Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Valentyna90    22/09/2023    0 recensioni
È un giorno come tanti, nella lontana estate del 1971, quando l'undicenne Lily Evans vede comparire nel salotto di casa sua l'uomo più bizzarro che abbia mai incontrato. Si tratta di Albus Silente, l'anziano preside di una scuola molto antica, quanto speciale.
Ed è proprio dalle mani di Albus Silente che la bambina riceve una strana lettera, con notizie a dir poco sorprendenti: Lily scopre così di essere una strega e che, nascosta nei meandri più misteriosi della Gran Bretagna, la famosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts attende il suo arrivo.
Da questo giorno in poi niente sarà più come prima nella vita della piccola Lily Evans. Il mondo magico è pronto ad accoglierla e nuove straordinarie avventure l'aspettano.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Petunia Dursley, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Sirius Black/Marlene McKinnon, Sirius/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
39 - Deviazioni

È passata una settimana dalla tediosa cena organizzata dal professor Lumacorno. Tuttavia, nonostante la noia provata, eccomi di nuovo qui, negli umidi meandri dei sotterranei del castello, circondata dal suono tintinnante di posate in argento e di voci garbate che rimbalzano da un lato all'altro del tavolo come palline da tennis.

L'atmosfera all'interno dell'ufficio di Lumacorno è identica alla scorsa settimana, intrisa della stessa luce dorata, irradiata dal sontuoso lampadario in cristallo appeso al soffitto, e della stessa altisonante ipocrisia.

Eppure, questa sera tutto questo non mi turba.

D'un tratto, una risata di pura circostanza esplode con studiata enfasi dalla bocca di alcuni ragazzi, strappandomi dalle mie considerazioni sull'ambiente circostante. Si tratta di alcuni Serpeverde, i quali ridono con falsa allegria. Lumacorno deve aver appena finito di raccontare uno dei suoi aneddoti, e le serpi, come loro solito, si premurano di coccolare a dovere la loro preda. Tra di loro, in prima linea, c'è Regulus Black, impeccabilmente vestito del suo completo scuro da rampollo purosangue e di una risata finta come il bronzo.

Un grugnito esasperato mi giunge all'orecchio, repentinamente soffocato da un sorso d'idromele. Mi volto e sorrido con intesa, incrociando lo sguardo grigio e scintillante di Sirius Black, seduto accanto a me.

«È sempre affascinante osservare come mio fratello sfodera le sue armi per accaparrarsi le simpatie del tricheco... La mia dolce mamma ha fatto un lavoro egregio con lui, ne sarebbe certamente fiera.» commenta a bassa voce, satura di amarezza.

«Be', dopotutto è la tattica tipica di tutti i Serpeverde: adulare chi può portare loro dei vantaggi. Un po' li compatisco...» osservo io in risposta, scuotendo appena la testa per l'indignazione.

«Non c'è proprio nulla da compatire, credimi.» sospira Sirius con pesantezza, mentre i suoi occhi restano incollati sulla figura altera di Regulus, vibranti di pura delusione. Dopodiché, Sirius torna a rivolgere la sua totale attenzione all'arrosto di carne che bivacca immobile nel suo piatto, in attesa di essere assaporato.

Io resto in silenzio, rispettando l'improvviso cambiamento d'umore di Sirius. Accade spesso quando c'è Regulus nei paraggi.

Il fatto è che so perfettamente cosa sta provando in questo momento. Anzi, lo sento. Frustrazione. Rabbia. Dolore. Una tristezza totale, lacerante, che solo il legame irrimediabilmente spezzato da coloro che condividono il tuo stesso sangue sa causare. Un tipo di tristezza che io conosco fin troppo bene. Per la frazione di un istante, il mio pensiero va a Petunia, mia sorella, e al nostro rapporto ormai irreparabilmente sfaldato. M'incupisco, considerando con acre ironia, quanto le dinamiche e i problemi che esistono all'interno di famiglie di maghi purosangue e di babbani non siano poi così diversi.

Rimuginando tutte queste cose, inconsciamente mi isolo dal mondo, continuando a sbocconcellare la mia cena senza prestare minimamente attenzione a ciò che mi accade intorno. La festa termina così in un soffio, senza nemmeno che io me ne renda conto.

