Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Star_Rover    14/10/2023    6 recensioni
Jari e Verner sono uniti fin dall’infanzia da un legame che nel tempo è diventato sempre più intenso e profondo. Nell’inverno del 1915 però i cambiamenti sociali e politici che sconvolgono la Finlandia finiscono per coinvolgerli, così i ragazzi sono costretti a separarsi per seguire strade diverse.
Nel 1918 i destini dei due giovani tornano a incrociarsi sullo sfondo di una sanguinosa guerra civile.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XXVIII. Presagi
 

Fin da quando era un ragazzino, Verner era solito fuggire nella foresta per dedicarsi a lunghe passeggiate in sella al suo cavallo. Spesso era in compagnia di Jari, ma negli ultimi anni quella era divenuta un’abitudine solitaria. Era sempre stato a suo agio nella natura, solo con i suoi pensieri.
Anche in quell’occasione si ritrovò a riflettere sulla sua condizione, sull’importanza di quel conflitto, e sulle conseguenze delle sue scelte.
In sella al suo fedele Suokki, strinse le redini e si addentrò nel bosco innevato.
Per quanto avesse apprezzato il supporto di Leena, era lieto che lei avesse deciso di tornare nelle retrovie. La storia di quella ragazza l’aveva colpito nel profondo, ammirava la sua determinazione e il suo coraggio, ma il suo posto non era al fronte. Aveva già sofferto troppo a causa di quella guerra, entrambi sapevano che quella sarebbe stata la giusta decisione.
Non aveva dubbi su di lei, sapeva che avrebbe mantenuto fede alla sua parola.
Ripensando al loro ultimo dialogo, Verner non poté evitare di pensare a Hjalmar. Aveva chiesto a Leena di ritrovarlo e portarlo al sicuro. Suo fratello era soltanto un ragazzino, non avrebbe dovuto coinvolgerlo in quella guerra. Si sentiva in colpa per avergli permesso di seguirlo al fronte. In quanto fratello maggiore avrebbe dovuto pensare a proteggerlo, ma d’altra parte, non avrebbe potuto impedirgli di fare ciò che credeva giusto.
Hjalmar desiderava prender parte a quella guerra per dimostrare di essere degno della sua fiducia, di questo ne era certo. Egli aveva sempre mostrato rispetto nei suoi confronti. In fondo per lui era stato sia un fratello sia una figura paterna. Hjalmar aveva solo nove anni quando era rimasto orfano di padre, da quel giorno Verner era diventato il suo unico punto di riferimento. Non poteva certo incolparlo per questo, il suo desiderio di emulazione era più che comprensibile.
Verner ricordò anche le parole di sua madre. Aveva promesso a Irina che avrebbe fatto il possibile per riportare a casa Hjalmar sano e salvo.
Aveva scelto di combattere quella guerra per proteggere la sua famiglia, ed ora rischiava di mettere tutti quanti in pericolo a causa delle sue incaute decisioni.
Il giovane spronò il cavallo al galoppo. Non aveva rimpianti, sapeva che non avrebbe potuto agire in nessun altro modo. Non aveva avuto alternative, Aleks e Jussi gli avevano offerto una possibilità per cambiare le cose. Era sempre convinto che unirsi alle Guardie Rosse restasse l’unica speranza per il suo popolo.
Verner tentò di allontanare certi pensieri dalla sua mente. Per quanto il destino dei suoi cari gli fosse a cuore, doveva lasciare le questioni personali al di fuori del conflitto.
Presto avrebbe raggiunto nuovamente la città-fortezza di Tampere, dove i Rossi si stavano preparando a resistere all’imminente attacco nemico. I suoi compagni avevano bisogno di lui, era pronto a fare il suo dovere.
Fino a quel momento Verner non si era posto troppi dilemmi etici a riguardo del nemico. Aveva combattuto contro i russi, così come suo padre prima di lui. Ma ora la situazione era cambiata.
Lo scoppio della guerra civile l’aveva costretto a prendere decisioni difficili. Erano i suoi connazionali ad essere coinvolti, e non si trattava più soltanto di vendetta nei confronti dei traditori.
Verner ricordò il dialogo avuto con Karl pochi giorni prima della sua partenza.
 
