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Autore: AkaNagashima    19/10/2023    1 recensioni
Mi sono sempre domandata: come sarebbe andata davvero la serie se Sherlock e John si fossero conosciuti da bambini durante le estati estive?
Edimburgo è la città di Watson, dove durante il periodo estivo si annoia terribilmente non avendo poi molti amici con cui condividere la giornata, ma due enormi occhi cangianti si presentano davanti a lui chiedendogli di giocare insieme. La noia, infine, non è poi così difficile da superare.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mr Holmes, Mrs. Holmes, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Siamo già al secondo capitolo. Sono piccoli, perchè in realtà come inizio volevo fare qualcosa di semplice. Ma nei prossimi ci sta che diventi tutto più interessante, a partire da molti headcanon che io stessa ho inventato a suo tempo. Sherlock e John hanno vissuto la loro prima estate insieme tra giochi ed altro, si sono divertiti e sicuramente si scriveranno molto durante l'anno scolastico. E come andrà durante l'estate del 1984? Lo scopriremo prossimamente!



Fine estate 1983 Edimburgo, Scozia 


Dire addio ad un amico era sempre doloroso. John pensava questo mentre giocava quel giorno di fine Agosto insieme a Sherlock, consapevole che quella sarebbe stata l'ultima sera in cui l'avrebbe rivisto fino all'anno successivo, in quanto il più piccolo sarebbe dovuto rientrare a Londra. Le vacanze erano definitivamente finite.
Sarebbe comunque stato solo un anno, si ripeteva, poi sicuramente lo avrebbe rivisto, vero? Ma era doloroso comunque, perchè si era affezionato a quel bambino, gli voleva bene come se fosse un fratello minore, e ci giocava insieme volentieri nonostante la differenza di età, che poi in verità era minima. 
Aveva capito che Sherlock fosse davvero bravo a risolvere casi, infatti era appassionato di libri gialli, guardava spesso programmi tv e film thriller, ed aveva un'intelligenza fuori dalla media. Ripeteva spesso che lui e suo fratello, quando ancora quest'ultimo gli donava le dovute attenzioni, si cimentavano nel 'metodo deduttivo', così lo chiamava. Allenarsi ad osservare, captare informazioni che nessun altro riusciva a scorgere, e così formare una deduzione dettagliata su ciò che vi si capiva, come il motivo per cui una persona indossava un maglione giallo fuori stagione. Il che, detta così, era qualcosa di assurdo.

𝑇𝑢 𝑣𝑒𝑑𝑖 𝑚𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑜𝑠𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖, 𝐽𝑎𝑤𝑛.

Aveva cominciato a chiamarlo così di punto in bianco, e a lui non dava fastidio. Sempre meglio del 'Johnny' urlato ai quattro venti da Harriet, anche a scuola, davanti a tutti. Jawn era carino, lo faceva sentire ben voluto, provava un calore particolare quando Sherlock lo chiamava così.
Che poi, giusto per essere precisi, aveva spiegato il perchè i genitori lo chiamassero William. Entrambi erano i suoi nomi. In modo scocciato aveva spiegato che si chiamasse William Sherlock Scott Holmes. Praticamente un nome davvero lungo, ma che lui prediligeva il nome Sherlock perchè nessuno si chiamava così, ed aveva davvero ragione. 
A volte giocavano ai pirati, a volte gli insegnava a dedurre, ma era davvero difficile apprendere un'arte del genere per uno come lui. Certo, John possedeva un'empatia tale che, a differenza del moro, riusciva a dedurre facilmente le emozioni del prossimo, ma sicuramente non sarebbe mai riuscito a spiegare il perchè una determinata persona avesse deciso di comprare delle Nike invece che delle Adidas. E questo, spesso, lo faceva sentire stupido.
Ma adorava quando Sherlock decideva di usarlo come cavia, ed il 99% delle volte ci prendeva pure lasciandolo divertito ed affascinato.
Tutte le sere, quando rientravano a casa dei Watson, Mycroft era seduto all'interno insieme a sua madre sorseggiando tea in attesa che arrivassero, così che potesse prelevare il minore e riportarlo nella loro "villa vacanza", così la chiamavano. 
A volte era stato persino invitato a passare un pomeriggio da loro, quando faceva troppo caldo, così che potessero persino fare i compiti insieme o divertirsi in altro modo, e quel luogo era veramente enorme. Casa sua era l'equivalente di una sola stanza, ed a volte si divertivano a giocare a nascondino, oppure Sherlock inventava un caso da seguire come un vero detective.
Era indeciso, diceva, se diventare un chimico/matematico come i suoi genitori, o un detective privato, perchè a lui piaceva davvero molto il mistero. Possedeva molti libri di Pole, ed era un assiduo lettore, a differenza di John che era circondato da libri di medicina di sua madre, di armi di suo padre, di arte e di Stephen  King. A lui piaceva dipingere, a volte pensava seriamente di continuare quella passione, ma al tempo stesso anche la medicina lo attirava molto, avrebbe dovuto scegliere, ma era ancora alle elementari, c'era tempo.

