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Autore: LuHuiMeng    13/10/2023    1 recensioni
Cosa succederebbe se la maledizione di Ranma lo dividesse tra parte buona e parte cattiva, anziché maschile e femminile? Come vivrebbero questa condizione a casa Tendo? E come sarebbe la convivenza di Akane con ben due Ranma mezzi?
Questa storia nasce da una ri-lettura, dopo molti anni, de “Il visconte dimezzato” di Calvino. Buona lettura!
Genere: Commedia, Fantasy, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Genma Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Badump. Badump. Badump. Akane si chiedeva se il cuore le avrebbe retto.
Ba. Ba. Ba. Una parte di Ranma era elettrizzata da quella situazione.
Dump. Dump. Dump. L’altra parte era in preda al panico.
“B-Beh… Che dire… Eheh.” Grattandosi la testa, con il volto incendiato, il ragazzo dimezzato cercava un argomento per togliere quel velo pesante di imbarazzo. 
“Ah! Giusto!” Battè il pugno sulla mezza fronte. “Vediamo cos’hanno messo nel borsone i nostri padri. Sono stati così gentili a prepararlo per noi, non trovate?” disse aprendo la cerniera del borsone e cominciando a rovistare. 
Si bloccò di colpo con un “Uhn?” E cominciò a sudare copiosamente.
L’altro Ranma avanzò con passo fermo verso di lui. “Da’ qua mezzo imbecille! Hanno messo gli strumenti per allenarsi, no?”
Afferrò quello che teneva in mano il suo compagno e appena si rese conto di cos’era, gli occhi gli uscirono dalle orbite.
Le reazioni del ragazzo incuriosirono Akane che si avvicinò: “Ma che sta succedendo? Fammi ved…”
Morbido e bianco pizzo, due laccetti praticamente invisibili, due coppe della sua misura. Akane stava fissando il suo più bel reggiseno. 
Tra le mani del… suo… fidanzato…
Rossa in viso e con del vapore che le usciva dalle orecchie glielo strappò dalle mani e lo infilò nella manica dello yukata.
“TUUU non hai visto niente! O ti faccio dormire in un covo di gatti.”
I due mezzi Ranma saltarono su in preda al terrore. “Niente, niente, non ho visto niente!”
Continuarono a rovistare nella borsa per salvarsi dalla situazione. Ne uscirono una vestaglietta striminzita, poi un perizoma, un babydoll, delle bende di seta, un altro perizoma, un altro reggiseno…
Si ritrovarono con il fiatone, biancheria intima femminile sparsa per la stanza, incapaci di guardarsi in faccia. 
Akane fu la prima a reagire. 
“Ma che hanno in mente quei due padri degeneri!” urlò cominciando a raccogliere gli oggetti della vergogna e a cacciarli nel ripostiglio della camera.
“Come si permettono! E questo sarebbe l’allenamento di cui parlavano?” Era furiosa. 
Quando ebbe sistemato tutto si fermò e si mise davanti a Ranma.
“Stammi a sentire tu” esclamò puntando il dito in mezzo ai due mezzi.
“Sissignora!” scattarono con il saluto militare.
“Hai promesso che non mi avresti sfiorata con un dito.”
“Giusto!” rispose un mezzo. 
“Giusto?” chiese l’altro perplesso.
“Una promessa è una promessa” disse Akane.
“Una promessa è una promessa” ripeterono all’unisono.
Dal corridoio giunse una voce: 
“Perdonate signori ospiti. La cena è servita nella veranda che dà sul giardino.”

