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Autore: Harry Fine    26/09/2023    2 recensioni
Iselen Surana, Runaan Mahariel, Aida Tabris, Persephone Cousland, Micah Brosca e Aura Aeducan vivono ognuno la propria vita, tutti bloccati dai loro problemi e deliziati dai loro affetti. Nessuno di loro sa chi siano gli altri, ma molto presto dovranno unirsi e affrontare il Flagello, la calamità peggiore che loro e il loro mondo abbiano mai visto e che minaccia di inghiottire ogni cosa, insieme ad un'improbabile compagnia di alleati, facendo tutto ciò che è necessario per salvare il paese che conoscono. Anche se il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Morrigan, Nuovo personaggio, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Runaan era in piedi contro un muro dei corridoi interni, Iselen accanto, in attesa che Riordan arrivasse insieme a Loghain per procedere con l'Unione.
Avevano sentito gli applausi e le urla provenire dalla sala del trono, ma ora regnava il silenzio. Segno che Alistair e Persephone erano ormai i sovrani. 《Ha funzionato. È al sicuro.》 Commentò, piatto.
Il mago annuì. 《Non c'era altra scelta.》 Disse, la voce altrettanto monocorde.
 
Il Dalish si accigliò. Sapeva che il suo amico stava solo cercando di dissimulare. Proprio come lui. Nella sua mente continuavano a rimbombare le battute che si erano scambiati ad Orzammar, il modo in cui lo aveva definito suo fratello e lo aveva tenuto lontano dalle vie profonde per proteggerlo. Gli venne da ridere.
Era davvero una cosa ridicola!
Un anno prima, si sarebbero sbarazzati volentieri di Alistair. Della sua mentalità ristretta, del suo eccessivo buonismo, del suo infantile desiderio di essere un eroe. Eppure ora, entrambi soffrivano come cani! E non potevano incolpare nessuno se non se stessi!
Era stato lui a proporre ad Iselen la folle l'idea di tenerlo fuori dalla battaglia, la sera dopo aver regalato al ramato lo scudo di Duncan. Non sapeva neanche perché si fosse preso il disturbo, dopotutto non era certo che Alistair avrebbe affrontato l’arcidemone a viso aperto, ma qualcosa in lui era scattato mentre parlavano. Se lo era immaginato in fin di vita, riverso in una pozza di sangue, e la sua mente gli aveva urlato che doveva impedirlo ad ogni costo. Perchè, che la cosa gli piacesse o meno, si era affezionato a lui.
 
Il mago gli aveva chiesto se fosse sicuro, se avesse valutato le conseguenze, e quando aveva annuito, lo aveva aiutato senza dire altro. Come sempre.
Si girò verso di lui. Lo conosceva solo da un anno, ma pareva che fosse passata una vita intera. Si fidava di lui come si era fidato di Tamlen. E se pensava alla persona che era quando si erano incontrati, a come aveva agito nella foresta… capiva di essere diverso, più maturo. Ed era in parte merito di Iselen.
Era stato il solo su cui aveva potuto contare fin da subito. Il primo a mostrargli che gli elfi di città erano capaci di lottare, il primo a capirlo e a mostrargli i suoi errori. Aveva visto il suo dolore quando aveva dovuto dare la pace a Tamlen e condiviso il proprio quando aveva perso Solona. Ricordava ancora la sua stretta gentile intorno a lui, le sue parole di conforto su come si sarebbero rivisti una volta giunta la loro ora.

 
《Ehi, Iselen.》 Disse, attirando i suoi occhi. 《Mi sono reso conto di non averti mai ringraziato per essere rimasto al mio fianco. Senza il tuo aiuto, non ho idea di cosa sarebbe successo.》
Era la verità: con solo lui e Alistair, probabilmente il paese avrebbe fatto meglio a dichiarare la resa.
 
Il mago lo guardò sorpreso, per poi sorridere un po'. 《Te la saresti cavata, Runaan. Sei troppo cocciuto perché alti draghi e prole oscura possano fermarti.》
Il Dalish emise uno sbuffo divertito. 《Nah, io me ne sarei andato e basta. E questo letamaio sarebbe andato in fumo. Tu invece sei rimasto, hai sopportato me e Alistair e ci hai tenuti tutti uniti attraverso questa follia, perciò… ma serrannas, Iselen. Grazie.》

 
L'elfo dalla pelle scura gli mise una mano sulla spalla, lo sguardo gentile come il suo sorriso, ma il suo viso tornò la solita maschera seria quando sentirono altri passi.
Riordan e Loghain giunsero presso di loro. L'ex Teyrn pareva nervoso, ma il custode li salutò tranquillo. 《È ora.》 Disse conciso, facendoli entrare nella stanza.
 
Runaan guardò la cerimonia senza vederla sul serio, la sua mente che tornava alla propria Unione, finchè la loro nuova recluta non si portò il calice colmo di sangue corrotto alle labbra.
Lo vide afferrarsi lo stomaco dopo un istante, la fronte imperlata di sudore e la mente colma di chissà quali visioni. Emise un urlo strozzato e gli occhi divennero completamente bianchi mentre crollava in ginocchio.
Per un attimo temette che fosse morto, come Daveth. Sarebbe stato ironico: insistere così tanto dal perdere Alistair pur di reclutarlo e poi vederlo crepare così, ma le iridi blu dell'uomo si spalancarono di colpo: respirò con forza, alla disperata ricerca di aria.
 
Il Dalish ghignò, staccando dalla cintura la fiasca di birra che gli aveva gentilmente regalato Oghren per “i momenti di emergenza”. La passò al suo nuovo alleato. 《Sei uno shem tenace, te lo concedo》
L'altro tossì, un orribile sapore amaro in bocca, afferrando la fiasca e bevendo avidamente. 《Non ho nemmeno la decenza di morire, pare.》 Disse, rauco.
《Già.》 Rispose Runaan noncurante. 《Ed è solo l'inizio. Quella che hai bevuto è una lenta condanna a morte che ti rosicchierà fin nelle ossa. Avanzerà in te per anni, fino a farti impazzire, e intanto passerai ogni giorno a far fuori prole oscura e ogni notte tormentato dagli incubi. E tutto ciò finirà con una morte solitaria in un cunicolo buio e privo di aria!》 Spalancò le braccia, allegro come non era più da mesi 《Benvenuto nell'onorevole ordine dei custodi grigi, Loghain! Sono certo che ti troverai meglio di quanto abbia fatto io.》
Lo disse con soddisfazione. Voleva che sapesse con precisione a che razza di vita la sua dannata fuga ad Ostagar lo avesse condannato. Si era affezionato a Iselen, Morrigan, Micah, Sten, Wynne, Oghren, Aida… ma non aveva dimenticato che era colpa di Loghain se si era dovuto lanciare in quell'avventura da incubo.
 
Se non avesse fatto ammazzare ogni altro custode nel Ferelden, lui se ne sarebbe andato senza remore! Iselen avrebbe avuto quell’idiota di Duncan a guidarlo, tutto sarebbe andato bene, e lui avrebbe potuto cercare Tamlen. Forse avrebbe potuto salvarlo, impedire che…
Scacciò il pensiero all’istante. Non doveva pensare a lui, a ciò che era diventato. Ormai non soffriva più e questo avrebbe dovuto bastare. Ma continuò a fissare Loghain negli occhi, un sorriso soddisfatto in viso.
Lo vide ghignare a sua volta e alzarsi in piedi, solo un barlume di paura negli occhi. Riordan annuì serio 《Ci sono modi più pacati per dirlo, ma il nostro amico non ama perdere tempo. Benvenuto tra noi, custode Loghain. Che i vostri anni di servizio possano espiare gli errori commessi. È stato un peccato perdere Alistair, ma accetto la decisione di Iselen e Runaan.》
Il Dalish sbuffò. 《Non è stata una perdita.》 La bugia lasciò calma le sue labbra, ma ad Iselen suonò amara.