« Jawn! » lo chiamò di nuovo. « Ti sei distratto per l'ennesima volta. »
« I-Io.. sì, scusami, stavo pensando. »
« Me ne sono accorto, vedevo il fumo uscirti dalle orecchie. Se continui così ti surriscalderai. »

John ridacchiò a quella battuta, e così fece l'amico, che tornò poi col volto verso il cielo azzurro. E pensare che anche Edimburgo era conosciuta come una cittadina piovosa, eppure durante l'estate sembrava che le nuvole decidessero di andarsene in vacanza come il resto della popolazione. Era davvero un caldo asfissiante, fortunatamente si trovavano all'ombra.
Avevano deciso di sdraiarsi sotto ad un albero e divertirsi a guardare il cielo spoglio alla ricerca di qualche nuvola interessante, o semplicemente per rilassarsi. Ne avevano di tempo per giocare insieme.

« A cosa pensavi? »
« Niente di interessante. »
« Certo, come no. »

John sospirò divertito, avrebbe voluto dirgli "deducimi", ma si trattenne, non era il caso. Sherlock deduceva, ma non poteva essere un indovino, non poteva capire così tanto della sua mente.

« Pensavo che oggi sarà il nostro ultimo giorno estivo, e a me gli addii non sono mai piaciuti. » ammise. « Mi rendono triste. »
« Non sarà un addio, Jawn. Ma un arrivederci. » sottolineò il più piccolo. « L'estate prossima tornerò di sicuro. » 
« Come fai a dirlo? E se poi non dovesse capitare? »
« Sono davvero convinto che i miei genitori abbiano provato una pace mai vissuta qui ad Edimburgo, soprattutto da quando abbiamo cominciato a giocare insieme. » ammise seriamente il più piccolo, inumidendosi le labbra carnose. « Inoltre, non dovesse capitare, possiamo sempre scriverci, no? »

Sì, si erano scambiati le reciproche email già dall'inizio e l'indirizzo postale, potevano eccome. Si sarebbe scritti sicuramente, lui sapeva che l'avrebbe fatto. Voleva bene a quel bambino, lo trovava interessante e divertente, così intelligente da metterlo in difficoltà. Per John non era difficile affezionarsi a qualcuno, ma non così tanto. 

[ . . . ]

Rientrare al crepuscolo fu incredibilmente doloroso. Era consapevole di ciò che li aspettava davanti alla porta dei Watson. Mycroft sarebbe stato sicuramente lì ad attenderli, il suo inseparabile ombrello tra le mani - che ancora si domandava cosa diamine ci facesse con un sole così vivo - ed il suo sguardo glaciale che avrebbe colpito entrambi. Sherlock cambiava quando suo fratello era presente, sembrava come spegnersi improvvisamente, ed il bambino così propenso a cercare l'avventura spariva come per magia. Le prime volte John si era davvero domandato se quella sua versione fosse davvero esistita o fosse frutto della propria fantasia.
John salutò il maggiore degli Holmes come di consueto, saluto a cui Mycroft rispose solo con un cenno del volto, per poi puntare lo sguardo sul fratello minore. Sherlock, dal canto suo, conosceva talmente bene quello sguardo che seppe subito che sarebbero andati via immediatamente.

« Sherlock. »

Il moro si voltò verso di lui, guardandolo dritto negli occhi. Si capiva che non voleva andare, si capiva che sarebbe volentieri rimasto ad Edimburgo ancora un po', e che il rientro a Londra non era esattamente ciò che desiderava, ma doveva. La scuola sarebbe iniziata per tutti, il lavoro altrettanto, la vita autunnale era alle porte.

« Ci vediamo l'estate prossima. » continuò allora il biondo, sorridendogli. « Ti aspetto qui, va bene? »
« Promesso? »
« Promesso! » ammise. « Ti scriverò, ricordatelo. Ti scriverò assolutamente, ma tu devi rispondermi, ok!? »

Mycroft li tirò verso di sè e riprese il cammino, Sherlock per un po' continuò a guardarlo da sopra la spalla, poi furono troppo lontani per restare in quella posizione e si voltò di nuovo. John, di conseguenza, rimase esattamente dov'era e lo osservava allontanarsi ancora, fino a scomparire completamente all'orizzonte.
Sì, lo avrebbe aspettato. Gli avrebbe addirittura scritto. Con trepidazione sperava che Giugno non fosse poi così lontano.

  
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