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Autore: blackjessamine    11/10/2023    2 recensioni
[Alex Stern (La Nona Casa)]
[Alex Stern (La Nona Casa)][Pamela Dawes, Abel Turner]
I mostri vivono nelle ombre dei pensieri.
[Storia partecipante al Writober 2023 organizzato da Fanwriter.it]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 11: perle





 

È inevitabile: il sospiro sfugge alle sue labbra socchiuse, e Pamela si ritrova ad ascoltare il suo sconforto farsi suono. l’Armeria della Casa Lethe è sempre stata una costellazione di difetti, oggetti malfunzionanti o pericolosi o troppo distanti dal loro scopo originario, non c’è nessuno che lo sappia meglio di lei. Lei, che si è ridotta gli occhi a fessure aride trascorrendo troppe ore a rivedere e correggere un catalogo di cui nessun Oculus si è mai davvero interessato – lei che si è disperatamente aggrappata alla possibilità di riempire giorni e sere e notti con qualsiasi cosa le impedisse di sentire i propri pensieri. Lei che, forse, un oggetto malfunzionante ci si è sempre sentita.

Eppure, la consapevolezza di aver perso l’ennesimo manufatto le stringe il petto in una morsa dolorosa – l’ennesimo macigno che le chiude la gola e affatica il respiro. E non può fare a meno di avvertire, in fondo al cuore, un assaggio di irritazione nei confronti di Alex, che quei manufatti li macina come ghiaia sotto i piedi, pronta com’è a seminare rovina ovunque vada.

Del collare di perle di sale di Emilia Benotti non resta che un filo d’argento reciso: l’ennesimo tributo alla violenza che la Casa Lethe ha dovuto pagare per proteggere i suoi membri (o forse Alex ha solo provato a difendersi dalla Lethe, Pamela non lo sa più e la sola idea di provare a mettere ordine nell’assenza di forma della sua morale le fa venir voglia di vomitare in un cassetto dell’Armeria). Nel cassetto invece ci ripone quel che resta del collare di perle, cercando di trattenere l’ennesimo sospiro e di non pensare ai demoni che quelle perle di sale hanno contribuito a tenere a bada.

 

“Non dirmi che stai davvero piangendo per questa roba infernale”.

Pamela sussulta, il cassetto le scivola dalle mani e si chiude con uno scatto così secco che Il Bastone sussulta con lei. Sulla soglia dell’Armeria, il detective Turner la fissa con le braccia conserte e un cipiglio adirato.

È elegante anche indossando degli abiti che sono letteralmente andati all’Inferno e sono tornati per raccontarlo.

“Non sto piangendo”, mormora Pamela, e la sua voce è così sottile da sembrare il patetico pigolio di un animale in difficoltà.

Un animale che sta per scoppiare in lacrime.

Turner scrolla le spalle, del tutto indifferente, e Pamela sa al detective davvero non importa.

“Davvero, Dawes, perché ti importa così tanto di questa merda?”
“Sono l’Oculus, è il mio lavoro”.

“Questa è un’altra stronzata, Dawes. A questa roba tu ci tieni davvero”.

Gli occhi di Turner non smettono un istante di vagare per la stanza, scivolando da un cassetto all’altro, da una teca a uno scaffale, e ad ogni cartiglio la sua fronte si aggrotta sempre di più.

E poi gli occhi del detective si fermano su di lei, e sono occhi gelidi. Arrabbiati.

“Ti ricordi cosa mi ha promesso la Stern?”
Pamela si morde il labbro, pensando al castello di promesse e bugie e debiti che Alex Stern tenta disperatamente di tenere in piedi da quando ha messo piede a Yale.

“Il plastico, Dawes”, incalza Turner.

“Quel cazzo di plastico. Mi ha promesso che l’avremmo fatto a pezzi”.

Pamela affonda ancora di più gli incisivi nel labbro, tentando invano di combattere la tentazione di strappare le pellicine e trovare il sapore rassicurante del proprio sangue.

Anche quel plastico fa parte di quel bagaglio di interrogativi etici che non può affrontare.

“Se c’è una cosa  che so”, continua Turner, “è che ho intenzione di vivere abbastanza a lungo per vedere quella merda ridotta in polvere. E voglio che ci sia anche tu, quando lo distruggeremo. Me lo devi”.






 

 


 

Note:

Un paio di brevissime precisazioni: non ho idea della direzione che prenderà questa raccolta: tendenzialmente saranno flash indipendenti l’una dall’altra, probabilmente gireranno attorno a Turner e alla Dawes (non per forza come coppia, anche se mi piacerebbe approfondirli in questo senso), ma magari mi dedicherò anche ad altri personaggi. 

Probabilmente molti dettagli del canon saranno confusi, perché non ho letto i libri un numero sufficiente di volte fa sentirmi sicura nello scrivere qualcosa di strutturato e coerente, ma il writober serve anche per scrollarsi di dosso un po’ di paranoie e scrivere e basta, no?

Il titolo, ovviamente, arriva dall’omonima canzone di Morrissey, perché ormai nella mia testa non c’è Dawes senza di lui (che nemmeno mi piace, ma oh, non si può avere tutto dalla vita). 

 
   
 
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