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Autore: Blablia87    25/09/2023    3 recensioni
[Spoiler!S2][Ipotetica S3]
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Aziraphale ha cambiato nome e ruolo, e questo gli è costato tutto: persino se stesso.
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Crowley è rimasto davvero solo per la prima volta in seimila anni e, forse, il destino dell’Universo che ha contribuito a generare e che tanto ha amato non gli interessa più molto.
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La Seconda Venuta è alle porte e, mentre qualcuno trama nell’Ombra, qualcun altro non è disposto a vedere la Luce della speranza spegnersi: la Terra è troppo bella per sparire prima che possa trascriverne ogni aspetto nel suo taccuino.
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Dal capitolo 11:
"Ancora con gli occhi chiusi a seguito della caduta, Muriel sentì una voce metallica e leggermente ovattata dire: “sto chiamando il numero in rubrica selezionato: Anthony J. Crowley”.  Poi, dei segnali acustici gracchianti e cadenzati."
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Metatron, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Azi

 



Soho - Un anno e due mesi da quell’ultimo,

disperatissimo, tentativo di tenere Aziraphale sulla Terra

 

 

 

Se c’era qualcosa che Muriel aveva capito, in quei lunghi mesi sulla Terra, era che i libri non amavano essere venduti.

All’inizio si era domandata se non fosse un suo problema. I clienti entravano nella libreria, salutavano, toccavano i volumi, alle volte li sfogliavano minuti interi con attenzione. Poi però - era capitato centotrentuno volte su centotrentotto avventori (gli altri sette non avevano trovato nulla di loro gradimento), lo sapeva con precisione perché lo aveva trascritto ogni volta sul suo taccuino - quando apparivano sul punto di chiederle quanto costasse una data opera, una forza invisibile sembrava attraversarli. Restavano immobili per qualche secondo, come colti da un pensiero improvviso e poi, con movenze un po’ impacciate, rimettevano al loro posto i libri che avevano tra le mani e uscivano senza nemmeno salutare.

Dopo che il novantaseiesimo potenziale acquirente le aveva nuovamente rivolto le spalle e aveva inforcato in silenzio la porta d’uscita era stata colta da quella improvvisa, maestosa, chiarificatrice epifania: i libri non amavano essere venduti.

Doveva essere necessariamente così. Erano… com’è che si definivano gli esseri umani? Ah, sì: amici. Erano tutti amici, in quella libreria, e nessuno avrebbe abbandonato il compagno di scaffale per seguire un perfetto estraneo in chissà quale luogo.

Annuendo con forza lo aveva appuntato in un foglio nuovo: “Penso che ai libri di Aziraphale piaccia stare qui.”

Aveva smesso di correggere il nome dell’angelo cambiandolo in “il traditore” all’incirca dopo tre mesi dalla chiamata dello stesso in Paradiso: ogni persona del quartiere che si era affacciata nella libreria in cerca del Signor Fell si era mostrata profondamente dispiaciuta quando le era stato riferito che “fosse partito per un lungo viaggio in Europa” e - in più di un’occasione - aveva anche dedicato qualche minuto a raccontarle di quanto fosse gentile, stravagante (Muriel non aveva ancora scoperto cosa significasse, ma le sembrava un termine positivo), disponibile, un brava persona con la quale era bello scambiare due chiacchiere (purché non in francese, ci aveva tenuto a specificare la proprietaria del ristorante dall’altro lato della strada). Questo cozzava terribilmente con la descrizione che di lui le era stata fatta Lassù e, senza che nemmeno se ne rendesse pienamente conto, aveva cominciato a pensare ad Aziraphale come a una figura sorridente e rasserenante che si aggirava felice tra i suoi libri. Il “traditore”, alla luce di tutto questo, le era apparsa una definizione terribilmente scortese e - poco a poco - aveva cessato di usarla.

Anche Crowley si era velocemente riappropriato di una sua identità all’interno degli appunti, smettendo di essere indicato come “il demone” e tornando a comparire col proprio nome (o, quanto meno, con quello che si era scelto dopo la Caduta. Muriel, infatti, che aveva accesso a tutti i registri angelici dalla Creazione al presente, era piuttosto certa che mai - in nessun momento - fosse esistito un angelo del Signore con quel nome).

