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Autore: ChrisAndreini    26/09/2023    2 recensioni
[Seguito di Rainbow Cookies, si consiglia la lettura del libro precedente prima di leggere questo, onde evitare spoilers]
Sono passati sette mesi da quando Leo è tornato a casa dopo la sua incredibile avventura nei sette regni, eppure l'aspirante cuoco non riesce ancora a riprendersi del tutto, e a ricominciare a vivere una vita normale. Non aiuta che la sua migliore amica continua ad impedirgli di tornare in visita a Jediah.
E quando scopre che una guerra è scoppiata tra i due regni rivali, dovrà usare tutte le sue poche abilità per riuscire a salvare i suoi amici ed evitare che molte persone muoiano, affrontando combattimenti, sospetto, e soprattutto una schiera di divinità che non tollerano affatto che outsiders mettano mano nella loro Storia perfettamente programmata.
Armato solo della sua capacità in cucina, il suo istinto suicida, e conoscenze di un futuro che cercherà di cambiare in tutti i modi, riuscirà Leo a sopravvivere ad una seconda avventura nei sette regni?
Le divinità dicono di no!
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Effetto collaterale massimo raggiunto… vinco un achievement su Steam?

 

Leo poteva capire perché in futuro lui e Payas fossero migliori amici.

Era una cosa che aveva senso.

Perché Payas era fantastico!

Non che una settimana di conoscenza potesse definire un’amicizia, ma… era fantastico!

Era divertente, alla mano, affascinante e amichevole. Un grande appassionato di nuoto e di cucina di pesce, e ci sapeva fare tantissimo con i bambini. Infatti in quel momento stava giocando a nascondino con Daisy, Yara, Jack e Walt mentre Leo discuteva dei piani d’azione per il prossimo attacco con Gideon e Riley.

Clay, sempre un po’ schivo, stava leggendo un libro in un angolo e osservava tutta la scena con sguardo attento e diffidente.

Era passato più di un mese, ma Clay si era aperto ben poco a Leo, nonostante quest’ultimo cercasse sempre di essere aperto e amichevole.

Ma non poteva biasimare il bambino se non si fidava del primo che passava con una soluzione conveniente a tutti i suoi problemi.

Anche se iniziava lentamente a scaldarsi a lui, e Leo sperava davvero che potessero avvicinarsi un po’, col tempo.

Clay meritava di abbassare un po’ i muri e vivere un’infanzia il più spensierata possibile.

Cosa che, bisognava ammetterlo, era piuttosto difficile da fare durante una guerra che si faceva ogni giorno più pericolosa, nonostante i bambini fossero in uno dei posti più sicuri del regno.

Ma anche loro dovevano stare attenti, per questo Leo stava informando i più grandi delle prossime mosse da fare. Il successivo attacco a palazzo sarebbe stato pericoloso, e pieno di feriti che Leo voleva evitare a tutti i costi.

Ma non sapendo se ci sarebbe o meno riuscito, era meglio assicurarsi che quantomeno le persone che poteva salvare fossero al sicuro, quindi aveva detto a Gideon che sarebbe dovuto restare con gli altri bambini, lontano da palazzo, solo per quel giorno.

E Gideon, ovviamente, aveva provato ad obiettare con tutte le sue forze, e stava obiettando anche in quel momento.

-Non mi metterò in pericolo, ma posso aiutare, posso evacuare le cucine mentre tu pensi al principe, e poi posso avvertire anche la principessa. Userei un passaggio segreto- provava a spiegare il proprio piano, deciso a rendersi utile.

-Dotty è incaricata di evacuare il personale nelle cucine, e Opal non sarà nella zona colpita dall’attacco, e avrà tutto il tempo di mettersi al sicuro insieme ai suoi genitori. Per l’ultima volta, Gideon, tu resti qui- Leo era categorico.

-Ma non è giusto! A cosa ti serviamo se non ci fai fare nulla?!- si lamentò Gideon, sbattendo i piedi a terra.

-Voi non mi servite, Gideon!- sospirò Leo, stanco della conversazione.

Tutti i bambini si voltarono verso il ragazzo.

Persino Payas fece spuntare la testa dal suo nascondiglio e osservò Leo con sorpresa.

Leo ci mise qualche secondo a rendersi conto delle parole usate.

-Nel senso che non vi tengo vicino perché mi servite a qualcosa, ma solo perché vi voglio bene e vi voglio al sicuro. Apprezzo il vostro aiuto e mi fa comodo, ma non voglio accettarlo a scapito della vostra sicurezza- si affrettò a spiegare, mettendo le mani avanti.

I bambini, pur non comprendendo tutto, capirono il senso stretto del discorso, e annuendo appena tornarono ognuno a fare le proprie cose.

Payas commentò un intenerito “awwww ma quanto sei dolce” come se il discorso fosse rivolto anche a lui.

Gli unici che sembravano poco convinti furono Gideon, che era ancora stizzito per essere messo in panchina, e Clay, che osservava la situazione di sottecchi e sembrava scettico.

Calmato e convinto Gideon, che continuava a borbottare lamentele tra sé ma aveva deciso di cedere, Leo si avvicinò a Clay, e gli si sedette accanto.

-Cosa leggi?- chiese, per fare conversazione.

-Niente!- Clay seppellì il volto nel libro e gli diede le spalle, chiudendo la conversazione.

Leo avrebbe voluto stringere un legame, ma decise che era meglio lasciargli spazio, per non soffocarlo. Non poteva obbligarlo a parlare con lui e non voleva dare l’impressione di pretendere che lo facesse.

-Sembra interessante, buona lettura, allora- si limitò a sorridere, dargli una leggera pacca sulla spalla, e alzarsi nuovamente, per dirigersi verso Payas e magari partecipare ad un round di nascondino.

-Aspetta- la voce di Clay, poco più che un sussurro, lo fermò sui suoi passi.

Leo si girò, senza trattenere un sorrisino speranzoso.

-Sì, Clay?- si avvicinò nuovamente.

Clay esitò appena, senza sapere come interpretare quel sorriso.

-Come… come sta andando la guerra?- chiese in un sussurro, senza guardare Leo negli occhi.

