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Autore: PrimPrime    19/09/2023    2 recensioni
Emily Lewis è sorpresa quando riceve la sua lettera per Hogwarts, ma inizia a frequentare la scuola con grandi aspettative.
Quello che una nata babbana come lei non sa, però, è che cinque anni prima in quella stessa scuola ha avuto fine una guerra che aveva spaccato in due il mondo magico.
Inoltre non sa che i pregiudizi tra i maghi non sono del tutto spariti, come anche la competizione e l’antipatia di una casa verso l’altra.
E così Emily, quando stringe le sue prime amicizie e viene smistata in una casa diversa dalla loro, non ha idea di cosa l’attende.
In quella scuola dove un tempo si era combattuta una guerra, dove in qualche modo lei riuscirà a sentirsi al sicuro, non sa che verrà messa alla prova da sfide ben più complicate di un compito in classe.
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Leggendo questa storia conoscerai Emily e i suoi amici, e li seguirai in un percorso di crescita ed evoluzione che avrà inizio al primo anno scolastico e continuerà fino al settimo e oltre.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Filius Vitious, Horace Lumacorno, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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CAPITOLO 11

 


Le vacanze di Natale furono divertenti come previsto, soprattutto perché Emily andò a casa di Cecil come avevano stabilito. Quell’anno, però, ci andò con la metropolvere perché Blue le aveva mostrato come fare.

Per i genitori fu uno shock viaggiare mettendosi nel camino e facendosi avvolgere da quelle fiamme verdi, anche se lei aveva spiegato mille volte come avrebbero fatto e che non ci sarebbero stati rischi.

Alla villa dell’amico Emily trovò già Blue, Parker e i loro genitori. Passarono il tempo a chiacchierare in allegria, assaggiando le prelibatezze preparate da Rosalyn Berrycloth e giocando a vari giochi che Cecil aveva in casa.

Come si era prefissato, lui sfidò il padre di Emily agli scacchi dei maghi. L’uomo non li vedeva dall’anno precedente, ma era un appassionato di scacchi babbani perciò riuscì a non farsi battere.

In un attimo le vacanze terminarono e arrivò il momento di tornare a Hogwarts.

Emily trovò il castello proprio come lo aveva lasciato, quasi non fosse stata via per Natale e capodanno. Fu felice di rivedere gli amici Serpeverde e di ricominciare con la solita routine che prevedeva lezioni, studio, aiutare gli studenti più piccoli con incantesimi e passare il tempo con Cecil.

Non con Blue, perché lei era di nuovo con gli amici Tassorosso nella speranza di vedere Julie almeno da lontano.

Nota positiva del loro ritorno dalle vacanze era il fatto che Napier e Baxter sembravano essersi dati una calmata. Forse avevano ricevuto qualcosa di bello per Natale, aveva pensato Emily.

Non le importava un granché di quei due e i loro scherzi non le mancavano affatto. Se erano finalmente maturati, lei poteva solo esserne felice. La loro assenza nella sua quotidianità le permise di abbassare la guardia e rilassarsi, godendosi di più le giornate.

Un pomeriggio si era ritirata da sola sulla torre di astronomia ad ammirare il paesaggio. Aveva finito con le lezioni, invece Cecil aveva divinazione e Blue era sparita da qualche parte, come suo solito. Normalmente non andava lì da sola, ma quel posto le piaceva perciò aveva deciso di farci un salto prima che fosse l’ora di cena.

Quando fu soddisfatta della pace di quel luogo e dell’aria fresca respirata, scese le scale decisa ad andare nella sala comune di Serpeverde.

Era circa a metà scalinata quando una figura nascosta nell’ombra la afferrò e la spinse giù. Emily non fece in tempo a vedere chi fosse, ma nell’attimo che precedeva l’impatto si maledisse per aver abbassato la guardia.

Si risvegliò in infermeria, con un braccio e una gamba ingessati e un gran mal di testa.

Madama Chips le disse che dei Corvonero l’avevano trovata svenuta in fondo alle scale che portavano alla torre di astronomia e che aveva dovuto fare una bella caduta per ridursi in quello stato. Da allora aveva dormito per due giorni di fila.

Prese senza fare storie le pozioni che lei le diede, anche se avevano un sapore disgustoso. Piuttosto, ne approfittò per domandarle cosa fossero, intenzionata a informarsi a riguardo più tardi.

