Crossover
Segui la storia  |       
Autore: evil 65    17/09/2023    4 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Siamo tornati! E come di consueto, eccovi un nuovissimo capitolo. 


Capitolo 41 - The Final War: Parte 1

269784523-227908582823145-202487360841479190-n

“A warning to the people
The good and the evil
This is war
To the soldier, the civilian
The martyr, the victim
This is war
It's the moment of truth, and the moment to lie
The moment to live and the moment to die
The moment to fight, the moment to fight
To fight, to fight, to fight…”

30 Seconds from Mars - This Is War


I campi di Renmant al confine del Regno di Dreamland erano saturi dell’odore di morte. Un puzzo senza forma o consistenza, un mero pensiero che aleggiava nelle menti e nei cuori di coloro che avevano cominciato ad ammassarsi lungo quella landa apparentemente desolata, consapevoli dell’enorme battaglia che presto avrebbe avuto lungo.
Sotto ordine di King Dedede, umani, fauni e cacciatori si erano raccolti sotto lo stendardo della Ribellione, non obbligati da semplice lealtà nei confronti del loro sovrano, ma sinceramente desiderosi di fare la differenza e sostenere l’ideale del Dottore contro le forze del Maestro.
Ora, navette, droidi da battaglia e numerosi altri macchinari erano stati abilmente posizionati e armati lungo il confine del regno, in attesa… così come lo erano tutti i guerrieri che avevano scelto di partecipare al conflitto, compresi i Time Warriors.
Alti e fieri, guidavano quel contingente come la punta di una gigantesca freccia, affiancati da King Dedede in groppa al suo destriero da battaglia. Poco più indietro, adagiato su di un sacco, spiccava la figura addormentata del Dottore… l’ultima speranza di ribaltare una situazione apparentemente senza via d’uscita.
Ma fino al suo risveglio – ammesso che sarebbe davvero avvenuto – sarebbe stato a carico dei suoi pupilli il compito di affrontare le forze del Maestro.
<< Volete sapere una cosa buffa? Mi ero dimenticato di quanto potessero essere snervanti >> disse all’improvviso Angel, cupo in volto << Gli istanti prima della battaglia, intendo. Da quando il Dottore mi ha ridato i miei vecchi ricordi, abbiamo affrontato non pochi scontri inaspettati e al di là del nostro controllo… ma mai come quello che stiamo per combattere. Non siamo mai stati così consapevoli di ciò che avremmo affrontato, di quanto saremmo stati vicino alla morte… >>
Volse ai suoi compagni di squadra un sorrisetto ironico.
<< Era qualcosa che avrei preferito lasciarmi alle spalle. >>
Thor annuì d’accordo. Era veterano di molte guerre, aveva vissuto innumerevoli vite, e aveva visto ogni tipo di conflitto, eppure quella che avrebbero combattuto quel giorno… era diversa.
Poteva sentire la tensione dei soldati ribelli e anche quella dei suoi compagni. Tutto era pronto, gli eserciti schierati, eppure… perché all’Ase sembrava che quella fosse una scacchiera? Come se loro fossero semplici pedine, e il Maestro l’unico vero giocatore.
Era una sensazione strana, e non gli piaceva, ma suo padre gli aveva insegnato che il destino poteva essere cambiato con la forza di volontà… perciò, con quel pensiero si fece forza, annegando la mente nella convinzione che avrebbero vinto, nonostante fosse un’impresa disperata e difficile.
<< La vibrazione delle spade che impattano sugli scudi... >> disse << il sapore del sangue in bocca, il suono del cuore nelle orecchie. Tutte queste cose e molto altro, è ciò che la battaglia ha da offrire. Anche io avrei voluto lasciarmi tutto questo alle spalle… ma fatti forza, amico mio. Combatteremo insieme, tutti noi, uniti, in questo ultimo e grande giorno. >>
Auth portò le mani ai lati della testa, le dita strinsero le ali d’angelo che coronavano il suo elmo, lo levò da sopra il capo e osservò il panorama che aveva di fronte. Dopo una vita da immortale... vita, se mai poteva essere definita in quel modo, sembrava sul punto di riscoprire ogni cosa.
Percepì un brivido lungo la schiena e respirò profondamente.
<< So di cosa parli. La spada che perfora la carne, l’esaltazione, la febbre della battaglia che non ti fa percepire il dolore di una ferita... e poi cosa rimane? Istanti scarlatti nei quali la tua vita è una partita a dadi: vivi o muori, questa è l’unica scelta che offre una battaglia. >>
Parlò in tono calmo e raccolto, osservando il proprio riflesso.
<< Ancora una volta nella mischia, Thor. Viviamo e moriamo in questo giorno, ancora una volta... in guerra. >>
Quell’ultima parola fu un sussurro, forse una promessa, forse una condanna.
Il team JEKP era in posizione poco dietro il dio del tuono. Le facce di tutti e quattro i membri avevano un’espressione imperscrutabile, volta a celare il loro nervosismo.
James aveva approfittato del poco tempo a disposizione per costruire armature simili alla sua anche per i propri compagni. Poteva solo sperare che sarebbe stato sufficiente per impedire la loro morte.
<< Ragazzi, se non avessi occasione di dirvelo alla fine di questa giornata... essere al vostro fianco in questi mesi è stato un vero onore. >>
Ammantati nelle loro nuove corazze, entrambi i team sarebbe potuto apparire in un poster di reclutamento per aspiranti Cacciatori.
Gli occhi scarlatti di Fire saettarono in lungo in largo, poi verso i suoi compagni, mentre teneva i pugni serrati lungo i fianchi.
<< Be’, ragazzi >> mormorò dopo qualche istante << tanto vale che lo ammetta: non c’è mai stata una sola volta in cui mi sia sentito tanto terrorizzato quanto in questo momento. Okay, in realtà una volta c’è stata: quando effettuai la mia prima, vera missione da Vigilante Mascherato. Io... mi ricordo tutto. >>
Prese un respiro profondo.
<< I brividi, l’adrenalina, il disperato desiderio di sopravvivere, l’aggrapparsi solamente al semplice atto di andare avanti pur di non impazzire... solo che ora è cento volte peggio. Questa è una guerra. Io non ho la minima idea di cosa significhi. Ho combattuto tante lotte, e ho rischiato tanto. Ma quello che stiamo rischiando non potrebbe mai paragonarsi. >> Scosse il capo. << Mi dispiace. Non sono molto incoraggiante, lo so. Ma volevo essere sincero. >>
<< Be’, non esiste posto migliore di un campo di battaglia per buttare fuori tutto >> si intromise Dedede, con un tono a metà tra il divertito e il rassegnato << Per quanto riguarda me, ho già fatto pace con i miei demoni molto tempo fa. Ora non mi resta altro che aspettare... e vedere come il destino sceglierà di mescolare le carte che mi restano. >>
Lanciò una rapida occhiata in direzione del Dottore.
<< Siete davvero sicuri di volerlo tenere così vicini al campo di battaglia? A lunga andare potrebbe rivelarsi un vantaggio, oppure una debolezza che i nostri nemici useranno per destabilizzarci. >>
<< Siamo disperati e stiamo tentando il tutto per tutto >> replicò il ragazzo dai capelli verdi << ma ci siamo presi questo rischio sin da quando gli abbiamo chiesto di guardare nel Vortice. Adesso dobbiamo credere in lui fino alla fine. È tutto quello che abbiamo... per questo ci serve qui. >>
Marie gli poggiò una mano sulla spalla. Portava indosso un’armatura cremisi, una corazza a piastre modellata sul suo fisico che la copriva interamente, proteggendola dai raggi del sole. Al fianco sinistro, la spada, bramosa di sangue e carne viva.
<< La disperazione non è una maledizione, Baelfire. Non ci spinge a compiere le scelte sbagliate, solo quelle necessarie. Tu credi nel Dottore… ma nel momento in cui esiterai nella battaglia, rammenta che io credo in te. >>
Strinse la presa, sperando di trasmettergli la propria forza.
<< Dovremmo essere grati di poter vivere un giorno come questo, di poter fare qualcosa. Se penso che neanche molto tempo mi limitavo a vivere un’esistenza ordinaria nelle risaie di Hong Kong… a volte il Fato sa essere davvero ironico, non è così? >>
<< Però King Dedede ha ragione >> disse Auth, osservando il corpo del Dottore << sarebbe da stolti lasciarlo in balia della battaglia... forse posso fare qualcosa a riguardo. >>
Tese la mano sinistra in avanti, le dita vennero attraversate da venature dorate e un intrico luminescente andò ad avvolgere il Signore del Tempo come una retina pulsante, formando una fitta maglia.
<< Questa protezione dovrebbe essere abbastanza potente da reggere la maggior parte degli attacchi… spero con tutta me stessa che possa bastare. >>
Al contrario degli altri, Accelerator non disse nulla. Non c’erano bisogno di parole. Aveva paura? Certo, ma ancora non se la sentiva di esporsi così, al punto di ammetterlo e darlo a vedere come avevano fatto gli altri...
<< Avete ragione >> disse invece Angel. << Questa è una guerra, e ormai non possiamo più tirarci indietro. Non vacillerò, non oggi. Nessun sacrificio sarà vano! Noi vinceremo... io credo in questo. >>
<< Be’, tra poco dovrai crederci ancora di più >> borbottò Dedede << perché sembra proprio che il nostro nemico sia pronto a fare la sua mossa. >>
Alzò lo sguardo, un’azione che presto venne imitata dal resto dei Time Warriors... e allora lo videro: un turbinio di nubi che cominciò ad addensarsi sui cieli sovrastanti, fino a creare una specie di tornado.
Si schiantò a terra con violenza, producendo un contraccolpo d’aria che raggiunse rapidamente i quattro angoli della piana, costringendo la maggior parte dei presenti a coprirsi gli occhi per proteggerli dalla polvere.
