-Ah, quello...-
Sam tornò al suo posto e poi si rese conto cosa avesse fra le mani il giovane dai capelli bianchi, si intromise -Non ti dicono nulla?-
Alzò un sopracciglio dello stesso colore dei suoi capelli e dopo un attimo di pensiero, qualcosa nel suo cervello si mosse sbloccandogli dei ricordi di anni passati. Un'espressione stupita si dipinse sul suo volto. -Little Jhon Jhon Davis!- Esclamò all'improvviso.
Era il nome e il cognome di suo padre, non sapeva però perché lo avesse chiamato "little" o anche solo più semplicemente perché lo conoscesse. Le sue labbra si mossero per fargli le domande, ma Sam intervenne ancora.
-Eh sì, era proprio di Jhon Jhon. Vedi, Aiden è suo figlio.-
Yukio sgranò gli occhi e si voltò verso quel giovane dall'aria un po' selvaggia e spettinata, con quegli occhi di un verde che rammentavano in tutto e per tutto suo padre. -Oh, non ci posso credere. Deve essere il destino!- disse lasciando il capello sulla superficie del bancone e appoggiando un braccio sulle sue spalle, avvicinandoselo in una specie di abbraccio.
Esplose di rosso trovandosi così vicino a colui che aveva sempre ammirato e che fino a qualche ora fa' pensava irraggiungibile. Non si liberò però in alcun modo, era paralizzato ad osservare davanti a sé. Tutto stava accadendo troppo velocemente. -Che sta succedendo?- Chiese facendosi coraggio.
Sam si addolcì a vedere Aiden a quel modo, poteva capire bene quanto fosse in imbarazzo e poi per lui quel tipo era l'illustre Primo Ministro. Ridacchiò senza cattiveria. -Adesso ti spiego, su lascialo che così lo metti ancora di più a disagio.-
-Ma non puoi capire, sono così felice. Sapevo che avesse un figlio, ma lo avevo visto solo quando era un neonato e...-
-Lo so lo so, ma vedi... Per te nutre molto rispetto, è un tuo grande ammiratore e così lo fai stare più a disagio che mai.-
Si rese conto che fosse davvero così, lo liberò da quella sua stretta e impacciatamente gli chiese perdono. -Oh, scusami e che... Ero così entusiasta, mi ero fatto prendere dalla situazione- spiegò e bevve un bel sorso di drink.
Aspetta cosa?
Da quando era neonato?
Che significava?
Si erano già incontrati quindi... Ma lui era stato un fagotto umano e questo lo rendeva ancora più nervoso e confuso, non poteva essere vero... Ecco cosa gli stava passando per la testa in quel momento, una miriade di domande. A cui non trovava risposte e rosso guardava prima il barista e poi il Primo Ministro, molto confuso e attendendo risposte.
Questa era una parte delle sua vita, che giustamente, non poteva conoscere per quanto fosse stato piccolo.
Balbettò incredulo. -Che cosa?-
Sam lo osservò con un sorriso paterno. -Yukio è stato molto legato alla tua famiglia, partendo dai tuoi nonni di generazioni precedenti...- annuì mentre spiegava con calma, in modo da fargli capire tutto. -Hai presente tuo ultra-bis nonno Amemeris? Per tutti Ame?-
Con la mente divagò fra i nomi dei suoi parenti, lo ricordava ma era normale che non lo conoscesse visto che era di almeno 60 o 70 anni fa. -Si, ricordo il suo nome.-
-È stato il primo, il contatto vero e proprio con il Primo Ministro o per meglio dire, allora non lo era e si trattava di un solo poveraccio che aveva perso tutto dopo l'incidente che lo aveva condannato.-
-Un po' di delicatezza! Sono qui davanti a te!- Lo rimproverò per quella descrizione.
Fece spallucce con un sorrisino. -Lo hanno salvato dalla miseria, donandogli una casa e un lavoro. Alla tua famiglia aveva promesso che sarebbe stato sempre al loro fianco, lavorando e accudendo i loro figli- spiegò tranquillamente iniziando a pulire un bicchiere con uno straccio, preso da sotto un bancone e passava sopra al vetro con una certa attenzione.
-Che cosa?- Mormorò, incredulo di venire a conoscenza di quella storia della sua famiglia che nessuno gli aveva mai narrato e la domanda sorse spontanea. -E... Perché neanche un parente me ne ha mai parlato?-
-Beh, perché Yukio per molti anni non è stato più vicino alla tua famiglia siccome è stato impegnato con i suoi doveri- spiegò ancora il mezzo androide.
