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Autore: Darty    28/10/2023    9 recensioni
“Tutti gli amori felici si somigliano; ogni amore infelice è invece difficile a modo suo. In casa De Jarjayes tutto era sottosopra” (e spero che L.S. non se ne abbia a male)
Oscar ed Andrè e la loro “storia terrena” appartengono a Riyoko Ikeda ed un po’ anche a Tadao Nagahama e Osamu Dezaki. Questa fanfiction non ha scopo di lucro, ma terapeutico sì...
I versi di David Bowie sono solo suoi: dell’immortale Duca Bianco.
Si incomincia con il Cavaliere Nero. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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All of the things that are my life
My desire
My beliefs
My moods
Here is my place without a plan

 
(David Bowie, No plan)
 
https://www.youtube.com/watch?v=xIgdid8dsC8
 
 
 
Qualsiasi cosa dicano di me i mortali - non ignoro, infatti, quanto la Follia sia portata per bocca anche dai più folli - tuttavia, ecco qui la prova decisiva che io, io sola, dico, ho il dono di rallegrare gli Dèi e gli uomini. Non appena mi sono presentata per parlare a questa affollatissima assemblea, di colpo tutti i volti si sono illuminati …
Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia
 
 
Oscar si apprestava finalmente a parlare, e ne stava chiedendo licenza alle loro Maestà, quando Alba si alzò.
 
Vorrei dire una parola.”
 
André fece un passo verso di lei.
 
Maestà, quest’uomo è chiaramente pazzo”, esclamò Alba.
 
 “Credo che secondo il diritto canonico, non possa contrarre matrimonio”, aggiunse il Conte di Fersen.
 
Il Monsignore lo confermò: “Neque furiosus neque furiosa matrimonium contrahere possunt”.
 
Una dama urlò. Nascosta fra le siepi aveva trovato la maschera di un satiro. Impigliato fra i nodi del laccio che la chiudeva, un anello, che sul castone recava impresso lo stemma araldico della famiglia Germain.
 
Gentile omaggio del Cavaliere Nero, conservato con grande preveggenza per la giusta occasione. Il tocco finale dell’artista.
 
Ed è un adoratore del diavolo”, sancì la Regina.
 
Il Duca d’Orleans applaudì. Prima alla luna e poi a Oscar. Quindi, con inchino rivolto alle Loro Maestà, si era congedato
 
La Regina, incurante dell’etichetta, si alzò dal suo scranno ed accorse a confortare l’amica.
 
Improvvisamente si ricordò della guardia che aveva reso innocuo il Duca, e pensò di ringraziarla, ma quando si volse era già sparita. Ma pensandoci bene …
 
Come state, amica mia?” le domandò.
 
E voi, presto, chiamate un dottore, non vedete che Madamigella è ferita?”, ordinò,
 
Non occorre, ora sto bene, Mia Regina
 
Ed il vostro André?” chiese lei sottovoce, in un soffio.
 
Anche lui”.
 
Questa parrucca non vi dona, sembra che abbiate in testa un gigantesco topo!” la schernì.
 
La sua risata argentina ed acuta infastidì Alba, che stava conversando con Fersen.
 
E ora, evocata dai miei incantesimi, vieni, o astro delle notti, con il tuo aspetto più sinistro e la minaccia della tua triplice fronte” pispigliò Alba, il bel viso ovale rivolto alla luna.
 
Scusatemi, non ho compreso”, le chiese Fersen.
 
“Medea. E credo che adesso dovremmo fare un gran rumore, battere oggetti di metallo e alzare verso il cielo tizzoni e torce in grande quantità.”
 
Fersen la fissò perplesso. “Dobbiamo spaventare il mostro che sta assassinando Artemide” spiegò Alba con voce cupa, “se vogliamo che la luna ritorni a splendere.
 
