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Autore: ChrisAndreini    03/10/2023    1 recensioni
[Seguito di Rainbow Cookies, si consiglia la lettura del libro precedente prima di leggere questo, onde evitare spoilers]
Sono passati sette mesi da quando Leo è tornato a casa dopo la sua incredibile avventura nei sette regni, eppure l'aspirante cuoco non riesce ancora a riprendersi del tutto, e a ricominciare a vivere una vita normale. Non aiuta che la sua migliore amica continua ad impedirgli di tornare in visita a Jediah.
E quando scopre che una guerra è scoppiata tra i due regni rivali, dovrà usare tutte le sue poche abilità per riuscire a salvare i suoi amici ed evitare che molte persone muoiano, affrontando combattimenti, sospetto, e soprattutto una schiera di divinità che non tollerano affatto che outsiders mettano mano nella loro Storia perfettamente programmata.
Armato solo della sua capacità in cucina, il suo istinto suicida, e conoscenze di un futuro che cercherà di cambiare in tutti i modi, riuscirà Leo a sopravvivere ad una seconda avventura nei sette regni?
Le divinità dicono di no!
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Potrei anche abituarmi alla calma… ma non credo ne avrò il tempo

 

Leo doveva ammettere che non si aspettava del tutto di svegliarsi, ma fu felice di farlo, dopo un numero imprecisato di ore passate in un sonno così profondo che era sembrato un enorme oblio.

Si sentiva come se non fosse passato che un minuto, e allo stesso tempo come se fosse rimasto fuori gioco per giorni interi.

E si sentiva un misto tra completamente intontito, e leggero come una piuma.

Era ancora ad occhi chiusi, e non riusciva a muoversi, come in uno stato di limbo tra il sonno e la veglia, ma i suoi sensi iniziavano ad avviarsi, e ciò che gli arrivava non era malvagio.

Un buon odore di pulito.

Un vago sapore di medicine in bocca, tipo menta.

Un silenzio confortante e pacifico, rotto solo da un respiro leggero e calmo alla sua destra, e il lieve cinguettio degli uccelli fuori dalla finestra.

Alcuni raggi del sole che avevano attraversato appena la membrana sottile dei suoi occhi.

Ma soprattutto delle calde coperte addosso, un morbido materasso sotto di lui… e una mano sulla sua, che la stringeva appena, e che accarezzava con estrema dolcezza e delicatezza.

Leo si ritrovò a stringere inconsciamente la mano sconosciuta che però era estremamente familiare, e si girò lentamente verso la direzione dalla quale veniva il respiro, aprendo molto lentamente gli occhi, e sorprendendosi nel trovare accanto a sé la figura del principe Daryan, che lo guardava sorpreso e preoccupato.

Leo accennò un sorriso sognante.

Quella sì che era una bella immagine con cui svegliarsi.

Quasi celestiale.

Forse Leo era morto e quello era un angelo.

-Principe Daryan…- sussurrò, o almeno provò a sussurrare, ma la sua voce era roca, e gli uscì un borbottio intellegibile.

-Leonardo… sei… sveglio- anche Daryan sembrava senza fiato, e lo fissava come in una trance, come se non riuscisse del tutto a credere ai suoi occhi, in quel momento.

Fu comunque il primo a riprendersi, distogliendo in fretta lo sguardo, e ritirando la mano.

Leo sentì immensamente freddo, senza poterla più stringere.

E finalmente anche lui si rese conto di quanto era successo.

L’attacco, la scoperta, le frecce, e il salvataggio.

Oh dei! 

Aveva combinato un casino!

Provò a mettersi a sedere, ma non riuscì a muoversi, e comunque il principe Daryan sembrò intuire la sua intenzione perché si affrettò a tenerlo sdraiato.

-Fermo, devi… devi riposarti- provò a suggerire, in tono incerto -…vado a chiamare il dottore- si alzò poi, adocchiando la porta come se non vedesse l’ora di correre via.

-Aspetti! Principe Daryan! Sta bene?! Mi dispiace averla…- Leo arrossì al pensiero di quel bacio salvavita -…ho agito d’impulso e volevo solo salvarle la vita- si spiegò, imbarazzato e agitato.

Beh, era in un letto e non in prigione, ed era stato chiaramente trattato bene da quando era svenuto, viste le sue condizioni piacevoli, ma non era comunque sicuro che sarebbe stato così ancora a lungo.

Daryan poteva trattarlo bene per dovere dato che Leo gli aveva salvato la vita, ma una volta ripagato il debito, era possibile che lo rinchiudesse in prigione e buttasse la chiave perché non poteva fidarsi di lui.

…okay, era improbabile, perché Daryan non era un principe crudele.

Ma Leo aveva comunque paura che succedesse il peggio, perché le cose andavano sempre storte, per lui.

E anche quando andavano bene, non era mai nel modo in cui voleva.

Insomma… aveva paura.

Soprattutto perché Daryan gli stava dando le spalle, e aveva la schiena rigida come un blocco di marmo.

Dopo parecchi secondi di silenzio, sospirò, e si girò, con sguardo basso.

-Lo so, Leonardo. Va tutto bene. Ora riposati- lo incoraggiò, in tono gentile ma incerto, prima di dargli nuovamente le spalle e fare qualche altro passo verso la porta.

-Aspetti! Quindi mi crede? Crede che sono dalla sua parte?- indagò Leo, speranzoso, torturandosi le mani e sollevando appena la testa.

Daryan esitò qualche altro secondo.

-Leonardo, non credo che questo sia il momento migliore per parlare di questo, devi riposarti- rispose poi, diplomatico, senza però confermare né smentire.

Sembrava davvero in estrema difficoltà e desideroso solo di scappare, ma Leo aveva troppe domande da fare.

-Quanto tempo è passato dall’attacco? Tra tre giorni ce ne sarà un altro, dobbiamo contrastarlo e…- provò nuovamente a mettersi seduto, e questa volta ci riuscì abbastanza tranquillamente, anche se gli girò appena la testa.

-Leonardo, maledizione! Hai perso due, forse tre vite! Per favore, puoi per una volta riposarti e non buttarti subito nel pericolo?! Ti prego!- sbottò Daryan, girandosi di scatto verso di Leo, e ammutolendolo completamente.

Gli occhi del principe erano pieni di lacrime, la sua espressione esprimeva pura sofferenza, e la sua voce era spezzata.

Leo non credeva di averlo mai visto così.

Daryan era sempre stato una roccia. Calmo, pratico, incoraggiante.

Ogni volta che Leo era crollato, Daryan era stato lì a rimetterlo in pezzi, con la sua solita flemma inattaccabile.

E adesso… adesso stava cercando in tutti i modi di trattenere i singhiozzi.

Doveva essere successo qualcosa di oltremodo orribile.

-Si è fatto male qualcuno? Opal sta bene, vero? Il re e la regina?Chevel? Persian? Dotty!!- Leo iniziò ad agitarsi, e provò ad alzarsi, anche se le sue gambe non volevano ancora collaborare.

Daryan gli si avvicinò, per costringerlo a stare a letto.

-Stanno tutti bene! Sei tu che non stai bene! Quando capirai che mi preoccupo per…- Daryan si interruppe, si morse il labbro, e si zittì, stringendo i denti, distogliendo nuovamente lo sguardo, e cercando di asciugare le lacrime.

Leo era sollevato che nessuno si fosse fatto male, ma continuava a non capire la reazione di Daryan.

Si comportava in modo davvero strano, come se… come se…

Ma non poteva essere, giusto?

Leo non ribatté, e si controllò lo stomaco, dove la benedizione di Jahlee lo informava del numero delle vite che gli restavano… sempre che gliene restasse qualcuna.

Con sua enorme sorpresa, si rese conto che aveva effettivamente perso solo due vite. Probabilmente la benedizione aveva agito una sola volta per tutte le frecce, considerandole come una cosa sola, e poi gli aveva salvato la vita dalla ferita mortale sulla spalla assimilata curando Daryan.

Era una buona cosa che le benedizioni fossero compatibili tra loro.

Erano meglio delle espansioni di The Sims 4.

