«Fossi in te accetterei. Sarebbe un'ottima occasione per affrontare le tue paure. E poi vi siete parlati dopo tanto tempo. È già qualcosa, no?»
«Sì, ma—»
Alessandro le strinse appena la spalla. «Provaci. Dagli una chance», le disse, lanciandole un sorriso incoraggiante.
Amanda sospirò. «Non ho mai parlato con Grazia, ho sempre cercato di evitare il confronto con lei.»
«Magari è arrivato il momento di affrontare la realtà.»
«Forse. Sai, qualche settimana fa ho parlato con papà al telefono e... gli ho mentito. Non penso riuscirò mai ad accettare il fatto che si sia messo con lei. Anche se avrà avuto le sue ragioni.»
«Sicuro. Da quello che mi hai raccontato, era davvero innamorato di tua madre. Ma alcune volte l'amore non basta. Se non erro l'hai detto anche tu.»
Amanda ringraziò di trovarsi di nuovo nei pressi del grande giardino che circondava la casa padronale dei genitori di Alessandro. Quel posto meraviglioso le ispirava una calma e una ragionevolezza impressionanti. «È vero. Anche se... all'improvviso ho percepito una certa stizza nel suo tono di voce. Come se non gli facesse piacere rimarcare il fatto che lei, a differenza sua, amasse vivere in condizioni di agio assoluto.»
«Mmh. Pensi sia stato questo ad averli allontanati?»
Amanda scosse la testa. «Non credo. A seguito di quella maledetta crisi economica sono nata io, quindi le cose si sono risistemate. Anche se tutto è riprecipitato dopo nove anni. Papà guadagnava bene, però. Non ha mai abbandonato il suo lavoro e, anzi, ha fatto carriera.»
«E se fosse stato questo il motivo della rottura? Sai, quando stavo con Anna mi è successa più o meno la stessa cosa. Nell'ultimo periodo, poco prima che ci lasciassimo, l'ho trascurata parecchio, complici i pressanti impegni lavorativi. Magari tua madre ha deciso di chiudere perché tuo padre vi trascurava troppo.»
«Non lo so. Mi sembra un motivo troppo "banale". Ho sempre pensato che dietro ci fosse qualcosa di grosso.»
«Come ad esempio una terza persona?» intuì Alessandro, che riprese a camminare a passo sostenuto di fianco a lei.
«Esatto. Ma sono convinta che papà non c'entri niente con tutto questo. Però è anche vero che mamma non è uscita allo scoperto con nessun uomo in particolare, non appena è stata validata la sentenza di divorzio. In quel periodo non aveva nessuno, io sono stata tutto il suo mondo.»
Lui scrollò le spalle, sinceramente dispiaciuto. «Allora il motivo è più semplice di quanto pensiamo. Forse non si amavano più.»
La bocca di Amanda si deformò in un ghigno di totale amarezza. «Probabilmente hai ragione. E tu? Passerai il Natale con i tuoi?»
«Come sempre, sì. A tal proposito... se non hai niente in contrario mi piacerebbe invitarti a casa mia per la Vigilia di Natale. Sempre che tu non abbia altri impegni.»
Amanda sorrise, entusiasta. «Me lo stai chiedendo davvero? Ma certo che accetto!» Gli si buttò addosso e si lasciò avvolgere dal calore del suo abbraccio. La proposta di Alessandro l'aveva resa felice come una bambina. Monica soleva trascorrere quella giornata con i suoi parenti australiani e non aveva mai potuto invitarla a casa propria, quindi Amanda aveva passato le ultime due vigilie accanto al fuoco e con un paio di libri tra le mani. In quelle occasioni, il peso della solitudine si faceva sempre più forte. Era straordinariamente vivo e lo sentiva sin dentro le ossa.
Alessandro la tenne stretta per qualche secondo, un genuino sorriso e un'allegra risata. «Almeno con la scusa avrai anche la ghiotta opportunità di vedere come me la cavo ai fornelli», buttò lì, staccandosi da lei. «Non me la cavo tanto male, sai?»
Amanda si unì alla risata. «Molto modesto, il signorino!»
«Checché se ne dica, in ambito culinario lo sono eccome», rilanciò lui, facendole l'occhiolino.
