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Autore: Lorelaine86    16/09/2009    6 recensioni
Bella accetta la cattedra da un prestigioso college, è fidanzata con Mike da poche settimane, pensa di finire il suo incarico tranquillamente, ma ha fatto i conti senza Edward. La mia nuova ff, buon divertimento ^^
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo betato da Ale03
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Uno strano incontro

“Che bel ragazzo!” esclamò la cameriera mentre chiudeva il registratore di cassa, con gli occhi fissi sul ragazzo che era appena uscito.Lo vidi salire su una porche gialla.
“E’ vero” ammisi verso la ragazza che non aspettava altro che la mia conferma alla sua osservazione.

Ma essere un bel ragazzo non rappresentava per me un requisito sufficiente.
Anche Jake lo era, ma questo non gli aveva impedito di farmi del male.

Mi venne da chiedermi cosa ne penserebbe la cameriera di Mike Newton, il mio fidanzato che avevo lasciato in Arizona. La mia ex compagna di camera, Jessica Stanley, diceva sempre che Mike era il sogno di tutte le donne. Ed era vero. Mike era un uomo sicuro, responsabile e, in un certo senso, affascinante, ma non si sarebbe potuto definire un bel ragazzo.
Era, semmai, tutto ciò che Jake non era mai stato.
“E’ di passaggio?” mi chiese la ragazza, mettendomi davanti l’insalata.
“No, ho intenzione di fermarmi. In autunno inizio a insegnare”
La cameriera emise un fischio e guardò la targa della mia vecchia golf.
“Ne ha fatta di strada per venire qui! Ha già trovato un alloggio?”
“Si, presso la famiglia del professor Hale. Li conosce?”
Che domanda! Quella ragazza doveva sapere tutto di tutti.
“Pensavo che Carl fosse andato in Turchia” osservò la cameriera.
“In Grecia” la corressi “Sta facendo degli scavi. Suo figlio Jasper tornerà dal Messico per sostituirlo e vivrò con lui e sua sorella Rosalie”
“E’ una brava ragazza…vuole altra salsa? E’ così magra.” Disse rivolgendomi uno sguardo pietoso al mio metro e sessanta.
“E’ tanto che non vedo Jazz. Quando dovrebbe tornare?”
“Questa settimana, credo” risposi con un sospiro.
Arrivando, mi ero recata direttamente a casa degli Hale, ma non vi avevo trovato nessuno, così mi ero fermata in quel piccolo ristorante per far passare il tempo, in attesa di potermi fare un bagno e una bella dormita.
Ero in giro dalle sette del mattino e quella era l’ultima tappa di un viaggio che durava da ben tre giorni e che mi aveva fatto attraversare tutta la costa del Pacifico.
Desideravo soltanto una cosa: togliermi di dosso la stanchezza di quel lungo tragitto.
Dopo aver pagato il conto uscii e mi diressi verso la macchina. Sul punto di salire vidi una cabina telefonica. Avrei potuto chiamare Mike e annunciargli che ero arrivata e che stavo bene, ma forse non sarebbe stato il caso di dirgli che gli Hale non erano in casa.
Mike era contrario a quel viaggio e pensava che fosse una pazzia fare tante miglia per trovarmi un lavoro.
Rispose al terzo squillo, come al solito.
“Sono io, sono arrivata”
“Dove? A casa degli Hale?”
“No a Queen Anne Hill. Strada  facendo sono passata davanti alla loro casa. È magnifica! Di mattoni rossi, con un piccolo portico che le gira attorno, tanti camini. Una costruzione tipicamente vittoriana.” Naturalmente persi un po’ del mio entusiasmo al ricordo che a Mike piacevano solo alluminio e vetro.
“Non c’era nessuno e così mi sono fermata a cenare in un ristorante”.
“Credevo ti aspettassero”
“Purtroppo non avevo precisato l’ora del mio arrivo, perché non sapevo con esattezza quanto ci avrei impiegato”.
“Quando mi muovo io…”
Mike era la precisione fatta persona e viveva rispettando i suoi programmi.
Io invece, mi affidavo molto all’istinto.
Ed era proprio per questo che lui ora si trovava a Phoenix e io a migliaia di chilometri di distanza, nonostante fossimo fidanzati da cinque settimane soltanto.
“Sono sicura che non tarderanno…”
“E se fossero partiti?”
Mike era un uomo essenzialmente realista ma in quel momento avevo bisogno di ben altro per rassicurarmi.
“Non è possibile ” risposi, cercando di celare il mio disagio “mi stanno aspettando. In ogni caso, il professore mi ha mandato una chiave”
“D’accordo ” sospirò Mike, tutt’altro che convinto.