Rimasero in attesa, le mani strette attorno alle loro armi... e solo quando la nube si diradò alcuni compirono un inconscio passo indietro, mentre l’inconfondibile figura del Maestro si faceva strada in mezzo alla coltre con passo deciso e marcato, puntando verso di loro.
Auth strinse i denti. Da quel poco che aveva appreso del tiranno, le era chiaro che quell’essere amasse farsi notare, dare sfoggio del proprio potere, e far sentire gli altri al di sotto di lui. Così serrò i pugni e si limitò a guardarlo, agitando infastidita la coda. Odiava ammetterlo, lo odiava con tutta sé stessa... ma aveva timore del loro avversario.
No... non timore. Aveva orrore, perché per la prima volta da troppo tempo, si trovava davanti a qualcosa che non poteva capire fino in fondo.
Marie rafforzò la stretta sulla spalla del suo pupillo, sforzandosi di restare imperturbabile davanti a quella poderosa manifestazione di forza.
“Siamo tutto ciò che lo separa dal dominio assoluto, ma forse non ci considera nemmeno così… per lui, questo è solo un gioco. Credo che se la stia davvero ridendo.”
Pensieri simili attraversarono Ruby e le sue compagne, mentre a loro volta avvertivano la cosmica energia dell’alieno espandersi in ondate invisibili all’occhio nudo. Tutto quello che il Maestro aveva fatto da Asgard a quel momento, al di là di un vago senso di rispetto per il Dottore, non era altro che una gigantesca beffa nei confronti della Resistenza e dei loro alleati, che avrebbe potuto distruggere con un gesto.
Sì, potevano decisamente avvertire la risata del semi-dio con la stessa intensità con cui avevano sopportato il potere della lancia di Angel.
L’alieno continuò ad avanzare implacabile, e ad ogni passo che fece aumentò la paura e il nervosismo che provavano la maggior parte dei guerrieri presenti.
<< Tenete la linea, soldati >> ordinò freddamente King << Non lasciate che la paura vi controlli. >>
Qualcosa più facile a dirsi che a farsi, lo sapeva bene anche lui. Dopotutto, si trovavano alla presenza di colui che per anni si era affermato come una divinità onnipotente agli occhi della popolazione di Battleground.
E nonostante tutti i presenti fossero stati resi consapevoli della sua vera natura, di certo non potevano semplicemente dimenticare le imprese di cui il Signore del Tempo si era fatto fautore fin dalla nascita di questa galassia.
L’uomo si fermò a pochi metri dai Time Warriors e fece una rapida panoramica del gruppo.
<< Wow... siete venuti davvero >> borbottò con un’espressione pensierosa << Francamente, sono un po’ sorpreso. Pensavo che almeno un paio di voi avrebbero provato a darsela a gambe... tipo tu, fiocco di neve. >>
Indicò Accelerator.
<< Dopotutto, sei sempre stato bravo a fuggire e nasconderti dai miei cacciatori di esper >> aggiunse con un sogghigno.
Accelerator ringhiò a bassa voce. Odiava davvero il Maestro, e la sua sola presenza era sufficiente per accendere in lui la furia di una bestia; ma dopo il tempo passato nella Ribellione, dopo aver conosciuto così a fondo persone come Fire, Thor, il Dottore e Kirby, aveva anche imparato l’arte della calma.
Il Demone Bianco era morto, ora c’era solo… il Numero Uno.
<< E io mi aspettavo che rimanessi nel tuo comodo letto a tirarti il pacco. Dopotutto, sei sempre stato bravo a far fare il lavoro sporco ai lacchè. >>
<< Ho due anni di prove a sostegno di questa tesi >> rincarò la dose Fire, con un sorriso storto e lo sguardo fiammeggiante.
<< Tradotto, Mr. Fenomenali Poteri Cosmici >> sghignazzò Emil << lascia insulti e battutine al Dottore. >>
Suo malgrado, Auth si lasciò sfuggire uno sbuffo di risa e scosse adagio la testa. << Immagino sia una costante dei tiranni no? Più sono grandi, e più fanno rumore quando cadono... un po’ come la merda, insomma. >>
<< O come i cadaveri >> ribatté il Maestro, freddamente << Qualcosa con cui tutti voi sarete familiari molto presto... alcuni più di altri. >>
I suoi occhi si soffermarono brevemente sul Dottore steso a terra.
<< Noto con piacere che uno di voi è già sull’orlo del baratro. Avete per caso giocherellato un po’ troppo con il Vortice del Tempo? >>
La frase del Maestro colpì Accelerator come uno stiletto nel petto. Lui aveva attraversato il Vortice insieme a Fire e ben sapeva il rischio che aveva corso. E il Maestro ne era a conoscenza! Come poteva? Che li avesse osservati per tutta la durata del loro addestramento? Che fosse perfettamente consapevole di quale fosse il loro piano? Allora perché non sembrava minimamente preoccupato?
Pensieri simili cominciarono a vorticare nella mente dei suoi compagni, ora molto più nervosi.
<< Basta parlare, mostro! >> esclamò Thor. << Non siamo qui per cimentarci nella dialettica, ma per darti battaglia. Muovi pure il tuo esercito, perché la mia arma è pronta. >>
Le parole del dio ostentavano sicurezza, ma in verità stava solo cercando di cambiare argomento. Non poteva lasciare che lo sgomento prendesse il posto del coraggio.
Fire mise su la sua migliore espressione di indifferenza e impassibilità. Interiormente, anche lui era inquieto tanto quanto gli altri.
<< Certo, a meno che tu non sia venuto qui semplicemente per spaventarci, nella vana e insulsa speranza di farci arrendere. >>
Gli occhi del Maestro si spalancarono in apparente sorpresa.
<< Spa-ven-tar-vi? >> ripeté lentamente, scandendo ogni singola sillaba con forza << Ora... perché mai dovrei volervi spaventare? >>
Si fece ulteriormente avanti, torreggiando sul ragazzo dai capelli verdi. Quest’ultimo avvertì delle scariche elettriche sprizzargli sulle dita. Si rese conto che, se non si fosse sforzato per rimanere immobile, semplicemente per sostenere lo sguardo terrificante del Signore del Tempo, il suo istinto gli avrebbe detto di fuggire e correre a nascondersi da qualche parte.
<< Io... voglio uccidervi TUTTI, dal primo all’ultimo! >>
Da Fire, gli occhi del Maestro incontrarono quelli di Angel.
<< Voglio uccidere te... e te... >> aggiunse, indicando Accelerator << E voi, piccoli cacciatori... e voi due... >> Puntò su Auth e Marie, e infine passò a Thor << E soprattutto te, così da finire il lavoro cominciato anni fa. >>
Il suo sorriso si fece sempre più affilato.
<< Spaventarvi... non farmi ridere, piccola formica. No... mi sbaglio. Per me sei al di sotto di una formica... non sei altro che polvere, come il resto dei tuoi compagni. Forse non voglio nemmeno uccidervi, perché ciò implicherebbe un atto che mi costerebbe almeno un po’ di sforzo. Io voglio SCHIACCIARVI. Io voglio... cancellarvi dalla faccia di questo universo. E poi sapete cosa farò? Passerò a tutti coloro che vi hanno aiutato nel corso di questi vent’anni, dal primo all’ultimo. >>
Allargò le mani in un gesto teatrale.
<< Perché? Semplicemente perché penso che quelle persone siano L’UNICA cosa capace di farvi andare avanti. L’unico motivo per cui continuate a lottare... è perché credete che le vostre azioni le terranno al sicuro, lontane da questa guerra, lontane da ME... ma vi assicuro che non sarà così. Loro sono L’UNICA ragione che vi spinge ad alzarvi ogni mattina e a combattere contro le probabilità.... voi, dannati eroi del cazzo! E io le farò a pezzi, lentamente, dolorosamente, in tutti i modi che potrebbero temere. Questo perché non potranno fermarmi... questo perché VOI non potrete fermarmi. Questo perché una volta che se ne saranno andate... di voi non resterà nemmeno il ricordo. >>
Fece un passo indietro, sorridendo in un modo più amichevole.
<< Volevo solo farvelo sapere. Addio, piccoli ribelli... addio >> sussurrò, per poi riapparire in un lampo azzurro dall’altro capo della piana
Un silenzio di tomba calò sui presenti, rotto solamente da una risata di pura ansia, nervosismo e isteria da parte di Baelfire, che liberò lo stesso sospiro di una persona che qualche istante prima aveva rischiato di soffocare e collassare.
<< Porca puttana, sono riuscito a irritarlo >> sibilò, mentre si stringeva i capelli in una morsa e sorrideva grottescamente per l’inquietudine << Grandioso. Sì, decisamente voleva spaventarci. >>
Auth avrebbe voluto aprire bocca, ma il Maestro era già sparito, oltre la sua portata. A quel punto sentì lacrime, lacrime bollenti e salate rifarle gli occhi.
Si sentiva impotente... come se tutto ciò che era stato sino ad allora fosse del tutto inutile. D’istinto cercò con lo sguardo Marie; per un attimo, nacque un pensiero fugace nella sua mente: fuggire, fuggire con lei il più lontano possibile senza voltarsi indietro.
Ma poi... poi vide il modo in cui stringeva Fire, vide Thor che restava saldo, vide Accelerator, vide tutti gli altri e vide il Dottore. Deglutì a vuoto, calcandosi l’elmo sul capo e abbassò la sinuosa visiera sul viso con uno scatto metallico.
<< Se le cose stanno così >> dichiarò, a voce abbastanza alta perché i suoi fratelli d’arme potessero sentirla << Allora non dobbiamo fare altro che vincere, giusto? >>
Thor aveva già sentito simili parole prouniciate da qualcuno come il Maestro, molte altre volte... come quando Loki aveva ottenuto la Forza di Odino, che l’aveva reso pari al Padre di Tutti. O come quando Thanos aveva ottenuto il Cuore dell’Universo, un artefatto capace di renderlo al di sopra del Tribunale Vivente. O come quando il Dottor Destino scatenò le Guerre Segrete.
Ognuno di loro aveva combattuto nella convinzione di essere invincibile. E ognuno di loro, alla fine, era caduto.
Era ciò che accadeva a ogni essere che otteneva un potere supremo, qualcosa che non dovrebbe essere mai adoperato da mano, e mente, mortale.
<< Allora addio, Maestro. Che siano le nostre abilità a parlare, d'ora in avanti. >>
 
