Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Fe_    01/10/2023    6 recensioni
[STORIA INTERATTIVA – ZOMBIE!AU – ISCRIZIONI APERTE, leggere il 2° capitolo]
Gli scherzi di inizio anno sono una consuetudine, un modo per gli studenti di lasciarsi alle spalle in grande stile la libertà estiva e prepararsi ad un percorso di studi che dura svariati mesi. Tuttavia, questa tradizione ad Hogwars- iniziata dai gemelli Weasley anni prima, e conservata viva in Chase Relish- si mischia alla magia, e come spesso accade in questi casi i risultati sono quanto mai... sorprendenti.

«Distillato soporifero ad effetto ritardato!» Esclama, spostandosi ed allargando le braccia per un maggior effetto drammatico. Quando non risponde, Chase continua. «Il primo giorno di lezione, se ho fatto bene i calcoli, tutti gli studenti che hanno mangiato i miei cioccolatini cadranno preda di un terribile sonno e si addormenteranno nel mezzo della spiegazione. Forza, Mills, stavolta ho fatto una genialata… ho iniziato l’ultimo anno col botto. E sono pieno di idee.»
Genere: Azione, Comico, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prologo

La mattina del primo settembre è un casino; la già trafficata stazione di King’s Cross, uno degli snodi principali del Regno Unito che non si arrende alla comodità degli altri mezzi di trasporto, si riempie di giovani maghi e delle loro famiglie dall’abbigliamento troppo poco sobrio. Le vetrate semicircolari possono poco per illuminare l’ambiente, dato che come spesso accade il cielo è tinto di una triste tonalità di grigio che smorza ogni colore, compresi i bei mattoni rossi della vicina San Pancras, che pur con le architetture vittoriane mostra per lo meno un minimo di personalità.
Entrare attraverso le porte automatiche è come sempre un’esperienza: i cellulari hanno incantato ogni sguardo meglio di qualsiasi obliviatore, impedendo alle persone di notare la famiglia i cui genitori indossano pantaloni a zampa d’elefante e lunghi cappotti viola acceso, o la bella ragazzina dai boccoli d’argento che fissa piena di stupore le vetrine che espongono ninnoli per turisti. Quando la vede guardarsi intorno con aria spaurita, stringendosi nella sua giacca nera che ricorda sospettosamente un mantello, il ragazzo si avvicina e le posa la mano sulla spalla.
«Primo anno, eh? Vieni, il nostro binario è qui sulla sinistra.» Dice, ma lei sorpresa si scosta prima di notare la pesante, anacronistica valigia alle sue spalle. Al gesto improvviso Milkshake, che prima riposava sereno nella sua gabbietta, apre gli occhi e arruffa le penne, bubolando infastidito e attirando attenzioni sgradite. «Dai, non voglio ci notino troppo. Io sono Millard, grifondoro.»
«Oh, scusa. Io sono Tabatha.» Ha tratti perfetti, tondi e infantili ma graziosi, e un abbigliamento che accentua la somiglianza con una bambola: oltre l’orlo del cappotto si può notare una gonna ampia color cipria che spunta di diversi centimetri. Ovviamente, ogni anno ne perdono qualcuno di quelli con pochi contatti con i babbani. Spero solo per lei che non abbia deciso di prendere qualcosa e pagarla coi galeoni, quando lo ha fatto Chris è stato preso per il culo fino al terzo anno oltre ad essersi beccato una convocazione dall’Ufficio per l’Uso Improprio della Magia che ci ha rovinato a tutti le vacanze di natale! Se si riapre la discussione su chi doveva riprenderlo o controllarlo io…
Passa appena un istante che un’elfa domestica malamente camuffata da un incantesimo trotterella loro incontro, confermando la sua supposizione. “Mademoiselle Roberts”, la chiama con più di una punta d’apprensione, e il ragazzo si sente squadrare da grandi, acquosi occhi carichi di sospetto tanto che il primo istinto è allontanare la mano, ancora protesa verso la giovane.