Leo fu sorpreso dalla domanda. Era sempre abbastanza aperto sulla situazione con i bambini, ma era vero che non dava loro troppi dettagli sulla situazione, era soprattutto intento nel cercare di farli stare tranquilli e al sicuro nel loro angoletto nel rifugio. 

Certo, avevano accesso a ogni lettera che Leo spediva al fronte per avvertire sugli attacchi, ma il ragazzo dubitava che riuscissero a leggere. Non solo erano scritte in una grafia più simile possibile al corsivo del principe Daryan, ma usavano anche paroloni che con il loro basso livello di lettura era difficile interpretare.

Si avvicinò a Clay, e si sedette nuovamente accanto a lui.

-Allora, non posso dare stime precise, ma dalle informazioni che riusciamo ad ottenere a palazzo pare che alcuni borghi ai confini siano stati completamente ripuliti, le truppe di Fring si stanno ritirando dagli insediamenti più a Sud, e abbiamo salvato credo più di un centinaio di persone, ed evitato che molte altre si ferissero. Il castello è preso di mira perché è molto difficile stanare le truppe nei dintorni, ma lo riusciamo a proteggere bene- spiegò il punto della situazione, cercando di essere più ottimista possibile.

-Oh… quindi non sai quando finirà?- chiese Clay, torturando appena il libro.

Leo esitò appena, non sapendo bene come rispondere.

Notò che anche gli altri avevano fatto spuntare le testa dai loro nascondigli e osservavano lui e Clay, senza perdersi una parola.

Improvvisamente era tutto molto più silenzioso.

Forse aveva sottovalutato l’ansia dei bambini in quella situazione.

E purtroppo non aveva belle notizie da dare loro.

Perché non aveva la minima idea di quando sarebbe finita la guerra.

Teoricamente, secondo la Storia, la guerra avrebbe avuto un terribile punto di svolta a favore di Valkrest a circa due mesi da quel giorno, quando un terribile attacco avrebbe distrutto il palazzo di Jediah, disperdendo le truppe, uccidendo quasi interamente la famiglia reale, e costringendo il principe Daryan, unico sopravvissuto insieme a pochi altri, a fuggire, riorganizzarsi, e tornare dopo parecchi anni per finire il lavoro, vendicarsi, distruggere i Vasilev, sterminare i ribelli antimonarchici (anche se Leo non capiva cosa avesse Daryan contro i ribelli che non avevano niente a che fare con la guerra) e poi passare l’intera vita sofferente a causa di ciò che aveva perso, tra cui la sua stessa umanità eccetera eccetera.

Francamente Leo non riusciva a immaginarsi Daryan come questa macchina di vendetta stile Batman, ma riusciva a capire come certe perdite e certi traumi possano cambiare completamente il carattere di una persona.

E Leo non voleva neanche figurarsi un futuro dove non riusciva a salvare la corte di Jediah.

Comunque teoricamente la guerra sarebbe finita tra parecchi anni, ma se Leo evitava che Jediah cadesse, potevano concluderla molto prima, o anche molto dopo.

Dopo aver passato l’evento della distruzione del palazzo, tutto ciò che si prospettava all’orizzonte era ignoto e pericoloso.

Quindi Leo doveva ammettere che sperava che tutto si concludesse prima di tale scadenza.

-Se tutto va bene spero circa due mesi- rispose alla fine, dopo averci pensato a lungo.

I bambini non sembravano molto felici della cosa, così Leo si affrettò a correggersi.

-Ma spero che riusciremo a vincere anche prima. Se continuiamo con la nostra strategia riusciremo a mettere le truppe di Valkrest in un angolo, e a far dichiarare al principe Victor la resa in qualche settimana. Se continuiamo a lavorare sodo finiremo le guerra prima della prossima luna piena- okay, non era un bene mentire ai bambini, ma Leo non ce la faceva a vederli così preoccupati e abbattuti, e poi sperava davvero di riuscire a vincere prima della successiva luna piena.

Perché temeva non poco che gli dei potessero approfittare del loro giorno privo di vincoli per mettergli i bastoni tra le ruote, e non voleva rischiare.

Certo che stava camminando su un filo davvero sottile, era un miracolo che non avesse ancora perso.

Un miracolo, tanta fortuna, e anche una sana dose di ottimismo malriposto e determinazione.

Si possono dire tante cose su di Leo, ma bisogna ammettere che è perseverante, e si rialza sempre in piedi anche quando tutto sembra buttarlo a terra.

-Dubito che il principe Victor si arrenderà mai- borbottò Daisy, un po’ nervosa.

-Il principe non si ferma finché non ottiene quello che vuole- le diede man forte Riley, mordendosi il labbro inferiore.

-Beh, questa volta dovrà imparare ad arrendersi, perché lo metteremo in un angolo- insistette Leo, restando ottimista, anche se sapeva che i bambini non avevano tutti i torti.

Leo aveva visto il principe Victor solo una volta, e l’aveva considerato la persona più irritante dei sette regni.

Rabbrividiva solo al pensiero di incontrarlo di nuovo.

Aveva un carisma pericoloso, nessun rispetto per gli altri, e aveva minacciato Leo che un giorno lo avrebbe fatto diventare il suo schiavetto cuoco.

Leo doveva ammettere che sebbene l’amnesia generale stesse rendendo tutto più difficile, era almeno felice che Victor si fosse dimenticato di lui.

Sperava che non l’avrebbe mai più incontrato.

Leo… smetti di sperare le cose che porti sfiga!

-Giusto! Stiamo andando bene. Alex e Dotty stanno facendo un ottimo lavoro ad aiutare il maestro a salvare la…- Gideon iniziò a dare man forte a Leo, ma si tappò la bocca quando si rese conto di aver detto troppo.

Leo si girò verso di lui, incredulo.

-Ma…maestro?!- chiese, portandosi una mano al petto, un misto tra onorato e profondamente imbarazzato.

-Cioè… Leonardo! Il cuoco! È colpa di Dotty! Mi ha contagiato!- si lamentò Gideon, diventando rosso come un peperoncino, e coprendosi il volto con le mani per non mostrare l’evidente imbarazzo.

-Awwww, quindi è partito da lei?- si intenerì Payas, ridacchiando tra sé.