Quanto più tardi non le era dato saperlo, perché il mal di testa disturbava fortemente il suo pensiero e il braccio con cui scriveva era ingessato e dolorante. Scoprire che quell’incidente le avrebbe impedito di studiare per un po’ fu un brutto colpo.

Il tempo in infermeria non sembrava scorrere mai, ma per sua fortuna Blue e Cecil quel giorno passarono a trovarla appena finirono con le lezioni.

“Hai visto chi ti ha spinta?” le chiese Blue, dopo essersi assicurata che stesse bene.

L’amica non aveva pensato neanche per un secondo che poteva essere caduta da sola, Emily glielo leggeva in faccia.

Suo malgrado scosse la testa. Non aveva visto nessuno in particolare, però riusciva a pensare solo a un possibile colpevole. Rivolse lo sguardo a Cecil, trovandolo pensieroso.

“Sono certa che sia stato William Baxter. Alla cena del Lumaclub faceva da cameriere e io l’ho preso in giro, si è arrabbiato molto. So che non avrei dovuto farlo, ma è stato uno dei momenti più soddisfacenti di sempre,” ammise, sbuffando perché quel piccolo sfogo le si era ritorto contro.

“Non dovevi provocarlo!” la rimproverò il ragazzo, spiazzato.

In effetti, lei non aveva ancora raccontato agli amici di quell’episodio, preferendo tenerlo per sé, ecco perché li aveva sorpresi entrambi.

“Lo so,” rispose abbassando lo sguardo.

Ora si rendeva conto di aver fatto una cosa davvero stupida.

“Non tornare più lassù da sola,” si raccomandò Blue, al che Emily annuì.

Senza contare le lezioni, sarebbe andata sulla torre di astronomia solo con Cecil, come aveva sempre fatto. Non voleva certo offrire a Baxter una seconda possibilità per farle del male, ora che aveva scoperto il suo posto segreto.

 
Grazie alle pozioni miracolose dell’infermeria, Emily ci mise poco più di una settimana a tornare in sesto. Quando poté uscire da lì tirò un sospiro di sollievo e si affrettò a raggiungere la sua stanza per prendere i libri di testo.

Studiare le era mancato, che fosse a lezione o in biblioteca con gli amici. Per fortuna si era sempre portata avanti, quindi non era rimasta indietro davvero, ma si impose di recuperare il suo solito ritmo.

Un pomeriggio, dopo le lezioni, si ritirò nella sala comune di Serpeverde. Blue e Cecil avevano entrambi da fare, perciò aveva dato appuntamento a Patricia lì per un ripasso di pozioni. Avevano anche dei compiti e si erano accordate per farli in compagnia.

Qui, al suo stesso tavolo, trovò anche Nathan e Ana. Inaspettatamente i due non si erano messi insieme dopo il ballo di Natale, anzi sembrava che fossero solo amici. Comunque Emily li credeva una bella coppia, perciò si aspettava che facessero “il grande passo” da un momento all’altro.

Anche Ana aveva bisogno di una mano con pozioni, quindi Emily aiutò Patricia e a lei ci pensò Nathan. Studiarono rimanendo allo stesso tavolo e chiacchierando tra un argomento e l’altro.

“Senti Lewis, ho saputo che tra due settimane ci sarà un’altra cena del Lumaclub,” le disse Nathan, con fare disinteressato. “Potremmo andarci insieme se per te va bene.”

La sua proposta la spiazzò, così come il fatto che glielo avesse chiesto davanti ad Ana. La ragazza non sembrava turbata, ma magari stava solo facendo finta per salvare le apparenze.

Emily avrebbe accettato volentieri pur di non andare da sola come l’ultima volta, a farsi infastidire da qualcuno dei presenti, ma aveva altri piani.

“Pensavo di invitare Cecil, a dire il vero,” ammise.

“Intendi il tuo amico Grifondoro?” le chiese Patricia, curiosa, e lei annuì.

“Sì, quel tipo con i capelli lunghi che sembra una femmina,” commentò piccato Nathan.

“Ehi, non sono poi così lunghi e si capisce benissimo che è un ragazzo,” ribatté Emily, risentita.

“Scusa tanto,” si affrettò a dire lui, che però non sembrava dispiaciuto davvero. “Non so proprio cosa ci troviate nei Grifondoro, tu e gli altri che perdono tempo con loro.”