«Vedremo cosa sai fare, allora.»
«Contaci. Cominciamo col primo, allora. Pasta allo scoglio o tortellini in brodo?»
«Ma i tortellini si mangiano a Natale!» squittì Amanda, dandogli un pugnetto sul braccio.
«Ahia!» sbottò Alessandro, che nel frattempo continuava a ridere sotto i baffi. «Non te l'ha detto nessuno che anche picchiare un uomo è un reato?»
«Sarebbe un reato non rispettare le tradizioni, per quanto mi riguarda», ribatté l'altra, le braccia conserte e lo sguardo divertito.
«Oh, ma quanto sei fiscale! Io ti sto concedendo di scegliere tra le migliori pietanze del mio menù esclusivo, e tutto quello che sai fare è criticare? Bel ringraziamento!» sbuffò, ilare.
«Mi scusi tanto, Mr. Cracco. Le assicuro che non era mia intenzione offenderla», proruppe Amanda con fare solenne.
«Però si sta prendendo gioco di me. Non mi pare molto corretto... signorina.»
Le si avvicinò lentamente e Amanda, avendo intuito le sue intenzioni, iniziò a correre – non senza prima avergli fatto una mezza linguaccia.
Alessandro la seguì a ruota e rise di gusto. «Che fai, adesso scappi? Non è così che si tratta un quasi-quarantenne con la passione per la cucina. Dovresti vergognarti!»
Amanda batté con più forza i piedi sull'asfalto intriso di sassolini bianchi e continuò a ridere badando, però, che l'agente non la raggiungesse. «Qualcuno ha sempre detto che la miglior difesa è la fuga!» si giustificò lei, quindi si avviò verso il retro della casa.
L'altro scosse la testa e continuò a seguirla, svoltando alla propria sinistra. Allungò il braccio e, dopo qualche secondo, afferrò quello di Amanda e la attirò a sé, il fiatone che fuoriusciva dalla bocca di entrambi. «A me, invece, hanno sempre detto che la miglior difesa è l'attacco. Forse mi sono perso qualcosa?» le sussurrò, mentre con delicatezza estrema le scostava un ciuffo ribelle dalla fronte.
Il cuore di Amanda accelerò, involontariamente, i propri battiti. Lo sguardo di Alessandro era così intenso e luminoso che, per un breve attimo, fu di nuovo tentata di buttarsi tra le sue braccia. E non solo.
Una sensazione dai caratteri semi-sconosciuti si fece strada alla bocca dello stomaco, le dita di Alessandro che indugiavano appena sulla sua guancia. Lui buttò giù uno strano sorriso, ma non si mosse di un millimetro. Smise di accarezzarla, ma non di stringerla quel tanto che bastava a non lasciarla andare. E lei, seppur contro la sua stessa volontà di rimanere abbracciata a lui, storse la caviglia destra di proposito e simulò un lamento. Non sapeva cosa diamine le stesse succedendo, ma d'altra parte non si sentiva ancora pronta ad approfondire la strana questione.
Alessandro si allarmò all'istante e la sorresse. «Ehi, ti sei fatta male?»
Amanda lo scrutò con la coda dell'occhio, piegandosi appena. Sembrava davvero preoccupato per lei. Incrociò nuovamente il suo sguardo e si lasciò scappare un risolino, quindi si rialzò e riprese a correre, liberandosi dalla sua flebile stretta. «Sei un credulone!» gli rinfacciò, mentre nel petto continuava ad agitarsi un nugolo di emozioni a dir poco contrastanti.
Alessandro scosse la testa, incredulo. «E tu sei solo un'imbrogliona!» gridò, tornando alla carica.
Amanda sogghignò. Per quanto non le piacesse giocare al gatto col topo, per la prima volta dopo tanto tempo si stava divertendo un mondo.
Quel pomeriggio trascorso in compagnia di Alessandro l'aveva resa più spensierata che mai. Al tempo stesso, però, una domanda sottaciuta faceva capolino di tanto in tanto nella sua testa, agitandola più del solito. C'era stato un momento in cui si erano ritrovati particolarmente vicini, e un'emozione piuttosto intensa aveva preso corpo all'improvviso, senza chiederle permesso.
Mi sono fatta suggestionare, pensò. Non devo dare troppo peso alla cosa.