«Ti sto solo dicendo che se decidessi di restare non saresti un codardo» aveva affermato l’amico di famiglia, al termine di una lunga discussione.
Verner aveva scosso la testa con disapprovazione: «non mi sono spinto così oltre per rinunciare nel momento del bisogno»
Karl aveva sospirato con rassegnazione: «questa Nazione non ha bisogno di un’altra guerra»
Il giovane era rimasto impassibile.
«Dunque che cosa dovrebbe fare il popolo finlandese? Restare indifferente? Permettere ai Bianchi di fare il loro gioco e sopportare in silenzio ogni genere di ingiustizia?»
«Il comunismo non salverà la Finlandia»
«Come puoi esserne così certo?»
Karl aveva sollevato lo testa per guardare il suo interlocutore negli occhi.
«Perché anche io e tuo padre credevamo di poter cambiare le cose…ma così non è stato»
Verner non si era mostrato sorpreso da quella rivelazione.
«Sono trascorsi vent’anni, adesso è diverso»
«No. Le ingiustizie, i falsi ideali, la violenza, i morti…tutte le guerre sono uguali»
«Tu non puoi capire» aveva risposto Verner voltandogli le spalle.
Karl l’aveva fermato bloccandolo per un braccio.
«Io ho già vissuto tutto questo. Se ora sono un vecchio disilluso è solo perché un tempo sono stato un giovane sognatore…come te»
Verner si era liberato bruscamente dalla sua stretta.
«Mio padre non è morto per un falso ideale, lui credeva davvero nella Causa. Era un uomo giusto e leale, e la sua memoria merita giustizia. Tu invece sei soltanto un vigliacco!» 
«È vero. Ai tempi ho rinunciato alla mia battaglia, ho tradito Aaro e per questo mi sento responsabile. Ma credimi, l’unica ragione per cui ti sto dicendo tutto questo è perché non voglio che un giorno tu debba pentirti delle tue scelte»
«Ormai ho scelto di combattere per la Finlandia e non potrei mai rimpiangere questa decisione»
Karl non si era arreso: «se davvero non hai alcun ripensamento, allora resta fino a domani»
Verner era rimasto perplesso: «per quale motivo?»
«Per guardare in faccia il tuo nemico»
Il giovane aveva esitato: «dunque è vero, gli Jäger sono tornati?»
«Già, loro non sono russi. Puoi nasconderti dietro ai tuoi ideali se vuoi, ma non puoi ignorare la realtà, i tuoi nuovi avversari sono i nostri compatrioti!»
Verner si era allontanato senza più rispondere, mascherando il suo turbamento dietro a una maschera di indignazione.
 
Alla fine era stato lui a comportarsi come un vigliacco, di questo ne era consapevole. Verner non aveva avuto il coraggio di rimanere al villaggio per presenziare al ritorno degli Jäger.
Erano trascorsi tre lunghi anni dal suo addio a Jari, e per tutto quel tempo non aveva mai smesso di pensare a lui. Alcune volte, osservando da lontano la sua casa, aveva provato il desiderio di bussare alla porta per chiedere sue notizie, ma aveva sempre rinunciato. Le loro strade si erano divise il giorno in cui Jari aveva deciso di arruolarsi, era troppo tardi per tornare indietro. Nulla sarebbe stato come prima.
Eppure, nonostante tutto, Verner aveva provato il desiderio di rivederlo. Alla fine però era stata la razionalità a prendere il sopravvento, ciò non avrebbe portato a niente di buono. Doveva rassegnarsi e lasciarsi il passato alle spalle. Aveva solo il diritto di sapere che Jari era ancora vivo.  
Non voleva illudersi, gli Jäger si erano uniti alle Guardie Bianche, conosceva Jari abbastanza bene da sapere che non avrebbe rinunciato a combattere.
In quel momento aveva provato sentimenti contrastanti, una parte di sé era lieta di sapere che l’amico fosse tornato dalla guerra, ma l’altra non l’aveva perdonato per quello che aveva fatto. Il tradimento, l’abbandono…e poi la scelta di schierarsi con il nemico.
Riprendendosi dai ricordi, Verner riconobbe la sua debolezza. Per lui sarebbe stato doloroso prendere parte ad ogni scontro con la consapevolezza di conoscere l’avversario.
In quel momento comprese le parole di Karl, era ciò che voleva comunicargli, era questo che significava la guerra civile.
D’altra parte, non poteva ignorare il fatto che Jari fosse definitivamente passato dalla parte del nemico. Lo immaginava marciare con la sua divisa e i suoi compagni sotto alla bandiera Bianca e Blu.
Verner raggiunse Tampere con una nuova convinzione. Non aveva più alcun ripensamento, per lui Jari era morto tre anni prima, nel momento in cui aveva deciso di tradire la sua fiducia.
Chiunque fosse lo Jäger tornato dalla Germania, non era più il giovane di cui si era innamorato in passato.
 