Oscar rivolse il suo sguardo lontano, oltre al brusio delle esclamazioni eccitate delle dame ed alle occhiate dei cavalieri che indugiavano moleste su di lei.
 
Oltre il filare di tigli che delimitava i giardini. Sapeva che André era diretto laggiù. Più tardi si sarebbero ritrovati.
 
Con il dorso della mano sana si sfregò via il rossetto scarlatto.
 
André la vide da laggiù.
 
Quell’abito da sposa non fa per te, Oscar” mormorò; sorrise e scappò via, quasi felice, mentre la luna vittoriosa tornava lentamente a risplendere, serica e pallida, nel cielo notturno.
 
 
* * *
 
Oscar aveva inviato un messo a Palazzo Jarjayes per informare degli eventi occorsi. Poi aveva chiesto un cavallo ed una spada. Dopo avere tranciato di netto con un colpo di lama il corto strascico della sua veste nuziale e praticato un taglio verticale sulle gonne, salì in groppa e galoppò via dalla reggia, verso uno dei casotti da caccia della tenuta della famiglia Jarjayes.
 
Dall’ultima falce di luna, cadeva il velo mortale che l’aveva avvinta.
 
Giunta nelle vicinanze, ricoverò il cavallo nella piccola stalla adiacente e poi si avvicinò con circospezione, in punta di piedi. Dubitava che qualcuno avesse seguito lei, oppure André, ma abbassare la guardia proprio adesso sarebbe stato un errore imperdonabile.
 
Con quelle scarpine di raso cavalcare era stata un’impresa, ma camminare tra rami e rovi era un tormento. Spezzò un fuscello con un piede. Si fermò in ascolto.
 
Dal casotto provenivano le voci concitate di due uomini. Una era quella di André. L’altra non la riconosceva.
 
“Quando il Duca d’Orleans aprirà il forziere si convincerà che il Duca di Germain lo ha ingannato!”
 
E me lo dici solo adesso? Dannazione, il nostro piano per ora è riuscito, ma tu sapevi bene quanto fosse azzardato e potevi evitare tutto questo, potevi risparmiare ad Oscar di inginocchiarsi all’altare accanto a quel degenerato!”
 
Un uomo, di cui intravedeva solo la schiena avvolta in un lungo mantello nero, protendeva in avanti le braccia, cercando di divincolarsi dalla stretta di André che lo scuoteva per le spalle.
 
Poteva essere troppo tardi! Tu non hai idea di cosa significhi sapere che la donna che ami più della tua stessa vita rischia di essere abusata ed ascoltare quell’uomo che se ne compiace!”
 
La porta si era spalancata.
 
Non importa André.
 
Lui era corso ad abbracciarla.
 
Piano, piano, a malincuore, consapevole della presenza dell’altro, Oscar si era sciolta da quell’abbraccio, ma con la sinistra aveva afferrato la mano destra di André. Non poteva separarsi da lui. Mai più.
 
Monsieur Bernard Chatelet, suppongo.  Alias il Cavaliere nero.”
 
Al vostro servizio!
 
Dunque cosa è accaduto?”
 
Il Duca di Germain vi ha comprato per … no insomma … Il Duca di Germain ha versato centomila livres al Duca d’Orleans per il vostro matrimonio.”
 
Così poco? Ero convinta di valere molto di più!”
 
Bernard sgranò gli occhi.
 
Oscar sta scherzando, Bernard.
 
Abbiamo aperto la cassaforte e scambiato i luigi d’oro con monete false.
 
E siete stati attenti, voi e …”
 
Louis.
 
Louis e poi?”
 
Non credo che saperlo …”
 
Lei deve saperlo!”, gli intimò André.
 
Antoine Léon de Saint-Just, un giovane che …”
 
Temo di sapere chi sia Saint-Just. Dunque, siete stati attenti?”  si informò Oscar.
 
Nessuno si accorgerà di nulla e stanotte pioveranno luigi d’oro nelle case dei parigini più poveri!”
 