-Ho perso solo due vite- borbottò Leo, tracciando appena il “tre” stampato attorno al suo ombelico, circondato da un diamante -…perché pensava che ne avessi perse due o tre?- chiese poi, in un sussurro, sollevando lo sguardo verso il principe, che ai piedi del letto lo osservava con espressione afflitta.

Daryan non incrociò il suo sguardo.

-Devo chiamare il medico e chiedergli di fare degli accertamenti. Tu riposati, hai bisogno di…- provò a ripetere, ma Leo era troppo agitato per riposarsi. Aveva bisogno di parlare, di comprendere, di mettere ordine nella sua testa e capire come procedere adesso che il suo segreto era allo scoperto.

-Non ho bisogno di riposo. Ho bisogno di risposte. La prego, principe Daryan, possiamo parlare di quanto accaduto?- chiese, sapendo di essere forse troppo audace, ma aveva sinceramente bisogno di parlare. 

-Non puoi aspettare almeno di stare un po’ meglio, prima?- Daryan cercò di tirarsi indietro, ma non sembrava del tutto convinto.

-Non credo che riuscirei a riposare senza sapere quello che pensa di me, principe Daryan- ammise Leo, portandosi una mano tra i capelli e notando che non aveva più la parrucca.

In effetti ogni dettaglio che l’aveva camuffato come Leah se n’era andato: parrucca, occhiali e busto sotto i vestiti. 

Al momento indossava una camicia larga e dei pantaloni comodi.

-Perché è così importante ciò che penso di te, Leonardo?- Daryan scosse la testa, senza capire cosa volesse Leo da lui, probabilmente.

-Penso che sappia perché è importante- sussurrò Leo, sentendo le lacrime risalire agli occhi, e distogliendo a sua volta lo sguardo da Daryan. Non era certo un mistero che fosse invaghito di Daryan, e anche se l’affetto non era reciproco, non significava che i sentimenti di Leo potessero cambiare così in fretta. Persino Daryan se ne doveva rendere conto.

Non rispose, ma si avvicinò, e si sedette ai pedi del letto.

-Sono passate circa diciannove ore da quando c’è stato l’attacco. Ci hanno trovato in una cupola di ghiaccio eterno a fine attacco, hanno rotto con attenzione la superficie, e ti abbiamo portato immediatamente in infermeria. Rayce ti ha somministrato degli integratori, e varie medicine per curare le ferite, l’ipotermia che ti stava assalendo, e… malnutrizione. Poi ti abbiamo messo qui per farti riprendere. Ho avvertito le cuoche della tua condizione, suppongo che almeno una di loro sappia come avvertire Gideon e il resto dei tuoi… fratelli. Ma non ho permesso a nessuno oltre a Rayce e Fenja di vederti, per sicurezza. Preferivo prima che tu… ecco… volevo parlarne prima- spiegò Daryan, pratico.

-Non sembrava volesse parlare molto- borbottò Leo. Era stato un parto frenarlo dallo scappare dalla stanza.

Daryan non obiettò, se ne rendeva conto anche lui.

Rimasero in silenzio qualche secondo, cercando qualcosa da dire e chiedendosi da dove cominciare.

Leo aveva tante spiegazioni da dare, e scuse da elargire, e se doveva essere onesto, neanche lui aveva molta voglia di parlare, al momento.

Ma non voleva neanche che Daryan se ne andasse.

-Quindi… crede alla mia storia? Crede che sto solo cercando di aiutare?- chiese nuovamente, in un sussurro, temendo la risposta che Daryan si era rifiutato di dare, prima.

Si aspettava qualcosa del tipo “Non posso fidarmi di te dopo quello che hai fatto, ma sono aperto ad ascoltare ciò che hai da dirmi perché mi hai salvato” o qualcosa del genere.

Scettico ma aperto.

E quella era la speranza migliore.

La peggiore era qualcosa del tipo “Ma scherzi?! Ovvio che sei pazzo! Ma ti tengo buono perché mi hai salvato e forse potresti essere utile. Ma no mi fido, non mi fiderò mai, e appena ti rimetterai ti sbatterò in prigione!”

Daryan ci mise parecchi secondi a rispondere, non sembrava riuscire a trovare le parole, o forse ciò che stava per dire gli costava davvero molto

-Vorrei che me lo avessi detto prima. Vorrei così tanto che ti fossi fidato di me fin da subito, senza mettere su un’altra sceneggiata. Ma… ciò che più mi ferisce è che… vorrei poterti dire che ti avrei immediatamente creduto, in tal caso, ma non posso. E…- Daryan si prese la testa tra le mani, ma non sembrava provare dolore, solo vergogna -…come ho potuto dimenticare… come puoi perdonarmi così facilmente, tenere così tanto a me, e rischiare la vita per salvarmi dopo tutto quello che ti ho fatto?- chiese, incredulo, spostando le mani abbastanza da lanciare a Leo un’occhiata carica di rimpianto.

Leo piegò la testa, confuso, e gli si avvicinò appena, osando mettergli una mano sulla spalla.

-Principe Daryan, lei non ha fatto niente di male…- provò a suggerire, incoraggiante.

-Ti ho lasciato andare, ti ho dimenticato, ti ho allontanato, ti ho reso impossibile fidarti di me con il mio atteggiamento scostante, per colpa mia hai usato la tua benedizione fino ad ucciderti…- iniziò ad elencare Daryan.

Leo si rese conto che probabilmente aveva intuito come funzionasse la benedizione di Flora.

Beh, una cosa in meno da spiegargli.

Poteva concentrarsi su altro.

-È stata una mia scelta, e probabilmente avrei dovuto parlarle e non agire come ho agito, però… lei non si ricorda, ma quando sono venuto qui l’ultima volta, lei mi ha donato dei momenti meravigliosi. È stato incoraggiante, gentile, mi ha salvato la vita, e…- Leo lo informò delle sue buone azioni, ma Daryan lo interruppe, lanciandogli uno sguardo incredulo.

-Quando mai?! Quando per colpa mia sei stato avvelenato! Quando ti ho permesso di andare da solo in un covo di ribelli! Quando mi hai detto di non essere parte della Storia e io per tutta risposta ti ho lasciato andare e non ti ho neanche salutato quando sei partito per sette mesi interminabili! Cosa ho mai fatto di buono per te? Da quando sono nella tua vita non ti è successo altro che sofferenza- si lamentò Daryan, coprendosi nuovamente il volto tra le mani e iniziando a singhiozzare.

Il cuore di Leo sprofondò nel petto, e si sentì gelare il sangue nelle vene.

Daryan sapeva… sapeva ciò che era successo la prima volta che Leo era stato lì.

Ma come?! 

Noella gli aveva detto che era oltremodo impossibile che Daryan riacquistasse la memoria. Gli dei avevano fatto un grosso lavoro con lui, dato che era un “protagonista”.

Forse qualcuno glielo aveva detto? Ma chi? Nessuno conosceva questi dettagli, neanche Alex, unica altra persona a ricordarsi di Leo in quella corte, oltre ai semidei.

Yu non poteva essere entrata, perché se l’avesse fatto, Leo sarebbe già a casa in quel momento.

Ed era impossibile che Daryan avesse parlato con gli dei, che potevano essere evocati solo da Leo, dai loro figli, o durante la luna piena.

Quindi… forse era possibile che Daryan, veramente…

-Ti… ti ricordi?- sussurrò Leo, senza riuscire a credere che potesse essere vero.

-Era come se qualcosa dentro di me stesse cercando di uscire da tempo, e quando ti ho sentito morirmi tra le braccia, dopo che mi hai detto chi eri, che mi hai salvato la vita, e dopo che mi hai… baciato… finalmente ciò che era seppellito e nascosto dentro di me, che mi provocava quei lancinanti dolori alla testa, che mi impediva di segnare nella mia mente il tuo aspetto, la tua voce e tutto il resto… finalmente è uscito, e ho ricordato come colpito da un fulmine. Mi vergogno così tanto, Leonardo. Non riesco a credere di essermi dimenticato di te- spiegò Daryan, guardando Leo come se volesse fargli una scansione e conservarlo per sempre nella sua memoria.