Ci eravamo fidanzati il primo di maggio e due settimane dopo avevo accettato la proposta di lavoro lontano da casa. Mike rifletteva sempre a lungo prima di agire.
La sua domanda di matrimonio, infatti,  era stato frutto di una decisione maturata in mesi. Aveva trent’anni ed un lavoro che gli rendeva, ma alla fine si era reso conto che era arrivato il tempo di prendere moglie.
Quando gli avevo annunciato la mia intenzione di partire, non si era arrabbiato e non aveva chiesto indietro l’anello.
Aveva semplicemente domandato “Perché?” e quando io avevo iniziato a balbettare qualche spiegazione, si era preso due settimane per riflettere, trascorse le quali, aveva detto:
“Il matrimonio è una cosa seria. Hai bisogno di abituarti all’idea. Pensaci bene sopra, anche per un anno se vuoi”
Mi avrebbe fatto sicuramente bene passare un anno a Queen Anne Hill. E alla fine di quel periodo sarei tornata a Phoenix solo se fossi stata più che sicura da voler sposare Mike.
“Ti telefonerò tra qualche giorno, quando mi sarò sistemata”.
“Si ma solo un anno, non dimenticartene. E vedi di diffidare dagli archeologi. Soprattutto di quelli che attirano le belle ragazze, come te ”
“Via, Mike! Jasper Hale è fidanzato”
“Se è per questo lo sei anche tu”
“Non preoccuparti. Ciao a presto”
Mike non aveva nulla da temere. Anche se Jasper Hale fosse stato bello come Jake, avrei saputo resistere alla tentazione. Mi avviai, e strada facendo decisi che avrei utilizzato la chiave se non avessi trovato nessuno.
Quando arrivai davanti alla casa, non vidi alcuna luce alla finestra.
Trascinai le due pesanti valigie fino alla porta e bussai con tutta la forza che avevo.
Nessuna risposta.
Allora infilai la chiave nella serratura.
“C’è nessuno?”
Niente.
Solo il rumore dei miei sandali sul pavimento.
Mi avvicinai a quello che doveva essere un salotto con la moquette bianca, un grande camino di marmo, dei bei mobili di ebano e un impianto stereo con più dischi.
Più in là c’era la biblioteca.
Solo allora notai che disseminati per terra vi erano una marea di libri e oggetti archeologi di ogni tipo.
La casa mi parve d’improvviso troppo vuota e troppo in ordine.
Era come se Jasper e sua sorella fossero partiti per un viaggio.
E se fosse davvero così?
Cosa avrei fatto fino a settembre?
Dove avrei alloggiato?
Jasper progettava di scrivere un libro sull’archeologia ed io avrei dovuto scrivere tutto a macchina.
Il tavolo della sala da pranzo era coperto da un leggero strato di polvere, il che non fece altro che confermare i miei dubbi.
Ma entrando in cucina le mi paure si calmarono.
Nessuno partiva lasciando i piatti sporchi nel lavello.
Emisi un sospiro di sollievo. Probabilmente erano usciti la mattina e sarebbe tornati la sera.
Prima di andare a letto avrei lasciato un biglietto per avvertirli del mio arrivo.
Con le valigie in mano, iniziai a salire i gradini dell’ampia scala in legno.
“E lei chi diavolo è?”
Mi paralizzai sul posto, sorpresa dalla voce un po’ rauca che proveniva dal piano di sopra.
Sollevai la testa e vidi una figura maschile.
Quello era Jasper Hale?
Bè se è lui non è affatto accogliente. Ma se non lo è…
“E lei?” chiesi a mia volta, con voce incerta.
“Salga!” ordinò lo sconosciuto, ignorando la mia domanda.
Io rimasi immobile.
“Le ho detto di salire” la sua voce ora era meno dura.
Forse quell’uomo non si rendeva conto di avermi spaventata.
Senza staccargli gli occhi di dosso gli obbedii.
Se dovesse dimostrarsi minaccioso, gli butto addosso le valigie e fuggo, semplice…
Mi dissi pur sapendo che non sarei mai riuscito a farlo.
Quando arrivai più vicino, potei meglio distinguere la sua figura.
Era alto, rossiccio e con l’espressione di una persona ammalata.
Forse è per quello che aveva gli occhi lucidi e la barba incolta…
Indossava solo un paio di pantaloncini e il suo corpo appariva magro, muscoloso e abbastanza abbronzato.
“Chi è lei e cosa ci fa qui?” mi chiese in tono sommesso, Ma con una freddezza che mi fece rabbrividire.
“Sono Isabella Marie Swan” risposi e facendomi coraggio aggiunsi “Sono venuta per stabilirmi qui”.
“Cosa?” rispose lui incredulo.
“Questa non è la casa del professor Hale?”
“Si…”
“In questo caso mi stabilirò qui. Suo padre deve averle detto del mio arrivo, no?”
Che famiglia! Un padre assume una persona e si dimentica di dirlo al figlio…

