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Autore: Lartisteconfuse    03/10/2023    1 recensioni
Quando aveva sette anni Izuku ha perso il suo amico d'infanzia, Katsuki gli è sparito davanti agli occhi, senza che lui potesse fare niente. Non fu mai ritrovato.
Dopo dieci anni, Izuku ancora non ha abbandonato l'idea di ritrovare il suo amico perduto, la sperenza che prima o poi possa riabbracciare il suo Kacchan è rimasta viva dentro di lui. Un giorno, un suo amico che lavora in polizia, lo chiamerà per partecipare a un caso di omicidio molto particolare e le speranze di Izuku inizieranno a diventare più concrete.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: AU | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Midnight'
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Le note alla fine del capitolo :) 
Buona lettura!!





Da quando era stato portato dentro quella cella, Katsuki non si era mosso dalla posizione che aveva scelto di assumere. Ignorando la brandina dimessa addossata a una delle quattro pareti, Katsuki era andato a rannicchiarsi per terra, nell’angolo tra la fine del letto e la parete. Un modo per diventare un tutt’uno con lo spazio, quasi come se stesse sperando che i mattoni lo potessero davvero inglobare e far sparire. 
Lo aveva sempre saputo che al peggio non c’era mai fine. Lo aveva visto, era stato testimone di tante vite finite male, perché chi era come lui non poteva avere niente. Non c’era speranza. 
Dentro di sé ribolliva così tanta rabbia, ma non riusciva a buttarla fuori. Da quando aveva visto Shoto e Aizawa sulla soglia della camera di Tenko, Katsuki aveva capito che aveva raggiunto la fine. Il momento terribile che così tanto aveva temuto era giunto e in maniera ancora più rapida di quanto lui si aspettasse. Aveva avuto la mera speranza che la sua libertà sarebbe durata di più. Oh, lo aveva sperato così tanto soprattutto quella mattina, quando aveva parlato con Izuku, quando aveva scoperto che aveva ancora una famiglia ad aspettarlo. Ma ora era tutto finito. Avrebbe dovuto lasciarsi Izuku alle spalle, continuare a vivere con la consapevolezza che i suoi genitori sarebbero arrivati fino alla morte senza più rivedere loro figlio. Sempre se lui avesse continuato a vivere. 
Si strinse ancora di più su se stesso. Chiuse gli occhi e come al solito rivide Enji, la morte che lentamente scendeva sul suo corpo. I suoi occhi avevano visto quel momento, ma lui non lo aveva davvero compreso. 
“-cchan.”
Gli mancò il respiro.
“Kacchan.”
Qualcuno lo stava scuotendo?
“Kacchan!”
Katsuki alzò la testa di colpo, che andò a sbattere contro il mento di Izuku, il quale, dalla sua posizione accovacciata, crollò a sedere, tenendosi il punto colpito. 
“Ahi, ahi, ahi.” Izuku si massaggiò il mento. “Menomale non mi sono morso la lingua.”
Katsuki guardó Izuku con occhi sbarrati, incredulo di trovarlo lì. Izuku gli sorrise, si mise più dritto e scivolò vicino a lui. "Ciao Kacchan." 
Katsuki continuò a mantenere la stessa sorpresa, ma Izuku non si scompose. Allungò un braccio e in un primo momento sembrò ripensarci, perché si fermò, ma poi Katsuki sentì la mano dell'altro poggiarsi con delicatezza sulla sua testa. Prima che potesse capire cosa fare, Izuku lo stava abbracciando. "Andrà tutto bene Kacchan" mormorò, mentre gli accarezzava i capelli. Le sue dita sfiorarono la nuca e gli solleticarono la pelle. Katsuki fu scosso da un brivido e si aggrappò con poca forza alla camicia di Izuku. 
Quando Izuku si scostò, Katsuki avrebbe voluto ordinargli di ritornare al suo posto, non voleva lasciare quel posto sicuro, che gli permetteva di nascondersi. Izuku gli lasciò un veloce bacio sulla guancia, continuando a sorridergli. "Perché sei qui per terra?" 
Katsuki si guardò intorno, in quel momento si accorse che c'era anche Aizawa, il quale era rimasto vicino alla soglia e non sembrava dare l'impressione di voler mettere fretta a Izuku. 
"Kacchan?" Izuku riportò l'attenzione di Katsuki su di lui. Katsuki pensó che gli piaceva davvero tanto venire chiamato Kacchan da Izuku. Ogni volta che sentiva quella parola uscire dalla bocca dell'altro sentiva calore al petto. Purtroppo, non ricordava molto del passato che lo accomunava a Izuku, solo immagini sfocate che gli si ripresentavano soprattutto durante la notte. Guardò Izuku negli occhi, si osservarono in silenzio per un po'. 
"Aizawa deve parlare con te" mormorò Izuku. "Ha già sentito gli altri."
Katsuki si addossò ancora di più alla parete. Voleva sparire, si sentiva soffocare, era tutto finito finito finito finito. 
"Kacchan!" Izuku lo aveva chiamato ad alta voce e gli aveva messo le mani sulle guance. "Guardami."
Katsuki mise a fuoco la vista, che per quel breve attimo di panico si era annebbiata. "Andrà tutto bene." Glielo aveva già detto. Ma Izuku non sapeva a cosa fosse destinato. Scosse la testa con vigore ripetutamente e un lamento addolorato gli sfuggì dalle labbra. Avrebbe voluto piangere per dare sfogo al turbinio di emozioni che sentiva all'interno, ma non ci riusciva. 
"Sì, fidati di me. Pensi che ti lascerò andare via?" 
La sua testa si fermò e guardò Izuku. 
"Dopo dieci anni ti ho trovato e non permetterò a nessuno di portarti via da me. Sei la mia famiglia Kacchan." 