Emily strinse i pugni. Stava iniziando a offendersi, ma cercò di trattenersi perché credeva che il suo non fosse del vero odio, ma solo il suo modo pungente di scherzare.

In ogni caso, non erano stati i Grifondoro a ignorarla, a insultarla e a farla finire in infermeria dopo svariati tentativi di ferirla.

Emily era grata a Cecil per non averla mai abbandonata malgrado tutto, e per averla guidata nei suoi primi passi nel mondo magico.

Per lei il loro rapporto era molto importante e non avrebbe permesso a nessuno di infangarlo!

“Invece non c’è niente di male nel passare del tempo con i Grifondoro, ma nemmeno con i Tassorosso e con i Corvonero. Fino a prova contraria, siamo noi Serpeverde gli stronzi che discriminavano gli altri, e che in guerra stavano dalla parte sbagliata,” dichiarò stringendo i pugni, accorgendosi solo dopo delle parole che aveva usato.

Altro che trattenersi.

“Scusate, ho esagerato…” aggiunse, abbassando lo sguardo. “Io sono pure una nata babbana, quindi non posso capire…”

Dopo averlo detto si sentì terribilmente in difetto. Non solo era una Serpeverde, ma era anche una sanguemarcio, come le avevano ricordato più volte. Perché Cecil perdeva il suo tempo con lei? Se lo chiese e sentì gli occhi pizzicare.

Ana le mise una mano sulla schiena in un gesto di conforto al quale si unì subito anche Patricia.

“Stai dando troppa importanza a queste cose,” le disse quest’ultima.

“Già. E Brooke scherza, non prenderlo troppo sul serio,” aggiunse la bionda.

Il diretto interessato non commentò, ma sembrava che la reazione di Emily lo avesse spiazzato.

“Scusate davvero…” ripeté lei, ora più calma. “Sia chiaro, non ce l’ho con voi. Riprendiamo a studiare, vi va?”

“Certo che tu pensi solo a quello!” esclamò Ana divertita, spezzando la tensione che si era creata.

Un’oretta dopo le due ragazze erano stanche, perciò Emily si ritirò nella loro camera. Aveva preso in prestito dei libri dalla biblioteca e intendeva leggerne uno stando da sola. Inaspettatamente, però, le compagne di stanza la raggiunsero, forse ancora preoccupate per lei.

“Tu non sei contenta di essere una Serpeverde?” le chiese Patricia, con fare esitante e un’espressione dispiaciuta sul viso.

“Non molto, a dire il vero. Al primo anno nessuno della nostra casa mi parlava, alcuni mi trattavano male o sparlavano di me, e quelli delle altre case mi guardavano con diffidenza,” sospirò. “Avrei preferito essere smistata con i miei amici… ma immagino che il cappello parlante sapesse cosa stesse facendo.”

“Ti sei accorta che noi Serpeverde siamo meno degli altri? La differenza è minima, ma se ci pensi si nota proprio. È per via della guerra, ormai è passata ma ha lasciato il segno. Non tutti i ragazzi di famiglie purosangue, Serpeverde da generazioni, si sono iscritti a Hogwarts,” sottolineò Ana.

“Già, e poi penso che gli idioti ci siano in ogni casa. Noi siamo solo più diretti... e più subdoli se lo riteniamo necessario,” aggiunse Patricia, quasi a volersene vantare.

“Avete ragione ragazze. Scusate davvero per la mia reazione di prima, non so cosa mi sia preso.”

“Non ti preoccupare, basta che non lo dici a nessun altro. Noi tre siamo a posto, ma qualcuno della nostra casa ha i genitori ad Azkaban da quando la guerra è finita. Che vogliano seguire i loro passi o meno, è meglio che non sentano quello che pensi. E poi, dovremmo scusarci noi… al primo anno eravamo tra quelli che ti ignoravano,” ammise Ana.

Patricia annuì.

“Io però credo di aver capito perché ti sei arrabbiata prima. Si parlava del tuo amico Grifondoro, è un argomento taboo?” domandò la rossa accennando un sorriso.

Emily si sentì le guance calde. Era così palese che le piacesse?

“Ma no, cosa dici? Io sono protettiva con tutti i miei amici!” si difese, colta sul fatto.

