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Autore: Lartisteconfuse    19/09/2023    2 recensioni
Quando aveva sette anni Izuku ha perso il suo amico d'infanzia, Katsuki gli è sparito davanti agli occhi, senza che lui potesse fare niente. Non fu mai ritrovato.
Dopo dieci anni, Izuku ancora non ha abbandonato l'idea di ritrovare il suo amico perduto, la sperenza che prima o poi possa riabbracciare il suo Kacchan è rimasta viva dentro di lui. Un giorno, un suo amico che lavora in polizia, lo chiamerà per partecipare a un caso di omicidio molto particolare e le speranze di Izuku inizieranno a diventare più concrete.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: AU | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Midnight'
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Note: Salveee!! Ecco uno dei due capitoli rivelatori!!
Come al solito stomaci forti per le tematiche e viaaa
 
Spero vivamente che gli intrecci siano abbastanza coerenti, sto diventando scema a stare dietro alle mie stesse idee, ma vabb ci si prova eheh
 
Spero che questo cap vi piaccia, fatemi sapere come al solito,
alla prossima!


Alla centrale c’era una confusione mai vista: Aizawa e Shoto erano tornati con ben sette persone, di cui una in manette. 
Il vicequestore era rimasto sconvolto nel vedere anche Nemuri venire condotta all’interno e, ovviamente, la donna non aveva perso tempo a urlare contro di lui che se non metteva in riga il suo commissario avrebbe avuto grossi guai.
“Tu sai che posso spiattellare il  vostro nome e quello di tutti gli altri signori che vengono da me, vero?” gli mormorò minacciosa. “Fate qualcosa per fermare quell’uomo.”
“C-certo, Madame, non vi preoccupate. In fondo Aizawa sta solo facendo il suo lavoro, ma vedrete si risolverà tutto.”
Madame Kayama sorrise. “Vorrei ben sperare. Per voi.”
“Che cosa facciamo Shouta?” Shoto si era avvicinato ad Aizawa mentre osservava i sette davanti a loro. Soffermò il suo sguardo su Touya, che si era addossato al muro affiancato da Tenko. I due si tenevano per mano per sostenersi a vicenda, scossi - come del resto tutti gli altri - per la situazione in cui erano finiti. 
Katsuki era affiancato da due poliziotti, che impedivano agli altri di interagire con lui, cosa che alla fine era comunque inutile, dato che Katsuki continuava a dare l’impressione di essere completamente assente. 
“Separa Katsuki dagli altri” rispose Aizawa alla fine. “Con lui parleremo dopo. Prima voglio sapere cosa sanno loro e poi affronteremo Katsuki.”
Shoto annuì e si avvicinò ai due poliziotti.
Denki notò che Katsuki veniva allontanato. “Dove lo portate?” La sua domanda attirò l’attenzione anche delle ragazze e di Tenko e Touya, che osservarono i poliziotti trascinare Katsuki lontano da loro.
“In cella.”
Denki rivolse ad Aizawa un’espressione disgustata. “Pensavo che avremmo potuto fidarci di voi.”
Shouta sospirò, non era il momento e il luogo adatto per discutere con loro, men che meno spiegare quello che voleva fare. Madame Kayama e il vicequestore erano ancora lì, attenti a ogni sua mossa. 
“Touya, con noi. Gli altri portateli in un'altra cella.”
Al sentirsi chiamare Touya sobbalzò. Rimase immobile, aggrappato alla mano di Tenko, che gli si mise leggermente davanti con fare protettivo.
“Non fatemi ripetere, Touya vieni.”
“Ma non ho fatto niente.”
“Sì, hai preso l’arma del delitto, ora vieni.”
“Touya, ti prego.” Shoto guardò il fratello implorante. “Vogliamo solo parlare, per favore.”
Madame Kayama sorrise maligna. “Penso che sia il caso che vai ragazzo, forse non avrai altre occasioni.”
Touya impallidì, ma fece quanto richiesto. Sciolse la presa dalla mano di Tenko, che lo guardò con occhi imploranti di non andare. Gli sorrise e si sporse per lasciargli un leggero bacio sulle labbra. “Tornerò.” Spostò rapidamente lo sguardo su Shoto per poi sorridere e riportarlo su Tenko. “Credo che andrà tutto bene.”
In quel momento si sentirono alcuni poliziotti imprecare e urlare, seguiti poi da dei passi affrettati.
“Kacchan! Dov’è Kacchan? Aizawa perché?" 
Izuku era piegato in due per riprendere fiato, ma nel mentre lo sprecava per continuare a chiamare Katsuki e a chiedere spiegazioni. Eijirou giunse poco dopo di lui, seguito da alcuni poliziotti. “Signore, ci dispiace abbiamo provato a-”
Shouta alzò una mano per fermarli. “Non fa nulla. Izuku perchè sei qui?”
“Avete arrestato Kacchan, perché?” Il ragazzo aveva gli occhi spalancati in un'espressione apprensiva e dopo aver guardato per qualche secondo il commissario iniziò a girare la testa in ogni direzione, alla continua ricerca di Katsuki. Non trovandolo riportò la sua attenzione su Aizawa. 