A quel punto Katsuki decise di arrendersi. Non si fidava di Izuku, sapeva che niente avrebbe potuto fermare quella gente dal portarlo via, dal buttarlo in qualche bettola o peggio. Sapeva dov'era stato Touya in passato come punizione per la sua fuga e si domandò cosa sarebbe aspettato a lui che aveva nascosto uno dei prostituti e aveva ucciso un cliente importante. Dentro di sé sperò che fosse la morte. Almeno sarebbe finito tutto. 
Ma Izuku lo stava guardando con così tanta speranza e serenità, lui credeva davvero a quello che gli aveva detto, non gli stava mentendo solo per convincerlo a collaborare. Katsuki sapeva riconoscere le bugie, lui stesso ne raccontava tante, era un mago nel fingere. 
Annuì. Si aggrappò alle spalle di Izuku per farsi aiutare a mettersi in piedi. In un primo momento le ginocchia gli cedettero e Izuku dovette sorreggerlo per la vita. "Sei stato troppo in quella scomoda posizione eh?" 
Katsuki gli sorrise appena e dopo che si fu accertato che le gambe lo sorreggessero e la testa ebbe smesso di girare, lasciò andare Izuku e guardò Aizawa. Gli porse i polsi, ma il commissario fece un gesto di noncuranza. "So che non scapperai. Andiamo." 
Katsuki seguí Aizawa fuori dalla cella e Izuku lo affiancò. Gli prese una mano. "Non ti lascerò. Aizawa mi ha permesso di presenziare a tutto" aggiunse con tono confidenziale. 
Oh, cosa sapeva allora? E cosa avrebbe dovuto dire lui? Deglutí, aveva la gola secca. 
Venne riportato nella stanza in cui era stato proprio quella mattina. Gli sembrava passata una vita dall'ultimo interrogatorio e invece c'erano state solo alcune ore di mezzo. 
Prese posto sulla sedia, Izuku gli sedette vicino e gli versò un bicchiere d'acqua. 
Aizawa, con gesto stanco, prese posto davanti al lui. 
"Allora Katsuki. Abbiamo interrogato prima di te tutti gli altri. Sappiamo della storia di Touya e del tuo ruolo in quella faccenda e di come sono andate le cose la notte dell'omicidio del signor Todoroki."
A quelle parole Katsuki si irrigidí. 
"Gli altri hanno raccontato tutti la stessa versione in base ai loro punti di vista. Tu cos'hai da dire?" 
Katsuki assottigliò gli occhi, come se volesse scovare cosa si celasse nella testa del commissario per capire cosa fosse meglio dire. Ben presto però decise di capitolare, tanto ormai era tutto finito, non aveva più vie di fuga. Guardò Izuku. Gli aveva detto che sarebbe andato tutto bene, che avrebbe fatto di tutto per restare con lui. 
Decise di affidarsi a quelle parole, autoconvincendosi che fossero vere. 
"Sì, ho ucciso io Enji." Aveva parlato con tono di voce piatta, senza emozione. Stava cercando di tenere a bada i suoi sentimenti perché era ben conscio che lo avrebbero potuto sommergere con la loro potenza. 
"Ma non ho mentito. Quella sera" aggiunse per spiegarsi meglio. "Non lo avrei mai voluto uccidere, mi era utile. Pagava tanto e spesso, era la mia unica fonte di speranza per lasciare tutto. Una piccola speranza ma pur sempre qualcosa. Non ho premeditato un bel niente.
"Touya ti avrà sicuramente detto che ho preso il suo posto, che ho cercato di attirare Enji a me per portarlo via da lui. Non fu facile ma nemmeno troppo difficile. Quell'uomo era un viscido pervertito. Ha deciso di avermi per la mia prima volta perché ero simile a suo figlio e avevo come pregio in più quello di essere piccolo. 
"Il suo sogno di possedere il corpo del figlio appena adolescente poteva essere esaudito da me. Una brutta copia. 
"Quella volta ho capito quanto fosse malato, ma di queste sue tendenze ne ho fatto un'arma per aiutare Touya. Così facendo, però, ho anche segnato la mia condanna. 
"Una volta sparito Touya, Enji diventò ossessionato da me. Il figlio ormai era un ricordo che continuava ad essere vivo quando stava con me. In privato voleva che lo chiamassi padre, papà. Lui non mi ha mai chiamato Kitty, io ero Touya per lui. Mi portava fuori dal Midnight, cosa che con Touya non avrebbe mai potuto fare. Con me ha soddisfatto perversioni agghiaccianti, mi ha portato a casa sua, davanti alla sua famiglia, mi ha scopato dove avrebbe potuto avere Touya se lui non gli fosse sfuggito. Quando lasciavamo la città e mi portava in qualche posto lontano mi presentava a tutti come il figlio.
"Qualcuno ci disse pure che gli assomigliavo, che si vedeva la parentela. 
"Mi dicevo che non mi importava, che potevo fingere e recitare la mia parte senza problemi, ma mi sbagliavo. Era snervante, mi facevo schifo, mi sentivo partecipe di un gioco malato da cui volevo scappare. Lo volevo morto quando mi scopava sussurrando il nome del figlio nel mio orecchio. Speravo sempre che gli prendesse un colpo e morisse. 
"Ma allo stesso tempo lo necessitavo, nessuno avrebbe potuto darmi quello che mi dava lui. Molti uomini che frequentano il Midnight e possono permettersi il mio prezzo hanno provato a venire con me, ma solo per una volta, quelle cose che devi fare una volta nella vita insomma. Altri semplicemente sono spaventati dalla mia scontrosità e mi evitano. 
"Solo Enji era quello che necessitavo. Quindi lo volevo morto quando mi faceva così disgusto quello che stavamo facendo che avevo l'impressione di diventare pazzo, ma ero certo che non avrei mai tentato nulla. 
"Quella sera venne presto, come al solito nessuno lo notò, non era una novità che arrivasse e venisse direttamente di sopra. 
"Era una giornata no, sia per me che per lui. Io avevo dormito poco, ero irritabile, e mi sentivo sull'orlo di una crisi di nervi. Lui non lo so che aveva, forse qualche problema a casa o con i suoi impicci, non lo sapevo. Ma se il mio malumore mi faceva fuggire da qualsiasi tipo di contatto fisico, il suo lo richiedeva. Voleva sfogarsi con me, voleva essere violento. 