«Va tutto bene Cakie, mi stava solo aiutando a trovare il binario. È un grifondoro come Betsy! Betsy, Babette, è mia sorella maggiore.» Spiega quindi, rivolgendosi di nuovo verso Millard con un sorriso pieno di gratitudine. Betsy non gli aveva detto nulla, mentre Babette Roberts gli è familiare: evoca l’immagine di una ragazzina rabbiosa del quarto anno con una fila di ammiratori in ogni casata; i suoi geni veela e il carattere assolutamente impossibile cozzano come diavolo ed acqua santa, ma la sorellina sembra non aver preso il brutto atteggiamento da lei. «Possiamo andare insieme, n’est pas
«Certo, vieni Tab… miss Roberts?» Si corregge con una nota di dubbio, dopo che nel cercare di usare il nome l’elfa gi ha rifilato un’altra occhiata carica di disapprovazione. La creaturina annuisce con un gesto brusco, ma poi si infila tra i due maghi in modo da fungere fisicamente da barriera. L’atteggiamento è quanto più simile ad aggressivo abbia mai visto assumere ad un elfo domestico. Forse è per questo che non sembra stronza come Babette, sembra quasi abbia una guardia del corpo. Anche con me, si è fidata subito… può essere pericoloso, però, specie in una stazione.
La stazione si compone di ben undici banchine da cui partono i treni, ma i binari 9, 10 e 11 si trovano convenientemente situati in un luogo più appartato; devono solo svoltare a sinistra, dalla parte opposta rispetto a quella in cui va la maggior parte della folla. Il tragitto è piuttosto breve, eppure la piccola Tabatha pare aver preso confidenza; non sputa un secondo, si ritrova a sospirare Millard, e accoglie la vista del solito ometto che fa da guardia al cancello magico con un sorriso forse un po’ troppo ampio. Il passaggio non-poi-così-segreto, nascosto dall’apparentemente solida barriera tra i binari 9 e 10, è circondato da persone in evidente attesa di poter passare e trovarsi nella magica banchina dell’espresso per Hogwarts: ci sono anche Babette e una coppia di adulti che devono essere i genitori, e Cakie punta direttamente a loro trascinandosi dietro la piccola protetta.
«Puoi venire da noi, se sei da solo!» Dice con aria assolutamente candida Tabatha, ma nel tornare a guardarli il grifondoro può cogliere dalla madre- una signora gnocca come Jadis, la Strega Bianca di Narnia, e probabilmente altrettanto stronza- un’occhiata gelida che in confronto l’elfa domestica pare una novellina. Sente il calore affluirgli alle guance, come colto a fare qualcosa di profondamente sbagliato, e scuote leggermente la testa per declinare l’invito: l’ultima cosa che voglio è passare i prossimi dieci minuti a farmi studiare e giudicare dalla famiglia di una sconosciuta, pensa, ma ovviamente quelle parole non lasciano le sue labbra.
«No, grazie.» Risponde invece, poi accenna col capo ad un ragazzo dai capelli color paglia che sta rivolgendo loro un ghigno divertito. «Avevo appuntamento con un mio amico, vado direttamente da lui.»
Millard si allontana rapidamente dalle due, ignorando accuratamente le parole dell’elfa che somigliano fastidiosamente a “tanto non ci serve, Mademoiselle Roberts”, e si avvia a passo deciso verso Chase che lo saluta pigramente con un movimento lento della mano; è comodamente appoggiato al suo baule, puntellato su un gomito si regge il viso col palmo, e mentre gli si avvicina vede il suo sorriso farsi più largo e i tratti ricordare scomodamente una ranocchia.
«Non è un po’ giovane per te?»
«Fai schifo. Io non inseguo chiunque abbia una gonna.»
«Ah no? Peccato, ho visto Paden prima e ti cercava. Indossa ancora il kilt, per tua informazione.»
Ora che è abbastanza vicino, Millard può lasciare il carrello e tirare un pugno alla spalla dell’amico; quello si finge ferito per un solo attimo, prima di prendere la sua valigia e fare un passo indietro in direzione del divisorio tra i due binari, quasi investendo la vecchia guardia che fa appena in tempo ad accorgersi di lui e schivare di lato.
«State attenti…!»
«Colpa mia! Non osare saltare la fila, Mills, io non ti conosco.» E con quelle parole scompare oltre la barriera magica, trascinando con sé il bagaglio e la gabbietta di un decisamente sorpreso rospo che somiglia tutto al suo padrone. Millard sospira ma non trattiene un sorrisino, poi accenna un saluto verso la guardia e segue il biondo mormorando un “Buongiorno, signor Sinclair”. Quello si limita ad un gesto vago con la mano, che potrebbe essere sia un saluto a sua volta che un permesso di passare, e il grifondoro non se lo fa ripetere due volte: in un attimo recupera il suo carrello e la familiare, fastidiosa sensazione lo investe. Che merda, sembra di passare attraverso un budino freddo. Non possono rendere la magia meno schifosa? Anche Milkshake sembra infastidito dal passaggio, arruffa le penne brune e poi si passa il becco sulle ali, come a pulirsi dalla sostanza che per fortuna non gli è rimasta appiccicata addosso.