-Come sarebbe “è partito da lei”?! Non dirmi che diventerà una cosa comune! Non sono un maestro!- si lamentò Leo, imbarazzato quanto Gideon e coprendosi il volto in modo molto simile. Passare così tanto tempo insieme li stava rendendo sulla stessa lunghezza d’onda.

Payas non rispose e si limitò a nascondersi.

Leo sospirò, e cercò di non pensarci.

Una parte di lui era segretamente felice che Gideon lo vedesse con così tanta stima da chiamarlo addirittura maestro, ma sarebbe sempre stato troppo imbarazzante, soprattutto se il fenomeno si espandeva.

-Comunque finché lavoriamo tutti insieme andrà tutto bene e vinceremo presto la guerra, alla faccia di quel puzzone di Victor!- concluse l’argomento, mostrando una sicurezza che gli apparteneva solo in parte, e facendo sorridere soddisfatti i bambini, soprattutto Walt e Jack, che ridacchiarono parecchio a sentire nominare Victor come un puzzone.

Poi riesumarono il loro gioco senza più badare troppo a Leo, che controllò l’orario e si chiese se fosse il caso di tornare al castello, prima di finire nei guai.

-Quindi… senza di te la guerra continuerebbe ancora a lungo, e molte persone morirebbero?- sussurrò Clay, molto sottovoce, facendosi sentire solo da Leo.

Era un commento davvero strano, soprattutto per il modo in cui era formulato.

Clay sembrava spaventato e a disagio. Le parole erano uscite in un sussurro come se temesse che Leo potesse fraintenderle.

Leo lo guardò con tristezza.

Era chiaro che Clay temesse che Leo potesse sparire da un momento all’altro. Non sapeva ancora se fidarsi di lui, e dopotutto, dai racconti di Leo, non era la prima volta che li abbandonava a loro stessi per tornare nel suo mondo.

Ma non l’avrebbe fatto, non più! 

-Siamo in tanti e facciamo tutti un buon lavoro. Il destino del mondo non dipende solo da me, o da te, o da chiunque altro. È vero che sto facendo molto, ma è solo perché posso mettermi in prima linea grazie alle mie benedizioni. E comunque, Clay, ti prometto che non vado da nessuna parte. Non smetterò mai di lottare per voi e per far finire la guerra il più in fretta possibile- gli promise, dandogli una leggera e affettuosa pacca sulla spalla.

Clay non si ritirò, sembrò riflettere molto sulle sue parole.

E poi tornò al suo libro.

-Okay…- borbottò, chiudendo la conversazione.

Leo sperò di averlo rassicurato, almeno un po’.

Si alzò e si guardò intorno, controllando se ci fosse qualcosa di urgente da fare prima di tornare.

Rimase sorpreso quando notò lo sguardo truce di Payas, che fissava Clay con occhi socchiusi e denti stretti.

-Tutto bene?- chiese, avvicinandosi, e mettendosi tra il semidio e il bambino, con fare protettivo.

Notando di essere stato scoperto, l’espressione di Payas si aprì in un ampio sorriso allegro.

-Certo. Stavo solo pensando che mi dispiace tanto che domani dovrò andare via. Mi mancherai un sacco, migliore amico- gli mise un braccio intorno alle spalle, e tornò quello di sempre.

Leo avrebbe voluto indagare, ma tanto sicuramente sarebbe finito con filtro anti-spoiler, e aveva già il cervello abbastanza pieno con tutte le cose che doveva fare.

-Ammetto che mi mancherai anche tu. È stato piacevole passare del tempo in relax con una persona che si ricorda di me- confessò.

Certo, c’era anche Alex, ma con Alex passava poco tempo, e il tempo che passavano insieme erano troppo occupati a parlare di Dotty o della guerra.

Era da un po’ che non facevano conversazioni rilassate.

-Che carino che sei! Mi mancherai anche tu. Vorrei vederti presto, ma temo che la prossima volta che ci incontreremo sarà il nostro incontro ufficiale- Payas sembrava davvero abbattuto dalla notizia, e fece un sospiro molto melodrammatico.

Leo ridacchiò.

-Sono felice di avere la consapevolezza che almeno ci sarà un incontro ufficiale- sorrise, ottimista.

-Così si fa! Vedi il lato positivo! Dovremmo tutti imparare da te! Allora, torniamo a palazzo?- Payas indicò l’orologio, e Leo annuì.

-Andiamo a palazzo- salutò tutti i bambini e insieme al semidio si avviò al castello.

 

Daryan non sarebbe dovuto essere felice della partenza della delegazione da parte di Katrang, perché erano degli ottimi alleati e i due concubini del re si erano rivelati davvero molto competenti nel loro aiuto.

Però quando il semidio Payas aveva finalmente varcato il cancello di ingresso, Daryan si era sentito sollevato che finalmente si allontanasse, perché non gli era piaciuto il modo in cui aveva ronzato per tutta la settimana intorno a Leah.

Daryan era consapevole di essere un ipocrita incoerente, ma con Leah non riusciva mai a pensare lucidamente, e negli ultimi tempi la ragazza sembrava vorticargli in testa più del solito, facendola dolere sempre di più.

Non riusciva a capire del tutto i sentimenti che provava per lei, e sebbene una parte di lui fosse abbastanza convinto che ciò che il suo cuore continua a suggerirgli, ovvero che si fosse preso una grandissima cotta per Leah, fosse vero, era vero anche il fatto che lo stesso cuore apparteneva già a qualcun altro.

E quindi, dato che il cuore era diviso in quel modo e non lo stava aiutando per niente, aveva deciso di ascoltare la testa.

E la testa gli stava facendo notare molte cose parecchio strane riguardo a Leah.

In realtà Leah era strana da quando era arrivata a palazzo, ma per qualche strano motivo Daryan non era riuscito ad inquadrare nessuna di quelle stranezze fino a quel momento, come se ogni cosa che Leah facesse sfuggisse dalla mente del principe pochi istanti dopo esserci entrata.

Ma adesso, dopo aver passato tutto quel tempo insieme, e soprattutto dopo quel momento sul balcone, la mente di Daryan iniziava finalmente a trattenere i ricordi e le sensazioni che gli provocava la cuoca.