-E perché la promessa fatta non è stata mantenuta?- Chiese arrossendo.
Yukio dopo una bella sorsata di drink decise di spiegare per conto suo, volendo essere proprio lui a parlare della sua vita. -Ecco, per un motivo o per un altro mi sono ritrovato in mezzo alla famiglia imperiale.- spiegò un po' poi tranquillo.
Aiden notò sul suo bel viso, quando ebbe coraggio di guardarlo, una vivida amarezza mentre con una mano teneva il suo bicchiere davanti gli occhi e agitandolo leggermente. Sembrava che non gli piacesse per nulla quella parte della sua vita, non lo nascondeva neanche e questo lo rendeva ancora più triste.
-Obbligatoriamente ora devo lavorare per loro e non ho più potuto mantenere troppo la mia parola con la tua famiglia... E mi spiace, davvero molto. Avrei voluto continuare a seguire i tuoi parenti e anche te, siccome gli ultimi che ho incrociato sono i tuoi genitori con te molto piccolo- la sua voce era amara proprio come la sua espressione, ma a un certo punto rendendosi conto che aveva ammazzato l'umore della serata fece uno scatto, girandosi verso il giovane tutto sorridente. -Ascoltami, rimedierò in questi anni sicuro. Rimaniamo in contatto Aiden e perché no? Vediamoci ancora- disse sicuro di sé.
-E-eh?- Disse tirandosi un pochino indietro.
-Massì, hai capito bene- gli era vicino e lo osservava negli occhi con espressione furba e divertita. -Quando avrò tempo, libero dai miei impegni, vediamoci e passiamo del tempo insieme e soprattutto se avrai bisogno di qualcosa chiedi.-
-N-no io ecco, non potrei mai.-
-Come no? Devi! I favori li devo restituire alla tua famiglia e ricomincerò da te.-
Sam li lasciò nuovamente da soli, andando dagli altri nella grande stanza.
-Io... ecco...- disse rosso come non lo era mai stato. Spostò i suoi occhi sul bancone, sulla sua mano a tenere il bicchiere e calmandosi un attimo pronunciò quella frase. -La immaginavo diverso.-
Yukio fece un sorriso dolce. -Una persona seria immagino, vero?-
Annuì.
-Niente di più sbagliato, amo divertirmi e non posso farlo quasi mai... quindi appena ho una possibilità di mollare i diversi doveri per gioire, la sfrutto eccome!- Rise di gusto.
-Capisco...- mormorò.
-Ohi, non sentirti così in imbarazzo... Sono una persona comune io, infondo!-
Con un braccio tornò sulle sue spalle, avvicinandoselo di nuovo e tenendolo stretto a sé.
Aiden lo osservava arrossito ed era davvero peggio della segnaletica stradale. -S-si- disse con fatica.
Dopo qualche attimo di silenzio, Yukio socchiuse le palpebre e con la mano poggiata sul suo braccio, strinse il tessuto della sua maglia con non molta forza. -Mi piacerebbe essere trattato normalmente- mormorò.
Aiden si rese conto che pareva davvero molto triste a dire quelle parole; quindi, decise che doveva essere naturale e diverso. Anche se effettivamente era complicato, visto che quel ragazzo era una specie di sua cotta e che aveva da sempre pensato come irraggiungibile.
-Ah!- Disse all'improvviso e distaccandosi di poco a osservarlo, era abbastanza vicino al suo viso. -Ti ringrazio per avermi salvato dal generale questo pomeriggio- uscì tutto con molta difficoltà, ma fortunatamente alla fine ce l'aveva fatta anche se gli sembra così irreale.
