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Autore: __0Chia0__    28/09/2023    1 recensioni
Shiho Miyano: una ragazza qualsiasi.
Sherry: una scienziata di alto livello dell'Organizzazione Karasuma.
Shiho Miyano è Sherry, Sherry è Shiho Miyano, ma solo in parte. Quanto di Sherry c'è in Shiho e quanto di Shiho è presente nella sua maschera? Dettagli, piccole sfaccettature, o qualcosa di più?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Akemi Miyano, Gin | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Prologo

Era notte fonda. No, era mattino presto.

Shiho Miyano scendeva le scale il più velocemente possibile. Aveva pensato di prendere l'ascensore, ma, proprio per quell'ora così insolita, il rischio di incontrare individui sconvenienti era, incredibilmente, alto. Anche se non era affatto strano, considerando il luogo dove si trovava. Certo, una come lei, lì, c'entrava ben poco. E il vero problema era che loro se ne sarebbero subito resi conto.

Le restava solo l'ultimo piano da scendere.

Poi, sarebbe stata al piano terra. Un breve corridoio e sarebbe arrivata all'entrata, la parte del percorso che più la spaventava. Se aveva avuto una sfacciata -e, decisamente, rara- fortuna, arrivando, adesso non credeva che sarebbe riuscita di nuovo a scamparla senza dover passare accanto a nessuno. Per quanto detestasse ammetterlo, odiava recarsi lì da sola, in special modo di notte, l'orario di più intenso via vai della "divisione operativa".

Ultima rampa.

Soprattutto, si impediva di pensare che quella situazione potesse divenire permanente. Il rapporto periodico andava consegnato dal loro gruppo di lavoro ogni due settimane, tutte le settimane solo a seguito di rilevanti scoperte, mentre il supervisore del progetto andava contattato appena si scoprivano nuovi sviluppi. Gin, tuttavia, non era il tipo da disturbare per un banale passo avanti, di cui, probabilmente, pensava la scienziata, non avrebbe potuto capire il rilievo. Whisky era, in teoria, a capo dei ricercatori, per una mera questione di anzianità, ed era, pertanto, suo dovere consegnare il rapporto alla base dell'Organizzazione, ma capitava, come quel giorno, che delegasse, per "motivi inderogabili", i compiti più importanti a Sherry, il vero genio della ricerca, la prima a iniziare e l'ultima a finire di lavorare, ogni, singolo, giorno.

Shiho esitò ad aprire la porta che dava sull'atrio. Fece un respiro profondo e indossò la maschera di indifferenza che le veniva tanto bene, mentre uno scalpiccio di passi su per le scale le dava la spinta necessaria per abbassare la maniglia.

Poteva percepire qualcuno alla fine del corridoio. Fortunatamente, nella parte opposta alla sua.

L'atrio, come qualsiasi altro edificio dell'Organizzazione, era decisamente oscuro, tanto più di notte. Il pavimento era di marmo nero, le pareti erano state tinteggiate di nero, il soffitto era di un grigio tanto scuro da rendere fioca la debole luce che, in modo ridicolo, voleva rischiarare l'ambiente. Shiho non si sarebbe stupita se, un giorno, i suoi colleghi avessero sviluppato delle lenti che permettessero di vedere al buio, così da permettere di spegnere, definitivamente, le illuminazioni.

Era sempre più vicina all'uscita. Mancavano pochi passi. E non aveva incontrato nessuno.

«Che fortuna incontrarti, Sherry».

Shiho si fermò di colpo. Fortuna? Di certo non per lei. Saranno state le quattro del mattino, doveva tornare ancora a casa ed essere, di nuovo, in laboratorio per le nove, visto che aspettavano i risultati degli ultimi esperimenti alle nove e trenta. Non sarebbe riuscita a dormire per più di quattro ore, quella notte.

«Almeno domani potremo evitare inutili rallentamenti».

Oggi, avrebbe voluto correggerlo. Tra poche ore.