 
Loghian rivolse ad entrambi uno sguardo di sottecchi. Ancora non aveva capito perchè quei due avessero deciso di salvargli la vita. Sapeva che c'era un piano dietro, ma non era certo su quale fosse il loro scopo. Si rivolse a Riordan, il tono serio. 《Non so se rimedierà ai danni che ho causato, ma l’arcidemone è un pericolo per tutti noi. Deve morire》
L’altro custode annuì. 《È per questo che vi ho riuniti qui, non solo per l'unione. C'è un ultimo segreto che dovete sapere, protetto dai custodi anziani: il motivo per cui solo noi possiamo uccidere gli Arcidemoni》
 
《Immagino abbia a che fare con la corruzione che scorre nel nostro sangue.》 Ipotizzò Iselen. Era la sola conclusione logica a cui era arrivato dopo ore di ricerche infruttuose sui libri del modellatorio.
Riordan annuì. 《Come sapete, la corruzione ci lega alla prole oscura. Possiamo percepirli, siamo immuni al loro morbo. E questo legame è il solo modo per troncare l'immortalità degli arcidemoni: durante il primo Flagello, è stato scoperto che, se quei mostri muoiono senza uno di noi vicino, la loro essenza corrotta migra in un altro prole oscura e rinasce con un nuovo corpo. Privo di alcuna ferita.》 Runaan rabbrividì. 《Ma se fosse un membro del nostro ordine a finirlo, l'anima entrerebbe dentro di lui e sarebbe distrutta… insieme al custode》
 
《AH!》 L'esclamazione di Loghain rimbombò per la sala. 《Ecco il motivo! Capisco perché avete preferito me al bastardo di Maric! Sacrificarmi per fermare il Flagello non solo coprirebbe il vostro ordine di gloria, ma vi renderebbe coloro che hanno restituito l'onore al decaduto Loghain Mac Tir! Mi congratulo, custodi. Un Piano ammirevole!》 Disse, grondante di sarcasmo
Iselen però si lasciò sfuggire una risatina. 《Oh, come vi sbagliate, Loghain. Non penserete che vi lasceremo sfuggire alla vostra punizione così facilmente, vero?》
 
Riordan si accigliò. 《È vero, Loghain. È uso tra noi custodi che siano i più vicini alla Chiamata, l’ultima fase della nostra vita, a sacrificarsi per il bene di tutti. Io non ho più molto tempo da vivere, quindi cercherò di sferrare il colpo finale di mia mano. Non posso però assicurarvi di essere fuori pericolo. Nell'evenienza in cui io fallissi, purtroppo, toccherà a voi.》
Il Dalish gettò al nuovo custode un ghigno. 《Sentito Loghain? Vi aspettano Tanti anni di fedele servizio! Sono sicuro che ve li godrete molto più di me!》
 
Riordan annuì, greve 《Questo è il nostro destino. Nella guerra, Vittoria》
《Nella pace, Vigilanza.》 Proseguì Runaan.
《Nella morte, Sacrificio.》 Concluse Iselen, gli occhi neri che trapassavano quelli blu dell'ex Teyrn.

 
**

 
Era ormai tarda notte quando si ritirarono. Loghain era insieme a loro. Per quanto fossero certi che Alistair non avrebbe messo piede nel palazzo dell'Arle, era meglio non rischiare eventuali colpi di testa.
Più di un servitore gettò verso di loro occhiate di paura o disgusto, ma non ci fecero caso. Raggiunsero la porta e la varcarono, giusto in tempo per vedere una figura femminile stagliarsi sinuosa contro il muro. I suoi occhi d'oro brillavano alla luce delle torce.
《Mi stavo domandando quando sareste arrivati.》 Commentò Morrigan. Un sorriso appena accennato le piegava le labbra, ma il suo tono era molto serio. Fissò Loghain. 《Vedo che sei sopravvissuto. E che hai appreso verità non esattamente piacevoli.》
L'uomo la fissò interdetto. 《Come hai…?》
 
《Nessuno nota un piccolo ragno che passeggia sui muri.》 Spiegò Runaan e Morrigan sorrise di più.
《Mi conosci troppo bene ormai》 Si sedette sul letto, indicando delle tazze di the sul tavolo. 《Dunque, solo il sacrificio di un custode potrà salvarci. Poetico non è vero? Quasi come nelle favole: il drago malvagio viene ucciso dall’aitante eroe, che sarà ricordato per sempre da coloro che amava e che salvò.》 Il suo tono ghigno non si incrinò nemmeno per un attimo.
 
Iselen prese una tazza e bevve con gusto, nonostante il caldo. 《Così pare. Però dal tuo tono intuisco che tu sapessi già tutto. Ha per caso a che fare col motivo per cui Flemeth ha insistito a tal punto perché tu venissi insieme a noi?》 Domandò.
La strega annuì soddisfatta. 《Mi stai facendo risparmiare molto tempo, amico mio. Si, Flemeth aveva un piano. Concepito per salvare qualcosa di unico: l'anima di un antico dio》

 
Il mago sentì il Velo tendersi per la curiosità. Una cosa del genere era possibile?! Dopotutto, lui sapeva che i sette Arcidemoni non erano che le divinità dell’antico Tevinter, esseri incredibili che avevano mosso da oltre il Velo le trame del loro mondo per secoli, ora corrotte dalla prole oscura. E come guaritore aveva studiato a fondo le anime. Ma poterne salvare una integra dopo aver distrutto il corpo… come!? E soprattutto… che uso avrebbe potuto avere una cosa simile?!
 
Morrigan alzò di nuovo in piedi, consapevole di aver catturato il loro interesse. 《Riordan vi ha raccontato che ogni volta che un Arcidemone cade, così deve essere anche per un custode. Ma non è necessario arrivare a tanto. Esiste un rituale, compiuto durante la notte prima della battaglia, un rituale che salverà la vita di chi sferrerà il colpo finale e strapperà l'anima dalle forze oscure che l'hanno corrotta》
《E che razza di rituale sarebbe questo, strega?》
La giovane fissò Loghain con un sorriso ferale. 《Uno di voi custodi dovrà giacere con me. Stanotte. E dalla nostra unione, nascerà un bambino.》 I tre uomini sbarrarono gli occhi. 《Questa creatura, toccata dalla corruzione grazie al seme di suo padre e ancora priva di un'anima sua, alla fine della battaglia attirerà quella dell’antico dio a sé. Diventeranno uno. Così, nessuna vita sarà spezzata, l’arcidemone non risorgerà e io avrò qualcosa di inestimabile nelle mie mani》

 
Iselen boccheggiò, la mente che tornava a correre e le dita che cercavano frenetiche una penna che non c'era. Sapeva che Flemeth era potentissima, nel suo grimorio aveva trovato delle formule incredibili, ma non aveva mai sentito parlare di un incanto simile!
Non era magia del sangue, si basava sul legame con la prole oscura del padre, ma neanche qualcosa che lui avesse mai incontrato. Se fosse stata in grado di salvare il custode e proteggere l'anima del dio senza ferire il bambino… le possibilità erano enormi!
 
Sentiva le voci eccitate di spiriti sapienti. Curiosità, Studio, Conoscenza, erano accanto a lui, interessati, pronti ad ascoltare. Ma poi vide la faccia di Runnan.
Il Dalish era pallido, la tazza intonsa tra le dita, e stava fissando Morrigan sbigottito, mentre lei faceva ben attenzione a non ricambiare il suo sguardo.
 