Yukio fece un sorriso sincero, contento che ci stesse provando a trattarlo come voleva. -Ma di nulla, infondo era un giorno di festa e non desideravo che l'animo di una sola persona andasse a male- poi con un certo calore, lo osservò con sguardo paterno. -Sai, ricordi proprio tuo padre... Gli occhi soprattutto, i capelli sono di tua madre. Hai quella stessa luce e quel carattere mutevole- prese una piccola pausa. -Sei imprevedibile. Lo capisco solo a guardarti.-
-Conoscevi così bene mio padre.-
-Si certo. Vedi, quando è deceduto volevo essere presente in mezzo alla piccola folla di amici e parenti al luogo di sepoltura; ma l'Imperatore quel giorno non me lo permise e mi diede la possibilità solo di vedere da lontano la cerimonia.- Spiegò con un'ondata di sofferenza ad investirlo. -So' che è stupido, ma ho pianto quel giorno, troppo. Quando non c'è nessuno nei paraggi, lo vado a salutare sulla tomba e gli lascio dei fiori. Faccio questo anche a tutti gli altri membri della tua famiglia.-
-Ah, ora ho capito di chi fossero quei veri fiori bianchi e bellissimi sulla tomba di papà e dei miei antenati- disse osservando il soffitto.
-Eh sì, proprio così.- sorrise sincero. -Non smetterò di voler bene a nessuno di loro e non li dimenticherò mai.-
Annuì, ma poi si risvegliò un attimo da quei pensieri. -Ah, comunque non era stupido piangere per lui... Insomma, ci tenevi o sbaglio? Chiunque piange una persona cara che muore.-
Ridacchiò dolcemente. -Hai ragione, non si è mai stupidi a versare lacrime per un amico.-
-Si...- disse mandando giù una bella sorsata e si accorse, poc'anzi, che lo stava osservando con occhi amorevoli e gli ricordavano qualcosa di lontanamente paterno.
-Sai, mi ricordo di te. Come quando ti avevo fra le braccia pressoché appena nato e come eri piccolo- disse come se stesse rimembrando il passato.
Arrossì all'improvviso, ma non disse una parola.
-Avevi due manine piccole piccole e poi la tua pelle era incredibilmente liscia.-
Aiden guardava di fronte a sé.
-I tuoi occhi sempre vispi, pure da neonato, che scrutavano il mondo che avevano intorno con grande curiosità. Non posso proprio non ricordarmi di te, era una delle creaturine più belle che avessi mai visto e di pargoletti della tua famiglia ne ho visti tanti.-
Non ci poteva credere che stesse parlando così, era imbarazzante e incredibile che lui avesse questo legame con quel tipo. Di cui aveva sempre avuto un interesse particolare e adesso non sapeva più che pensare, era ancora giusto?
Poteva provare quei sentimenti ancora?
Yukio capì che lo stesse mettendo in difficoltà a causa di quei racconti in cui il giovane Aiden era un neonato e che in qualche modo si conoscessero già. Effettivamente, ora che ci pensava, quel povero ragazzo era in una situazione assurda. -Comunque, devi sapere che ho salvato tuo padre da una situazione terribile.-
-Davvero? È perché mia madre non me ne ha mai parlato?- Chiese confuso.
-Vedi, non sono semplici come situazioni e magari Vivien desiderava dimenticare quei momenti di sconforto.-
Osservò il bancone davanti a sé, abbassando il capo.
-A tuo padre venne un brutto attacco della sua malattia e invalidò tutti i suoi pezzi, creando un sacco di infezioni ai legamenti tra carne e macchina. Rischiò la vita, per fortuna venne portato in tempo all'ospedale, forse eri troppo piccolo per ricordarti una cosa del genere...-
Aiden cercò nella sua testa quel momento, si ricordava solo che un giorno casa sua era stata avvolta in un caos assurdo e suo padre a terra, in preda a convulsioni e sua madre che continuava a dire il suo nome. Presa dal panico aveva poi chiamato qualcuno.
I suoi ricordi si bloccarono lì e saltando pezzi si ritrovò seduto di fianco alla capsula di Syx99 di suo padre, dove sua madre piangeva interrottamente e una voce familiare la rincuorava.
Fu come essere stati sotto l'acqua, quando emerse osservò gli occhi ambrati di Yukio e anche lui capì che fosse appena tornato da un viaggio nel passato.
-Tua madre non poteva pagare la terapia, le varie modifiche che andavano fatte sugli innesti e curare il decadimento della pelle sui legami... poteva morire. Così un giorno ricevetti la sua chiamata, mi chiese aiuto e io non potei fare altro che intervenire e finanziai tutte le spese io. Pagando pure l'ospedale per evitare fuoriuscite di informazioni, nessuno doveva sapere che stessi aiutando un mezzo androide, ma non uno qualunque, una specie di nipote per me.-
Aiden non ci poteva credere, la sua mente aveva quasi rimosso quel momento, se non solo per alcuni frammenti ed era incredibile che il benefattore che aveva salvato la vita di suo padre fosse proprio il Primo Ministro.