Estrasse il cellulare dalla tasca e il suo pensiero andò a Federico. Dall'ultima volta che si erano visti era passata quasi una settimana. L'uomo le aveva promesso che sarebbe stato lui a telefonarle, impegni permettendo.
La ragazza si accomodò sul divano e non fece nemmeno in tempo ad aprire Instagram, che lo smartphone cominciò a squillare. Come suoneria aveva impostato Gli Uomini Celesti di Lucio Battisti, un brano di brevissima durata che riproduceva una sorta di canto tribale con annesse percussioni. Non appena vide il mittente sussultò: era proprio Federico.
Amanda fece scorrere il pollice verso destra e rispose. «Pronto?»
«Ciao, Amanda. Come stai?»
Le sfuggì un sorriso. «Abbastanza bene. Mi fa piacere sentirti. Tu come stai?»
«Incasinato, come sempre.»
«Sei ancora in ospedale?»
«Sì. Termino il turno tra poco, però.»
Amanda annuì. «Giornata pesante?»
«Abbastanza. Ma ci sono giorni peggiori, quindi non mi posso lamentare.»
«Come procedono le tue ricerche?»
«A rilento, a dire il vero. Ultimamente sono un po' distratto. Menomale che ci pensa il mio team a darmi una strigliata quando serve.»
«C'è forse qualcosa che ti preoccupa?» domandò l'altra, con discrezione e curiosità insieme.
Federico sospirò. «Non so se è giusto dirtelo, ma la mia ex mi ha tempestato di telefonate, negli ultimi tre giorni.»
«Okay. E... cosa voleva?»
«Che ritornassi in America. Mi ha praticamente implorato.»
«Forse ti sembrerò indelicata, ma... perché fra voi due è finita?»
Come sempre, l'altro rispose dopo qualche secondo di troppo. «Sono stato io a chiudere. Ho sempre saputo che non sarei mai riuscito ad amarla al pari dell'altra donna cui ti ho accennato vagamente qualche volta, ma ho comunque voluto darmi la possibilità di ricominciare. Il ricordo di quell'altra, però, ha cominciato a tartassarmi così tanto, che mi sono visto costretto ad affrontare la realtà. Dovevo lasciarla andare o avrebbe sofferto più del dovuto.»
«La vostra relazione è durata molto?»
«Quasi quindici anni.»
Amanda rimase a bocca aperta. Possibile che tutto d'un tratto, e proprio al pari di Alessandro – benché la sua storia con Anna fosse durata solo tre anni –, si fosse accorto che andare avanti da solo sarebbe stata la scelta migliore?
«Così, di punto in bianco... l'hai lasciata? E in nome di una donna che tra l'altro mi hai detto di non aver più visto?»
«Lo so che è difficile da capire, ma è andata proprio così. Sono voluto tornare a Torino per svariati motivi, e da quando ti ho incontrata... sono più che certo di non voler tornare a San Diego. Come ti ho già detto, il mio posto è qui.»
Amanda non sapeva cosa pensare. Le parole di Federico le avevano fatto piacere e l'avevano anche emozionata, ma una parte di lei cominciò a sospettare che qualcos'altro aleggiasse nell'ombra. «Tieni così tanto al nostro rapporto?» gli chiese, con un filo di voce.
«Sì», rispose lui, senza esitare.
«Ci siamo visti così poche volte...» farfugliò lei, confusa e lusingata al tempo stesso. Anche lei stava cominciando a provare affetto per lui, ma non sarebbe comunque riuscita a dirglielo tanto presto.
«Non ha importanza. È la qualità del tempo trascorso insieme, a fare la differenza. E io sento di volerti conoscere sempre di più. Ovviamente se anche a te fa piacere. Non devi sentirti obbligata in niente. Okay?»
«Okay», rispose l'altra, incapace di dirgli altro.
«A tal proposito... ti piacerebbe passare la Vigilia di Natale con me?»
Amanda spalancò gli occhi, il cuore in gola.
E adesso?
«Se la cosa non ti crea troppo disagio, ti potrei ospitare e riaccompagnarti in stazione la mattina dopo. Casa mia è grande, e la camera degli ospiti è sempre a disposizione. Oppure, non so, potrei prenotarti una stanza in un hotel qua vicino. Sei sempre tu a decidere.»