-Ti sei ricordato di me? Oh, Daryan, sono così felice!- Leo non aveva tempo per la vergogna e il senso di colpa del principe, perché la notizia che gli aveva dato era troppo bella.

Gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte, dimenticandosi per un attimo come si fossero lasciati male, ma pensando solo che l’uomo che amava si era finalmente, e miracolosamente ricordato di lui.

Daryan sembrò irrigidirsi al suo abbraccio, sorpreso, e sentendo la sua immobilità, Leo si ricordò finalmente il modo in cui si erano lasciati.

Ovvero, come Daryan aveva già anticipato, con Leo che gli confessava che aveva il futuro letteralmente scritto e gioioso, e Daryan che non lo salutava alla partenza da Jediah.

Insomma… non il modo più romantico.

Leo aveva sperato che con l’amnesia, lui e Daryan avrebbero potuto ricominciare.

Ma ora che il principe aveva ricordato tutto, era ancora più improbabile che fosse innamorato di Leo.

Si staccò di scatto, arrossendo e mettendo la massima distanza tra lui e Daryan.

-Mi scusi! Ero solo troppo… insomma… sono felice che si sia ricordato di me, tutto qui. So che non cambia le cose tra noi- abbassò la testa, imbarazzato ma mettendo in chiaro che fosse dalla sua parte.

Daryan, che era stato in procinto di ricambiare l’abbraccio e si era ritrovato a bocca asciutta, lo guardò un po’ confuso.

-In che senso?- chiese a bassa voce.

-Beh… è ancora innamorato di Dotty, no?- suppose Leo, sperando di non risultare troppo geloso, né giudicante.

Insomma, era vero che Dotty stava con Alex ed erano diabetiche, ma Leo era innamorato di un uomo innamorato di un’altra persona, quindi non poteva giudicare Daryan per fare altrettanto.

All’amor non si comanda.

Daryan lo guardò come se Leo avesse appena iniziato a parlare in tedesco.

-Chi?- chiese, piegando la testa.

Okay, questo era strano.

Che Daryan avesse dimenticato chi fosse Dotty come sacrificio per essersi ricordato di Leo?

Sembrava un po’ inverosimile, ma chissà come lavoravano le faccende degli dei.

-Dotty, la cuoca molto bella che le portava sempre il pranzo prima che venissi io. Capelli castani ricci, corti, occhiali… non è innamorato di lei?- Leo l’aveva dato per scontato.

Insomma, Daryan gli aveva detto di essere già innamorato di qualcuno, secondo la Storia lui e Dotty erano anime gemelle, ergo doveva per forza essersi innamorato di Dotty, no?

-Sì… giusto… so chi è Dotty, ma… innamorato di lei? No! Assolutamente no! Io… un momento, è lei la mia futura moglie?- chiese Daryan, sorpreso.

Leo era decisamente confuso, adesso, e si sentiva anche un po’ in imbarazzo.

Insomma, doveva essere un’informazione riservata, e ora rischiava di essersi scavato maggiormente la fossa.

Magari Daryan, per restare sul binario programmato, avrebbe cercato di separare Alex e Dotty.

…non era affatto da Daryan, ma come sapete Leo teme sempre il peggio.

-In teoria…- borbottò, molto tra sé -…ma se non è innamorato di Dotty, allora di chi è innamorato?- chiese poi, confuso.

Daryan aprì la bocca per rispondere, ma Leo gliela tappò.

-No, anzi, non me lo dica, meglio che non lo so, e poi non sono fatti miei- cambiò subito idea.

Poteva accettare che Daryan si innamorasse della sua anima gemella prescelta, ma che scegliesse una persona non indicata dalla Storia quando per Leo non aveva fatto quel sacrificio… faceva male.

Non poteva biasimarlo, ma faceva comunque male.

Daryan gli tolse le mani da davanti alla bocca, con delicatezza, e poi accennò un sorriso.

-Mi imbarazza un po’ ammetterlo, ma sei tu, Leonardo- sussurrò, dando poi un bacio sul dorso della mano di Leo, che dopo essere rimasto congelato, era convinto che fosse sul punto di sciogliersi.

-C_Che?- chiese, in tono così acuto che probabilmente aveva raggiunto una frequenza che solo i cani potevano udire.

Daryan evidentemente era un lupo mannaro in incognito.

-So che non scusa il mio comportamento orribile quando mi hai confessato di non essere parte della Storia, ma il giorno in cui sei partito, io sono corso al tempio per cercare di parlarti, anche se era ormai troppo tardi. Volevo dirti che non mi importava della Storia, mi importava solo di te, e… avrei voluto capirlo prima, ma ero spaventato dall’ignoto. Però non mi interessa più. Non voglio vivere la vita come mi viene indicata da altri, voglio avere la possibilità di sceglierti… sempre che anche tu mi voglia. Comunque, ti ho mancato, ed è uno dei miei più grandi rimpianti. Ho promesso a me stesso che ti avrei aspettato, e…- Daryan esitò appena, abbassando la testa.

Leo gli si avvicinò maggiormente, incoraggiandolo a continuare.

Pendeva dalle sue labbra, e aveva le lacrime agli occhi.

Per tutti questi mesi credeva che Daryan avrebbe scelto la Storia.

E invece… voleva scegliere lui.

Nonostante l’universo remasse contro di loro, Daryan voleva aspettarlo, aspettare Leo.

Gli sembrava così impossibile.

-…mi sono dimenticato di te, così come tutti, a quanto pare, ma non ho smesso di aspettarti. Non sapevo chi fossi, non sapevo se eri un uomo o una donna, non sapevo neanche se esistessi davvero, ma sapevo che il mio cuore ti apparteneva, e speravo che se un giorno ti avessi incontrato, ti avrei riconosciuto- spiegò Daryan.

Leo si portò le mani alla bocca, incredulo.

Nonostante l’amnesia, Daryan si era comunque aggrappato a lui.

Era una delle cose più romantiche che avesse mai sentito.

Non mi sto complimentando da sola, stiamo parlando della percezione di Leo, okay?

-E poi sei arrivato a palazzo, e io… non ti ho riconosciuto. Ma dal momento in cui hai messo piede nel mio ufficio, io sentivo che… che c’era qualcosa di diverso, in te. Non riuscivo a capire cosa, e ogni volta che mi sembrava di arrivare alla soluzione, mi veniva estratta dalla mente. Ogni volta che pensavo a te mi veniva mal di testa, e non mi sembrava di riuscire a ricordare niente di te. A malapena riuscivo a pronunciare il tuo nome perché mi sembrava troppo sbagliato. Eppure… ero attratto da te come una calamita. E quando ci siamo ritrovati da soli sul balcone, e mi hai dato quel biscotto, io… io mi sono ricordato qualcosa. Per un istante. Non abbastanza da collegare, purtroppo. E…- la voce di Daryan si perse nel nulla.

-…mi hai allontanato perché non volevi tradire il sentimento che provavi per… me?- concluse Leo, con il cuore che batteva fortissimo, e centinaia, anzi, migliaia di farfalle che si rincorrevano nel suo stomaco nella più violenta e veloce partita di acchiapparello della storia.

Daryan annuì.

-Sciocco, vero? Mi sono innamorato di te ben due volte, senza sapere che eravate tutti e due la stessa persona. E sono riuscito anche a ferirti in entrambe le vesti- sospirò, sentendosi la persona più orribile dell’universo.

Il puzzle nella mente di Leo si stava facendo sempre più chiaro, ed era un’immagina meravigliosa.

-Ferirmi? Daryan, non sono mai stato così felice- affermò Leo, a cui sembrava tutto troppo bello per essere vero.

-Perché? Io so perché ti amo, Leonardo. Sei la persona più straordinaria dell’universo. Ma tu… perché tu continui a venirmi appresso? Non ti puoi fidare di me neanche per una guerra a cui dovrei pensare io- Daryan però continuò ad abbattersi per come le cose erano andate fino a quel momento.