Doveva parlarne con sua madre domani, era assurdo che non gli avesse mai detto una cosa del genere. -È tutto così assurdo...-
-Non ti mentirei mai, insomma ho dato la mia parola di non dire bugie a ogni membro della tua famiglia.-
-Quindi, teoricamente non puoi mai mentirmi?- Chiese pensieroso.
-Già proprio così, andrei contro le mie leggi che mi sono autocreato.-
Annuì, abbassando gli occhi sulle bollicine del suo drink.
Sorrise dolcemente. -So' già che utilizzerai questa cosa contro di me.-
Arrossì. -N-no io...- fece una piccola pausa e tornò serio. -Non capisco perché mia madre non me ne abbia mai parlato...-
Yukio sospirò. -Era stato molto difficile per lei e aspettava il momento giusto per dirtelo probabilmente, ma magari non trova il coraggio per farlo e ora mi sento un po' in colpa per averlo fatto al posto suo.-
-No, le hai fatto solo un favore.-
-Potresti avere ragione...-
La mano del Primo Ministro si poggiò sulla sua spalla.
-Non giudicarla male, ok?-
Sapeva che aveva ragione, doveva pensare che se non era stato semplice per lui figurarsi per sua madre, che sicuramente ricordava tutta la situazione più vividamente di lui.
-Comunque, ora devo fare un discorso importante!- gridò distaccandosi da lui, in modo che tutti i presenti lo potessero sentire. Camminò al palco, davanti a tutti e salì. -Ora che ho di nuovo la vostra attenzione, ho da darvi alcune notizie! Non vi terrò occupati per molto, ve lo prometto.-
Prese una piccola pausa e poi continuò. -Bene, allora posso dirvi che è stata molto ardua far entrare in Senato queste due proposte... Una è stata accettata e cioè quella di aumentare le vostre paghe, per le vostre famiglie e adesso la cifra è salita di un numero considerevole. Magari, fra non molto potrò ancora chiedere di più. Naturalmente è salita per il giusto, per il lavoro che ognuno di voi fa'.-
Aiden notò che il numero dei mezzi androidi e gli umani era cresciuto, pareva essersi tutti riuniti lì solo per ascoltare quel ragazzo che rappresentava anche la voce della parte del popolo bistrattata, odiata e trattata con disprezzo. Non era affatto un segreto che quel loro mondo fosse diviso in classi non totalmente eque, c'era chi stava benissimo, chi viveva una buona vita e chi nella quasi povertà assoluta.
Era un mondo terribile e per questo non lo sopportava, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine di vivere in un luogo del genere e di sicuro lui non poteva fare molto. Era una piccola macchia in un'enorme dipinto, che valeva meno di qualsiasi altra cosa e non aveva alcun diritto di ergersi al di sopra degli altri o di essere la parola dei poveri lavoratori. Quindi, tutto era nelle mani di chi davvero credeva nella causa o di chi aveva tanta forza di parlare con persone che non erano abituate ad ascoltare le parole del proletariato. Insomma, dovevi essere coinvolto nella politica fino al collo e quello a esserlo era proprio Yukio.
Appena terminò il suo discorso, si alzò un grido di gioia fra i presenti e Sam tornò dietro al suo bancone. Tornando dal giovane Aiden che osservava la scena senza parole, guardando ora coloro che stavano porgendo domande al Primo Ministro.
-Non pensi che sia una brava persona?- Chiese l'uomo dai capelli rossi.
Spostò gli occhi su di lui, dando le spalle a quello spettacolo. -Ho scoperto cose di cui non sapevo nulla- disse con voce ferma.
Il suo sguardo era serio ora, capendo che giustamente non stesse troppo bene dopo aver sentito cose che parevano non appartenergli. -Ascolta Aiden... Lo so, hai scoperto cose che sono state tenute segrete per il tuo bene e per quello della tua famiglia- spiegò.
-In che modo non sapere queste cose mi avrebbero tenuto al sicuro? Una parte della mia vita l'ho conosciuta per caso, da parte di un tipo che vedevo in televisione- poi concluse la frase nella sua mente. 'E di cui ho una piccola cotta' e riprese a parlare. -Neanche da te, da qualche mio parente o da mia madre...-
Prese uno sgabello e si sedette di fronte a lui, con le mani l'una presa con l'altra sul bancone.