Conosceva quella voce. Ritmo cadenzato, tono basso, timbro terrorizzante, sempre più vicino. E conosceva anche troppo bene le storie che si raccontavano in giro, per non trattarlo con il dovuto rispetto.

Suo malgrado, si girò a guardarlo.

«Gin», disse solo. «Se riguarda la ricerca, forse sarebbe meglio informare Whisky e non me».

Lui ghignò, avvicinandosi, pericolosamente vicino. «Tutti sanno che c'è una sola mente nel vostro gruppo. E quella mente non è sicuramente Whisky».

Sherry si guardò intorno circospetta. Nessun altro, oltre a loro due. Non sapeva se interpretarlo come un buon segno. «Non proprio tutti», sussurrò lei. Effettivamente, pochi collegavano il nome in codice al volto della ragazzina. Gin, al contrario, era inconfondibile: lunghi capelli color platino, occhi verdi dardeggianti e un ghigno da fermare il sangue.

«Non dirmi che hai paura di quella donna».

Shiho scosse le spalle. Forse aveva davvero paura di qualcuno, in quel momento. Ma non di Whisky.

«Soprattutto non ora che è morta».

Un brivido gelido le attraversò la schiena. Questo poteva portare solo una conseguenza per la quale Gin dovesse parlarle. No, essere sola con un assassino non era, chiaramente, un buon segno.

Non sapeva come fosse morta Whisky né perché. Qualsiasi parola da parte sua sarebbe potuta essere, potenzialmente, un rischio. Rimase impassibile.

«La nostra relazione era strettamente professionale, legata alla ricerca. Nient'altro», non mentiva e non dava particolari informazioni che avrebbero potuto comprometterla. Pareva la risposta perfetta. Forse troppo.

«Buono a sapersi», la prese in giro. «Vedremo di fare un controllo in merito. D'altronde, i capi delle ricerche sono membri molto importanti per l'Organizzazione», si chinò su di lei, occhi negli occhi, a poche misere spanne di distanza, parlando, con tono di voce sempre più sottile. «Non potremmo mai rischiare di lasciarli troppo liberi, nella loro vita privata».

Il cuore di Shiho batteva, decisamente, troppo veloce e troppo forte. Una tachicardia quasi pericolosa, si disse. Le ciocche bionde l'avrebbero toccata se solo si fosse spinta avanti di pochi centimetri. Fu la prima a distogliere lo sguardo. Poteva sfidare il suo -da poche ore- diretto superiore, prolungare quello scambio, dare prova del suo carattere, farsi rispettare. Eppure si sentiva, profondamente, stanca, non solo per le poche ore di sonno che si concedeva e che la aspettavano da lì a poco. In quel momento, le pareva più saggio lasciar correre, senza sfrecciare una delle sue solite battute, pur sapendo che se ne sarebbe pentita, poche ore più tardi.

Gin si rimise dritto all'improvviso. La mano sinistra scivolò all'interno del suo trench -Shiho si chiese, per un attimo, se non fosse tutto un bluff, per divertirsi, prima di ucciderla- e le mostrò un badge. Completamente nero.

La ragazza, in trance, infilò una mano nella tasca del cappotto scarlatto. Gli consegnò il suo vecchio tesserino, grigio, con il suo volto sopra riportato, prendendo quello nuovo. Accettandolo. Diventando ancora più complice di quella banda di assassini.

«Specialmente le menti che sono in grado di portarci lontano. Talvolta, il passato ci ha dimostrato che possono essere un tantino volubili, non è vero?»

La piccola Miyano tornò a osservarlo, truce. I buoni propositi sembravano svaniti nel nulla. Sentì la rabbia crescere, quando la reazione di Gin fu divertita. Fece un cenno con la testa e si voltò, dirigendosi nella stessa direzione da cui era venuto. Era stata davvero una casualità? Shiho si affrettò a dirigersi verso l'uscita. Poi si accorse di essere la sola a camminare. Il cuore le si fermò nel petto.

«Buonanotte, Sherry».

 
   
 
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