-Ho sbagliato a non fidarmi, ma avevo paura… e poi gli dei mi avevano sconsigliato di parlartene. Mi avevano assicurato che non mi avresti mai ricordato, e temevo che, visto che Julina aveva la mia stessa backstory, non ti saresti mai fidato di me, ma mi sbagliavo. Ti sei ricordato, anche quando nessuno l’avrebbe creduto possibile. E come la prima volta, mi hai incoraggiato, aiutato e protetto per tutta la mia permanenza qui, anche se non ti ricordavi di me, all’inizio. Come posso non amare una persona così premurosa?!- Leo prese una mano di Daryan e la strinse con forza.

-Tu… dopo tutto questo tempo, mi ami ancora?- chiese Daryan, avvicinandosi incredulo e speranzoso, ancora con le lacrime agli occhi.

-Duh?- Leo roteò gli occhi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, e portò la mano di Daryan al suo viso, per averla vicina.

Daryan fece uscire un risolino.

-Mi sei mancato così tanto, Leonardo- sussurrò, come se non riuscisse a credere che Leo fosse davvero lì davanti a lui.

-No, no, a questo punto dovresti rispondere “Ti amo anche io, Leonardo mio bello, salvatore del mondo”- lo corresse Leo, ridacchiando e stringendo sempre più forte il braccio di Daryan, che era diventato di sua proprietà.

Si sentiva leggero come una piuma e felice come una pasqua.

Tutti i suoi timori, le sue paure, le sue ansie, erano in un angolo, per niente importanti, al momento.

Daryan lo amava, ricordava tutto, e da quel momento in poi avrebbero continuato quella folle avventura insieme. 

Con Daryan accanto non c’era assolutamente nulla che potesse andare storto!

…Leo, sta attento a ciò che pensi, per sicurezza.

Sai bene che porti sfiga!

Comunque l’ottimismo era ben riposto, perché Daryan era competente.

Il principe ridacchiò più forte, provando emozioni molto simili a quelle di Leo.

-Ti va bene un “Ti amo più di ogni altra cosa al mondo, mio angelo”?- ribatté, avvicinandosi fino a trovarsi a pochi centimetri dalla bocca di Leo, che arrossì vistosamente, e sentì il cuore aumentare i suoi battiti… se fosse possibile dato che già batteva furiosamente.

-Me lo farò andare bene- borbottò, in un sussurro, chiudendo gli occhi, e increspando le labbra.

Questa volta Daryan non si fece aspettare. 

Prese con dolcezza il volto di Leo tra le sue mani, e lo baciò teneramente ma anche con passione, riversando tutto ciò che provava per lui e che aveva atteso di esprimere per otto mesi, mentre inseguiva il suo ricordo affievolito e sotto chiave nella sua mente.

Fu come respirare per la prima volta dopo essere stati sott’acqua troppo a lungo.

Per la prima volta da quando Leo era tornato, si sentiva davvero in pace, al sicuro, e felice.

C’erano numerose conversazioni da fare, spiegazioni da dare, e piani da mettere in pratica, ma in quel momento non importava.

Erano due ragazzi che si amavano, che si erano finalmente ritrovati dopo tanto tempo, e che non avevano la minima intenzione di lasciarsi nuovamente andare.

Purtroppo la vita, a volte, ha altri progetti…

 

Leo credeva che ora che Daryan si era ricordato tutto, le cose sarebbero andate lisce come l’olio.

Ma non aveva messo in conto che sebbene Daryan ora ricordasse, tutti gli altri continuavano ad essere affetti da amnesia.

E considerando che Leo aveva mentito per un mese fingendosi un’altra persona, aveva i capelli rossi, benedizioni divine da due dee di luoghi che supportavano Valkrest in quella guerra, e Valkrest era anche famosa per le manipolazioni mentali, era opinione comune che Leo avesse fatto un qualche malocchio al principe per convincerlo di ricordarsi qualcosa che in realtà non era mai avvenuto, e non si fidavano per niente di Leo.

Per fortuna l’influenza di Daryan era abbastanza da prendere le decisioni finali in quella guerra, ma Leo iniziava a temere che ci sarebbe presto stato un ammutinamento, perché ogni volta che andava da qualche parte, tutti lo fissavano con un odio che non si sarebbe mai aspettato.

O meglio, se lo aspettava dai cavalieri, soprattutto da Chevel, perché il braccio destro di Daryan aveva sempre avuto una certa ostilità per la sua versione maschile.

E lo poteva comprendere da parte del re e della regina, che sebbene avessero deciso di supportare il figlio e considerassero le informazioni molto valide, non sembravano del tutto convinti della situazione, ed era comprensibile, dato che in quanto sovrani dovevano essere attenti.

Ma non si aspettava minimamente di ricevere occhiatacce sospette dalle cuoche, da Persian, e, soprattutto, da Opal.

La principessa era forse la persona, in quel palazzo, che sembrava più furiosa con Leo da quando Daryan aveva annunciato alla famiglia e a pochi altri della sua vera identità.

Oh, sì, ovviamente poi le voci erano girate perché in quel palazzo i segreti erano molto rari, e ora Leo aveva anche smesso di indossare i suoi vestiti da donna, ma quello era un altro discorso.

Opal non lo guardava negli occhi, era sempre imbronciata, e a malapena gli parlava, e solo per chiedergli se poteva passargli qualcosa.

Erano passati solo due giorni, ma era un cambiamento di comportamento davvero radicale.

E anche in quel momento, all’ora del tè, il giorno prima di un nuovo attacco che però Daryan avrebbe sventato grazie alle informazioni di Leo senza nessun problema, dimostrando anche al resto dei cavalieri che di lui ci si poteva fidare, Leo era sul balcone della camera della principessa al suo servizio dopo averle portato il tè e parecchi dolci.

Da quando era arrivata la delegazione di Katrang avevano più cibo, e Leo poteva sperimentare un po’ di più.

Ma Opal non aveva quasi toccato nulla, e a malapena bevuto il tè.

Fissava l’orizzonte molto pensierosa.

-Sa, principessa, oggi ho fatto le crepes. Sono il primo piatto che io le abbia mai cucinato, erano le sue preferite e Daryan mi ha dato il permesso di prepararle, con un po’ di frutta e panna- illustrò Leo, che da quando poteva parlare non si stava più censurando e cercava sempre di rivelare informazioni sul passato nella speranza che anche le altre persone ricordassero tutto.

Se c’era riuscito Daryan, che era la persona più improbabile, potevano riuscirci anche altri, giusto?

Soprattutto Opal, con la quale Leo aveva stretto il legame più forte, a palazzo.

-Hmpf- sbuffò la principessa, scansando il piatto.

-Se non le vanno le crepes può sempre assaggiare i muffin. Le piacevano meno delle crepes ed erano i preferiti di Sir Lavoie, ma li avevo fatti durante la prima ora del tè il mio primo giorno di lavoro, sul balcone della biblioteca- Leo raccontò un altro aneddoto, cercando di fare conversazione.

-Mmmmm…- borbottò Opal, sempre senza guardarlo.

-Il tè rischia di raffreddarsi, vuole che glielo riscaldo?- si propose Leo, indicando la tazza.

-Tu mi hai dato la palla di vetro con la neve, vero?- chiese all’improvviso Opal, in un sussurro.

Leo sobbalzò. Non si aspettava minimamente che Opal tirasse fuori quell’argomento.

-Sì- ammise.

-Quando?- indagò Opal, lanciandogli una breve occhiata sospettosa.

-Il giorno del suo diciassettesimo compleanno. Ho organizzato il banchetto, le ho regalato la palla di vetro con la neve, e abbiamo ballato fuori dal balcone. Io ero terribile, ma poi ci siamo divertiti ballando un po’ come nel mio mondo, senza grandi regole- Leo si commosse a pensare a quel momento, era stato uno dei più felici della sua prima esperienza nei sette regni.

-Se tutta questa storia è una menzogna, è davvero ben congegnata- borbottò Opal, tornando a fissare l’orizzonte.

Leo sospirò.

-Lo so, è impossibile da credere. Per questo ho agito di nascosto per tutto questo tempo. Non volevo imbrogliare nessuno, ma mi sembrava la scelta migliore. Anche la prima volta avete sospettato che fossi una spia, figuriamoci adesso in tempi di guerra- si rendeva perfettamente conto di quanto fosse sospetto, ma non poteva farci niente. Oltre a raccontare fatti veri avvenuti nel passato che nessuno ricordava, non c’era molto altro che potesse fare per convincere la corte che stesse dicendo la verità.

