«Quant’è che non beviamo assieme, io e te?» Shanks offrì a Luffy la
propria bottiglia, attendendo il ragazzo si versasse il contenuto in un
bicchiere. Questo rifiutò, ammettendo di aver già mandato giù abbastanza
alcool.
«Non ti credo, dai, grande e forte come sei adesso ti tiri indietro per un po’
di questo?» Ciondolò il vetro pesante con la mano, come a richiamare l’amico in
modo invitante.
«No, proprio no, Shanks, giuro che non ce la faccio più…» Luffy era nauseato,
palesemente nervoso. Dopo quel bacio di dispiacere, impastato e triste, non si
erano più rivisti e adesso Shanks si comportava come niente fosse stato.
Che non stesse ricordando nulla di ciò che era accaduto qualche tempo prima? Un
po’ ci sperò, un po’ invece desiderava che lui tirasse fuori l’argomento per
poterne quanto meno discutere da uomini maturi, uomini di mare. Invece, mentre
il pirata finiva di scolarsi la bottiglia di rum, lui si fermò a guardare
oltre: oltre i capelli rossi di Shanks, oltre il ricordo di quel gesto pazzesco
e terrorizzante, oltre a tutto quanto. Si soffermò sull’aria fresca, su quel
cielo terso e immenso che da sempre vegliava su di lui con la sua grandiosità;
le nuvole correvano veloci, segno del tempo che stava cambiando. Come rapito si
concentrò ancor più, cercando di cogliere ogni sfumatura, ogni colore, ogni
tonalità di quel celeste senza fine.
«Pensi mai alle cose che fai?» Una domanda legittima la sua.
Shanks fece cadere ciò che stringeva in mano, stupito da tale richiesta. Certo,
certo che lo faceva, e fin troppo spesso. «Ovvio, perché, tu no?»
«Non era ciò che intendevo, guardami e te lo richiedo. Ci ripensi mai?»
L’uomo continuava a non capire, adocchiando il volto del giovane con aria
interrogativa. Sbottò dopo aver fugato ogni dubbio con uno o due tentativi di
concentrazione, abbastanza labile grazie allo stato alterato. «Ah, intendi
quello? Certo che ci penso!»
Ma il discorso cadde lì, pesante, sulla nave. Il tonfo non c’era stato, ma
Luffy l’aveva avvertito chiaramente: il peso di parole dette alla leggera senza
dare un minimo di significato in più.
«E allora?»
«Allora cosa? Vuoi essere più chiaro? Ti va una birra?»
Luffy si spazientì, forse la prima volta dopo troppo tempo: «non cercare di
cambiare argomento! Allora, mi dici? Allora cosa? Vuoi che sia chiaro?» Si
sporse su di lui tanto da arrivargli a pochissimo dal volto, «cosa è stato
quello che c’è stato?»
«Eh? Spiegati.»
Lo sguardo di Shanks cambiò, pareva aver colto la sottigliezza di una domanda
fin troppo generica per essere interpretata correttamente al primo colpo. «Oh,
vuoi sapere perché è successo?»
«Beh, sì, credo.» La spavalderia con cui Luffy gli si era rivolto era
improvvisamente sparita. «Sì.»
Shanks lo sovrastò in altezza, lo raccolse a sé sbilanciandosi e cadendo a
terra con lui. «Dovresti averlo capito da solo, direi.» E scoppiò a ridere con
ancora il peso del ragazzo sul suo bacino. «Dai, andiamo, gli altri ti staranno
aspettando.» Fu difficile rialzarsi scansandolo, avrebbe volentieri perso
ancora qualche attimo così ma calcolò non fosse il caso in condizioni simili.
Luffy a volte sapeva essere terribilmente ingenuo, anche dove sarebbe stato
facile capire per chiunque: chiunque, tranne lui. Allora gli avrebbe lasciato
il tempo per arrivarci.