Davanti a lui si apre una fiumana di gente, un connubio di colori che fanno a cazzotti anche nell’abbigliamento del singolo, decine di gabbiette in cui corvi e topi sono gli animali meno inconsueti: la magia impregna l’aria. Gli ci vogliono un paio di passi per arrivare a quella che per lui è l’attrazione principale. Oh, gloriosa signora! Sei bellissima, il tuo rosso è acceso come sempre, e le finiture dorate? Pura poesia! Ah- aspetta… il flusso di pensieri reverenziali viene interrotto dalla vista di un gruppetto di ragazze: una con una lunghissima coda di capelli castano cenere sta disegnando sulla parete della locomotiva, dove il treno è scoperto per permettere al fumo che già esce di non intossicare nessuno, tracciando col dito nella polvere figure tonde ed infantili. Una brunetta alta e con gli occhiali la incoraggia aggiungendo sgraziati fiori stilizzati e storti, mentre la più bassa delle tre si sistema la camicia dentro i vistosi pantaloni rossi e continua a parlare.
«Ehi…!» Millard si avvicina al terzetto a grandi passi, completamente dimentico del suo bagaglio e pronto ad attaccar briga con quelle ignoranti che utilizzano le splendidamente conservate pareti di un treno di inizio ‘800 come tela, e nel sentirsi apostrofare la più alta delle tre si volta in uno svolazzo di gonna rosa assolutamente inadatta al clima. «Fanny! Helen. Ve lo dico ogni anno, non disegnate sul treno!»
«Lo stiamo solo rendendo più grazioso!» Ribatte Fanny, le labbra piene atteggiate in una smorfia infantile che non si sposa bene con la sua età effettiva. «E poi quest’anno non usiamo neanche pennarelli, praticamente lo stiamo pulendo!»
«Non deve essere grazioso, è elegante! Un pezzo di storia che state deturpando!» Altro che corvonero, stupide oche siete. E Alex che non vi dice nulla? il grifondoro lancia un’occhiata speranzosa all’ultima delle tre rimasta, l’unica che non stava portando avanti lo scempio ai danni del suo amato espresso, ma trova la compagna di casa intenta a guardarlo con espressione scettica. Quella fa spallucce, come non le importasse che un bene di tale portata venisse imbrattato, ed è solo la miracolosa apparizione di Chase che impedisce di ripetere la manfrina che ha luogo ogni primo settembre da tre anni a quella parte.
Il ragazzo gli posa le mani sulle spalle, per fermare la sua avanzata che di eroico ha ben poco dato che sta per mettersi a litigare con tre ragazze contro le quale perderà miseramente, poi scuote la testa e Millard lo vede solo con la coda dell’occhio.
«Dai, dai, dai. Non serve bisticciare, poi dicono di nuovo che ho una pessima influenza su di te. Ragazze, ignoratelo. Volete un cioccolatino di scuse?» Chiede il biondo, ma l’occhiataccia che rivolge all’amico vuol chiaramente dire “stai zitto e lascia che ci pensi io, coglione.” Almeno, è così che Millard la interpreta, e si limita a serrare le labbra piene in un’espressione di palese scontento.
Fanny sembra tuttavia entusiasta, sul viso torna a splendere il consueto sorriso e si avvicina per ricevere quanto promesso. «Va benissimo!» Dice, e dalla borsetta prende un fazzoletto e una bottiglietta di disinfettante per pulirsi le mani sporche di polvere nerastra. «Sei un tesoro Chase, se vuoi metto una buona parola per te con Madama Pince appena vado.»
«Non serve, godetevi i cioccolatini!» Porge loro un sacchettino, trascinando via quasi nello stesso istante l’amico. Mentre si allontanano sentono stralci di conversazione in cui Helen, la più logica delle tre, chiede alle amiche se non sia stata una pessima idea accettare del cibo da Chase, ma Fanny la rassicura con un ottimistico “Le persone sono buone, in fondo, se dai loro la possibilità di esserlo!”
Povera scema, a fidarsi così della gente presto ci sbatterà il muso e si farà anche male. Pensa Millard, ma c’è un tono di amarezza e rimpianto; per qualche motivo gli torna in mente il sorriso luminoso di Tabatha e l’espressione diffidente della sorella Babette, che gli lasciano un retrogusto amaro sul fondo della lingua.