-Io avevo sospettato di te?- chiese Opal, guardandolo incuriosita.

-Probabilmente, ma non lo ha dato a vedere per niente. Se ho ottenuto un posto, è solo grazie a lei. Penso che i miei dolci valessero il rischio… e poi è brava a capire le persone, principessa Opal- Leo le fece un occhiolino complice.

Aveva da tempo imparato che per quanto sembrasse innocente e a volte ingenua, la principessa era probabilmente la più sveglia, in quel castello.

Opal accennò un sorrisino, ma si rabbuiò quasi immediatamente.

-Lo credevo anche io, eppure eccoti qui- borbottò, distogliendo lo sguardo.

Leo non replicò, ma rimase abbastanza ferito dal comportamento di Opal.

Era sempre stata la sua più grande sostenitrice, e come una sorella minore. Era davvero strano vederla così sospettosa e brontolona.

-Non è che non ti credo, Leah… Leo. In realtà penso che tu dica la verità. Ma preferirei… vorrei tanto che fossi solo una spia mandata da Valkrest per stregare mio fratello e farci perdere la guerra- ammise Opal, con un sospiro.

Leo analizzò con attenzione le sue parole, ma non capì minimamente perché mai potesse preferire una cosa del genere.

-Posso chiedere il motivo?- osò indagare, sperando di non sembrare un idiota totale.

Opal lo guardò qualche secondo prima di rispondere, come se stesse valutando quanto dirgli, se fosse una buona idea parlare, e forse anche giudicandolo per non essere arrivato da solo alla ovvia risposta.

-Beh… se dici la verità significa che hai letto la Storia, e se hai letto la Storia significa che nella Storia questa guerra c’è, e se la guerra è presente nella Storia, significa che gli dei… gli dei ci hanno davvero abbandonato- spiegò il suo ragionamento, con gli occhi pieni di lacrime.

Leo era senza parole. 

Non aveva minimamente considerato quel punto di vista, non essendo parte della Storia e pensando solo ad un modo per cambiarla, ma era vero che per una persona nel mezzo di una pericolosa e terrificante guerra che stava portando numerose vittime, doveva essere terrificante scoprire che gli immortali e onnipotenti dei approvavano tale devastazione e stavano cercando in tutti i modi di portarla a compimento guardandola in modo distaccato e indifferente, come si legge un libro.

Perché un conto era che gli dei non interferissero proprio e lasciassero il libero arbitrio di fare sia del bene che del male.

Un conto era se gli dei desideravano proprio che il male avvenisse.

Era effettivamente terribile.

-Non tutti gli dei vi hanno abbandonato! Jahlee, Noella e Flora sono dalla nostra parte e stanno cercando di concludere la guerra e salvare più persone possibile- Leo cercò di essere ottimista e di credere nei suoi protettori.

-Wow, tre dei su sette non mi vogliono morta. Che sollievo!- Opal alzò gli occhi al cielo, sarcastica e irritata -Soprattutto visto che non stanno facendo niente per impedire che Nivern e Fring continuino a offrire supporto a Valkrest- aggiunse poi, lanciando un’occhiata sdegnosa verso il soffitto, come se stesse cercando di mandare un messaggio alle divinità.

Non aveva tutti i torti, ma Flora e Noella gli avevano spiegato che era davvero complicato per loro cambiare le cose. Erano le divinità protettrici di quei regni, ma non avevano un particolare potere decisionale. Fede e politica erano separate.

-Beh, è più complicato di…- Leo iniziò a giustificarle, ma poi si rese conto della prima frase che Opal aveva detto, e gli si gelò il sangue nelle vene.

-Nessuna divinità la vuole morta!- si affrettò a rassicurarla, chiedendosi dove le fosse venuto in mente che lei sarebbe morta.

Leo l’aveva confidato a Daryan mentre lo metteva al corrente di tutto ciò che sapeva, ma entrambi avevano appurato che non era proprio il caso di rivelarlo a Opal, per non turbarla.

Era già stato difficile per Leo dirlo a Daryan senza scoppiare a piangere, ed era stato un colpo davvero devastante per il principe.

…Leo alla fine era scoppiato a piangere, ma dettagli. Se non ho messo i dettagli di quella conversazione è perché questa storia è già abbastanza drammatica (e poi sarebbe stato noioso risentire l’ennesimo punto della situazione).

Comunque era un’informazione che sapevano solo Daryan e i suoi genitori, e Opal ne era sicuramente all’oscuro, quindi come mai la principessa stava parlando della sua morte.

Notando l’agitazione nella voce di Leo, Opal fece un sorrisetto amaro.

-Grazie per avermi dato conferma… non che servisse, era piuttosto ovvio, comunque- alzò le spalle, e sospirò, abbattuta.

-Perché lo pensa? Non è vero che…- Leo provò a rassicurarla, ma bastò un’occhiata di Opal a farlo desistere.

Eppure doveva essere semplice per lui mentire, perché con Opal era così difficile?!

-Comunque non sentirti in colpa, sono i miei genitori ad essere discreti come una catapulta. Insomma, se un tipo che dice di conoscere la Storia e di volerla cambiare arriva e il giorno dopo i tuoi genitori cercano di trasferirti a Katrang in un posto sicuro per stare più tranquilli… non è che ci sono molte opzioni riguardo al futuro che tutti vogliono cambiare così tanto- Opal spiegò il ragionamento.

-I suoi genitori vogliono mandarla a Katrang? È un’ottima idea! Lì sicuramente sarà al sicuro!- Leo approvava parecchio la prospettiva.

-Certo, come no! C’è la possibilità che un sacco di gente muoia, e la principessa scappa abbandonando il suo popolo in difficoltà! Che comportamento regale!- Opal, al contrario, non approvava minimamente la cosa.

-Il popolo sicuramente la vorrebbe sapere al sicuro- insistette Leo, che doveva ammettere di essere più interessato alla sicurezza di Opal che a quella degli altri.

E poi non è che mettendo al sicuro Opal metteva in pericolo qualcun altro. Era meglio per tutti.

-Il popolo vorrebbe non essere in guerra- la principessa lo guardò storto, come se Leo stesse dicendo qualcosa di completamente assurdo.

-Per questo stiamo cercando di vincerla in fretta, ma, principessa, onestamente, cos’altro può fare?- le fece notare Leo, iniziando a scaldarsi. Perché era così testarda?!

-Posso fare tanto! E dimostrare agli dei che merito di vivere!- sbottò Opal, alzandosi in piedi, e lasciando Leo di stucco, completamente senza parole.

Il cuoco fu colpito da una profonda e spaventosa sensazione di deja-vu. 

Voglio dimostrare che merito di vivere. A te e agli dei!” 

Erano le parole che gli aveva detto Gideon dopo che era quasi morto durante un attacco, e Leo l’aveva salvato per un pelo, scoprendo la sua terza benedizione.

Aveva poi scoperto che sia Gideon che Alex che molte persone la cui vita era stata salvata da Leo avevano degli incubi ricorrenti.

Incubi probabilmente causati da Veer e Omish, il dio della mente protettore di Valkrest, e il dio della morte che voleva certamente reclamare i futuri cittadini del suo aldilà.

Ma… cosa c’entrava Opal?

Opal non doveva ancora morire, mancavano due mesi.

Non poteva essere già stata colpita dalle manipolazioni mentali degli dei.

-Ha avuto qualche incubo, di recente?- indagò Leo in un sussurro, sperando di sbagliarsi.

Opal lo guardò sorpresa, con espressione di chi è stato colto sul fatto.

-Come…?- iniziò a chiedere, sorpresa.

Leo strinse i denti, ma cercò di mantenere la calma, anche se avrebbe tanto voluto poter tirare un pugno sul naso a chiunque stesse perseguitando le persone con quegli incubi.