“Ah sì?” insistette Patricia, divertita.

 
Come previsto da Nathan, qualche giorno dopo Emily ricevette l’invito alla successiva cena del Lumaclub. Si sarebbe tenuta la settimana successiva, perciò lei avrebbe avuto il tempo di comprare un altro vestito ad Hogsmeade. Non le interessava molto degli abiti e delle formalità, ma all’ultima cena si era sentita in difetto e non solo perché era da sola.

Tutti erano ben vestiti, venivano da famiglie interessanti e andavano dritti verso il loro obiettivo. Emily non sapeva ancora quale fosse il suo, ma avrebbe fatto almeno il minimo indispensabile per fare una bella figura. Inoltre quella volta avrebbe fatto di tutto per andarci con Cecil.

Lo invitò mentre erano seduti ai Tre Manici di Scopa a bere una burrobirra.

“Va bene,” accettò lui, rigirandosi tra le mani il suo boccale con fare agitato. “Cosa devo aspettarmi dalla serata?”

“Se sarà come la prima, un mucchio di studenti con ottimi voti o bravi nel quidditch, senza contare i loro accompagnatori. Un buffet, dei compagni vestiti da camerieri e Lumacorno che fa domande a tutti, per conoscerli meglio.”

Cecil non disse niente, ma sembrava ancora meno tranquillo.

“Non sarà come in classe, l’ho visto parlare singolarmente con noi studenti, oppure con piccoli gruppi,” precisò, sperando di riuscire a rassicurarlo.

Lui sbuffò e bevve un sorso della sua bevanda, poi annuì come per dirle che aveva capito.

“Sai, sono davvero felice che ci andremo insieme. La volta scorsa ero da sola e non è stato molto bello…” aggiunse, abbassando lo sguardo.

Non aveva dimenticato tutti i momenti spiacevoli di quella serata, anche se il meraviglioso istante in cui aveva visto William Baxter vestito da cameriere era ancora un ricordo memorabile.

“Prima di tornare a scuola devo comprare un vestito, ma non c’è bisogno che tu venga con me,” cambiò discorso.

“No, vengo anche io, tanto non ho altro da fare.”

Finirono di bere e si incamminarono verso il negozio di abbigliamento elegante che si trovava lì vicino. Una volta dentro, Emily si rese conto della situazione e si sentì in imbarazzo. Stava facendo shopping e Cecil era con lei.

Cercò di non pensarci, concentrandosi sulla scelta del suo abito.

Non ci capiva molto senza Blue a darle consigli, ma era convinta di volere qualcosa di semplice e presto lo trovò. Era un vestito nero che le arrivava di poco sotto alle ginocchia, con lo scollo a barca e anche le spalline. Poi trovò un golfino da abbinarci, apposta per non permettere che si ripetesse la brutta esperienza della volta precedente.

Avvisò Cecil che andava a cambiarsi e sparì oltre la parete che delimitava i camerini. Si tolse la divisa e indossò velocemente il suo abito, che le fasciava il corpo in modo morbido. Era elegante, ma sobrio. Il golfino che aveva scelto, invece, era sempre nero ma era tempestato di piccoli brillantini. Si chiudeva con un solo bottoncino sul davanti, in alto, coprendo perfettamente quel poco di petto che lo scollo lasciava intravedere.

Tirò un sospiro di sollievo, soddisfatta di aver trovato il vestito giusto al primo colpo. Non aveva pensato alle scarpe, ma sapeva di avere già un paio adatto.

“Emily, tutto okay lì dentro?”

Sobbalzò, era Cecil che la chiamava dal fondo del corridoio.

Lei scostò di poco la tendina per sporgersi a guardarlo.

“Sì, ho fatto. Scusa se ci ho messo un po’, adesso mi rimetto la divisa.”

“Posso vederlo?” le chiese Cecil dopo un attimo di esitazione. “Il vestito che hai scelto, intendo.”

“Ah, sì…” rispose Emily, accorgendosi che le tremava la voce.

Imbarazzata, uscì dal camerino e fece un giro su se stessa. Voleva essere un modo per sdrammatizzare, ma servì solo a farla sentire stupida.

“Bello, ti sta bene.”

Emily ebbe il coraggio di guardarlo in faccia e si accorse che stava accennando un sorriso. Lui l’avvisò che l’avrebbe aspettata vicino alla casa, così poté finalmente richiudersi nel camerino, lontano dalla sua vista.