Aveva iniziato a trascriverlo semplicemente come Crowley dopo aver trovato, in giro per la libreria, piccoli appunti su di lui lasciati da Aziraphale. Brevi promemoria, principalmente, nascosti tra le pagine dei libri pubblicati negli anni a cui quegli appunti facevano riferimento.

Crowley mi ha invitato all’inaugurazione del Gran Teatro La Fenice”, recitava una piccola pergamena trovata nel volume “Versi di Francesco Zacchiroli”.1)

L’incontro di oggi con Crowley non è stato affatto piacevole” raccontava un’altra, piegata al centro di un volume del 1862, in una grafia più tremolante del solito. “La sua richiesta è inaccettabile!2)

Crowley si è presentato con una scatola di candele elettriche, si preoccupa che dia accidentalmente fuoco alla libreria”.

La Bentley di Crowley è assolutamente adorabile, sa sempre quale musica vorrei sentire”.

Da quegli stringati spiragli di “quotidianità” il demone appariva assolutamente innocuo, quando non palesemente gentile.

Si preoccupava per l’altro, lo invitava a spettacoli e mostre, e non di rado si palesava alla sua porta con vino o cioccolato da condividere durante o dopo una cena.

Ma non c’erano solo le trascrizioni di Aziraphale.

Angelo, sono passato ma non ti ho trovato. Cena al Ritz stasera?” aveva trovato scritto su un piccolo foglio di carta di riso ripiegato con cura all’interno del volume più in alto tra quelli accatastati vicino alla poltrona di Aziraphale. La grafia appariva più obliqua e spigolosa rispetto a quella dell’angelo, ma anche estremamente elegante. Un piccolo pezzetto di nastro adesivo raccontava che il foglio fosse stato attaccato da qualche parte, probabilmente alla porta di ingresso della libreria.

Hanno aperto un nuovo padiglione del Royal Botanic Kew Gardens” annunciava un altro, conservato in un trattato di erboristeria medica.

Ho sentito che Ketèlbey è in città” avvisava quello, ingiallito dal tempo, che dormiva indisturbato tra le pagine di un libretto dell’Opera dal 1922.

La frequenza degli appunti era aumentata negli ultimi tre anni, divenendo quasi quotidiana. Uno degli ultimi volumi letti da Aziraphale ne era quasi pieno: cinema, cene, passeggiate, vivai, orti botanici e concerti… In un paio di occasioni l’angelo aveva anche trascritto espressamente la sua tristezza riguardo al fatto che l’altro non si trattenesse mai fino al mattino, anche quando l’orario raggiunto lo avrebbe reso quasi naturale. “Se avesse aspettato anche solo un’ora, avremmo potuto fare colazione assieme!

Non che Muriel avesse pienamente compreso che quella fosse tristezza, ma le appariva comunque evidente che vi fosse qualcosa di diverso in Aziraphale, in quei casi.

Crowley, quindi, le era velocemente divenuto familiare. E non come un demone - essere da cui guardarsi e del quale biasimare ogni operato - ma come, semplicemente, se stesso.

In fondo, poi, era sempre stato piuttosto gentile nei suoi riguardi, persino quando - con l’inganno - l’aveva convinta a farlo accedere al Paradiso.

Aveva pensato spesso a quel momento. Non tanto all’accadimento in sé, quanto più a tutte le stranezze che lo avevano caratterizzato: nessun allarme era scattato, all’arrivo del demone nei Santi Uffici; i suoi poteri non erano risultati affievoliti o azzerati dalla Santità del luogo; e, cosa ancor più incredibile, era stato in grado di accedere a fascicoli secretati senza alcuna difficoltà. In passato doveva essere stato un angelo di grado molto elevato, e il pensiero di averlo perso in battaglia le dispiaceva terribilmente.