-Qualsiasi cosa gli incubi ti dicano, qualsiasi voce ti sembra di sentire, e qualsiasi sensazione ti provochino, non ascoltarli! Non devi dimostrare niente agli dei! Devi solo pensare a sopravvivere e stare al sicuro- le parlò un po’ come parlava a Gideon, anche se Opal non era di certo una bambina. Ma, così come Isabella, sarebbe sempre stata una ragazzina, per lui che era il fratello maggiore, anche Opal era come una sorellina piccola, e la trattava di conseguenza, inconsciamente.

-Lo so! Non sono stupida!- si lamentò Opal, incrociando le braccia. 

-Lo so che non lo sei, ma qui si tratta di manipolazione mentale che rischia di portarti a prendere dei rischi. Quindi, ti prego, ti supplico, fai attenzione e non cercare di dimostrare qualcosa!- la supplicò Leo, più preoccupato che cercando di farle un rimprovero, cosa che Opal notò, e la fece diventare meno accigliata.

-Lo so… non sono stupida- ripetè, più dolcemente e in modo rassicurante, dandogli qualche pacca sul braccio.

Leo si portò inconsciamente la mano al ciondolo che teneva sempre al collo.

-Non voglio sembrare condiscendente o irritante, ma non potrei sopportare l’idea di vederla in pericolo, principessa- ammise, con sguardo basso, pensieroso riguardo quei maledetti incubi, e spaventato dalla possibilità che, nonostante tutti i suoi sforzi, il finale negativo sarebbe comunque stato inevitabile.

Gli occhi di Opal si posarono sulla collana che Leo stringeva come se gli desse conforto, e si avvicinò, per prenderla tra le sue mani.

-Questa te l’ho data io- affermò, con sicurezza.

Non era affatto una domanda, ed era palese, ma Leo rispose comunque, annuendo.

-Sì, me l’ha data prima che partissi, per assicurarsi che non mi sarei dimenticato di lei. Non l’ho mai tolta da allora- spiegò Leo, sorridendo tristemente al ricordo.

-E alla fine sono stata io a dimenticarti… ironico- commentò Opal, in tono neutro, rigirandosi la collana tra le mani.

-Avrei dovuto regalarle una collana anche io- osservò Leo, accennando un sorrisino.

-Ho la palla di vetro con la neve, no?- anche Opal sorrise, e lo guardò finalmente in volto, con un certo affetto.

Distolse quasi subito lo sguardo, rabbuiandosi appena.

-Non mi ricordo di te, Leo, ma so che ti volevo bene, come a un fratello. Lo sento dentro, e ti credo. E starò attenta, te lo prometto. Perché quando tu e Daryan vi sposerete devo essere in prima fila e fare il migliore e più imbarazzante discorso della vita!- i suoi occhi tornarono pieni di vita, e guardò Leo con malizia, pronta ad imbarazzare lui e Daryan, e anche a fare gossip al riguardo.

Leo arrossì più dei suoi capelli.

-Mi sembra presto per parlare di matrimonio, magari Daryan cambia idea, alla fine- Leo si massaggiò il collo, a disagio e cercando di non mostrare quanto felice lo rendesse il pensiero di sposare Daryan.

Non era il momento di pensarci, dopotutto, ed era effettivamente troppo presto. 

Non erano neanche in una vera e propria relazione.

-Dopo il dramma che mi avete fatto passare in questi mesi, se non vi sposate la prenderò davvero sul personale- lo minacciò Opal.

L’atmosfera si era ormai completamente rilassata, e Leo non poteva esserne più felice.

-Allora, le crepes le vuole assaggiare o no?- Leo indicò il piatto, che Opal osservò con una certa gola.

-Dammele subito!- cedette infine, e se le divorò famelicamente in pochi bocconi.

Le cose stavano andando troppo bene.

…siamo a poco più di metà storia.

Inizierei a preoccuparmi se fossi in voi.

 

La notte dopo l’attacco, Leo era un po’ in ansia.

Insomma, era stato sventato molto facilmente e senza l’aiuto di Leo in nessun campo.

Anzi, lui era proprio rimasto in un rifugio insieme a Dotty, Gideon e altre cuoche, in attesa di ricevere notizie, che erano arrivate in fretta ed erano state anche positive.

Aveva provato a offrirsi di curare i feriti, ma Daryan l’aveva fermato dicendo che non ce n’era bisogno e poi lui doveva ancora rimettersi.

Aveva provato a imbucarsi ad una riunione tattica perché voleva sapere quali fossero i nuovi piani, ma Chevel l’aveva cacciato in malo modo, e Daryan lo aveva rassicurato che era tutto sotto controllo e non c’era bisogno che si sforzasse in quello, aveva già fatto tanto per loro.

L’unica cosa che gli era stata permessa di fare era cucinare, ma anche lì le cuoche lo avevano fatto uscire presto dalla cucina dicendo che il principe Daryan aveva dato ordine di non farlo sforzare troppo.

Leo si sentiva un po’… limitato.

Sì, sapeva che la situazione era sotto controllo, e che lui doveva ancora riprendersi, ma le ferite peggiori erano state tolte dalla benedizione di Jahlee, e le altre si stavano rimettendo.

Se Leo riusciva a stare in piedi senza crollare a terra dopo due passi, era abbastanza sano da lavorare, curare gente, cucinare e avere un ruolo attivo e suicida in quella guerra.

…avvertite nell’aria l’odore pungente dell’ipocrisia?

Perché se lo sentite, è un po’ il punto della storia, non sono io l’incoerente (lo è Leo).

Ma un conto era dire a Gideon e Opal che non dovevano fare niente se non stare al sicuro, un conto era seguire lo stesso copione e stare al sicuro lui.

Nella sua mente, c’erano dei motivi più che validi che lo spingevano a dare il 110% di sé:

1) Aveva tre divinità che avevano scommesso su di lui, e che non voleva deludere;

2) Aveva comunque ancora tre vite che poteva spendere;

3) Era lui il responsabile del cambiamento che volevano fare.

Insomma, gli sembrava come se quella guerra dovesse necessariamente gravare sulle sue spalle, e se si riposava avrebbe battuto la fiacca, e tutto sarebbe potuto crollare inesorabilmente.

Una sensazione immotivata e quasi egocentrica, ma che non riusciva a togliersi, pertanto non riusciva neanche a riposarsi, e bazzicava ogni zona dove avrebbe potuto dare un qualsiasi aiuto.

Alla fine si accampò nell’ufficio di Daryan, aspettando che tornasse dopo una riunione in biblioteca, per scoprire subito nuovi aggiornamenti.

-Leonardo! Cosa ci fai qui?- lo accolse subito Daryan, non appena entrò nell’ufficio, con un grande sorriso.

Leo si alzò immediatamente e gli si avvicinò.

-Come è andata la riunione? Quali sono i nuovi piani? Le volevo portare una pizza ma Mildred non me lo ha permesso e quindi si deve accontentare di una platessa al forno, ma è uscita davvero benissimo e per fortuna non si è raffreddata quindi la deve mangiare presto. Ha già una strategia per l’attacco della prossima settimana? E ha avvertito il fronte a Pearl Cave?- Leo iniziò a tempestarlo di domande, fermandosi solo un attimo per illustrare il menu della cena, e Daryan sembrò un po’ stupito dalla sua veemenza.

Sorrise però quasi immediatamente.

-Vuoi unirti a me per la cena?- propose, indicando la scrivania e apprestandosi a mangiare.

Negli ultimi giorni Daryan sembrava sinceramente un’altra persona.

Certo, la caramella salvavita di Leo gli aveva tolto ogni segno evidente del suo stato precedente, curandolo al 100%, ma era anche vero che da quando si era ricordato di Leo, si era anche sbloccato tantissimo con il cibo.

Anche se ogni volta che mangiavano insieme, Daryan si assicurava sempre di assaggiare per primo ogni piatto, prima di dividerlo con Leo, e se Leo provava a dare il primo morso, se la prendeva parecchio.

-Sì, certo- Leo sistemò la scrivania per la cena, ma non perse di vista il focus più importante -Allora, gli aggiornamenti? Inviato le lettere? Organizzata una strategia? Avete…?- continuò a chiedere, teso.