«Non è una delle tue solite trovate, vero, Chase?» Trova il coraggio di chiedere quando ormai sono lontani, e hanno raggiunto con il suo carello la porta del treno. Accanto alla sua valigia è stato incastrato malamente il baule dell’altro, che gli sta facendo trascinare da solo l’intero peso: le braccia esili gli dolgono, quasi volessero staccarsi dalle spalle per l’eccesso di lavoro. Tuttavia è il silenzio dell’altro a preoccuparlo, ben più dello stato dei propri arti per lo meno. Per l’amor di Merlino, dell’intera tavola rotonda e pure di quella zoccola di Morgana, fa’ che non stia tramando qualcosa. Non può essere convocato dalla preside prima ancora di mettere piede a scuola…
«Solo un piccolo scherzo, Mills. Per festeggiare l’ultimo giorno di scuola.»
Cazzo, lo sapevo. Cazzo, siamo fottuti.
«Non fare quella faccia! Ti spiego tutto in carrozza.» Chase sale con un saltello, evidentemente senza la minima intenzione di aiutarlo a caricare i bagagli di entrambi, così l’ingrato lavoro ricade sulle già doloranti spalle di Millard. E tanti saluti all’idea di non farsi coinvolgere… posso sempre fingere un’amnesia e di non conoscerlo, però, come consigliava Abby. Mi piacerebbe un anno tranquillo, tanto per cambiare.
Infilarsi nella cabina e crollare sul sedile è tutt’uno, il biondo ha già occupato il posto accanto al finestrino mettendosi comodamente con le gambe incrociate e l’unica cosa che gli impedisce di conquistare anche il sedile a fianco è il fragile poggiamano foderato, il cui legno lucido resiste alle ingiurie del tempo. Oh, anche la stoffa sembra nuova, si trova a pensare, quindi si china per osservare le imbottiture trapuntate color cremisi, non c’è neanche una macchia, eppure tanti si siedono con le scarpe o mangiano… dopo oltre duecento anni dovrebbe almeno essere liso. Probabilmente lo ritoccano con la magia, dato che sembrano originali.. «Eh? Lasciamo le valigie così, in mezzo?»
«Non metto la tua valigia di merda lì sopra, già me l’hai fatta portare, non ce la faccio.» Nonostante le proteste di Millard, alla fine è lui a caricare valigia e baule nel portabagagli sopra le loro teste- non senza una certa fatica- perché l’unico contributo rilevabile di Chase è spostare le gabbiette degli animali e infilare un dito tra le sbarre per carezzare Milkshake tra le piume maculate di un’ala, cosa che lo stupido pennuto pare apprezzare e lo fa bubolare di gioia.
Compiuta l’impresa torna a sciogliersi sul suo sedile, quello più vicino alla porta che chiude con la punta di un piede nel modo più delicato che gli riesce. «Non riesco ad alzare le braccia, domani sarò a pezzi.» Risponde all’implicita domanda contenuta nell’occhiata che il compagno di casa gli schiocca.
«Quanto ti lamenti, Mills. Devo ricordarti che fino al quinto anno sono stato io a fare il lavoro? Ora che non sei più un metro e un cazzo è il momento di farti sgobbare un po’.» Nel frattempo Chase si è ulteriormente allargato, ora le sue ginocchia sono piegate per superare il poggia mano e la schiena è posata contro la parete esterna, la testa piegata per guardare comunque la banchina piena di famiglie che si salutano e amici che si incontrano. Millard sospira, allungandosi appena per colpirgli il polpaccio, ma quello si limita a scuotere l’arto e ignorare il rimprovero che quello significava. Stronzo e incivile.
«Almeno togliti le scarpe.»
«Poi ti lamenterai che mi puzzano i piedi.»
«Allora togli i piedi dal sedile.»
«Non vuoi sapere cosa ho fatto a Fanny e alle altre?» Gli occhi grigi gli brillano della luce malandrina che Millard ha visto innumerevoli volte nel corso degli anni, e che sa che significare guai seri- se per le ragazze o per loro, tuttavia, non sa ancora dirlo. Stringe le labbra, saettando con lo guardo alla posa scomposta del biondo e poi al suo viso, che da rospo si è fatto più simile ad una volpe. Troppo furbo, per il suo bene e per il mio. Abby me lo diceva sempre che prima o poi mi avrebbe fatto espellere… e a giudicare dalla sua faccia, quel giorno è arrivato. Sospira a quel pensiero, poi chiude le palpebre e si lascia cadere contro lo schienale.
«Dimmi.»
