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Autore: Lartisteconfuse    09/10/2023    1 recensioni
Quando aveva sette anni Izuku ha perso il suo amico d'infanzia, Katsuki gli è sparito davanti agli occhi, senza che lui potesse fare niente. Non fu mai ritrovato.
Dopo dieci anni, Izuku ancora non ha abbandonato l'idea di ritrovare il suo amico perduto, la sperenza che prima o poi possa riabbracciare il suo Kacchan è rimasta viva dentro di lui. Un giorno, un suo amico che lavora in polizia, lo chiamerà per partecipare a un caso di omicidio molto particolare e le speranze di Izuku inizieranno a diventare più concrete.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: AU | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Midnight'
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Note pt1: Eccomi qui presto presto con il penultimo capitolo! Ricordate che non stiamo arrivando alla fine della storia ma solo di questa prima parte
Quando ho iniziato a scrivere questa fic non pensavo che mi sarei dilungata così tanto ma voglio avere l'opportunità di approfondire quello che ho costruito e le relazioni tra i personaggi, spero vivamente di riuscirci almeno in maniera decente lol

Non ho molto da dire, vi lascio al capitolo, buona lettura :)



Il mattino dopo, appena arrivato alla centrale Shouta fu chiamato nell’ufficio del vicequestore. In realtà avrebbe voluto controllare come stesse Katsuki anche se dubitava che ci fosse stato un cambiamento rispetto alla sera prima. Quando era arrivato il momento per lui di tornare a casa aveva cercato di parlare con Katsuki, provare a spiegargli che non lo aveva tradito ma che aveva le mani legate e avrebbe cercato in ogni modo per portarlo via da quella condizione. Katsuki, però, non lo aveva lasciato spiegare e lo aveva assalito urlandogli contro. Erano dovuti intervenire i due agenti che aspettavano fuori la cella per evitare che il ragazzo colpisse il commissario. 
Aprì la porta dell’ufficio. Il vicequestore era seduto alla sua scrivania e davanti a lui stava un uomo vestito di nero. Shouta notò la presenza anche di altri due uomini nero vestiti che seri erano in piedi vicino allo sconosciuto. 
Il vicequestore sorrise. “Entrate entrate Aizawa, venite.” Si alzò e gli indicò di sedersi accanto all’uomo. “Lui è Chisaki Kai, è qui per prendere il nostro caro Katsuki.”
Shouta strinse la mano dell’uomo e prese posto. Cercò di mantenere un’espressione neutra per non mostrare l’astio che provava nei confronti dei presenti. 
“Allora Aizawa, il signor Chisaki mi stava giusto dicendo che Ochako e Denki rimarranno al Midnight.” All’espressione sorpresa di Shouta il vicequestore sorrise. “Sì, insomma, si è pensato che forse loro una seconda occasione possono pure averla, non è vero Signor Chisaki?”
Chisaki fece una smorfia che doveva essere un sorriso, ma ad Aizawa apparve solo come inquietante. “Sì, alla loro punizione può pensarci Madame Kayama, ma Katsuki, oh bè, lui è un’altra storia.” Si voltò a guardare Aizawa dritto in volto. “Quindi siete stato voi a scoprire la verità.” Sbuffò una risata e scosse la testa, come se trovasse la situazione divertente. “Certo, che sono davvero dei piccoli genietti questi ragazzi, avevano addirittura nascosto uno di loro nel bordello e quella stupida donna non se n’è nemmeno accorta.”
“Come del resto voi non vi siete mai accorti che il ragazzo era un Todoroki.”
Chisaki fulminò Aizawa. “Il ragazzo non ha mai detto una parola se non sbaglio.”
“Ma Madame Kayama lo sapeva.”
L’intento di spostare l’attenzione sul Midnight di Aizawa venne interrotto dal bussare alla porta e all’apertura di essa subito dopo aver ricevuto il permesso del vicequestore. 
Un agente spinse Katsuki all’interno della stanza. 