-Ascolta, non ti è stato detto niente perché era meglio per chiunque di voi non avere più nulla a che fare con il Primo Ministro. Cancellare qualsiasi traccia del vostro legame, era importante. Potevate essere messi in pericolo e non solo tu e tua madre, ma chiunque faccia parte della tua famiglia. Cugini, zie o zii, nonni... insomma tutti.- Spiegò poi prendendogli una mano, stringendola dolcemente. -Ci sono molti malintenzionati che colpiscono le persone più care delle classi più in alto e soprattutto di chi è in politica. Sapendo la fama di Yukio, in molti avrebbero colpito la sua famiglia o le persone che considera tali- disse annuendo e guardandolo intensamente negli occhi. -Invece, ora è un "orfano" senza punti deboli.-
Dopo attimi di silenzio comprese quello che voleva dirgli, capì che quel ragazzo aveva avuto i suoi motivi per rompere totalmente con loro. -Ho capito... Anche se è difficile.-
La sua espressione fu dolce. -Lo so, ma potrai parlarne con tua madre ora. È giunto il momento per te, visto che sai.-
Annuì e poi tornò ad ascoltare la folla, soprattutto perché Yukio riprese a parlare e spiegando l'altro nuovo annuncio.
-Bene, adesso l'altra proposta. Questa l'ho appena nominata, ma ne stiamo discutendo e spero di lavorarci il più possibile per farla avverare. Si tratta della pensione. Per alcuni di voi non esiste neanche, siccome si pensa che i mezzi androidi non si stanchino... lo capisco meglio di chiunque qui- quelle parole parvero davvero sofferenti alle orecchie di molti e non riuscì per nulla a nascondere la sua stanchezza. -Ho chiesto, che per gli umani venga un po' anticipata e per i mezzi androidi che si crei, questo perché tutt'ora non esiste e lavorate per tutta la vita. Fino alla sfinimento.-
I presenti annuirono e si ritrovarono d'accordo con lui, pronunciando frasi d'assenso e soprattutto lamentandosi della realtà dei fatti.
-Lavorerò il più in fretta possibile, ve lo prometto e vi porterò notizie non appena le avrò... Comunicherò a Sam quando ci sarà la prossima riunione, che a catena lo dirà a voi. Per stasera ho finito con gli annunci, pochi ma corposi e sicuramente positivi... Divertiamoci ora.-
Yukio scese e fu di nuovo accerchiato dal gruppo di uomini e donne, che lo ringraziavano o semplicemente parlavano con lui con entusiasmo. Scherzando, cambiando argomenti e scambiandosi strette di mano.
Yukio dopo del tempo, si liberò di loro e offrì un altro giro e la musica tornò alta. Gioiosa e piena di energia, piacevole da ascoltare e soprattutto da cantare. In quel locale andava molto la vecchia musica e non quella che suonavano nei locali più rinomati o di ceto medio.
Tornò seduto al suo posto, bevendo ancora un goccio del suo drink. Sorridendo come suo solito, non lo faceva spesso come adesso. Era più sincero, soprattutto perché era rivolto a una persona a cui era legato in un modo particolare. Una promessa più vecchia di Aiden, fatta ai suoi avi.
Aiden ricambiò con un po' di timidezza. -Posso farti una domanda?-
-Si certo, tutto quello che vuoi.-
-Ecco... Non è mirata alla mia famiglia.-
-Oh, intendi su di me?- Chiese non troppo sorpreso, sapeva che aveva molte domande su di lui.
-Si. Ecco, se non è un problema.-
-Non lo è affatto.-
Sam se ne andò, dando a loro tutta la privacy di cui avevano bisogno e ritornando a servire altri clienti già all'interno del locale, che avevano richiesto altri drink e molti altri entrarono in quel momento.
-L'Imperatore...-
-Occhio alle parole!- Disse scherzando. -Mi stai chiedendo se è davvero umano, non è vero?-
Annuì imbarazzato. -Si, insomma se non è indiscreta come domanda...-
-Figurati. Lui non sembra per nulla umano, questo è vero... Solo in pubblico è così, ma quando ci si trova faccia a faccia con lui, alla fine è una persona come tutti.- Gli fece l'occhiolino seguito da un sorrisino. -Anche se un pochino antipatico.-
-Capisco, lo immaginavo. Ha una faccia poco simpatica e non mi piace granché.-
-Lo so, lo so. A tutti fa' quell'effetto, sai lo pressoché cresciuto io e non so' da chi abbia preso il caratteraccio burbero che ha... Probabilmente è di famiglia- ridacchiò.
