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Autore: NonLoSo_18    19/09/2023    2 recensioni
Nel mondo di Vanyan, il Continente, ci sono due categorie di persone: gli Elementali, in grado di comandare le forze della natura e degli elementi a proprio piacimento, e quelli che non lo sono.
E i primi comandano sui secondi, considerandoli alla stregua di oggetti di cui disporre senza rispettarne la volontà. È un mondo duro, dove domina la forza, e se non ce l’hai, devi soccombere. È sempre stato così, da quando gli Elementali hanno conquistato la terra dove gli altri vivevano, e si sono imposti. Ma ora tutto questo sta per cambiare: guidati dal misterioso Borea, un uomo con la maschera bianca, i non Elementali stanno facendo sentire la loro voce, riprendendosi tutto ciò che è stato loro tolto, e mettendo il mondo sull’orlo del collasso. Toccherà proprio a Vanyan, un Fireal, un Elementale del fuoco, cercare di riportare l’equilibrio nel Continente. Ma Vanyan ha un motivo ben più personale per agire: Borea è l’uomo che, dieci anni prima, ha ucciso suo padre davanti ai suoi occhi…
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La città di cenere
 

Dopo un’altra giornata di marcia arrivarono finalmente a Città di Cenere. Vanyan constatò che meritava davvero il suo nome: sulle case e sulle strade c’era davvero un fine strato di polvere scura, che faceva sembrare la città un posto abbandonato da decenni. E anche chiamarla città era un complimento, in realtà, visto che erano a malapena un agglomerato di case fatiscenti che davano su una piazza ancora più scura e polverosa e un palazzo minuscolo che cadeva letteralmente a pezzi.
 
In giro non si vedeva un’anima viva, eccezion fatta per un tipo che si stava svuotando la vescica contro un muro pieno di crepe e macchie di muffa.
 
«Speriamo ci siano locande qui» Disse Alys, che nel frattempo si era rimessa il mantello scuro con cappuccio, anche se lì quantomeno non se ne sarebbe accorto nessuno, visto che era semplicemente tetra come tutto il resto.
 
Vanyan era d’accordo: le marce lo stavano stancando più di quanto avesse pensato,  visto che quasi tutte le sere crollava e dormiva in un modo tale che nemmeno gli incubi riuscivano a svegliarlo. Era decisamente fastidioso agitarsi continuamente nel sonno, senza poter aprire gli occhi.
 
Nonostante fosse mattino inoltrato, la coltre di polvere che aleggiava sulla città creava una sorta di nebbia, che rendeva difficoltoso vedere la luce del sole.
Probabilmente era dovuto alla miniera che si stagliava in lontananza, che in realtà altro non era se non una sagoma scura.
 
“Se io vivessi in un posto simile, dopo due giorni mi butterei da un ponte” pensò il ragazzo.
E subito dopo: “Qui in giro non c’è manco un cane, a chi dovrei chiedere? Al tizio che piscia in quell’angolo?”
 
Sperava di andarsene subito: detestava il fatto che non si vedesse il sole, e la polvere gli entrava nel naso e gli faceva lacrimare gli occhi.
 
Quella era una città di non elementali, probabilmente a nessuno fregava nulla delle sue condizioni, e probabilmente il governatore non si era fatto vivo da mesi.
 
Fortunatamente, vicino alla piazza c’era un tale con una bancarella piena di frutta di stagione, peccato che le mele fossero avvizzite, le pesche quasi marce, le pere piccole e troppo acerbe. Lo stesso venditore aveva un aspetto peggiore delle sue mele: un uomo di mezza età con la faccia rossa, dalle guance cascanti, il naso bulboso, la pancia grossa che sbordava dai vestiti, e probabilmente era ubriaco visto che puzzava di alcol.
 
In effetti aveva anche una bottiglia di liquore forte tra le mani, e alzò a malapena la testa quando li vide arrivare.
 
«Ehi, tu» chiese Vanyan, avvicinandosi e sbattendo le mani sul bancone «Per caso da queste parti è successo qualche casino?» Non aveva voglia di perdere tempo in preamboli.
 