"Io però non volevo. Mentre mi stava sopra sul letto ho cercato di respingerlo, di togliermelo di dosso. Gli dissi qualcosa sul lasciare a me il controllo e così riuscii a sgusciare via. Volevo andarmene. Era ovviamente un'idea stupida, non potevo farlo, non è un mio diritto rifiutare qualcuno, men che meno Enji, ma in quel momento non stavo più pensando. Ricordo i miei gesti, ma non quello che volevo fare. 
"Lui mi fu subito dietro. Cercai di schivarlo, corsi per la stanza, fino a quando non mi misi in trappola da solo. Mi ritrovai con alle spalle la mia scrivania e lui mi si pose davanti, togliendomi ogni via di fuga. Mi girò con violenza e caddi sul piano della scrivania, mi spinse con il suo corpo   facendomi male." Si alzò la camicia e mostrò al commissario il livido sull'addome. "Ne ho ancora i segni. 
"Mi disse qualcosa ma non lo ascoltai, sentivo le sue mani su di me, che mi toccavano, palpavano e io volevo scappare. Allungai il braccio e afferrai la prima cosa che ho trovato. Era il tagliacarte. Con uno scatto gli detti una testata e appena non sentii più il suo peso sulla schiena mi girai e affondai la lama. Lo feci più volte. Ero arrabbiato, spaventato, la mente annebbiata dall'odio che provavo per lui. 
"Provai piacere nel vedere nei suoi occhi paura e sbigottimento. Aveva fatto il prepotente per così tanti anni con chiunque ma finalmente stava tremando. Ed ero io la causa. Volevo continuare a vedere quell'espressione e non mi fermai. Lui cercò di allontanarsi, traballò ormai già senza forze e cadde sul letto. Io continuai a infierire sul suo corpo fino a quando non capii che il suo sguardo si era fatto vacuo. I suoi occhi spalancati non mi vedevano più, era morto."
Si fermò, aveva parlato cercando di non fermarsi mai, stava vomitando tutto fuori, perché se solo avesse avuto modo di fermarsi non sapeva se avrebbe più potuto continuare. Prese un sorso d'acqua, i suoi occhi non si distolsero mai dalla superficie del tavolo, non voleva vedere in faccia i due che lo stavano ascoltando. 
In seguito disse quello che era successo dopo e Aizawa poté capire che Denki, Tenko e Ochako avevano detto il vero. 
Katsuki ricordò come si fosse lasciato sospingere da Denki che lo aveva poi chiuso in bagno, di Tenko che lo aveva aiutato a spogliarsi e lavarsi, del modo in cui avevano cercato di truccarlo per dargli un po' di colore sul volto pallido. 
Denki gli aveva tirato uno schiaffo per risvegliarlo dalla trance in cui era caduto. Con urgenza lo aveva scosso e detto come avrebbero dovuto agire da quel momento. Katsuki lo aveva ascoltato attentamente e aveva fatto come detto da Denki. 
Quando il panico si era diffuso nel bordello e lui aveva raggiunto la sua camera, il peso di quello che aveva fatto lo aveva sommerso. Si era sentito condannato da ogni punto di vista, una profonda disperazione lo aveva fatto crollare. Sulle sue mani vedeva il sangue rosso che Tenko aveva, però, lavato via con grande accuratezza, ma lui lo vedeva ancora lì, spiccare sulla sua pelle chiara. 
Si guardò le mani, ormai lo faceva spesso. 
Aizawa sospirò e chiuse il quaderno su cui aveva scritto ogni cosa che gli aveva detto. Si alzò e aprì la porta. "Riportatelo in cella. Il vicequestore è ancora all'ingresso? Ho il suo assassino." Tsukauchi insieme a un altro agente entrarono. 
Katsuki dimenticò le sue certezze, la piccola fiammella di speranza che quell'uomo lo avesse potuto aiutare gli aveva fatto dimenticare la sua diffidenza. Si spinse con la sedia e si alzò. "Che cosa? Mi stai arrestando?" urlò. 
Izuku si alzò a sua volta e guardò agitato il commissario. 
Aizawa ignoró il ragazzo e fece cenno ai due agenti di procedere. 
Katsuki fece altri passi indietro. "Non toccatemi! Sei uno stronzo! Ti ho creduto, mi sono fidato! Non mi toccate!" I due agenti lo ignorarono e lo afferrarono mentre lui continuava a urlare al commissario insulti. Gli ammanettarono i polsi e lo iniziarono a spingere verso la porta. "Brutto bastardo, sei uno stronzo, sei come tutti gli altri!" 
"K-kacchan!" Il richiamo di Izuku distolse Katsuki dall'insultare Aizawa. Si voltò verso di lui e gli lanciò un'occhiata furiosa. "Tu sei complice! È colpa tua! Maledetto il giorno in cui ti ho incontrato, ti odio!" 
Izuku strinse le labbra tremanti, segno che stesse per scoppiare a piangere. Katsuki non sopportava quella vista, la sua rabbia stava esplodendo. Si sentiva uno stupido, durante la confessione aveva davvero creduto che sarebbe andato tutto bene, che Izuku non avrebbe mai permesso che Aizawa lo arrestasse e che doveva provare a fidarsi, ma alla fine quei due erano degli sconosciuti, avrebbe dovuto essere più furbo, meno ingenuo. Lo sapeva come funzionava il mondo, a nessuno importava di quelli come lui. La cosa che lo feriva di più era stata la sua fiducia nei confronti di Izuku. 
Si divincolò dalla presa dei due agenti, scrollando le spalle con vigore. Quel gesto gli fece venire un capogiro. Traballò. 
Izuku sbarrò gli occhi e corse da lui. Avrebbe voluto dirgli di stare lontano, di non toccarlo, ma gli si bloccò la voce in gola. Si sentí mancare la terra sotto i piedi. 


