finalmente anche questa storia vede il suo termine ... olè ... ammetto ... è uscita un tantino lunghetta e me ne scuso .. ma quando la mia mente parte è difficile fermarla! In compenso non lascio mai nulla di incompiuto!!!
Spero vivamente di poter leggere i vostri commenti su questa storia (positivi o negativi che siano) .. ringrazio immensamente le 150 persone che hanno aggiunto la storia tra i preferiti e le 105 tra i seguiti.
Ringrazio immensamente le 70 persone che mi hanno inserita tra gli autori preferiti ... non immaginate come ne sono contenta!!
Bhe che altro dire ... Grazie per il vostro continuo sostegno ed i vostri complimenti che mi hanno spronata ad andare avanti!
Grazieee ♥
Quando un incontro ti cambia la vita (pov Bella) --> in corso
Quando un incontro ti cambia la vita (pov Edward) ---> completa
Mission ---> in corso
♥Moonlight ---> in corso
Travolti dal destino ---> in corso
Ti amo & Ti odio ---> in corso
♥Madneess?♥ ---> conclusa
Forse un giorno ---> conclusa
Cedric ---> conclusa
Niña (originale/romantico) ---> in corso
The Legends of Witches (originale/romantico) ---> in corso
Insicurezze …
*
*
Vagammo per
i corridoi protetti dal dono di Annétte. La cella di Michael non era
distante
dalla mia e non ci fu difficile individuarla.
Lo trovammo
malamente abbandonato contro il muro, intento a fissare un punto
indefinito
dinanzi a se.
È
a pezzi …
“Michael?”
Alice gli si avvicinò lentamente, timorosa di quella insolita
immobilità. La
sua espressione costantemente ilare era scomparsa, lasciando il posto
ad uno
sguardo vacuo che possedeva un che di inquietante.
Cosa
ci hanno fatto in questo luogo
maledetto?
Si voltò
lentamente, fissandoci con un’espressione contrita. “Non avrei voluto
...”
biascicò in un flebile sussurro.
Sospirai
inoltrandomi nella sua mente ed assistendo a ciò che era accaduto.
Anche lui,
come me, aveva ceduto al richiamo del sangue. “Non avremmo potuto
resistere a
lungo” mormorai chinando il capo.
Notò
immediatamente il mio “avremmo” rivolgendomi uno sguardo eloquente.
“Ragazzi,
credo che per i vostri piagnistei potremmo trovare un momento più
opportuno.
Bella e gli altri ci attendono per far saltare in aria questa baracca!”
Sbottò
Alice alzando di peso Michael e trascinandolo fuori dalla cella.
La
delicatezza non è proprio nel suo
stile ... ma, aspetta, ha detto davvero far saltare in aria?
“Ma...?”
Lei in tutta
risposta mi fece cenno di tacere.
Inizio
a sospettare sia pazza!
“Ci sono tre
guardie all’angolo. Dobbiamo necessariamente affrontarle per poter
salire al
piano superiore. - sentenziò
seria
scandagliando le possibilità future. – giunti lì, avremmo libero
accesso ad una
finestra che da ad ovest e che utilizzeremo come uscita!” concluse
rivolgendoci
un sorriso smagliante.
Ok
… rettifico non è più un sospetto.
Mia sorella ha perso il senno!
“Emmett tu
attacca quello a sinistra. – ordinò Annette voltandosi poi verso di me.
– tu e
Michael invece attaccherete quello al centro. Credo che la carenza di
sangue
renda opportuno un attacco combinato. Alice tu prendi l’ultimo. Io
cercherò di
continuare ad occultare la vostra presenza ... in movimento diventa più
complesso” si giustificò leggermente contrariata.
Annuii, non
propriamente convinto della loro tattica, benché comprendessi le
alternative
non fossero molte. Sperai vivamente che nulla andasse storto, appariva
tutto
troppo semplice per i miei gusti.
O
la va o la spacca …
Con la coda
dell’occhio, notai Emmett sfregarsi le mani soddisfatto e non potei non
abbozzare un sorriso avvertendo il suo pensiero.
*Da
quanto non mi divertivo così
tanto?*
La mia
famiglia mi era mancata immensamente. Le stramberie di Alice, la
pacatezza di
Jasper, l’amorevolezza di Esme … addirittura le battutacce di Emmett.
Quel
clima di inconfondibile dolcezza e complicità che si era creato era
stato un
pensiero costante, e l’esser conscio di avergli arrecato dolore con la
mia
scelta avventata lo era altrettanto.