***

Il sole era appena sorto all’orizzonte, riflessi dorati risplendevano sul lago ghiacciato.
Kris e Gunnar ammirarono l’alba dalla loro postazione sul versante della collina.
«Questo silenzio mi sembra irreale» commentò il finlandese.
«Non durerà ancora per molto. Presto inizieranno i bombardamenti» rispose il suo compagno.
«Un buon risveglio per il nemico» 
«Già, purtroppo non abbiamo abbastanza munizioni per radere al suolo quell’avamposto»
Kris indirizzò lo sguardo in direzione della gittata dei cannoni, portandosi una mano davanti agli occhi per proteggersi dai raggi del sole. 
«Che cosa c’è esattamente laggiù?»
«Caserme russe di guardia alla città» rispose Gunnar.
«Sono ancora occupate?»
Lo svedese annuì: «suppongo che si tratti di volontari»
«E i Rossi?»
«Ci stanno aspettando tutti a Helsinki» rispose Gunnar con un inquietante sorriso.
Kris tornò ad ammirare il paesaggio innevato, quel luogo gli ricordava il suo villaggio. Sopportare la lontananza da casa era sempre più difficile, spesso il giovane si abbandonava a pensieri più malinconici. Stava combattendo per proteggere ciò che amava, questo era il suo unico conforto.
Dentro di sé sperava ancora di poter tornare da Kaija, sarebbe stato disposto a tutto pur di avere un’altra occasione con lei. Era convinto che, una volta tornato dalla guerra, lei l’avrebbe visto con occhi diversi. Forse in quel modo avrebbe potuto conquistarla, dimostrando di non essere più un semplice ragazzo di campagna, ma di essere diventato un uomo e un vero soldato.
Kris si riprese dai suoi pensieri notando dei movimenti sospetti sulla riva del fiume.  
«Che sta succedendo laggiù?»
Gunnar lo rassicurò: «è una pattuglia di sciatori, ieri hanno perlustrato il sentiero nella foresta»
«Hanno trovato qualcosa?»
Lo svedese negò: «l’intera area è sicura, i Rossi si sono ritirati»
Kris rifletté sulla situazione, provando a immaginare quali sarebbero state le prossime mosse di entrambi gli schieramenti.
«Dunque stiamo attendendo rinforzi per neutralizzare l’ultima resistenza russa e avanzare verso la capitale»
Gunnar confermò: «suppongo che questi siano i piani»  
Kris avvertì un brivido di eccitazione, era impaziente di prendere parte a quella guerra. Inoltre l’azione militare a cui avrebbe preso parte era fondamentale. La conquista di Helsinki da parte delle Guardie Bianche avrebbe potuto decretare la fine del conflitto.
L’eco delle esplosioni riportarono i due giovani alla realtà, l’artiglieria finlandese aveva dato inizio alla giornata di combattimenti.
 
***

Yrjö era solo nella stanza che per emergenza era stata adibita a studio e ambulatorio medico. Era stata una giornata impegnativa, quella sera però era riuscito a ritagliarsi qualche momento di pace e tranquillità. Come al suo solito utilizzò quel tempo per dedicarsi alla scrittura delle sue preziose lettere. Ovviamente la destinataria era la sua amata Kaija.
 