*** 

"È svenuto?" 
"Toglietegli le manette, toglietele!" Izuku teneva Katsuki sollevato per evitare che cadesse a terra e con impazienza osservò Tsukauchi togliere le manette dai polsi di Katsuki. Una volta libere le braccia ciondolarono in avanti. 
Con attenzione Izuku si sedette per terra, mantenendo la testa di Katsuki sollevata e addossata a lui. 
"Kacchan?" chiamò preoccupato. 
Katsuki socchiuse gli occhi, li chiuse e aprì un paio di volte prima di mettere a fuoco il suo sguardo su Izuku. Lo squadrò confuso, poi girò la testa per guardarsi attorno. 
Izuku non si era accorto che Aizawa aveva momentaneamente lasciato la stanza, tornò poco dopo. "Il dottor Yamada sta arrivando. Ha detto di stenderlo in un posto più comodo del pavimento."
"Ah? S-sì certo." 
Izuku si sollevò con Katsuki in braccio, il quale sembrava ancora abbastanza stordito per potersi lamentare. Aizawa disse a Izuku di riportare Katsuki nella sua cella e stenderlo sulla branda. Izuku indurì lo sguardo. "Aizawa, ditemi che avete un piano." 
"Si, Izuku, sono cose che non posso dirti qui." 
Izuku strinse la presa su Katsuki, tutto ciò era troppo. 
Aveva ascoltato i racconti di tutti e arrivato a quello di Katsuki era stato sull'orlo di crollare definitivamente, ma non ne aveva nemmeno avuto il tempo, perché Aizawa aveva davvero deciso di arrestare Katsuki. Non capiva cosa avesse in mente e il dubbio sul fatto che il commissario li volesse davvero aiutare si era fatto spazio dentro la sua mente. 
Inoltre lo sguardo deluso di Katsuki era stato doloroso, quasi quanto le parole che gli aveva urlato in faccia. Quella rabbia espressa con così tanta foga dopo aver raccontato l'incubo che aveva vissuto con voce incolore era stata davvero destabilizzante. 
E ora questo. Perché era svenuto, che cos'era successo? 
Alla fine Izuku capitolò, in quel momento doveva pensare al bene di Kacchan, così, scortato dagli agenti, portò Katsuki nella sua cella e lo stese sul letto. Si sedette accanto a lui. 
Katsuki tentò di alzarsi ma ebbe un altro capogiro e Izuku lo aiutò a stendersi di nuovo. "Stai tranquillo Kacchan," mormorò con voce tremante. Non sapeva più cosa dirgli, lui stesso sentiva la menzogna nelle sue parole. 
Katsuki gli schiaffeggiò una mano e si distese su un fianco per dargli le spalle. Questo fece ancora più male, ma Izuku non poteva pretendere nulla da lui. Katsuki aveva tutto il diritto di essere arrabbiato e odiarlo. 
Il dottor Yamada arrivò poco dopo. Aizawa era andato ad accoglierlo all'entrata e lo scortò fino alla cella. 
"C'è davvero un bel movimento, qualcuno ha spifferato tutto ai giornalisti, ce ne sono tantissimi qui fuori che aspettano qualche novità" lo sentì dire Izuku. La sua voce era arrivata alta e chiara ben prima che la testa bionda apparisse sulla soglia. "Bene, cosa abbiamo qui?" 
Aizawa fece uscire i due agenti e chiuse la porta. "Hizashi ho chiamato te perché nessuno deve sapere chi si trova qui dentro, quindi non una parola." 
"Per chi mi hai preso Shou, niente uscirà da queste labbra", gli rispose con un sorriso malizioso. 
Aizawa lo ignoró. "Sì certo, ti lascio fare, Izuku andiamo." 
Izuku sobbalzò. "Cosa? No."
"Non puoi restare qui. Lascia che Katsuki venga visitato." 
Izuku guardó Katsuki incerto, non voleva lasciarlo solo. E se poi Katsuki avesse pensato che lo stesse abbandonando davvero? Se Aizawa lo voleva allontanare da lui e dopo non l'avrebbe più rivisto?
"Oh è lui Katsuki?" Yamada si inginocchiò accanto a Katsuki e sorrise a Izuku. "Credimi ragazzo, quel brontolone lì dietro ha a cuore il tuo amico. Sono certo che ha un piano. Fidati." 
Izuku batté le palpebre un paio di volte, guardò il commissario alla ricerca di conferme. Aizawa come al solito era imperturbabile. Alla fine capitolò. Si alzò e dopo aver stretto la spalla di Katsuki come simbolo di supporto uscì. 
Una volta fuori Aizawa lo portò nel suo ufficio. Durante il breve tragitto un agente lo informó che Shoto aveva lasciato detto che si era diretto alla Villa dei Todoroki con il fratello e la sorella. Il vicequestore era stato informato dell'arresto di Katsuki e del fermo sugli altri tre ragazzi e Madame Kayama aveva subito fatto richiesta per il rilascio di Tenko e dopo aveva fatto delle telefonate. 
"Bene, ho capito. Dite al vicequestore di iniziare a trovare una versione da raccontare alla stampa. Sappiamo tutti che Katsuki, Ochako e Denki non staranno qui."
Dentro l'ufficio Aizawa fece sedere Izuku. "La situazione è complicata Izuku. Non avrei mai voluto che Katsuki si sentisse tradito da me e ben che meno da te, ma non ci stanno alternative. Io non so se riuscirò nel mio intento, è pericoloso ma è l'unica opzione che abbiamo." 
"Ovvero?" Izuku aveva usato fin troppo astio nel rispondere, se ne pentí subito, ma il commissario non vi badò. 
"Dobbiamo lasciare che chiunque Madame Kayama abbia chiamato si porti via Katsuki, Ochako e Denki."
La mente di Izuku si spense, provò ad aprire la bocca per replicare ma non sapeva che dire. Rimase in silenzio a guardare Aizawa con occhi spalancati. 