                                                                                                         * * *

Track: https://www.youtube.com/watch?v=wpP2eAwaxIw

Nell’istante in cui il Maestro si teletrasportò dall’altro capo della piana, un totale di dieci portali comparve di fronte a lui, illuminando di bianco quella sezione dell’ormai campo di battaglia in divenire.
Il primo a fuoriuscirne fu Darth Vader, alto e fiero nella sua immancabile armatura da battaglia, la mano destra che indugiava sulla spala laser e le ottiche vermiglie della maschera che subito puntarono in direzione dei ribelli, soffermandosi in particolare sul figlio ritrovato. Anche ad una simile distanza, entrambi erano perfettamente consapevoli l’uno della presenza dell’altro, al punto da chiedersi se quei chilometri di piana non fossero altro che una mera illusione creata semplicemente per separarli. Le loro menti si toccarono brevemente… e allora un turbinio di emozioni cominciò a scorrere attraverso la Forza, mescolandosi fino a creare un tornado di sconfortante anticipazione… la consapevolezza che presto si sarebbero affrontati ancora una volta.
Il secondo ad uscire dal suo portale fu Vorkye Blodbless, ricoperto da un’armatura dorata la cui superficie levigata proiettò lampi di luce nell’istante in cui venne toccata dai raggi del sole semi-nascosto dalle nubi, quasi il cielo stesso avesse voluto annunciare la sua presenza. I suoi occhi vermigli incontrarono istantaneamente quelli di Angel, che senza un briciolo di esitazione incontrò lo sguardo del tiranno con altrettanta baldanza, come un predatore nell’atto di sfidarne un altro, spinto dall’istinto primordiale di proteggere ciò che era suo dalla potenziale minaccia. Vorkye sorrise divertito alla sfida, ma internamente stava ribollendo di rabbia, desideroso più che mai di mettere fine una volta per tutte alla profezia che lo aveva tormentato da prima ancora che quel dannatissimo meticcio decidesse di unire il suo sangue impuro alla ribellione.
Sentimenti simili erano condivisi da Loki, ma unicamente verso il suo odiato fratello. Quando l’Asgardiano fuoriuscì dal suo portale, a tutti coloro che si trovarono nelle sue vicinanze fu subito chiaro quanto fosse ancora frustrato per aver perso l’ennesima occasione di eliminare il tonante una volta per tutte, in parte a causa del Maestro… ma anche per colpa delle sue stesse azioni, perché spinto dall’arroganza aveva deciso di umiliare pubblicamente il fratello anziché ucciderlo seduta stante. Ma questa volta non avrebbe commesso lo stesso errore… no, si sarebbe assicurato di eliminarlo al cospetto di tutta Battleground senza un briciolo di esitazione, cimentando il suo diritto di governare sulle terre immortali!
Fu anche Megatron a rivolgere al tonante uno sguardo furioso, ma per tutt’altra ragione. In verità, il governatore di Cybertron aveva ben poco da spartire con quelli che considerava solo un fastidio rispetto agli Autobot che per milioni di anni avevano ostacolato i suoi piani… cionostante, il pensiero che l’Aesi fosse riuscito a sfuggire all’epurazione di Asgard era una macchia su quella che considerava un’ascesa al trono di Cybertron altrimenti perfetta… e che quindi sarebbe stata cancellata solo con la sua morte. Questa era una promessa che l’ex gladiatore aveva fatto a se stesso, ed una che avrebbe mantenuto ad ogni costo, così come coloro che avevano scelto di accompagnarlo in questa battaglia: Starscream, Soundwave, Shatter e Blitzwing.
Salem, al contrario, sembrava tutt’altro che desiderosa di combattere contro la sua nipote ribelle. Quando uscì dal portale, i suoi occhi rossi incontrarono quelli argentati della ragazza… ma con sorpresa di quest’ultima, non erano ricolmi dell’odio e del disprezzo che si sarebbe aspettata. Invece, sembravano pieni di rimpianto. Perché se un tempo Salem era stata più che disposta a spazzare via tutta l’umanità di Renmant per vendicare la morte delle sue figlie, gli anni passati a fare da madre e nonna a Summer Rose e sua figlia erano riusciti ad aprire una breccia di luce nel cuore oscuro della strega… una che non si sarebbe richiusa tanto facilmente, se non con la loro morte. Ma era davvero pronta a compiere un simile passo? A sacrificare la felicità che era riuscita a costruire per se stessa solo per assicurarsi che il Maestro non la riportasse alla sua condizione d’immortale?
Nemmeno Salem era in grado di darsi una risposta, così si costrinse ad assumere un’espressione fredda e distaccata, quasi tutta questa situazione non fosse degna del suo interesse.
Fece qualcosa di simile Grugaloragran, che dopo la sua battaglia con Thor aveva finito con il maturare un rinnovato senso di rispetto non solo per il tonante, ma anche per tutti i ribelli che così coraggiosamente avevano deciso di dare battaglia all’autoproclamato dio di questo universo. Purtroppo per tutti loro, il dragone non avrebbe tradito il patto stipulato con il tiranno… e in cambio della continua salvaguardia del suo popolo, avrebbe assicurato la caduta di questa resistenza.
Fu poi il turno di Pitch Black, che con un volteggiare delle sue vesti nere sembrò prendere forma direttamente dalle ombre proiettate dal portale, e i cui occhi gialli scansionarono l’esercito avversario con un luccichio quasi annoiato.
Poteva percepire la loro determinazione, certo… ma nel profondo delle loro menti, nascosta sotto quella patina di arroganza e voglia di combattere… c’era PAURA. Un terrore profondo e viscerale, la consapevolezza che quel giorno molti di loro sarebbero morti, forse per niente, schiacciati sotto il tallone di qualcuno che li considerava dei semplici insetti. Bevve di quella paura, la inspirò a fondo, lasciando che lo rinvigorisse, proprio come aveva fatto per tutti questi anni, da quando il Maestro lo aveva scelto per controllare la popolazione di Battleground attraverso i suoi poteri. Oh, come si sarebbe divertito a ridurli ad una massa di piagnucolosi urlanti!
Altrettanto estasiato per la battaglia imminente era Joker, il cui sorriso smagliante sembrava sul punto di spaccargli in due la faccia. I suoi occhi verde-smeraldo erano tutti per Kirby, il cui sguardo di puro odio avrebbe potuto far indietreggiare la maggior parte degli avversari… ma non il Principe Clown del crimine, che in quelle pupille piene di disprezzo scorse la stessa determinazione e desiderio di giustizia del suo vecchio nemico, il Cavaliere Oscuro, che ora sembrava prendere forma ancora una volta nelle vesti di quel ragazzino dai capelli rosa. Ad affiancarlo furono rapidamente Harley Quinn, Bane e Spaventapasseri, chiaramente eccitati quanto lui in prospettiva alla possibilità di macchiarsi le mani di sangue ribelle.
<< Vi ringrazio di essere venuti >> li salutò il Maestro, offrendo a tutti loro un’onda della mano destra << Sono felice di poter condividere questo bel massacro con tutti voi. Non vi riporta alla mente i bei vecchi tempi? Quando eravamo ancora dei giovani conquistatori agli antipodi… desiderosi di poter lasciare un segno nei nostri universi. In prospettiva, eravamo piuttosto adorabili. >>
<< Agli antipodi della mia ascesa provocai la distruzione di un centinaio di pianeti e un sistema solare, prima di essere ridotto a questa forma >> sbuffò Pitch, con tono sprezzante << Ero molto di più che un semplice conquistatore. Sicuro di non volermi offrire un po’ di quella vecchia forza, mio Maestro? Potrebbe certamente rivelarsi utile per trattare con alcuni dei nostri avversari più ostici… come quell’energumeno con il martello. >>
Quella parole attirarono l’attenzione di Loki, i cui occhi smeraldini scattarono istantaneamente verso l’Uomo Nero.
<< Ho intenzione di occuparmi di Thor personalmente, demone >> disse con tono d’avvertimento << Quindi vedi di non intralciarmi e preoccupati solo dei suoi amici mortali. >>
Poco distante, Joker rilasciò un sonoro sbuffo. << Immagino che te ne occuperai nel modo assolutamente esemplare con cui hai fatto fino ad ora… oh, aspetta un secondo! È stato tutt’altro che esemplare! Se non fosse così triste, potrei quasi riderci sopra… oh, che diamine, credo che lo farò lo stesso! AHAHAHAHAHAHAH! >>
Inutile dire che la risata gracchiante del Clown venne accolta in modo tutt’altro che piacevole dall’Ase, la cui lancia dorata si sollevò all’altezza del suo pallido viso.
<< Vuoi ripeterlo, giullare? >> ringhiò, un incantesimo già pronto sulla punta della lingua.
Ma Joker non si lasciò certo intimidire dalla minaccia implicita, invece si limitò a controbattere con un: << Vuoi forse che ti faccia lo spelling, piccolo cervo? >>
<< Signori, per favore >> si intromise Salem, mettendosi in mezzo alla coppia << Non siamo venuti qui per discutere tra noi. In passato abbiamo avuto le nostre inevitabili divergenze, questo è vero… ma oggi, direi che potremmo concederci almeno una battaglia per mettere da parte eventuali dissapori e concentrarci sul premio a portata di mano. >>
<< Mi ritrovo concorde >> sbuffò Megatron, le cui ottiche scarlatte non avevano mai lasciato l’esercito avversario dall’altro lato della piana << Questi bisticci sono fuori luogo, specie ora che siamo a un passo dal trionfo. >>
<< Un trionfo che aspetto da fin troppo tempo >> convenne Vorkye << E non lascerò che siano i vostri battibecchi da bambini a sottrarmelo dalle grinfie. >>
<< Allora perché non li abbiamo ancora attaccati? >> chiese Grugaloragran, con quel suo tono di voce che non lasciava trasparire altro che calma e nervi saldi in prospettiva alla battaglia imminente.
Le labbra del Maestro si arricciarono in un sorriso, mentre si rivolgeva al suo fidato braccio destro.
<< Dimmi Vader, dovremmo forse attaccare? >> domandò innocentemente.
Dietro la maschera, l’Oscuro Signore dei Sith chiuse gli occhi e allargò i suoi sensi, toccando le menti di coloro che si trovavano nella pianura. I suoi pensieri accarezzarono la miriade di emozioni turbinanti sul campo di battaglia… e ne fu disgustato.
<< Non sono ancora abbastanza disperati >> rispose, freddamente << Molti di loro credono ancora di poter sopravvivere a questo giorno. >>
Il Maestro schioccò la lingua.
<< Così non va affatto bene >> sbuffò, mentre estraeva un comunicatore dalla giacca << Non posso certo permettere che se la prendano comoda, vi pare? Eggman… falli entrare. >>
<< Subito, mio maestro! >> fu la voce gracchiante che risuonò dal dispositivo.
Un nuovo lampo illuminò il centro della piana, segnando la creazione di un nuovo portale. Ma questa volta, la porta dimensionale che si aprì sul campo di battaglia fu tanto ampia da coprirne l’intera larghezza, sollevandosi di almeno cinquecento metri al di sopra del terreno.
I ribelli compirono un inconscio passo indietro a quella vista, inizialmente pensando che il Maestro avesse sganciato su di loro una qualche arma di distruzione di massa. Ma quando il portale rimase sospeso a mezz’aria, capirono che si trattava di qualcosa di diverso, così i loro occhi sospettosi e preoccupati rimasero fissi su quella gigantesca luce, pieni di nervosa anticipazione.
Centinaia… no… migliaia di figure cominciarono a fuoriuscire dal portale. Ed esse non erano soldati, né gli stormtrooper che molti di loro erano ormai abituati a combattere, bensì corpi argentati dalle sembianze umane, accompagnati da un suono inconfondibilmente meccanico.
All’unisono, marciarono al di là della luce e si posizionarono di fronte alle forze ribelli in lunghe file da centinaia di individui, dimostrando una chiara superiorità numerica rispetto agli avversari.
Un silenzio inesorabile sembrò calare su tutta la pianura, così fitto da poter quasi essere tagliato con una lama smussata.
<< Vader? >> chiese all’improvviso il Maestro, interrompendo quella quiete.
L’Oscuro Signore rimase nuovamente in silenzio per qualche secondo. Poi…
<< Meglio >> rispose con la sua voce bassa e baritonale, ricevendo in cambio un ghigno soddisfatto.
<< Bene >> commentò il Signore del Tempo, per poi rivolgersi al resto dei sottoposti.
Allargò ambe le braccia e prese un respiro profondo.
<< Oggi… è la fine della Ribellione! >> esclamò ad alta voce, così che sia alleati che nemici potessero ascoltarlo << Un giorno per tutti voi! I leader di Battleground, una generazione libera dalle vecchie ideologie di un passato ormai dimenticato! Noi siamo il futuro! Noi siamo… l’Impero! E oggi, su questa stessa piana, annienteremo una volta per tutti i nemici che vorrebbero tenerci ancorati al passato! Oggi annienteremo il vecchio per fare posto al nuovo! Questo è il dono… del vostro Maestro per tutti voi! Un nuovo INIZIO! >>
Diede loro le spalle e allungò una mano in direzione dell’esercito avversario.
<< Figli miei… massacrateli tutti! >>
E a quel semplice comando, gli occhi dei Cybermen dardeggiarono nella penombra della piana. Appena un istante dopo, cominciarono a caricare all’unisono, lasciandosi dietro una nube di polvere e detriti.