-Tutto sotto controllo, Leonardo. So che è difficile da credere, ma siamo competenti anche noi nel risolvere le guerre, soprattutto ora che sappiamo come andranno le cose- Daryan lo interruppe, rispondendo con un sorriso divertito, ma tagliando fuori Leo dalle faccende solite.

-Beh, teoricamente perdereste, però…- borbottò Leo, a bassa voce.

-Come?- Daryan sollevò lo sguardo su di lui, con un sopracciglio inarcato.

-Dico solo che sono preoccupato, tutto qui, un po’ teso. Non è che non mi fidi, ma vorrei fare di più- Leo si affrettò a correggersi.

Sapeva che avevano perso per cause di forza maggiore e che Daryan era un ottimo stratega, ma era in ansia per la situazione, e non era abituato a non essere al centro di ogni piano.

Sicuramente il regno era mille volte meglio nelle mani di Daryan piuttosto che in quelle di Leo, ma era pur sempre Leo quello che aveva cominciato, no? Era lui il benedetto, e l’outsider, e il più ricercato da dei e uomini.

Certo che ne aveva fatta di strada da quando stava per essere stupidamente investito da un camion e si era ritrovato appeso a testa in giù in una foresta random.

-Non c’è bisogno che fai di più, hai già fatto così tanto, Leonardo. Prova solo a riposarti e a stare al sicuro, devi riprenderti- Daryan cercò di essere incoraggiante e diplomatico. Iniziò a tagliare la platessa e ne assaggiò un pezzo con attenzione e una leggera esitazione, prima di sorridere appena sentendone il sapore.

-Buono?- chiese Leo, sempre ansioso di sapere se un suo piatto piacesse.

-Delizioso- annuì Daryan, incoraggiante, facendolo sorridere e poi dando un pezzo anche a lui.

-Forse potevo dosare meglio il limone, però sono soddisfatto della cottura- Leo analizzò il boccone.

Poi si ricordò che stavano parlando di cose importanti, e tornò al discorso.

-Comunque, sto bene, Daryan! Perché vuoi tenermi in panchina? Lo sai quanto posso fare! Permettimi almeno di curare i feriti- insistette, desideroso di rendersi utile.

Daryan abbandonò il sorriso.

-E rischiare che ti ferisca anche tu? È escluso- dichiarò, categorico.

Leo maledisse il giorno in cui gli aveva rivelato nel dettaglio la sua terza benedizione, che era stato pochi giorni prima ma dettagli.

L’aveva fatto per rassicurarlo, ma non era servito a molto.

-Prendo solo una piccola percentuale- gli ricordò, facendo un segno per rappresentare la piccolezza del danno che percepiva.

Avrebbe dovuto essere molto più vago, magari dire che prendeva una piccola percentuale a prescindere e con Daryan era stato solo sfortunato.

E invece aveva detto tutti i dettagli come un idiota.

-Ed è abbastanza. Sei morto tre volte da quando sei tornato. Non posso prendere altri rischi- il tono di Daryan faceva capire che voleva chiudere l’argomento.

Era così simile a come Leo parlava con Gideon riguardo gli stessi argomenti, che faceva quasi ridere.

O almeno avrebbe fatto quasi ridere se Leo non si fosse sentito così inutile e frustrato.

Avrebbe voluto ribattere e insistere, ma poi notò meglio le condizioni di Daryan.

La sua foce era ferma e decisa, ma il suo corpo stava tremando visibilmente.

Leo si mise per un attimo nei suoi panni: si era appena ricordato di lui, e lo aveva sentito morire tra le sue braccia, o quasi. Aveva scoperto che aveva perso ben tre vite in poco più di un mese, aveva scoperto anche che secondo la Storia tutta la sua famiglia sarebbe morta entro poco tempo, e tante altre tremende informazioni. Leo voleva aiutarlo, ma forse lo stava solo stressando ancora di più chiedendogli informazioni e pretendendo di essere messo in mezzo anche in una situazione così delicata, dopo un attacco bello pesante e una riunione molto lunga.

E Leo decise di fare un passo indietro.

-Okay, va bene, mi riposerò il più possibile- gli promise, prendendogli una mano e facendolo calmare appena -Ma se hai bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, anche solo di uno snack, ti prego vieni da me. Voglio davvero aiutare- concluse infine, senza insistenza, ma solo mettendosi a disposizione.

-Lo so, e te ne sono davvero grato. Dirò a Mildred di permetterti più libertà in cucina, non voglio limitarti mentre sei qui- anche Daryan fece un passo indietro, e intrecciò le sue dita con quelle di Leo, ricambiando la sua stretta di mano.

Leo si sentì un po’ meglio, felice di poter discutere e scendere a compromessi con Daryan con tale facilità.

Si sentiva ancora un po’ inquieto, ma si fidava di lui.

Forse semplicemente non riusciva ancora a credere di poter tirare un sospiro di sollievo e abbassare la guardia, sembrava troppo bello per essere vero.

(E infatti…)

-Allora, vogliamo mangiare prima che si raffreddi?- Leo chiuse definitivamente il discorso, e prese una forchettata per imboccare Daryan, istintivamente, per scaricare la tensione.

-Sarebbe un peccato far raffreddare questa delizia- Daryan lo incoraggiò, ma si ritirò inconsciamente dalla forchetta, e la prese dalle mani di Leo prima di mettersela in bocca.

Leo notò il gesto, ma decise di non pensarci.

Era normale che Daryan volesse evitare a tutti i costi che Leo usasse la benedizione di Flora su di lui, visti i precedenti.

Leo non ci aveva neanche pensato del tutto, era venuto solo naturale, ma capì le sue motivazioni.

Solo che… sarebbe stato triste non poter più imboccare Daryan, era un gesto così dolce tra due persone che stavano insieme.

Vabbè, non era così importante, alla fine.

 

Dopo la cena, conclusasi bene, Leo uscì dall’ufficio di Daryan con l’intento di tornare in camera sua.

Da quando era uscito allo scoperto, Daryan gli aveva fatto predisporre una camera tutta per lui, la stessa dove si era svegliato dopo l’avvelenamento, dopo le due morti, e dove aveva nascosto gli oggetti presi in prestito da Opal (che l’aveva ringraziato molto per averli salvati dopo aver scoperto che era stato Leo).

Insomma, quella era ormai camera sua, e si stava affezionando, anche se si sentiva un po’ in colpa a vivere da duca quando restava ancora un semplice cuoco. Ma non poteva restare con le altre cuoche, e di tornare in camera con Lionel e Prankit non se ne parlava proprio, quindi meglio la suite di lusso.

Non ebbe però mai il tempo di raggiungerla, perché proprio mentre raggiungeva la porta, fu chiamato da una voce conosciuta ma che era decisamente strano che si trovasse lì.

-Leo- lo chiamò infatti Clay, parecchio nervoso e guardandosi intorno come se temesse di essere visto da qualcuno. Non che avesse niente da temere, dato che Leo garantiva per lui e per gli altri ragazzini, ma probabilmente era un po’ teso all’idea di trovarsi a palazzo.

Leo lo guardò sorpreso, ma si avvicinò subito.

-Tutto bene, Clay? È successo qualcosa?- chiese, già con una mano alle caramelle che si portava sempre dietro per ogni evenienza, nel caso Clay ne avesse avuto bisogno.

-Io… puoi venire al rifugio?- chiese Clay, senza guardarlo negli occhi. Era pallido, nervoso, e balbettava.

Doveva sicuramente essere successo qualcosa.

-Certo, cosa è successo?- si affrettò a seguirlo, ma continuò ad indagare, iniziando a farsi prendere dal panico.

Forse avrebbe dovuto chiamare Daryan, o Alex.

Chissà se Gideon sapeva cosa era successo, se era successo qualcosa.

Sicuramente era successo qualcosa.

E sicuramente Leo doveva chiamare qualcuno di più competente.

Ma i bambini erano una sua responsabilità, e Clay aveva chiamato lui.

Quindi doveva risolvere la cosa da solo.

-Daisy… è rimasta ferita nell’attacco. Non è tanto grave, ma… mi hanno mandato a chiamarti, e… puoi curarla, giusto?- Clay cominciò a trascinarlo nel passaggio segreto, spiegando la situazione con voce bassa e molto agitata.