La cena prevedeva ogni tipo di leccornia che un onsen di quel livello poteva offrire. 
Avevano mangiato entrambi volentieri, un po’ per calmare lo stomaco dopo quella giornata di trambusto, un po’ per placare lo spirito ed evitare il più possibile di essere rinchiusi insieme nella stessa stanza.
Stavano sorseggiando il tè, entrambi in silenzio. Il giardino davanti a loro era curato nei minimi dettagli e come sfondo aveva un cielo stellato da perderci gli occhi.
“Non sono abituata a mangiare con questo silenzio” osservò Akane.
“Casa tua è peggio del porto di Qingdao durante i pasti.”
“La tua famiglia è molto variegata. Io e mio padre siamo felici della vostra ospitalità.”
“Ti ci dovrai abituare. A quanto pare” disse lei d’impulso. Con tutta quella confusione, non avevano ancora affrontato l’argomento più importante di tutti: il loro, eventuale, futuro.
“Senti Ranma…” fu Akane a prendere coraggio. “I nostri padri vogliono che ci sposiamo. Io non so cosa tu pensi di tutta questa storia ma io…”
Ecco il momento. Stava per essere rifiutato.
Si preparò per alzarsi ed andarsene, mentre Akane cercava le parole. Aveva però una cosa da chiederle. In tutto questo tempo aveva provato qualsiasi cosa per capire cosa fare: era stato gentile, aveva dimostrato la sua forza, l’aveva curata, l’aveva protetta, le aveva regalato fiori, le aveva comprato cibo. Cosa era che mancava?
Sentendola esitare, le due metà aprirono la bocca nello stesso istante: 
“Ma cos’è che vuoi tu?” I due Ranma mezzi si guardarono stupefatti. Era la prima volta da mesi in cui gli capitava di risentire la propria voce di nuovo intera.
Ad Akane invece morirono le parole in bocca. 
Cos’era che voleva lei? Nessuno fino ad allora glielo aveva mai chiesto. E ora lo aveva fatto proprio la persona che meno si aspettava.
In quel momento giunse la cameriera a portare via i vassoi. Uscendo, porse alla coppia due tanzaku. (1)
“Da molti anni non si festeggia più il tanabata” (2) disse. “Tuttavia abbiamo mantenuto almeno questa usanza per i nostri stimati ospiti. Questa sera potete scrivere il vostro desiderio e appenderlo al bambù che si trova in fondo al giardino. L’augurio che facciamo alle giovani coppie è di non dividersi mai, al contrario dei poveri Orihime e Hikoboshi. Buona serata.” Chiuse la porta e li lasciò soli.
“Non dividersi mai, eh?” osservò Ranma con sarcasmo. “Direi che per me è troppo tardi.”
“Andiamo a vedere il bambù?” chiese Akane.
Mentre camminavano nella sera estiva, Akane davanti e Ranma che la seguiva, il giardino si trasformò in un mondo incantato. Le lanterne di pietra emanavano una luce fioca e misteriosa, illuminando delicatamente il passaggio. I sentieri di ghiaia bianca si perdevano tra i cespugli, mentre la brezza notturna accarezzava lievemente i rami sussurrando un dolce lamento. 
L'acqua fluiva placida attraverso canali di pietra e cascatelle, rispecchiando l'incanto del cielo. Le stelle della via lattea brillavano intensamente, in una danza celestiale.
Akane, tormentata da cosa scrivere sul foglietto che teneva in mano, non si rese conto che aveva rallentato il passo, trovandosi tra le due metà del suo ragazzo. 
I due profili di Ranma si trovarono di nuovo in accordo: gli occhi ed il cuore fissi su di lei. Lei che camminava lentamente, stringendo il tanzaku al petto stropicciandolo, con gli occhi blu concentrati su un pensiero, illuminata da quel cielo stellato.
Ba. Dump. Ba. Dump. Ba. Dump.
Ranma strinse il pugno sopra al cuore, altro movimento condiviso con l’altra metà. Anche i battiti erano interi. Da dove arrivava quella sintonia con la parte spezzata?
Raggiunsero il bambù, che cresceva rigoglioso in fondo al giardino, lungo tutto il muro di cinta della proprietà. Nella brezza della sera, i numerosi e colorati tanzaku che erano stati appesi si muovevano in una danza tutta loro.
“Gli altri hanno le idee ben chiare, eh?” disse Akane quasi sussurrando. 
Salute. Amore. Avere un figlio. Passare l’esame. Essere ricambiati. Con la mano sfiorava i desideri e le aspirazioni degli esseri umani che li avevano preceduti. Per ognuno, il suo augurio sincero era che si realizzassero, nonostante fossero degli sconosciuti.
Su una roccia stavano pennello e inchiostro. Ranma spavaldo li prese e cominciò a scrivere, poi si fermò, scrisse di nuovo, si fermò e con un balzo lo appese al ramo più alto e inaccessibile.
L’altro Ranma guardò Akane e la incoraggiò a scrivere. La ragazza con titubanza alla fine scrisse e nascose il foglietto tra le foglie, quasi contro il muro di cinta.
Infine la metà mancante di Ranma scrisse il suo. Non ebbe dubbi su dove collocare il desiderio: balzò in alto anch’egli e lo mise nel ramo a fianco del suo mezzo.
“Che fai, spii?” disse lo scorbutico.
“Non ne ho bisogno. Un po’ mi conosco.”
“Tsk! Il mio desiderio è sicuramente meglio del tuo.”
“Piantala ora” lo rimproverò Akane. “Non esistono desideri migliori di altri. Andiamo, voglio andare a dormire” disse sbadigliando.
“Dormirò io sul pavimento, tieni tu il futon, Akane” disse il Ranma pronto al sacrificio.
“Te lo scordi di dormire nella stessa stanza con lei” sbottò il Ranma pronto alle mazzate.
“Dormirò in mezzo tra voi mezzi” sancì Akane. “Così entrambi vi terrete d’occhio. Siete autorizzati a menarvi se uno dei due ci prova con me, va bene?”
Le due metà si strinsero la mano. 
Akane dormì beata nel futon, guardata a vista da due che sembravano cani da guardia: un dobermann e un bovaro del Bernese.

