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Autore: _the_unforgiven_    17/09/2023    2 recensioni
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Brevissimi frammenti sparsi, scritti dopo la seconda stagione di Good Omens.
Cercando di trovare un senso.
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SPOILER per la seconda stagione, naturalmente.
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Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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°°°

Crowley corre.

Le immense sale bianche del Paradiso sono un unico gioco di specchi e ogni parete è uno schermo, e su ogni schermo si rifrange da cento angoli diversi, identica, la stessa scena.

Come dentro un prisma in riflessi ora vicini ora lontani compaiono la stessa folla la stessa sala la stessa figura in piedi, sola, spiata da un ingordo panopticon di schermi fino al più piccolo dettaglio - le rughe profondamente incise fra sopracciglia pallide - e nella mente di Crowley lampeggia la parola autodafè.

Crowley corre.

Ogni viso nelle sterminate sale spoglie è rivolto ad uno schermo, occhi grandi e orecchie tese perché quella che si svolge è la resa dei conti delle ere; quasi non si accorgono della figura che sfreccia alle loro spalle e quando poi si voltano, Crowley è già lontano.

"Qual è l'accusa," aveva chiesto salendo in ascensore perché persino lì il processo era proiettato a tutta parete e la piccola scriba a occhi sgranati non riusciva a distogliere lo sguardo, nemmeno nel sussurrare "alto tradimento".

Crowley corre in lunghi corridoi in cui la voce di Aziraphale risuona come un rintocco di campana.

"- dovreste sapere bene che la pretesa di controllare i tempi e i modi del Secondo Avvento è pura velleità. Alla prova dei fatti, non è possibile stabilire in modo decisivo se una qualsiasi azione, sia messa in atto allo scopo di fermare gli eventi o di favorirli, abbia sortito davvero alcun effetto -"

“Non fingiamo di parlare per ipotesi, Aziraphale.” 

È la voce del Metatron? Di altri? Crowley non lo sa, Crowley corre.

“Sappiamo che queste azioni ci sono state, e che sono numerose. Si è trattato di interferenze perpetrate da diverse parti in causa, ma è del tuo operato che adesso stiamo parlando."

"Oh," e perfino da qui Crowley riesce a sentire il sorriso che sfiora la voce di Aziraphale. "Diverse parti in causa..?"

Certo, Aziraphale, cazzo, cosa pensi che stessi facendo laggiù mentre tu te ne stavi qui a - a - Crowley cerca con gli occhi un appiglio, un indizio qualunque che gli dica dove andare - a giocare a Mastermind contro tutti.

Il corridoio d'un tratto ne incrocia un secondo e col cuore in gola Crowley gira su se stesso, quale direzione prendere?

Non ho letto i tuoi diari, Aziraphale.

Crowley corre.

Non mi lascerai da solo con un mucchio di fogli di carta.

Tutto ciò che può fare è inseguire la traccia lieve di Aziraphale nell'aria immobile del Paradiso.

Qualsiasi cosa mi vorrai dire, me la dirai in faccia, quando -

Il corridoio si interrompe in una parete liscia come vetro ma Crowley non rallenta, schiocca le dita per aprire una porta che prima non c'era e si sforza di accelerare, perché qui la presenza di Aziraphale è più forte -

"Sostieni che nessuno può interferire con la Volontà Divina, e allo stesso tempo ti adoperi per intralciarla. Sei a tal punto accecato dal tuo errore che ti contraddici."

"Molto bene, allora mi contraddico;" sorride Aziraphale; "sono vasto, contengo moltitudini," e accidenti a te angelo, sono così ottusi che la crederanno un'ammissione di colpa, solo tu ricordi Whitman e solo tu capirai -

...Tu ed io.

Crowley corre come il vento ma una domanda riesce comunque a raggiungerlo, a mordere sottile la fibra d'acciaio della sua ansia; avrai mai capito davvero?

«Contengo moltitudini»; capiresti allora cosa significa essere fatti della stessa sostanza dei propri errori, tanto da non immaginarsi senza, sapresti cos'è portarsi addosso cicatrici e squarci piuttosto che annullarli, per non tradirsi, per non cancellarsi.

Sapresti perché a una levigata dimenticanza getto in faccia le ossa del mio dolore, la mia nostalgia e il mio orgoglio, tengo stretta ogni ferita e ogni tristezza e chiamo tutto questo amore.