Qualcosa stonava nella sua dichiarazione.

Perché avevano mandato Clay? Yara era più veloce, e se Gideon lo sapeva, sarebbe stato più logico mandare lui.

E se Gideon non sapeva… perché non lo avevano chiamato?

I piccoli segnali di pericolo però non vennero minimamente percepiti da Leo, che sentendo le parole “Daisy” e “ferita” insieme, iniziò a preoccuparsi seriamente.

-Certo, Clay! La curerò immediatamente. Sbrighiamoci! Tu stai bene? Qualcun altro è rimasto ferito? Le caramelle mi bastano per tutti ma…- Leo iniziò a chiedere maggiori informazioni.

-Sì, sì, tutti… stiamo tutti bene, è solo… solo Daisy. Seguimi- Clay lo prese per il braccio e iniziò a indicargli lui la strada, camminando veloce.

Leo si fece trascinare anche se conosceva la strada sicuramente meglio di lui.

Percorsero il lungo passaggio in silenzio, un silenzio interrotto solo da sporadiche domande di Leo che chiedeva della situazione preoccupato, e Clay che rispondeva sempre più monosillabico.

E quando uscirono finalmente in città, Clay continuò a trascinarlo.

Ma non in direzione del rifugio.

-Clay, dove stiamo andando?- chiese Leo, guardandosi intorno e non riconoscendo la strada che aveva percorso numerose volte.

-È una scorciatoia- rispose subito Clay, sicuro.

Leo decise di crederci, ma la preoccupazione per Daisy iniziò a venire sostituita da una certa tensione.

Leo non sarebbe potuto uscire dal castello, in generale.

C’era sempre Giada in agguato, e numerosi manifesti da ricercato con la sua faccia in giro, che ancora non erano stati rimossi del tutto.

Aveva discusso con Daryan al riguardo e aveva optato per continuare a vestirsi da donna e visitare solo il rifugio dove erano i bambini, ma in quel frangente non ci aveva proprio pensato.

Solo che lì, all’esterno, così esposto, era un po’ preoccupato.

Certo, aveva il ghiaccio di Noella che aiutava nelle fughe, ma Giada aveva il potere di trasformarsi in gemme, poteva fendere il ghiaccio con facilità, ed era molto più veloce di Leo, in linea generale.

L’ultima volta l’aveva superata solo perché aveva il fattore sorpresa e lei aveva indossato scarpe scomode, e comunque la ex amica alla fine lo aveva raggiunto.

Ma comunque era improbabile che Giada lo beccasse di notte dal nulla, no?

Non sapeva del passaggio segreto, e non sapeva neanche per certo che Leo fosse a palazzo, anche se sicuramente lo sospettava.

E se anche sapeva che fosse a palazzo, probabilmente si era accampata lì vicino, non al villaggio.

Quindi era improbabile incontrarla per caso.

A meno che Clay non lo avesse tradito andando a rivelare l’ubicazione di Leo a Giada… o a qualcun altro.

Ma Clay non poteva averlo tradito, giusto?

Se avesse voluto tradirlo lo avrebbe già fatto da un pezzo.

A meno che…

“Senza di te la guerra continuerebbe ancora a lungo, e molte persone morirebbero?”

Era stata la domanda posta da Clay pochi giorni prima, quando aveva iniziato a chiedergli della guerra.

Al tempo Leo aveva ammesso di essere fondamentale perché c’erano cose che poteva fare solo lui ma dopo aver rivelato tutto a Daryan, aveva anche rassicurato i bambini che ora il principe era coinvolto e avrebbe preso le redini della situazione. Informazione che era stata accolta da molto sollievo da parte di tutti.

Leo si era sentito un po’ offeso, ma era felice di aver portato un po’ di ottimismo.

Tranne in Clay, che era sembrato spaventato.

-Clay… dove stiamo andando?- chiese dopo qualche altro metro, fermandosi e costringendo il bambino a fare altrettanto.

Clay non rispose. Tremava, e non guardava Leo negli occhi.

Leo sospirò, cercando di non mostrare la sua tensione e la sua delusione verso il bambino.

Pensava stessero avendo un rapporto migliore.

Se Clay stava cercando davvero di tradirlo… il pensiero lo feriva davvero.

-Non che non mi fidi della tua scorciatoia, ma preferisco prendere la solita strada- si liberò dalla sua presa con la massima dolcezza vista la situazione, e gli diede le spalle, con l’intenzione di correre via e dirigersi al rifugio.

Probabilmente sarebbe dovuto andare dritto filato al castello, ma voleva comunque accertarsi che Daisy stesse bene. 

-Leo…- sentì il sussurro singhiozzato di Clay alle sue spalle che provava a richiamarlo, ma Leo lo ignorò, e si allontanò da lui senza voltarsi indietro.

Poi andò a sbattere contro un armadio a due ante che non aveva visto sia perché era notte, sia perché aveva gli occhi velati di lacrime e stava cercando di non scoppiare a piangere per la situazione.

L’impatto fu abbastanza da farlo cadere a terra.

-Oh, scusa! Tutto bene, non ti avevo visto- l’armadio a due ante, rivelatosi essere un uomo in armatura, si piegò verso di lui, e gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi.

-Sono io che non…- Leo la prese, asciugandosi gli occhi e scusandosi a sua volta, ma la voce gli morì in gola quando si rese conto di chi fosse l’uomo davanti a lui.

-Fausto il fusto!- sussurrò tra sé, riconoscendo una delle guardie dei ribelli antimonarchici che aveva conosciuto quando si era fatto catturare da loro fingendosi Remington, il semidio figlio di Veer.

Che ci faceva lì?!

-Aspetta, ma tu sei il tizio che…- iniziò ad indicarlo Faust, sorpreso.

-Non sono nessuno- Leo abbassò la testa e provò a superarlo, ma venne afferrato per la camicia e spinto indietro da una mano comparsa alle sue spalle.

-Te ne vai così presto? Eppure ti cerchiamo da tanto tempo, Leonardo. Il nostro capo non vedeva l’ora di mettere le mani su di te… anche se… non ne capisco proprio il motivo, ora che ti vedo dal vivo- sentì una voce sbeffeggiante dietro di lui.

Leo fece in tempo solo a girarsi e riconoscere i tratti affilati di Brandon, e prima che potesse anche solo pensare ad una strategia per uscire da lì, fu colpito da una poderosa botta in testa, che gli fece perdere i sensi.

Ehhh, la calma era troppo bella per durare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Vorrei dedicare questo capitolo a una mia amica con la quale brainstormavo la storia e mi scriveva tutti i commenti mano a mano che leggeva i capitoli.

E quando le stavo parlando del capitolo 17 del primo libro, e le avevo detto che finiva con un grosso colpo di scena, lei era convinta al 100% che Leo sarebbe stato rapito… beh, era in ritardo di una ventina di capitoli, ma LEO È STATO RAPITO!! Lol

Ma strane dediche a parte, non vi aspettavate un cliffhanger così grosso, vero? Ultimamente finiscono con parecchi colpi di scena, i capitoli.

Clay alla fine si è rivelato un traditore, ma poverino, è traumatizzato dalla vita e ha solo 8/9 anni quindi non giudicatelo troppo aspramente. 

Per il resto Daryan e Leo finalmente si sono ritrovati… per tipo tre giorni prima che Leo venisse rapito con violenza, Opal è un tesoro e Leo inizia ad avere un po’ di sindrome di controllo, mmmmmm.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, l’ho scritto molto in fretta perché non vedevo l’ora di arrivare a questa parte, dal prossimo capitolo si apre un nuovo arco narrativo, diciamo, e ci distanziamo da Jediah per visitare Valkrest.

Non vedo l’ora di continuare!

Anche se vi dico subito che potrei metterci un po’ perché tra le altre storie che devo aggiornare e i video su youtube che pubblico quasi ogni giorno, sono un po’ impegnata questi giorni ^^’

Ma cercherò di non farvi aspettare troppo, soprattutto dopo questo cliffhanger clamoroso!

Un bacione enorme e alla prossima :-*

   
 
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