“Ora!”
l’ordine perentorio di Alice mi ridestò dalle mie elucubrazioni, ed in
sincrono
scattammo verso le nostre prede. Li atterrammo con estrema facilità,
soprattutto grazie all’effetto sorpresa ed il dono di Annette, che era
riuscito
ad occultare la nostra presenza sino all’ultimo istante.
Facemmo a
pezzi i loro colpi cercando di evitare qualsiasi rumore che potesse
attirare
l’attenzione di terzi.
“Che ne
facciamo dei corpi? Li bruciamo?” sbottai pulendomi disgustato un
rivolo di
sangue dalla bocca.
Alice parve
soppesare le mie parole. “No, il fuoco attirerebbe l’attenzione.
Lasciamoli qui,
ci vorrà del tempo prima che possano ricomporsi e non daranno mai
l’allarme in
tempo” concluse soddisfatta.
Così, senza
indugiare ulteriormente, iniziammo a correre verso il piano superiore
per poter
finalmente uscire da quell’inferno.
_______________________
Pov Bella
Alice,
Emmett ed Annette erano ormai nel palazzo da tempo, e non potei
impedirmi di
essere colta dall’ansia. Secondo i pronostici, sarebbero dovuti uscire
da ben
quindici minuti, eppure di loro neanche l’ombra. Volsi il mio sguardo
verso
Jasper che mi fissava accigliato, percependo le mie emozioni.
“Usciranno!”
mormorò con voce tremula, senza riuscire a celare il suo nervosismo.
Annuii
insicura, facendo scorrere il mio sguardo sul gruppo di vampiri
appostati in
attesa della prossima fase del piano. Avevamo annientato anche l’ultimo
gruppo
inviatoci contro. Era decisamente più cospicuo dei precedenti e questa
volta
l’intervento dei licantropi era stato necessario.
Onde evitare
che il loro odore si diffondesse per la città, avevamo spinto i nostri
avversari al limitare dei tombini dai quali i lupi avevano agito,
trascinandoli
giu.
Tutto era
stato studiato nei minimi dettagli, e le qualità di stratega di Jasper
erano
risultate necessarie per affrontare quella situazione tanto critica.
In fin dei
conti, pur non essendone usciti illesi, le ferite riportare erano state
limitate così come le perdite, tutto grazie alla nostra discreta
superiorità
numerica.
Di certo se
avessimo apportato un attacco diretto al palazzo non ne saremmo usciti
vivi. Il
numero di guardie al servizio dei Volturi era esorbitante, e per quanti
ne
eliminassimo un nuovo squadrone era sempre pronto all’attacco.
Per tale
motivo avevamo apportato delle modifiche al piano finale.
Avremmo dato
fuoco all’intera struttura.
Approfittando dei poteri di alcuni vampiri del nostro
gruppo, avremmo
creato dei diversivi per tenere intrappolati i Volturi nel palazzo.
Gabriel, un
vampiro francese di oltre trecento anni amico di vecchia data di
Carlisle , con
l’aiuto di Zafrina, una vampira amazzone, avrebbe creato delle
illusioni. I
loro poteri molto simili sarebbero riusciti a coprire l’intero raggio
d’azione
del palazzo.
E
con lui sarebbero bruciati anche
quei maledetti.
Naturalmente
il nostro piano era inattuabile, almeno sino a quando Edward e gli
altri non
fossero usciti da quelle mura. Non avrebbero dovuto attirare su di loro
l’attenzione, in caso contrario tutto sarebbe potuto andare in fumo. Se
Aro
avesse scoperto il nostro piano attraverso i pensieri dei miei
fratelli, ero
certa che non avrebbe esitato ad ucciderli per vendicarsi dei membri
della sua
guardia che avevamo sterminato, mantenendo non più di un ostaggio.
“Jasper? -
chiamai sempre più allarmata – Se li avessero scoperti??” il dubbio
atroce
ormai si era insinuato nella mia mente e, per quanto tentassi in ogni
modo di
schiacciarlo, l’ansia non si attenuava.
La
preoccupazione era palese anche sul suo viso.“I ...”
Non ebbe il
tempo di concludere che notammo alcune figure avvolte in delle mantelle
nera
sporgersi dalla finestra ad ovest.
“Maledizione!
– sibilai a denti stretti – non muovetevi” ordinai temendo potessero
scorgerci
dando l’allarme.
La prima
figura si guardò attorno circospetta, per poi saltare giù dalla
finestra a
pochi passi dal nostro nascondiglio. Un odore conosciuto mi arrivò alle
narici
e ripresi finalmente a respirare con calma.