Oscar annuì. “Ne sono felice!
 
Ora, ora vi lascio!”
 
“Grazie di tutto Bernard. Abbi cura della piccola Rosalie, o dovrai vedertela con la mia spada, non solo con l’ira di André”.
 
Appena Bernard si chiuse la porta alle spalle, André sospirò di sollievo. Le afferrò piano anche l’altra mano. Lei sollevò la testa. Lui l’abbassò. La baciò teneramente, come fosse il loro primo bacio. Poi la guardò di nuovo.
 
Questa parrucca non ti dona per niente”, le disse mentre le sfilava le forcine e la toglieva.
 
La pensa così anche la Regina”.
 
“Abbiamo entrambe buon gusto, mi ha sempre apprezzato, sin dai tempi della moda degli abiti color pulce” le rispose strappandole un sorriso.
 
Le accarezzò le guance, sistemandole i capelli dietro le orecchie.
 
“Come ti senti?”
 
“Sono qui con te, sto bene.”
 
“Fammi vedere la mano”, le ordinò.
 
Sciolse piano, con cautela, quello che rimaneva delle bende, lacere e sporche.
 
“Credo che per un po’ non potrai tirare di scherma con la mano destra, magari è la volta che riesco a batterti”, esclamò con disinvoltura, cercando di distrarla, mentre le puliva la ferita ed applicava un unguento.
 
“Sai benissimo che sarei in grado di batterti anche con la mano sinistra, gli occhi bendati ed una gamba sola!”
 
“Quanta arrogante superbia, Colonnello. Adesso sì che vi riconosco”. Avvolse la mano in bende pulite.
 
Ecco ho finito.”
 
“Grazie”
 
Quel grazie lo disse con le lacrime agli occhi. 
 
Ti ho fatto male?” le chiese preoccupato.
 
Oscar scosse la testa.
 
Grazie per essere qui con me. Grazie perché hai saputo aspettare.
 
André le porse un fazzoletto. Lei lo rifiutò. Iniziò a baciarlo. Prima piano e poi con crescente passione.
 
André frugò con le dita fra i pizzi del corpetto, cercando di tirarne i lacci.
 
Mi è stato cucito addosso.”
 
Ma come …? Subito André non comprese.
 
L’unico modo è tagliarlo.
 
André si staccò da lei. Andò alla finestra.
 
Se trovi un paio di forbici posso farlo io” disse lei.
 
Germain deve morire. Dovevo ammazzarlo quando ne ho avuto l’occasione.”
 
Anch’io ne ho avuto l’occasione, tanti anni fa, ricordi? Ma non l’ho fatto.
 
Oscar …
 
Il Re ha ordinato di rinchiuderlo alla Bastille.
 
E quando uscirà?”
 
Se uscirà! Ha cercato di aggredire le loro Maestà, è stato accusato perfino di adorare il diavolo.”
 
Dirà che è stato drogato.
 
Nessuno trarrà vantaggio dall’accordargli credito, neppure il Duca d’Orleans, se Bernard non si farà scoprire.
 
Di questo non sarei tanto sicuro” si crucciò André, frugando in un cassetto fino a trovare un paio di piccole forbici d’argento.
 
Dammi quelle forbici, André!
 
Ci penso io, tu rischieresti di farti male”.
 
La fece sedere di schiena su una panca, ed iniziò a tagliare la seta, a partire dallo scollo in mezzo alle scapole, facendo attenzione a non ferirla.
 
Quando arrivò alla cintura all’altezza della vita la fece alzare e lei sfilò l’abito dai piedi.
 
La fece voltare. Lei si nascondeva i seni con le mani. Delicatamente lui le scostò.
 
Sei bellissima”.
 
Lei arrossì un poco.
 
Caddero anche le sottogonne.
 
Tra le pieghe era ancora nascosto un sacchetto di velluto. 
 