«Parlerai prima che me ne vada? / O si rivelerà ancora troppo tardi?»

"La tua presunzione non ha limiti, Aziraphale; osi crederti al di sopra di tutto? Ti arroghi l'autorità di dirigere il corso degli eventi? "

"Ma qualcosa doveva cambiare," esclama Aziraphale. “È chiaro, lo era da millenni; almeno, lo era per occhi che sapessero guardare. Anche io un tempo non lo vedevo: ma ora sì.”

Crowley arrischia un’occhiata alla parete, dove lo sguardo di Aziraphale brilla anche attraverso la superficie morta degli schermi. 

“A volte penso sia questo, il modo in cui Dio conosce le cose a venire-" Crowley quasi scivola, rischia di perdere una svolta nel labirinto di corridoi, "- non per preveggenza, ma come si riconosce una strada mentre la si percorre."

“Taci!” la reprimenda esplode come tuono, "Sei un illuso, Aziraphale, uno stolto che per secoli si è lasciato plagiare da una mente più scaltra della propria. Credi di sapere -"

"Ah, ma è qui che vi sbagliate!" interrompe Aziraphale, fervente. "Pensate che la vita sia qualcosa che si può sapere, che come un'equazione si possa risolvere e chiudere in un libro," l'angelo apre le dita, come a liberare una colomba in volo, "invece è caotica, mutevole, si può solo sentire; si può solo farsene attraversare come da una musica. Non lo immaginate, ma non è colpa vostra."

E Crowley corre come il lampo, ma dentro l'aula le parole di Aziraphale sono rintronanti passi di gigante.

"Mi rammarico per voi. Come potevate capirlo?" Un sorriso rischiara la voce dell'angelo. "Non avete avuto nessuno a mostrarvelo."

"Taci, Aziraphale! Pazzo presuntuoso, ubriaco di tutti i vizi più bassi, ti sei nutrito di superbia e insolenza e li hai scambiati per saggezza. Ma hai stimato troppo il tuo valore!"

"Che importa!" Prorompe Aziraphale. "Che importa cosa sono, cosa so! Ciò che importa è quello che conosco perché l'ho vissuto -"

E non sta più parlando agli angeli, gli occhi chiari di Aziraphale bruciano fissi verso l'alto e Crowley corre -

"- e non mi interessa che cosa accadrà! Non volterò le spalle, perché tutto questo non è giusto. E non tollero più un mondo in cui - "

(almeno questa volta, solo questa volta, fai che non sia ancora troppo tardi)

"- un mondo in cui si viene puniti per aver posto una domanda!"

Ed è esattamente a questo punto che Crowley piomba sulla scena come una palla di cannone; e in uno spazio grande come un teatro greco avanza a lunghe falcate inarrestabili, mentre intorno a lui i giorni i mesi di separazione cascano come tessere di un mosaico che si spacca, mentre il respiro gli annaspa in gola come naufrago, finché finalmente finalmente Crowley si trova di nuovo al fianco di Aziraphale.

E adesso, finalmente Crowley può fermarsi; sotto lo sguardo impietrito e vacuo di tutte le coorti angeliche; sotto quello luminoso e immenso di Aziraphale, la cui risolutezza solo ora sembra oscillare, traboccare come acqua, finché stelle si accendono dentro i sui occhi e l'angelo sussurra, in un soffio di riso sopraffatto, "Sei qui."

"Certo che sono qui," ansima Crowley, ed è la prima volta che si trovano di nuovo faccia a faccia da quel giorno scellerato, e improvvisamente deve strapparsi via gli occhiali perché non può tollerarli un istante di più.

Perché Aziraphale lo guarda come se - come se Crowley fosse -

Ah, se la voce lo tradisce è colpa della folle corsa, del suo respiro che immediatamente si accompagna a quello alterato dell'angelo, non del prepotente turbamento che è sul punto di travolgere entrambi, perché Aziraphale lo guarda - lo guarda come - come se -

"...Tu." risuona piatta la grande voce dell'accusa. "...cosa ci fai tu qui."

Con un brusco giro su se stesso, Crowley torna al momento presente; e solo allora allarga lo sguardo alla scena attorno.

L'enorme sala che funge da tribunale è gremita a perdita d'occhio; ordini e ordini di gradinate, fitte di indistinguibili figure luminose.
Ogni sguardo è fisso su di loro, che se ne stanno soli, in piedi, come nel centro immoto di un ciclone.