Ogni tanto - durante quei lunghi mesi di quasi totale solitudine (aveva stretto amicizia, pur non rendendosi del tutto conto di averlo fatto, solo con Nina e Maggie) - si era ritrovata a domandarsi dove fosse finito, Crowley.

Avrebbe avuto così tante domande da porgli! Alcune, quasi tutte a dire il vero, riguardavano l’amore. D’altro canto lui si era detto disponibile a rispondere a ogni sua curiosità in merito e - dopo aver letto quasi tutti i volumi di Jane Austen presenti nella libreria, ne aveva davvero molte.

Uno, in particolare, conteneva una frase che Aziraphale aveva sottolineato con un tratto leggero e lievemente incerto. Diceva: “Venni da te sicuro di essere accettato. E tu mi facesti capire quanto fossero povere le mie pretese di piacere a una donna a cui è un onore piacere.”.3)

La cosa la confondeva terribilmente, e non riusciva in alcun modo a dipanare la matassa.

Aveva trovato poi, evidenziato all’interno di una raccolta di poesie di Hugo, un passaggio che recitava: “Faccio tutto ciò che posso perché il mio amore non ti disturbi, ti guardo di nascosto, ti sorrido quando non mi vedi.4) Questo, se possibile, le risultava ancor più ostico e incomprensibile. Perché mai l’amore di qualcuno dovrebbe essere un fastidio? E che senso aveva, sorridere a qualcuno che non poteva vedere quel sorriso schiudersi?

Crowley, sicuramente, avrebbe saputo spiegarglielo. Ma, purtroppo, non era mai venuto a trovarla.

Anche Maggie e Nina si erano domandate che fine avesse fatto.

Che Aziraphale fosse tornato in Paradiso lo avevano saputo da Muriel stessa il giorno in cui aveva nuovamente varcato - incerta e con addosso dei vestiti di Aziraphale, trovati ben riposti all’interno di un armadio al piano superiore, riadattati alla sua figura con un piccolo miracolo - le porte della caffetteria, circa una settimana dopo essere stata lasciata a custodia della libreria.

Ancor prima che potesse aprire bocca le era stato chiesto se l’angelo stesse bene, non avendolo più visto dal nubifragio. Lei aveva risposto in modo spontaneo, senza riflettere troppo sul perché due umane sapessero della vera natura del signor Fell e quindi, assai probabilmente, della sua e di quella di Crowley. Era stato un sollievo talmente grande non doversi concentrare fino allo sfinimento per non lasciarsi scappare una parola di troppo - come accadeva con vicini e acquirenti - che semplicemente aveva accolto quel realtà come tale. Il discorso era parso comunque essersi concluso lì, e ne era stata felice: se Michele o Uriel avessero saputo che parlava del Piano Divino con due sconosciute, sicuramente le avrebbero fatto un richiamo.

Quella stessa sera però, dopo orario di chiusura, Maggie e Nina si erano presentate alla porta della libreria per domandare se anche Crowley fosse andato con Aziraphale.

«La sua auto è sempre stata qui davanti negli ultimi quattro anni» aveva spiegato Maggie, con tono preoccupato e un sorriso dolce sul viso.

«Beh, a parte durante il Lockdown 5). Però, per il resto, mai mancato un giorno. Magari qualche ora, quello sì - aveva rincarato la dose Nina, con tono sbrigativo - Ma una settimana intera? Nah. Mai.»

«Uh, beh, no…» aveva risposto Muriel, balbettando. «Sapete, è un demone… Quelli come lui non vanno in Paradiso. Beh… quasi mai» aveva concluso, guardandosi con imbarazzo la punta delle scarpe.

Le due donne si erano scambiate uno sguardo preoccupato.

«Dici che si saranno parlati?» aveva sussurrato Maggie.

«Oh, sì sì!» aveva trillato l’angelo, risollevata che fosse accaduto qualcosa che - evidentemente - le altre si auguravano. «Sono sicura che abbiano parlato, prima che uscisse dalla libreria per fermarsi vicino alla macchina.»

«E…?» L’aveva esortata a continuare Nina.

«E… nulla. Hanno parlato, e lui è uscito.»