"Calmati Izuku" si intromise Shoto, avvicinandosi all'amico. "Non fare una scenata qui" mormorò e poi, con un impercettibile movimento della testa, fece segno a Izuku di notare la presenza del vicequestore e di Madame Kayama, i quali parlottavano animatamente in disparte, al momento ancora completamente indifferenti all'arrivo di Izuku. 
"Facciamo così" disse Aizawa, avvicinandosi a sua volta. "Izuku vieni con noi, Tsukauchi." Al sentirsi chiamare un uomo si avvicinò e aspettò che il commissario gli desse ordini. "Porta questo ragazzo nella stanza degli interrogatori, Todoroki e io arriviamo subito. Mi raccomando, non deve uscire di lì." Shouta aveva parlato a bassa voce, controllando con la coda dell'occhio il superiore per paura che potesse notare quello che i suoi sottoposti stavano facendo. Madame Kayama, però, lo stava tenendo occupato, sicuramente con qualche minaccia, data la sua postura e il dito puntato vicino alla faccia dell'uomo. 
Tsukauchi afferrò Izuku per un braccio e prima che questo potesse dire qualcosa fu trascinato via. 
Eijirou vide l'amico sparire dietro l'angolo, fece un passo in avanti per andargli dietro ma Shoto lo fermò. "Non è in nessun guaio. Aizawa lo vuole con noi."
"P-perché? Ma cosa è successo?"
Shoto sospirò. "Mio fratello" disse indicando Touya. 
Eijirou lo guardò confuso. "Quello non è Natsuo."
"Infatti è Touya."
"Tou-" Eijirou spalancò gli occhi. "Ma non era morto?" 
"A quanto pare no." 
Eijirou avrebbe voluto abbracciare Shoto, il ragazzo era evidentemente scosso, con occhi arrossati, pelle pallida e in volto un'espressione spaurita. 
"A cosa vi serve Izuku? E dov'è Katsuki? Ci hanno detto che lo avete arrestato." 
"A quanto dice Aizawa è lui l'assassino di mio padre."
Eijirou comprese che forse era il caso di smettere di fare domande, più Shoto rispondeva e più una notizia scioccante veniva alla luce. 
"Dobbiamo pensare a un piano per evitare ulteriori casini" proseguì Shoto. "Ma prima dobbiamo sapere cosa è successo a tutti, a partire da mio fratello." Sospirò di nuovo, più pesantemente e si scostò la frangia dalla fronte con gesto stanco. "Inoltre dovevi vedere Katsuki. Dal momento in cui lo abbiamo scoperto si è chiuso in se stesso e non sto parlando di ostilità, ma, dio era così vuoto. Forse Izuku potrebbe esserci d'aiuto."
Eijirou annuì, concorde. Sapevano tutti che il caso in cui stavano non poteva seguire una procedura e un trattamento normali. C'era troppo in gioco, troppe persone importanti coinvolte. 
"Io resterò qui, se serve una mano o…" 
Shoto stava per negare con la testa, ma si fermò. "Sì, se te la senti dovresti andare a casa mia." 
Eijirou lo guardò incuriosito. "Non vorrai farmi portare la notizia di tuo fratello?" 
"Esatto, ma non solo. Devi tornare qui con Fuyumi e dirle di portare il libretto degli assegni di famiglia, ora ti spiego." 
Dopo che Shoto si fu di poco allontanato con Eijirou, Aizawa aveva già mandato anche le altre ragazze insieme a Denki e Tenko in un'altra cella per aspettare di essere interrogati. Touya fu l'unico a dover rimanere ancora nel corridoio, affiancato da un poliziotto. 
Ora, Shouta stava discutendo con il vicequestore che si era frapposto tra il commissario e Madame Kayama, affermando con voce dura che la donna non sarebbe stata interrogata. 
"Signore, con tutto il rispetto, ma non ha senso!"
"Non mi interessa Aizawa, non parlerete con Madame Kayama, è un ordine."
Shouta strinse i pugni e guardò entrambi con disgusto. "E va bene" cedette. "Ne farò a meno. Shoto, andiamo."
Shoto lanciò un'ultima occhiata complice a Eijirou, che ricambiò lo sguardo e si avviò verso l'uscita. 
Touya venne scortato nella stanza degli interrogatori, dove ad attenderli ci stava già Izuku, che parlava animatamente a Tsukauchi, bombardandolo di domande su quello che era successo. Il povero poliziotto stava cercando di trovare delle risposte per accontentarlo, ma non solo non aveva il permesso di rivelare le informazioni, ma in verità non era molto al corrente dei fatti. 
"Izuku, calmati" esordì Shouta chiudendo la porta. "Grazie Tsukauchi, puoi andare."
"Resto qui fuori signore?" 
"Sì, grazie." 
Una volta che Tsukauchi fu uscito, Aizawa si sedette accanto a Izuku. Lanciò un'occhiata ai due Todoroki: Shoto, non riuscendo più a trattenersi, aveva abbracciato Touya e non sembrava avere intenzione di lasciarlo andare. 
Dopo un primo momento di sorpresa Touya cercò di divincolarsi,ma Shoto lo strinse ancora di più. "Mi dispiace, mi dispiace Touya, se avessi saputo-"
Touya riuscì a liberarsi, afferrò Shoto per le braccia e le allontanò da sé con gesto stizzoso. "Cosa chiedi scusa a fare tu! Sei l'ultimo della lista a cui avrei chiesto aiuto!" 