E anche tutte le coincidenze sospette avvenute dal suo arrivo.

L’inchino maschile.

Il fatto che fosse stata al borgo di Tormalina proprio durante un attacco del ragazzo misterioso e ricercato in tutti i regni.

Gli occhi che cambiavano colore.

La sua presenza in giro per il palazzo durante gli attacchi.

Le caramelle arcobaleno che sembravano aver guarito metà dell’infermeria il giorno che aveva imboccato tutti.

Le stesse caramelle che lo facevano sentire bene ogni volta che ne mangiava una.

E allo stesso tempo, solo quando era Leah a fargliene mangiare una.

Gli alberi che erano ricresciuti proprio il giorno in cui Leah, Alex e Gideon erano andati in città.

La misteriosa famiglia nobile per la quale aveva lavorato, ma che evitava accuratamente di nominare.

E altro… tanto altro… troppo altro.

Insomma, c’era qualcosa di strano in Leah.

E sebbene molte di queste stranezze sembravano positive, per Jediah, il fatto che tenesse nascosto qualcosa la rendeva sospetta e pericolosa.

…pericolosa?

Leah?

Leah non poteva essere pericolosa, giusto?

Eppure… sebbene il cuore gli stesse ridendo in faccia per aver anche solo pensato che Leah potesse essere una nemica, la mente non riusciva ad ignorare i segnali.

Se Leah fosse stata un’alleata spedita dagli dei o qualcosa del genere, perché non dirglielo e basta?

Perché tutti quei sotterfugi e i misteri?

(Perché non si fida di me? Dopo tutto quello che abbiamo passato…)

Passato? Non avevano passato niente insieme, cosa… il suo cervello stava dando i numeri.

Ma comunque, perché l’idea di Leah che non si fidava di lui lo rendeva così triste?

E perché si sentiva in colpa?

Non aveva senso sentirsi in colpa se qualcuno ti tiene nascoste le cose!

Ogni tanto sembrava che Daryan fosse sull’orlo di mettere insieme tutti i pezzi di quel puzzle misterioso che era Leah, ma quando stava per mettere quello centrale, che gli avrebbe fatto finalmente vedere il disegno completo, qualcosa si agitava dentro di lui, e scomponeva nuovamente il puzzle.

Come Sisifo che crede ogni volta di aver finalmente portato il masso in cima al monte, e poi se lo vede cadere rovinosamente alle sue pendici, e sa di dover fare di nuovo tutto il lavoro.

E nonostante sappia che non porterà mai a termine la sua missione, perché è solo una tortura eterna, ogni volta che ricomincia non può fare a meno di sperare che sia la volta buona.

Per i meno studiati con i miti greci, è come quando vedi un film ottanta volte, e ogni volta speri che finisca in modo diverso perché il vero finale è troppo triste, ma giustamente il film quello è, e quello rimarrà.

E per chi si chiede come faccia Daryan a conoscere il mito di Sisifo, dato che questo è un po’ il suo monologo interiore, vi dico che Daryan legge un sacco di libri, e molti libri raccontano anche cose del mondo reale, quindi sa tutto di miti greci, okay? Apprezzate la metafora e basta!

Il punto era che da quando Daryan si era reso conto di riuscire a trattenere più a lungo Leah nella sua mente… non riusciva praticamente a pensare a nient’altro.

E oltre ai fatti preoccupanti, si era reso conto di altre cose ancora più preoccupanti, anche se meno sospette.

Ovvero… ma com’era possibile che da quando aveva dovuto allontanarla e rifiutarla, gli sembrava che TUTTI fossero innamorati di lei e ci stessero provando?!

E perché era così stupido e incoerente da essere palesemente geloso, quando era stato lui ad allontanarla?!

Leah poteva stare con chi voleva, anche se… ma davvero, perché la volevano tutti?!

Payas le era stato attaccato come un cagnolino per tutta la settimana, flirtando spudoratamente. Non era un segreto che Payas si circondasse di partner, come molte persone a Katrang, ma perché aveva messo gli occhi proprio su Leah?!

(Beh, è gentile, divertente, cucina in modo eccellente, pieno di entusiasmo, molto carino…)

Ma che diamine stava pensando?!

Comunque non era solo Payas!

Lionel diceva a tutti di odiarla, ma la fissava spesso quando erano nella stessa stanza, e ci aveva spudoratamente provato i primi giorni.

Chevel aveva commentato che per quanto le persone così allegre lo irritassero, era una persona interessante… cosa che equivaleva ad una dichiarazione di amore, nella sua lingua.

Daryan aveva anche sentito una delle cuoche, probabilmente Anna, se ricordava bene, che commentava che Leah era troppo carina e che le dispiaceva troppo che fosse attratta solo dagli uomini perché avrebbe voluto chiederle di uscire.

Fino a poco tempo prima gli era sembrato di vedere Alex e la cuoca con gli occhiali… si chiamava Dotty, forse… che le giravano sempre intorno, anche se per fortuna di Daryan sembrava che i due si fossero messi insieme tra di loro.

Ma comunque erano un sacco di persone interessate a lei.

-Principe Daryan?- i suoi pensieri un tantino ossessivi vennero interrotto da una voce familiare, appartenente ad una persona che era entrata nell’ufficio senza bussare, come faceva spesso.

-Sì, Persian, cosa c’è?- chiese il principe senza neanche guardare il bibliotecario e fedele consigliere che sicuramente gli stava dando delle notizie dal fronte sud.

-Sì, ecco… ci sono delle novità abbastanza preoccupanti, e… oh, sono biscotti di Leah, quelli?- nonostante l’agitazione, la sua attenzione venne in fretta attirata dal vassoio con la colazione che la cuoca gli aveva portato.

Daryan era riuscito a mangiare quasi tutto, ma alcuni biscotti erano rimasti, e sperava che sarebbe riuscito a finirli entro la giornata.

I biscotti di Leah erano probabilmente la sua ricetta migliore. Anche se niente si avvicinava al biscotto dai colori arcobaleno che Leah gli aveva fatto assaggiare quella sera sul balcone.