Il cuore le batteva all’impazzata e la sua immagine allo specchio parlava chiaro su cosa provasse, infatti aveva le guance colorate da un timido rossore e gli occhi lucidi. Sperava solo che il suo amico non se ne fosse accorto.

Si sbrigò a cambiarsi e prese un respiro profondo prima di tornare da lui e andare a pagare.

 
La sera fatidica arrivò più in fretta del previsto ed Emily si ritrovò a prepararsi con il cuore in gola. Non riservò particolare attenzione ai capelli, che pettinò giusto perché fossero in ordine, ma si truccò in modo leggero con eyeliner e mascara come le aveva insegnato Blue.

Anche Ana si stava preparando, segno che alla fine Nathan aveva invitato lei. Dato che ormai era pronta, Emily salutò la compagna di stanza e uscì, diretta all’aula di pozioni fuori dalla quale si era data appuntamento con Cecil.

Trovò il ragazzo già lì che l’aspettava e gli si avvicinò con il cuore che le martellava nel petto. Non accennava proprio a calmarsi, quella sera. Era un po’ come se stessero andando a un appuntamento, ma sapeva che si trattava solo di una sua illusione.

Cecil aveva indossato un completo nero molto semplice ma elegante, forse lo stesso del ballo. In ogni caso, stava benissimo.

“Ciao,” lo salutò lei, senza osare avvicinarsi troppo.

Lui ricambiò il saluto sollevando una mano, mentre l’altra la teneva nella tasca dei pantaloni.

“Vieni, è da questa parte,” gli disse, facendogli strada.

La saletta dove si tenevano le cene del Lumaclub non era poi così distante, ma arrivarci fu una lenta e piacevole tortura. Emily era così felice di andarci con lui che avrebbe potuto piangere di gioia.

Quando arrivarono a destinazione lei iniziò a sentirsi tesa come la volta precedente.

“Ragazzi!” esclamò qualcuno, accogliendoli sulla porta.

Emily non poteva crederci, era Blue in abiti da cameriere! Indossava un completo maschile bianco ed elegante, come tutti gli altri studenti che servivano durante quell’evento.

“Blue!” la salutò, sorpresa.

“Ma tu che ci fai qui?” le chiese Cecil.

“Ehm, diciamo che avevo voglia di rendermi utile,” dichiarò con un sorriso che voleva nascondere il suo imbarazzo.

Proprio in quel momento accanto a loro passò Julie Butler, anche lei vestita da cameriere, e Blue la salutò con un cenno della mano come se niente fosse.

Rendersi utile, certo… pensò Emily.

“Ma come siete belli vestiti eleganti. Emily, sei uno schianto!” continuò la Tassorosso, cambiando discorso. “Cecil, a te manca un piccolissimo dettaglio, ma posso rimediare io.”

Prese da uno scaffale vicino un fazzoletto di stoffa pulito e, armandosi di bacchetta, pronunciò un incantesimo. La stoffa cambiò colore diventando nera e piena di piccoli brillantini. Emily pensò che fosse identica al golfino che lei aveva addosso quella sera.

Blue ripiegò in modo ordinato il fazzoletto e lo mise nel taschino della giacca di Cecil, che glielo lasciò fare osservandola sorpreso.

Adesso, grazie a lei, sembrava che avessero scelto di vestirsi così per essere abbinati! Emily, ancora più felice, pensò che adorava quella ragazza.

“Ora sì che ci siamo, siete davvero stupendi!” dichiarò, soddisfatta. “Adesso devo scappare, altrimenti Lumacorno si accorge che sono qui a perdere tempo! Voi divertitevi, mi raccomando,” disse e si dileguò oltre una porta prima ancora che potessero ringraziarla.

Emily e Cecil si scambiarono un’occhiata sorpresa e un sorriso imbarazzato prima di decidersi a raggiungere gli altri, l’uno al fianco dell’altra.

La sala era arredata come la volta precedente, in un modo accogliente che però non riusciva a mettere Emily del tutto a suo agio. Qua e là riconobbe gli stessi studenti di quella volta, con alcuni aveva pure scambiato due parole. Ora però era tutto diverso perché con lei c’era Cecil.