Pur non vedendolo, il grifondoro sente chiaramente come il sorriso dell’altro gli modifichi il tono e le parole, la voce un tono troppo alto per la gioia di quell’ennesima stronzata: «Distillato soporifero ad effetto ritardato!» Esclama, spostandosi ed allargando le braccia per un maggior effetto drammatico. Quando non risponde, Chase continua. «Il primo giorno di lezione, se ho fatto bene i calcoli, tutti gli studenti che hanno mangiato i miei cioccolatini cadranno preda di un terribile sonno e si addormenteranno nel mezzo della spiegazione. Forza, Mills, stavolta ho fatto una genialata… ho iniziato l’ultimo anno col botto. E sono pieno di idee.»
«Sai Chase, se ti impegnassi nelle cose giuste potresti essere lo studente migliore del nostro anno. Già adesso pur con le cazzate che fai e le lezioni che non segui sei il migliore in pozioni… modificare una ricetta non è facile, se funziona…»
«Ehi!» Il ragazzo salta su, i piedi finalmente a terra, ma nel gesto improvviso sia il suo rospo che il gufo di Millard si agitano costringendo quest’ultimo ad aprire gli occhi, allarmato, fissando le iridi castane sulla figura minuta del folletto che ha davanti, e che pare sinceramente offeso. «Le mie pozioni funzionano sempre. Certo, gli occhi di tritone che ho usato non erano esattamente freschi, ma dovrebbero andare lo stesso. Ci ho messo più lavanda e muco di vermicoli per compensare, e un pizzico di camomilla per sicurezza, comunque, quindi funzionerà di certo.»
Millard sta per ribattere, ma la porta della cabina si apre di qualche centimetro e un visino dubbioso fa capolino dal corridoio: è una ragazza con una frangia scura che quasi le copre gli occhi ma, nel vederli, le si dipinge in viso un’espressione quasi spaurita che gli fa decisamente tenerezza.
«Oh, scusate, credevo fosse libera…» Dice con tono sommesso, poi lancia un’occhiata alle sue spalle come fosse indecisa se andarsene o provare a chiedere asilo.
«Nessun problema! Io sono Chase, e lui è Millard. Vieni pure, tanto qui siamo larghi, anzi Mills ti darà volentieri una mano con le valigie se da sola non ce la fai.» Il diretto interessato vorrebbe mandarlo a fanculo per il modo in cui ha disposto di lui senza il suo permesso, ma l’espressione sollevata della ragazza gli ricorda perché, nonostante sia uno stronzo, sono ancora amici. Chase ha il potere di far sentire tutti a loro agio. È un bravo ragazzo, in fondo. Si trova a pensare, e sorride quasi intenerito. «Tu come ti chiami? Vuoi un cioccolatino?»
O forse no, pezzo di merda.

★★★

Il due settembre le lezioni iniziano senza intoppo alcuno.
O meglio, senza nessun intoppo che non sia perfettamente prevedibile: l’impresa titanica dello svegliarsi in tempo, i litigi per i bagni che le ragazze continuano imperterrite ad usare oltre il loro orario per mettersi chissà quale diavoleria in faccia, qualche primino troppo eccitabile che va trattenuto mentre cerca di scendere una scalinata che nel frattempo ha deciso di cambiare posizione. Nulla di fuori dall’ordinario quindi, anzi, Millard riesce persino ad arrivare presto nel sotterraneo che ospita la classe di pozioni, la prima materia che li accoglie e che fa pregustare agli studenti di grifondoro e corvonero come il sole, per quell’anno, sarà solo un lontano miraggio.
Si siede in primo banco, sulla destra in direzione della porta, una postazione che negli anni ha individuato come strategica per evitare le occhiatacce riservate agli sciocchi che ancora credono che gli ultimi banchi siano ideali per rendersi invisibili, poi con metodica pazienza posiziona il suo materiale sulla superficie sgombra: un sacchetto di miscela base mezzo vuoto che odora di polvere per aver passato l’estate chiuso in un angolo, un contenitore in legno- che, una volta aperto, mostra file di ordinate provette e boccette dai colori sgargianti assicurate alle sue pareti con cinghie e fibbie-, un bilancino che una volta era ottone brillante e che ora, complici gli anni, è coperto da una patina nerastra. Millard guarda con aria sconsolata una delle catenelle che regge il piattino di quest’ultimo, riparato alla bene e meglio con un filo di ferro intrecciato, poi sospira ed estrae il suo volume di Pozioni Avanzate, l’unica cosa intonsa e nuova del suo armamentario.
«Sei proprio uno sfigato.» La voce alle sue spalle non lo sorprende, esattamente come il rumore di una sedia che viene trascinata con poche maniere sul pavimento di pietra. Millard si prende un momento, intinge con attenzione la sua piuma nell’inchiostro e segna il suo nome sulla copertina interna del libro di testo. Ogni gesto è compiuto con deliberata lentezza, dalle stanghette dritte e lunghe della “M” maiuscola agli eleganti occhielli sulla cima delle “L”, doppie sia sul primo che sul cognome, Kelly: aggiungerebbe anche un secondo nome, se lo avesse, solo per rendere ancor più chiaro il suo tentativo di ignorare l’interlocutore.