Teneva la testa bassa, lo sguardo fisso al pavimento. Le mani erano tenute davanti, ferme dalle manette ai polsi. Aizawa aveva la netta sensazione che il ragazzo non avesse chiuso occhio e che faticasse anche solo a tenersi in piedi.
“Ed ecco qui il protagonista della vicenda!” esclamò il vicequestore.
A quel punto Katsuki alzò la testa e spalancò gli occhi in un’espressione colma di stupore nel vedere Chisaki insieme ai suoi uomini. Shouta lo vide muovere di poco un piede indietro, ma si fermò e raddrizzò la schiena.
“Kai, noto che hai fatto carriera.”
"Anche tu, da puttana ad assassino, direi che questo è un bel salto, stupido ma pur sempre qualcosa."
Katsuki indurí la mandibola e il suo corpo fu scosso da tremiti. Nei suoi occhi Shouta vide una luce combattiva che da quando era stato portato in centrale era sparita. Gli sembrava più vivo che mai. In quel momento sicuramente avrebbe voluto dire altro in risposta a Chisaki, ma si stava trattenendo. Katsuki era una ragazzo intelligente e nonostante l'impulsività che spesso gli faceva perdere la ragione sembrava essere capace anche di un discreto controllo quando era in svantaggio. 
Il vicequestore si alzò. "Bene, direi che potete andare, da noi avete finito." 
Chisaki lo imitó e gli strinse la mano. "Grazie e scusateci per il disturbo, al resto penseremo noi, vi faremo sapere come dovrete agire da questo momento in poi."
Il vicequestore sorrise viscido per mostrare la sua più completa disposizione a qualsiasi cosa quegli uomini avrebbero chiesto. "Sempre a vostra disposizione." 
Chisaki afferrò Katsuki per un braccio e si iniziò a dirigere verso la porta, ma Shouta scattò in piedi. "Aspettate!" 
Tutti gli occhi dei presenti si posarono su di lui, incuriositi. Quelli del suo capo erano più guardinghi, come se temesse una qualche pazzia dal suo commissario. 
"P-potrei restare un attimo da solo con Katsuki?" 
Il ragazzo spalancò gli occhi e socchiuse le labbra e lo sguardo che gli rivolse subito dopo fece sprofondare Shouta di vergogna. Katsuki lo stava guardando ferito come il giorno prima, ma questa volta non vi era nessuna rabbia che mascherava quello che stava provando. 
Il pensiero che aveva avuto Katsuki nel sentirlo parlare dovette essere lo stesso che anche gli altri pensarono. Chisaki scoppiò a ridere e il vicequestore sembrò alternare emozioni di sollievo e sgomento, come se non sapesse quale fosse più consona mostrare. 
Chisaki lasciò andare Katsuki e lo spinse verso Shouta come se fosse un oggetto. "Va bene commissario, direi che ve lo siete meritato. Ci avete fatto scoprire che abbiamo un piccolo demone tra i nostri ragazzi, quindi penso sia giusto che possiate usufruirne gratuitamente."
Odiandosi per aver dato quell'impressione, Shouta sorrise, fingendo che gli altri uomini avessero capito in maniera corretta
"Grazie." 
"Fa il bravo Katsuki, questa volta non avresti scampo." Con quell'ultima frase Chisaki chiuse la porta e Shouta e Katsuki rimasero soli. 
Katsuki aveva irrigidito il corpo e con espressione sospettosa teneva d'occhio Shouta, pronto a qualsiasi tipo di movimento l'uomo avrebbe potuto fare. 
"Siediti Katsuki." 
"No."
Shouta sospirò e si sedette sulla sedia che aveva da poco lasciato. "Va bene resta in piedi, ma ascoltami."
"Io non devo ascoltare proprio niente! Hai altre stronzate da raccontarmi? Bè non ci sto, lasciami andare via, hai già fatto abbastanza." 