Così, Crowley prende fiato, gonfia il petto e abbaia a pieni polmoni, "Che cosa ci fate voi qui!"

...Il modo in cui Aziraphale serra le labbra per trattenere il riso è la soddisfazione più alta che Crowley abbia mai conquistato.

È evidente che quella attorno a loro non è una platea di esseri umani, perché un mormorio inquieto la attraversa come un soffio di vento; come se i presenti stessero seriamente prendendo in considerazione la domanda. Finché dagli alti seggi della giuria si alza Michael in persona.

Impone il silenzio, prima di spianare loro addosso un'occhiata perforante. Se l'esasperazione avesse un volto, pensa Crowley con orgoglio, sarebbe questo.

"Basta così." La voce di Michael gronda disgusto. "Non vi darò la soddisfazione di chiedervelo. Siete imputati tutti e due."

"E con quali nuovi capi d'accusa?" grida Aziraphale con giubilo impertinente; ma Crowley gli dà di gomito. La giuria si è messa a confabulare, hanno guadagnato qualche istante; adesso ogni secondo è prezioso.
Dovrebbero inventarsi qualcosa, e in fretta; ma Aziraphale rivolge a Crowley il piccolo sorriso pestifero che riserva a lui e lui soltanto, e il cuore del demone fa una dolorosa capriola.

"Tutto si trasforma, quando arrivi tu."

Crowley non riesce a fare altro che abbassare lo sguardo. Ci sono tante cose che potrebbe replicare; decine di cose che vorrebbe chiedere; ma si ritrova solo a domandare piano "...Perché sei qui, angelo?"

Corrugando le sopracciglia, Aziraphale si prende un momento per ponderare la risposta. "Perché..." mormora infine, “Se fossi fuggito, sarebbe stato come ammettere che mi sbagliavo.” Sposta lo sguardo lungo l’immensa sala. “Ma so che non è così. Ricordi Socrate?”

"Socrate si è fatto uno shot di cicuta, angelo."

"Ma ha tenuto il punto," replica Aziraphale, sollevando il mento. “Sembrava importante, ora che siamo quasi alla fine.”

“La fin -” Crowley sputacchia il resto della frase in una lunga stringa di consonanti, prima di riuscire di nuovo ad articolare le parole. “Vuoi dire che - ci siamo? Sta davvero per succedere?”

“Non se ha funzionato almeno una delle nostre - ah, numerose azioni di disturbo,” ridacchia nervosamente Aziraphale. “Sono abbastanza fiducioso che il mondo non finirà, Crowley. Ma…” L’angelo allarga le mani, prima di tornare ad allacciarle strettamente in grembo. “…Non sono certo di come andrà a finire qui.”

Crowley deglutisce. Si guarda attorno, nella sala grande come un campo da calcio. “Immagino che tagliare la corda non sia un’opzione,” borbotta.

Aziraphale si lascia sfuggire una breve risata. “No,” conferma. “Temo di no.”
E poi per qualche motivo arrossisce, prima di trascinare sul demone uno sguardo colmo di esitazione. “E tu..?” sussurra. "Come mai sei qui, Crowley?"

Di nuovo, la voce abbandona il demone a tradimento.

Perché non c’è nessun altro luogo dove voglio essere,

Crowley si sforza di prendere fiato,

perché volevo vederti ridere ancora,

e non dovrebbe essergli più rimasta voglia di piangere, ormai, e invece deve distogliere gli occhi dall’angelo, perché -

perché l'unica cosa che voglio, prima che tutto finisca -

La mano di Aziraphale scivola piano nella sua. 

Dapprima con esitazione; incerta se le sia permesso, sfiorando il  palmo del demone con delicatezza; e poi con improvvisa forza, avvolgendo la mano di Crowley nel calore della propria, intrecciando le dita con quelle di lui.

“Aziraphale,” e naturalmente è solo adesso che la sua voce torna a farsi viva, traballante fra riso e trepidazione. “Mi ssstai tenendo per mano davanti a tutti i ranghi del Paradiso?”

“Non posso..?” mormora Aziraphale, scoccandogli un’occhiata sottecchi con un piccolo broncio; ed è così surreale, qui, in questo luogo e in questo momento; e in quello sguardo sono così assurdamente mescolate ansia e civetteria, che Crowley riesce solo a scoppiare in una risata umida di lacrime.

