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Autore: Ciuffettina    23/10/2023    4 recensioni
A Consonno il cielo è più azzurro, è sempre festa ed è il paese più piccolo ma più bello del mondo insomma è un paesino talmente speciale da attirare l'attenzione di ben due angeli scappati dal Paradiso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Balthazar, Gabriel
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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Nonostante Gabriel avesse fatto credere a tutti che fosse la sua fidanzata, ci fu comunque qualche screanzato che ci provò con Balthazar.
Per fortuna la forza di un angelo non dipende dal suo tramite ma dalla sua Grazia perciò, anche se Balthazar sembrava una minuta fanciulla indifesa, si tolse di dosso quelle manacce inopportune, semplicemente con due dita, stritolando loro i polsi e dispensando lividi e fratture col sorriso sulle labbra.
«Vieni subito in camera tua» disse seccato Gabriel a Balthazar, mentre stava ancora raccogliendo le sue vincite al tavolo da gioco. L’arcangelo non riusciva a trattenere la sua rabbia. Si sentiva profondamente offeso dalle parole dell’anziano, che sembrava ignorare completamente il fatto che le donne hanno diritto di fare le proprie scelte e di vivere la propria vita come desiderano. Era vero che lui spesso e volentieri se la spassava con le pornostar ma era una cosa del tutto diversa! Avevano scelto loro di fare quel mestiere e meritavano rispetto come tutti gli esseri umani. Presumere che una fosse una “poco di buono” solo per il vestito che indossava o che tutte le donne dovessero aspirare al matrimonio, alla maternità e a relegarsi in casa era davvero assurdo!
Balthazar, nel vederlo così turbato, si affrettò a seguirlo (per quanto glielo concedevano i tacchi alti), seguito dagli ululati e dalle risatine allusive degli altri giocatori. «Gabriel, c’è qualcosa che non va?» gli chiese non appena furono entrati in camera.
«Mi ha fatto incavolare uno dei tuoi pretendenti. Un bel mix di ottusità e ipocrisia allo stato puro».
«Ah beh!» replicò Balthazar sollevato. «Se è per questo a me hanno fatto incavolare tutti quanti. Ma che hanno in testa questi umani? Sempre ad allungare le mani! Beh, ho fatto quello che volevi, ora fammi tornare com’ero prima».
«Prima rispondi a questa domanda: come ti hanno trattato i croupier, mentre li sbancavi?»
«Disgustosamente gentili, sembrava quasi che stessi facendo loro un favore» rispose Balthazar. «Esperimento riuscito, ok? Ora ridammi il mio aspetto!»
«Ne sei proprio sicuro?»
«Sì-ì! Quante volte devo ripetertelo?»
D’accordo!» rispose Gabriel ridacchiando. Schioccò le dita e comparve una sfera di luce azzurrina che cominciò a schizzare di qua e di là per la stanza.
«GABRIEEEL!!!» strillò Balthazar con un suono che solo l’arcangelo poteva comprendere e svolazzandogli intorno alla testa. «La pianti con questi scherzi scemi?»
«Ma me l’hai chiesto tu di ridarti il tuo aspetto ed è esattamente quello che ho fatto» rispose Gabriel con aria innocente.
«Non far finta di non capire! Sai benissimo che cosa intendo!» protestò la sfera di luce.
«Allora devi essere più specifico! Ti ricordi Abramo e Sara? Avevano domandato a nostro Padre di concedere loro un figlio ma, siccome non avevano specificato quando doveva mandarglielo, nostro Padre gliel’ha accordato quando ormai erano centenari».
«Smettila con le tue reminiscenze! Ridammi subito il mio tramite!»
«Eccolo, eccolo» disse Gabriel, schioccando le dita e facendo riapparire Balthazar come voleva. «Non mi ricordavo che fossi così noioso!»
Balthazar si tastò per controllare che fosse tutto a posto (dopo che Gabriel aveva fatto spuntare una coda alla regina Vashti non si poteva mai sapere…) «Mi stai facendo pentire di non essere partito subito e di essere venuto al tuo tavolo, anzi sono già pentito!»
«Non è vero!» replicò l’arcangelo.
«E invece sì!»
«Non ci credo!»
«Credici!»
«Allora perché resti qui a litigare invece di volare via?» domandò Gabriel, mimando con le mani un paio di ali.
Già… perché non se ne andava? La verità era che, scherzi idioti a parte, gli piaceva la compagnia di Gabriel. Era sulla Terra da secoli, ma non aveva mai legato con nessuno, non si era mai fatto dei veri amici… Solo con l’arcangelo poteva smettere di recitare ed essere veramente sé stesso. «Sono solo curioso di sapere come punirai questo conte Amen… però se mi fai un altro scherzo, lo faccio sul serio!»
«Ok, ok…» replicò Gabriel, alzando le mani. «Niente più scherzi… o, almeno, non a te».
 
Quella sera, Gabriel e Balthazar andarono a cena, entrambi in smoking e videro già seduto a uno dei tavoli quell’anziano che aveva denigrato Balthazar (dopo averci provato con “lei”, invano).
«Uh! Guarda chi c’è! Reggimi il gioco!» bisbigliò in fretta Gabriel a Balthazar, prendendogli la mano e intrecciandone le dita.
L’altro angelo intuì ciò che l’arcangelo aveva in mente ma era troppo tardi per tirarsi indietro.
Gabriel si avvicinò all’anziano con un sorriso smagliante. «Ehilà Giuseppe! Lo sai che i tuoi consigli assolutamente non richiesti mi hanno aperto gli occhi? Avevi assolutamente ragione! Balty non era proprio una ragazza seria e oggi l’ho mollata». Si voltò verso Balthazar: «Lo so, lo so che ha te piaceva taaanto ma il nostro amico Giuseppe ha ragione, con quel vestito scollacciato avrei dovuto capirlo subito che era una poco di buono!»
Come se quello straccio l’avessi scelto io!” pensò Balthazar immusonito.
Gabriel si voltò di nuovo verso l’anziano: «Caro Giuseppe, devo proprio ringraziarti e voglio che tu sia il primo a saperlo: Mister Fortuna ed io ci siamo appena messi insieme!» Afferrò Balthazar per i baveri della giacca e gli schioccò un bacio sulla bocca, facendolo diventare di mille colori, poi gli sorrise affettuosamente, facendogli una carezza sul viso. «Ci eravamo persi di vista da… quanto? Secoli? Ma ora… Giuseppe, possiamo sederci al tuo tavolo?»
Il signor Giuseppe, davanti a quel bacio, era rimasto senza parole ma riuscì a ritrovarle subito: «NO! Ma che è, uno scherzo?»
«No, nessuno scherzo, perché?» domandò Gabriel con aria (fintamente) confusa.
«Ma non potete! È un peccato! È contro i disegni di Dio! Maschio e femmina li creò e…»
«Tesoro, andiamo a un altro tavolo» disse Gabriel a Balthazar, schioccando le dita, «non so tu ma non sopporto questa puzza. Mi ricorda qualcosa… Ah sì, i sepolcri imbiancati!»
   
 
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