André lo raccolse.
 
Lo avresti usato?”
 
Se il matrimonio fosse stato celebrato, secondo il loro piano Oscar avrebbe fatto in modo di avvelenare il Duca con l’aconito.
 
Oscar annuì. Non gli rivelò che non era stato il pensiero di giacere con il Duca a tormentarla davvero, piuttosto l’angoscia di perderlo. Se qualcosa fosse andato storto ed André fosse morto lo avrebbe usato per darsi la morte.
 
Giuro su Dio che non permetterò mai più a nessuno di farti del male”.
 
Giuro su Dio che darei la mia vita per te, André”.
 
E con quelle parole lo condusse alla loro alcova, pensando che non avrebbe mai potuto vivere un solo giorno in più di lui.
 
* * *
 
Erano raccolti l’una nel tepore delle braccia dell’altro ed il sole era ancora basso all’orizzonte, quando qualcuno che bussava sommessamente alla porta del capanno li destò.
 
Pensarono nell’ordine a Bernard, a Rosalie, al Generale e a Nanny, gli unici a conoscere l’ubicazione del loro rifugio.
 
Ed il Generale e Nanny dovevano essere messi a parte di molte cose ancora.
 
Vi devo parlare”, disse piano la persona dall’altra parte.
 
André riconobbe la voce. Si alzò avvicinando l’orecchio alla porta, facendo cenno a Oscar di fare silenzio e di nascondersi. Lei scosse la testa. Anche lei aveva riconosciuto la voce.
 
Vi prego, ho bisogno di voi”.
 
Oscar indossò la camicia di André e lo raggiunse.
 
Credo che dovremmo farla entrare. E’ più pericoloso lasciarla là fuori” bisbigliò all’orecchio di André, mentre gli porgeva i pantaloni.
 
André parve accorgersi solo in quel momento della sua nudità. Si infilò in fretta i calzoni, imbarazzato.
 
Ma come ha fatto a trovarci?”, mormorò André.
 
Trattandosi di lei, non c’è da stupirsi di nulla, ma ieri sera le sue parole hanno contribuito alla decisione del Re”.
 
André annuì. Cercò nel piccolo bagaglio preparato con cura da Nanny un paio di pantaloni per Oscar ed una giacca per sé. Finirono di vestirsi. Poi nascose un pugnale nella manica, fece scorrere il chiavistello e la fece entrare.
 
La luce dell’alba entrò con lei, che nonostante il nome sembrava più cupa della notte.
 
Profonde occhiaie scure e gonfie segnavano il volto pallido. La sontuosa veste di broccato dorato indossata per il matrimonio era umida e strappata in più punti, come se avesse trascorso la notte all’addiaccio fra i rovi. Fili di paglia erano impigliati tra le ciocche della parrucca.
 
Come ci hai trovati?”, chiese André.
 
Ho preso un cavallo e l’ho seguita”, rispose guardando Oscar.
 
Oscar sollevò un sopracciglio, stupita. Pensava di essere stata attenta.
 
Cavalcavo a pelo meglio di voi, quando passavo le mie estati in Val d’Aveto”, rispose piccata, “anche se con queste gonne è un’impresa”.
 
André notò che Alba, come Oscar, aveva praticato nelle gonne due lunghi spacchi. Alba aveva strappato via anche il panier. Stava per ridere, poi pensò al giorno in cui le aveva slacciato il corsetto. E che aspettava un figlio. Si raggelò.
 
Credo di dovervi la verità”, sussurrò, accarezzandosi il ventre.
 
Oscar la fece sedere, mentre André accedeva il fuoco per preparare una frugale colazione.
 
Spero che Lazzaro stia bene. Non volevo ucciderlo, ma colui per il quale lavoro voleva accedere ai risultati delle sue ricerche”.
 
Per chi lavori?”, domandò André.
 
Alba esitò. Per qualche istante tacque e poi si decise.
 