-Sì… li finirò più tardi. Di che volevi parlarmi?- Daryan avvicinò inconsciamente i biscotti a sé, non solo perché ci teneva a mangiarli successivamente, ma perché era ancora molto restio a far assaggiare i propri piatti ad altre persone, anche quando sapeva con certezza che non fossero avvelenati.

-Quella ragazza è davvero speciale- borbottò Persian, adocchiando i biscotti con sguardo sognante.

Oh dei! Anche Persian!

Ma perché tutti erano così innamorati di Leah?!

(Insisto, perché è esuberante, spiritoso, adorabile, ha il sorriso più splendente del mondo, e occhi che sembrano brillare per quanto sono pieni di vita e….)

E piantala, cervello!

-Di cosa volevi parlarmi?! Non ho tempo da perdere!- insistette Daryan, lanciandogli un’occhiataccia che non riuscì proprio a trattenere.

-Oh, giusto… STANNO ARRIVANDO LETTERE CONTRAFFATTE AL FRONTE!- esclamò il bibliotecario, agitandosi e mostrando a Daryan numerose lettere che Daryan era completamente certo di non aver scritto né fatto scrivere.

-Ma come è possibile?!- chiese, iniziando ad analizzarle con il cuore che batteva a mille.

-Stiamo ancora indagando al riguardo, ma hanno il marchio ufficiale, per questo non ce ne siamo accorti prima. Pare che la corrispondenza falsata vada avanti da un mese, forse anche di più- spiegò Persian, indicando le date su alcune lettere recuperate.

-Sono… utili- sussurrò Daryan, leggendo il contenuto e stupendosi di quanto fosse scritto male, ma anche di quanto fosse pieno di informazioni molto accurate circa gli attacchi e strategie per affrontarli.

-Temo sia una strategia di attacco a lungo termine, maestà. Danno informazioni utili facendo sentire le truppe come se stessero vincendo, e poi, quando ormai si fidano ciecamente dei messaggi che arrivano dalle lettere, li mandano a morire in massa in trappole ben studiate e prendono d’assalto intere città- Persian spiegò la sua teoria molto pessimista ma anche molto plausibile, conoscendo le capacità strategiche di Valkrest.

Daryan continuava a fissare le lettere con un pericoloso nodo nello stomaco.

Il sigillo era ufficiale, o comunque una copia di ottima fattura.

C’erano solo due sigilli in quel castello: uno nel suo ufficio, e uno chiuso a chiava nell’ufficio di suo padre. L’ufficio di suo padre era rimasto intonso per tutto il suo viaggio, quindi l’unico posto dove il sigillo poteva essere stato rubato era l’ufficio di Daryan.

Ed era successo circa un mese prima.

…Leah era giunta a palazzo circa un mese prima.

Ed era una delle più assidue frequentatrici di quell’ufficio, oltre a lui, Persian e Chevel.

-E se chiunque abbia inviato le lettere stia cercando di aiutarci?- provò a suggerire, mite e timoroso.

La grafia era disordinata, ma era anche molto nostalgica, per qualche motivo.

-Se così fosse perché non dircelo?! Perché agire nell’ombra? Chiunque agisce nell’ombra è sospetto- insistette Persian.

-Tu e Chevel state passando troppo tempo insieme- borbottò Daryan, che era abituato a sentire quel sospetto più da parte del suo cavaliere personale e migliore amico, che da parte del bibliotecario.

Persian arrossì appena al commento.

Che Leah avesse avuto ragione sui due?

Se scoprivano di covare sentimenti l’uno per l’altro, a Daryan sarebbe andato benissimo.

Meno rivali.

…ma rivali di cosa?!

Ahhhh, basta, cervello!

-Sono tempi di guerra, principe Daryan. Non possiamo fidarci di nessuno- Persian giustificò la propria paranoia, e Daryan sospirò, consapevole che avesse ragione.

-Dovremo modificare il sigillo reale, e mandare qualcuno di fidato a consegnare le prossime lettere. Deve essere fatto il più in fretta possibile, e bisogna indagare le cause della fuga di notizie in modo discreto, non possiamo far sapere in giro che potrebbe esserci una spia a palazzo. Soprattutto alle cuoche- ordinò Daryan, assumendo le vesti del principe sospettoso che doveva essere.

-Perché le cuoche?- chiese Persian, sorpreso.

-Sai che parlano molto- Daryan alzò le spalle, senza condividere i suoi dubbi, e Persian annuì, credendo alla sua scusa e non obiettando oltre.

In effetti erano delle chiacchierone, responsabili di tutti i pettegolezzi del palazzo.

Cosa che le rendeva anche parecchio informate, in generale.

Leah era una cuoca, quindi era molto informata anche lei.

Pure Julina era una cuoca, e si era rivelata una spia.

Ma il principe Victor era davvero così sicuro di sé da usare lo stesso trucco due volte?

O forse lo stava usando proprio perché nessuno avrebbe supposto che lo usasse due volte.

I tempi combaciavano, e c’erano anche tante cose che rendevano Leah sempre più sospetta.

Daryan avrebbe dovuto tenerla d’occhio.

…lo faceva già per altri motivi, ma da quel momento ancora di più.

(Come puoi dubitare di lui?!)

STA ZITTO, CERVELLO!

Era un principe, prima di tutto, e un principe tiene aperte tutte le possibilità, anche quelle che più lo feriscono.

Non poteva permettersi distrazioni.

Anche se il suo cuore si stava spezzando sempre di più, e la sua testa doleva come se stesse per esplodere.

Wow, se io non sapessi che è causata dall’amnesia e dai ricordi che cercano di riaffiorare, mi preoccuperei non poco della situazione in cui verte Daryan.

 

Il giorno dell’attacco, Leo aveva un piano molto preciso in mente, e non poteva assolutamente permettersi di distrarsi o di sbagliare. Ne andava della salute di Chevel, e della salvezza generale di Jediah.