«Sì, okay…» Nina aveva alzato gli occhi al cielo per qualche secondo. Maggie, con gentilezza, le aveva dato un colpetto affettuoso all’altezza dei fianchi per chiederle silenziosamente di essere paziente. «Ma com’era, quando è uscito dalla libreria?»

«Era… innocuo?» tentò Muriel.

«Era felice? Triste?» Nina aveva provato a pronunciare le parole il più lentamente possibile, accompagnandole con una mimica facciale molto accentuata.

«Ah! Ho capito cosa intendi!»

Le due donne avevano tirato un sospiro di sollievo.

«Era…» Muriel aggrottò la fronte, cercando di risultare addolorata ma finendo con l’apparire solo come un cucciolo dall’espressione buffa.

«Non promette bene, vero?» aveva sussurrato Maggie all’altra, dispiaciuta.

«Neanche un po’» aveva confermato Nina, scuotendo la testa e corrucciandosi.

Da quel giorno Crowley a Aziraphale erano riemersi - per quel poco che aveva potuto vedere Muriel quando, un paio di pomeriggi a settimana, si concedeva una tazza di cioccolata e una buona lettura seduta nei tavolini esterni del Café (Nina le aveva spiegato con rude pazienza che era felice di averla lì e che sarebbe sempre stata la benvenuta, a patto che smettesse di osservare ogni avventore con lo sguardo stupito e confuso di un entomologo di fronte al rinvenimento di una nuova specie di insetto) - nei loro discorsi sporadicamente, quasi sempre a seguito di eventi particolari: un piccolo black-out, una mattinata particolarmente nebbiosa, l’avvicinarsi dell’incontro degli esercenti di quartiere… cose così. In realtà le due avevano parlato più volte della possibilità di cercare Crowley, quanto meno per accertarsi che stesse bene dopo quello che appariva - alla luce dei pochi dettagli a loro disposizione - come uno dei casi di rifiuto dopo una dichiarazione più drammatici e definitivi a memoria d’uomo. Ma, questo, Muriel non poteva saperlo.

Maggie aveva preso negli ultimi mesi l’abitudine di chiudere il negozio di dischi subito prima di pranzo, per aiutare Nina con gli studenti e i professionisti che - più numerosi in quelle due ore che in tutta la giornata - si recavano al “Give me coffee or give me death” per un pasto veloce.

E lì la trovò Muriel anche quel giorno (un anno e due mesi dopo l’addio di Aziraphale alla Terra), quando - attraversando con passo leggero la strada che separava i due negozi - la salutò con un gesto entusiasta della mano.

«Ehi!» ricambiò lei con un sorriso, finendo di sistemare alcune tazze di una vecchia consumazione  su un vassoio di metallo un po’ ammaccato. «Il solito?»

«Sì, grazie infinite!» cinguettò l’angelo, stringendo con più forza il piccolo volume che teneva tra le braccia.

«Hai iniziato qualcosa di nuovo?» Maggie sollevò il vassoio e iniziò ad avviarsi verso la porta, camminando all’indietro. Con un cenno del capo indicò il libro che faceva capolino dalla stretta dell’altra.

«Sì! È bellllllissimo! Sono poesie di Nerub… Neruc…» Muriel aggrottò la fronte, girando il volume verso di sé. «Neruda. Aziraphale ha sottolineato molte pagine, e ho capito che quando trovo un volume così tanto evidenziato è perché merita di essere letto!»

«Che meraviglia…» si lasciò scappare Maggie con tono dolce, dando con il fianco sinistro un colpetto alla porta per aiutarsi ad aprirla.

«Che cosa?» Nina era comparsa sulla soglia, tenendo il battente aperto in modo da farla passare agevolmente.

«Aziraphale sottolineava dei passi delle poesie di Neruda» sospirò intenerita Maggie.

«Romantico» commentò l’altra, a metà tra l’ironico e il sinceramente colpito. «Da’ qua, ci penso io» aggiunse poi, togliendo il vassoio dalle mani dell’altra e dandole un bacio sulle labbra prima di sparire nuovamente all’interno del locale.