Il Grande Ammiraglio dell’Impero Ottomano, Cezayirli Gazi Hasan Pascià”.
 
Udendo quel nome, André trasalì.
 
Il Grande Ammiraglio li aveva catturati ed aveva ceduto Oscar all’Harem del Sultano, pianificando un falso attentato alla sua vita. Ma probabilmente Alba non ne sapeva nulla.
 
Il mio nome non è Lorenza e non è Alba Pironti. Io sono Alba Rebuffo, figlia di Girolamo Rebuffo, mercante genovese della maona dei Giustiniani, che ha fatto fortuna a Pera. Altan, il giannizzero che avrei cercato a Candia, non è mai esistito e non sono fuggita da nessun convento di monache turchine.”
 
Alba si fermò, soppesando l’effetto delle sue parole. Nessuno. Loro questo lo sapevano già, dunque.
 
Dopo la morte di mia madre, mio padre, che a Istanbul aveva un’altra famiglia, tornò a Genova e mi costrinse a seguirlo. Non mi sarebbe importato se non fossi stata … innamorata.”
 
Alba si alzò. Si avvicinò alla finestra. Le tende erano chiuse. Le scostò un poco per guardare fuori.
 
E’ pericoloso Alba. Potrebbero vederti”. Il tono di André era severo. Alba ripensò alle sue mani calde che le slacciavano il corsetto.
 
Richiuse le tende, ma non si voltò.
 
Perdutamente innamorata … del mio Lorenzo.
 
Si girò improvvisamente. Tornò a sedersi.
 
Ora accetterei volentieri un po’ di quel caffè che hai preparato, André.
 
Strinse le mani intorno alla tazza.
 
La notte del primo giorno di navigazione uscii sul ponte per cercare un po’ di sollievo dalle lacrime, avevo pianto tutto il giorno nella mia cabina. Non ero mai stata così infelice.”
 
Il caffè era troppo amaro per i suoi gusti. Piegò le labbra in una smorfia.
 
Allora pensai che non sarei stata mai più infelice di quanto lo fossi allora. Ora so che mi sbagliavo.”
 
Una fitta alla mano fece sbiancare Oscar.  André le si fece vicino.
 
Dobbiamo cambiare le bende”, le disse. Poi prese una bacinella d’acqua, unguento e garze pulite.
 
Alba seguì i gesti esperti e delicati con i quali lui la medicava.
 
Con nostalgia ricordò che, dopo avere esplorato mille interessi, Lorenzo alla fine aveva deciso che avrebbe studiato medicina.
 
Quella notte sul ponte scorsi qualcuno che si avvicinava. Il suo incedere, su quel ponte traballante, era incerto, inizialmente neppure lo riconobbi. Poi sussurrò il mio nome”.
 
André ed Oscar la guardarono accigliati. Stava davvero raccontando la verità?
 
Lorenzo si era fatto imbarcare come mozzo, senza dirmi nulla. Aveva rinunciato a tutto, pur di seguirmi.”
 
Oscar trasalì. Senza sapere perché.
 
Di giorno puliva il ponte e sgottava acqua dalle sentine. Ma nostre erano tutte le notti.
 
Finì di bere il suo caffè. La tazza era vuota. La girò per cercare sul fondo il marchio della manifattura.
 
Non è di Sant Laurenç de Var, questa” osservò André, un po’ allarmato.
 
Finché durante una notte di burrasca … mio padre non ci scoprì”.
 
Lo raccontava con calma, senza tradire alcuna emozione. Posò la tazza. Abbassò gli occhi.
 
Mi rinchiuse sottocoperta. Non vidi più la luce del sole, finché non sbarcammo a Pera, dieci giorni dopo.”
 
Di Lorenzo cosa ne è stato?”, chiese Oscar.
 