《NO!》 Tuonò Loghain, duro. 《Non serve ricorrere ad una cosa simile! Ho già detto che se quell'orlesiano non riuscisse farla finita, mi sacrificherò io!》 Ma la mano alzata da Iselen gli fece segno di tacere
《Questa non è una conversazione che riguardi noi due.》 Disse, cogliendo il nuovo custode di sorpresa. 《Sappiate che qualsiasi sarà la vostra scelta, vi sosterrò. E Morrigan, se non dovessimo rivederci, è stato un piacere chiamarti amica》
Prese Loghain per un braccio senza dargli il tempo di ribattere, trascinandolo fuori dalla stanza sotto gli occhi grati del Dalish e quelli sorpresi della donna. L'eco delle sue parole risuonò nella sua mente.

 
Ma, appena la porta si chiuse, cadde un silenzio teso.
《Quindi sei venuta con noi per questo?》 Chiese Runaan, piatto.
Sentiva la mente vuota. Stava cercando di dare un senso a quanto aveva appena sentito. Per salvare la loro vita, era necessario che nascesse un bambino. Il che voleva dire che Morrigan doveva restare incinta di un custode grigio. E lui era l'unico custode rimasto in quella stanza.
La strega distolse lo sguardo, il ghigno sostituto da un’espressione quasi timorosa. 《Era uno dei motivi. Nemmeno io voglio che la prole oscura vinca.》
 
《E... ti sei avvicinata a me per questo?》 Domandò. Era una domanda sciocca, se ne rendeva conto: lei gli stava offrendo una via di scampo da una possibile morte e lui si lasciava andare a dubbi insulsi, ma non era riuscito a frenarsi.
Le unghie della strega si piantarono nei suoi palmi, gli occhi che si illuminavano per un attimo, ma scosse la testa.
《No, è stato un imprevisto: ammetto, eri il candidato migliore per me, fin da subito, ma desiderare di legarmi a te? Volerti fare mio? Non mi credevo capace di provare una cosa simile. Come non credevo che qualcuno avrebbe fatto tanto per me. Ma il fatto che io e te siamo… intimi mi rende solo più decisa a salvarti. Con qualsiasi mezzo.》
 
Il Dalish sentì il groppo alla gola allentarsi un po', suo malgrado. Non era stata tutta una bugia dunque. 《E quando la battaglia sarà finita, cosa farai?》
L'altra abbassò il capo. 《Non posso restare Runaan. Anche se volessi. Se mi aiuterai, il bambino dovrà essere pronto ad affrontare il suo futuro. E se non lo farai, non resterò qui a rimpiangere la morte di uno sciocco!》

 
Il biondo annuì, lo sguardo vacuo. Sentiva l'amaro in bocca, ma non capiva perché: aveva sempre saputo che Morrigan aveva molti segreti. Inoltre, lei era figlia della foresta, come lui: amava la sua libertà e non era tenuta a rispettare le tradizioni dei Dalish. Non aveva giurato di essere la sua Venhan e non era costretta a restare con lui se non lo voleva.
Si morse il labbro. Aveva sperato di poter continuare la sua strada al suo fianco, di esplorare quel legame. Evidentemente no. 《Credo di non avere scelta》
La strega sospirò di sollievo, accarezzandogli il viso. 《Sappi che ti sarò sempre grata: hai ucciso Flemeth per proteggermi, mi hai dato la tua fiducia. Tu… sei stato il solo che abbia mai fatto una cosa simile, non lo scorderò.》 Fece una pausa. C'erano tante altre parole che avrebbe voluto dirgli, le parole di chi si era lasciata irretire da un sentimento illogico, ma un peso sul suo petto glielo impedì.
Gli prese il polso e Runaan si lasciò condurre sul letto, uno sguardo indecifrabile in volto. La sua armatura scivolò via magicamente dalla sua pelle come le vesti di Morrigan. Sentì il suo corpo sinuoso aderire al suo quando lo baciò, il familiare profumo di sottobosco gli invase le narici. Sapeva di casa.
 
Ricambiò il bacio, stringendola a sé. Sentì il suo seno contro il petto, le gambe intrecciate. La sentì gemere dolcemente nel suo orecchio e le torce attorno a loro si spensero, mentre delle rune viola iniziavano a brillare sul pavimento. Il Dalish sorrise senza allegria, accarezzando quella schiena nivea: la strega aveva tracciato tutti i simboli del rituale prima che lui entrasse nella stanza. Aveva già preparato ogni cosa.
Percepì la magia fremere sulla pelle. Pulsava tonante dentro e intorno a lui, annullando ogni altra sensazione. Gli concedeva di vedere solo gli occhi liquidi di Morrigan e la sua figura sinuosa. Voleva che agisse, che concepisse quel figlio. Un figlio che forse non avrebbe mai visto, proprio come lui non aveva mai visto suo padre. Un figlio che sarebbe stato umano, un marchio di disonore per un membro del Popolo.
Un anno prima il pensiero lo avrebbe disgustato, ma ora provò ad immaginarlo. Il colore degli occhi, dei capelli. Si chiese se sarebbe stato felice, se avrebbe saputo di lui, se quel rituale gli avrebbe fatto del male, ma le labbra morbide di Morrigan si posarono di nuovo sulle sue e il pulsare della magia annullò quei pensieri. La strinse a sé, sentendo una fitta di eccitazione, il profumo di sottobosco sempre più forte.
Si lasciò andare a quelle sensazioni, mentre la luce viola delle rune cancellava tutto il resto.

 
**

 
Iselen e Loghain attraversarono i corridoi vuoti, diretti verso le loro stanze. Entrambi si sentivano spossati.
《Tu sai che stanno compiendo un sacrilegio, vero?》 Gli chiese l'ex Teyrn, il tono ora piatto.
《Che io respiri è sacrilegio per la Chiesa.》 Rispose il mago, tagliente. Gli aveva salvato la vita, ma non lo aveva perdonato: Jowan era finito in cella anche per colpa sua. Sarebbe morto per mano di quella zotica bigotta di Isolde se non lui non si fosse messo in mezzo. 《Tra loro c'è ben più che banale complicità. E quello che ci ha chiesto… poteva farlo solo Runaan. Non lo avrei tradito lasciando che un altro compisse il rituale.》
L'uomo lo osservò attentamente. 《Lo hai protetto. Come hai protetto quel bamboccio. È questo il tuo ruolo non è vero? Sei pronto a fare di tutto per chi ami, anche tessere i piani più vili.》 Il suo tono era dolce, come se fosse stato colto da un ricordo gentile. 《Avevo ragione: io e te siamo simili. Sarà un onore seguirti in guerra, Iselen dei custodi. Sono lieto che sia stato qualcuno come te a battermi. Ti auguro solo di non finire come me.》 Disse criptico, allontanandosi.

 
Il mago fissò svanire nei corridoio, pensando a ciò che aveva detto. Non ci aveva mai riflettuto bene, in fondo non avevano gli stessi metodi, ma lui e Loghain erano simili. Entrambi erano finiti in guerra per caso, in un mondo che non conoscevano ancora, e avevano lottato insieme agli amici che si erano fatti lungo la strada. Si era impegnato perché tutti ne uscissero vivi, aveva addirittura minacciato un arle e il comandante dei templari in casa loro e tessuto alleanze e inganni. Proprio come lui.
 
Conosceva la guerra della liberazione e il suo ruolo di stratega, li aveva studiati per anni, ma nessun libro di storia parlava davvero dell’amicizia che aveva legato Loghain, re Maric e la regina Rowan.
Si chiese se anche lui avesse fatto di tutto per i suoi amici, magari con modi egoisti e non sempre con successo: gli tornarono in mente soffici ricci rossi lordi di sangue e lo sguardo deluso e furioso di Alistair, ma li scacciò. Forse anche lui aveva cercato di calcolare ogni variabile, di muovere ogni filo, di essere più abile di tutti. E forse anche lui aveva avuto paura di fallire.
 
