caso, ma comunque lo fece sussultare e arrossire.
Si sistemò impacciatamente e tornò ad osservare la schiena dell'altro soldato, sempre rosso. Deglutì, sperò che nessuno dei suoi superiori lo riprendesse o lo punisse.
Il Primo Ministro camminava con passo tranquillo, scortato da dei soldati, anche se non ne aveva assolutamente bisogno ma erano queste le regole. Prima di salire sul palco, aveva scambiato qualche parola veloce e stretta di mano ai professori e al preside.
Tutto il pubblico rimaneva in attesa seduti al loro posto, scambiandosi qualche sussurro sotto la musica non troppo alta per accompagnare quel momento e guardando la scena.
Il ragazzo dai lunghi capelli bianchi salì e andò al microfono, sorridendo sinceramente a tutti i presenti.
La musica si spense e lui subito dopo pronunciò quelle parole. -Buon pomeriggio a tutti. Mi scuso se vi rubo attimi di festa per questo mio discorso, che cercherò di far più breve possibile per farvi tornare ai vostri lieti momenti.- Disse annuendo leggermente. -Vi ringrazio di essere qui a festeggiare questo importante avvenimento, famiglie composte da generazioni sempre più giovani che sono il nostro futuro. Noi, come presente, dobbiamo prepararli a crescere e ad affrontare il mondo. Le difficoltà e soprattutto a studiare. Lo studio è importante per evitare avvenimenti che non vorremmo più ripetere e per affrontare anche i periodi più oscuri. La cultura ci salva, ci rende indipendenti e soprattutto pensatori.
In questa scuola ci sono grandi menti, che sicuramente in un lontano futuro agiranno per ciò che credono e faranno grandi cose.
I sogni dei giovani vanno curati, portati a non essere più tali e come genitori dovrete per loro garantire tutto questo- prese una piccola pausa e poi continuò col suo solito caloroso sorriso. -Per questo, sono felice di aprire insieme gli illustri insegnanti, al ministro dell'istruzione e al preside, questa ala scolastica. Per ampliare sempre di più il sapere dei nostri giovani e augurargli di riuscire in tutto ciò che desiderano. Lavorate molto e rende i vostri sogni reali, ve lo auguro immensamente.-
Ci furono degli applausi alla fine del discorso e per tutto il tempo Aiden lo aveva osservato intensamente. Come se non esistesse altro al di fuori di lui, ipnotizzato dalla sua voce e dalla sua figura.
I soldati sciolsero la loro posa e in ritardo li seguì anche lui, tornando a una posizione semplice e osservò tutti riprendere i festeggiamenti. Il breve discorso era terminato e il pubblico stava scemando lentamente, anche i suoi compagni se ne stavano andando. Invece alcuni erano lì a chiacchierare.
Non li conosceva tutti, diversi di loro di vista e con altri aveva scambiato due chiacchiere. Era preso in simpatia da qualche generale, ma non era trattato meglio degli altri. A proposito di generale, uno di questi si stava avvicinando a lui inferocito e sapeva già cosa sarebbe successo. Si preparò psicologicamente ad affrontare una ramanzina.
Ma non si riuscì ad avvicinare, perché una voce lo chiamò e giustamente riconoscendola si congelò sul posto. Una volta giratosi ebbe la conferma che si trattava del Primo Ministro, parlava con lui in modo naturale e normale, come se non fosse la seconda carica più importante del governo. La faccia del generale non nascose il suo disagio, ma riuscì ad ascoltarlo normalmente. Dopo qualche attimo di chiacchiera, l'uomo lo osservò con la coda dell'occhio e invece il Ministro gli rivolse un sorrisino.
Si sentì al centro della loro attenzione, senza ombra di dubbio stavano parlando di lui e questo lo rendeva ancora più nervoso. Anche più rosso sugli zigomi e non riuscì a nasconderlo in nessun modo ora. Abbassò solo lo sguardo, per evitare i loro occhi.
Era ancora in mezzo a uno o due soldati, in quel momento alle sue spalle risuonò una voce che riconobbe immediatamente.