Shoto lo guardò con occhi umidi. "Ma-" 
"Tch, credimi, non ti pensavo nemmeno." 
Touya prese posto sulla sedia davanti ad Aizawa e Izuku, buttandocisi di peso. Al commissario ricordò l'atteggiamento strafottente che Katsuki aveva mostrato quella mattina. Una copertura come metodo di difesa, non c'erano dubbi.
"Cosa volete sapere da me? Non so nulla dell'omicidio di mio padre, non sapevo nemmeno che era stato Katsuki ad ucciderlo. Cavolo, l'avrei dovuti immaginare." Scosse la testa ridendo tra sé. 
"Dicci la tua storia" disse Shouta. "Voglio sapere tutto fino al momento in cui ti abbiamo trovato in camera di Tenko."
Come successo con Katsuki, a quella richiesta la sicurezza mostrata da Touya iniziò a vacillare. Mantenne lo sguardo sul tavolo e si iniziò a mordersi il labbro in un gesto nervoso. Infine, decise di alzare la testa e puntò gli occhi su Shoto, che era rimasto in piedi.  "Tu sei sicuro che vuoi ascoltare questa storia?"
Shoto afferrò l'unica sedia rimasta vuota, addossata alla parete, e si sedette vicino al fratello. "Devo sapere la verità e voglio ascoltarla da te."
"Non è bella."
Shoto gli regalò un piccolo sorriso di incoraggiamento. "Proprio per questo è giusto che io ti ascolti." Gli prese una mano e la strinse. "Non ho potuto fare nulla per tutti questi anni, ma adesso posso rimediare.”
Touya fece spallucce e sfilò la mano. “Se ti fa stare meglio” rispose con un tono che indicava che non gli importava nulla. “Allora, da dove cominciare?” mormorò pensieroso. “Volete l’inizio eh? E inizio sia, ma penso che possiamo riassumere velocemente i miei primi quattordici anni di vita no?”
 
“Come ben sapete, dato che sì Aizawa Shouta, mi ricordo di te, la vita a casa nostra non era facile. Nostro padre era un uomo che non si può definire solo con severo, era un vero e proprio tiranno. Essendo il maggiore sono stato testimone del suo orribile temperamento sul resto della famiglia, partendo da mia madre e in seguito sui miei fratelli. 
“Spesso fantasticavo sul lasciare tutto e andarmene, ma avevo paura a lasciare casa, sapevo che non sarei sopravvissuto e così ho tenuto duro fino a quando non ho avuto quattordici anni.
“A quel tempo avevo già saputo cos’era il sesso, amici più grandi mi avevano iniziato a questa delizia con i loro racconti espliciti degli incontri che avevano avuto con le donne nei bordelli. Quindi capii subito che quando mio padre iniziò ad allungare le mani sul mio corpo e soprattutto su parti che ormai un padre non avrebbe più dovuto nemmeno guardare, ho iniziato a capire che la situazione stava peggiorando. 
“Ero diventato paranoico, tanto che quando papà era in casa lo seguivo ovunque per controllare se facesse qualcosa anche ai miei fratelli, ma a parte la solita violenza manesca di cui ormai ero avvezzo, non lo vidi mai toccare Fuyumi, Natsuo o Shoto. Solo con me era diverso.
“Ciò che mi portò a prendere la drastica decisione di scappare fu quando mi baciò. Ammetto che non fu una sorpresa, ormai era già qualche mese che combattevo con le sue palpate, ma insomma, avevo paura, non sapevo mai come sfuggirne. Quando mi baciò scappai dal salotto in cui eravamo e mi chiusi in camera. Valutai se parlarne con mia madre, ma in realtà l’idea mi spaventava. Amavo mia madre ed ero cosciente della dura vita che anche lei stava vivendo in quella casa con un marito che aveva sposato solo per un matrimonio combinato, ma allo stesso tempo agli occhi di un figlio era anche una madre che non batteva ciglio davanti alla violenza di un padre sui suoi figli. Quello che mi spaventava era che se le avessi detto delle molestie, lei non avrebbe fatto nulla e avrei dovuto semplicemente lasciar fare come succedeva con le botte. Provare a parlare con qualcun altro? Impossibile, data l’importanza di mio padre, anche se qualcuno avrebbe voluto aiutarmi sarebbe semplicemente stato rovinato, schiacciato dall’influenza della famiglia Todoroki. Mi sentivo in gabbia, non riuscivo a respirare, e così scappai.
“Ma come si dice, al peggio non c’è mai fine. Quando lasciai la città non sapevo dove stavo andando, volevo solo allontanarmi, ma ovviamente un ragazzino di quattordici anni, da solo, attira l’attenzione. Degli uomini mi presero e mi caricarono su una loro macchina.
“Non so dirvi dove mi portarono, era una sorta di piccolo paese sperduto. Non so dirvi nemmeno quanto dista da qui, per quel che so potrebbe essere vicinissimo, come dall’altra parte del paese. Non ricordo nemmeno quanto tempo rimasi dentro quell’auto, mi fecero dormire la maggior parte del tempo per farmi stare buono e così tutto mi appariva confuso. 