Durante quel pericoloso attacco, infatti, l’ufficio del principe Daryan sarebbe stato bersaglio di centinaia di frecce che sarebbero riuscite a penetrare all’interno. Secondo la Storia che Leo aveva letto (ed era una delle poche parti che avesse effettivamente memorizzato con attenzione e in ogni suo dettaglio), il principe Daryan sarebbe giunto all’ufficio in tutta fretta a prendere dei libri, accompagnato come sempre da Chevel, l’allarme sarebbe suonato, e neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo, che le frecce avrebbero colpito, dando il tempo solo a Chevel di mettersi a protezione.

Il cavaliere del principe sarebbe rimasto ferito gravemente, e fuorigioco per mesi, mettendo il palazzo in enorme difficoltà nella protezione.

Leo non poteva permetterlo.

Certo, lo avrebbe potuto curare con una caramella arcobaleno senza troppi problemi, ma non voleva comunque rischiare. Chevel non si faceva imboccare, e l’effetto farfalla provocato da Leo stesso poteva finire per ucciderlo, e non ferirlo.

Quindi meglio evitare l’attacco in generale.

O meglio, mettere un impenetrabile scudo di ghiaccio all’esterno dell’ufficio in modo che le frecce non colpissero.

Semplice, in teoria.

Solo che doveva essere molto tattico, attento, e avere i tempi giusti.

Non poteva mettere subito un muro di ghiaccio perché avrebbe attirato l’attenzione, e rischiava che gli attaccanti puntassero altre finestre e ferissero altre persone.

Quindi doveva mettere su il muro di ghiaccio esattamente nell’istante in cui sarebbe scattato l’allarme, ovvero pochi secondi prima dello scoccare delle frecce.

Ma Daryan sarebbe arrivato nell’ufficio circa un minuto prima dell’attacco, quindi Leo doveva nascondersi da qualche parte, accanto alla finestra, senza farsi scoprire dal principe, aspettare l’allarme nascosto, e poi approfittare dell’allarme e della distrazione per mettere su un muro di ghiaccio che coprisse l’intera zona, e fosse abbastanza spesso da non essere penetrato dalla moltitudine di dardi.

Però doveva anche sciogliersi normalmente per non dare troppi indizi sul passaggio di Leo.

Insomma… tutto doveva essere perfetto.

E per fortuna Leo aveva ben cinque minuti di tempo per trovarsi una buona posizione nascosta alla vista, magari dietro le tende.

Entrò nell’ufficio con un vassoio con cibo che non sarebbe mai stato consumato, per usarlo come scusa nel caso Daryan si fosse trovato all’interno, ma come da copione il principe non era nel suo ufficio.

Leo non trattenne un sorrisino, poggiò il vassoio, e si guardò intorno.

Era abbastanza buio, dato che si avvicinava l’ora di cena, e solo un paio di candele erano accese.

Perfetto, se c’era poca visibilità, Leo sarebbe stato anche più invisibile.

La tenda sembrava il luogo perfetto.

Leo superò la scrivania, e notò con la coda dell’occhio un timbro poggiato su di essa.

Mmmmm… era diverso da quello che stavano usando.

Strano.

Forse era il caso di farne una copia per sicurezza, anche se non in quel momento. In quel momento doveva preservare il ghiaccio per la sua missione.

Però se lo rigirò tra le mani, ammirandone la fattura.

Era più elaborato del precedente, ma Daisy sarebbe riuscita sicuramente a produrne una copia perfetta. Doveva solo procurarle il legno.

Forse lo avevano cambiato proprio perché Leo aveva rimesso in piedi gli alberi eterni e potevano quindi permettersi nuovi timbri.

Il cuoco sperò che non fosse perché il principe iniziava a sospettare che venissero mandate lettere sbagliate al fronte. 

Sarebbe stato problematico, e avrebbero dovuto stare più attenti.

Un momento…

Già che c’era, Leo poteva tranquillamente leggere le lettere di Daryan. Sicuramente erano lì da qualche parte, e aveva ancora qualche minuto prima che Daryan entrasse.

E lo avrebbe sentito dal corridoio, dato che sarebbe arrivato in tutta fretta, e accompagnato dai pesanti passi di un cavaliere in armatura.

Quindi era normale che Leo si sentisse al sicuro a farsi un po’ i fatti di Daryan.

Iniziò ad aprire i cassetti, e frugare tra le lettere.

…ne erano davvero troppe per leggerle in pochi minuti.

Poteva rischiare di rubarne un paio?

No, magari sarebbe stato scoperto.

-Trovato quello che cerchi?- una voce bassa e distaccata per poco non fece prendere un infarto a Leo, che sobbalzò così vistosamente da andare a sbattere contro il muro dietro di lui.

-Per tutti gli dei, Daryan! Ma vuoi ammazzarmi?!- esclamò Leo, prendendosi il petto con enfasi e temendo che il cuore gli sarebbe letteralmente esploso nel petto.

Era così scioccato che ci mise più del previsto a rendersi conto esattamente di cosa fosse successo.

-Sto effettivamente valutando l’idea, considerando che ti ho appena scoperta a frugare tra i miei documenti di ufficio, e osservare con particolare attenzione il timbro ufficiale. Un timbro che, mi è stato rivelato di recente, è stato copiato e usato per mandare false lettere al fronte nelle ultime settimane- lo informò Daryan, con tono tranquillo e voce bassa, ma con occhi che mandavano scintille.

Leo lo fissò qualche secondo, mentre la consapevolezza della situazione si insinuava in lui, prendendo il posto dello spavento, ma ghiacciandogli ancora di più il sangue nelle vene.

Daryan l’aveva appena beccato.

Nel momento peggiore possibile.

Daryan, il principe Daryan, l’uomo che amava, che un tempo lo aveva amato, che ora amava un’altra persona, e con il quale aveva iniziato ad avere un rapporto comunque cordiale, lo aveva appena scoperto intento a frugare in giro, nel suo ufficio, di sera, alla vigilia di uno degli attacchi peggiori avvenuti fino a quel momento.

Ma soprattutto… Daryan, il suo Daryan, lo stava fissando con disprezzo sospetto, e… quasi con odio.

-Non provi neanche a giustificarti, spia?!- Daryan lo incoraggiò a parlare, alzando appena la voce, e prendendogli un braccio per sbloccarlo e tenerlo fermo.

Per un secondo, un singolo istante, Leo non aveva assolutamente parole.