-Aiden, che gioia rivederti.-
Alzò di nuovo lo sguardo appena gli fu di fronte, si trattava di un uomo sulla cinquantina e lo si capiva bene per le sue rughette normalissime per quell'età. I capelli erano molto corti e castano scuri, anche se parevano neri a una prima vista.
Gli occhi erano terribilmente affascinanti, blu come le profondità dell'oceano o come la notte più profonda, senza nessuna fonte di luce in entrambi i casi. Rendevano il suo sguardo serio e intenso. Osservare troppo quelle due iridi ci si perdeva molto facilmente.
Indossava la divisa militare, ma più particolareggiata e sul suo petto molte medaglie d'onore sbrilluccicavano. Era un generale, anzi uno dei migliori a quanto si diceva.
-Oh, generale Hun- disse mettendosi sull'attenti, in quella posa di saluto e di rispetto per un suo superiore.
Ridacchiò e poggiò una mano sulla sua spalla. -Su su, non c'è bisogno di tutte queste formalità.-
-Come dice lei- disse tornando normale.
-Dammi pure del tu, siamo fuori dalla scuola- annuì sicuro di sé. -Come stai?- Chiese davvero interessato.
-Io sto abbastanza bene, lavoro sempre in questa scuola. Tutto normale e a te come va'?-
-Mi fa' piacere- scosse la testa leggermente. -Bene anche per me, penso che farò altri pochi anni e poi mi daranno la pensione d'onore.-
-È una grande cosa Hun, potrai finalmente rilassarti e goderti la vita.-
-Non hai tutti i torti, anche se questo lavoro non mi dispiace... Ma comunque comincio un po' a sentire il peso degli anni, anche se ho solo cinquanta anni.-
-Beh, penso sia normale. Dopo una vita a combattere, fare esercizi e a muoversi molto... Penso che sia più che normale essere sfiniti.-
La sua mano gli diede qualche colpetto sulla sua spalla. -Sei un ragazzo maturo.- Disse sorridente e poi lasciando cadere il braccio lungo il fianco. -Vivien come sta?-
Per Aiden quella domanda non fu strana e non era neanche un mistero che Hun ci stesse provando con lei da anni e quest'ultima non sembrava neanche troppo contraria. Rispondeva apertamente a quei suoi modi di fare, la cosa lo metteva sempre un pochino in imbarazzo e per fortuna nel tempo avevano capito che era meglio fare quei gesti quando lui non fosse presente.
Sua madre era giusto che si rifacesse una vita dopo la morte del marito, soprattutto quando erano passati diversi anni e cominciava a capire di sentirsi sola. Per lui non era facile questa situazione, era ancora legato alla figura del padre e vedere prendere il suo posto da quell'uomo... Era una fonte di disagio.
Hun era un brav'uomo, gentile, dolce e simpatico e poteva vederlo bene a fianco di sua madre. Era strano, ma poteva davvero abituarsi e tornare a vedere felice completamente la donna che lo aveva cresciuto da sola per un lato della sua vita.
Non doveva essere egoista, quindi non avrebbe mai proibito una cosa del genere.
-Si sta bene- disse annuendo. -Oggi non è potuta venire, aveva del lavoro da fare ma mi ha detto di salutarti nel caso ti avessi visto e che sta sera sei invitato a cena da noi.-
Ad Hun si accesero gli occhi, una lucina comparve nelle profondità oscure di quelle iridi e accese un bel sorriso solare. -Con piacere accetto, sarei felice di vederla dopo quattro mesi.-
Era sempre preso con il suo lavoro, lo trovava un grande uomo ma sperava che in qualche modo riuscisse a trovare più spazio per sua madre. Anche se sapeva che sicuramente anche lui desiderava dedicarle più tempo.
-Anche lei sarebbe felicissima.-
-Comunque, oggi ti ho visto un po' perso e non succede mai... Che è successo? Il generale Markes sembra sul piede di guerra con te, fortunatamente è stato bloccato.-
-Ah, sì...- disse diventando rosso ancora, ma meno visibilmente di prima. -E-ecco, era la prima volta che vedevo il Primo Ministro così da vicino- disse deglutendo un groppone.