Lo sconosciuto alzò lo sguardo “Mio padre?”
“Sì, mi ha assunto per poter battere a macchina i suoi appunti”.
“Ah! E quel qualcuno dovrebbe essere lei? Dio mio!”lui si passò la mano sulla faccia e scosse più volte la testa come se volesse schiarirsi le idee.
Poi indietreggiò e si appoggiò al muro guardandomi come se fossi un volgare insetto.
“Non ha ricevuto la mia lettera?
“Che lettera?”
“Quella in cui le dicevo di starsene a casa sua” lui parve afflosciarsi e così mi avvicinai, notando che gli tremavano le labbra.
“Non ho ricevuto niente. Quando l’ha spedita?”
“Ieri o due giorni fa, ho perso la nozione del tempo”.
“Ho lasciato l’Arizona tra giorni fa”
Mancava solo questo dopo un interminabile viaggio!
“E adesso che facciamo Sig Hale?”
“Non lo so, una cosa è certa: lei se ne deve andare! E a proposito io non sono Hale”
“Cosa?” quell’uomo mi sembrava meno minaccioso adesso. Anzi, mi sembrava sfinito e aveva la fronte imperlata di sudore.
“Sono stata assunta per lavorare con Jasper Hale. Con quale diritto lei mi viene a dire che non ha più quel posto? e se non è Jasper Hale, allora chi è?”
Lui si grattò la nuca con un gesto stanco e chiuse gli occhi quasi sperasse di non vedermi più una volta aperti.
“Mi dispiace che non abbia ricevuto la mia lettera” disse più seccato che dispiaciuto “Jazz è in Massico ed è per questo che lei non ha più quel posto. Sono Edward Cullen, suo cugino, e sarò io a sostituirlo durante l’estate.”
Mi morsi un labbro. E pensare che avevo sperato di passare un’estate tranquilla con Jasper Hale, mentre invece avrei dovuto sorbirmi quell’arrogante di Edward Cullen! Il gatto aveva lasciato posto alla tigre.
A guardarlo meglio però, nonostante la barba lunga e i capelli spettinati, era indubbiamente un bell’uomo.
“Continuo a non capire perché è qui” chiesi.
“Ho la malaria e forse qualche stupida febbre tropicale. Non è la prima volta mi basta solo un po’ di riposo e tuttavia, la febbre non mi impedisce di insegnare” rispose con un’alzata di spalle.
“E il mio lavoro?”
“Appena guarirò me ne torno in Guatemala. Jazz ritorna e finalmente avrà il suo maledetto lavoro. D’accordo? Ora se ne vada!”
“Neanche per sogno”
“Sì, invece”
“Ho detto di no. Potrei aiutarla. Avrà sicuramente bisogno…”
“Di niente! E tantomeno di una donna che ficchi il naso ovunque”
“Ma…”
“No!” ribatté con un tono che non ammetteva repliche “Me la caverò benissimo da solo” fece una smorfia e tentò di appoggiarsi al muro per non cadere.
Lo vidi stringere le mascelle, come se facesse uno sforzo per mantenersi in piedi.
“Io…”
“Se ne torni a casa”
Molto probabilmente oltre a privargli del colorito, la febbre lo aveva privato anche della ragione.
“In Arizona?” domandai ironica.
“Se ne vada dove vuole. In città ci sono tanti alberghi” disse con una scrollata di spalle.
“Perché non posso rimanere qui?”continuai, irritata dal tono arrogante.
“Perché mi da fastidio avere la gente tra i piedi. Ho spedito Rose a casa di amici. Voglio stare da solo. Non si muova torno subito vado a prendere il portafoglio in camera mia”
“Non mi interessa il suo denaro!” lo presi per un braccio ma lui si liberò con un gesto brusco aggrappandosi subito al corrimano per non cadere.
“Al diavolo! Le darò un assegno” respirò profondamente e si passò la lingua sulle labbra secche.
“Non sia sciocco. La smetta e se ne torni a letto. Non riesce a stare nemmeno in piedi”.
“Lo vede, già si immischia nei miei affari. Se non vuole il denaro, peggio per lei. Se ne vada e mi lasci in pace”.
Mi resi conto che faceva sforzi inauditi per non vomitare, ma ad un certo punto, tuttavia, incapace di trattenersi oltre, lo vidi correre per il corridoio e scomparire in quello che doveva essere il bagno.
Non lo seguii, ma dopo un momento, non vedendolo ricomparire mi preoccupai e andai a controllare.
Magari è morto…
Inginocchiato davanti la tazza, la schiena mandida di sudore, lui tentava di sollevarsi ma ogni volta ricadeva.
“Lasci che l’aiuti” senza aspettare la sua risposta, lo presi per un braccio e, dopo essermelo passato attorno alle spalle lo misi in piedi.
“Sto bene..”
“Certo campione! Finirà per terra se non si lascia sostenere, avanti venga!”
Accipicchia come scottava.