Picchiato a sangue, da tre marinai, mentre mio padre mi teneva ferma e mi costringeva a guardare. E’ poi è stato venduto come schiavo a Candia. Questo mi ha rivelato mio padre quando l’ho implorato …”, rispose con voce piatta.
 
Basta”!
 
Ad inveire, con veemenza, era stato André. “Perché questa volta dovremmo crederti? Hai quasi ucciso Lazzaro, eppure è stato per merito suo se ti abbiamo liberato dalla caserma dei giannizzeri a Candia!
 
Accidenti a voi, vi piacerebbe essere di nuovo rinchiusi, dopo quello che aveva fatto mio padre? Non ce la facevo più!” strillò con voce acuta Alba.
 
Una reazione. Aveva ottenuto una reazione, era già qualcosa, pensò Oscar.
 
Cercavi lui tra i giannizzeri, quando sei sbarcata di nascosto a Creta?”, le chiese severa.
 
Alba annuì.
 
Perché?
 
Dopo l’incendio, Hasan Pascià mi ha permesso di scappare, a patto di essere reclutata fra le sue spie. Grazie a quello ho scoperto che Lorenzo era stato arruolato fra i giannizzeri di Candia”.
 
L’incendio?
 
“L’incendio, a Pera! Non fate finta di non saperlo!” sbuffò Alba. “Comunque non è vero niente!”
 
Potevi essere sincera con noi, ti avremmo aiutato”, mormorò Oscar.
 
Belli, buoni ed intelligenti voi due! Ma innamorati persi l’uno dell’altra, chi ero io per voi?”
 
Oscar scosse la testa.
 
Quando a Candia sono scesa dalla Santo Stefano per cercarlo era già la seconda volta. La prima volta non l’avevo trovato, ma risultava nei ruoli, lui doveva essere lì”.
 
Potevi farti aiutare da Hasan Pascià”, osservò ironico André.
 
E’ quello che ho fatto: in cambio ho dovuto spiare i vostri compagni di viaggio, Lazzaro Spallanzani e Domenico Sestini, alla ricerca di quel dannato fuoco inestinguibile e freddo raccontato da padre Padre Mechitar di Sebaste”
 
E quel giorno l’hai trovato?”
 
“Purtroppo no.”
 
“E come si spiega che i giannizzeri ti hanno imprigionato, visto che militi tra le fila degli accoliti di Hasan Pascià? l’interrogò scettico André, che non credeva ad una sola parola.
 
Non si spiega …
 
Si spiega benissimo invece”, replicò Oscar avvicinandosi alla finestra. Mentre fingeva di guardare fuori, per non mostrare le emozioni che le attraversavano il volto, e nubi nere si addensavano in cielo.
 
Nel momento in cui hai chiesto ad Hasan di aiutarti per ritrovare Lorenzo, gli hai concesso un’arma invincibile contro di te. Ti avrebbe ricattato o blandito finché gli fossi servita, non ti avrebbe mai permesso di ritrovarlo.”
 
Alba chinò il capo.
 
E’ quello che amiamo che ci rende vulnerabili”, concluse con voce fioca Oscar.
 
André si avvicinò. Le cinse le spalle. Lei appoggiò il capo sulla sua spalla.
 
Cos’altro avrei potuto fare?”
 
Qualche volta si deve nascondere l’amore, per amore”, rispose Oscar volgendo la testa verso di lei.
 
Era forse quello che aveva fatto inconsciamente per anni anche lei, si domandò Oscar? Di sicuro era quello che aveva fatto André per tutta una vita.
 
André sussultò. La strinse più stretta. I loro sguardi si incrociarono.
 
Alba ripose la sua maschera di imperturbabilità.
 
Forse Lorenzo si è dimenticato di me … perché non mi ha mai cercato?”
 
“Lo credi davvero possibile? Ti amava molto, ha rischiato la vita per seguirti”
 
“Sono l’unico in grado di proteggerti …” così mi ripeteva sempre.
 