 
Mia cara,
mi dispiace per la lunga attesa, purtroppo non so quando potrò spedire questa lettera. La partenza per il fronte è ormai imminente, anche se la situazione rimane incerta.
Ogni giorno penso a quando questa guerra sarà finita e finalmente potrò tornare da te. Il tuo amore mi dona forza e speranza anche nei momenti più bui. Il ricordo del nostro primo incontro, seppur breve e fugace, mi scalda il cuore in queste fredde notti di solitudine.    
Desidero rivederti al più presto, ma in questo momento sento di dover compiere il mio dovere. Questi uomini hanno bisogno di me, non posso tradire la loro fiducia. Non avrei voluto schierarmi in questa guerra, ma l’indifferenza sarebbe stato un grave atto di viltà. Il dottor Lange aveva ragione a riguardo, senza combattere, tutto ciò che possiamo fare per i nostri commilitoni è alleviare le loro sofferenze. Ed è questa la mia missione, la ragione per cui sono qui è solo aiutare chi mi è vicino.
Non preoccuparti, cercherò di fare il possibile per stare accanto a tuo fratello, so che sta vivendo un momento difficile, soprattutto ora che è carico di nuove responsabilità. Anche per questo ritengo che non sia ancora il caso di metterlo al corrente della nostra relazione. So che tra voi non ci sono mai stati segreti, ti chiedo solo ancora un po’ di pazienza. Ti prometto che mi occuperò personalmente della questione quando sarà il momento opportuno.
 

 
Yrjö interruppe la scrittura avvertendo dei battiti alla porta. Rialzandosi dalla sedia diede il permesso di entrare. Sulla soglia comparve il sergente Hiltunen.
«Scusi dottore, posso disturbarla?»
Come sempre il giovane medico si mostrò gentile e disponibile.
«Certamente. Qual è il suo problema?»
Il sergente chiarì il malinteso.
«Oh, no…io sto bene. Non è per questo che sono qui»
Yrjö assunse un’espressione stranita, solitamente i soldati che si presentavano da lui richiedevano il suo aiuto professionale.
«Allora, di cosa vuole parlarmi?» 
Emil non perse tempo e giunse subito al punto.
«Ho saputo che lei e il tenente Koskinen siete buoni amici» accennò.
Yrjö annuì: «eravamo compagni all’università e ci siamo arruolati insieme»
«Dunque lo conosce bene»
Il medico si insospettì: «be’, sì…ma perché me lo sta chiedendo?» 
Hiltunen rimase vago.
«Solo curiosità. Il tenente è un uomo riservato, non sappiamo molto su di lui»
Yrjö continuò a indagare.
«Che cosa vorrebbe sapere?»
«Soltanto il necessario per potermi rapportare con lui. Non mi piace prendere ordini dagli sconosciuti»
Il medico rifletté qualche istante prima di rispondere.
«Be’, posso dirle che Jari è un uomo onesto e leale, oltre ad essere un ufficiale competente. Può fidarsi di lui»
Emil fu lieto di sentire quelle parole, ma non parve soddisfatto.
«Sono contento che il mio comandante sia affidabile, ma vorrei sapere qualcosa di più personale»
«Perché non vuole rivolgersi a lui direttamente?»
«Non vorrei che il tenente si facesse un’idea sbagliata su di me, insomma…potrebbe sospettare che non mi fidi abbastanza di lui»
«Non è per questo che vuole informazioni?»
Emil iniziò a spazientirsi: «vuole darmi una mano o no?»
Yrjö sospirò, alla fine cedette, in fondo non poteva dire nulla di male sul suo amico.
«So che Jari è originario della Carelia, proviene da un villaggio vicino a Ruskeala. La sua è una famiglia borghese, immagino che anche per questo abbia sempre avvertito il peso delle sue responsabilità»
Hiltunen ascoltò con attenzione.
«Da questo devo supporre che sia figlio unico»
«L’unico maschio. Ha una sorella minore, i due sono molti uniti, soprattutto da quando hanno dovuto affrontare la morte della madre»
Hiltunen ebbe un lieve sussulto.
«E il padre?»
«È un medico originario di Helsinki. Per questo Jari ha iniziato gli studi di medicina, ma suppongo che ora abbia trovato la sua strada nell’esercito»
Il sottufficiale sembrò turbato da quella notizia, non disse più nulla e si dileguò con inaspettata fretta.
Yrjö rimase perplesso dopo quella conversazione, ipotizzò che il sergente volesse semplicemente sapere qualcosa in più sul suo comandante. Non era insolito che volesse conoscere meglio l’uomo a cui stava affidando la sua vita. Sembrava però che egli sapesse già le risposte alle sue domande e che attendesse soltanto delle conferme. Inoltre trovò strano che il sergente non avesse chiesto nulla a riguardo della sua esperienza in Germania.
In ogni caso Yrjö non rimuginò a lungo sulla questione, quella notte dovette rivolgere tutte le sue attenzioni ad una sentinella sofferente che manifestava i primi stadi di ipotermia. 
 
