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Autore: _Zaelit_    18/10/2023    0 recensioni
È trascorso qualche mese dal termine della lotta per la libertà dei guerrieri originati dal Progetto Jenova e Progetto Yoshua.
Sephiroth è partito in cerca della sua redenzione, mentre Rainiel vive con Zack ed Aerith nel Settore 5. Un altro nemico, però, intende portare avanti la guerra che loro credevano terminata. Quando un vecchio amico porterà discordia nelle vite dei due ex-SOLDIER, quando un angelo dalle piume nere tornerà a cercare il dono della dea, Rainiel e Sephiroth, e tutti i loro compagni, dovranno ancora una volta confrontarsi con un male più pericoloso del precedente e che, come se non bastasse, sembra conoscerli molto bene.
Libertà, amore, pace: tutto rischia di essere spazzato via ancor prima di poter essere ottenuto... e il Dono degli Dèi è più vicino a loro di quanto pensino.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Sephiroth, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Capitolo 52
L'OCCASIONE PERFETTA

 

Dopo circa due settimane dal suo incontro con Sephiroth, l'ultima cosa che Rainiel poteva aspettarsi era di ricevere un incarico dai piani alti di SOLDIER.

Wutai si era rivelata un nemico problematico, negli ultimi tempi. La guerra era finita da un po' di tempo, ma non tutte le questioni irrisolte erano state sedate, ne era una prova la sua perdita di memoria, o così credeva.

Ad ogni modo, il Presidente Shinra stesso aveva fatto sì che venissero contattati tre membri di SOLDIER per portare a termine l'incarico. In realtà, si trattava di un problema abbastanza banale. Nella nazione all'estremo occidente del Pianeta, una banda di ribelli aveva causato dei fastidi a una truppa stanziatasi nei pressi della capitale, sulle montagne a sud della città. Si trattava di gente comune, non di guerrieri, che avevano raccolto ciò che avevano per far fronte alla minaccia di Midgar, ma non avevano avuto molto successo. Continuavano a essere decimati, e questo portava solo ad altri dissapori tra i due popoli. In pratica, si trattava di una missione vinta in partenza.

Rainiel era felice di poter partecipare. Prima di tutto, lei non aveva preso parte alla guerra in Wutai, e nemmeno si ricordava che fosse terminata, quindi un viaggio del genere le avrebbe fatto capire cosa stava accadendo al di là delle mura protettive della piattaforma. In secondo luogo, aveva in mente di provare a risolvere quella situazione con il dialogo, piuttosto che con le sue Aikuchi. Se si trattava di civili, non sarebbe stato giusto combatterli, nemmeno se loro erano solo in tre.

Dopodiché, venne a sapere chi sarebbero stati i suoi due accompagnatori. Glielo rivelò Genesis, lungo un corridoio del grattacielo che faceva loro da casa, dopo che il suo viso era sbiancato, così tanto da sembrare più freddo ancora della luce biancastra del telefono che aveva in mano e che, lentamente, girò verso l'allieva quando lei gli chiese quale fosse il problema.

«Sembra che avrai modo di fare addestramento sul campo, e sarò lì per osservarti.» disse quasi come ripiego, mentre chiaramente stava pensando a qualcos'altro, che lo stava forse assillando.

Rainiel guardò lo schermo del cellulare e sorrise. «Non sapevo che avessero spedito anche te! Non è un po' strano che inviino un SOLDIER d'élite per un compito di grado così basso?» domandò ingenuamente.

Genesis sospirò, picchiettando con un dito sullo schermo. «La compagnia vuole fare vedere al mondo che SOLDIER è ancora in carreggiata. Il nostro viaggio a Wutai sarà un semplice avviso a coloro che pensano di poter scampare al controllo della Shinra, e di Midgar.» spiegò con insolita pazienza, dopodiché abbassò il tono di voce, «D'altronde è chiaro, visto chi sarà il terzo membro della squadra.»

La ragazza seguì la direzione indicata dal suo dito e praticamente tremò, non sapeva se di paura o entusiasmo.

«Sephiroth?!» quasi si affogò con le lettere nella fretta impiegata nel pronunciare quel nome, che nella mail del Presidente chiudeva la fila del cast perfetto per lo spettacolo che la Shinra stava organizzando a discapito di quella povera gente di Wutai.

Genesis non rispose, chiuse il telefono e lo rimise in tasca, taciturno. Rain non notò nulla di strano, vista la sua tipica diffidenza, ma soprattutto perché era appena caduta nelle sue immaginazioni fantastiche, in cui avrebbe dato prova della sua bravura proprio sotto gli occhi del suo idolo indiscusso, e forse questo le sarebbe davvero valso una promozione. Quel che non notò fu invece la solitaria goccia di sudore che bagnò la fronte del suo mentore mentre camminava con passo più spedito.