Poco prima dello scoccare del coprifuoco, Sirius ed io ci avviamo verso la Torre di Grifondoro, avventurandoci nelle tenebre dei sotterranei. Li attraversiamo in fretta e in silenzio, ancorati ognuno al proprio mutismo, arrivando alla Sala d'Ingresso del castello. Qui, l'ambiente è decisamente più accogliente e illuminato, grazie soprattutto alle numerose torce accese che costellano le mura. Persino la fredda umidità che impregnava la pareti pare essersi dissolta ed io provo un vago senso di sollievo.

«Sei pensierosa.» osserva Sirius di punto in bianco, strappandomi dai miei pensieri. Sul suo volto compare un'espressione preoccupata. «Spero di non averti turbata con i miei commenti di prima su Regulus... so di non essere l'anima della festa quando parlo dei miei parenti.» dice stringendosi nelle spalle, come se volesse scusarsi.

Ma io scuoto energica la testa, abbozzando un sorriso rassicurante.

«Tu non c'entri. E nemmeno tuo fratello... be', forse un pochino sì... È solo che la situazione fra voi due mi fa pensare a mia sorella.»

Sirius mi getta un'occhiata perplessa.

«Tua sorella?»

«Sì... si chiama Petunia ed è più grande di me di un paio d'anni. Ma non frequenta Hogwarts perché è babbana.» spiego spiccia.

Sirius aggrotta la fronte, assumendo un'aria pensierosa.

«Ah sì, ricordo... McKinnon deve avermi accennato qualcosa al riguardo, sul fatto che non andate molto d'accordo, o sbaglio?» domanda diretto.

Io annuisco con un sospiro pieno di amarezza.

«No, non sbagli. Mia sorella mi odia, a malapena mi rivolge la parola da quando ho ricevuto la lettera di Hogwarts. Non risponde mai alle mie lettere e quando sono a casa si comporta come se io non esistessi. Mi tratta come una perfetta estranea.»

«E perché mai tua sorella dovrebbe odiarti?» domanda Sirius quasi indignato. «Insomma, sei una delle persone più a posto che conosco.»

«Petunia mi odia perché sono una strega. Mi reputa una specie di svitata, un fenomeno da circo potenzialmente pericoloso. Una balorda, per usare le sue parole.» rispondo con secca semplicità.

Sirius mi fissa attonito. Resta in silenzio qualche secondo, con un'espressione confusa dipinta in faccia, come se non sapesse cosa dire.
Ma poi, inaspettatamente, scoppia in una risata fragorosa.

«Questa è bella! La mia famiglia odia i babbani e tua sorella babbana odia le streghe.» dice, ridendo di gusto. Poi, però, affretta a tornare serio, come se si fosse repentinamente ricordato qualcosa d'importante. «E i tuoi genitori? Anche loro la pensano come lei?»

«No, per niente. A loro pare piaccia la magia. Anche se, quando racconto di Hogwarts e di questo mondo, ho la sensazione che non riescano a comprendermi davvero. Lo vedo, lo percepisco da come mi guardano, come se fossi in qualche modo diversa, o se venissi da un altro pianeta. E questo a volte mi fa sentire terribilmente...»

«...Sola» conclude Sirius al posto mio, scrutandomi con i suoi occhi penetranti. Avverto una profonda intesa dilatarsi nei pochi centimetri che separano i nostri sguardi, mentre un brivido carico d'intensità mi attraversa il corpo.

«Sì... è così che mi sento.» confermo, rivolgendo lo sguardo verso il basso e sorridendo con tristezza.

Sirius tace ancora, sembra immerso in pensiero lontani. Nel frattempo, superiamo le prime rampe di scale, in direzione della Torre di Grifondoro. Attorno a noi aleggia una quiete totale, i ritratti affissi ai muri soonecchiano garbatamente, il loro respiro pesante e regolare si mescola soave al silenzio tenue della notte.

«Te la senti di fare una breve deviazione prima di tornarcene in dormitorio?» propone Sirius, all'improvviso, lasciandomi di stucco.