Emil Hiltunen rimase a lungo a vagare senza meta per le strade ghiacciate e ormai desolate. Continuava a pensare a quel che aveva appena scoperto. Non poteva credere che fosse vero, dopo tutto quel tempo, proprio in quel momento e in quelle circostanze…
Per tanto tempo aveva evitato di tornare al suo villaggio, ed ora il passato si era ripresentato all’improvviso.
L’uomo si accese una sigaretta per scaldarsi, dirigendosi lentamente verso gli alloggi dei soldati.
La sua mente lo riportò a dolorosi ricordi che per anni aveva tentato di dimenticare, ovviamente senza mai riuscirci definitivamente. Davanti ai suoi occhi ricomparve il volto di Helena, la donna che aveva amato e perduto. Lei aveva scelto un altro, e lui aveva potuto solo farsi da parte per permetterle di essere felice. L’amava davvero, tanto da aver rinunciato a lei, affidandola alle braccia di un altro uomo. Non aveva mai incolpato Helena per quel tradimento, né tantomeno il dottor Koskinen. Sapeva che a unirli era un amore era puro e sincero, non aveva il diritto di negare loro un lieto futuro insieme. Così aveva accettato il volere del destino, non senza soffrire. Non aveva più amato nessun’altra in quel modo, di questo ne era certo.
Quando aveva saputo della morte di Helena non aveva avuto il coraggio di tornare, non avrebbe potuto dirle addio una seconda volta.
Riteneva che per lui Helena sarebbe per sempre rimasta come il ricordo del suo più grande amore. Le lore strade però si erano riunite anche dopo la sua scomparsa. 
La prima volta in cui aveva visto Jari aveva riconosciuto qualcosa nel suo sguardo, ora sapeva di cosa si trattava, quel ragazzo aveva gli stessi occhi di sua madre.
 
***

Jari camminava avanti e indietro nel suo studio, le carte aperte sul tavolo mostravano il piano d’attacco. Ormai mancavano solo poche ore, entro l’alba le truppe si sarebbero mobilitate per raggiungere il fronte. Il loro obiettivo era ricongiungersi con l’artiglieria per cercare di sfondare le difese avversarie a ovest di Tampere. Da giorni la città resisteva agli assalti, i Rossi avevano dimostrato di non essere soltanto pericolosi ribelli, erano un vero esercito, e soprattutto erano disposti a tutto, anche sacrificare civili e innocenti.
Jari non poteva credere che i suoi connazionali avessero deciso di schierarsi dalla parte dei comunisti, mettendo a rischio la stessa indipendenza della Finlandia.
Il giovane si fermò davanti alla finestra, osservando il paesaggio notturno illuminato soltanto dal chiarore della luna. Prese un profondo respiro, cercando di non cedere allo sconforto.
Per un momento si liberò delle sue vesti di ufficiale, preoccupandosi di questioni più personali. Ricordò ciò che era accaduto al suo villaggio durante la sua breve licenza, un particolare evento l’aveva particolarmente turbato.
 