“Ma tu sei una fanciulla che sa badare a se stessa …”
 
“Infatti, mi arrabbiavo ogni volta, ma poi finiva che …” si guardò il ventre “forse non mi ha mai cercato perché è morto”.
 
André, che aveva ascoltato in silenzio Oscar ed Alba, si intenerì. Orgoglio e fierezza celavano bene dolcezza e fragilità.
 
La rabbia e la diffidenza erano svanite.
 
Se fosse morto lo sapresti, il tuo cuore lo saprebbe…” la consolò.
 
E’ vivo, lo so, ed il mio cuore si domanda se potrà mai amare un figlio non suo.
 
Di questo non devi dubitare e noi vogliamo aiutarti …” ribadì André, cingendo ancora le spalle di Oscar. Lui di sicuro avrebbe amato i figli di Oscar anche se il destino gli avesse imposto un altro padre. “Ma tu non ci hai ancora raccontato tutto … cosa è successo davvero a Pera, cosa sei venuta a fare qui a Corte e chi è il padre di tuo figlio?”
 
 
* * *
 
Mentre cavalcava verso la sua meta aveva recitato nella sua testa, per imprimerli nella memoria, i versi che l’area umida della Senna gli aveva stranamente ispirato “A te offro ogni palpito di forza, l'essenza stessa della passione, a te affetto, amore, devozione, follia”.
 
Il cavaliere balzò giù dalla sella, cercò malamente di tergere il sudore dalla fronte con il fazzoletto da collo, ma riuscì solo a sporcarsi di terra.
 
Pazienza, pensò. Porse le briglie allo stalliere e con passo deciso si avviò.
 
* * *
 
Quando una settimana dopo, a notte fonda, il convoglio varcò i cancelli di Palazzo Girodelle, tutto quello che doveva accadere era già accaduto.
 
L’attendente di Girodelle, Boniface, un normanno azzimato ed elegante[1], che ne curava personalmente l’abbigliamento, con sconcerto prima e disappunto poi, aveva accolto il suo padrone con le vesti stazzonate ed impolverate e la capigliatura arruffata.
 
Assieme a lui quello che a giudicare dalla pelle cotta dal sole e dal sale sembrava un marinaio, guercio e senza una gamba ed un gran numero di casse. Nessuna promessa sposa al seguito, ma questo Boniface lo sapeva già.
 
Davanti ad un thè caldo, nell’accogliente salotto verde, aveva aggiornato il suo padrone ed il suo strano compare.
 
Da giorni, tutta Versailles non faceva che parlare di quello che era successo.
 
Della notte di eclissi di luna durante la quale si era quasi celebrato il matrimonio tra la Contessa Oscar François de Jarjayes ed il Duca di Germain. Un sabba infernale.
 
Con apprensione, Goerso aveva ascoltato il racconto di Boniface: si diceva che il Duca di Germain fosse posseduto dal demonio, che il Monsignore gli avesse mostrato la croce e che quello si fosse messo a ringhiare e sbavare come una belva rabbiosa roteando gli occhi nelle orbite.
 
E la Contessa?” chiese Goerso, giacché Girodelle pareva troppo orgoglioso o troppo preoccupato per osare domandarlo.
 
La Contessa è tornata a Palazzo Jarjayes, dal Generale suo padre, che è stato scagionato da ogni accusa. Ho incarico di avvertirla che il mio padrone è tornato”, rispose Boniface, osservando con malcelata preoccupazione il volto pallido e tirato del Conte, con gli occhi bassi a fissare la punta degli stivali infangati.
 
Quindi, continuò.
 
Il Duca di Germain era stato imprigionato alla Bastille. Una lettre de cachet ve lo rinchiudeva a vita, per avere attentato alla vita delle loro Maestà e per insania.
 