Lui lo guardò senza dire nulla e Van sentì di star perdendo la pazienza «Maledizione vecchio, ti ho chiesto se sono successi casini?!»
 
Sentì un tocco freddo sul braccio e vide che Alys lo stava tirando. «Van, per piacere, ci parlo io» Disse, con voce calma. Vanyan si sentì più calmo, e poi stupido ad essertela presa tanto.
 
«Chiedo scusa, signore» La ragazza era molto più educata «Vorremmo solo sapere se per caso qualcuno ha cercato di impadronirsi della polvere Drago, in questi giorni?»
 
Il tipo abbassò la testa «Beh, sì, una tizia coi capelli rossi. Loro l’hanno appesa alla gogna» Con la bottiglia indicò un punto nella piazza, e Vanyan vide che si trattava di una croce di legno, con le corde tagliate. «Poi sono arrivati degli altri, hanno fatto un po’ di casino e l’hanno liberata. Ma non è morto nessuno»
 
Giusto, trattandosi di non elementali, dovevano averli lasciati stare. Era sensato.
 
«E poi non è polvere Drago, quella» Continuò il tipo, indicando la miniera «Quella è una miniera di zolfo. Da quella ci fanno la polvere Drago e la portano fuori.»
 
Lord Shaffer si era sbagliato, allora. Vanyan pensò che avrebbe dovuto comunicargli la novità.
 
“Quindi la Polvere Drago non viene estratta dalle miniere, viene prodotta a partire da qualcosa nelle miniere, tra cui lo zolfo, e poi viene lavorata fuori. Forse se la vedo…”
 
Doveva andare nella miniera, e scoprire come facevano quella polvere.
 
«Un’ultima cosa» Stava dicendo Alys «Per caso sapete dirmi dove posso trovare una locanda, o un posto dove dormire?»
 
«Lungo la strada, in fondo a destra» Rispose l’uomo.
 
Alys gli lanciò una moneta presa dalla tasca e raccolse una di quelle mele avvizzite «Grazie mille, che gli eroi vi abbiano in gloria» Lui abbassò di nuovo la testa ringraziando la ragazza mentre Alys dava un morso alla mela.
 
«Visto?» Gli disse.
«Effettivamente, te la sei… cavata» Vanyan stava cominciando a rispettare Alys.
Forse non era stata una cattiva idea prendersi un compagno di viaggio.
 
§§§
 
Come tutto il resto, anche la locanda era buia e malmessa: un buco puzzolente di muffa, di olio rancido e di sudore, anche quello pieno di polvere, a parte i tavoli, forse l’unica cosa ad essere stata curata lì dentro.
 
Forse curata non era il termine giusto, piuttosto era corretto dire “spolverata alla bell’e meglio”
 
Avevano pagato due stelle per un piatto pieno di qualcosa che Vanyan avrebbe definito “risciacquo dei piatti” in cui ci galleggiavano dentro pezzi di quella che solo con buona volontà si poteva definire carne. Una patina di grasso si stava solidificando su di essa.
 
Il ragazzo immerse il cucchiaio sbreccato e mangiò un pezzo di quella carne grigia: alla fine mangiare gli avrebbe fatto bene, qualsiasi cosa fosse. Sperò almeno non fosse avvelenato.
 
Accanto a lui, Alys mangiava senza dire una parola. In realtà non aveva mai parlato molto, da quando era iniziato il viaggio, e lui non la conosceva nemmeno. Ad esempio, non pensava fosse in grado di parlare in un modo così educato e gentile, da ottenere quello che voleva senza sforzo, a differenza sua.
 
Se non fosse stata un’iceal, piacerebbe a tutti, un pensiero strano.
E non sarebbe mai nemmeno venuta a parlare con uno come te, un pensiero ancora più strano.
 
Finì di bere una birra stantia, che nemmeno in realtà gli sembrava birra, poi andò dal locandiere a chiedere le chiavi della sua stanza, mentre Alys prendeva le chiavi per la propria. Mentre gliele consegnava, il locandiere li guardò strano, ma Vanyan non ci badò molto.
 