Il commissario sospirò e si appoggiò alla scrivania con le braccia incrociate sul petto. "Lo so, è spaventoso, perché non sappiamo cosa potrebbe accadere ma è l'unico modo. Dobbiamo far credere a tutti che hanno vinto. Una volta che loro tre non saranno più qui, il vicequestore dovrà inventarsi un capro espiatorio. Qualcuno che si prenda la colpa di tutto e penso che non si farà scrupoli a farsi aiutare dalla stessa gente che si prenderà Katsuki."
"M-ma chi? C-cioè sarebbe condannare qualcuno di innocente?" 
"Non si possono salvare tutti Izuku, inoltre molto probabilmente chi faranno fuori sarà qualcuno che gli è scomodo o antipatico e che quindi avrebbe fatto la stessa fine."
"E se qualcun altro testimonia contro?" 
Aizawa rise. "E chi? Nessuno avrebbe il coraggio di dire niente, nessuno si esporrebbe e far sapere a tutti che posti frequenta. Ricordati che ciò che avviene al Midnight rimane nel Midnight. E tutta questa faccenda ha già fatto parecchi danni." 
"Quindi? Kacchan?" 
"Quindi Katsuki potrebbe passare qualche tempo nelle mani di quelle persone. Manderò degli uomini fidati a seguirli per sapere dove risiederanno. Una volta che la situazione si è calmata pagherò io stesso per la libertà di Katsuki."
Izuku si sentí percorrere da un'eccitazione improvvisa. Non poté fare a meno di sorridere. "Davvero?" 
"Sì, per Ochako e Denki ci divideremo Shoto e io. Anche loro è meglio che siano liberi appena possibile."
Izuku avrebbe voluto saltare in braccio al commissario e abbracciarlo, riempirlo di baci anche. 
"Bisogna dirlo a Kacchan! Perché non gli avete detto nulla?"
"Perché Izuku devi capire che non sono certo della riuscita del piano. Non stiamo giocando e quegli uomini potrebbero accorgersi degli agenti, ucciderli e sparire, oppure potrebbero fare chissà cosa a Katsuki nel mentre aspettiamo, o anche non accettare la mia proposta di pagamento."
La felicità di Izuku sparí. Si afflosciò sulla sedia. Che situazione orribile e lui era così inutile, non poteva fare assolutamente niente. Non aveva soldi, posizione, influenza. A cosa serviva? 
"Non voglio dargli false speranze, io stesso non ho ancora tutti gli elementi per delineare un piano. Per ora tu devi restare fuori dalla scena, domani verrò io a parlarti." 
Izuku annuì, mogio. 
A concludere il dialogo fu un bussare alla porta. Prima che Aizawa potesse rispondere la porta si aprì. "Eccomi qui Shou!" Il dottor Yamada entró come se quell'ufficio fosse il suo, si accomodò sulla sedia accanto a Izuku e si poggiò alla scrivania del commissario con i gomiti. 
"Il ragazzo è svenuto per stress e per aver saltato il pranzo. Tra un mormorio scontroso e l'altro mi ha detto che stamattina ha vomitato la colazione proprio qui. Cavolo Shou, hai torchiato quel ragazzo da stamattina!" 
"Che è successo stamattina?" si intromise Izuku. "Mi ero stato detto che dovevate solo parlargli." 
"Sì, dovevamo chiedergli di Dabi, ovvero Touya, ma non si è sentito bene."
Izuku si imbronciò, vedendo nel commissario un nemico. Aizawa se ne accorse. "Smettila di fare quella faccia, Katsuki ha subìto dei traumi, reazioni del genere non sono strane. Non gli ho fatto nulla." 
"Non riesco a fidarmi troppo delle vostre parole, mi dispiace." 
"Scusate se mi intrometto, ma Shouta ordina a chi di dovere di portare qualcosa da mangiare a Katsuki. Niente di pesante o caldo, possibilmente della frutta per riassumere un po' di zuccheri."
Aizawa si alzò. "Va bene. Izuku se vuoi puoi anche tornare a casa, qui non ci sarà molto da fare se non attendere." 
"Ma-" 
"Non posso farti vedere Katsuki, mi dispiace. Ti farò tenere aggiornato."
Izuku si alzò a sua volta. "Va bene" rispose scocciato. 

***

Nel frattempo Eijirou era tornato a Villa Todoroki con Shoto, Touya e Fuyumi. Non capiva bene perché si trovasse lì, testimone di una toccante riunione di famiglia che nascondeva una terribile storia. Alla centrale aveva detto a Shoto che sarebbe rimasto ad aspettare Izuku, ma il ragazzo gli aveva chiesto se potesse venire con lui e chi era Eijirou per negare qualcosa a Shoto. Con quei suoi occhi di colore diverso, che facevano impazzire il ragazzo, lo aveva pregato di fargli compagnia, dicendogli implicitamente che aveva bisogno di un supporto esterno al nucleo familiare. 
Eijirou aveva accettato, giudicando Izuku capace di cavarsela da solo e che non avrebbe sentito troppo la sua assenza se nella testa aveva solo Katsuki come unica preoccupazione. 
“Io non me ne vado se Tenko non viene con me.” Touya si era impuntato su quella questione e a nulla erano valse le parole gentili della sorella e del fratello per convincerlo.
“Touya, Tenko ora non può venire” Eijirou sentì ripetere Shoto. Nella sua voce si iniziava ad avvertire una leggera impazienza. “Deve ancora parlare con Aizawa.”
“E allora aspetteremo che abbia fatto.”
“Non credo che sia così semplice.”
Fuyumi gli si avvicinò e gli pose una mano sul braccio. “Touya, potrai vedere Tenko non appena sarà possibile, ma non vuoi tornare a casa? Natsuo e la mamma ti stanno aspettando con impazienza, c'è anche un nipotino che vuole conoscerti.”
Sul volto di Touya apparve un’espressione che Eijrou non riuscì bene a decifrare. Il ragazzo fece qualche passo indietro per allontanarsi dalla sorella. “Voglio Tenko.”