Maggie arrossì, rivolgendo uno sguardo di leggero imbarazzo in direzione di Muriel.

La trovò con gli occhi spalancati e le labbra socchiuse, come colta da una rivelazione improvvisa.

«T-tutto bene, tesoro?» le domandò, preoccupata.

«Cos’era?» chiese l’angelo a sua volta.

«Cos’era cosa? Nina?» tentò Maggie, senza capire.

«No!» Muriel scosse con forza la testa. «Quella cosa che ha fatto! Sulla bocca» precisò, indicandosi le labbra con l’indice della mano destra.

«Ah!» Maggie scoppiò in una piccola risata, smettendo subito davanti all’espressione di completo smarrimento dell’altra. «È un bacio! Una cosa che solitamente fa chi ti ama. Serve a dire, senza parole, “sei la cosa più importante che ho”. Non lo hai mai trovato in nessuno dei libri letti? Io e Nina ci siamo messe insieme da poco, e-»

«Quello è un bacio sulle labbra?!» ribatté Muriel, avvampando.

«Ho quasi paura di domandartelo, ma… cosa pensavi fosse, un bacio sulle labbra?»

L’angelo si chiuse nelle spalle e iniziò a guardarsi attorno scuotendo la testa. «Non lo so! Pensavo che fosse, tipo… lasciare che le labbra si sfiorassero appena. Jane Austen…»

«Tesoro, Jane Austen scriveva nei primi anni del 1800… A quei temp-»

Muriel non le aveva dato il tempo di finire. Senza aggiungere altro aveva fatto una mezza piroetta su se stessa ed era tornata a grandi passi verso la libreria. Maggie l’aveva vista armeggiare impacciata davanti alla porta. Prima le erano cadute le chiavi. Poi, mentre si chinava per riprenderle, anche il libro. Alla fine, dopo quasi un minuto passato a raccogliere e far cadere nuovamente gli oggetti, doveva essersi ricordata di poter aprire la porta semplicemente con uno schiocco di dita, e così aveva fatto. Maggie e Nina - che nel frattempo era comparsa al suo fianco con aria interrogativa - l’avevano vista sparire all’interno a gran velocità, le chiavi e il libro abbandonati sul gradino d’ingresso a pochi centimetri dall’uscio.

«Ma che è successo?» chiese Nina, aggrottando la fronte.

«Non ne ho la minima idea» ribatté l’altra.

 

All’interno della libreria Muriel corse alla scrivania di Aziraphale, afferrando il proprio taccuino con mani tremanti.

Scorse le pagine velocemente, una dopo l’altra, cercando spasmodicamente quella relativa a Crowley.

Quando la trovò rilesse velocemente tutti gli appunti presi in precedenza, con espressione sempre più sbigottita via via che i suoi occhi si muovevano da una nota all’altra. Non poteva essere vero. Cioè, letteralmente non poteva esserlo. Crowley era un demone. Notoriamente gli esseri più abbietti e privi di sentimenti dell’intero Creato. Questo, almeno, a sentire Michele. Eppure, l’aveva visto lei stessa essere gentile con Aziraphale, e non solo. Lo aveva visto mutare forma per non farle passare dei guai in Paradiso. Lo aveva visto consigliare a Gabriele e Belzebub dove rifugiarsi. Lo aveva visto… baciare Aziraphale, anche se in quel momento - seminascosta da una delle vetrate della libreria - non se ne era nemmeno resa conto. “Sei la cosa più importante che ho”, aveva detto Maggie. E doveva essere così davvero, perché se c’era qualcosa che aveva notato da subito, immediatamente, era che - come riportato in uno dei suoi punti nella pagina dedicata a lui - guardava sempre all’angelo. Lo seguiva con gli occhi ovunque, in ogni momento in cui erano nella stessa stanza. “Non è proprio l'indifferenza verso il resto del mondo l'essenza del vero amore?”, aveva trovato scritto in Orgoglio e Pregiudizio, e solo in quel momento le fu completamente chiaro cosa intendesse l’autrice.