-Capisco, ti ha reso un po' nervoso vero?-
Annuì guardando verso il terreno.
-Succede con persone importanti. Non devi sentirti in colpa e poi sei giovane, vedrai che ti abituerai a ritrovarti a pochi centimetri con persone molto influenti e potenti. Come ad esempio l'Imperatore.-
Scosse la testa. -Oh, no no, spero di no. L'Imperatore mi farebbe sentire piccolo e soprattutto parecchio a disagio-
-Tranquillo, sembra inumano ma non lo è. Sai, la cosa più divertente è che il Primo Ministro sembra più umano di lui.-
-Già, lo penso anch'io- disse ridacchiando.
-Davis!-
Una voce lo chiamò e la conosceva più che bene, senza girarsi indovinò di chi si trattasse e infatti era il generale Markes, colui che doveva curare i soldati quel giorno.
Aiden si mise in posa, salutandolo diligentemente e con tono di voce sicuro, per quanto potesse riuscirci in quel momento. -Generale- lo salutò.
L'uomo dai lineamenti duri e dallo sguardo tagliente lo osservava nervoso, arrabbiato e anzi infuriato. Per certi versi, per lui non nutriva per nulla simpatia e anzi senza un motivo apparente non lo sopportava. Adesso, però dovette trattenersi nel mostrare e nel buttargli addosso tutto il suo odio, visto che il Primo Ministro gli aveva chiesto di non essere così duro in un giorno di festa come questo. Infatti, dopo qualche attimo nell'osservare i suoi occhi verdi chiaro, disse quelle parole. -Per oggi ti è andata bene, non vorrei sgridato o men che meno punito... Solo perché qualcuno di importante ha chiesto di essere un po' più clemente.-
Non disse nulla, ma continuò ad osservare davanti a sé.
Markes stizzito se ne andò, non dicendo nulla e Aiden poté sciogliere quella posizione.
-Quello mi odia...- commentò a bassa voce.
Hun scosse il capo ridacchiando. -Ma no, è soltanto duro con tutti.-
-Mh, se lo dici tu...- spostò il suo sguardo dove c'era stato precedentemente il Primo Ministro ed era ancora lì, che gli sorrise calorosamente.
Aiden arrossì e poi capendo che doveva ringraziarlo, poggiò una mano sul petto dove vi era il cuore e fece un mezzo inchino. Era il tipico modo per porgere omaggi o per quel caso, anche ringraziare o essere grato.
Hun guardò il Primo Ministro e fece anche lui quel gesto, meno accentuato.
Il Ministro stava muovendo per salutare il generale Hun, quando fu raggiunto da altre cariche politiche e da giornalisti. Ne fu accerchiato, impossibilitandolo a muoversi.
-Cavolo Aiden, mi spiace. Potevi conoscere il Primo Ministro di persona, è veramente simpatico e gentile.-
-Lo hai conosciuto personalmente?-
-Oh, sì certo, è sempre a lavoro su qualcosa ma nel suo tempo libero beve qualcosa insieme alle cariche importanti dell'esercito. Quelle che ha come amiche, ad esempio me e qualche altro generale- poggiò un braccio sulle sue spalle e poi con un gesto della testa salutò il ragazzo, ancora accerchiato da tutte quelle persone. Guidò con sé il giovane, allontanandosi dal palco e andando verso le varie bancarelle che c'erano in giro disseminate.
-In quanto siete in confidenza?- Chiese per curiosità.
Ci pensò un attimo e poi tornò a posare gli occhi su di lui. -Abbastanza da confidarmi molte sue insicurezze-
-Davvero?-
-Si certo, l'ho conosciuto quando avevo pressoché la tua età e spesso siamo usciti insieme per scambiarci due chiacchiere.-
-Anche quando eri un semplice soldato?-
-Si, anche. Vedi, il Primo Ministro in realtà è una persona che ama conoscere ed è socievole. Riconosce subito che si merita la sua amicizia, con me ad esempio, quando ero più giovane, ha capito che sarei arrivato in alto e che soprattutto sarei sempre stato uno di cui fidarsi.-
-Capisco- mormorò.