Ricambia la stretta e questo basta per strappare ad Aziraphale lo stesso riso, la stessa improbabile gioia; l’angelo apre la bocca come per parlare -

e in quel momento un suono simile a un allarme antiaereo scuote la sala fino alle fondamenta. Hanno appena il tempo di scambiarsi uno sguardo.

“Ecco, il tempo sta per compiersi,” risuona come un’unica voce il coro degli arcangeli. “Presto tutti i sigilli saranno aperti e ogni cosa sarà svelata.”

“Non ancora!” grida Aziraphale in tono di sfida; ma c'è una traccia di timore nell’urgenza con cui serra la mano di Crowley.

"Ti è data un’ultima occasione per scegliere, Aziraphale."
Un tremore terribile sale dal basso, risponde alla vibrazione ancora sospesa nell’aria.
"In quale campo ti troverai, quando suonerà l’ultima tromba?” 

Nel cupo rombo che si appressa, Crowley crede già di udire lo spalancarsi del lago di fuoco, l'approssimarsi del castigo eterno.

“Da che parte sarai, al momento del Giudizio?”

Tutto attorno la realtà sembra pronta a disfarsi, disperdendosi nel frullare di centinaia di ali, mentre a frotte le coorti di angeli lasciano la sala.

“Non siamo irragionevoli, Aziraphale,” offre la voce, un falso sussurro che orribilmente riesce a sovrastare lo sfaldarsi del Cielo. “In quanto traditori, la vostra punizione è scritta. Ma il tuo nome è ancora nel Libro della Vita. Puoi ancora salvarti dalla morte ultima. Pentiti.”

…Un gelo mortale scende nell’animo di Crowley.
 Con un lento, inarrestabile lacerarsi del cuore, il tempo si dilata; perché d'un tratto il demone si trova in bilico fra il desiderio di cose opposte, e ugualmente terribili.

("Misure estreme.")

“Rinnega lui e salva te stesso.”

Seguendo il battito del cuore, ridotto a un rintocco doloroso, l’universo di Crowley si restringe, si comprime, converge in un unico punto -

“A-Aziraphale,” la sua lingua si muove da sola, e Crowley non può fare altro che assistere, come fuori dal suo corpo, un passo o due più indietro, “ssse questo è davvero… Ssse puoi ancora -”

Il centro dell'universo è nel piccolo sorriso che incurva le labbra di Aziraphale.

Aziraphale, che volta semplicemente le spalle alla forza che li giudica; che si erge come uno scudo davanti a Crowley, che prende il suo viso fra le mani. “Ssh,” sussurra, cercando il suo sguardo con occhi nei quali si apre tutto il cielo. 

“Non ha importanza.” la sua fronte brucia contro quella di Crowley, "Adesso, l'unica cosa che conta," le sue dita sono nei suoi capelli, “è che tu sia qui in questo momento.”

E Crowley non sa chi dei due inizi il bacio; ma un istante dopo le sue labbra sono in quelle di Aziraphale; le sue braccia lo circondano; e finalmente, finalmente, finalmente - guance bagnate di lacrime ciglia che si sfiorano e il respiro che si rompe in un lento singhiozzo -

Tutto ciò che conta, amore mio, tutto ciò che importa in questo istante

questo momento che è il solo ad esistere, il solo nel quale esistiamo

la sola cosa che conta 

è che tu sei qui con me

e questa

la sola cosa che esiste

è amore.

E mentre l’universo crolla intorno a loro, Aziraphale lo guarda ancora una volta sorridendo. “Perdonami, amore mio,” sussurra sulle sue labbra, prima che tutto esploda nella luce.
 

°°°

Il Libro della Vita.
Non era qualcosa su cui scherzavamo per spaventare i pivelli?

...Ricordare è difficile.

La sua testa non è fatta per questo e Crowley cerca di fermare la vertigine premendosi le tempie con le dita, solo per accorgersi che non le ha.

È un serpente ed è maledetto fra le bestie e le fiere selvatiche per quello che ha fatto.

Già;

ma che cosa ha fatto..?

Ricordare è difficile.

Crowley striscia fra l'erba alta del Giardino, il Sole ancora nuovo tocca gli alberi e fa splendere dolcemente, nella luce, i frutti dell'Albero.

E in quei giorni, un Libro è soltanto una lunga striscia arrotolata come il corpo di un serpente; e un Albero è solo un'altra scala per il Cielo,

una costellazione ordinata di frutti splendenti come astri; una figura dentro un libro.