«Io... credevo che questa giornata l'avresti trascorsa insieme ai tuoi familiari», ammise lei, completamente smarrita dinanzi a quella proposta.
«Con mio padre ci passerò il Natale, è vero. Ma avevo pensato di liberarmi per la Vigilia, e—»
«Ascolta, mi dispiace moltissimo doverti scombinare i piani, ma sono già stata invitata da un amico a casa sua, quindi purtroppo non posso accettare», gli confessò, sperando che non se la prendesse troppo.
«Fammi indovinare», rispose subito lui – il suo timbro di voce tradiva assoluta tranquillità – «Per caso questo tuo amico è Alessandro?»
«Come hai fatto a—»
«Semplice esperienza. Diciamo pure che ho fatto due più due.»
Prima che Amanda potesse replicare alcunché, Federico riprese a parlare. «E comunque la cosa mi fa piacere. Non preoccuparti, vorrà dire che ci rifaremo con una bella cenetta. Ci stai?»
Amanda sorrise, sollevata. «Perché no. Decidi tu quando.»
«Ti farò sapere, allora. E Natale? Con chi lo passerai?»
«Non lo so ancora», tartagliò Amanda. «Papà mi ha invitato a casa sua, però... non saprei se accettare o meno.»
«Vive da solo?»
«No.»
«Immaginavo.»
«Lui e la mamma si sono separati quando avevo solo nove anni. E non ho mai capito il perché.»
Dall'altra parte della linea calò il silenzio.
«Quindi lui si... si è rifatto una vita?» le chiese infine Federico.
«Sì. Ma a parte me non ha avuto altri figli.»
«Capisco. Dev'essere stata dura per te.»
Gli occhi di Amanda divennero lucidi. «Durissima. Papà è diventato improvvisamente un uomo freddo e distaccato e ho cominciato a vederlo sempre più di rado. Sono anni che ci rivolgiamo a malapena la parola.»
«E questo ti ferisce», completò lui.
«Più di quanto vorrei, sì.»
«Ciononostante, ti ha invitato a casa sua per Natale.»
«In realtà l'ha sempre fatto. Sono due anni che è morta la mamma, e da ben due anni prova a comportarsi da padre "modello" – soltanto in quell'occasione, ovvio. Ma il solo fatto di dovermi scontrare con la sua compagna non mi alletta per nulla.»
«E tua madre... aveva un compagno anche lei?»
«No. Lei era un disastro ambulante nello scegliersi gli uomini. E spero vivamente di non fare la sua stessa fine.»
«Forse questa ti suonerà una frase fatta, però ti auguro di trovare il grande amore, Amanda», soffiò Federico. «Per quanto sia difficile, posso assicurarti che esiste.»
«E cosa... che cosa si prova una volta trovato?»
«Ti sembra di volare. Di toccare il cielo con un dito e... non vorresti mai scendere da quel treno in piena corsa. Descrivere a parole tutto quello che si prova è impossibile, ma credo di averti reso l'idea.»
Amanda sorrise appena. «Certo che quella donna ti ha proprio stregato», commentò.
«L'ho sempre detto anch'io. Allora... be', ci vediamo presto.»
«A presto», gli rispose Amanda, quindi riagganciò e si preparò per andare a dormire, conscia del fatto che non avrebbe chiuso occhio.
«Eccola qua. Spero sia di tuo gradimento», le disse Alessandro, porgendole un bel piattone di spaghetti alla marinara.
«Mi pare che abbia un bellissimo aspetto», commentò Amanda, che aveva già l'acquolina in bocca.
L'altro si sedette di fronte a lei. «Mai giudicare un libro dalla sola copertina», l'avvertì, prendendo in mano la forchetta. «Avanti, assaggiala.»
Amanda non si fece pregare e infilò la propria nella pasta, quindi si riempì la bocca di spaghetti. Quando si trattava di cibo, non si poteva certo dire che fosse la ragazza più raffinata sulla piazza. «Diciamo che la pasta la sai fare», gli disse infine, senza aggiungere altro.
«Tutto qui? Caspita, quando ti ci metti sei molto peggio di quel fanatico di Galeazzi!» la redarguì lui, prendendola sul ridere.