                                                                                                         * * *

Track: https://www.youtube.com/watch?v=Ajxbow0q6m0
 
Dall’altro capo della pianura, i Time Warriors poterono solo assistere all’improvvisa comparsa dell’esercito metallico.
<< Robot >> sbuffò Accelerator << Ovviamente dovevano essere robot. Immaginavo che il Maestro non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione di sfoderare un’armata di burattini completamente assoggettati al loro creatore. Un esercito senz’anima. >>
Lo sguardo di Thor si vece cupo, mentre quella vista rievocava un ricordo assai sgradevole.
Ora, il tonante svettava su di un carro trainato da due possenti montoni di nome Tanngnjóstr e Tanngrisnir. Essi non erano gli stessi leggendari animali che lo avevano accompagnato in numerose delle sue passate battaglie, poiché defunti dopo la caduta di Asgard: si trattava di due Grimm che l'Ase aveva trovato durante una delle sue avventure nella Ribellione. Dopo averle catturate e addestrate con dedizione, era riuscito trasformarle in due feroci fiere da guerra, dando loro gli stessi nomi delle due mitologiche capre come omaggio e tributo.
<< In qualunque modo finisca… finirà oggi >> proclamò freddamente, il martello già intriso di fulmini << è stato un onore combattere al vostro fianco, amici miei >>
<< Facciamoli neri! >> esclamò Ruby, mentre lei e il resto dei giovani cacciatori sguainavano le rispettive armi.
<< Per il nostro regno  >> sussurrò Dedede, la spada puntata in direzione dell’esercito << Per i nostri figli… Per tutta Battleground! CARICAAAAAAA! >>
La terra tremò.
In quel breve attimo di tempo in cui i piedi di ogni membro della Ribellione fecero pressione sul suolo per darsi la spinta necessaria allo scatto imminente, l’intera piana sembrò bloccarsi in un istante dell’eternità, come se da quella minuscola porzione di secondo sarebbe dipeso il destino dell’universo stesso.
Ma non sarebbe stato un singolo momento a determinare l’esito di quel confronto, bensì gli eventi che si sarebbero susseguiti d’ora in avanti. Perché quella sarebbe stata la battaglia decisiva tra le forze dell’Impero e coloro che avevano votato la loro vita alla sconfitta della sua spietata ideologia, nata dalle profondità della mente più contorta e depravata mai partorita dalla Creazione.
Una densa nube di polvere si sollevò alle spalle dei Ribelli, e presto il suono di migliaia di piedi in movimento si mescolò con lo scalpitare di zoccoli e zampe di animali e con il rimbombare inconfondibile delle macchine da guerra di Dreamland.
Thor fu il primo a sollevarsi in volo, roteando il suo fidato maglio e avvolgendo il proprio corpo in una coperta di tuoni e saette, gli occhi illuminati come lanterne. Seguì subito dopo Angel, le ali draconiche sulla sua schiena che sbattevano a gran velocità, Gae-Bolg sollevata e già pronta a colpire, vibrante d’anticipazione per lo scontro imminente quasi fosse una creatura vivente di carne e sangue.
Fu poi il turno di Accelerator, che manipolando i vettori dell’aria creò un totale di quattro tornadi che lo spinsero a mezz’aria, mentre Fire usava la Forza per fare lo stesso. Emil seguì l’esempio, proiettandosi nel cielo con una spinta dei suoi poteri gravitazionali, presto affiancata da Penny, i cui razzi delle braccia e delle gambe meccaniche non erano mai stati così luminosi. E luminosi furono anche i ghilfi evocati da Weiss, che come grandi e pallide piattaforme cominciarono a sostenere la carica dei Time Warriors che non erano in grado di volare, aumentando considerevolmente la loro velocità.
James stava alla testa del gruppo, ricoperto di spuntoni e aculei a tal punto da sembrare quasi un Grimm umanoide, mentre Kirby, Yang, Ruby e Blake avevano i corpi avvolti dalla rispettive auree, fuse assieme come una specie di mosaico fiammeggiante.
Auth si affiancò rapidamente a Thor, ora ricoperta di un’armatura dorata, le mani avvolte sul manico di una lunga spada di luce sguainata che cominciò a fendere i nemici. Sotto di lei volteggiava Marie, ali di pipistrello sulla schiena, mentre con la propria infilzava gli umanoidi metallici con un sorriso assolutamente estatico.
Dedede era poco più avanti, ululante come un lupo famelico che guidava il branco alla caccia, altrettanto – se non più - luminoso come i giovani cacciatori.
Di fronte a loro, l’esercito di Cybermen non accennò minimamente a rallentare la propria corsa, imperturbato dalle azioni dei loro avversai. Al contrario, la loro velocità sembrò aumentare con l’avvicinarsi dell’armata ribelle, concretizzandosi sotto forma di un frastuono di passi meccanici ancora più assordanti.
Quando avvenne lo scontro tra i due gruppi, lo schianto risultante di corpi che cozzavano gli uni addosso gli altri fu più violento di quanto qualsiasi spettatore avesse inizialmente previsto, tanto da propagarsi sotto forma di una potente onda d’urto fino al limitare della pianura.
Si udirono grida doloranti mescolarsi al suono di ossa spezzate e carne squarciata, lo schioccare del metallo contro il metallo, il verso grottesco degli animali che cadevano al suolo in un turbinio di polvere e detriti.
Thor saltò dal carro e atterrò al suolo, calando un potente colpo di Mjolnir sul terreno arido e provocando un violento contraccolpo di saette che investì decine di avversari come un treno di luce in piena corsa, facendoli cadere sulla schiena e lanciandoli come bambole di pezza a diversi metri di distanza. Seguì poi il terremoto generato dal maglio, che sotto forma di enormi crepe inghiotti alcuni degli automi e ne fece inciampare altri, pur senza frenare la loro carica.
A quel punto, il tonante cominciò a mulinare l’arma con foga, generando un sonoro GONG! ogni qualvolta il duro materiale con cui era stata fabbricata entrava in contatto con il lucido metallo dei soldati imperiali. Poi risalì sul carro, lasciando che i montoni lo conducessero nella prossima mischia.
Poco distante, Angel liberò un torrente d’acqua sugli avversari più vicini, così intenso da scavare una conca nel terreno, trascinandoli lontani. Uno dei Cybermen tentò di agguantarlo alle spalle, le mani meccaniche illuminate da un bagliore inquietante. Il soleano non sapeva di quali armi fossero dotati questi strani robot, così reagì d’istinto ed evitò l’assalto per un soffio, procedendo poi a colpire il corpo meccanico con un rapido affondo di Gae Bolg.
La punta della lancia cozzò contro il freddo metallo, spingendo l’avversario a terra, e allora il rosso la fece roteare di fianco per colpirne un altro, e poi un altro ancora, unendo la sua canzone di clangori a quella di Thor. E in quel momento non contarono più il timore che questa sarebbe stata probabilmente la sua ultima battaglia, né quanto le probabilità fossero contro di loro: contava solo che fosse lì, in quel preciso momento, ad affrontare l’orda di nemici in compagnia dei suoi fidati alleati, e che un solo attimo di esitazione avrebbe potuto costare la vita a qualcuno di loro. Ecco perché continuò a menare un colpo dopo l’altro, senza mai concedersi nemmeno un istante per riprendere fiato, come se ormai non potesse più fare altro.
Poco distanti, Accelerator e Fire combattevano fianco a fianco.
Il ragazzo dai capelli verdi non aveva idea di cosa fossero le creature che stavano combattendo, se fossero robot o semplicemente stormtroopers con un nuovo tipo di armatura, così cominciò a testare quali attacchi avrebbero avuto effetto su di loro. Si diede lo slancio con la telecinesi sotto i piedi e come prima mossa evocò un turbinio di raggi smeraldini dalle mani, puntandoli sul gruppo più vicino.
I Cybermen vacillarono praticamente solo per un secondo, poi proseguirono la loro avanzata come se niente fosse. Allora il dampiro tentò un secondo assalto, poi cercò di agire sulle loro ombre, cercando di bloccarli. Anche stavolta, questi proseguirono solo dopo dei brevissimi momenti di esitazione, quasi fossero insofferenti di qualsiasi dolore.
<< Di che diavolo sono fatti, maledizione!? >>
<< Non ne ho la benché minima idea. Ma ho rotto cose più dure di loro! >>
Accelerato batté il piede sul terreno, generando un’onda d’urto che buttò a terra gli avversari più vicini… ma questi si alzarono prontamente, come marionette mosse da fili invisibili.
<< Parecchio resistenti questi figli di puttana >> sibilò, quando improvvisamente si trovò costretto a bloccare un turbinio di blaster con la sua Reflection… colpi partiti direttamente dai palmi aperti dei nemici.
Si mosse lesto come un ghepardo, fiondandosi contro uno di quegli strani esser metallici. Il movimento di gambe fece sferragliare gli anelli della cotta di maglia che portava sotto il cappotto bianco.