Lumacorno li notò e diede loro il benvenuto. Un attimo dopo, per non mischiarsi troppo alla folla, si ritirarono in disparte a prendere qualcosa da mangiare. A Emily era parso che Cecil fosse un po’ a disagio.

“Va tutto bene?” gli chiese, prendendo un bicchiere per lui e uno per sé.

“Sì, solo che è tutto così strano. Non sembra nemmeno di essere a Hogwarts, ma in giro ci sono i professori,” le disse.

“Vero, sembra strano anche a me. Questi eventi mi rendono sempre un po’ tesa… Oh, vieni con me che ti faccio vedere una cosa.”

Emily lo condusse fino a un camino sopra al quale erano state esposte diverse foto. Quell’angolo le era saltato all’occhio anche al primo incontro, ma lo aveva osservato solo brevemente e da lontano.  
Le cornici racchiudevano le immagini di ex studenti fotografati in gruppo, o ritagli di giornale che li riguardavano per via di qualche merito ottenuto dopo Hogwarts.

“Il professore ce ne ha parlato l’altra volta. Qui mette le foto degli studenti di cui va fiero, che facevano parte del Lumaclub.”

Cecil annuì con aria pensierosa.

“E tu ambisci a finire su questa mensola?”

Emily lo fulminò con lo sguardo, spiazzata, poi tornò a guardare le cornici.

“Non ci avevo nemmeno pensato in realtà…” confessò, rendendosene conto in quel momento.

Era quello che voleva? Se lo chiese, ma in verità non era certa di niente riguardo al suo futuro.

“Ehi Emily!”

Sentendosi chiamare, si voltò e vide Ana che la stava raggiungendo. Indossava un abito sui toni dell’argento e al suo fianco c’era Nathan.

“Ciao ragazzi,” li salutò, poi si accorse che non aveva ancora avuto l’occasione di fare le presentazioni. “Lui è il mio amico, Cecil Berrycloth,” disse quindi.

“Nathan Brooke,” si presentò il Serpeverde, brevemente.

“Io sono Ana Celery. Emily mi ha parlato tanto di te.”

La diretta interessata sgranò gli occhi, colta alla sprovvista, al che la sua amica scoppiò a ridere.

“Scherzo, scherzo! Non fare quella faccia,” si affrettò a dire, prendendola a braccetto per portarla via con sé.

Emily gettò un’occhiata confusa a Cecil che era rimasto indietro con Nathan.

“Cosa sta succedendo?” chiese ad Ana, che si fermò solo quando ebbero raggiunto il buffet.

“Niente. Volevo solo chiederti, secondo te, cosa ne pensa Nathan di me. Sono mesi che gli giro intorno, ma lui mi dà segnali contrastanti.”

“E ti serve saperlo in questo momento?” le chiese, preoccupata.

Quando si guardò indietro di nuovo notò che i due ragazzi erano stati avvicinati da Lumacorno e ci stavano parlando come se niente fosse. Emily sperò che Cecil non fosse troppo a disagio.

Tornò concentrata sulla sua amica che adesso si stava scolando un bicchiere di analcolico.

“Confesso che al ballo di Natale pensavo che foste una coppia ormai,” le disse, avvicinandosi di più al tavolo per prendere qualcosa a sua volta.

“Anche alla prima cena del Lumaclub sembravate molto in sintonia. Insomma, secondo me è solo questione di tempo.”

“Io non ne sono così sicura,” ribatté Ana con un sospiro. “Mi sono fatta bella per quel cretino, ma non ha battuto ciglio… E poi all’inizio aveva invitato te!”

“A me non interessa Nathan, se è questo che temi,” sottolineò, sollevando le mani in segno di resa. “Magari mi avrà vista a disagio la prima volta, quindi me l’ha proposto per gentilezza.”

Ana sollevò un sopracciglio.

“Per gentilezza? Non è proprio il tipo che fa qualcosa in modo disinteressato,” ribatté, poi si infilò una minuscola tartina in bocca.

“Allora lo ha fatto per farti ingelosire,” ipotizzò Emily.

“Mmh, sì, questo mi sembra più sensato. Quindi dici che ho qualche possibilità?”

“Decisamente. State molto bene insieme, davvero,” la rassicurò.

“Di cosa parlate, ragazze?”