Sospirò, afferrando la treccia per calmarsi. Avevano reclutato maghi, elfi e nani, i nobili erano loro alleati, Jowan era salvo e Alistair sul trono. Avevano centrato ogni obiettivo, la sua mente continuava a ripeterglielo. Ma sentiva comunque una stretta di preoccupazione.
Fino ad allora, l’arcidemone era stato una minaccia lontana, ma ormai lui e il suo esercito erano prossimi e avrebbero mietuto vittime. Se avessero fallito, gente speciale come Dagna sarebbe morta. I loro sforzi sarebbero bastati? Lui aveva già fallito una volta.

 
Il ronzio del lyrium che ormai sentiva costantemente da mesi si fece di colpo più forte, il dolore che tornava a conficcarsi nel suo cranio. Usò il bastone per tenersi in piedi. Già, alla fine la sua magia, la sua intelligenza e i suoi sforzi non avevano salvato Solona, o salvato Neria dal Circolo. Loro che erano le sue sorelle, il motivo per cui aveva seguito Duncan, le aveva deluse.
Attraversò i corridoi, la mente in subbuglio, il Velo teso che vorticava veloce intorno a lui, e chiuse la porta della sua stanza con uno schianto. Vi poggiò contro la fronte, il respiro corto. Aveva mantenuto la calma per mesi, non poteva permettersi di avere dubbi ora.
Sospirò, la testa dolente, ma poi delle lunghe dita calde e piacenti, dita che conosceva bene, strinsero le sue spalle e gli mandarono brividi caldi lungo la schiena. Si voltò per vedere il sorriso di Zevran.
《Salve, mio bel custode.》 Lo salutò, la pelle nuda del petto che scintillava invitante. 《Sono qui per infiammare i tuoi sogni con la mia illustre presenza!》
 
Il mago sorrise. Lui era il solo che potesse essere tanto allegro prima di una battaglia forse mortale. Si strinse a lui e al suo calore rassicurante, la perla d'oro che scintillava sul suo orecchio. 《Zevran, io…》 Provò a dire, ma l'elfo lo zittì con un dito sulle labbra.
《Shh, mi amor. Non voglio sentire addii. Tutto andrà bene.》 Disse, portandolo verso il letto e slacciando la sua armatura. 《Hai fatto l'impossibile: unito il paese, creato l'esercito più eterogeneo mai visto e messo in ginocchio lo stratega migliore mai visto.》 Avvicinò i loro visi. 《Hai affrontato Taliesin con me. E sappi che espugnerei la città del Creatore se me lo ordinassi! E dopo questo, diremo addio a queste frigide lande per gli esotici paesaggi di Antiva e lì festeggeremo la tua vittoria con vino e vili fornicazioni sotto le stelle!》
 
Il mago stavolta rise sul serio e Zevran gli rivolse un occhiolino prima di baciarlo con trasporto. Iselen sentì il suo calore, il suo cuore che batteva… forse di terrore, forse di emozione. Non ne era sicuro.

 
**

 
Aura si levò il sudore dalla fronte, spostando un nuovo ramo basso: tra tutte le cose che le erano mancate della superficie, gli alberi non erano parte della lista.
Fece segno di avanzare, e decine di passi giunsero alle sue orecchie. Con occhi non più abituati al sole, scrutò l'enorme esercito di nani con cui aveva lasciato Orzammar, i sigilli delle casate brillavano sulle armi. Era il più imponente che avesse mai visto, pronto a mietere prole oscura. Pregava la pietra di arrivare in tempo.
 
Aveva pensato di usare delle cavalcature per fare più in fretta, ma poi le era tornata in mente la faccia di Micah in groppa ad un cavallo e aveva cambiato idea.
Dopotutto, molti erano già nervosi: dare la sua parola che nessuno avrebbe perso la propria casta per aver messo piede in superficie non era servita. Stavano avanzando compatti, come per difendersi a vicenda, nessuno osava guardare il cielo e c'erano tanti di quei lamenti e sussurri per la fatica, il bigottismo o il banale disgusto da riempire l'aria di una cacofonia confusa.

 
《Acqua, freddo e ora ci vuole bollire! Quanta merda può lanciare questo cielo!?》 Imprecò accanto a lei il secondo motivo del brusio: Leske, l'amico di Micah, era al suo seguito con un nutrito gruppo di senzacasta armati fino ai denti. L'uomo però si rese conto di chi avesse davanti, perché sbarrò gli occhi. 《Cazzo… scusate vostra maestà!》Si diede una manata in faccia, imprecando di nuovo, per poi inchinarsi così tanto da rendere tutta la scena assolutamente ridicola.
Rise sotto i baffi. Quel tipo le stava simpatico. Non era arguto o sveglio come Micah e aveva aiutato il Karta a favore di Bhelen, ma il numero di uscite sconce era lo stesso, come la passione smodata per la birra. Inoltre, era praticamente uno di famiglia per lei e Rica, quindi membro della neonata casata Brosca e questo le bastava.
 
Però la sua simpatia non era condivisa dai nobili che viaggiavano con loro, visti gli sguardi oltraggiati che gettavano verso i loro improbabili alleati. Molti si erano opposti strenuamente quando aveva annunciato la sua decisione, ma lei e Aller li avevano zittiti in fretta. Serviva ogni guerriero disponibile e aveva visto lei stessa quanto pericolosi fossero quei senzacasta: avrebbero causato grossi danni alla prole oscura e lei sarebbe stata certa di ricompensarli adeguatamente. Avrebbe mantenuto la promessa fatta a Micah.

 
La resistenza però non era una sorpresa. Poche delle sue riforme godevano del sostegno dei Deshyr e neanche i senzacasta erano stati felici di avere a che fare con “le teste di marmo”: era certa che se non avesse promesso loro del denaro e migliori condizioni di vita, non sarebbero venuti. Ma era un inizio: svellere secoli di odio reciproco era un'impresa difficile
Anche per questo aveva scelto di guidare lei stessa l'esercito, nonostante l'Assemblea le avesse chiesto di restare ad Orzammar al sicuro. Il suo popolo doveva evolvere e trovare nuovi alleati, come lei aveva fatto nel suo viaggio. E non poteva lasciare soli i suoi amici in una battaglia tanto importante solo perché si sentiva più a suo agio sotto solide volte di pietra. Non sarebbe entrata nei ricordi come una regina debole.
 
Aveva chiesto ad Aller e Adal di restare al suo posto per tenere tutto d'occhio. Lo stato del loro regno era ancora precario: i danni causati da Rorek e Bhelen avevano lasciato il segno, ci sarebbe voluto tempo per provi rimedio. Però era certa che la sua seconda e suo marito fossero pronti.
Sorrise. Suo marito. Era strano pensare di essere sposata, quasi quanto essere regina: la sua vita era cambiata rispetto a come l'aveva immaginata, ma Aller era un ottimo partito. L'aveva sostenuta contro le accuse di fratricidio, era un guerriero degno e ricordava le sue mani forti sui propri fianchi durante la prima notte di nozze, i suoi sospiri… e avrebbero dovuto ripetere l’esperienza per dare alla luce nuovi eredi al trono.
Endrin non sarebbe rimasto solo a lungo: altri principi sarebbero nati molto presto, ne era certa, e lei si sarebbe accertata di dare loro la migliore delle infanzie e di farli crescere forti e coraggiosi, ma soprattutto come una famiglia unita e leale.
Nessuno avrebbe disprezzato suo nipote per gli errori di suo padre, ne lo avrebbe considerato inferiore rispetto ai suoi figli. La storia non si sarebbe ripetuta.