“Va bene, aspetteremo che Aizawa ci dia qualche novità” si arrese Shoto e crollò a sedere sulla sedia addossata al muro del corridoio. Eijirou lo raggiunse e gli si sedette accanto. “Tutto bene?” domandò. Shoto sospirò. “Non capisce!” esclamò a bassa voce per non farsi sentire da Touya che nel frattempo era troppo occupato a ignorare Fuyumi che voleva ancora convincerlo ad andare subito a casa. “Non so cosa succederà con Tenko, non so se dovrà restare qui oppure no e c'è comunque Madame Kayama… e lui non sembra volerlo capire."
Eijirou guardò Touya che continuava a scuotere la testa, le braccia incrociate al petto e un broncio infantile tipico di un bambino capriccioso. "Cerca di comprenderlo, ne ha passate tante." 
Shoto sospirò e si passò una mano tra i capelli in un gesto frustrato. "Lo so." 
Passò almeno un'ora prima che ci fu qualche novità. Madame Kayama apparve sorridente e soddisfatta e dietro di lei camminava Tenko a testa bassa. "Lo avevo detto ad Aizawa che ti avrei tirato fuori. Cosa credeva, che ti avrei lasciato in carcere? Ora, torniamo al Midnight, non ho più nulla a che vedere con gli altri, ci penserà Chisaki quando arriverà." 
A Shoto e Eijirou quel nome non disse nulla, ma Touya fu scosso da un tremito.
"Tenko?" chiamò con voce fioca. 
Tenko alzò la testa e il suo volto si illuminò, gli corse incontro, sotto lo sguardo scocciato di Nemuri. "Sei ancora qui? Pensavo fossi corso a casa. Tenko non perdere tempo, andiamo."
Tenko stava abbracciando Touya, si girò verso Nemuri e scosse la testa. 
"Non farmelo ripetere, andiamo!" 
"No" Nessuno sentí la voce di Tenko, ma quello che aveva detto era comprensibile. 
Madame Kayama inarcò un sopracciglio. "No?" 
Tenko scosse la testa. 
"Ti sei fatto incantare per bene da questa puttana!" La donna era pronta a lanciarsi sui due ragazzi. Shoto scattò in piedi per frapporsi ed Eijirou lo imitó mantenendosi dietro al ragazzo, che a differenza sua era armato. Fuyumi non si fece questi problemi, fronteggiò la donna, ponendosi proprio di fronte a lei. "Come osate parlare così di mio fratello?" 
"Oh ragazzina, io dico solo la verità. Il tuo caro fratello ha aperto le gambe per chiunque volesse-" 
"No Fuyumi!" 
Fuyumi aveva alzato il braccio pronta a colpire Madame Kayama, ma Touya aveva urlato giusto in tempo prima che lei potesse colpirla. 
"Non farlo" la pregò. "Non ne vale la pena."
"Ma Touya!" 
"No. Lascia stare e andiamo via. Tenko è qui e starà con noi." 
Tenko sorrise e lo baciò. "Ti amo." 
"Anche io." 
I Todoroki con Eijirou dietro lasciarono la centrale, con Madame Kayama che ribolliva di rabbia. Tenko non si girò nemmeno una volta per dirle addio. 
"Wow, Fuyumi siete stata incredibile!" esclamò Eijirou. La ragazza arrossì. "Oh non ho fatto granché." 
"Non è vero! Non è stata magnifica Shoto?" 
Shoto annuì. "Sì, quando lo dirò a tuo marito e a Natsuo non mi crederanno." 
Fuyumi si nascose il viso dietro le mani "Ti prego noo, che imbarazzo. Un momento." Si fermò di colpo e guardò Shoto. "Non entriamo tutti in auto." 
"Tranquilla, ho fatto mandare anche l'auto di Natsuo."
"Il mio fratellino, così responsabile." Fuyumi spettinò i capelli di Shoto con affetto ed Eijirou notò come le guance del ragazzo si tinsero di rosso. Arrossì a sua volta per quello che il volto arrossito di Shoto gli faceva provare. Ogni giorno che passava scopriva qualche cosa adorabile in più su Todoroki e il suo cuore non smetteva di fare dei salti. 
Shoto decise di mandare Touya e Tenko con Fuyumi, mentre lui e Eijirou sarebbero andati con l'altra auto. 
Seduti vicini sul retro dell'auto, guidata da un autista, Shoto si appoggiò al sedile con gli occhi chiusi. 
Erano ormai quasi le sei di sera, le ore erano passate velocemente, colme di eventi con il loro peso emotivo. 
"Sei sicuro che non sono di disturbo? Insomma la tua famiglia sta per riunirsi e ci saranno tante cose da affrontare-"
"Sì." Shoto aveva girato la testa e aperti gli occhi, fissandolo intensamente. Eijirou distolse lo sguardo imbarazzato. Shoto allungò una mano e sfiorò le sue dita, mandando veloci occhiate all'autista ignaro. 
Al sentire le dita di Shoto sfiorare le sue, Eijirou voltò di scatto la testa e guardò le loro mani vicine. Il suo cuore stava per esplodere, era più che certo. 
Shoto ritirò la mano e si sedette composto. Guardò fuori dal finestrino. Non disse nulla ed Eijirou si domandò cosa pensasse. 
Restarono in silenzio fino a quando non arrivarono alla villa, scesero e seguirono gli altri davanti al portone d'ingresso. 
Ad aprire fu Todoroki Rei, la madre di Shoto. Individuò subito Touya e con gli occhi colmi di lacrime si gettò al collo del figlio. "Touya, sei davvero tu! Il mio bambino!" 
Touya si irrigidí e non ricambiò l'abbraccio. L'affetto che Eijirou gli aveva visto condividere con Tenko era completamente assente mentre la madre piangeva sulla sua spalla. 
Si spostarono all'interno e il caos esplose tutto intorno a loro. Natsuo arrivò correndo e rimase pietrificato nel vedere davvero il fratello maggiore davanti a lui. Vivo.