«Una deviazione? Adesso? Ma è tardi, e se ci beccano in giro per il castello dopo l'orario del coprifuoco finiremo nei guai...» debolmente protesto, prima di essere zittita da Sirius e il suo inconfondibile sorriso beffardo.

«Hai paura di un piccolo rischio, Evans?» insinua, scrutandomi dall'alto con aria sorniona.

«Io non ho paura» replico offesa. Non mi piace l'idea che Sirius possa considerarmi una codarda.

«Meglio così. E, giusto per la cronaca, non farei nulla che possa metterti nei guai. Voglio solo mostrarti una cosa. È qui vicino, non ci metteremo molto.»

Forse è la luce insistente e genuina che gli brilla negli occhi nel pronunciare le parole voglio mostrarti; o forse è colpa di quel sorriso malandrino, che lo rende così assolutamente affascinante... sta di fatto che mi è impossibile resistergli e, benché sia perfettamente consapevole delle regole che andrò a infrangere, come una sciocca cedo alla richiesta e accetto senza più obiettare l'invito del ragazzo.

Soddisfatto, Sirius mi regala un sorriso ampio e sincero, facendomi cenno di seguirlo. Proseguiamo lungo lo scalone, ma, invece di puntare alla Torre di Grifondoro, Sirius d'un tratto devia il suo cammino, conducendomi a un dedalo di stretti corridoi, passaggi nascosti dietro ampi arazzi e, infine, a un'ampia scala a chiocciola.

«Dove siamo?» provo a chiedere, con voce un poco ansante per il gran camminare.

«Sotto la Torre di Astronomia. Manca poco, siamo quasi arrivati.» replica Sirius, con sguardo trepidante. La sua impazienza è contagiosa, tanto che mi emoziono. L'idea che voglia condividere con me qualcosa di suo mi riempie il cuore di una sensazione calda, avvolgente come il confortante abbraccio di una soffice coperta in una fredda sera d'inverno.

Giunti all'apice della scalinata, l'ambiente si apre in una vasta stanza, di pianta circolare, cinta da uno spesso muro in pietra grigia. Alte finestre a volta costellano a intervalli regolari la parete, aprendosi come bocche traboccanti di stupore sui confini estesi di Hogwarts.

La stanza è vuota, piena soltanto di una pace silenziosa e dal sibilo del vento che pare intonare ballate antiche in lingue sconosciute. I miei occhi saettano curiosi da una parte all'altra di questo luogo in apparenza anonimo, privo di qualsivoglia oggetto incantato, ma allo stesso tempo gravido di una magia invisibile che mi solletica la pelle. Sorrido, con le iridi colme di meraviglia.

«Bello, eh?!» il tono profondo di Sirius mi riporta istantaneamente alla realtà, con un brivido.

«È magnifico» mormoro, incantata non so più se dalla misteriosa aura emanata dalla torre o se dal suono seducente della voce del mio accompagnatore.

A passi lenti, Sirius penetra la stanza, con le mani affondate nelle tasche e la stessa sicurezza di quando si entra in casa propria. Si guarda attorno, con l'aria di chi è grato di tornare in un luogo caro e famigliare. Lievemente incerta, seguo i suoi passi, fino a raggiungerlo a una delle alte finestre a ogiva, spalancate sulla notte. Una folata di vento ci investe entrambi, scompigliandoci i capelli. Io mi affretto rimettere in ordine alcune ciocche fuori posto; Sirius non si scompone, si lascia travolgere dall'aria come se si trattasse di una carezza.

Sorride, mentre il suo sguardo si perde nel lontano orizzonte del cielo, ormai tinto di un nero denso come inchiostro, trapunto di stelle scintillanti. I miei occhi si incollano al suo profilo, scivolano sui contorni fieri dei suoi zigomi e sulle linee taglienti delle labbra, accendendo in me l'immediato desiderio di saggiarne il sapore con la mia bocca. Avvampo all'improvviso e, come colta da una scossa, distolgo rapida lo sguardo, mentre un calore ardente mi infuoca le guance.