 
Sorrise ancora. Chissà che avrebbe detto suo padre se fosse vissuto per vederla diventare regina e poi madre un giorno. Ma Piotin la distrasse. 《Mia signora, i nostri uomini confermano che l’orda procede verso Denerim, non Redcliffe. Gli emissari elfici avevano ragione.》
La donna annuì. 《Senza di loro non avremmo potuto aiutare le forze dei custodi. Grazie per averci avvertiti, Yara.》 Disse, rivolta all’Elfa tatuata accanto a lei. I suoi occhi erano grigi come lo halla che cavalcava.
《Non è finita, regina dei nani. Le nostre sorti non sono state decise. Se il grosso dell’orda ci trovasse, non avremmo speranze e prego i Numi che i miei compagni abbiamo avvertito i vostri alleati in tempo》
 
“Quanto ottimismo” pensò Aura sarcastica. Erano pronti. Il loro esercito era il più potente mai visto, era certa che…
Leske emise un sonoro rutto dietro di lei, facendola sobbalzare. Piotin grugnì irritato e la regina sospirò. Beh, qualche preghiera in più non avrebbe guastato.

 
**

 
Nella piana a cui giunsero non c'era più traccia di verde: la gigantesca massa nera di mostri corrotti l'aveva invasa, coprendola col suo olezzo e i loro strilli
Denerim si stagliava scura in fondo alla valle, l’aria pesante per l’afa che puzzava di morte. Dell’Arcidemone non c’era traccia, ma masse nere e brulicanti di mostri stavano assaltando la città. Già da dove si trovava poteva vedere molte brecce sulle mura e un fumo nero saliva verso il cielo carico di nubi plumbee: il vento portava i suoni della lotta.
Imprecò fra i denti. Erano arrivati prima di loro.
《Forza!》 Urlò, alzando lo spadone. 《Che non si dica che i nani di Orzammar i sono fatti indietro!》
 
Un coro di urla decise rispose, seguito dai suoni della carica. Scesero lungo la curva della collina e colsero la prole oscura alle spalle. I loro versi divennero gorgoglii sanguigni quando le loro armi li trafissero
Aura decapitò un Hurlock e poi un genlock che cercò di colpirla al fianco, i suoi uomini che si dispiegavano intorno a lei. Avanzarono decisi, colpendo ogni tratto di pelle scoperta. Le loro armi lucide stridevano su quelle rugginose della prole oscura, suscitando strilli acuti quando incontrava la carne corrotta.
Lei mosse il suo spadone ad ampie ellissi, tagliando in due i nemici che aveva di fronte e alzando fontane di sangue nero: l'adrenalina pompava familiare nelle sue vene. Attaccare così era una mossa rischiosa, ma visto lo stato della città, dovevano sfoltire le forze della prole oscura prima di unirsi agli eserciti reali.

 
Si diressero verso la città, gli scudi alti per difendersi e il terreno viscido di sangue. Aura vide Piotin uccidere un Hurlock, altri due vennero trafitti dalle frecce di Yara e sentì i senzacasta urlare qualcosa. Delle boccette di vetro volarono in aria, squassando la piana quando esplosero in un inferno di fiamme.
La regina vide i prole oscura agitarsi, la carne viva esposta e carbonizzata: il puzzo le invase il naso. Si mosse per aiutare Lord Dace, alle prese con un genlock più grosso degli altri, ma un urlo la fece girare.
 
Una nana della casta dei nobili cadde, le zanne di uno Shriek chiuse sulla sua gola, e i suoi occhi vuoti lampeggiarono verso di lei. Aura lo vide scattare in avanti, le fauci rosse di sangue, e alzò lo spadone per parare, ma un coltello da lancio trapassò la tempia del mostro, troncando le sue grida. La figura di Leske emerse dietro di lui
Il senzacasta era pallido come un cencio e coperto di sporco e sangue: fissava la carcassa e i loro alleati morti ad occhi sgranati, ma la regina gli diede una pacca sulla spalla 《Forza! Non è ancora finita.》
L'altro annuì, girandosi per affrontare un altro mostro: la situazione non era buona come sperato. Stavano avanzando, ma molti nani erano caduti, le armature spezzate e gli occhi fissi, e per ogni prole oscura ucciso ce n'era un altro pronto!
Aura vide che mancava un centinaio di metri alle porte della città: potevano distinguere fortificazioni di fortuna sulle mura e vari prole oscura precipitare, ma molti cadaveri giacevano sfracellati a terra: molti erano umani, ma un paio erano dalish.
 
Caricò in avanti insieme a Yara e Piotin, rifiutando di arrendersi. Mosse lo spadone con forza, altri nemici caddero, ma poi sentì la terra tremare violentemente e un ruggito assordante le gelò il sangue.
Un enorme ogre arrivò alla carica, travolgendo nemici e alleati sotto le possenti gambe, le fauci spalancate che grondavano saliva. Un'ascia spezzata e varie frecce spuntavano dalla pelle livida e coriacea.
《Attenti!》 Urlò, scansandosi. Vide molti imitarla, ma degli strilli acuti le graffiarono le orecchie: un branco di Shriek aggredì i nani sbilanciati dal mostro più grosso. Le loro urla si persero nel fragore della battaglia.
 
L’ogre ruggì di nuovo, abbattendo i possenti pugni sul terreno, schiacciando ogni cosa alla sua portata e una pioggia di frecce lanciata da  alcuni senzacasta trapassò gli shriek, zittendo i loro strilli. L'aria era pregna dell'odore ferroso del sangue.
La regina scattò contro il colosso con Piotin, Leske e altri nani: il senzacasta aveva un colorito verdastro. Attaccò lei per prima: conficcò lo spadone nella carne del suo polpaccio, tagliando tendini e carne putrida, ma la lama si impigliò nella pelle coriacea. Il mostro cominciò a dibattersi per levarsela di dosso e i suoi alleati corsero via per evitare di essere travolti.
 
Aura tenne salda la presa, ignorando la nausea, mentre tentava di liberare la lama. Tirò con tutte le sue forze e la pelle cedette. La bestia ruggì di dolore, il suo sangue nero che scorreva a litri, mentre Piotin e Leske lo attaccavano da destra insieme ad altri nani.
La Regina si unì a loro, colpendo di nuovo la gamba ferita, sbilanciandolo in avanti. Il colosso ruggì, provò ad allontanarli con gli artigli, ma alla fine cadde a terra, l’ascia di Piotin conficcata nel cranio. Leske lo osservò con un sorriso eccitato, il volto sudato e coperto di polvere, le nocche sbiancate, ergendosi fiero sul colosso come se lo avesse ucciso da solo.
Ma la battaglia non era finita: tre grossi Hurlock arrivarono di corsa verso di loro, le fauci spalancate.
Il loro tanfo le invase le narici mentre parava insieme a Piotin. Vide altri prole oscura arrivare da sinistra, aggredendo Yara e i senzacasta, quando il mostro più grosso la colse di sorpresa con una testata.
Cadde di lato, la vista invasa da decine di punti neri, l'elmo che le feriva la fronte. L'Hurlock alzò il maglio, pronto a spaccarle la testa, ma un lampo rossiccio si abbattè sulla sua schiena, spedendolo nel fango.

 
Aura fissò sorpresa Cerere, il pelo tinto di pitture da guerra, abbaiare allegra un saluto, prima di sentire il suono di decine di archi tesi. Una pioggia di frecce scese con violenza dalle mura, trapassando i prole oscura in un coro di urla stridule, poco prima che una brillante luce verde riempisse il suo campo visivo.
Una barriera si alzò intorno ai cancelli della città. Sentì I mostri urlare, vide la pelle rattrappire e coprirsi di vesciche come per un'ustione, ma lei non sentì dolore. Le sue ferite svanirono in un calore piacevole, proprio come quelle dei suoi alleati: una sensazione familiare.
Si girò verso le porte della città: un gigantesco scudo luminoso era comparso per proteggerle e Wynne era a pochi passi dal confine della protezione. Il suo corpo ardeva di quella stessa luce benefica.
Vide dei soldati avanzare dietro di lei e superare lo scudo senza fatica. Attaccarono i mostri, le loro spade che sibilavano nell'aria, e un attimo dopo quelle di Persephone sferzarono l'Hurlock atterrato da Cerere, lorde di sangue. Pareva stanca, ma determinata
《Siamo arrivati, Aura!》 Esclamò e la nana sgranò gli occhi. “Siamo”?