Quell’uomo era più ammalato di quanto immaginassi.
“Dov’è la sua camera?”
“Io…dovrei” disse guardando il bagno.
“Ci penserò io” dovevo metterlo a letto alla svelta.
“Allora?”
“Quella in fondo”
Entrandoci ebbi l’impressione che si trattasse più di un retrobottega di un museo.
Tutta la camera, il pavimento, il cassettone, il letto erano ingombri di fogli.
“Che disordine!”
“Trova?”
Riuscii a liberare una sedia e lo aiutai a sedersi.
“Cosa fa? Lavora fin quando non si sente male e poi ricomincia?”
“Più o meno” rispose lui mentre un’ombra di un sorriso illuminò il viso pallido di Cullen.
“Le rifaccio il letto, non si muova”
“Preferisco rifarmelo da solo” ribatté tornando immediatamente ostile.
Feci spallucce “Non ha bisogno di dimostrarmi quanto è forte. Inizierò a far ordine nel bagno”
Mi fulminò con lo sguardo e aprì la bocca per dirmi altre dolci paroline, ma poi ci ripensò e si limitò a girare la testa verso la finestra.
In cosa mi sto cacciando?
Pensai. Forse Mike aveva ragione.
Quando finii in bagno, mi diressi verso la camera che si trovava di fronte a quella di Cullen e decisi che sarebbe stata la mia.
Portai le valigie e mi cambiai rapidamente, e mi sentii pronta ad affondare nuovamente la belva.
Accasciato su una sedia, gli occhi chiusi, sembrava che dormisse. Non sarebbe stato facile vivere con lui e come per dar ragione al mio pensiero lui aprì gli occhi e mi lanciò un’occhiata ostile.
“Come si sente?”
“Meglio” rispose lui “Mi dispiace per poco fa” la sua voce era priva di espressione.
Iniziai a rifare il letto “Non ci sono lenzuola pulite?” chiesi notando che erano giallastre e stropicciate.
“Vanno bene quelle”
“Mi piace rifare letti”
Mi lanciò un’altra occhiataccia e si arrese “Nell’armadio, in corridoio”.
Quando tornai, non appena mi vide mettere mano a certi fogli si lasciò sfuggire un urlo.
“Non li tocchi”
“Vuole dormire con questi appunti?”
“Me la sbrigherò da solo”
“Ma com’ è monotono!” dissi piantandomi davanti a lui con le mani si fianchi.
“Invece di borbottare perché non mi dice in che ordine glieli devo mettere? ”
“D’accordo ” mormorò infine.
Così feci, seguendo le sue istruzioni, la calligrafia chiara dei suoi appunti contrastava totalmente con il disordine che regnava nella stanza.
Sembrò addolcirsi, ma come al solito mi sbagliavo, perché quando provai ad aiutarlo per mettersi a letto, si irrigidì di nuovo.
“Ce la faccio da solo signorina Swan”
Stupido testardo!
“Posso capire che non vuole il mio aiuto ma mi chiami Bella almeno. È piuttosto difficile fare il sostenuto con chi le ha appena pulito il bagno ”
Beccati questa!
Nessuno l’ha obbligata” ribatté lui risentito.
Poi come un uomo che vede un’oasi nel deserto si lasciò cadere con un gemito sul letto.
“Mi scusi” mormorò con la testa appoggiata ai cuscini “E grazie”.
“Di nulla. Se le serve , mi chiami”
“Io…”
“Si lo so, ce la farà da solo…comunque mi troverà nella camera di fronte” e senza aspettare oltre me ne andai.
Una volta in camera mia mi distesi sul letto.
Abituata con la calma di Mike, avevo avuto l’impressione di essermi scontrata con un orso.
“Idiota e testardo!” borbottai “Mr Indipendenza”.
Idiota!
Mi aveva consigliato un albergo…di cosa aveva paura? Di perdere la sua reputazione vivendo con una donna? Lui? Un uomo abituato a stare nella giungla?
Mi venne in mente la cameriera del ristorante, lei avrebbe trovato Mr arroganza un bell’uomo e avrebbe ammirato la sua presenza. Ma non la pensavo allo stesso modo.
Edward Cullen doveva sopportare le donne soltanto in un caso.
Proprio come Jake.
Anche se i capelli spettinati, il mento deciso, gli occhi selvaggi…
Mi voltai su un fianco furibonda. Perché doveva farmi tornare alla mente Jake?
Quel fascino velenoso con cui usava le donne?
Possibile che fossero uguali?
Probabile.
Quello sguardo duro, quella maniera di ringraziare a fatica…
Oh, come è diverso Mike!
Nonostante tutto, non fu a Mike a cui pensai durante la notte, ma la figura di uomini con i capelli spettinati, la barba incolta e gli occhi lucidi.
Smettila!
Nemomale che mi ero promessa di non cedere alle tentazioni. Jasper Hale era fidanzato, quindi non contava. Avevo pensato a tentazioni facili da respingere.
Ma, avevo fatto i conti senza Edward Cullen.