E un Angelo dalla spada fiammeggiante venne posto a guardia del Giardino dell'Eden per proteggere l'Albero

(per custodire tutti i Libri).

Crowley vacilla; non sa bene perché, ma adesso ha gambe e braccia e anche due ali, "sarebbe buffo se io avessi fatto la cosa buona e tu quella cattiva,

non è vero?"

Perché loro - gli Angeli e i Caduti - tutti loro hanno un posto sotto l'Albero della Vita; non conosceranno mai la morte, vivono eterni,

immutabili

immobili come le illustrazioni dentro un Libro.

Ma quel dono, quello che Crowley ha fatto alla Donna; quel dono che a loro non è stato dato -

quel frutto che fa loro aprire gli occhi e mettere tutto in discussione il mondo -

quel detonatore di scelte...

Una fitta dolorosa gli annebbia la memoria, ma non cancella l'interrogativo:

lo avrebbe fatto, Crowley (Crawley)?

Avrebbe scambiato il frutto della vita per un morso di quello della conoscenza?
(Potendo, avrebbe cancellato tutto, riscritto tutto?)

("Non volevo cadere.")

...La sabbia nella clessidra sembra scorrere più rapida, ora che quasi non ne resta più; ora che il tempo ha cominciato la sua marcia correndo dritto in una direzione, ora che l’orbita è lanciata - ora che il cammino di Crowley procede intrecciato a un altro, come quello di una stella doppia.

Non sono più figure fisse su una pagina. 

Hanno abbandonato il Libro; ora scrivono se stessi, con mano tremante e incerta, senza sapere come proseguirà la storia; ciascuno con la sua penna in mano come l’arma di un delitto. 

A volte, l’inchiostro cade a gocce larghe come lacrime.

Una nuova fitta e Crowley spalanca gli occhi, un respiro strappato dal petto con violenza tale che i polmoni protestano dolorosamente; e Crowley giace solo.

Immerso nella luce; l’odore di Aziraphale impresso nella pelle.

Perché non è con lui..?

(“Non riesco a trovarti.”)

La luce intorno si trasforma in un pulviscolo di stelle; Crowley cerca di ricordare.
Sente qualcosa di Aziraphale ancora tutto intorno, ma lui non c’è.

Crowley aspetta che il cuore torni a calmarsi; che i ricordi affiorino.

Tutto intorno l’universo brilla di milioni di luci; vagamente, sospeso fra le costellazioni, Crowley riconosce gli astri uno ad uno; ne ricorda la forma, il corso nel cielo.

Quella coppia di stelle proprio sopra di lui.
Alfa Centauri.

Che hai fatto, Aziraphale.

Crowley si sente addosso la protezione di un miracolo che sa di Aziraphale come l’aria della libreria, come l’odore dei suoi abiti; come il calore delle sue mani.

Ma Aziraphale non c’è.

L’universo esiste ancora; Crowley sente in lontananza che la Terra è intatta, che il Secondo Avvento, alla fine, non si è compiuto.

Crowley c’è ancora.

Aziraphale no.

Le stelle intorno e tutto il firmamento si contraggono, vorticando convergono schiacciandosi in un unico punto, nel centro del petto di Crowley.

Mio Dio, Aziraphale, che hai fatto.

Milioni di stelle restano in silenzio.

“H a     i m p e d i t o     c h e     l a     v e n d e t t a     c e l e s t e     t i     c o l p i s s e,” risuona una voce. 

Un suono così enorme che inghiotte la mente di Crowley tutta intera.

“U n a     b e n e d i z i o n e     p o t e n t e.     C o n     u n     p r e z z o.”

Il suo respiro si ferma.
Il respiro, il cuore, perfino le lacrime negli occhi di Crowley si fermano.

Un vaso sul punto di tracimare.

“S a r e s t e     s t a t i     a n n i c h i l i t i     e n t r a m b i.     O     f o r s e     n o.     D i f f i c i l e     d i r l o,     o r a.”

Ascoltare richiede per intero tutte le sue forze, tutta la sua intelligenza.

Infilzato dal raggio di quell’attenzione come un insetto trafitto da uno spillo.

“Q u e s t a,     p e r ò,     n o n     m i     s e m b r a     l a     c o n c l u s i o n e     g i u s t a     d e l l a     s t o r i a.”