Quando, dopo diversi secondi che paiono ore, si volta per salutare il biondo accanto a sé, le parole che pronuncia sono tutt’altro che quelle che aveva previsto: «Cristo santo, lo hai buttato nel campo quel libro?» Chiede, le guance scure che impallidiscono alla vista della copertina annerita. Sembra averlo bruciato! È così che si esercita…? Oddio! I cioccolatini! L’ho vista Alex stamattina? Non è che l’ha uccisa?
Il suo ragionamento deve essere chiaro quando il panico che gli sta sorgendo in corpo, perché Chase scoppia a ridere e accenna col capo all’entrata; quando si volta in quella direzione, tuttavia, Millard non capisce cosa ci sia di incoraggiante: Helen ha le spalle curve e un’espressione assente sul viso cinereo, grigia e depressa senza la compagnia di Fanny e degli improbabili fiori che le intreccia ogni giorno tra i capelli lunghi. Le occhiaie che le decorano il viso come trucco indicano chiaramente che i suoi sogni sono stati agitati, e il grifondoro lancia un’occhiata inquisitrice in direzione dell’amico, senza capire come vedere Helen sola e triste possa rassicurarlo sul benessere delle poverette a cui lui ha somministrato senza preavviso la pozione.
«Se le mie pozioni non fossero perfette anche Helen starebbe male, no? Fanny sarà in ritardo, sai com’è. Non l’ho mai vista entrare prima del suono della campana, è più probabile che l’abbiano sospesa in anticipo che non sia colpa mia.» Dice con una sicurezza invidiabile, quindi si accomoda contro lo schienale e appoggia i piedi sul banco, senza grazia né pudore e colpendo col tallone il proprio libro. Al gesto, che rovina ulteriormente l’angolo della copertina rendendola briciole e strisce nerastre sul loro tavolo, si limita a commentare con un vago e per nulla pentito “ooops….” che rende il suo discorso precedente decisamente meno incisivo, mentre Millard si limita a colpirlo al polpaccio con il dorso della mano in un tacito avvertimento di mettersi composto, che viene accolto da nulla di più di uno sbuffo seccato.
Eppure qualcosa di strano c’è. Senza dar voce ai propri pensieri, per non istigare ulteriormente l’amico, il moro posa il mento sul palmo senza smettere di osservare la ragazza: ha gli occhi socchiusi e un’andatura ciondolante, lenta, come fosse malata e questo le impedisse di comprendere fino a fondo dove si trova. Dietro di lei un compagno di casa fa per superarla, per poi volarsi sorpreso nella sua direzione e dirle qualcosa che però, ora che gli dà le spalle, non riesce a cogliere. Helen si volta verso di lui come faticasse a metterlo a fuoco, accenna un passo traballante nella sua direzione, allunga le mani e…
Oh, mio Dio.
Le urla e l’odore rugginoso del sangue riempiono la stanza in un secondo, così rapide che Millard è in piedi prima ancora che il suo cervello possa registrare davvero l’accaduto; non si è alzato da solo, tuttavia: sente un dolore al braccio nel punto in cui Chase lo stringe, si sente strattonare ed è sempre l’altro che lo sta allontanando dal proprio posto. Un istante dopo, il corvonero che aveva parlato ad Helen si accascia sul suo banco, scosso da convulsioni così forti che gettano tutta la sua attrezzatura così meticolosamente sistemata a terra. Un liquido rossastro si sparge e schizza, gli macchia il libro, Millard fa per recuperare il tomo appena acquistato ma Chase glielo impedisce.
«Sei ritardato?!» A quelle parole, aggressive e sconvolte, si rende conto di cosa stesse facendo e si blocca a metà gesto, la mente incapace di ragionare in quella situazione surreale. Il mio libro nuovo… vorrebbe protestare, ma la voce è così debole da non riuscire a farsi strada lungo la gola e resta un flebile pensiero intrappolato nel caos che gli si sta scatenando dentro ed intorno. «Vieni, cazzo, vieni! Usciamo!»