 
《Ehilà, nuova regina!》 Urlò Oghren dietro di lei, arrivando alla carica insieme ad una manciata di soldati umani, alcuni elfi dalish e un giovane mago dai capelli rossi. Bann Eremond era in testa al gruppo.
Il nano sfondò il petto uno dei Genlock più grossi per poi decapitare due Shriek, lo sguardo quasi del tutto vigile e un ghigno feroce sotto la barba pulita, mentre il Bann apriva il cranio di un Hurlock con le accette e il mago rosso gettava fiamme su ogni nemico in vista.
A quella vista, Aura si rialzò, lo spadone in pugno, e fece segno ai suoi uomini di attaccare ancora.
Insieme, strinsero a tenaglia i prole oscura ancora vivi, impedendogli di rispondere con l'efficacia precedente, avanzando verso la città. Sentì i loro strilli mentre passavano oltre la barriera creata da Wynne.
 
Si voltò verso la valle: i pochi prole oscura rimasti stavano venendo trafitti dalle frecce, ma alcuni tentarono lo stesso di superare la barriera con i loro artigli. Fu Persephone ad uccidere l'ultimo Shriek che ci provò: la sua testa cadde a terra con un tonfo umido.

 
La regina dei nani sospirò sollevata, togliendosi l'elmo per avere respiro. Erano riusciti a rallentarli, almeno per ora. Si voltò verso la nuova sovrana del Ferelden. 《Perdonate il ritardo.》 Disse con un inchino. 《Vedo che state resistendo, ero preoccupata.》
《Non fosse stato per i messaggeri Dalish, saremmo caduti il primo giorno.》 Rispose lei, Cerere accanto. 《Siamo riusciti a evacuare i civili, ma ieri è crollato il muro occidentale e la prole oscura ha invaso i quartieri del Mercato. Gira voce che siano arrivati persino all'Enclave. I maghi del Circolo e i templari del comandante Gregoir sono venuti in nostro aiuto, ma se crollasse il ponte che collega le sponde del fiume Drakon, saremo chiusi tra le ali dell'esercito nemico》
La nana annuì. 《L'arcidemone ha causato danni?》
La corvina provò a replicare, ma un ruggito terrificante la zittì: un suono che si infilava a forza nei timpani e nel cuore per farli tremare. E oltre le nuvole nere, la gigantesca figura del suo creatore si stagliò con le enormi ali slabbrate.

 
L'arcidemone volò sopra di loro con un boato furioso, troppo in alto per essere colpito da frecce o incanti, ma abbastanza vicino da mostrare le zanne affilate in una muta minaccia. Aura per un attimo fu certa che i suoi occhi vuoti si fossero posati su di loro.
Lo vide dirigersi verso forte Drakon, l'edificio che si ergeva maestoso sulla sua collina, soffiando il suo fiato bollente su ciò che trovava sulla sua strada. Il suo ruggito continuò a rimbombare nelle sue orecchie.
Accanto a lei, vide il mago dai capelli rossi che li aveva aiutati impallidire, così come Yara i soldati umani. 《Dobbiamo affrontare quella cosa?》 Chiese, mentre anche Piotin stringeva l’ascia con più forza.
《Si, dobbiamo.》 Disse Persephone rivolta a tutti loro. Anche lei era pallida, ma la sua voce era ferma. 《Sono cosciente che un simile mostro crei paura in tutti noi. Lui e il suo esercito sono superiori in numero e ferocia, ma non in valore! Stanotte sarà scolpito il fato del Thedas! Soldati del Ferelden, potenti maghi del Circolo, nobili elfi dalish e grandi nani di Orzammar, voi tutti lo plasmerete con le vostre scelte! Lascerete che quei mostri vincano? Che ci devastino? O lotterete coi custodi per vendicare i nostri caduti!?》
Piotin annuì convinto, sollevando l’ascia in accordo. Bann Eremond fece lo stesso, come Yara, Wynne, e pian piano tutti gli altri. Un coro di esclamazioni battagliere iniziò a risuonare di fronte alle mura e Aura sorrise. Il Ferelden non poteva avere regina migliore.

 
《È brava con i gran discorsi.》 Commentò Oghren vicino a lei, prima di girarsi a guardarla. 《Non mi aspettavo di vedere la regina in battaglia. Bah, non mi aspettavo che tutte queste teste di marmo mettessero piede in superficie. Non temono di cadere in cielo?》
《Hanno più paura di perdere la casta.》 Sbuffò Aura, confermando i dubbi dell'altro. 《Radunarli è stata dura, lo ammetto, ma nessuno dirà che Orzammar ha lasciato soli i custodi. Non sono quel tipo di regina.》
 
Oghren sbuffò. 《Immagino allora che tutti siano stati rassicurati sul poter tornare alle loro nobili magioni e le solite cazzate politiche. Deve essere bello.》
La regina gli mise una mano sulla spalla. 《Oghren, sei un grande guerriero e una persona fedele. Me lo hai dimostrato più volte nelle vie profonde. Orzammar ti accoglierebbe a braccia aperte se volessi tornare.》
Il rosso scoppiò in una risata priva di gioia. 《Ora che mi vedete spaccare teste vi manco eh? Nah, Altezza, non tornerò a farmi sputare addosso. La superficie mi piace: ho tutto l'alcol che voglio e c'è una mia vecchia amica che mi aspetta, se capisci che intendo.》 Disse con un occhiolino. 《Ehi maestà!》 Urlò poi, rivolto a Persephone. 《Io vado ad aiutare Aida e Leliana a riprendere l'Enclave. Serviranno muscoli in più.》
 
《E, se me lo concedete, io e i miei uomini andremo a liberare il mercato.》 Aggiunse Aura.
La corvina si morse il labbro. 《È rischioso.》
La nana sorrise arrogante. 《Permetteteci di agire, regina. Entro l'alba, il quartiere sarà libero.》
 
L'altra non pareva convinta, ma sentì le corde degli arcieri sulle mura tendersi e dei nuovi ruggiti dell'arcidemone squassarono l'aria già satura di urla lontane. Annuì suo malgrado.
《Oghren, prendi Wynne e andate ad aiutare le altre. Aura, prendi gli uomini di cui hai bisogno e andate pure. Se ci sono dei templari ancora vivi, portateli con voi. E che il Creatore e la Pietra vi proteggano.》
《Atrast tunsha, amica mia.》 La salutò Aura, avviandosi con Piotin e gli altri verso l'interno della città. Le loro armi scintillarono alla luce degli incendi

 
**

 
Micah tagliò la gola dell'ennesimo Hurlock con uno sbuffo di fatica, il suo sangue le imbrattò i vestiti. Sentiva le urla tutte intorno a sé, il caos delle lame e schiocchi bagnati quando il metallo trovava la carne.
Si tolse le treccine sudate dalla fronte. Aveva perso il conto di quanti ne aveva fatti fuori. Da quando era crollato quel dannato muro, non avevano avuto respiro. Cazzo, da quando era iniziato l’assedio!
 
Anche se i Dalish li avevano avvertiti, la prole oscura li aveva colti di sorpresa. Erano giunti in massa, mentre stavano portando in salvo chi non sapeva combattere. Avevano superato le difese non ancora alzate, invaso le strade e dilaniato chiunque gli capitasse a tiro.
Anche adesso stavano arrivando. Erano in mezzo alla piazza principale, tentando di raggiungere l'Enclave da un giorno e mezzo, e loro stavano emergendo dai vicoli, da dietro le case, dagli angoli bui. Non c'era fine.
Quella testa di latta di Gregoir era arrivato ad aiutarli coi suoi templari il giorno prima, insieme a diversi maghi del Circolo, ma non avevano liberato il mercato!
 