Era quasi l’alba e Ranma non aveva chiuso occhio. E come avrebbe potuto con Akane così vicina? Dormiva totalmente priva di difese per cui le cose erano due: o aveva cominciato a fidarsi di lui, o era scema; una metà del ragazzo decise per la prima opzione, l’altra per la seconda.
“Ehi, tu. Che intenzioni hai quando torneremo a casa?” Si rivolse al se stesso che aveva tenuto d’occhio per tutta la notte, altro motivo per cui entrambi non avevano dormito.
“Che intendi dire?”
“Hanno architettato tutto i due vecchiacci. Di sicuro avranno in mente qualcosa. In fin dei conti… abbiamo condiviso il letto.”
L’altro sbarrò gli occhi e divenne paonazzo. 
“Dici che… diranno che… l’abbiamo ehm… compromessa?”
“Beh potrebbe essere la soluzione per chiudere questa storia. Un matrimonio riparatore.”
Calò il silenzio.
“Non ci avrei mai pensato. Sei davvero arguto.”
“Tsk” l’altro digrignò i denti e si alzò.
“Ma lei cosa ne penserebbe?”
“Lei…” cercò di rispondere, ma si prese una lunga pausa. “Con me… Non mi sembra sia felice” disse a denti stretti e pugno serrato.
L’altro pezzo di Ranma rimase stupito. Che stava accadendo alla sua metà sempre spavalda, sicura, piena di sé? Gli si strinse il cuore a vedere se stesso così infelice.
Doveva fare qualcosa, non poteva sopportare di stare con le mani in mano senza trovare una soluzione, anche a costo di sacrificare la propria volontà.
Il ritorno a casa fu silenzioso, ognuno perso tra i suoi pensieri. Se non altro, però, le terme e la notte tranquilla avevano rilassato Akane, che fissava il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino con uno sguardo sereno.
Ranma non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.




(1) Desideri o preghiere che vengono appesi ai rami degli alberi di bambù e sono tipici della festa giapponese di tanabata.

(2) Dopo il 1873, con l'adozione del nuovo calendario, il tanabata non venne più considerato un evento annuale, per questo svanì dalle usanze, per essere ripreso negli ultimi decenni.

   
 
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