Touya fu bombardato di domande a cui rispose in maniera piccata, scocciato per l’attenzione. Tenko gli afferrò una mano, ben conscio che nonostante si stesse mostrando indifferente e insensibile, lui sapeva che in realtà era molto turbato per tutto quello che stava accadendo. 
Il cambio era stato repentino, aveva vissuto chiuso in una stanza per tre anni con pochi contatti esterni e di punto in bianco si era ritrovato circondato da persone, era stato interrogato dalla polizia e infine aveva rivisto la sua intera famiglia. 
Era un po’ troppo per chiunque. 
D’improvviso Touya si alzò. “Voglio andare in camera.”
I fratelli e la madre lo guardarono interdetti.
“Ma tra poco si cena tesoro, non vuoi mangiare?” domandò Rei.
“Mangeremo in camera. Andiamo Tenko.” Touya afferrò Tenko per un braccio e lo fece alzare. 
“Aspettate” li richiamò Shoto. “Vuoi andare nella tua vecchia camera? Se vuoi ci sta quella per gli ospiti.”
Touya soppesò la proposta, infine annuì. “Sì, sì, meglio quella degli ospiti. Papà ha portato Katsuki nella mia.” Quel commento fece gelare l’atmosfera nella stanza, ma Touya non vi badò e se ne andò insieme a Tenko, con l’intento di trovare la stanza da solo.
Fuyumi fu la prima a riprendersi, si alzò, si aggiustò il vestito. “Vado a dire alle domestiche di preparare la stanza.”
In quel momento il telefono nella stanza squillò, andò a rispondere Natsuo e subito dopo guardò Eijirou e gli passò la cornetta. “È Izuku.”
“Oh.” Eijirou afferrò la cornetta. “Pronto, Izuku?”
“Ciao, ehm, ecco che fai?”
Eijirou si guardò attorno, la famiglia Todoroki se ne era andata, lasciandolo solo per dargli un po’ di privacy. “Shoto mi ha chiesto di venire. Vuoi che gli dico che devo andare via?”
“No, no, figurati.” Izuku aveva parlato con voce rotta, che aveva cercato di mascherare con un finto tono allegro, ma Eijirou lo conosceva bene. “Izuku, cosa è successo.”
Sentì Izuku tirare su col naso. “Non è semplice Eiji. Kacchan deve restare qui e non so se…non so se lo rivedrò più.”
Eijirou sbarrò gli occhi. “Ma Aizawa aveva detto che-”
“Aizawa ci può solo provare. Ma c’è gente più potente dietro questo traffico.”
“Izuku tra pochi minuti vengo da te, tempo di dirlo a Shoto e-”
“No, per favore, resta con lui. Se ti ha chiesto di stare lì è perchè lo necessita. Io sto bene.”
“No che non stai bene, Izuku lo so che stai piangendo.”
“Non sto piangendo. Sono ancora alla centrale, non posso piangere davanti a tutti.” Fece una pausa, prese un respiro profondo, che arrivò all’orecchio di Eijirou tremolante. “Voglio stare solo.”
“Ne sei certo? Non lo stai dicendo solo perchè vuoi farmi stare tranquillo vero? Perchè io tranquillo non ci sto.”
“Sì. Devo mettere ordine tra tutto il caos che ho in testa e assimilare quello che è successo.”
“Mh, va bene. Qualsiasi cosa chiama, se devo tornare a casa lo farò immediatamente.”
“Va bene, grazie. Ciao.”
“Ciao.” Eijirou rimise a posto la cornetta.
“Problemi?” Shoto era fermo sulla soglia e lo guardava incuriosito.
Eijirou annuì e gli disse cosa gli aveva comunicato Izuku. Shoto annuì. “Capisco. Shouta lo sapeva già dall’inizio che la situazione non è facile. Ha detto che dietro a questo giro di prostituzione ci possa essere All For One.”
“All For One!” Eijirou non voleva credere alle sue orecchie. “Ma è uno degli uomini più influenti del paese, tutti i suoi crimini vengono coperti dalle stesse istituzioni governative!”
“Già, non li vogliamo abbandonare, Shouta non riuscirebbe ad accettarlo, ma le chance di riuscita non sono alte.”
“Capisco. Izuku non penso lo sappia.”
“Forse è meglio così.”
Restarono in silenzio per un po’, poi Shoto gli fece cenno con la testa di uscire. “Tra poco si mangia, resti a cena no?”
“Se non è un problema, a quanto ho capito Izuku non mi vuole.”
Shoto sorrise come suo solito, un piccolo sorriso, timido. “Posso ritenermi fortunato allora.”
Eijirou arrossì e rise per l’imbarazzo. 
La cena venne consumata in un’atmosfera strana. I Todoroki erano abbastanza turbati per ciò che erano venuti a sapere in quegli ultimi giorni su Enji e Touya, ma allo stesso tempo si poteva anche percepire una certa felicità per il ritorno di un figlio e fratello creduto morto. L’unico che si sentiva poco coinvolto negli affari della famiglia era il marito di Fuyumi ed Eijirou era contento di non essere solo nel sentirsi come un estraneo nella situazione.
Dopo cena la famiglia si divise. Fuyumi e il marito andarono da loro figlio, Rei decise di ritirarsi a sua volta, Natsuo disse che doveva chiamare sua moglie per raccontarle le novità.
“Vieni.” Shoto fece strada a Eijirou per portarlo nella stanza attigua alla sala da pranzo. Eijirou non era stato dentro Villa Todoroki molto spesso e ogni volta si meravigliava di quanto fosse grande e suntuosa. 
“Ti va di bere?” Shoto aveva aperto una credenza da cui prese una bottiglia di liquore. Eijirou non lo conosceva, sicuramente era di una qualche marca costosa. Annuì. Shoto prese due bicchieri e li riempì, ne porse uno a Eijirou.
Si sedettero su un divanetto. Eijirou assaggiò l’alcolico, era forte, ma buono. La sua attenzione fu catturata da Shoto che accanto lui aveva già svuotato il bicchiere. Lo guardò perplesso.