-È proprio una brava persona davvero e soprattutto mi ha aiutato a maturare molto.-
-Deve essere bello conoscerlo così approfonditamente.-
-Si, assolutamente- annuì. -Magari un giorno capiterà anche a te.-
Sospirò. -Figurarsi, io sono solo un semplice ragazzo che non ha una meta nella vita e che lavora in una scuola come assistente tuttofare.-
-Anche io ero un semplice ragazzo.-
-Si beh, ma tu avevi scelto la strada del militare io invece sono qui e non c'è assolutamente niente che mi possa permettere di incontrarlo- era molto sicuro di sé nel dire quelle parole, ma poi cambiò subito discorso. Liberandosi dal suo braccio e mettendosi davanti a lui. -C-comunque, sta sera cerca di presentarti a modo e soprattutto porta un bel mazzo di fiori, di dalia rosati i suoi preferiti e con i dolci che preferisce.-
-Certo certo. Avevo già intenzione di comprarli- annuì sorridente e guardando Aiden. Hun era contento che in nessun modo fosse negativo a quello che voleva esserci fra lui e sua madre. Sembrava anche tenerci a vederla felice con lui, per questo lo aiutava molto volentieri, pur dando quei consigli che conosceva già a memoria e lo trovò molto dolce quel suo modo di fare. Il più delle volte aveva ancora quel comportamento da ragazzino, pur avendo già diciotto anni e non si trattava per forza di una cosa negativa. -Adesso vado, devo passare del tempo insieme ad altre figure illustri- mormorò con un sospiro. -Tu divertiti, ok?-
-Si, buona fortuna- disse scherzando e poi lasciandolo solo per andare dai suoi importanti impegni.
Aiden camminò verso il suo gruppo di amici, che erano come al solito insieme e salutò con buone maniere i loro genitori.
Rosaline, la mamma di Jack dai rossi capelli di fuoco fu la prima a fargli i complimenti. -Come sei bello vestito così, Aiden.-
-T-ti ringrazio- disse timidamente.
-Era la prima volta che facevi una cosa del genere?- Chiese sempre lei per curiosità.
-Si, diciamo di sì.-
-Lo si vedeva!- Jack scoppiò a ridere e subito dopo ricevette una gomitata dalla ragazza, con seguito un'occhiataccia.
-Jack- lo riprese la madre. -Cerca di non fare lo stronzetto, perché sai che ti succede.-
Il ragazzino sapeva che le minacce di sua madre erano serie, ma soprattutto vere e quindi ne fu spaventato. Quella donna sapeva essere parecchio temibile e spaventosa. -Si- mormorò intimorito.
Aiden intervenì. -Non è un problema, insomma è la verità. Un mio superiore mi stava per sgridare giustamente- annuì sorridente.
-Capisco, ma se Jack si comporta in qualche modo male lascia che lo sistemi io.-
Rosaline, pur avendo un nome che richiamasse la dolcezza e la gentilezza, era figlia di un meccanico ed era cresciuta in mezzo a modi di fare molto duri e suo padre l'aveva resa una donna parecchio forte. Sapeva rispondere a tono contro chiunque, difendeva con le unghie e con i denti chi voleva bene e puniva anche chi amava per delle buone cause. Era giusta, molto severa e allo stesso tempo sapeva anche essere carina.
-Si, certo- disse messo in difficoltà Aiden.
La festa di inaugurazione procedette senza alcun problema, tutti si godettero la meravigliosa giornata e senza pensare a problemi dei loro giorni. Durò fino a quasi l'ora di cena, dove per tutto il tempo c'erano stati momenti dedicati alle famiglie e soprattutto anche ai bambini, che incuriositi scrutavano qualsiasi invenzione delle materie elettroniche e robotiche.
In giro in quel momento di festa c'era tanta tranquillità e fu davvero piacevole vivere quella spensieratezza.