Con lentezza inaudita Millard volta il capo e registra vagamente il panico generale, come Helen abbia il viso sporco di sangue e paia d’improvviso interessata a qualcosa: nello specifico, il gruppo di studenti urlanti che si stanno rifugiando nel fondo della stanza, più lontano possibile da lei e, sfortunatamente, anche dalla porta che costituisce l’unica via di fuga. Chase salta sul banco e se lo trascina dietro nello stesso istante in cui la ragazza, evidentemente impazzita, sonnambula o entrambe le cose insieme, scatta verso nuove vittime; Millard incespica, mai stato particolarmente attivo, scivola sul banco e sente la mano umida quando vi si appoggia per non cadere di faccia. Qualcosa gli si preme sulla faccia, è Chase che gli copre la bocca che non si era reso conto di aver aperto per urlare: a conti fatti non riesce a sentire nulla, se non un fischio acuto che soffoca ogni altro rumore. Il viso dell’amico occupa tutto il suo campo visivo, vede le sue labbra muoversi e comicamente nessun suono ne esce. Non ci sento. Anche le estremità sono intorpidite. Forse sono nel panico. Sembra un pensiero semplice e lucido, distaccato dalla situazione come una battuta estrapolata dal suo contesto, ma quando uno schiaffo gli si schianta sulla faccia il mondo finalmente riprende a girare come dovrebbe, ed i sensi tornano a collaborare tra loro.
«Dobbiamo scappare, stupido idiota, poi pensiamo al resto. Prima ce ne andiamo.»
Cazzo, Helen sembra uno zombie. Ed io sono nero. Se Abby fosse qui forse mi salverei, perché anche mia cugina è nera ma pure lesbica, i gay muoiono sempre. Quanto i neri, almeno, e gli asiatici. Ma non puoi essere nero ed asiatico, ma nero e gay sì. E invece ci sono solo io, e mi tocca morire.
«Ehi! Coglione, dobbiamo andare. Ci sei? Ti lascio qui.» Chase ha una certa urgenza nella voce, quella di chi pensa di poter sopravvivere, quella di chi spera. Millard annuisce in trance mentre si sente trascinare via, oltre la porta, lontano dal casino e lungo il corridoio di pietra in cui i loro passi e il rumore lugubre delle suole bagnate di sangue fanno eco.
«Sì. Sì, andiamo a chiamare un professore.» Dice Millard ma, nello stesso momento in cui quelle parole lasciano la sua bocca, sa già che Chase gli tirerà un altro schiaffo. Me lo merito ho detto una stronzata. Non si chiama un professore durante un’apocalisse zombie.
«Sì, quello di pozioni. Ho la borsa, e temo sia colpa dei miei cioccolatini, magari può aiutarci.»


Angolo-Autrice-2
Sono qui, come molti sapevano… ma non con la storia che vi aspettavate, forse.
Wonderland è un progetto che resta nel mio cuore, ma è oggettivamente impegnativo e quindi slitterà ancora un po’ in favore di… beh, questo.
L’idea di base, come scritto nell’introduzione, è una Zombe!Au: nel prologo invece vediamo che Chase ha fatto un casino, ed i vostri Oc dovranno trovare il modo di scappare da una Hogwarts ormai invasa. Semplice, lineare, in realtà molto meno serio e drammatico di quel che potrebbe suonare- ma immagino lo abbiate già capito dal prologo. Volevo qualcosa di non eccessivamente pesante, perciò immaginate questa storia più come una parodia dei film sugli zombie- più o meno tutti essendo adolescenti avranno delle idee poco sagge che in un’apocalisse zombie ucciderebbero, qui no.
Il prologo avrebbe dovuto essere molto più corto, ci sono praticamente solo due informazioni importanti, e tutto il resto è solo Fe che si diverte e cerca di delineare un po’ i compagni che i vostri bambini conosceranno di sicuro in questa avventura- Millard e Chase, appunto. Spero li abbiate inquadrati un poco, e che vi sia arrivato il mood della storia.
Vi lascio a regole e scheda,
bacini,
Fe_

11

12

Regolamento
★Potete proporre un massimo di 3 Oc ad autore, e non metto regole riguardanti genere o casa-ovviamente se mi proponete tre gemelle di tassorosso le probabilità che vengano prese tutte e tre scendono drasticamente. Potete anche decidere di provare con un professore o un membro del personale scolastico. Le schede vanno consegnate per messaggio privato con titolo “School leavers- nome OC” entro domenica 22 ottobre- tre settimane mi sembrano un tempo sufficiente, anche perché la scheda non è precisa come mio solito. Pubblicherò la selezione il 31 ottobre, mi prendo una settimana in modo da potervi dare un capitolo vero e proprio.
★Per comodità mia e degli altri partecipanti, chiedo gentilmente di inserire età e casa di appartenenza, giusto per darmi (e darvi tra di voi) un’idea del possibile cast.