"C'era Madame Kayama Katsuki cosa dovevo fare? Come potevo anche solo pensare di non accusarti? Era palese che eri stato tu, su chi dovevo puntare il dito? Su Denki? Ochako? Oppure Touya?
"Non ho smesso di lottare per te. Sono dieci anni che mi tormento sul tuo caso, ho provato a ritrovare la tua traccia più volte ma sei praticamente sparito." 
Katsuki alzò gli al cielo e si spostò un po'. Le manette tintinnarono. "Che vuoi che ti dica? Grazie? Devo commuovermi perché ti sei tormentato per dieci anni? Sai quanto me ne fotte."
"Non sto dicendo questo." Shouta si alzò e lo afferrò per le spalle per portarlo a guardarlo negli occhi. "Sto dicendo che quando avrai varcato quella porta io non ti mollo, solo che…mi serve tempo. Credi che l'omicidio di Todoroki Enji rimarrà irrisolto? Tu e i tuoi amici non verrete condannati ma qualcuno dovrà chiudere il caso. La gente continuerà a parlare del fatto per un po' e fin quando le acque non si calmano non posso pensare di liberarti. Potrebbero riaprirlo e accusare te e a quel punto rimarresti in carcere."
Katsuki lo guardò stralunato."Liberarmi?" 
"Sì Katsuki, ho abbastanza soldi per poterti liberare tranquillamente, ma non posso farlo ora. Finiresti in carcere. Meriti di tornare dalla tua famiglia, dai tuoi genitori, da Izuku." Al sentire il nome di Izuku Katsuki abbassò lo sguardo. "Gli ho gridato contro che lo odio" mormorò. 
"Sa perché lo hai fatto, pensi che ce l'abbia con te? È disperato e non vuole lasciarti andare."
Katsuki rimase in silenzio, soppesando tutto quello che Shouta gli aveva detto. Alzò la testa per guardare il commissario dritto negli occhi. "Io non so se varrà la stessa regola dopo. Non credo che pagando Madame Kayama sarò libero, cioè il debito con lei sicuramente rimane, ma non so-" 
"Ci penso io a questo, tu devi promettermi solo una cosa." Shouta si abbassò per poterlo guardare alla stessa altezza e gli poggiò una mano sul petto. "Devi resistere. Lo so che ti sto chiedendo tanto, ma devi continuare a combattere, ovunque andrai resisti, perché non sei solo." 
Katsuki scosse la testa, il labbro inferiore gli tremò. "I-io, non so…è difficile."
"Decidi tu quanto darmi."
"Cosa?"
"Hai ragione, non posso pretendere così tanto da te, decidi quanto tempo darmi." 
Shouta poté vedere nell'espressione di Katsuki che il ragazzo ci stava davvero pensando e che quella per lui era una decisione importante, come se in realtà ci avesse pensato più volte anche come promessa per se stesso. 
"Un anno" gli rispose con sicurezza. "Se dopo un anno non è cambiato nulla, il nostro accordo non vale più." 
"Va bene." 
In quel momento sentirono le voci di Chisaki e del vicequestore e prendendo Shouta alla sprovvista Katsuki circondò il collo del commissario con le braccia ferme dalle manette e lo baciò. 
Fu in quel modo che gli uomini li trovarono e mentre ridacchiavano, Katsuki si sporse per sussurrare nell'orecchio di Shouta: "Grazie."

***
 
Izuku non aveva chiuso occhio, aveva trascorso la notte disteso sul suo letto a fissare il vuoto. 
Le ore erano passate silenziose, accompagnate solo dal ticchettio dell'orologio appeso in cucina, il buio era sceso completamente nella casa e la luce del sole aveva poi riempito di nuovo le stanze con l'arrivo del nuovo giorno. 