“Il posto, come ho detto, era un piccolo paese. La gente che era per le strade erano nella maggioranza uomini di tutte le età, mentre le donne erano poche e abbastanza adulte se non addirittura anziane. 
“E poi i bambini. 
“Molti bambini, alcuni davvero piccoli, tra i sei-sette anni, i più grandi avevano massimo sedici anni. All’apparenza il grande edificio che governava il paese era un orfanotrofio, ma come forse avete capito, non era un comune orfanotrofio, era un posto in cui i bambini venivano preparati per essere venduti come prostituti o veri e propri schiavi del sesso. “Venivamo divisi in gruppi, i bambini piccoli giudicati belli venivano fatti crescere mantenendone la verginità, che avrebbero venduto al miglior offerente. Anche io fui tra questi, ma stavo antipatico a un bel po' di persone, quindi venni messo subito all'asta perché non mi volevano lì. Mi prese un uomo che gestiva un bordello raffinato, non quanto il Midnight, ma molto simile. Il problema ero io, dato che mi avevano mandato via quasi subito, non sapevo bene con chi avevo a che fare e la notte in cui avevo servito il mio primo cliente tentai di scappare. Venni preso subito, ma quel posto non offriva seconde chance. Mi spedirono in una topaia, frequentata da gente volgare, ignorante, che non si perdeva in troppe chiacchiere, veniva solo per riempire un buco, il primo che trovava disponibile. Rimasi lì per un anno forse, non lo so bene.
"Arrivai al Midnight grazie a un uomo che si occupava di controllare che nei bordelli andasse tutto come doveva. Notò che in confronto agli altri avevo un linguaggio forbito, sapevo leggere e scrivere e non avevo quell'ingenuità che chi conosce solo quegli ambienti ha. Mi giudicò sprecato in quel posto e mi propose a Nemuri, che cercava altri ragazzi maschi per il suo Midnight. 
"E così arrivai qui. Tornai nella mia città natale, ma essendo chiuso all'interno del bordello mi sentivo al sicuro." Gli sfuggì una risata, che però non denotò divertimento effettivo. Scosse la testa. "Pazzesco, mi sentivo più al sicuro in un posto dove avrei dovuto vendere il mio corpo piuttosto che in strada, dove rischiavo di incrociare mio padre e il resto della mia famiglia." Alzò la testa per guardare il commissario, gli regalò un grande sorriso e nei suoi occhi Aizawa poté vedere una luce folle. "Ovviamente mi sbagliavo. Sono stato ingenuo a credere di essere al sicuro. Ero figlio di un uomo che non si era fatto problemi ad allungare le mani su suo figlio, come potevo pensare che non fosse anche uno capace di frequentare un bordello, che soprattutto offriva giovani ragazzi.
"È stato un incubo ritrovarmelo davanti. Ero arrivato da poco al Midnight e da quando sono stato preso la prima volta non ho mai detto a nessuno il mio nome, ho sempre usato Dabi. Nessuno si è fatto molti problemi, pensavano tutti fossi un orfano, quindi era plausibile che non sapessi davvero quali fossero le mie origini. Quando vidi mio padre pensai che non mi riconobbe. Quando mi scelse continuai a pensare ingenuamente che fosse solo perché in me non vedeva davvero suo figlio ma qualcuno che gli somigliava. Non volevo andare con lui, ma cosa potevo fare? 
"Per tutti quegli anni in realtà mi ero autoconvinto di essermi sbagliato, che quello che aveva provato a fare mio padre non corrispondeva alla realtà e che era stata la mia mente a inventarsi tutto. Avevo continuato a ripetermi che avevo interpretato male i segnali, che era impossibile che mio padre avesse mai potuto desiderare un'intimità con suo figlio, sangue del suo sangue. Così, quando ormai ci trovavamo in camera mia, con la porta chiusa e lui mi aveva fatto stendere sul letto lo fermai prima che potesse avvicinarsi a me. Gli dissi chi ero. 
"All'inizio non mi credette, fu in quel momento che scoprii che per tutto quel tempo ero stato creduto morto, che c'era addirittura stato un corpo che era stato sotterrato al mio posto. Todoroki Touya era morto. 
"Insistetti, gli dissi cose che solo io potevo sapere, lo feci soffermare sul mio volto alla ricerca di quei tratti simili che mi accomunavano così tanto a lui ma anche a mia madre. Non dimenticherò mai come nei suoi occhi vidi la realizzazione di avere davvero davanti suo figlio, che gradualmente è diventata lussoria. Avevo solo peggiorato la mia situazione. Prima che lui potesse muoversi, lasciai la stanza. Corsi da Nemuri e le raccontai tutto. Le dissi che non potevo andare a letto con Enji, era mio padre, non potevo, doveva aiutarmi. Subito dopo è arrivato lui e Nemuri lo ha affrontato. Gli ha detto quello che le avevo appena riferito, ma le cose non sono andate come speravo. 