Il vaso che è il cuore di Crowley si spacca. 

Aziraphale.

“E b b e n e.     A z i r a p h a l e.     L o     p e r d o n i?”

L’interno del suo animo si apre come il guscio di una noce.
Ogni cosa che vi è mai stata contenuta, ogni ricordo, ogni dolore, tutto cola via come miele da un favo.

La sola cosa che rimane…

“…O r m a i     è     m o l t o     r a r o     c h e     c i     s i a     s i l e n z i o     a     s u f f i c i e n z a     p e r     p a r l a r e.”

Può il Divino sorridere, come la sensazione di ingoiare il sole?

“M a     è     g i à     s t a t o     p r o m e s s o     t a n t o     t e m p o     f a.     «S o n o     p e r d o n a t i     i     s u o i     m o l t i     p e c c a t i,     p e r c h é     h a     m o l t o     a m a t o».

Lo sfolgorio delle stelle, caldo come lacrime.
Il dolore fuso in un qualcosa di sfolgorante come oro.

Perduto.

Il Divino, le Stelle, il fluire caldo che ha invaso il cuore di Crowley e lo ha spaccato come una melagrana; tutto si china su di lui, come su un bambino in culla.

“N u l l a     p u ò     mai     e s s e r e     p e r d u t o.     I o     s o n o     q u i.     I o     s o n o     t u t t o.     L’ a m o r e,     l’ o d i o,     i l     r i s o     e     i l     d o l o r e.     I o     c o n t e n g o     t u t t o.     F i g l i o     a m a t i s s i m o,     d o v r e s t i     s a p e r l o.”

Alfa Centauri splende sulla sua fronte come un bacio.

“S e i     c o s ì     a n c h e     t u.”


°°°


La prima cosa di cui Crowley torna cosciente è un peso caldo stretto fra le braccia.

La seconda cosa è un odore familiare; un profumo di tè e vecchi libri, insieme a un alito dolce di erba tagliata e sole, l’aria della campagna di inizio estate.

La terza è un respiro che fa eco al suo; regolare e profondo.

Quando solleva la testa e apre gli occhi, si trova in un giardino; è in ginocchio su un prato,  quasi ripiegato addosso ad Aziraphale, che dorme con il capo sulla sua spalla.

Per un momento, la mente di Crowley rimbalza come la biglia di un flipper; salta dall’Eden agli innumerevoli giardini della sua memoria, lotta con la paura di trovarsi in un ricordo. 

Ma mai prima d'ora ha tenuto Aziraphale tra le braccia in un mattino quieto della campagna inglese; mentre un sole dolce fa capolino tra i rami degli alberi.

Questo è reale.

Dal petto di Crowley sale un singhiozzo violento.

“…cazzo,” gracida senza voce, osando appena alzare gli occhi; ma il cielo è pieno solo di infinito azzurro e nubi bianche, e del canto sommesso degli uccelli.

“…Crowley?”

Ghk.

Aziraphale ha aperto gli occhi; è qui, ed è reale, e Crowley sta per avere una dannata crisi di pianto, proprio adesso, cazzo, sta iperventilando sotto il peso di tutto quello che è successo - o che non è successo - ed è tutto troppo - ma lentamente la mano di Aziraphale si solleva, si posa lieve sul suo viso.

“Arrivi tu,” bisbiglia l'angelo sorridendo, “e ogni cosa si trasforma.”

Aziraphale.”

Restano abbracciati, mentre il sole fa brillare le foglie del giardino, si spande da lontano il profumo di un tiglio. Si stringono a lungo, senza pretendere ancora di capire -

("È ineffabile,")

finché Aziraphale ride sommessamente, stringendo Crowley un po’ più forte.

“Cosa?”

“Ssh. Ascolta.”

Il mattino è ormai pieno di luce.

Nell'aria, dai rami, fra il cinguettio di un coro di uccelli, un canto familiare sale.


°°°

 

NdA

Lo confesso: quest'ultima parte forse è la cosa più faticosa che abbia scritto.

Temo che "si senta": ma l'ho riletta e rimaneggiata così a lungo che ormai ho bisogno di lasciarla andare.

Grazie a chi nonostante tutto è arrivatə a leggere fin qua; se giuntə a questo punto desideri condividere un pensiero, anche un insulto! XD lasciami un commento.

A tuttə grazie di cuore.

   
 
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