Sirius Black è una creatura della notte, e tutto in questo luogo lo conferma. Solitario, misterioso, impenetrabile. Rivela piano i suoi millimetri di anima, con la medesima cautela di un sentiero notturno illuminato gradualmente dalla luce opaca della luna. Ed io, come una vagabonda disperata, fremo dal bisogno di scorgerne ogni singolo frammento.

«Ho scoperto questo posto il primo anno, per caso. È stato il giorno dopo lo Smistamento. Mia madre mi aveva mandato una lettera in cui mi vomitava addosso tutta la sua delusione e il suo disprezzo per il fatto che non fossi stato mandato in Serpeverde, come mia sorella e il resto della mia famiglia...» Sirius inizia a raccontare ed io lo ascolto in solenne silenzio, senza perdermi una parola. «Ricordo di aver ridotto in brandelli quella lettera. Ribollivo di rabbia. E, per quanto detesti ammetterlo, anche di disperazione. Avevo undici anni, ero poco più che un bambino dopotutto. In fondo, desideravo solo che mia madre mi accettasse. Che mi amasse. Ma l'affetto in casa Black è sempre stato visto come una debolezza. È l'onore tutto ciò che conta.»

Sirius emette un lungo sospiro, esausto, come se racimolare i penosi frammenti di quella che deve essere stata la sua infanzia lo affaticasse enormemente.

«Naturalmente, non dissi a nessuno di quella maledetta lettera. Né di come mi avesse fatto soffrire. Non lo raccontai nemmeno a James o agli altri. Li avevo appena conosciuti e non volevo che mi considerassero un debole. Perciò ingoiai il rospo della frustrazione e feci finta di niente. Quando venne la notte, però, non riuscii a chiudere occhio. Le parole aspre di mia madre continuavano ad assillarmi. Mi prese la smania, non riuscivo a stare fermo. Mi capita spesso quando sono arrabbiato. Perciò, sgattaiolai fuori dal dormitorio e mi misi a girovagare per il castello, di notte. Per acquietare i pensieri. E senza nemmeno accorgermene mi ritrovai qui, in questo anfratto sconosciuto nella Torre di Astronomia.»

Una seconda folata di vento si leva da lontano, accarezzandoci delicatamente i pochi scampoli di pelle scoperti. Rabbrividisco al contatto con l'aria gelida, stringendomi istintivamente nelle spalle. Sirius, ancora una volta, resta immobile, con lo sguardo fisso davanti a sé e l'ombra malinconica di un sorriso cucita a fior di labbra.

«Ricordo di essere rimasto qui ore ed ore, a osservare questo immenso paesaggio. Totalmente solo, affidavo al vento i miei pensieri più cupi. Può sembrare triste, ma mi donò sollievo. Come se l'aria stessa di Hogwarts fosse stata in grado di capirmi, di dirmi a modo suo che non c'era nulla di sbagliato in me... A lungo rimuginai sulle aspettative che i miei genitori riversavano su di me e su quale tipo di persona io, invece, desideravo diventare... Pensai alla scelta del Cappello Parlante di smistarmi in Grifondoro, perché aveva visto nel mio cuore la scintilla pura del coraggio. E provai un orgoglio nuovo, smisurato. Fui contento di non essere stato mandato a Serpeverde, perché in quel caso non avrei mai condiviso la stanza con James e i miei nuovi amici. Pensai a loro e, per la prima volta in vita mia, mi sentii veramente a casa, molto più di quanto non mi sia mai capitato in Grimmauld Place.»

Sirius tace per un istante, assaporando con una lunga inspirazione l'aria pura della notte.

«Da quel giorno, vengo qui ogni volta che mi sento sopraffatto, infuriato. O semplicemente solo. Ormai i miei amici ne sono al corrente e ci hanno fatto l'abitudine. James mi prende sempre in giro per questo, dice che soffro di "melodrammaticità periodica"»

Mi sfugge una risata affettuosa, anche se mi si stringe il cuore mentre mi figuro Sirius qui, a rimuginare sulla propria solitudine, rifiutato da chi dovrebbe amarlo incondizionatamente.
Rivolgo lo sguardo all'orizzonte, affidando le amarezze del mio cuore alle stelle brillanti e silenziose che costellano il cielo. Sirius ha ragione. C'è un che di rassicurante in questo luogo. Respiro e l'animo mi pare di colpo alleggerito.