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noto con molto piacere che la storia piace^^, bene allora vi posto il primo"capitolone" fatemi sapere cosa ne pensate
volevo precisare che le frasi che trovate scritto in un altro carattere rappresentano i pensieri di Bella.
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ale03ciao ^^, sempre felice che fatto che mi perseguiti e ti ringrazio del complimento, spero di non averti fatto aspettare troppo per il primo capitolo spero ti piaccia

angel94ciao sono contenta che l’idea ti piaccia ^^ spero di non averti fatto aspettare troppo per il primo capitolo spero ti piaccia

luisinaç_ç finalmente sei tornata! sono contenta che l’idea ti piaccia ^^ e grazie

smanukilciao ^^, sono contenta che tu abbia deciso di leggere le mie cavolate, io purtroppo il film non l’ho visto, il titolo è stato scelto perché è attinente alla storia, anche se leggendo questo capitolo ti sembrerà il contrario ^^. spero ti piaccia il primo capitolo.

00Alice Cullen00Ciao ^^, grazie anche se la genialata non la vedo! E ci passo spesso tra le tue storie in particolare una, della quale non ricordo il nome ^^ . spero ti piaccia il primo capitolo.

Amy DickinsonMa chère, lo so la mia testolina a volte partorisce cavolate assurde, per non parlare del travaglio ^^, sono felisse che già il prologo ti piaccia e spero ti piaccia anche  il primo capitolo.Come vedi ho obbedito all’ordine ^^ besos.

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Le mie FF

Lo Scapolo

Isola Esme
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FF di cui mi occupo:
Tesoruccio, quand'è che metterai la testa a posto?! :  fanfiction ispirata a Lamù  di Amy Dickinson
Il falco e la Rosa  : fanfiction originale di Amy Dickinson

Buona lettura, 

a presto, la Vostra Lory  




  
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