«Ci sono editori peggiori», si difese lei, scrollando le spalle. «Comunque, a parte gli scherzi, è davvero squisita!»
Alessandro increspò le labbra, orgoglioso. «Così va meglio.»
«A proposito di Galeazzi... Non ti ha più detto niente?»
«No. Si è arreso al fatto che in questo momento mi voglio dedicare solo a te. Non senza avermi prima mandato a quel paese, s'intende.»
L'altra strabuzzò gli occhi.
«Sta' tranquilla, non si sbarazzerà facilmente del sottoscritto. Gli ho fatto intascare sin troppo denaro, non avrebbe il coraggio di mandare tutto a rotoli.»
La ragazza scosse la testa. «Cosa non si fa per i soldi», commentò, sprezzante.
«E cosa non si fa per amore», aggiunse Alessandro. «Non ti ho chiesto come va con la tua nuova frequentazione, in effetti. Tutto nella norma?»
Amanda sussultò e smise, seduta stante, di mangiare. «Non troppo male. Ci stiamo conoscendo. A dire il vero, mi aveva anche invitato a casa sua per festeggiare insieme questa giornata. Ma gli ho dato forfait. L'amicizia prima di tutto, no?»
Stavolta fu Alessandro a rimanere paralizzato per la sorpresa.
«Lo so, forse non te l'aspettavi. Ma sento di doverti ringraziare per tutto quello che hai fatto e stai facendo per me. Anche se, voglio specificarlo, per me non è un sacrificio essere qui oggi. Anzi.»
«Sono io che ti ringrazio», farfugliò lui. «Mi considero molto fortunato ad averti come amica.»
Amanda gli sorrise. «Per me è lo stesso. E comunque... c'è una cosa che non riesco a spiegarmi. Federico, alias l'uomo che sto frequentando ultimamente, ha subito indovinato che l'amico di cui stavo parlando eri tu. Ha detto che ha fatto due più due e che immaginava che fossi stato tu a invitarmi.»
Alessandro corrugò la fronte. «Gli hai parlato di me?»
«Qualcosa gli ho detto, sì. Sa che sei il mio agente e che stiamo diventando molto amici. Tra l'altro, mi ha persino detto che gli faceva piacere che trascorressi la Vigilia con te.»
L'altro annuì con fare distratto.
«A cosa stai pensando?»
«Be'... io al posto suo non sarei così tranquillo. Non mi fraintendere, però se sapessi che la donna che a me interessa si è vista tutta sola con un suo amico, non riuscirei a contenere la mia gelosia. Ma forse io sono troppo sentimentale.»
«Mi stai dicendo che se io, per assurdo, fossi la tua ragazza, mi impediresti di andare a trovare anche un semplice amico?» indagò Amanda, che tutto d'un tratto iniziò a sentirsi stranamente a disagio.
Che razza di discorsi stavano facendo?
«Questo no. Ma se per caso stessi lottando per averti, è chiaro che sarei piuttosto geloso. Anche se magari non lo darei a vedere.»
Alessandro riabbassò gli occhi, concentrandosi sugli spaghetti.
«Ti devo dire la verità», rispose Amanda, una sfumatura di dubbio nella voce. «Non so se lui sia effettivamente interessato a me come donna.»
Anche stavolta, Alessandro si immobilizzò.
«Stai scherzando? Non ti manca nulla!» sbottò, scuotendo la testa. Riabbassò la forchetta nel piatto e prese un'altra manciata di spaghetti.
«Non saprei. Ultimamente mi sto facendo tante domande.»
L'altro scrollò le spalle. «Presumo che il tempo ti darà tutte le risposte. Però ti prego di stare attenta. Non potrei mai perdonarmi se ti accadesse qualcosa.»
D'istinto, Amanda allungò il braccio per stringergli la mano. «Nemmeno io se dovesse accadere a te.»
Alessandro ricambiò la sua stretta e intrecciò con decisione le proprie dita a quelle di lei che, improvvisamente turbata, scostò lo sguardo, incapace di sostenere troppo a lungo quello di lui.
Il suo stomaco era tornato ad agitarsi; ciononostante, indugiò in quel contatto più di quanto avesse previsto.