★Non so ancora quanti Oc prenderò, idealmente tra i 5 e gli 8 a seconda della partecipazione e delle schede. La cosa che più mi sta a cuore è la varietà, ma è più importante a livello caratteriale che di genere o età.
★Accetto personaggi legati tra loro, come fratelli o fidanzati, ma in numero limitato. Siete liberissimi di accordarvi tra autrici per amicizie e relazioni di varia natura, dato che tendenzialmente si conosceranno già tutti in modo più o meno approfondito. Non accetto, tuttavia, schede “dipendenti” l’una dall’altra: i personaggi devono essere tali a tutto tondo, se mi trovo nella situazione che scartando uno l’altro non si regge da solo, verranno scartati entrambi a prescindere.
★Potete proporre legilimens, occlumanti, licantropi, mezzi veela e tutto ciò che il cuore desidera, ma ricordate che si tratta di studenti e come tali ancora non del tutto maturi nel loro percorso scolastico. Non mettetemi troppa carne al fuoco, ecco, né fate personaggi eccessivamente potenti o perfetti. Se è amato da tutti, prefetto, caposcuola, capitano della squadra di quidditch, il migliore del suo anno, non sente un minimo di stress per tutto questo e nel tempo libero il suo sorriso riporta in vita i cagnolini, ecco, magari anche meno (soprattutto perché non mi ci sta nelle schede di presentazione).
★Non è detto che tutti i punti della scheda siano necessari ai vostri OC: ad esempio, potrebbero non far parte di eventuali club scolastici, oppure non desiderare un compagno/a. Allo stesso modo, non è detto che le vostre idee non siano gradite solo perché non c’è il punto nella scheda: potete riempire “altro” con tutte le cose che non ho chiesto, come la capacità di produrre un patronus (non si insegna, quindi do per scontato non lo sappiano fare, ma quelli dell’ultimo anno magari produrre la forma non corporea?) Chiedete pure in caso di dubbi.
Scheda


Nome: con eventuali soprannomi, possibilmente spiegati se non è un diminutivo.
Età: con il compleanno, se ad esempio sono del sesto anno e fanno gli anni prima del 1° settembre avranno sedici anni, se li fanno dopo ne avranno ancora 15
Casa: e anno, grazie
Prestavolto/reference: non deve essere un nome, va bene anche una foto, e se volete mettere altri dettagli visivi qui (vedo che più di qualcuno fa ad esempio la bacheca pinterest)
Aspetto fisico: farò fede a questo e non al prestavolto, quindi inserite tutto ciò che volete (cicatrici, nei, capelli rovinatissimi per le diciotto decolorazioni dell’anno precedente?) e prestate cortesemente attenzione a tic, atteggiamento, stile, tutto ciò che si vede “ad occhio”. Indosseranno quasi esclusivamente la divisa, quindi non mi interessa come va a far festa, ma se magari tintinna come una ferramenta perché ha 18 bracciali per polso mi serve.
Carattere: questo è il punto più importante, se avete dieci minuti per fare la scheda mettetecene nove qui. Sia l’atteggiamento generale sia come reagisce agli zombie, all’idea di ferire persone che magari erano sue amiche, allo stress… e tutte le situazioni che potrebbero palesarsi in un’apocalisse, insomma.
Relazioni: persone con cui va più o meno d’accordo, ma anche orientamento, disponibilità ad una relazione romantica, e chi in caso. Se volete particolari relazioni con gli oc presentati potete fare senza problemi, ma essendosi visti poco (soprattutto Chase e le ragazze) non abbiate timore a chiedere.
Storia: includere eventuali aneddoti che potrebbero essere utili o conosciuti, il rapporto con la famiglia e da chi è composta (hanno fratelli/cugini ad Hogwarts?), non sono cose necessarie e non mi serve una fanfiction ma se ci sono avvenimenti importanti… sono importanti per un motivo, I guess.
Rendimento scolastico: materie in cui va bene o meno, eventuali club/compagnie, professori su cui fa particolare affidamento, o al contrario la mancanza di fiducia verso gli adulti
Bacchetta:
Hobby:
e passioni, ciò che gli piace fare. Se ha attività al di fuori di quelle scolastiche, tipo passa tutta l’estate a nuotare o cavalcare unicorni
Paure: fobie, o cose che semplicemente odia.
Altro: Potete anche specificare cosa stava facendo nel momento in cui è scoppiato il casino- andando a lezione? Ora buca?- e questo potrebbe influenzare le cose che ha con sé in quel momento.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Fe_