Afferrò la testa di uno di loro e provò a disintegrarlo, ma si accorse che i suoi vettori erano troppo difficili da analizzare. Avrebbe potuto calcolarli, ma gli sarebbe servito del tempo… che al momento non aveva, visto quanto quella bolgia fosse caotica.
Alterando i vettori dei propri muscoli, l’esper sollevò l’avversario con la sola mano e lo lanciò contro un gruppetto di suoi simili, facendoli ruzzolare al suolo.
<< Qualcosa non va >> borbottò cupamente << Questi affari non sono normali droidi. >>
Fire osservò mentre i Cybermen si rialzavano in piedi senza neppure emettere un suono, completamente immacolati al di là di qualche ammaccatura sui loro telai argentati. D’istinto, decise di provare una nuova tattica: tese la mano e con la telecinesi ne sollevò uno, spedendolo contro un gruppetto vicino. Questa volta, però, il Cyberman non si lasciò usare come birillo… semplicemente si fermò a mezz’aria con l’uso di strani propulsori ai piedi e si mise in posizione eretta, riprendendo l’avanzata.
Il cuore del ragazzo sobbalzò alla vista, come se avesse appena assistito a qualcosa di profondamente inquietante.
<< Maledizione… è come se avessero imparato a contrastare i miei colpi >> sibilò << Come se lo stesso attacco non potesse funzionare due volte! >>
Accelerator schioccò la lingua. “Non saranno mica in grado di… adattarsi ai nostri attacchi?” pensò.
Se questo fosse stato il caso, avevano davvero bisogno di una soluzione a lungo termine, e alla svelta; il tempo per pensare era poco… e con il proseguire della battaglia, questi nuovi avversari sarebbero stati capaci di far fronte alla maggior parte dei loro poteri.
Dovevano pur avere un punto debole, no? E così cominciò a riflettere, facendo uso di ogni singolo neurone del suo cervello ipersviluppato.
<< Ohi, broccolo, conosci la Battaglia di Cannes? Certo che no, in questo mondo non è mai avvenuta >> borbottò pensieroso << Ad ogni modo, la battaglia vide coinvolte due città due potenze di una certa risma, Roma e Cartagine. Annibale Barca, comandante dell’esercito cartaginese, ottenne una vittoria schiacciante. >>
Dovette interrompere il discorso per bloccare altri assalti diretti.
<< La battaglia fu lunga e sanguinosa. Non starò a spiegarti tutti i dettagli, ma a Cannes avvenne un’autentica carneficina. E sai a cosa ricorse Annibale per trucidare i legionari? Delle semplici buche. Circa seicento romani furono massacrati per ogni minuto di quello scontro! Capisci cosa intendo? >>
Con la sua Reflection, rispedì al mittente i colpi di blaster dei nemici.
<< Penso che potremmo sfruttare qualcosa del genere. >>
<< Ma certo! >> esclamò Baelfire, intuendo le ragioni di quell’aneddoto << Delle buche ci permetterebbero di seppellirli e tenerli bloccati! >>
Fu costretto a sua volta ad evocare uno scudo, bloccando un ulteriore raffica avversaria.
<< Se riuscissi a creare delle voragini nel terreno, potremmo provare a intrappolarli! >>
<< Precisamente! Scaverò delle buche molto profonde e tu ci butterai dentro rocce e terra con la tua telecinesi. Saranno anche forti, ma voglio vederli riemergere da almeno dieci tonnellate di detriti in poco tempo >> disse l’esper, sorridendo sadicamente << Andate all’Inferno, pezzi di merda! >>
Batté il piede destro al suolo, e sotto ogni nemico nel raggio di almeno una cinquantina di metri si aprì una voragine molto profonda.
Tutti loro caddero, uno dopo l’altro, come tanti sacchi di sabbia, accompagnati dal suono metallico delle loro armature che cozzavano contro le rocce sottostanti.
<< Ora, Fire! Prima che riemergano! >>
Il ragazzo dai capelli verdi chiuse gli occhi un istante, per poi riaprirli in un lampo di luce verde. Quel bagliore gli si propagò intorno come un’aura, fino alle braccia, che spalancò come se fosse sul punto di abbracciare un’entità invisibile. Poi piegò le dita di ambe le mani… e allora la sua presa telecinetica entrò in contatto con il suolo che aveva di fronte.
Tonnellate di sabbia e terriccio si rovesciarono addosso a quegli esseri. Ma non finì lì: numerose rosse s’innalzarono a mezz’aria e ricaddero pesantemente nello stesso punte, proiettando una densa nube di detriti e aggiungendo un ulteriore, metaforico lucchetto a quelle gabbie di terra.
Accelerator sorrise soddisfatto, mentre i ribelli dietro di lui, con l’umore alle stelle per via dell’astuta mossa, corsero attraverso il campo per continuare l’avanzata.
<< Ben fatto, broccolo >> si complimentò << Avanziamo insieme agli altri. Abbiamo un Signore del Tempo a prendere a calci nel… >>
Non finì la frase, poiché dovette assistere impotente ad una scena terrificante: le buche appena riempite tremarono… e ne emersero centinaia di braccia. Braccia metalliche e argentate.
<< No… no, cazzo non è possibile! No, non ci credo! >>
<< NO! >>
Un lampo di pura rabbia e frustrazione accese gli occhi di Fire. Tese i pugni e sparò potenti raggi contro quelle braccia … ma ancora una volta, i suoi attacchi si rivelarono poco più efficaci di semplici colpi di pistola, rallentandole appena.
<< Restate seppelliti, maledetti tostapane! >>
<< È inutile, Fire >> ringhiò Accelerator << Questi bastardi risagono lo stesso. Ok, nuovo piano. Stavolta attuiamo la tattica “Russia vs Napoleone”. >>
Mentre diceva questo, l’esper ricoprì se stesso e il giovane accanto a lui con la sua Reflection.
 << Le forze di Napoleone Bonaparte erano proprio come questi cyborg, apparentemente invincibili. Quello che fecero i russi fu, semplicemente, ritirarsi. Ritirarsi e fare terra bruciata dei campi per far morire di fame i francesi, cosa che ovviamente non possiamo replicare con questi affari >> Schioccò la lingua. << Ripiegheremo dietro le linee amiche, e proveremo a bersagliarli con tutto ciò che abbiamo per rallentarne l’avanzata. Io creerò altre voragini per intrappolarli e tu li martorierai dall’alto, così guadagneremo un po’ di tempo per pensare ad un nuovo piano. Che ne dici? >>
Per tutta risposta, il dampiro tese il braccio e attivò il suo smeraldo alchemico, trasformando il retro del suo abito in ali piumate.
<< Dico che non abbiamo molte alternative… quindi ci sto. >>
Poi semplicemente sfrecciò in aria, sempre più in alto, cercando di calcolare una distanza sufficiente per favorire il piano di Accelerator.
Allora si accorse di un imponente figura che già setacciava i cieli.
<< Thor! >>
Il dio del tuono, a bordo del suo carro, sfrecciava nel cielo per dare supporto alle truppe di terra, affiancato dall’alta figura di Auth. Il Mjölnir della divintià mulinava implacabile contro gli automi, mentre i suoi due animali tiravano cornate intrise di fulmini.
<< Ragazzo! >> esclamò l’Ase, in risposta all’urlo del compagno di squadra << Al momento sono un po’ preso! Che cosa succede dall’altra parte del campo? Dubito che la battaglia stia volgendo a nostro favore anche sul tuo fronte. >>
<< Sì, vorrei poterti dire il contrario… >> replicò l’adolescente, cupo in volto << ma stiamo cercando di mantenere alto il morale! Accelerator è riuscito a bloccare alcuni di questi affari con delle buche, ora proverò a colpirli con una raffica dall’alto per rallentarne l’avanzata! >>
<< Una simile strategia potrebbe funzionare se fossero soldati normali >> ammise il tonante << Ma sembra che questi esseri siano capaci di adattarsi ai nostri attacchi in tempi sorprendentemente brevi. Indietreggiando, rischiamo solo di perdere terreno prezioso! Avvisa il nostro compagno, nel mentre ti aiuterò a rallentarli. Avanti! >>
Alzò il martello al cielo, e una tempesta di fulmini iniziò ad abbattersi sui Cybermen che stava affrontando l’esper. Fire sollevò i pugni e scaricò un fiotto di luce nella stessa direizione. Ne falciarono alcuni, ma ecco che puntualmente sollevarono le loro braccia e cominciarono a sparare verso di loro.
Entrambi i Time Warriors cominciarono a volteggiare agilmente per destreggiarsi tra i colpi di blaster.
<< Se davvero vuoi avanzare… >> disse il ragazzo al dio << Allora proviamo a combinare i nostri attacchi! >>
I palmi dell’adolescente tornarono a illuminarsi di un intenso bagliore smeraldino. Al contempo, Thor annuì e fece scivolare la mano lungo il manico del Mjölnir fino a raggiungere la stringa di cuoio posta sul pomo.
Il dio fece vorticare l’arma con la velocità e la potenza di un tornado.
<< Per la Ribellione! >> esclamò scagliando poi il maglio insieme all’attacco del compagno. L’attacco risultante illuminò il campo di battaglia come il fungo atomico di un esplosione nucleare, mandando a terra centinaia di nemici.
A quel punto, le linee della Ribellione ripresero ad avanzare.