Emily alzò lo sguardo per vedere il viso di Boderick Bound, troppo vicino al suo per i propri gusti. Inoltre aveva messo le sue mani viscide sulle spalle di entrambe. In quel momento fu felice di essersi coperta lo scollo con il golfino, anche se felice era una parola grossa.

Sì, perché aveva comunque addosso gli occhi a raggi x di Boderick, insistenti e fastidiosi quanto lui se non di più.

“Uhm, io devo scappare, il mio ragazzo è lì che mi sta aspettando,” si affrettò a dire Ana, riuscendo a sottrarsi al suo tocco per scappare via, abbandonandola lì.

Emily strinse i denti, messa ancora più a disagio dal comportamento dell’amica. Doveva tirarsi fuori da quella situazione da sola.

“Anche io sono qui con qualcuno, quindi dovrei…”

“Sei sempre di fretta quando mi vedi, Emily,” sottolineò lui con un sospiro. “Arriverà mai il momento di Boderick?” domandò con fare melodrammatico.

Lei strabuzzò gli occhi.

“Se vuoi proprio saperlo, no. Mi dispiace ma non sei il mio tipo,” si decise a dire, stanca di doverci avere a che fare.

E poi, perché un tipo come lui era stato invitato a unirsi al Lumaclub? Emily se lo chiese, trovando improbabile che eccellesse in qualche materia. Certo, se la cavava bene nei duelli, ma l’asticella di Lumacorno non poteva essere davvero così bassa.

Sentendo le sue parole, il ragazzo le tolse la mano dalle spalle ma non si allontanò.

“Cosa posso fare per farti cambiare idea sul mio conto?” insistette.

“Rinunciare. Davvero, è qualcosa che non mi aspetto ma che gradirei molto.”

Boderick ridacchiò.

“Mi conosci bene,” dichiarò.

Aveva allungato l’altra mano nella sua direzione quando Cecil comparve al suo fianco e le avvolse la vita con un braccio. Il gesto bastò a farlo allontanare di un passo e a dissuaderlo dal fare qualsiasi cosa.

“Cecil…” disse lei, sorpresa e sollevata ora che lui era intervenuto in suo aiuto.

“Non tornavi e quindi sono venuto a cercarti,” spiegò, con un tono dolce che la fece arrossire.

Boderick parve accorgersi dei loro abiti abbinati, perché passò lo sguardo da lei a lui e viceversa.

“Ho capito, non è la mia serata,” dichiarò, quindi si fece da parte.

Ancora stretta a Cecil, lo seguì in un punto più tranquillo della sala.

“Va tutto bene?” le chiese una volta che furono in disparte, togliendo il braccio dalla sua vita.

Emily sentì improvvisamente freddo al fianco e desiderò che tornasse a stringerla in quel modo, ma non lo disse e lui non si mosse.

“Sì, era solo quell’idiota ottuso di Boderick,” rispose e sbuffò.

“Anche al ballo ti ha infastidita… Non era la prima volta?” chiese, accigliato.

“No, e questa non sarà certo l’ultima. L’ho respinto almeno in cinque occasioni dopo la scorsa cena del Lumaclub,” rivelò.

Non glielo aveva detto prima perché non era qualcosa di cui voleva parlare con Cecil.

Il ragazzo annuì e si fece pensieroso all’improvviso. Fu solo un istante, però, perché Lumacorno li costrinse a socializzare raggiungendoli. Nel corso della serata risposero alle sue domande, ascoltarono i suoi consigli e chiacchierarono con altri studenti.

Purtroppo non ebbero più modo di parlare con Blue perché la ragazza correva di qua e di là indaffarata.

Inoltre non c’era Baxter a fare da cameriere. Anche se l’ultima volta che si erano visti non era stata delle migliori, perché Emily era convinta che fosse stato lui a spingerla dalle scale della torre di astronomia, se ne dispiacque. Rivederlo in quelle vesti sarebbe stata la ciliegina sulla torta della serata.





Note di quella che scrive

I capitoli mi sembrano sempre belli consistenti quando li scrivo o li correggo, ma una volta caricati qui li vedo più corti di quanto credessi... Per voi come sono?

Comunque approfitto di questo spazio per ringraziare chi ha messo la storia nelle seguite/preferite/ricordate, chi recensisce e anche chi legge silenziosamente. Grazie davvero! Vedo che ci siete e mi incoraggiate ad aggiornare senza far passare troppo tempo.

A presto!
   
 
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