Dannazione
che spavento!
“Alice, ci
hai fatto prendere un colpo” soffiò Rose facendole cenno di correre al
riparo.
Lei scrollò
le spalle e la sua risata cristallina si diffuse per lo spiazzo,
attirando su
di noi gli sguardi non proprio benevoli dei vampiri appostati.
Non
cambierà mai …
Mi portai
stancamente le mani sul viso, beandomi dell’idea che anche quella fase
del
piano fosse trascorsa senza alcun intoppo.
Mi meravigliai del livello di sopportazione di questo
nuovo corpo, un
tale stress da umana mi avrebbe di certo uccisa.
Un
infarto come minimo …
Due odori
sconosciuti mi giunsero prepotenti alle narici, palesandomi la presenza
di
altre figure alle mie spalle. Il primo appariva come un misto tra gigli
e …
arance. Ma quello che maggiormente mi attirò fu il secondo, un intenso
profumo
di camelia e qualcosa che non riuscii ad identificare.
Conoscevo
quell’odore, sebbene la mia condizione umana non mi avesse mai permesso
di
percepirlo con la medesima intensità.
Edward!
Avrei voluto
gettarmi tra le sue braccia ed inspirarne il profumo a pieni polmoni,
godendo
di quella sensazione di pace che era sempre riuscito a sortire sul mio
animo.
Ma non lo feci. Benché avvertissi il suo sguardo posarsi
insistentemente su di
me, non riuscii a voltarmi. Temevo il suo giudizio. Temevo ciò che
avrebbe
pensato vedendo il mio aspetto mutato ... notando la mia pelle diafana
e
gelida, le mie gote che non avrebbero più assunto il solito rossore al
passare
del suo sguardo. I miei occhi color cioccolato che tanto diceva di
amare ..
svaniti.
Avrebbe
amato questa nuova me? Mi avrebbe accettata anche in questo nuovo corpo
che ,per
quanto perfetto, di umano non conservava che un pallido ricordo?
In fondo, io
stessa non avevo accettato questa natura dannata e la mancanza di
controllo che
ne comportava. Avvertivo in me una prepotente frustrazione, data dalla
consapevolezza di non essere in grado di gestire la mia esistenza
secondo un
principio di razionalità.
Tutto finiva
necessariamente per essere guidato dai miei istinti più reconditi.
Non
mi sento più me stessa!
“Bella!” una
voce entusiasta e due braccia mi strinsero in una stretta salda.
Sospirai,
voltandomi verso il mio amico che mi fissava accigliato scrutando i
cambiamenti
avvenuti. Conoscevo bene quella sensazione, era la stessa che avevo
provato
quando lui era stato trasformato in vampiro, sebbene questa volta non
vi era l’aria
di tensione e timore che ci aveva avvolti all’epoca. Almeno non per lui.
Particolarmente
entusiasta iniziò a blaterare frasi quasi del tutto sconnesse riguardo
la sua
preoccupazione, la paura di avermi perduta mentre continuava a
stringermi con
impeto. Non potei fare a meno di sorridere, il mio Michael non sarebbe
mai
cambiato. Era quell’amico che mi aveva costantemente protetta a e su
cui sapevo
che avrei potuto contare per sempre.
Il
mio porto sicuro, nonostante
tutto.
Un leggero
colpo di tosse lo distolse dai suoi deliri, facendomi irrigidire.
Continuai a
fissare un punto indecifrabile dinanzi a me, mentre Michael si staccava
con
un’espressione leggermente imbarazzata.
“Ops, scusa
Edward!” mormorò il mio amico facendosi da parte.
Avvertii il
leggero spostamento d’aria alle mie spalle, che mi fece intuire si
fosse
avvicinato a me.
“Hai
intenzione di non guardarmi?” sussurrò in tono beffardo a pochi
centimetri dal
mio orecchio.
Presi un
profondo respiro e, facendo leva su tutto il mio autocontrollo, mi
voltai verso
di lui. Ciò che vidi mi spiazzò. I ricordi umani che custodivo
gelosamente
nella mie mente non gli rendevano affatto giustizia. La perfezione del
suo viso
mi mozzò il fiato, lasciandomi visibilmente inebetita.
È
meraviglioso …
Dimenticai ogni
cosa, ogni mia preoccupazione perdendomi in quegli occhi cremisi che mi
fissavano con la medesima adorazione.