                                                                                                      * * *

Nel mezzo della battaglia, gli attacchi a base di Polvere dei team JEKP e RWBY contro i Cybermen stavano perdendo sempre più d'efficacia, costringendo dunque i giovani Cacciatori ad eseguire attacchi corpo a corpo alternati a tattiche mordi e fuggi, nel tentativo di arrecare il maggior danno possibile agli orribili automi. Non potevano fare altro e retrocedere, consapevoli che di questo passo non sarebbero riusciti a sopravvivere ancora a lungo.
<< Ruby, attenta! >> esclamò Blake a un certo punto, balzando in aria ed estendendo il nastro di Gambol Shroud allontanare la fidata leader da una raffica di colpi di plasma.
La giovane mietitrice, il respiro pesante a causa dello sforzo prolungato, afferrò a sua volta la spalla della compagna e attivò la sua Semblance. Entrambe scomparvero in un turbinio di petali rossi, sfrecciando a tutta velocità nel mezzo della bolgia alla ricerca dei loro compagni di squadra, mentre i cybermen tentavano di agguantarle.                                                                                  
 << Grazie! >> urlò in mezzo alla cacofonia << tu stai bene?! >>
 << Per ora non mi hanno ancora colpito >> esclamò Blake, mentre finalmente interrompevano la loro corsa << Ma non so per quanto tempo ancora riusciremo a trattenerli! >>
Comparvero accanto a Yang, Emil e James, impegnati in una violenta sparatoria contro un gruppo di nemici che avevano scelto di ignorare i soldati di rango più basso per concentrarsi sui giovani cacciatori.
<< Kirby, quanto vi manca ancora? >> esclamò il fauno lupo attraverso il proprio comunicatore, mentre rotolava al suolo per evitare l’ennesimo assalto.
Il canale scelto dai Time Warriors per tenersi aggiornati tra loro emise un basso crepitio, poi la voce del compagno di squadra risuonò chiaramente attraverso la cacofonia.
 << Quasi fatto! >> rispose, mentre accompagnato da Penny e Weiss procedeva a passo spedito  ad alcuni metri sottoterra.                
Sfruttando un misto di Polvere rocciosa alternata alle lame roteanti della macchina umanoide, il trio stava scavando una lunga serie di tunnel sopra i gruppi di Cybermen, lasciando intanto lasciandosi dietro una lunga serie di mine. 
Era stato James a ideare quella contromossa quando aveva visto la sempre crescente resistenza della nuova arma Imperiale, sperando così di rallentarli almeno il tempo necessario di ideare una nuova strategia offensiva. 
Gocce di sudore perlaceo rigavano i visi di Kirby e Weiss, il cui abito normalmente immacolato era a sua volta sporco della terra buttata via a ogni metro di lavoro. Persino la sempre allegra Penny aveva un'espressione di pura tensione, mentre continuava a far roteare le sue spade volanti e, al contempo, sfruttava i suoi sensori termici per orientarsi al di sotto del campo di battaglia.
Finalmente, dopo aver sopportato interminabili minuti di sforzo, giunsero sotto il punto in cui i loro compagni avevano fatto fronte comune.
<< E anche questa è fatta >> sbuffò Weiss, mentre applicava un gilfo al soffitto della caverna, creando un'uscita dal tunnel appena scavato <<  ora pregate che chiunque abbia creato questi orrori non li abbia resi invulnerabili alla gravità. >> 
Sopra di loro, lo scontro procedeva senza esclusione di colpi.
Ruby vorticava come una trottola in mezzo all’orda di nemici, sparando raffiche di proiettili avvolti del suo appena padroneggiato Haki. Accanto a lei spiccava l’imponente figura di James, impegnato in un serratissimo corpo a corpo con una coppia di Cybermen.
<< Tutte le mine sono state posizionate? >> domandò burbero, dopo aver infilato gli artigli nel petto di un uno dei cyborg. Quando ricevette un cenno affermativo, urlò: << Emil, tocca a te! >>   
Il fauno lupo non se lo fece ripetere due volte e prese un intenso respiro, stringendo le dita e comprimendo il più possibile la propria Aura, formando crepe sul terreno sottostante. Gradualmente lo stesso accadde ai piedi dei Cybermen, i quali furono subito schiacciati dalla forza gravitazionale prodotta dal ragazzo, che li trascinò senza pietà nei tunnel appena scavati… dove trovarono ad attenderli le mine lasciate dal resto dei neo-cacciatori. 
In una questione di secondi, membri della Resistenza e delle forze Imperiali si ritrovarono a guardare lunghe file di uomini macchina avvolti da cristalli di ghiaccio o intrappolati in esplosioni di fuoco. Emil cadde sulle ginocchia, le vene sul collo gonfie per lo sforzo e il respiro ansimante.
Nel mentre, Ruby puntò la falce in direzione dell’orda in rapido aumento.
<< Abbiamo guadagnato una manciata di minuti..... sfruttiamoli al meglio! >>
 