Si diceva che rifiutasse il cibo, che urlasse dalla mattina alla sera di essere stato avvelenato e che volevano ancora assassinarlo. Le guardie lo alimentavano a forza e solo il suo compagno di prigionia, un certo Marchese Donatien de Sade[2], gli credeva.
 
E del suo attendente, di André Grandier, avete notizie?”
 
Boniface fissò interdetto il macilento marinaio che il suo padrone aveva fatto sedere sui pregiati damaschi che tappezzavano le poltrone del suo salotto.
 
Girodelle parve riscuotersi dalla sua apatia. Alzò lo sguardo. Dalla risposta poteva dipendere la sua felicità futura.
 
Boniface conosceva bene André Grandier, ma nonostante si fossero trovati spesso a condividere lunghi turni di servizio, non aveva trovato con lui nulla in comune che potesse trasformare quella colleganza in amicizia.
 
A Boniface piacevano i bei vestiti, i vini corposi e le belle donne.
 
Ad André Grandier non interessavano gli abiti. Indossava sempre quella sua marsina marrone, immacolata ed impeccabile, ma irrimediabilmente anonima, che solo lui riusciva a rendere, involontariamente, elegante.
 
André Grandier qualche volta cedeva ad un bicchiere di vino, quando era di umore malinconico, tanto da non poterne apprezzarne nemmeno l’aroma.
 
Ed André Grandier era di umore malinconico quando la donna che lui serviva si mostrava più donna di quanto non fosse consapevole di essere, persa a cercare il significato di una nuvola in cielo ed a pensare a chissà chi.  Ma non a lui.
 
Qualche volta lo aveva invidiato: quando erano di servizio insieme, le donne che li incontravano nobili o plebee, riservavano ad André le loro occhiate seducenti.
 
Il più delle volte lo aveva compatito, che di quelle occhiate nemmeno si accorgeva.
 
Solo della sua padrona si accorgeva sempre, di ogni piccola variazione nel suo umore, nel suo passo o nel suo sguardo, anticipandone ogni richiesta.
 
Innamorato perso. Di un amore impossibile che teneva ben celato nel suo cuore.
 
Non troppo diversamente dal Conte Victor Clément Florian de Girodelle, che aveva l’onore di servire da anni: anche lui quell’amore lo nascondeva. Ma solo in attesa dell’occasione giusta. Nel frattempo, sull’altare di quell’amore, possibile davanti a Dio e davanti al Re, lui non si era immolato affatto.
 
Cosa ci trovassero poi quei due, in quella bionda algida e magra, troppo alta per essere una donna, con quei capelli scarmigliati spettinati dal vento, non lo aveva mica capito. Lui preferiva le donne accoglienti e formose, che si arricciavano i boccoli intorno alle dita, non ti passavano in rassegna e soprattutto non ti sfidavano a duello.
 
Il suo attendente è stato promosso Capitano della Guardia Francese”, rispose.
 
Girodelle sussultò.
 
Ma non ha nemmeno un quarto di nobilità, quel villico”, esclamò.
 
Ecco ... non vi ho ancora raccontato tutto … ma nel frattempo non credete che si debba mandare a chiamare il Colonnello?
 
* * *
 
Ed in attesa del Colonnello Oscar, Boniface aveva narrato il resto.
 
Così come era misteriosamente apparsa a Corte, l’amante del Re ("come l'amante del Re?" aveva esclamato Girodelle), l’enigmatica Contessina Alba di Pironti era sparita, la notte stessa dell’eclissi di luna durante la quale il Duca di Germain era impazzito.
 
Il Re non se ne dava pace ...
 
Oh amore mio, mi manchi, mi fai male nella pelle, nella gola, ogni volta che respiro è come se il vuoto mi entrasse nel petto dove tu non ci sei più.
Julio Cortàzar, Il gioco del mondo (Rayuela)
 
 

[1] Boniface alias Mousqueton, servo di Porthos, non ho resistito.
[2] Poteva mancare? Direi di no, vero Sacrogral?
  
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