Non mi soffermai a riflettere a lungo sul color oro ormai
svanito, i
miei pensieri erano intrisi di gioia, quella felicità data dalla
consapevolezza
di averlo ritrovato.
Finalmente
con me … mio!
Erano tante
le parole che avrei voluti rivolgergli e tanti i gesti che mi sarei
apprestata
a compiere, avrei voluto sfiorare il suo viso seguendo quelle linee
perfette e
beandomi di quel contatto che ora sarebbe stato diverso.
Non avrei
più avvertito il freddo innaturale del suo corpo, ma sperai vivamente
che
quella scossa che mi attraversava ogni qualvolta mi sfiorava non fosse
svanita.
Volevo fremere sotto il suo tocco delicato … proprio come un tempo.
Pareva
essere passata un’eternità dal nostro ultimo incontro, dal nostro
ultimo bacio
ed i sentimenti che mi invasero, misti ad un’inspiegabile confusione,
mi
stordirono piacevolmente.
Tutte quelle
emozioni che da umana consideravo intense non erano nulla, se
confrontate a
quello che in quell’istante stavo provando. Un vigore senza pari che
prepotente
permeava il mio corpo e la mia mente.
“Sono
tornati! - la voce acuta di Alice mi fece sobbalzare, e mi voltai
immediatamente verso di lei che ci fissava con un ghigno in volto. – Mi
duole
infrangere la vostra bolla felice, ma avrete tempo in seguito. Louis,
Matt e
Joanne hanno posizionato tutti gli esplosivi!”
Possibile
debba sempre spuntare nei
momenti meno opportuni?
Annuii mesta,
rivolgendo ad Edward uno sguardo fugace prima di andare alla mia
postazione.
Lui non
proferì parola, scostando lo sguardo allibito su sua sorella. Sospettai
che
Alice non gli avesse illustrato questa parte del piano e, per qualche
strano
motivo, non me ne sorpresi.
Alice
era pur sempre Alice!
Gabriel e
Zafrina erano già in posizione, ed al nostro cenno avvolsero il palazzo
con il
loro potere, pochi istanti prima che l’esplosivo venisse azionato.
Emmett e
Jasper si erano
disposti davanti a
Gabriel per proteggerlo da possibili frammenti e permettersi di
concentrarsi
solo sulle illusioni che stava proiettando. E allo stesso modo, altri
due
vampiri avevano affiancato Zafrina.
Noi altri,
rimasti leggermente in disparte, eravamo pronti ad attaccare qualsiasi
vampiro
fosse uscito dalla struttura ancora intatto, così come i licantropi,
usciti
dalle fogne per affiancarci. Ormai non vi era più alcuna necessità di
occultare
la loro presenza, essendo finalmente giunti all’attacco finale.
Ci
stavamo giocando il tutto per
tutto …
Gli scoppi
produssero dei tonfi sordi ed il palazzo subì varie scosse, che
crearono
innumerevoli crepe nelle mura, Sin da subito avvertimmo l’odore di
bruciato
diffondersi a causa del fuoco che divampava velocemente.
Non si
avvertirono urla dall’interno. I respiri regolari e la tranquillità che
pervadeva
quel luogo ci permisero di intuire la riuscita del piano. La morte li
circondava, eppure le illusioni avrebbero occupato la loro mente,
impedendogli
di percepire le fiamme che li avrebbero presto annientati.
L’odore tanto
simile all’incenso si diffuse impregnando l’aria, mentre le persone
richiamate
dal fracasso iniziavano ad accorrere, forse per portare i primi
soccorsi. Ma
non ce ne curammo.
Ci eravamo
premurati di dare le giuste disposizioni ad alcuni licantropi che
avrebbero
impedito ai mezzi di soccorso di giungere prima del crollo della
struttura.
Tutto era
stato architettato nei minimi dettagli, e non ci restava che sperare
che nulla
andasse storto. Di tanto in tanto il mio sguardo scivolava su Alice, intenta a scandagliare le
possibilità future
alla ricerca anche del minimo intoppo. Ma dal suo sguardo sereno potevo
supporre non ci fossero problemi all’orizzonte.
Fissai il
palazzo che cadeva a pezzi, incantata dal rosso delle fiamme che si
diffondevano ad una velocità impressionante.
Avvertii un
braccio cingermi la vita.
“Affascinante
non trovi?” mi sussurrò suadente facendomi poggiare la schiena al suo
torace.
Annuii
vigorosamente, fremendo sotto il suo tocco e abbandonandomi ad esso.
Chiusi gli
occhi inspirando il suo meraviglioso profumo.