                                                                                           * * *
 
Il fragore della carica, le urla di guerra che si levavano dai combattenti, il tremore della terra sotto i piedi. Nascosti da un elmo vermiglio, gli occhi di Marie brillarono di scarlatta intensità, mentre la vampira percepiva un brivido intenso lungo la schiena. Era una sensazione galvanizzante, di pura estasi. Spalancò la bocca, il suo urlo si unì a quello dei suoi compagni e scattò sulle lunghe gambe, stringendo la sua fidata lama a presa doppia, la mano sinistra attorno al pomo.
Sopra di lei, contro il cielo terso del pianeta, vedeva i fasci di laser generati da Baelfire, i lampi lanciati da Thor ed Angel, colpi sparati da entrambi i fronti sollevarsi e discendere a parabola, deflagrando nel momento in cui colpivano l'obiettivo, falciando i ranghi, sollevando il fetore di sangue e carne bruciata.
<< La guerra >> sussurrò con un sorriso tutto denti << finalmente la guerra! >>
L'urto con le fila dei cybermen fu una cacofonia di carne e metallo, gli schieramenti impattarono gli uni contro gli altri, i corpi caddero al suolo, schiacciati dalla carica, e armi bianche e da fuoco levarono il proprio canto. Con uno schianto, menò un primo fendente, dal basso verso l'alto e tagliò un Cyberman dal fianco sinistro alla spalla destra.
Superandone il corpo con un balzo, sferrò un altro attacco, penetrando nella corazza del secondo e lasciandolo impalato al suolo. La spada divenne sangue liquido, ritornò nella sua mano e riprese forma, danzando in mezzo alla calca. Ne travolse uno con una spalla, lo sollevò da terra e lo attirò a sé, passandolo da parte a parte, lasciandolo ruzzolare sul terreno.
<< Questo… >> ridacchiò << questo è... bellissimo! >>
Presto, tuttavia, si accorse che gli esseri si rimettevano in piedi come se niente fosse… a malapena scalfiti dai suoi sanguinari attacchi.
In numerosi la accerchiarono, avendo individuato in lei una minaccia di grande livello da eliminare. Avanzarono… ma all'improvviso vennero sbalzati in direzioni diverse, colpiti da fruste nere che poi si ritirarono, formando l'ombra che c'era sotto la figura del suo allievo, Fire, giunto in aiuto.
<< Ti stai divertendo troppo >> la rimproverò, storcendo il naso.
<< Non puoi biasimarmi! >> esclamò la maestra, scomponendo la sua spada di sangue in un turbinio di fili rossi << Sono un mostro, caro il mio apprendista! Morte, sangue, dolore e distruzione… questi sono gli elementi in cui mi sono sempre trovata a mio agio! >>
La sua voce assunse un trillo allegro, i filamenti si avvolsero attorno agli arti dei Cybermen e li ridussero in pezzi, scagliandoli ai quattro venti… ma anche così, quelli riuscirono a risollevarsi, a riprendere forma e tornare a combattere, trascinandosi con le braccia verso di lei, con versi gutturali da sotto gli elmi.
Marie ne calpestò uno col tacco dello stivale d'arma, facendone volare via un altro con un colpo di spada, ma quelli si rimisero nuovamente in piedi.
<< Mph, così però è ridicolo. Qualche idea, ragazzino?>> chiese portandosi, alle sue spalle.
<< Temo di essere altrettanto perso >> fu la risposta del giovane, mentre ergeva delle barriere di energia verde per proteggerli << Forse è il loro esoscheletro a farli adattare. Se lo rimuovessimo... >>
<< Mmh, vuoi scuoiarli vivi? >> ridacchiò la vampira, evocando nuovamente i propri fili, manovrandoli così che il sangue alle estremità assumesse la forma di acuminati uncini << allora ti ho davvero insegnato bene! >> urlò, agitando le mani come fosse una direttrice d'orchestra impegnata a dar vita ad una macabra sinfonia.
Aagganciò uno degli esseri argentati, strattonandolo poi con forza e strappandogli di dosso l'armatura…
<< Ma... ma cosa? >>
<< Che succede!? >> le chiese Fire, che si era portato alle sue spalle per frenare un assalto di blaster.
<< …Niente! >> disse rapidamente Marie, mentre lanciava il Cyberman in mezzo al gruppo << Non funziona neanche così , si è ripreso subito! >>
Il ragazzo avvertì un turbamento non indifferente attraverso la Forza: la vampira aveva appena cercato di mentirgli.
<< Cos'è successo!? >> la incalzò << Cos'hai visto? Potrebbe essere importante! >>
Marie si morse il labbro inferiore, come se fosse combattuta tra il rispondergli o meno.
<< Loro... Loro… >>
Scosse la testa, trasformò la spada in una frusta e ne sbalzò un altro lontano.
<< Loro non sono macchine, ragazzo, né semplici soldati in armatura... sono.... >> 
Ne afferrò uno, proteggendosi con schermi scarlatti, e gli strappò l'elmo, girandolo verso Fire.
<< Sono... bellissimi? >>
Il giovane trasalì, orripilato. Sotto quegli elmi si stagliava la forma di quello che probabilmente una volta sarebbe stato un volto umano… se non fosse che era praticamente irriconoscibile: ustionato, sfregiato e pieno di pezzi meccanici incastonati nella pelle. Non c'era luce in quegli occhi spenti, eppure sembrava ancora di vivo, anche se a malapena.
L'adolescente sentì ronzare attorno a sé il campo di battaglia, mentre il suo corpo tremava e la vista si annebbiava.
<< Cos'è? >> gemette << Cos'hanno fatto? >>
Marie strinse la testa, facendola esplodere in un tripudio traculento e scaraventò via il corpo, solo per vederlo che si risollevava mentre la carne e il metallo riprendevano forma. << Sono esseri umani costretti a combattere per il loro padrone. Questa è l'arte della necromanzia portata ad un nuovo stadio >> sussurrò cupamente << la manipolazione della vita in un modo che neppure io avrei potuto immaginare... bellissimo ma crudele... Maestro, sei davvero un mostro. >>
Scosse la testa.
<< E in questo mi chiedo: cosa ci rende poi così diversi, noi che abbiamo danzato sull'abisso? >>
Afferrò Fire e lo trascinò via dal cerchio di Cybermen che andava stringendosi attorno a loro.
<< Non è il momento per gli scrupoli, ragazzino! Loro sono il nemico e noi dobbiamo fermarli! Vuoi fare qualcosa per loro? Vinci questa battaglia e poni fine alla loro sofferenza! >>
In quel momento, al fronte delle sue stesse parole, Marie vide un’emozione ben familiare attraversare il volto del suo apprendista: la sete di sangue. Le iridi si tramutarono in rosso, soffocando l’oro, e la sclera degli occhi si colorò di nero.
Spalancò le labbra e lanciò un ruggito proveniente da un altro mondo.
<< IO LO UCCIDO! >> tuonò << LO UCCIDO! >>
Gli artigli spuntarono dalle sue dita e con un grido Baelfire spiccò un balzo repentino e animalesco, gettandosi nella mischia con i canini snudati.
<< VIENI FUORI! >>
Travolse i Cybermen a mani nude, incurante del fatto che si risollevavano e lo circondavano, li scrollò di dosso come non avessero importanza, perché l’unica cosa che aveva in mente era una soltanto: soddisfare quel desiderio omicida, quella sete di sangue rivolta al mostro che aveva creato quegli abomini… usando persone che avevano scelto di resistergli.
<< CHE TI PRENDE, MAESTRO!? SONO QUI! >> urlò << ESCI FUORI E COMBATTI, CODARDO! ASSASSINO BASTARDO! >>
Marie sbatté le palpebre.
<< Oh… >>
Levandosi in volo, scrutò il suo pupillo, la sua furia, la sua forma bestiale che emergeva mentre si lanciava alle spalle teste, braccia... e ridacchiò sommessamente.
<< I ragazzini di questi tempi… sempre così ansiosi di farsi uccidere! >>
Cadde dall'alto, schiantandosi al suolo e trascinandolo a terra, tenendolo sotto di sé premendogli una mano sulla nuca.
<< Per quanto mi piaccia vederti così, Baelfire, questo non sei tu, e combattendo in questo modo non risolveresti nulla! I mostri... lascia che i mostri si occupino dei mostri! >>
E così dicendo, spalancò le ali, investendo le fila di Cybermen con una possente onda d'urto. Poi richiamò la propria magia del sangue, evocando lame scarlatte nell'aria che danzarono e sibilarono, trasformando il fronte in un mattatoio a cielo aperto. Eppure… i loro nemici si alzarono anche questa volta.
<< Tsk, neanche questo è efficace ... >> ringhiò la vampira, mentre cercava di tenere a freno la rabbia dell’apprendista.
Sperava solo che si sarebbe calmato quanto prima… perché altrimenti, avrebbe dovuto combattere da sola.