"Dovete sapere che avevo il prezzo più basso nel bordello per tutto quello che avevo passato in precedenza e così quando mio padre annunciò che avrebbe pagato qualsiasi prezzo per avermi ogni volta, Nemuri non ci ha pensato molto ad accontentarlo." Touya si fermò, aveva parlato ininterrottamente, con la paura che se si fosse fermato non avrebbe più trovato le forze per continuare, ma era arrivato quasi al limite. Gli serviva un momento. Non era nuovo per lui rivivere quei ricordi, lo tormentavano ogni giorno sia quando era sveglio che quando dormiva. Ma raccontarli a qualcuno era sempre difficile. Ci era passato già quando aveva rivelato tutto a Tenko e in seguito a Katsuki e Denki, ma ora era ancora più difficile. Ad ascoltarlo c'era qualcuno della sua famiglia, Shoto, che fino a quel giorno nella sua mente era ancora un bambino di appena sette anni con cui Touya non aveva mai interagito molto. 
Gli venne posto davanti un bicchiere d'acqua dal ragazzo con le lentiggini. Lo ringraziò con uno sguardo e sorseggiò dal bicchiere. "Durò un anno" riprese, "un anno in cui veniva al Midnight ogni volta che poteva. Non poteva portarmi fuori di lì e quindi si sfogava continuamente nella mia camera. Era un incubo di cui non vedevo la fine. Più volte ho pensato di scappare, ma mi ero stancato, ho imparato che non c'è mai fine al peggio e non avevo voglia di scoprire cosa sarebbe potuto accadere ancora. 
"Ho anche pensato di farla finita completamente, ma credo che Nemuri avesse capito quali fossero le mie intenzioni e non aveva nessuna intenzione di permetterlo. Venivo sorvegliato costantemente. 
"Le cose iniziarono a cambiare quando arrivò Katsuki." A quelle parole Touya notò come il ragazzo sconosciuto sobbalzò e si mostrò ancora più interessato. C'era orrore sul suo volto misto a una voglia di sapere cos'altro avesse da dire. 
"Aveva tredici anni all'epoca, era un ragazzino scontroso, sempre imbronciato, ma innocuo. Sembrava una bambola, non solo per la bellezza che lo caratterizzava a livello estetico, ma anche perché non si scomponeva davanti a niente. Rimaneva seduto se gli dicevano di stare seduto e si alzava solo quando gli veniva richiesto. Era vergine. Su di lui c'era un prezzo che al Midnight non avevo mai sentito e chi fu disposto a pagarlo fu proprio mio padre. Appena vide Katsuki io sparii, aveva occhi solo per lui e combatté per avere la sua prima volta. Dentro di me ne fui contento. Non provavo un briciolo di compassione per quel bambino, ero sollevato che finalmente mio padre avesse spostato la sua attenzione su altro. Ma non durò. Dopo quella volta con Katsuki, tornò da me. Il tempo passava e io stavo impazzendo. E così, Katsuki si fece avanti. 
"Dopo aver saputo chi ero mi disse che papà lo aveva scelto perché gli ricordava suo figlio morto. C'era la possibilità che Katsuki potesse convincerlo che lui fosse migliore di me, perché più piccolo, più innocente, più simile a quello che mio padre non aveva mai avuto con la mia fuga. 
"Katsuki iniziò a flirtare con lui, cercava di mettersi al centro dell'attenzione per allontanarlo da me. Allo stesso tempo io dovevo fingere di scappare. Sarei scomparso dal Midnight ma senza mai lasciarlo. Questo ovviamente significava abbandonare completamente Katsuki in balia di mio padre, ma non mi interessava, me ne volevo solo liberare, riprendere a respirare. 
"Così facemmo. Tenko iniziò anche a lavorare con la scusa che non voleva avere niente a che fare con il bordello e con i soldi che guadagnava mi comprava da mangiare, in modo tale che nella cucina non si accorgessero che mancava del cibo.
"Non mi azzardai mai ad uscire. Sapevo che mi avrebbero trovato subito, a costo di rimanere chiuso in camera di Tenko per sempre. 
"E così si arriva alla sera dell'omicidio. Uscii dalla camera perché avevo sentito le urla, avevo paura per Tenko e stavo impazzendo lì dentro senza poter sapere cos'era successo. Non so cosa mi ha detto la testa. Quando ho visto il corpo di mio padre senza vita ero sconvolto, diviso tra il sollievo, l'incredulità, ma anche sincera tristezza."
Touya ricordava quel momento vividamente, poteva ancora sentire il profumo della camera di Katsuki, il rumore attutito dei suoi passi sul tappeto mentre raggiungeva il letto per poi sporgersi in avanti e guardare il volto di suo padre, rimasto immobile in un'espressione sorpresa e spaventata. Ricordò che da fuori aveva sentito provenire le voci degli altri, il pianto di qualcuno. Sapeva che doveva andare via ma quella scena orripilante lo attirava, continuava a fargli tenere lo sguardo ancorato a quel corpo che era stato simbolo di una tortura durata anni. 
Alla fine, era riuscito a risvegliarsi dalla trance in tempo, ma prima di andare via, i suoi occhi avevano notato il tagliacarte sporco di sangue sul tappeto al lato del letto. Non ci aveva pensato nemmeno un secondo, lo aveva preso ed era andato via. 
"Perché lo hai preso?" domandò Aizawa, dopo che Touya concluse gli ultimi attimi della sua storia. Il ragazzo alzò le spalle e scosse la testa. "Non lo so. C'era il suo sangue, quella lama lo ha ucciso. Non lo so." 
"E non sapevi nulla di Katsuki?" 
"Nulla."
"D'accordo, abbiamo finito."