Mi era
mancato da morire. Per quanto avessi finto di star bene e avessi celato
la mia
inquietudine costante anche a me stessa, il mio cuore si sentiva
lacerato al
pensiero del rischio che stava correndo e della possibilità che gli
avvenimenti
degenerassero al punto da strapparmelo via per sempre.
Che
esistenza avrei potuto condurre
senza di lui?
“Isabella!?”
il suo tono perentorio non mi sfuggì.
Sospirai
sommessamente. “Ti hanno costretto a bere sangue umano?” chiesi
laconica per
interrompere il silenzio pesante che si era creato. Sebbene la risposta
fosse
abbastanza scontata, preferii sviare evitando la domanda che realmente
mi
premeva porgergli.
Non
potevo permettermi di ricevere
una risposta negativa, non lo avrei sopportato! Non avrei potuto …
La presa
sulla mia vita si strinse maggiormente. Solo in quell’istante mi resi
conto di
quanto fossi stata indelicata a rammentargli un dettaglio che, di
certo, gli
aveva causato dolore.
“Edward, mi
dispiace” mormorai voltandomi per incontrare i suoi occhi.
Teneva il
capo chino e lo sguardo basso. Immaginai il senso di colpa per quel
gesto che
non avrebbe mai potuto controllare, e mi sentii ancora più sciocca.
Avvertii una
stretta alla stomaco e, senza indugiare oltre, gli portai le braccia al
collo.
“Non avrei
voluto, ma è stato inevitabile. La sete …”
Gli feci
cenno di tacere e lo strinsi maggiormente a me, beandomi di quel
contatto e
tentando al contempo di infondergli quel senso di pace che lui era in
grado di
donarmi con un solo sguardo.
“Non avrei
dovuto ricordarti ciò
che hai dovuto
subire in quell’inferno … ma sono così spaventata!” confessai con voce
tremula.
Comprendevo di non poter indugiare oltre ..
Avevo
bisogno di sapere.
Lui si
accigliò fissandomi intensamente, e non mi sfuggì la smorfia di
evidente
frustrazione che gli si disegnò in volto. Probabilmente sperava che,
con la
trasformazione, la sua incapacità d leggere i miei pensieri trovasse
rimedio.
Ma a quanto pare non era accaduto, e non potei non essere lieta di ciò.
Desideravo
condividere con lui ogni cosa, ma la consapevolezza di essere
costantemente
sotto il suo vigile udito extra mi avrebbe causato un immenso disagio.
Soprattutto a causa dei pensieri poco casti che la mia mente elaborava
in sua
presenza.
Decisamente
imbarazzante.
“Cosa ti
spaventa?” domandò laconico fissandomi intensamente.
Presi un
profondo respiro. Non che fosse necessario, ma era un’abitudine umana
non
completamente scomparsa. “Temo che … che tu non veda più in me ciò di
cui ti
sei innamorato – balbettai insicura. –
il calore del mio corpo, i miei comportamenti … io sono cambiata!”
terminai stando ben
attenta a non incrociare il suo sguardo.
Cosa avrei
letto nei suoi occhi? Una conferma alle mie parole?
Il disagio dinanzi ad una realtà tanto evidente?
“Isabella,
guardami immediatamente!” mi ordinò.
Mi rivolse
un’espressione di eloquente disappunto. “Tu sei perfetta, e con ciò non
voglio
di certo indicare solo il tuo nuovo aspetto. Per me lo sei sempre
stata. Sei
sempre stata quella creatura meravigliosamente paranoica ed insicura,
la stessa
che in questo momento è dinanzi a me, a crucciarsi per una sciocchezza
e che
teme una mi fuga in chissà quale luogo esotico” ironizzò scuotendo il
capo
divertito.
Prese il mio
viso tra le mani baciando dolcemente la punta del naso. “Isabella, io
ti amo
più di ogni altra cosa al mondo. E se ci saranno problemi, di qualsiasi
tipo,
li affronteremo insieme.” Terminò dolcemente, dissipando ogni mio
dubbio. I
suoi occhi intrisi di sincerità non lasciavano alcuna incertezza, e con
il
cuore più leggero gli sorrisi riconoscente.
Sapevo che
avremmo avuto tanti problemi da affrontare, e che forse per un primo
periodo
sarebbe stato difficile per
me abituarmi
a quella nuova vita. Ma con Edward accanto non avrei avuto alcun timore.
Avremmo
condiviso l’eternità cullati dal nostro amore … per sempre!