Eijirou tornò abbastanza presto. Era rimasto dai Todoroki e, più precisamente, aveva dormito nello stesso letto di Shoto, che abbastanza brillo per l'alcool bevuto lo aveva pregato di non lasciarlo solo. Gli era sembrato un bambino sperduto e, nonostante si fosse sentito completamente inutile e di nessun conforto per la situazione che Shoto stava vivendo, non aveva potuto negarsi. Si era sentito un po' in colpa per essersi comunque sentito emozionato per aver avuto quell'occasione e non era stato affatto facile tenere a bada i sentimenti che la sua cotta per Shoto gli faceva sentire.
Quella mattina Shoto si era scusato ripetutamente, imbarazzato per il suo comportamento della sera prima. 
"Non hai nulla di cui scusarti" lo aveva rassicurato Eijirou, anche lui imbarazzato per la situazione, ma per motivi differenti. 
"No davvero, mi dispiace, per…per tutto." Shoto era diventato ancora più rosso ed Eijirou aveva capito perfettamente a cosa si stesse riferendo. Al ricordo di quel bacio scomposto e inaspettato le guance di Eijirou si erano tinte di rosso. Rapidamente aveva valutato come rispondere ed era giunto alla conclusione che era la sua occasione per buttarsi. "Nessun problema e…e alla fine…come dire… Non è che mi sia dispiaciuto. Ecco…" 
Shoto, che da quando si erano svegliati aveva evitato di guardarlo in volto, si era voltato per guardarlo con occhi spalancati per la sorpresa. Non proferí parola per un po', era rimasto a fissarlo sgomento con il volto sempre più rosso. 
"S-stiamo pensando alla stessa cosa?" aveva detto alla fine, con voce sottile. Tossí per schiarirsi la voce. 
Eijirou aveva annuito. "Credo di sì, perché sennò sarebbe davvero imbarazzante… Insomma più di quanto già non lo sia" aveva borbottato a fine frase. 
Shoto non rispose e tra i due era calato un silenzio incomodo. Non reggendo più Eijirou aveva sospirato. "Intendo il bacio, sì." 
"Mmh, ok." Shoto aveva annuito. "Nemmeno a me." 
Eijirou aveva sorriso e lo aveva abbracciato di slancio, stretto e Shoto non era riuscito nemmeno a poter ricambiare perché troppo sorpreso. Non venne aggiunto altro, si incontrarono con Aizawa fuori la villa ed Eijirou venne riaccompagnato a casa. 
Quando aprì la porta e notò che la casa era completamente illuminata dal sole ormai spuntato oltre l'orizzonte, Eijirou capì che Izuku non aveva chiuso le imposte dal giorno prima, ciò significava che la situazione era grave. 
Il senso di colpa tornò a fare capolino sotto forma di fitte allo stomaco. 
Si chiuse la porta alle spalle con un sonoro tonfo e camminò quasi correndo verso la camera di Izuku. Si prese la libertà di non bussare e spalancò la porta. 
Izuku era disteso sul letto e non si mosse sentendolo entrare. 
"Izuku."
Eijirou si sedette accanto a lui e lo guardò. Era pallido e aveva profonde occhiaie sotto gli occhi, che erano arrossati per un pianto ormai asciutto. 
"Izuku" chiamò di nuovo. Stava parlando a voce bassa, intimidito dal pesante silenzio che sembrava permeare tutta la casa.
"Mi dispiace." 
Izuku spostò lo sguardo su di lui e arricciò il naso in segno di confusione. "Per cosa?" domandò con voce roca. Si mise seduto sbuffando. 
"Hai dormito?" fu ciò che gli domandò Eijirou. 
"Come avrei potuto?" Izuku si passò una mano tra i capelli arruffati. "Il solo pensiero di averlo perso di nuovo, dio santo Eiji, l'ho perso." La voce gli si spezzò e le lacrime affiorarono agli occhi. "L'ho perso."
"Non dire così Izuku, vedrai, ci sarà una soluzione-" 
Izuku lo scostò e si alzò dal letto. "Non c'è soluzione, è finito in mani pericolose e io non posso fare niente. Sono completamente inutile!" 