Shoto afferrò la bottiglia che aveva poggiato a terra e si riempì di nuovo il bicchiere. “Che schifo” disse, “la vita fa schifo. La mia vita fa schifo. Certo non quanto quella di Touya.” Si portò di nuovo il bicchiere alle labbra, stavolta non bevendo tutto il contenuto. “Secondo te sono una cattiva persona se soffro?”
“Eh?”
“Sono triste e arrabbiato. Vorrei buttarmi a terra e piangere, perché sento un peso sul petto e fa male.” Fece una pausa per bere un altro sorso. “Dopo aver sentito la storia di Touya sono scoppiato a piangere. Mio fratello non stava versando nemmeno una lacrima, mentre io ero lì a frignare. Volevo essere confortato, voglio ancora essere confortato, ma quello che ha bisogno del conforto di tutti è Touya, non io.” Svuotò il bicchiere. “Sono orribile.”
“Shoto ma cosa stai dicendo!” 
Eijirou vide Shoto chinarsi per riprendere la bottiglia, lo fermò. “Non bere così tanto.”
A quel punto Shoto scoppiò a piangere. “Non voglio pensare. Continuo a ripetermi le parole di Touya, a immaginarmi quello che ha raccontato. Vedo questa casa e mi chiedo dove lo ha molestato, dove ha portato Katsuki. Avrei voluto tornare a casa mia, ma non posso, mi giudicherebbero tutti, devo restare qui con la mia famiglia. Persino Natsuo, che aveva tagliato i ponti con nostro padre è tornato per stare vicino a noi e io invece voglio solo scappare.” Gli sfilò la bottiglia di mano e si versò mezzo bicchiere che buttò giù d’un fiato. “Ti ho pure trascinato qui, quando dovresti stare con Izuku. Ha ritrovato il suo amico d’infanzia dopo dieci anni e guarda in che situazione sta. Lui ha più diritto di me di stare male-”
“La vuoi smettere?” Eijirou aveva urlato con rabbia e questo portò Shoto a zittirsi e a smettere di piangere. “Anche tu hai il diritto di sentirti a pezzi e di piangere per quello che stai vivendo. Cosa credi che il resto della tua famiglia stia dormendo tranquillamente a letto senza problemi? E basta bere.” Eijirou si alzò, afferrò bottiglia e bicchiere e li portò insieme al suo su un tavolinetto lontano da dov’erano seduti loro due. Tornò al divano. “Touya ha già il conforto che vuole. Si è chiuso in camera con Tenko, perchè vuole Tenko, tu non stai facendo un torto a nessuno.”
“Mi sento in colpa.”
“Per cosa? Dio santo Shoto avevi sette anni quando Touya è scappato, cosa pensavi di poter fare se anche lo avessi saputo.”
Shoto si morse il labbro e altre lacrime gli affiorarono agli occhi. 
“Ti rendi conto che sono tre giorni in cui non ti sei mai fermato? Tuo padre è morto, hai scoperto la verità orribile su di lui, su tuo fratello, hai presenziato al suo interrogatorio e lo hai portato a casa. Lo hai liberato e ora è al sicuro. Ora, piuttosto che bere quella roba, che dubito tu sia abituato a ingerire, sfogati in un altro modo, piangi, urla, se vuoi puoi anche picchiarmi, so incassare bene i colpi io, opp-” Lo sproloquio di Eijirou fu interrotto dalle labbra di Shoto che si poggiarono sulle sue. Il bacio non fu per nulla romantico, era uno scontro alquanto grezzo, disperato ed Eijirou non poté che essere solo un ricevente non riuscendo a rendersi conto di quanto stava succedendo. 
Shoto ruppe il contatto e lo guardò. Eijirou si sentiva tremendamente confuso,non sapeva cosa fare. Senza mai distogliere lo sguardo Shoto posò le mani sulle spalle dell'altro e lo spinse a stendersi sul divano, stendendosi a sua volta sopra di lui. 
"Resta così" mormorò, con la testa sul suo petto da cui poteva sentire i battiti veloci del cuore di Eijirou. Chiuse gli occhi e si addormentò. 
Eijirou era senza parole. Osservò la testa del ragazzo che si era davvero addormentato tranquillamente sul suo petto. 
"Mio dio", mormorò, chiudendo gli occhi a sua volta. Che cosa doveva fare? Svegliarlo? E se qualcuno entrava? 
"Sho? Shoto?" lo scosse leggermente, ma  l'altro non si mosse. "Shoto!" 
Shoto alzò la testa di scatto. "Mh?" 
"Vuoi andare a letto?" 
Shoto soppesò la domanda. "Mmh, sì andiamo a letto." 
Eijirou sbatté le palpebre un paio di volte. "Andiamo?"
"Sì, andiamo." 
Shoto si alzò e gli tese la mano, dopo un po' di titubanza Eijirou l'afferrò e lo seguí nel tragitto fino alla sua camera al primo piano.  



Note: E finalmente ho potuto pubblicare!!! Ho trovato un momentino per prendere possesso del pc lol
Allora questo cap è il più lungo tra tutti ed è stato un parto, ci ho messo secoli per trovare le giuste parole e la direzione che volevo prendere, inoltre avere a che fare con così tanti personaggio collegati ma allo stesso tempo che hanno una propria storyline non è facile, ma ci sto provando T-T Penso che più stressato di me ci sta solo Aizawa hahahah
Comunque il prossimo cap sarà più corto, molto di passaggio e inoltre dato che stiamo arrivando alla fine di questa prima parte credo che dividerò proprio la storia e farò un seguito a parte. Non so se saranno uno o due seguiti, forse più uno, non lo so ancora, ma molto probabile, sicuramente però a breve chiuderò questa parte, perchè teoricamente il giallo è finito, si cambia genere hahaha 
Come al solito grazie a chi recensisce, mi fa un sacco piacere leggervi
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, alla prossima!
   
 
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