In quel momento Touya si accorse del fratello in lacrime accanto a lui. Shoto stava singhiozzando, provando a soffocare il pianto con una mano, ma piccoli gemiti riuscivano a farsi spazio nel silenzio. 
Si domandò se dovesse abbracciarlo, ma in realtà non voleva. Non era compito suo rassicurare Shoto, era lui quello che aveva passato l'inferno, non doveva essere lui a dover consolare. 
Il ragazzo, di cui Touya ancora non sapeva il nome, ovviamente non era dello stesso avviso. Si alzò dalla sua sedia per andare dalla parte opposta del tavolo e fare da supporto a Shoto, che lo abbracciò e nascose il viso contro il petto dell'altro. 
Li guardò con disgusto. Con che diritto Shoto si rubava la scena del suo dolore? 
Aizawa si schiarì la voce. "Prima di andare, Tenko parla?" 
Touya rimase sorpreso. "Eh?" 
"L'ho visto parlarti. Mi hanno detto che è muto e infatti con noi non ha mai parlato."
"Oh, è con me che parla."
Aizawa alzò un sopracciglio, interdetto. "Quindi ha semplicemente scelto di non farlo con gli altri?"
"No, è più il contrario. Tenko è nato in quel posto di cui vi ho parlato, non so cosa abbia visto o cosa abbia vissuto, ma so che Nemuri lo ha deciso di adottare perché a quanto pare anche per lei la situazione di Tenko era troppo dura. Non parla bene e ha difficoltà."
"Va bene, grazie."
"Non lo costringerà spero." 
"Certo che no." Aizawa si alzò. "Shoto, abbiamo finito con Touya, che vuoi fare? Lo sai che non posso lasciarlo andare."
Touya stava per replicare, perché non capiva per quale motivo dovesse rimanere lì. Ok aveva rubato l'arma del delitto dalla scena del crimine ma non potevano pensare che lo avesse fatto lucidamente. Dovevano aver capito ormai che aveva uno stato mentale precario. 
"Sì." Il volto di Shoto riapparve dopo aver usato la camicia di Izuku come un gigante fazzoletto in cui riversare tutte le sue lacrime. Provò a ricomporsi, ma continuava ad avere la faccia rossa e gonfia. Si alzò a sua volta. "Touya andiamo nell'ufficio di Aizawa."
"Perché?" 
"Perché tra poco arriva Fuyumi e dobbiamo parlare con Madame Kayama del prezzo per la tua libertà."
Touya si sentí mancare. Guardò il fratello come se lo vedesse per la prima volta. "Cosa?" mormorò con voce tremante. 
Shoto si stropicciò un occhio con gesto stanco. "Sì, non serve quello? Paghiamo e sei libero no?" 
Touya guardò il ragazzo con le lentiggini, poi Aizawa, per chiedere conferma se quello che aveva sentito fosse vero. 
Per Touya ciò che accadde dopo fu come un sogno, non riuscì a seguire bene gli eventi e nemmeno le parole che furono dette. 
Quando Fuyumi arrivò dentro l'ufficio del commissario dove la stavano aspettando, ci mancò poco che svenisse seduta stante, ma Eijirou, che era arrivato insieme a lei, era riuscito a sostenerla. 
Touya si sorbì di nuovo abbracci che non volevano lasciarlo andare e gli facevano venire l'ansia, fiumi di lacrime, parole confuse dette tra i singhiozzi. Pensò che dato che sua madre e Natsuo non erano lì avrebbe dovuto rivivere quella scena una terza e forse quarta volta. 
Fuyumi, comunque, si rivelò più presente di Shoto e si riprese nel migliori dei modi. Ascoltò con attenzione la versione molto riassuntiva della situazione e nonostante Touya notò come la sua compostezza sembrò vacillare nello scoprire di loro padre, Fuyumi rimase controllata. Quando Shoto le disse cosa dovevano fare tirò fuori dalla borsa il libretto degli assegni. "Portatemi quella donna." 
Madame Kayama si era ovviamente aspettata che la storia di Touya sarebbe finita in quel modo. Con la famiglia ritrovata e conoscendone l'estrazione sociale non vi era nessuna sorpresa. "Il caro Touya costa poco" commentò beffarda. "Si è rovinato con gli anni." 
Fuyumi tremò di rabbia mentre firmava l'assegno. "Ecco a voi." 
Nemuri prese l'assegno e lo guardò con soddisfazione. "Mi congratulo con te Touya, sei riuscito a sfuggirmi per tre anni vivendo sotto il mio stesso tetto e ora sei libero." 
Touya rise. "Oh bé, sai, tuo figlio è stato di grande aiuto." 
Il sorriso sul volto della donna sparí.  
"E stai pur certa che te lo porterò via." 
 
***
 
Dopo che Shoto e Touya ebbero lasciato la stanza né Aizawa né Izuku ebbero il coraggio di aprire bocca. 
Alla fine Izuku si lasciò cadere sulla sedia che aveva occupato Shoto fino a pochi minuti fa. "Mio dio" mormorò, passandosi una mano tra i capelli. "È agghiacciante." 
"Già, mi dispiace averti fatto ascoltare ma ho pensato che avresti voluto sapere tutto."