Jadin gli aveva esplicitamente raccomandato, più volte, di impedire a qualsiasi costo che quei due s'incontrassero. Non aveva nemmeno idea che si fossero già parlati, due settimane prima, durante l'addestramento fuori programma di Rain, la quale aveva tenuto nascosto quel piccolo dettaglio al mentore che in quel momento era via per lavoro, e che si sarebbe innervosito se avesse saputo della sua disubbidienza. Di conseguenza, non gli aveva nemmeno raccontato di aver parlato con Sephiroth e, a giudicare dalla sua calma nei giorni seguenti a quello, probabilmente nemmeno Sephiroth aveva accennato all'accaduto con lui.

Se da una parte si disse che non era colpa sua e che una cosa del genere era ormai inevitabile, vista la volontà del Presidente di avere quei tre nello specifico come squadra di soccorso a Wutai, dall'altra si rese conto che Jadin non era esattamente una persona ragionevole e che avrebbe colto la palla al balzo per scaricare la sua frustrazione su qualcuno, e lui era la vittima perfetta.

Odiava soffrire così tanto e, anche quando il decadimento gli lasciava un attimo di respiro dopo i reset quotidiani attivati manualmente dalla scienziata, era l'ansia a consumarlo vivo, assieme al risentimento. Fare il minimo passo falso gli avrebbe garantito delle torture gratuite da parte della diretta discepola di Hojo, mentre il rispettare la sua deviata, folle volontà avrebbe significato tradire colui che un tempo era stato il suo più caro amico, che ora non si rendeva neppure conto di essere un topo da laboratorio chiuso in un labirinto senza uscite.

Ma Rainiel, che era in quella situazione di beata ignoranza a sua volta, era terribilmente felice di poter avere finalmente un'opportunità d'oro. Certo, Wutai la spaventava - era lì che aveva perso i ricordi, stando alla storia del suo mentore, e sapeva bene che per Genesis tornare lì dopo quei fatidici anni di prigionia sarebbe stato a dir poco traumatico - eppure era felice di poter lasciare Midgar e respirare aria nuova, una volta tanto. Chiusa in quella torre a fare addestramenti di continuo contro dei computer programmati non le avrebbe giovato oltre un certo punto. Aveva bisogno di azione, viva e reale, e finalmente le si era aperta davanti una porta che non poteva assolutamente richiudere.

Proprio per questo, quando le fu comunicato che a separarla da quella missione v'era solamente un accertamento medico, non esitò a farsi trovare pronta e in orario davanti alla porta dell'ufficio della dottoressa che l'avrebbe visitata. E la donna in questione era...

«Professoressa Jadin, capo del dipartimento scientifico. È un piacere conoscerti, SOLDIER di terza classe Rainiel Chanstor.» salutò la donna minuta che aveva appena aperto la porta dell'ufficio medico, una giovane ragazza dai tratti che ricordavano vagamente quelli tipici di Wutai: sottili occhi allungati e scuri, e lunghi capelli neri, lisci e lucenti. Indossava un camice bianco e un paio di occhialini sottili e rotondi.

Rainiel ricambiò il saluto con una stretta di mano. Ricordava di aver visto il suo volto in televisione. «Ho sentito parlare di lei, ha sostituito il professor Hojo! Dev'essere stato difficile gestire una tale mole di nuovo lavoro.» commentò apertamente, mentre entrava nello studio e si toglieva la giacca verde militare che aveva indossato.

Jadin ridacchiò sottovoce, aggraziata. «Ti prego, dammi del tu. Abbiamo praticamente la stessa età.» la invitò, per poi indicarle un lettino coperto da un velo di morbida carta bianca sul quale sedersi.

Rainiel seguì le sue indicazioni. «È ammirevole che qualcuno così giovane sia riuscito a farsi strada in così poco tempo.» tornò a dire.

Lei fece spallucce, afferrando da un cassetto uno stetoscopio per l'auscultazione cardiaca. «Le circostanze della mia ascesa di grado sono state tristi, ma non posso negare di essere entusiasmata dall'idea di portare avanti i progetti nati da una mente tanto brillante. Hojo sapeva il fatto suo, e le sue ricerche hanno fatto la storia della scienza.»

Rainiel abbassò lo scollo della maglia per permettere alla campana metallica dello strumento medico di catturare al meglio il suono del suo cuore. Non gli era mai andato particolarmente a genio Hojo, quindi si limitò ad annuire con poca convinzione, ma era felice di poter discutere con qualcuno che era riuscito laddove lei aveva fallito, nella realizzazione di un grande sogno di carriera.

«Spero anch'io, un giorno, di poter coprire una carica importante all'interno di SOLDIER.» sospirò, beccandosi un'occhiata torva ma bonaria dalla dottoressa che cercava di visitarla.

Dopo un po', la donna posò lo strumento e rispose. «Sono sicura che ce la farai. Tra l'altro, ora tutti i riflettori sono puntati su di te, viste le ultime vicende.»

Rain fece dondolare i piedi accanto al lettino. «Be'... non lo so. Credo che alla gente importi più che altro di Sephiroth.»