L'aria puzzava di fumo. Qualche idiota aveva copiato l'idea dei barili d'olio usati a Redcliffe: molti edifici erano avvolti dal fuoco, i calcinacci roventi avevano invaso le strade già lorde di sangue.
Sentiva Shale, da qualche parte, la sua risata ruvida risuonava potente insieme a quello delle ossa rotte dei prole oscura. Beh, almeno lei si stava divertendo!
《Salroka!》 Urlò ad Iselen, sgozzando uno shriek e cercando di sovrastare il frastuono. 《Come va lì!?》
Il mago era poco lontano da lei, circondato da un vortice di aria gelida. Non lo aveva mai visto così: la sua pelle era percorsa da vene scintillanti e stava invocando contro i loro nemici una vera e propria tormenta, tanto potente da annullare l'afa estiva. Attorno a lui giacevano frantumati decine di cadaveri di prole oscura: la loro carne ormai fragile come vetro.
Le rivolse un segno di intesa, mentre alzava il bastone per scagliare arabeschi gelati contro una banda di Shriek: le loro ossa che scintillarono in pezzi.
Invel era poco avanti a lui, le zanne scoperte. Correva in mezzo alle forze nemiche, seminando il caos tra i mostri.

 
La nana, il fiato corto, affiancò Jowan e Zevran. L’assassino stava danzando leggero in mezzo alla prole oscura, squarciando vene e arterie senza che una sola delle loro lame riuscisse a sfiorarlo, mentre il mago alzava barriere per proteggere delle case dal fuoco e ardere i prole oscura. Stava provando a tenersi il più lontano possibile dai templari ancora vivi.
Micah ne vide giusto un paio arretrare davanti a un nutrito branco di Shriek, le armature sudice e graffiate. Ficcò una mano nella giacca per afferrare una delle sue fiale 《Jowan!》 Urlò, scagliandola verso i mostri.
Il moro reagì in un attimo: un lampo colpì la boccetta, riversando un inferno di fiamme sui prole oscura. Micah ascoltò soddisfatta i loro strilli di dolore e rivolse un ghigno storto alle facce sconvolte dei templari.
 
Sentì delle nuove grida e si girò. Runaan, Morrigan e Sten lottavano poco lontano, insieme a una decina di Dalish. Il Qunari aveva appena decapitato un Hurlock enorme, mentre gli altri prole oscura intorno a loro si contorcevano a terra, catturati nelle malie di orrore create dalla strega e facili prede per le frecce elfiche.
Notò arrivare in volo la figura esile e raccapricciante di un Emissario. Udì i suoi versi striduli e vide fiamme scure nascere sulle sue dita, ma Runaan, i capelli appiccicosi di sangue nero, lo centrò in un occhio.
Il mostro si schiantò con uno schiocco nauseante accanto a Loghain, che stava lottando come un leone: nella sua nuova armatura da custode, aveva già decapitato due Shriek e stava fronteggiando insieme a Leliana un Hurlock dall'imponente elmo cornuto.
 
L'uomo fermò la sua ascia con lo scudo, non sembrò costargli alcuno sforzo, e lo respinse indietro. Il prole oscura cadde e la rossa gli piantò i pugnali nel cranio.
《Non finiscono mai.》 Disse l'ex Teyrn, mentre Aida correva da loro, i denti scoperti e una freccia pronta.
《Almeno sarà una notte da ricordare, amici miei》 Replicò Zevran con un sorriso stanco.
 
Micah era sul punto di mandarlo a quel paese, ma una giovane templare superò l'angolo di una casa, la faretra vuota. 《Ne… ne… ne arrivano altri!》 Strillò, bianca come un cencio e la voce stridula di paura.
La nana sgranò gli occhi, ma un ruggito la costrinse ad alzare le armi. Quattro ogre spuntarono da dietro le case, circondati da un numero enorme di Hurlock e Genlock. Un Hurlock particolare li guidava: l'armatura completa era inusuale, agitava un enorme spadone.
Iselen sibilò un insulto sottovoce e all'ex senzacasta venne quasi da ridere. Se un tipo educato come il suo amico imprecava, allora erano nei guai fino al collo.

 
Attaccarono appena videro uno dei colossi strappare un grumo di calcinacci da una casa. Una pioggia di frecce e palle di fuoco travolsero i prole oscura. Shale ne travolse molti con la sua mole, mentre Morrigan gli scatenava addosso una densa nube malefica, gli occhi brillanti di viola.
 
Micah strinse i denti. Aida e Leliana vicino a lei, uccisero dei genlock con le loro frecce. Stavano arretrando. Anche con maghi e templari era inutile!
Ma poi si sentì uno strillo. L'esercito dei prole oscura venne improvvisamente sfondato da una serie di nani in armatura, mentre la terra cominciava a tremare.
Gli spuntoni di pietra di Wynne emersero dal terreno, trapassando le gambe di un Ogre e facendolo cadere in avanti. L’Hurlock a capo del gruppo si girò giusto in tempo perché uno spadone di ottima fattura lo decapitasse di netto.
 
Quando Micah vide la faccia della proprietaria sotto l'elmo, sgranò gli occhi. 《Principessina!?》
Aura eseguì un breve inchino, mentre i suoi uomini si accanivano contro la prole oscura. 《Ho una sorpresa per te, amica mia.》 Disse, spostandosi per rivelare la figura di Leske, coperto di sporcizia da capo a piedi.
 
《Ehi Salroka.》 Disse lui col suo miglior ghigno.
《Razza di stupido bronto!》 Urlò lei, dandogli un colpo in testa. 《Cerchi di farti ammazzare?!》
《AH! Non temere per questo qui!》 Esclamò Oghren, arrivando con un sorriso tutto denti. 《Sarà ancora sporco di latte, ma ha ucciso un mucchio di prole oscura!》 Afferrò la fiasca attaccata alla cinta, bevend un lungo sorso, e la passò alla nana. 《Niente di meglio della birra speciale di Oghren! Forza! Fatevi sotto stronzi!》 Urlò, lanciandosi ancora nella mischia.

 
Micah bevette a sua volta dalla fiasca. Sentì la birra frizzarle in gola e afferrò Leske per il colletto. 《Bene allora! Casata Brosca, verso la vittoria!》
《Basta chiacchiere!》 Si intromise Loghain, un taglio sanguinante in faccia. 《Possiamo farci strada!》
 
《Per la Pietra! Teyrn Loghain!?》 Esclamò confusa Aura, guardando la sua nuova armatura.
Lui alzò gli occhi al cielo. 《I custodi hanno pensato che questa fosse la punizione adatta ai miei crimini.》
La regina battè le palpebre, ma non discusse oltre. Attaccarono insieme a Sten e Runaan, rinfrancati, l'ogre più vicino, puntando verso l’Enclave, mentre Iselen, Zevran, Jowan e Invel correvano oltre una serie di case semi distrutte per aiutare un terzetto che stava arretrando di fronte al secondo dei colossi.
Erano due templari e un mago, della sua età. Le loro armi e gli Incantesimi rimbalzavano inutili sulla pelle coriacea del mostro: tutti e tre tremavano come foglie.
 
《Levatevi di mezzo!》 Urlò l'elfo, il ronzio del Lyrium che gli trapassava le tempie mentre un muro di ghiaccio si alzava per trafiggere il braccio dell'ogre.
La sostanza cristallina penetrò la pelle con facilità, incurante dei ruggiti e dei tentativi del mostro di liberarsi. Si propagò lungo vene e arterie, lungo i muscoli, le ossa e gli organi interni. Ogni sua cellula venne toccata, finchè al posto del gigante non rimase che una statua.
 