Eijirou sobbalzò per l'improvviso scatto di rabbia, Izuku aveva urlato quelle ultime frasi e poi era scoppiato definitivamente a piangere. "Shoto e Aizawa sono andati in centrale, forse se andiamo ci sapranno dire qualcosa."
Izuku scosse la testa. "Aizawa mi ha detto di non farmi vedere, che verrà appena possibile per parlare, ma è meglio che non torni in centrale." Si appoggiò al muro e scostò la tenda per sbirciare fuori. Il sole splendeva alto nel cielo azzurro e libero dalle nuvole. Il mare brillava sotto i suoi raggi. Era tutto identico alla mattina precedente, che ormai a Izuku sembrava solo un sogno, una sospensione dalla realtà in cui viveva. La possibilità che avesse perso Kacchan di nuovo e questa volta per sempre gli sembravano molto reali e si disse che ormai avrebbe dovuto convivere con quei miseri ricordi che il destino gli aveva regalato. Faceva male e gli mancava il respiro ogni volta che ci pensava. Era stato così felice nel rivedere Kacchan, aveva fantasticato sul suo ritorno a casa, aveva avuto molto più di quanto si aspettasse. Si sfiorò le labbra con le dita, ripensando ai baci che si erano scambiati sul suo letto.
Si accasciò a terra, improvvisamente le gambe non lo avevano più retto. “Non ce la faccio” mormorò con la testa tra le mani. “Non posso andare avanti senza di lui.”
Eijirou si inginocchiò al suo fianco e lo abbracciò. Avrebbe voluto dire che sarebbe andato tutto bene per rassicurare il suo amico ma sapeva che era tutto inutile e non solo perché Izuku era troppo fuori di sé per potergli dare ascolto, ma anche perché, dentro di lui, non si sentiva così positivo sui risvolti che avrebbe preso tutta quella storia. 
 
***
 
L’attesa per avere qualche notizia riguardo Kacchan e gli altri fu snervante. Izuku aveva ripreso la sua posizione sul letto e si era mosso solo quando ormai non riusciva più a resistere per andare in bagno. Eijirou lo era andato a disturbare solo per provare a farlo mangiare un po’ a pranzo, dato che sapeva che Izuku aveva saltato la colazione. Ottenne solo che l’amico mangiucchiasse un po’ di pane, prima di ricadere sul letto a fissare il vuoto.
Nel pomeriggio Eijirou andò al bar da Tenya per spiegargli tutto e per dirgli che molto probabilmente Tenko non si sarebbe fatto vedere per un po’. Come si era aspettato gli Iida furono gentili e genuinamente preoccupati per le vittime della storia.
“Non ti preoccupare Eijirou, se vorrà Tenko può tornare quando si sentirà pronto, che sia per ritirarsi o per continuare a lavorare” gli disse la signora Iida. 
Rimase per qualche ora a chiacchierare con l’amico, non avendo il coraggio di tornare a casa e vedere Izuku in quello stato. Sapeva che gli doveva stare vicino ma si sentiva completamente inutile e di nessun conforto. Izuku non aveva bisogno di belle parole o di abbracci amici, necessitava di avere accanto a lui la persona che più amava. 
In serata la porta del bar, ormai mezzo vuoto, tintinnò e quando si girò Eijirou vide Shoto affacciarsi. “Ti ho visto da fuori” disse. Eijirou capì che non portava belle notizie. Shoto mostrava un’espressione tesa e nervosa e rifuggiva il suo sguardo, ma non per la timidezza che aveva potuto vedere quella mattina. Questa volta c’era un vero e proprio disagio per essere portatore di brutte notizie. 
Eijirou si alzò, pagò distrattamente Tenya e lo salutò per seguire Shoto fuori dal bar. Ad aspettarli c’era il commissario Aizawa affiancato dal dottor Yamada, il quale gli fece solo un cenno di saluto. Eijirou si sentì attraversare da dei brividi. Non conosceva bene il dottor Yamada, ma ogni volta che lo aveva incontrato lo aveva visto solare e pronto a regalare un sorriso a chiunque, lo aveva sempre visto simile a lui per indole, quindi, vederlo così serio, quasi simile ad Aizawa, dette la conferma a Eijirou che la situazione non era facile. 