                                                                                                 * * *

Quando le fila dei ribelli e dei Cyberman si erano mischiate, l'ansia e la paura di Auth, quei pensieri che l'avevano tormentata per tempo, la consapevolezza della propria posizione... tutto era andato in fumo. Il vento della battaglia aveva spazzato via dalla sua mente quelle ombre, lasciando una bizzarra lucidità… una lucidità che, in quel giorno, la spinse nel cuore della battaglia. Era proprio come già era stato molte altre volte, troppe per contarle: i corpi di carne e metallo schiacciati gli uni contro gli altri, i fasci luminosi dei colpi laser che vibravano sopra di loro, le grida dei moribondi, il sangue che risucchiava le suole degli stivali d'arme, le macchine da guerra che andavano in fiamme.
Eppure, in mezzo al caos, Auth si sentì rinascere. Colpiva con la spada e con la magia, schiacciava gli avversari al suolo con la gravità, li faceva esplodere con l'ausilio del proprio potere, ne fendeva le linee e caricava, ogni cosa le ricordava un tempo passato, un tempo di grandezza.
Ma mentre il tempo passava, alla fine… si accorse che qualcosa era profondamente sbagliata.
<< Non è possibile… >> borbottò, mentre si guardava attorno << non è possibile che i loro ranghi non abbiano perso slancio… >>
In campo c'erano alcuni fra i più grandi guerrieri che avesse mai avuto modo di conoscere, eppure nonostante l'entità dei poteri in gioco, i loro avversari non avevano minimamente accennato a diminuire.
Agitò una mano, generando un colpo d'energia che sventrò manipoli di Cybermen e, sotto i suoi occhi sbarrati, vide quel grottesco insieme di freddi ingranaggi tornare riprendersi come se niente fosse… e quando colpi nuovamente, il suo attacco scivolò loro addosso, lasciandola con un brivido d'orrore dietro la schiena. Fino a quel momento era stata spinta dalla febbre della battaglia, ma ora... davanti ai suoi occhi stava prendendo forma qualcosa di aberrante.
<< Che cosa siete? >>
Sopra di lei, i lampi rischiaravano il cielo. I tuoni rimbombavano come tamburi di guerra. I fulmini incenerivano i nemici e bruciavano il terreno con le loro lingue azzurrine.
Tuttavia, nemmeno la potenza di Thor sembrava sufficiente a distruggere i Cybermen, che continuavano a ricomporsi come se niente fosse.
Orribili macchine, senza anima e senza capacità di provare dolore. Involucri vuoti che non avevano alcuno scopo nella vita se non la distruzione. Quando udì l'urlo di Auth, Thor non esitò e scese in picchiata per aiutare la propria compagna. Investì quegli androidi, triturando il loro metallo con le potenti corna dei suoi fidati animali. Con orrore, il dio del tuono constatò ciò che la dea aveva già appurato: niente sembrava davvero in grado di frenare la loro avanzata.
<< Non ho mai visto un'orda simile >> rispose Thor, con sgomento. << Sembrano le armate dei morti di Hel. Questo è davvero il Ragnarok! >>
Auth si alzò in piedi, evocando un turbinio di sfere infuocate che si schiantarono con violenza contro i Cybermen… ma sotto i suoi occhi sgranati, questi si ricostruirono in un turbinio di metallo e viscere inconfondibilmente umane.
<< Il Maestro... La sua follia non conosce confini? Cosa mai potrebbe abbattere un esercito del genere? >>
Mentre parlava, la donna materializzò un anello di fiamme attorno a loro, ma questa volta gli avversari le attraversarono senza nemmeno rallentare, lasciandola sgomenta. Come se si fossero semplicemente abituati al loro calore rovente nella frazione di un secondo!
<< Questo… non è possibile! >> urlò, percependo un moto di improvvisa disperazione.
Accanto a lei, Thor strinse i denti.
<< Non disperare, amica mia >> ringhiò, gli occhi illuminati da un bagliore bluastro << Tutto ha un punto debole, e noi lo troveremo! >>
Alzò il martello al cielo. Questo gesto richiamò un grande fulmine che si abbatté sui nemici con violenze, distruggendo numerose parti del corpo… pur senza ridurli in cenere, come invece sarebbe successo ad un qualsiasi altro automa.
Il tonante fece una smorfia.
<< Finché anche solo una parte del loro corpo rimane, sembra che continueranno a ricomporsi all’infinito. Il Maestro è riuscito a creare un esercito immortale… no… non può esistere niente di immortale a questo mondo, eppure… >> Scosse la testa e si rivolse alla dea. << Ripieghiamo dietro le linee amiche, qui siamo troppo esposti. Presto, sali sul mio carro! >>
<< Grazie... fratello >>  borbottò Auth, sentendosi un po’ sorpresa dal modo in cui il dio l’aveva indirizzata. Era la prima volta che qualcuno la definiva tale… ma non la considerò un’esperienza spiacevole, tutt’altro. Ne fu quasi rinvigorita!
Si calò la visiera sul volto con uno scatto metallico, prese la forte mano che le venne offerta e si portò alle sue spalle, osservando l’avanzare dell’esercito nemico.
<< Se non c'è modo di annientare questi mostri, significa che dovremo trovare un modo per rallentarli! Quale scienza avrà usato il Maestro? Neppure i necromanti più perversi avrebbero concepito una cosa del genere... trasformare persone viventi in schiavi di carne e metallo intrappolati in una sofferenza eterna. >>
Le sue parole caddero sul fragore della battaglia mentre si allontanavano. Infine, consapevole della propria impotenza al cospetto di questa armata, urlò di frustrazione, cadendo sulle ginocchia.
<< Perché sono così debole?! >>
<< Non sei debole >> rispose Thor mentre svoltava il carro in una ritirata strategica. << Questi mostri mi riportano indietro, in un passato in cui Battleground non esisteva. Io e i miei precedenti compagni avevamo affrontato un androide dotato di capacità molto simili. Il suo nome era Ultron, ma a differenza di questi esseri era dotato di un’intelligenza sopraffina. >>
Sul suo volto calò una cupa ombra.
<< Fu uno dei nemici più potenti mai affrontati dagli Avengers, così pericoloso che in più di un occasione riuscì a portarci sull’orlo della sconfitta. E nonostante i nostri migliori sforzi di mettere fine alla sua minaccia una volta per tutte… egli continuava a tornare, ancora e ancora, sempre con nuovi modi per colpirci. >>
E mentre parlava, osservava il campo di battaglia… e più guardava i Cybermen, più si sentiva avvolgere da un bizzarro sentimento di pietà.
L'Ase aveva combattuto così tante battaglie da saper distinguere a vista i guerrieri dai mercenari, e perfino dagli innocenti. Aveva visto tutte le forme di guerra, e aveva assistito con orrore perfino all'impiego di bambini soldato. Eppure, mai una volta aveva provato rimpianto pera distruzione di qualche robot… fino ad oggi. Ma perché?
In quella caterva di pensieri, non si accorse di un Cyberman che si stava fiondando sul suo carro. Fu solo l’avvertimento di Auth a destarlo in tempo... ma era già troppo tardi.
Il robot si era lanciato contro di loro, colpì Tanngrisnir a un fianco e il carro iniziò a barcollare. Al contempo, il cyborg si fiondò sul dio del tuono, ma questi riuscì a frenare l'assalto afferrandolo per il collo. Cercò di immobilizzarlo, tenendolo stretto nella sua morsa di ferro, ma la creatura meccanica era forte.
Auth si lanciò in avanti e afferrò di pura forza il cranio del Cyberman con l’obbiettivo di staccargli la testa dal collo. Tuttavia, ciò che accadde in seguito fu assai più terribile.
La donna si ritrovò fra le mani un elmo metallico, l'interno inzaccherato di sangue fresco e secco al contempo e quando sollevò gli occhi, qualcosa, dentro di lei, si spezzò. Ciò che aveva davanti era un volto umano, un volto senza espressione, senza dolore, senza... vita. Occhi gelidi e inespressivi li fissavano, con striature di sangue.
<< No...  >>
L'elmo le cadde dalle mani, fece un passo indietro, scuotendo la testa e guardando a terra, mentre l'orrore di quella verità risaliva con violenza, afferrandole le viscere con gelida dita di ghiaccio
<< No... NO! >>
Perché tanta paura? Perché lei, che era stata un'entità posta al centro di ogni cosa dalla mente collettiva di interi pianeti ora, davanti a quello, cedeva? Si voltò, il viso rigate dalle lacrime, verso il Cyberman.
<< Thor... >>
Quel macabro spettacolo fece sbiancare il tonante. Gli occhi spalancati, la bocca serrata e la mano che tremava, ancora stretta sul collo della creatura. Quella non era una semplice macchina… bensì un essere umano. Un mortale spogliato di ogni cosa, dell'anima, e perfino della dignità.
Thor desiderò ardentemente uccidere quel Cyberman, ma non per odio, bensì per pietà, quella stessa pietà che lo aveva colpito pochi minuti prima. Solo ora riusciva a spiegarsi quel sentimento apparentemente fuori luogo al cospetto di un esercito meccanico.
In qualche modo, la sua mente da guerriero aveva subito capito che quelli che stava combattendo non erano veri soldati, ed ora ne aveva la conferma. Voleva porre fine a quella miserabile sofferenza… ma sapeva di non poterlo fare a causa della loro rigenerazione accelerata.
La pietà venne sostituita dall'odio verso il Maestro. Strinse saldamente la presa sull'uomo-macchina e con un potente strattone lo gettò al suolo.
<< Che tu sia dannato, Maestro. Che tu sia eternamente dannato! >>
Nel cielo, i tuoni avevano aumentato l'intensità dei loro rombi, e una tempesta di fulmini iniziò ad abbattersi sul campo di battaglia.
<< Io ti maledico, Maestro. Maledico te e tutti i tuoi camerati. Per te non ci sarà né Valhalla, né Helheim. Che la tua anima non trovi mai riposo, che tu possa vagare come spettro e soffrire cento volte per ognuno di queste persone a cui tu hai tolto tutto. Thor ti augura infinita sofferenza! >>
Auth si risollevò a fatica, osservando apatica la scena attorno a lei e si strinse nelle braccia, chiudendo un attimo gli occhi. In quel momento, tutto ciò che voleva fare era sparire, dimenticare ogni cosa, desiderò ardentemente che lo Scisma avesse cancellato anche lei, di essersi persa fra le pieghe del tempo e dello spazio, vagando fra nuove stelle e nuove costellazioni, sino ad esaurirsi, come una scintilla morente. Risollevò le palpebre, il mondo tornò a circondarla, e assieme a quello una consapevolezza: se lei era lì, se tutti loro erano lì, richiamati da mondi e realtà differenti, da piani di esistenza e universo distanti fra loro… doveva esserci un motivo che ancora non era riuscita a comprendere.
Raccolse il proprio elmo da terra e si specchio sulla sua superficie lucida, per poi farselo calare sul volto.
<< Thor, dall'alto non possiamo fare molto... scendi a terra con me >> disse , voltandosi verso di lui << affrontiamoli a viso aperto, facciamo sì che la loro esistenza possa concludersi oggi… così da renderli liberi. >>
Thor annuì e iniziò ad atterrare. Appena toccarono suolo, il dio diede una sferzata con le redini, tenendo pronti e combattivi i montoni. Alzò il Mjolnir e guardò quell'esercito con odio.
<< Thor di Asgard e Auth la Divina vi daranno la morte che meritate, anime in pena. Anche se ci volessero cento anni, nessuno della Ribellione si arrenderà mai! >>
Poi osservò dietro di lui che i soldati ribelli, impauriti, stavano indietreggiando a causa della forza e della tenacia dei Cybermen.
Il dio del tuono approfittò di quel momento per incoraggiare le truppe. Non poteva lasciare che quegli umani valorosi cedessero al terrore.
Con la sua possente voce, disse loro: << Compagni! Vedo nei vostri occhi la stessa paura che in numerose battaglie riuscì ad avvinghiare il mio cuore. Forse ci sarà un giorno in cui ogni legame verrà rotto… ma non è questo il giorno, amici miei! Oggi combatteremo con tutto quello che abbiamo!>>
Sollevò in aria il maglio.
<< Per Battleground! E per tutto ciò che avete caro… vi invito a resistere e a seguire me ed Auth! Ribelli di Renmant! Armatevi di coraggio e difendiamo fino alla morte l’universo da coloro che ne hanno strappato l'anima e il cuore! E quelli che verranno dopo di noi ricorderanno che sono esistiti i soldati ribelli, i fucili ribelli e il cuore ribelle… Per tutti noi! E per il Dottore!>>
Auth sentì un brivido lungo la schiena, richiamò la propria spada, gettò di lato l’elmo e face guizzare la coda, con i capelli che iniziarono ad ondeggiare attorno al suo volto, mentre un'aura dorata la avvolgeva da capo a piedi.
<< Raramente il destino ci permette di decidere il momento della chiamata... ma qui, ora, noi siamo chiamati ad essere artefici di questo destino! E allora... Allora urliamo, con le nostre armi! Se il Maestro vuole toglierci la vita, che lo faccia pure… ma che la libertà sia nostra per sempre! >>
Grazie a questi incoraggiamenti, i soldati ribelli furono alimentati di nuova linfa e vigore. Imbracciarono le armi, tenendole ancora più salde, e si lanciarono in una carica insieme ai due Time Warriors. Purtroppo per tutto loro… battaglia era appena iniziata.
 


E così, comincia l'ultimo arco di questa odissea.
Tutti i pezzi sono pronti a darsi battaglia... uno scontro che non sarà privo di sorprese, e da cui dipenderà il futuro di ciò che resta del Multiverso.
I Cybermen usati in questa storia sono un miscuglio di tutte le versioni comparse in Doctor Who, compresa la loro terrificante capacità di adattarsi a praticamente qualsiasi cosa (o quasi). 
Se siete curiosi del passato di Pitch Black, consigliamo la lettura di un altro nostro mega-crossover "The War of Ice and Nightmares - La battaglia del Crogiolo" di cui è il principale antagonista. 





 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: evil 65