Non sapeva che dire, come agire, come giustificarsi, e cosa sarebbe stato meglio fare.

Era completamente svuotato e non gli veniva assolutamente in mente nulla per uscire da quella situazione. Non davanti allo sguardo che aveva temuto di ricevere fin dal primo momento in cui era arrivato a palazzo, e che ora svettava davanti a lui peggio che nei suoi peggiori incubi.

Ma durò solo un istante.

Leo chiuse gli occhi, alzò la mano libera in segno di resa, e provò a sembrare sorpreso.

Bluffare, bluffare e sempre bluffare.

Era quello il suo motto da quando era giunto lì la prima volta.

-False lettere al fronte?! Chi farebbe mai una cosa simile?! C’è un fraintendimento, principe Daryan. Sono solo venuta qui per portarle la cena, e siccome non c’era, ho pensato di aspettarla e mi stavo guardando intorno nel frattempo. Questa guerra è sempre più brutale, e vorrei tanto fare qualcosa per aiutare di più. E poi temo molto per i miei fratelli, e…- iniziò a giustificarsi con una prontezza mentale inaspettata per una persona che era al limite e il cui cuore stava per uscire dal petto.

-Smettila, Leah…- lo interruppe Daryan, stringendo la presa sul suo braccio e avvicinandolo per costringerlo a guardarlo, dato che era chiaro da come Leo evitasse il suo sguardo che non stava dicendo la verità. Il suo tono cercava ancora di apparire calmo, ma sembrava sul punto di esplodere, e… ma forse era solo un’impressione di Leo, sembrava quasi ferito, impastato.

-…sei entrata guardandoti intorno per assicurarti che non ci fosse nessuno, senza neanche annunciarti, e hai poggiato il vassoio come se non avessi intenzione di offrirmi ciò che porti, in un angolo dimenticato. Ti sei guardata intorno, hai le orecchie tese per cercare di percepire ogni suono, e stavi palesemente controllando le lettere spedite al fronte. Ti ho visto dal corridoio, e ti ho seguito, non provare a negarlo. Chi sei, tu, veramente? E cosa vuoi ottenere?- Daryan costrinse Leo a guardarlo negli occhi.

Non fu particolarmente veemente  nel farlo. Non gli serviva usare la forza su Leo.

Ormai mancava davvero troppo poco per provare a spiegare con calma.

Non che Leo stesse tenendo conto del tempo, a malapena si ricordava la missione, con il principe Daryan così vicino a lui, e con la tensione e il terrore che provava in quel momento, in quell’ufficio buio che era stato teatro di alcuni dei momenti più belli della sua esperienza, e alcuni dei momenti più orribili.

Quello… poteva entrare a far parte della seconda categoria.

-Intanto… dovremmo uscire da qui, andare in un rifugio, non c’è molto tempo- Leo alla fine abbandonò le maschere, abbandono il bluff, i sotterfugi e le scuse.

Non avrebbero attecchito, e non riusciva più a fingere, soprattutto mentre fissava gli occhi grigi del principe.

Odiava mentire, era stanco di farlo, e le bugie non lo avrebbero portato lontano.

-Perché mai?- Daryan non sembrava affatto convinto, e lanciò un’occhiata alla porta come se temesse che dei cavalieri di Valkrest sarebbero spuntati da lì da un momento all’altro, pronti a fare una strage.

Era spaventato, disorientato e… ferito.

Sì, non era stata un’impressione di Leo, era davvero ferito da quello che aveva scoperto.

La mano che teneva Leo tremava, ed era decisamente più scosso di quanto apparisse.

Leo sospirò, prese un profondo respiro, e poi rivelò tutto.

Strappò via il metaforico cerotto.

Senza pensarci troppo.

E seguendo il suo cuore.

-Tra pochi minuti ci sarà un attacco proprio in questa stanza. Centinaia di frecce colpiranno l’ufficio, Chevel entrerà a salvarla, rimarrà ferito gravemente, e la guerra sarà in totale svantaggio per noi. Io sono qui per creare un muro di ghiaccio per proteggerla perché sono benedetto da tre divinità, che mi supportano. So queste cose perché ho letto la Storia, e voglio cambiarla. Il mio nome è Leonardo Rinaldi, vengo da un altro mondo, sono già stato qui parecchio tempo fa e sono rimasto due mesi ma vi siete tutti dimenticati di me perché non sono parte della Storia e gli dei non vogliono che io interferisca. Ma devo interferire perché non voglio che nessuno si faccia male, quindi sto mandando false lettere per rendere le battaglie a nostro favore, dato che conosco il futuro, e ho fatto anche altre cose tipo far ricrescere la foresta e curare i feriti in infermeria- spiegò con un solo fiato, così velocemente che avrebbe potuto considerare la carriera di rapper, o di doppiatore.

Daryan lo fissava sconvolto.

-Cosa?! Ma che…?!- iniziò a chiedere, cercando di afferrare e comprendere tutto ciò che gli era stato rivelato, ma interrompendosi quando un’enorme fitta alla testa lo fece piegare in due dal dolore.

-Daryan!- Leo si avvicinò per aiutarlo, preoccupato.

Per un attimo considerò di prendere una caramella arcobaleno e imboccarlo per guarirlo, ma si impose di non farlo. 

Quelle dovevano essere usate per le emergenze, e poi si era reso conto che curare qualcuno che non aveva dato il consenso di farsi togliere il dolore e trasferirlo ad un’altra persona non era esattamente la cosa più etica del mondo, anche se era in buona fede.

Purtroppo, prima che Daryan riuscisse a riprendersi, e prima che Leo potesse provare a convincerlo a uscire dalla stanza, l’allarme suonò.

…e Leo non era pronto.

Leo non era affatto pronto.

Era distratto, spaventato, agitato e preoccupato per Daryan.

E aveva ancora i guanti, che agivano come scudo per i suoi poteri, che partivano dalla mano sinistra.

Leo si girò verso la finestra, provò a togliere il guanto, ma ci mise fin troppo tempo, forse per la fretta, forse per il tremore che gli scuoteva tutto il corpo.

Daryan era ancora dolorante, e provò ad afferrarlo di nuovo, forse per fermarlo perché non si fidava di lui, forse perché voleva uscire dalla stanza e trascinarlo con se per proteggerlo.