"Sì, la sua storia e quella di Kacchan sono intrecciate almeno so già che cosa mi aspetta quando…quando…è orribile, Aizawa, orribile." Si nascose il volto tra le mani. 
"Se vuoi prenderti un momento puoi farlo. Io adesso voglio ascoltare gli altri prima di Katsuki. Voglio sapere prima le loro versioni e poi sentire lui." 
Izuku si scoprì il volto. "E poi? Cosa succederà a tutti loro? A Kacchan? Non potete arrestarlo, lui…Il signor Todoroki meritava di morire!" 
"Calmati Izuku, non ho nessuna intenzione di mettere Katsuki in pericolo, ma la situazione è complicata. Bisogna agire con furbizia e per gradi." 
Izuku rimase in silenzio, rifletté sulle parole che Aizawa gli aveva appena detto. 
"Abbi fiducia in me." 
Interrogarono per prime Momo e Himiko. La prima fu abbastanza schietta e di poche parole. Non sapeva nulla di quanto era successo nei giorni precedenti e non era stata a conoscenza nemmeno sulla vera identità di Touya. Quando scoprí che Touya era imparentato con Enji, iniziò a piangere
Himiko fu di tutt'altra pasta. Nemmeno lei sapeva di Katsuki e di Touya, ma fu abbastanza divertita nel venire a sapere tutta la storia. Poi si mise a parlare di Ochako e di come il suo silenzio su Katsuki l'avesse offesa. "Non mi ha detto niente e invece sapeva tutto. Io le ho sempre detto che Denki e Kitty Kat erano delle brutte compagnie. Si dovrà far perdonare!" 
Aizawa aveva provato a mantenerla sul discorso principale, ma alla fine rinunciò. Himiko non sapeva nulla, era solo arrabbiata con Ochako. 
Per coerenza, Aizawa interrogò per prima proprio l'unica ragazza rimasta. 
Ochako era spaventata, questo era evidente, ma cercò di controllarsi. 
"Himiko è arrabbiata con te" commentò Aizawa per smorzare la tensione. "Ha detto che devi farti perdonare." 
Stupita da quelle parole Ochako ebbe un momento di confusione, in seguito, capendo che Aizawa non aveva nessuna intenzione di torchiarla con severità si rilassò. "Non volevo metterla in mezzo a tutto questo."
"E questo sarebbe?" 
Ochako rimase in silenzio a fissare il tavolo. Aizawa sospirò. "Senti, non voglio arrestarvi e nemmeno farvi finire nei guai con Madame Kayama, ma lo so che è stato Katsuki. Dimmi cosa è successo veramente e io cercherò di aiutarvi in tutti i modi che posso." 
Ochako si morse il labbro nervosa, soppesò per un po' cosa fare. Infine capitolò. "Non ho visto l'omicidio. Io ho solo fatto quello che Denki mi ha chiesto."
"Ovvero?"
"Raccontare una bugia." 
"Continua."
"Quella sera stavo di sotto come al solito, ma poi ho visto Denki correre trafelato sulla balconata. Non c'era nessuno all'ingresso, erano tutti nel salone e quindi non siamo stati visti. Mi ha detto quello che era successo, che a breve Katsuki sarebbe sceso e che dovevamo farci vedere con lui."
"Quindi Katsuki quanto prima era salito con il signor Todoroki?" 
Ochako scosse la testa. "Non lo so." 
"Nessuno lo aveva visto?" 
"Non era strano che Enji entrasse e nessuno se ne accorgesse, non sempre prendeva parte ai divertimenti nel salone, preferiva andare diretto da Katsuki."
"Quindi avete finto che il signor Todoroki fosse arrivato da poco?" 
"Sì. Denki è sceso insieme a me e poco dopo anche Katsuki. Era pallido, aveva provato a truccarsi per darsi un po' di colore ma ad un occhio esperto si vedeva che non aveva fatto un buon lavoro. Denki e io facemmo il grosso della conversazione, due nostri clienti si avvicinarono per partecipare e Katsuki spiegò che stava facendo un gioco con Enji. Lo voleva far attendere. Non reggeva molto come cosa, sapevano tutti del temperamento di Enji, ma i due uomini erano già abbastanza ubriachi per non badarvi. Non so come si fossero accordati con Tenko, so solo che proprio quando Katsuki disse che tornava di sopra e Denki si accodava a lui sentimmo Tenko urlare. 
"Vi giuro che non so altro. Io li ho coperti, sapevo di Katsuki, ma non so come sono andate le cose. Non me lo hanno voluto dire."
"E di Touya? Sapevi di Touya?" 
Ochako scosse la testa. "No. Lui è stata una sorpresa, tanto che in un primo momento ho pensato che in realtà Katsuki si fosse preso la colpa di Touya, ma abbiamo sentito tutti le parole che si sono detti." 
Aizawa congedò Ochako, i pezzi lentamente si stavano rimettendo nel giusto ordine. 
L'interrogatorio di Denki fu difficile. Il ragazzo era completamente fuori di sé e si spiegò tra i singhiozzi. 
"Non potevo dire la verità…signore, lo dovete capire…io ho coperto Kat perché l'ho ritenuto giusto… Lo ritengo giusto. Non potete fargli questo, non potete arrestarlo…finirà in brutti posti…n-non."