Con una nuova sensazione che si faceva largo al centro del petto (appariva come un mare in tempesta le cui onde, ad ogni respiro, le riempivano i polmoni di freddo e tristezza), aggiunse un altro numero in fondo alle note già scritte su Crowley:

 

6. Credo che sia innamorato di Aziraphale.

 

 

—-

 

 

Soho - Un secondo prima che Crowley salisse all’interno della propria auto dopo aver visto le porte dell’ascensore chiudersi.

 

 

 

 

Crowley osservò le porte di metallo dell’ascensore richiudersi e poi scomparire all’interno della facciata del palazzo.

Muriel si stava avvicinando alla libreria e, benché non potesse esserne del tutto sicuro, qualcosa gli diceva che - da quel momento - a vegliare su quel posto tanto familiare sarebbe stata lei.

Chiuse per qualche secondo gli occhi, muovendo appena le dita della mano destra.

Non sarebbe più tornato lì. Lo sapeva. Non c’era più nulla per lui, a Soho. Ma per tantissimi anni, secoli, quelle mura e quelle pile di carta e inchiostro erano state il rifugio di Aziraphale. E non avrebbe permesso a nessuno, Paradiso o Inferno che fosse, di mutarne anche solo un centimetro.

Nessun libro sarebbe mai uscito da quella porta, nessun arredo sarebbe potuto essere trasmutato in altro. Avvolse l’intera libreria sotto un manto di invisibile inviolabilità, un miracolo così forte che, all’Inferno, una delle spie di segnalazione iniziò a suonare con insistenza.

Shax - che era in attesa di conferire con il Consiglio per chiedere la propria promozione - raccolse il piccolo foglio di spiegazione sulla violazione in atto che era uscito dalla colonna che ospitava l’allarme, ubicato a pochi passi da dove era seduta (gli spazi all’Inferno erano sempre stati non solo bui ma anche angusti e, non di rado, in uno stesso ambiente potevano trovarsi la sala d’attesa di un direttivo e una S.A.T.A.N.2: Sezione Adibita al Tempestivo Avviso su Nefandezze e Negligenze).

Furfur - accomodato accanto a lei - si sporse per riuscire a vedere a sua volta cosa contenesse il biglietto, ma la donna fece sparire il pezzetto di carta con una piccola fiammata.

«Che succede?» le domandò, sospettoso.

«Niente, solo un falso allarme. Una medium deve aver nuovamente creato interferenza con i sensori» minimizzò lei, alzando le spalle.

Alla fine, Crowley le era sempre stato simpatico. E, per aver compiuto un miracolo come quello trascritto, era evidente che già non se la stesse passando benissimo. Inoltre era sempre meglio avere dei contatti fidati - o quanto meno decenti, vista la media del demoni a disposizione da qualche centinaio di anni a quella parte - ai quali poter ricorrere in caso di necessità. E, da quel che si vociferava nei corridoi, presto ce ne sarebbe stato davvero un gran bisogno.


 

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NOTE:

 

1) L’anno è il 1972.

2) Il riferimento è chiaramente all’episodio del laghetto e alla richiesta di Crowley di poter avere dell’acqua santa.

3) È un passaggio di Orgoglio e Pregiudizio.

4) Tratto da “Faccio tutto ciò che posso”, poesia che Juliette Drouet scrisse al suo amatissimo Victor Hugo.

5) Fa riferimento al piccolo audio (Canon!) registrato da David e Michael durante il 2020. Potete recuperarlo, nel caso non lo conosceste, QUI. Lo adoro!

 

 

 

Angolo dell’autrice:

 

Sì, lo so. Lo so. Ci ho messo un po’ più de solito ad aggiornare, ma qua fuori sta succedendo di tutto! In più, quello che doveva essere un semplice capitolo di raccordo è diventato il più lungo in assoluto.

 

Chiedo venia, ma era importante arrivare dove siamo ora per il proseguo della storia. <3

 

Come sempre, grazie a chiunque abbia letto, inserito la storia in una qualche categoria e/o dedicato un po’ di tempo a lasciare una recensione.

 

A presto,

B.

   
 
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