Leo non lo poteva intuire, perché Daryan non riuscì mai a compiere la sua azione.

Perché non riuscendo a togliersi il guanto, e sentendo il rumore di centinaia di frecce che venivano scoccate e che rischiavano di colpire l’amore della sua vita, che evidentemente era andato fuori copione ed era giunto da solo in ufficio e senza la compagnia di Chevel, Leo agì di puro istinto.

Si buttò contro Daryan e lo gettò a terra, proteggendolo con il proprio corpo dall’ormai inevitabile attacco.

E infatti, pochi istanti dopo, sentì il corpo venire trafitto in decine di punti diversi da un numero indefinito ma sicuramente letale di frecce, e ogni colpo fu una dolorosissima pugnalata.

Vide i dintorni riempirsi di una familiare luce violetta, ma servì solo a fargli notare lo sguardo di Daryan, sotto di lui, che lo fissava come se lo vedesse per la prima volta, gli occhi spalancati, l’espressione sofferente, e la bocca semiaperta, come se volesse dire qualcosa ma non riuscisse a trovare le parole.

Leo doveva proteggerlo!

Il suo gracile corpo non sarebbe bastato, e non aveva neanche vite infinite. Non aveva idea di quante ne avesse consumate per quel singolo attacco, e per quanto ne sapeva poteva averle perse tutte.

Nonostante la mano guantata, il suo potere agì di istinto, e il profondo desiderio di protezione di Leo fu abbastanza forte da creare un’enorme cupola di ghiaccio eterno intorno a loro, dove le successive frecce trovarono un muro impenetrabile.

Il tutto durò pochi secondi, che però erano sembrati un’eternità.

Leo si sentiva ghiacciato, e allo stesso tempo bollente.

Stanco, ma allo stesso tempo pieno di adrenalina.

Rassicurato, ma ancora terrorizzato.

Si sollevò dal principe, cercando di mettersi seduto, ma le braccia a malapena lo reggevano, e finì per crollare nuovamente su di lui.

Sentì un gemito.

E un forte odore di sangue.

Leo racimolò tutte le proprie forze restanti per sollevarsi davvero, e osservare il principe Daryan.

Avrebbe voluto chiedergli se stesse bene, ma non aveva voce.

E quella poca che avrebbe potuto tirare fuori si perse quando notò le condizioni di Daryan.

Il principe aveva ancora gli occhi sbarrati, ma iniziavano a farsi vitrei.

Emetteva dei gemiti strozzati, la bocca piena di sangue, e sembrava cercare di sollevare le braccia, senza il minimo successo.

Anche perché aveva una freccia piantata all’altezza della spalla, a pochi centimetri dal cuore, dalla quale usciva un fiotto di sangue.

Da quel momento in poi, Leo agì così meccanicamente che se fosse sopravvissuto per raccontare il fatto, probabilmente non ci sarebbe riuscito, perché era come se a viverlo non fosse lui.

Sentiva solo il battito del suo cuore, veloce come quello di un colibrì, che gli risuonava nelle orecchie, l’odore del sangue, e la necessità di salvare la vita di Daryan, a qualunque costo.

Lo sguardo di Daryan si faceva sempre più assente, aveva pochi secondi, ma li avrebbe fatti contare al massimo.

Prese una caramella arcobaleno, che teneva sempre nella tasca del grembiule per ogni evenienza, la mise in bocca e iniziò a masticarla, dato che Daryan sicuramente non ci sarebbe riuscito, in quelle condizioni.

Poi prese l’estremità della freccia, e la tirò fuori, perché se fosse rimasta dentro la ferita si sarebbe potuta richiudere con essa dentro, portando a future complicazioni.

Poi, senza lasciar passare neanche un istante, si piegò su Daryan e lo baciò, per trasferirgli la caramella masticata e forzarlo a mangiarla. In realtà più che un bacio, si poteva quasi definire come un impacciato tentativo di fare una respirazione bocca a bocca, per certi versi.

Forse disgustoso, probabilmente rischioso, sicuramente poco etico, ma Leo non aveva alternative.

O almeno non gli vennero in mente.

Sentì come se il bacio gli stesse risucchiando la forza vitale, seguito da un acutissimo dolore allo sterno.

Poi sentì un braccio circondarlo, e una mano accarezzargli il viso.

Non ebbe neanche il tempo di staccarsi da Daryan, che le forze lo abbandonarono completamente.

Gli sembrò quasi di vedere, per un attimo, un lampo di luce viola, ma forse era stata solo la sua immaginazione.

Perché immediatamente dopo ci fu solo il nero più profondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Posso dire che questa è una delle prime scene che ho pensato per il sequel.

La scena finale dell’attacco e Leo che salva Daryan ha ricevuto molte modifiche da quando ho progettato la storia, ma il cuore è sempre lo stesso, e… wow… è stata intensa.

Così intensa che spero perdonerete il fatto che è un capitolo più breve del solito, ma devo ammettere che non avevo molte idee per la parte di mezzo.

E sappiate che ho già scritto dieci pagine del prossimo capitolo.

E una pagina di quello successivo…

Si vede che stiamo arrivando a una parte di storia che non vedo l’ora di scrivere :3

Comunque Daryan ha beccato Leo, e sembra che la sua mente stia giungendo finalmente alla verità, se non l’ha già raggiunta.

Payas purtroppo c’è stato poco, e siamo tutti tristi che se ne sia andato così presto… tranne Daryan, lui non vedeva l’ora, lol.

Ma tornerà, tornerà. Devono ancora incontrarsi ufficialmente, lui e Leo.

E a proposito di Payas… perché ha fissato Clay con quello sguardo cattivo? Che ci sia un fatto futuro che non gli piace riguardante il bambino? Mmmmmm.

Per il resto, spero che il capitolo sebbene breve e arrivato dopo tanto tempo, vi sia piaciuto. Il prossimo non dovrebbe tardare ad arrivare, e so che lo dico sempre, ma questa volta sono seria perché appunto ho già scritto metà del capitolo, praticamente.

Vi do un grandissimo bacione, e alla prossima :-*

   
 
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