“Come sta Izuku?” domandò il commissario.
Eijirou scosse la testa. “Non bene.”
Crollò un silenzio pesante, nessuno sembrò osare muoversi. Eijirou, completamente a disagio, si schiarì la gola. “Volete salire? Per parlare…”
Aizawa sospirò. “Sì, certo.”
Salirono tutti e quattro fino all'appartamento. La luce del sole si stava ormai andando a spegnere e la luce nella casa era soffusa. La camera di Izuku si poteva vedere dall’entrata, la porta aperta poté mostrare ai nuovi arrivati come il ragazzo non fosse per nulla toccato dal fatto che erano entrate delle persone. Izuku, infatti, rimase immobile, coricato su un fianco. Una figura scura.
“Izuku, ci sono il commissario, Shoto e il dottor Yamada.” Quelle parole sembrarono risvegliare il ragazzo che scattò a sedere e guardò i quattro fermi all’ingresso. Si precipitò da loro con occhi sbarrati, folli, che mostravano l’urgenza di sapere.
“Ci sono novità? Cosa è successo?” 
Eijirou si fece da parte e si appoggiò al bancone della cucina, Shoto lo raggiunse e, senza farsi vedere dagli altri, fece unire le loro mani. Gli rivolse un piccolo sorriso di supporto ed Eijirou ricambiò riconoscente con una stretta alla mano.
Aizawa aveva fatto sedere Izuku sul divano e il dottor Yamada aveva preso posto accanto a lui, mentre il commissario aveva preferito restare in piedi. 
Izuku attese trepidante, il cuore batteva forte nel petto, tanto da risuonargli anche nelle orecchie. 
Aizawa iniziò a parlare. 
Il commissario raccontò del suo ultimo incontro con Katsuki e che quella mattina aveva lasciato la centrale. Spiegò a tutti i presenti il suo piano, di come avesse organizzato un gruppo di uomini fidati disposti a seguire Chisaki Kai, l’uomo che era venuto a prendere Katsuki, per scoprire dove lo portassero.
Izuku faticò ad accettare le tempistiche vaghe e troppo lunghe, ma soprattutto la scadenza che Katsuki aveva dato al commissario. Un anno e poi Katsuki non avrebbe più aspettato nessuno. 
“Izuku non puoi pretendere che tutto si risolva nel giro di qualche giorno. La stampa avrà da scrivere sul caso per un bel po’. Io ormai sono solo l’uomo di facciata che si occuperà di prendersi il merito per aver risolto tutto, ma non me ne occupo più, me lo hanno detto chiaramente.”
“Chi verrà incolpato?” domandò Eijirou.
“Non lo sappiamo” rispose Shoto. “Non è la polizia che se ne occuperà.”
“Metteranno un innocente in carcere.”
Yamada rise beffardo. “Pensi che qualcuno finirà dietro le sbarre? Quelli hanno tanta gente scomoda, faranno fuori qualcuno e gli daranno la colpa. Morti tutti, caso chiuso.”
“Che cosa devo fare?” domandò Izuku. 
Aizawa sospirò. “Niente, tranne tornare a casa.”
Izuku stava per protestare, ma richiuse la bocca. Eijirou dedusse che avesse capito da solo che non aveva nessun motivo per replicare.
“Non dirò nulla a mia madre e ai Bakugou” mormorò Izuku alla fine. “Non avrebbe senso e poi se-” si bloccò, il labbro tremò e gli occhi si riempirono di lacrime di nuovo. “Se Kacchan non dovesse tornare più sarebbe come rivivere tutto di nuovo. Non voglio dare loro questo dolore.”
Il commissario annuì. “La scelta qui è solo tua.”