«Questo posto è davvero meraviglioso.» dico senza nemmeno rendermene conto, totalmente rapita dalla pace e dalla bellezza del paesaggio che si estende a perdita d'occhio al di fuori della torre.

«Se ti va, puoi venire anche tu qui, a rimuginare quando tua sorella ti fa arrabbiare» mormora Sirius al mio orecchio. Il tono caldo e profondo della sua voce mi strappa via dai miei pensieri, provocandomi dei brividi lungo la schiena tutt'altro che spiacevoli.

«In quel caso, mi troveresti qui almeno una volta al giorno» scherzo, cercando di apparire disinvolta.

Sirius scoppia a ridere di gusto e il suono della sua risata mi appare magnifico, il più bello del mondo.

«Siamo proprio due cause perse!» esclama con allegra ironia ed io non posso fare a meno di unirmi alla sua risata contagiosa.

Ci voltiamo a guardarci e i nostri si sguardi inevitabilmente si intrecciano, saturi di un'intesa così forte da mozzarmi il fiato. Un soffio di vento si insinua, d'un tratto, all'interno della torre, scompigliandomi di nuovo i capelli.
Senza nemmeno che me ce ne accorgiamo, le nostre risate si affievoliscono, fino a svanire in un silenzio saturo di un'attesa improvvisa.

Sirius non ride più da diversi istanti ormai, ma sulla sua bocca ancora persiste l'ombra di un sorriso mutato, tutt'altro che beffardo, carico invece di una dolcezza che raramente gli ho visto indossare. I suoi occhi grigi mi frugano il viso con un'intensità così potente da farmi ardere la pelle delle guance. Sirius solleva una mano e, con gesto delicato, mi scosta una ciocca di capelli dalla fronte, accompagnandola dietro l'orecchio. Il suo tocco è lieve, lo percepisco come una carezza.

Il cuore comincia battermi in petto all'impazzata quando mi accorgo che le dita di Sirius indugiano lì, nel punto in cui i miei capelli mi scivolano sul collo, soffermandosi ad accarezzare alcune ciocche, con una dolcezza spietata.

I nostri occhi sono immobili, agganciati gli uni agli altri. Nessuno dei due pare intenzionato a distogliere lo sguardo. Sono senza fiato, ho quasi l'impressione di poter annegare nell'argento fiero e scintillante delle iridi di Sirius, le quali sembrano vibrare di un ardore che non riesco a decifrare.

Resto ferma, incapace di muovermi, in balia soltanto dei battiti forsennati del mio cuore, e delle dita di Sirius, che ancora si attardano a giocherellare coi miei capelli baciati dal vento.

Per un istante, il tempo pare fermarsi ed io non posso fare a meno di desiderare di stare qui con Sirius per sempre, a bearmi dei suoi occhi penetranti e del suo enigmatico sorriso ancora disegnato sulle sue labbra. Le stesse che, per la frazione di un secondo mi sembrano fremere di un'inspiegabile impazienza, come se volessero muoversi... avvicinarsi... cancellare quei centimetri che le separano dalle mie...

Ma è questione di un attimo e l'aura di inaspettata tenerezza, che sembrava avvolgerci fino a un momento fa, s'infrange e si sgretola, dissolvendosi nell'aria gelida della notte. Sirius si irrigidisce, stringe la bocca in una fessura sottile, il sorriso svanisce. La sua mano si ritrae, rifugiandosi veloce dentro la tasca dei pantaloni.

«Si è fatto tardi, credo sia meglio andare.» decreta, distogliendo rapido la sguardo dal mio volto.

E senza nemmeno darmi il tempo di dire o fare qualcosa, né di rendermi conto di cosa sia appena successo - o di cosa sarebbe potuto succedere - Sirius mi fa cenno di seguirlo verso l'uscita della torre.

«Sì, lo credo anch'io» mormoro io con un filo di voce, cercando di nascondere la bruciante delusione che si è appena impadronita del mio cuore.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Valentyna90