Quella mattina aveva deciso di percorrere il sentiero che portava al rifugio. Non sapeva per quale ragione, non poteva però negare che con una parte di sé aveva sperato di trovare Verner, come il giorno del loro addio. Quella volta però all’interno della vecchia baita non aveva trovato nessuno. Quel luogo gli era parso ancora più freddo e vuoto.
Dubbi e timori avevano iniziato ad affiorare dal profondo del suo animo. Suo padre l’aveva informato della morte del vecchio Elmer, Jari si era sentito in colpa per non essere stato presente in un momento così difficile. Sapeva quanto Verner avesse sofferto in passato, nonostante tutto, non meritava altro dolore.
La scomparsa dello zio però poteva giustificare la sua scelta di lasciare il villaggio, anche se ciò era sempre stato contro ogni suo principio.
Jari si era ormai abbandonato a malinconici ricordi e tristi considerazioni, quando all’improvviso sulla strada del ritorno aveva incontrato un volto familiare.
«Karl! Karl! Sono io, Jari!»
L’uomo era rimasto a fissarlo per qualche istante prima di riconoscerlo.
«Jari Koskinen! Sei davvero tu? Sei tornato!»
«Solo per pochi giorni, presto dovrò ripartire»
Karl si era intristito a quella notizia.
«Già, ho saputo che il generale Mannerheim ha deciso di unire il reparto degli Jäger al nuovo esercito»
«Esatto. Saremo schierati con le Guardie Bianche» affermò il giovane con orgoglio.
Karl si era astenuto da ogni parere politico.
«Sono felice di rivederti, ragazzo mio»
Jari aveva provato intensa commozione nel ritrovare un affetto del passato. Così si era lasciato trasportare dalla malinconia.
«Credevo che una volta tornato a casa avrei trovato tutto come lo avevo lasciato, invece sono cambiate molte cose…»
«Mi dispiace, questi sono tempi difficili per tutti»
Jari non aveva osato aggiungere altro, si era congedato senza porre domande, forse perché in fondo non voleva conoscere le risposte.
Quando stava per andarsene però Karl l’aveva richiamato.
«Posso chiederti un’ultima cosa?»
Egli aveva annuito.
«Davvero saresti disposto a sacrificare ogni cosa per la tua causa?»
Jari era rimasto sorpreso da quella domanda, ma aveva risposto senza esitazione.
«Sì, certamente»
Karl aveva abbassato tristemente lo sguardo, poi si era allontanato senza più rivolgergli la parola. Prima di vederlo scomparire nella foresta, Jari l’aveva sentito mormorare tra sé.
«Questa neve si macchierà presto di sangue»
 
Quelle parole continuavano a vagare nella sua mente. Ovviamente erano le frasi di un finlandese sconvolto e preoccupato per il suo popolo, coinvolto in una terribile guerra civile. Eppure sembrava che la questione lo riguardasse più personalmente.
Jari era ancora immerso in questi pensieri quando all’improvviso avvertì insistenti battiti alla porta.
Poco dopo Lauri varcò la soglia.
«Sapevo che ti avrei trovato ancora sveglio» esordì.
Jari sospirò: «questa sarà una lunga notte»
«Come ogni notte prima di una battaglia…ricordi com’era sul fronte orientale?»
Egli annuì.
«Sono felice che tu sia qui, mi hai sempre aiutato in questi momenti»
«Ho detto solo la verità. Sei sempre stato un buon soldato, sono sicuro che sarai anche un buon comandante. Gli uomini si fidano di te»
Jari sorrise: «farò del mio meglio per non deluderli»
«Allora dovresti provare a riposare se vuoi renderti utile domani sul campo di battaglia»
Il tenente accettò il consiglio dell’amico.
«Hai ragione, non c’è altro che possa fare in queste ore»
Lauri osservò di sfuggita la mappa aperta sulla superficie del tavolo.
«A dire il vero non sono venuto qui solo come tuo amico»
Jari si incuriosì: «che posso fare per te?»
Lauri raddrizzò le spalle per rivolgersi al suo superiore.
«Tenente, voglio offrirmi volontario per far parte della prima pattuglia di esplorazione»
L’ufficiale non fu sorpreso da quella richiesta.
«Si tratta di un compito rischioso»
«Ne sono consapevole, ma ritengo di avere l’esperienza per supportare i miei compagni in questa impresa»
Jari fu costretto ad essere obiettivo: «non posso negarti di esporti al pericolo solo perché sei mio amico»
«Sai che sono l’uomo giusto per questa missione»
Il giovane tenente non aveva dubbi a riguardo, dopo un breve istante di riflessione prese la sua decisione.
«D’accordo. Puoi unirti al caporale Nieminen e ai suoi uomini»
Lauri strinse la mano del suo comandante esternando il proprio entusiasmo.
«Buona fortuna»
Dopo aver congedato il suo sottoposto Jari si ritirò nel suo alloggio. Nonostante la stanchezza, non riuscì a trovare quiete quella notte. Pensieri e preoccupazioni si susseguivano nella sua mente. L’imminente battaglia, le sue nuove responsabilità, i suoi affetti…e soprattutto quel terribile presagio che non l’aveva più abbandonato dopo la sua partenza dal villaggio natio.
Le inquietanti parole di Karl echeggiavano nella sua testa.
Questa neve si macchierà presto di sangue.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Come sempre ringrazio gli appassionati lettori e i gentilissimi recensori.
 
La carissima Abby_da_Edoras mi ha convinta a creare un’aesthetic per questo racconto, quindi la propongo anche a voi^^    



 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Star_Rover