Davanti alle reciproche porte, un paio di porte sbreccate e mezze rotte, con le assi saltate, si fermarono. Alys lo guardò a lungo «Domani, fatti trovare all’alba, andiamo in perquisizione della miniera, magari riusciamo a scoprire il segreto dietro la Polvere Drago»
 
Vanyan avrebbe voluto chiederle parecchie cose, una su tutte quante: perché lo stava aiutando così tanto, quando aveva promesso solo di portarlo da Borea?
 
Ma non lo disse, si limitò a chiederle «Perché non partiamo adesso?»
«Adesso siamo stanchi tutti e due, cerca di dormire, e domani, oltre che riposati, saremo più lucidi»
 
Quello di dormire non era mai stato un problema per Vanyan: poteva dormire ovunque, anche sul pavimento. E infatti, anche quella volta si addormentò praticamente subito.
 
§§§
 
Solo che poi il sogno che fece fu qualcosa di letteralmente assurdo.
 
Non era il solito incubo che faceva di solito, ma qualcosa di completamente diverso.
Tanto per cominciare, non gli era mai capitato di sognare un lago, e invece quella volta era immerso fino a metà polpaccio in acqua, ma stranamente quella era acqua che non bagnava. O almeno, Vanyan non si sentiva bagnato.
 
Guardandosi intorno, vide ninfee dai fiori colorati coprire quasi l’intera superficie dello stagno, e in lontananza le chiome e le fronde degli alberi, avvolti da una leggera foschia.
 
Era notte, e nell’aria volteggiavano le lucciole, ma, girandosi, vide un enorme albero coperto di fiori rosa.
 
Storse il naso, incredulo: come potevano trovarsi delle lucciole estive in un albero da primavera?
 
E sotto l’albero si trovava una donna.
 
Era girata di spalle, e Vanyan non riusciva a vederla bene, tutto quello che si notava era la fluente chioma di capelli castani, lunga fino a metà schiena, un vestito di tela bianca, che le arrivava al polpaccio, e una corona di fiori di campo tra i capelli.
 
Quando, poco dopo, si girò, Vanyan vide un viso pallido, dai lineamenti sottili, e due grandi occhi, verdi come smeraldi, in parte coperti da alcune di quelle ciocche che le cadevano davanti al viso.
 
Era davvero bella, e a Vanyan per certi versi ricordava sua sorella Angel.
 
E anche…
 
«Vanyan» La voce melodiosa della donna lo riscosse dai suoi pensieri, e menomale. Ma chi era? E come faceva a sapere il suo nome?
 
Prima che potesse parlare, lei continuò «Ti prego, salva mio padre»
 
Domanda che Vanyan trovò per lo meno assurda «Ehi, frena, prima di tutto dimmi chi sei, e secondo dimmi come faccio a salvare qualcuno che nemmeno conosco!» Le disse, facendo ampi gesti con le braccia.
 
«Van, ti prego, lui… è a Terrarossa, e ha bisogno del tuo aiuto. Tu sei l’unico che può salvarlo!» Continuò lei, come se nemmeno l’avesse sentito, mentre si dissolveva.
 
E con lei si dissolveva tutto il panorama intorno. Vanyan ne ebbe abbastanza. Gridò «ASPETTA!» e si tuffò verso di lei, ma era troppo tardi, il panorama si dissolse tutto intorno a lui.
 
§§§
 
Vanyan cadde sul pavimento, a faccia in giù, con il rumore di qualcuno che bussava ritmicamente alla porta. Sentì la voce di Alys «Van, tutto bene?»
«Sì» Bofonchiò lui, ancora intontito e dolorante.
«Allora preparati, che tra un po’ andiamo»
 

Angolo autore
Ciao, è da un po' che non ci si vede! Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, ci tenevo a pubblicare almeno una volta al mese ;) Annuncio che mi prenderò un'altra pausa, sia per assenza di nuovi capitoli, sia per lo studio. Questa pausa sarà a tempo indeterminato, vi chiedo di perdonarmi -.-'
Ciao dalla vostra Elly <3
   
 
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