Notò un tremolio quasi impercettibile della scienziata, che le rivolse un sorriso. «È una celebrità, normale che sia andata così. Ma c'è chi è anche incuriosito da te.» Scrisse qualcosa su un foglio. «Il tuo cuore sta bene, comunque. È giovane e forte.» la rassicurò.

Rainiel gongolò in silenzio, festeggiando internamente. Un passo più vicino al poter partecipare a quella missione lontana.

Jadin, però, dovette cercare di non fare sentire il rumore dei suoi denti che digrignavano. Quando aveva saputo della missione, la sua prima idea era stata quella di falsificare la cartella clinica di Rainiel e Sephiroth e presentarle direttamente al presidente Shinra, sperando di convincerlo a non inviare almeno uno dei due a Wutai. Eppure non c'era stato nulla da fare. Il Presidente aveva espressamente richiesto che venissero mandati entrambi, "anche se con un piede nella fossa", perché era questo ciò che il popolo voleva: degli eroi a cui guardare con ammirazione, per essere tenuti calmi nel persuasivo tepore del senso di sicurezza che quelle maestose figure sullo schermo avrebbero elargito a tutti i cittadini di Midgar. Ed eccola lì, a fare una visita in regola a Rainiel, con una voglia matta di strappare il foglio che stava annotando e sparare un colpo alla ragazza o qualsiasi altra cosa le avrebbe permesso di renderla inabile allo svolgimento di incarichi almeno per un po', ma non poteva. Tragicamente, la storia che aveva pensato per convincere i due amnesici della falsa verità che aveva costruito, si era rivelata un grosso guaio, perché il Presidente voleva cavalcare l'onda della novità per fare risplendere la Shinra in quanto compagnia, senza prestare troppa attenzione agli sviluppi del dipartimento scientifico.

Rainiel dovette sottoporsi a qualche altro controllo: una breve prova fisica, una oculistica, persino una concernente i riflessi. Incredibilmente, eccelleva in tutto. Il suo corpo era perfetto, e Jadin rimase affascinata nel poter notare da vicino quando in fretta fosse guarito da quella che era stata a tutti gli effetti una tortura dimenticata.

La conversazione si portò avanti ancora per un po', principalmente grazie all'entusiasmo della loquace Rainiel, che approfittò dell'apparente bontà del suo medico per raccontarle quanto fosse felice di poter avere quell'occasione.

«È incredibile che ultimamente sia riuscita a interagire così tanto con Sephiroth!» esclamò, al settimo cielo, mentre indossava di nuovo la giacca.

Jadin sbavò la firma sui documenti che aveva riempito. «Prego?»

«Intendo dire...» Rain si grattò il collo, «Prima la notte in cui sono rinvenuta, poi al simulatore. E ora potrò persino andare in missione con lui! È l'onore più grande in cui un SOLDIER come me possa sperare!» gioì come una bambina in procinto di scartare un regalo di compleanno.

Il sorrisino di Jadin svanì nonostante cercasse di mantenere la situazione sotto controllo. «Quindi hai già fatto conoscenza del Generale?» chiese, «Ma non mi dire...»

Lei annuì energicamente. «L'ho conosciuto anni fa, in realtà. Fu lui a permettere il mio ingresso in SOLDIER. Ma l'ultima volta che ci ho parlato, saranno state... due settimane fa? Ci siamo incontrati al simulatore per puro caso, e in silenzio ha assistito a uno dei miei addestramenti. È stato imbarazzante, ma almeno ho fatto bella figura!» finse di vantarsi, per poi ridere, «Ad ogni modo sono contenta di aver potuto parlare con lui. Abbiamo molto in comune, da quando siamo sopravvissuti all'ultimo viaggio in Wutai. Ho scoperto che si sente proprio come me. Questo mi fa sentire... meno sola, immagino.» spiegò, cercando di rendere il suo un discorso sensato.

Jadin, però, aveva smesso di ascoltarla. Quel che le importava non era quanto andassero d'accordo. Sapeva benissimo che prima che cancellasse loro i ricordi l'uno dell'altra quei due si erano persino innamorati, quindi era logico che fossero tanto in sintonia. Eppure aveva ordinato a Genesis di impedire che i due si rivolgessero anche solo la parola, con la speranza di poter ideare un piano prima che partissero nuovamente per Wutai. E invece, ecco le sue certezze andare in fumo perché quel cantore disperato non era riuscito a fare il suo dannato lavoro.

«Sono certa che avrete molto da dirvi. Tu, lui.. e anche Genesis Rhapsodos.» pronunciò quell'ultimo nome con una certa enfasi, fredda e sibilante, cui Rain non prestò troppo caso.

Jadin era certa che avrebbe contraccambiato il favore, mostrando a Genesis le conseguenze delle sue azioni. Forse, questo l'avrebbe finalmente convinto a stare un po' più attento.

 

   
 
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