Zevran fischiò ammirato, mentre i tre giovani lo fissavano sbalorditi. 《State bene?》 Chiese Iselen.
I tre annuirono, ancora pallidi, prima di allontanarsi in fretta e svanire tra i vicoli del mercato.
Jowan gli sorrise, e il suo amico ricambiò, ma di colpo il suo sguardo si fece di paura 《Iselen! Dietro di te!》

 
Il mago sentì un sibilo fendere l'aria. Si girò, una barriera alzata d’istinto per parare, e tenere lontano lo spadone. Ma non era un prole oscura ad impugnarlo.
《Non è possibile.》 Ringhiò. 《Gregoir!》
Il comandante templare gli rivolse uno sguardo feroce, le vene del collo che pulsavano violacee e gli occhi che correvano folli da lui a Jowan. 《Voi!》
 
Caricò ancora, incrinando la barriera, ma Jowan ne creò un'altra. 《Che stai facendo?!》 Urlò, il volto bianco di terrore, mentre Invel si avvicinava ringhiando. 《La prole oscura imperversa e tu…!》
《Il fatto che voi maledetti maghi del sangue respiriate è un'onta per me! Vi estirperò, custodi grigi o meno!》
Ci fu un'onda di antimagia e Jowan crollò a terra con la nausea. Iselen arretrò per evitare la lama, le tempie trafitte dal ronzio e gli occhi brillanti di blu: l'aria gelida si intrecciò in un turbine contro il templare, Schegge di ghiaccio trafissero la sua armatura e il suo volto.
 
Sapeva che Zevran aveva un pugnale avvelenato col nome di Gregoir, ma voleva essere lui ad ucciderlo. Per quello che aveva fatto a lui quando aveva coperto l'uomo che lo aveva quasi stuprato! Per ogni adepto della calma che aveva creato e per aver chiuso le porte quel giorno! Voleva ucciderlo per Solona!
Roteò il bastone, il ronzio che scacciava le voci dei demoni: il vento freddo si solidificò in lunghi rovi di ghiaccio. Gregoir si alzò prima, la faccia rossa d’ira, e sollevò la mano per creare un’altra aura antimagia.
 
Iselen la sentì attraversarlo, si preparò alla solita ondata di malessere, ma non provò nulla. Ne dolore, ne nausea, e il suo potere continuò a fluire.
Il Templare lo guardò sbalordito e lui gli sorrise affilato. 《Sorpresa!》 Urlò, mentre i rovi si piantavano nella carne dell'uomo e iniziavano a stritolarla. Lo spadone andò in frantumi al mero tocco delle spine.
Gregoir sputò sangue, il gelo che mordeva la carne, mentre Iselen lo portava alla sua altezza, quel sorriso terrificante sempre in viso 《Lo sai, Gregoir, se avessi tempo, ti farei pagare tutto quello che hai fatto. Ma, ahimè, dobbiamo sbrigarci.》 Disse, mentre la brina risaliva il simbolo dell'ordine templare sull'armatura.
L’uomo era pallido, il suo fiato che si condensava, ma la voce rimase dura 《Fa quel che devi, maleficar.》
 
Iselen sbuffò. 《Mezzo Circolo usava arti proibite! E voi, patetici soldatini, non ve ne siete accorti! Eravate troppo impegnati a nascondere stupratori e assassini tra i vostri ranghi e annientare maghi innocenti in nome del Creatore per vederlo! Quindi dimmi, Gregoir, dov'è ora il tuo Creatore!?》
Il ghiaccio stritolò il templare prima che potesse replicare, le vene sulla pelle del custode che splendevano più potenti che mai. L'armatura si spezzò a metà, proprio sul sigillo dell'ordine, la carne sottostante che gelava e andava in frantumi. Andò avanti finchè lui non rimase più niente.

 
Jowan fissò il suo amico ad occhi sbarrati, paura e felicità che stringevano il suo petto. lui era sempre stato potente, ma un livello simile... non lo aveva mai visto così. Aveva appena compiuto l'azione che lui aveva sognato per anni.
Lui, Zevran e Invel si avvicinarono, ma il mago stava fissando qualcosa ancora stretto tra le falangi gelate di Gregoir: una fiala ormai infranta, colma di un liquido scuro. 《Quello è il tuo…!?》
《Filatterio! Si!》 Rispose Iselen, senza fiato. 《È venuto qui apposta per uccidermi. Ma ora è rotto. Io… sono libero. Sono libero! Zevran! Sono libero!》 Esclamò con un sorriso luminoso, afferrando le mani dell'Antivano, che ricambiò felicemente la stretta, mentre Invel scodinzolava allegro attorno ai due.
 
Anche Jowan sorrise per loro, ma un botto assordante li riportò alla realtà, mentre dietro di loro una casa si inclinava pericolosamente e Wynne, Micah e Aida arrivavano di corsa, coperte di cenere da capo a piedi.
《Avete trovato sopravvissuti?》 Chiese la Maga.
《No.》 Replicò Zevran rapido. 《Solo prole oscura》
 
《Li abbiamo uccisi, non temere.》 Aggiunse Jowan.
La donna assottigliò gli occhi e la nana ghignò, ma Aida si intromise 《Venite! Siamo quasi all'Enclave: Aura e gli altri ci stanno aprendo la strada!》
Annuirono. Corsero verso la piazza: i nani e i soldati di Denerim avevano diviso la prole oscura, lottando con foga. Le frecce elfiche e gli incantesimi dei maghi che li tartassavano. Solo un ogre era ancora in piedi: Shale lo ribaltò con una risata graffiante, i cristalli sulla sua pelle che splendevano violenti.
 
Videro Sten trapassare uno shriek con Asala, mentre Runaan e Oghren correvano avanti insieme a Leliana. Loghain stava aprendo loro la strada a colpi di spada.
Morrigan sollevò il bastone. Dei fulmini si abbatterono sui mostri in milioni di scintille e Aura ne uccise altri insieme a Piotin e Leske. Erano coperti di sudiciume.
Iselen colpì un Hurlock dietro di lei con un raggio gelido e Micah fece per aiutare il suo amico, ma la regina gli rivolse uno sguardo eloquente. 《Ci pensiamo noi qui! Voi andate avanti!》 Urlò, mentre il senzacasta annuiva.
 
Micah fece per ribattere, ma poi ci ripensò. Si slacciò dalla cinta delle boccette e le lanciò a Leske. 《Usale bene Salroka!》 Gridò. ricevette un ghigno storto in risposta.

 
Ripresero la corsa, ignorarono gli strilli dei prole oscura e il suono dei crolli. Aida era scattata davanti a tutti loro, il ponte che portava all'Enclave era ormai in vista. 《Ancora una decina di metri e ci siamo!》
Iselen annuì, continuando a correre, ma sentì un nuovo schianto. L'edificio accanto a loro si inclinò, le travi di legno ormai divorate dal fuoco che si piegavano.
Precipitò in avanti sotto il suo stesso peso. Proprio sopra di lui.

 
Qualcuno lo afferrò per la spalla, tirandolo indietro, ma lui non riuscì a fare lo stesso con Jowan e Micah.Sentì il calore del fuoco sul volto mentre cadeva a terra.
Si girò frenetico, la schiena dolorante: vide Zevran e Runaan dietro di lui, ma non gli altri. Solo le macerie. 《Jowan! Micah!》
《Stiamo bene Salroka!》 Rispose la nana da dietro i calcinacci. 《Andate avanti! Ci pensiamo noi qui.》
 
Il mago scosse la testa, alzò il bastone, ma Runaan gli prese un braccio. Il suo volto era sudato, pallido, ma deciso. 《Iselen, dobbiamo andare.》
Lui fissò per un attimo le macerie, ma poi sentì un nuovo ruggito lontano e nuove urla. Annuì suo malgrado, riprendendo la corsa.
   
 
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