Si salutarono e Aizawa e Yamada andarono via. Shoto aveva deciso di restare ed Eijirou gliene fu grato, non sapeva quanto avrebbe potuto reggere ancora da solo un crollo di Izuku. Si sentiva prossimo a raggiungerlo nel pianto disperato in cui era caduto.
Shoto prese il posto di Yamada per poter offrire a Izuku un sostegno su cui piangere ed Eijirou, non sapendo cosa fare decise di mettersi a preparare la cena. Doveva sentirsi occupato, distrarsi.
Quando ormai Izuku ebbe finito di versare tutte le sue lacrime si separò da Shoto per appoggiarsi al divano, esausto. La stanza aveva iniziato a riempirsi dell’odore di cibo che, nonostante lo stomaco chiuso, lo aveva iniziato a stuzzicare. Eijirou sapeva cucinare così bene e a fine di quella terribile giornata pensò che forse mangiare qualcosa di buono lo avrebbe fatto sentire meglio. 
Pensò a Kacchan e si domandò dove potesse trovarsi in quel momento. Quel pensiero, però, lo fece risprofondare nella disperazione, ma Shoto dovette accorgersene perché attirò la sua attenzione. “Domani c’è il funerale di mio padre. So che non vi interessa, ma mi farebbe piacere se ci foste, insomma.” Si fermò per trovare le parole. “Touya vuole esserci, il che è strano, ma ha insistito. Fuyumi è scesa a pranzo per stare con me e mi ha detto che lui e Natsuo hanno avuto una piccola discussione a riguardo. Natsuo non vorrebbe partecipare e trovo assurdo che tra tutti proprio Touya voglia. Non so cosa potrebbe accadere domani e lo so che è davvero insensibile da parte mia chiederlo soprattutto a te Izuku, ma se poteste venire per aiutarmi. Touya dovrà rimanere nascosto, insomma, ci saranno sicuramente altri frequentatori del Midnight e lo riconoscerebbero, ma temo che possa fare qualche pazzia e non mi fido di Tenko, credo che gli lascerebbe fare tutto quello che vuole.”
“Scherzi Shoto? Ma certo che ci saremo” rispose Izuku e gli appoggiò una mano sul braccio come segno di conforto. “Non devi pensare che quello che stai passando tu a me non importi o che io pensi sia una cosa da niente, vero Eiji?”
“Certo Sho, lo sai.”
Shoto sorrise. “Grazie, credo che mi dovrò prendere delle ferie. Mi sento esausto.”
“Mi stupirei del contrario, sei stato un pazzo a voler continuare a lavorare su questo caso” disse Izuku, poi aggrottò la fronte. “Non l’ho chiesto, ma Ochako e Denki?”
“Al Midnight.”
“Davvero? Non-”
Shoto scosse la testa. “Non potevano permettersi di far sparire altri ragazzi dal bordello, credo che però Madame Kayama non sia più sotto una buona luce.”
“Staranno bene?”
“Spero di sì. Ho già deciso che se non riuscirò più a incontrarli andrò io stesso al Midnight, voglio sincerarmi che stiano bene a costo di dover pagare," fece una faccia disgustata,"e far credere di essere come mio padre."
Izuku annuì e tirò su con il naso. "Vorrei poter fare qualcosa anche io, ma non ho abbastanza soldi, influenza… Nulla!" 
"Non essere così duro con te stesso Izuku, hai fatto del tuo meglio e sono certo che soprattutto per Katsuki sei una rassicurazione. Sapere di avere una casa e una famiglia che lo aspetta è sicuramente di conforto per lui, potrebbe dargli la forza di resistere."
"Un anno" mormorò Izuku osservandosi le mani in grembo. "Ci ha dato un anno per tirarlo fuori-" 
"E noi lo faremo." 


Note pt2: Sì, un bacio aibaku ce l'ho dovuto mettere sorry, è il mio guilty pleasure
   
 
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