"Denki, calmati per favore. Voglio solo sapere cosa è successo davvero. Vi voglio aiutare." Shouta si era stancato di doverlo ripetere, ma quei ragazzi avevano tutto il diritto di dubitare di lui. 
"Era sporco di sangue." 
Shouta sobbalzò e guardò Denki che sembrava un po' più calmo. "Come?"
"Kat. L'ho incontrato in corridoio, e meno male che sono stato io. Era sporco di sangue in faccia e sui vestiti. L'ho visto in piedi davanti alla sua camera a fissare il vuoto. L'ho scosso e chiamato un paio di volte, ma non mi rispondeva. Ho guardato dentro la stanza e ho visto Enji. Kat continuava ad essere completamente assente, allora ho agito io. 
"Ho chiuso la porta e poi l'ho spinto a camminare fino al bagno. L'ho chiuso dentro a chiave e sono corso a chiamare Tenko in camera sua. A quell'ora sapevo che erano ancora tutti di sotto ma ho cercato di essere il più veloce possibile. Tenko si è occupato di ripulire in tutta fretta Kat, che piano piano si stava riprendendo. Gli ho detto che cosa doveva fare, che Tenko lo avrebbe aiutato a sistemarsi e che poi sarebbe dovuto scendere da me e Ochako. Gli ho detto cosa doveva dire, come doveva comportarsi. Quando Kat è sotto shock diventa una specie di automa, credo che non avesse ancora capito cosa aveva fatto."
In seguito Denki raccontò la stessa cosa che aveva detto Ochako. Del loro piccolo teatrino al piano di sotto. "Con Tenko ci siamo accordati sull'ora. Io avrei spinto gli altri ad andare verso il piano di sopra e lui avrebbe urlato."
Aizawa era impressionato. Tra tutti Denki gli era sembrato quello più fragile e più propenso a farsi trascinare, quando invece era stato lui a mettere in atto una bugia del genere. 
"È stato quando ha rivisto il corpo che Kat è crollato" aggiunse sovrappensiero. "L'ho visto realizzare quello che aveva fatto in quel momento. La sua tarda reazione, però, ha fatto sì che nessuno sospettasse di lui."
"E di Touya? Ne eri al corrente?" 
Denki rise nervosamente. "Sì, anche quell'idea è stata mia, o meglio, la suggerii ma non pensai che Kat mi prendesse sul serio. Non avrei mai imposto a lui di fare quello che ha fatto per salvare qualcun altro, ma Kat ha deciso di fare di testa sua." Sorrise tristemente. "Mi disse che io non potevo capire cosa poteva significare quello che stava passando Touya, io un padre non l'ho mai avuto mentre loro due sì, ma questa era una delle sue tante cattiverie che dice quando non vuole soffrire. Preferisce far soffrire gli altri quando è in difficoltà." Guardò Izuku e gli sorrise, ricordandosi di quello che era successo quella stessa mattina. "Ma nonostante questo sapevo che era dura anche per lui. Vedete Enji si è ossessionato con Kat perché assomigliava al figlio quando era più piccolo e Kat ha fatto leva su questa perversione per distrarlo da Touya.
"Questo è quanto. Sapevamo che prima o poi sarebbe venuto a galla tutto, volevamo solo prendere un po' di tempo. Essere preparati mentalmente."
"Grazie Denki, cercherò davvero di fare il possibile per proteggervi." 
Denki si alzò. "So che è difficile, signore, non pretendo che facciate miracoli."
L'ultimo da interrogare fu Tenko. Tramite risposte scritte su pezzi di carta, anche Tenko confermò le versioni di tutti, sia sull'omicidio di Enji sia sulla storia di Touya. 
"Quando tutto questo sarà finito, credo che i Todoroki sarebbero felici di averti con loro," disse Shouta. "Hanno liberato Touya dal suo impegno." 
Tenko scattò a sedere, sul volto un'espressione di pura gioia. 
"Calmati, tu adesso non puoi andare da nessuna parte."
Tenko guardò male il commissario. 
"Tu, Ochako e Denki siete complici di aver mentito e quindi ostacolato le indagini, non posso lasciarvi." 
Tenko aprì la bocca in una smorfia orripilata. Shouta lo bloccò con un cenno della mano. "Ma è temporaneo. Non posso fare come mi pare, ho un supervisore che mi sta col fiato sul collo insieme a Madame Kayama. Devo prima trovare una soluzione a questo enorme casino che si è costruito. Devo ancora parlare con Katsuki, finito con lui cercheremo una soluzione."
Tenko scrisse velocemente qualcosa sul foglio
 
Nemuri mi lascerà andare
 
Shouta alzò le spalle. "Non mi interessa, se lo può fare è perché il vicequestore le avrà dato il permesso, a quel punto sei libero di prendere le tue cose e andare dai Todoroki."
Tenko sorrise, soddisfatto, poi però il sorriso svanì e scrisse altro. 
 
Gli altri? 
 
"Loro dovranno pazientare e io devo sperare che le mie promesse non siano state vane."
Con queste ultime parole Tenko venne congedato e accompagnato da Tsukauchi alla sua cella. Shouta sapeva che il ragazzo aveva ragione, a breve Nemuri lo avrebbe fatto uscire. 
"Andiamo a prendere Katsuki" disse a Izuku. 
 
   
 
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