-Lo hai cresciuto tu?-
-Beh, sì certo, sto seguendo la famiglia imperiale da parecchi anni e cresco i loro figli, educandoli al meglio e illustrando la vita politica e le leggi fondamentali. Naturalmente, questo lo sto facendo pure col figlio dell'attuale Imperatore.-
-Oh, capisco- mormorò con una certa curiosità in volto.
All'improvviso con il palmo della mano si poggiò sul suo coppino e con il pollice gli accarezzò la guancia delicatamente. Lo passava con dolcezza, che ricordava quasi quella di un padre amorevole.
Aiden arrossì, ma non si fece indietro e sgranò gli occhi. Non ci riuscì per il semplice fatto che era paralizzato da quel suo gesto, che non si era aspettato per nulla.
-Sei davvero cresciuto e assomigli così tanto a tuo padre...- mormorò dolcemente.
Non disse una parola, nessuna, e il tempo trascorse tra le risate e la musica di sottofondo nel locale. Si era fatto più vicino, ritrovandosi ravvicinato al suo viso e osservando attentamente i suoi occhi. Dopodiché si staccò ridendo di gusto, senza voler essere cattivo nei suoi confronti.
-Ora devo andare... Se faccio tardi mi potrebbero punire- finì il suo drink in un sorso solo.
Aiden lo aveva osservato per tutto il tempo, ancora rosso e ammutolito. Era strana come persona, doveva imparare a conoscerlo meglio.
-Hai bisogno di un passaggio? Vuoi fare un giro fino a casa sulla macchina del Primo Ministro?- Chiese con un sorriso furbo.
-E-eh?- Chiese imbarazzato.
-Già, in pochissimi posso permetterselo.-
-Ecco io...-
-Su su, dai! Vieni con me e poi è tardi, dovrai tornare a casa. Non vorrai far preoccupare tua madre?-
-N-no.-
-Andiamo allora!-
Con un braccio sulle sue spalle, riuscì tirarlo giù dallo sgabello e Aiden toccato il suolo prima di seguirlo finì di bere. Si sistemò sulla testa il suo cappellino e poi gli fu dietro obbligatoriamente.
Usciti dal locale furono accolti dal freddo serale, che subito fece reagire il giovane. Si chiuse meglio la sua giacca, cercando un po' di calore piacevole e poi osservò Yukio. I suoi capelli bianchi leggermente mossi dal vento, non provava minimamente freddo ed era chiarissimo.
Non si stava lamentando o stringendo nei vestiti, che non parevano per nulla pesanti. Era un mezzo androide, che si aspettava?
Era normale, infondo aveva il Syx99 che aveva reso il suo corpo resistente alle basse temperature e anche a quelle alte, però quest'ultime se erano fin troppo elevate rischiava di fondere le sue parti meccaniche. Non ne era immune, assolutamente.
-Viene, attendiamo lì- disse indicando con un gesto della testa verso il marciapiede.
Non attesero molto, un auto volante di lusso si parcheggiò di fronte a loro e aprì le portiere. Dando a loro la possibilità di salire.
Yukio lo fece senza problemi, Aiden invece era salito insicuro, prima guardandosi attorno e una volta seduto davanti a lui osservò l'interno dell'auto; era rosso ma non acceso e fastidioso, dai divanetti al pavimento morbido. I finestrini erano oscurati e sicuramente antiproiettile, naturalmente erano distruttibili quando vi era un incidente per chi occupava i posti ed era bloccato nel veicolo.
Lo sportello si chiuse, nascondendoli dagli occhi di tutti e soprattutto distaccandoli dal mondo reale. Erano totalmente isolati.
-Dimmi dove abiti- disse il mezzo androide, seduto al suo posto con una mano su un bracciolo del divanetto, che aveva incastrato uno schermo e attendeva la meta.
-Quarto quadrante, 46- mormorò.
Annuì in sua risposta e pigiò velocemente i tasti, scrivendo la via dettata. Dopo aver finito, la macchina fece un suono di approvazione, alzandosi subito in volo e andando sulla strada preferenziale. Non importava se fosse del ceto basso quel luogo, ma ogni strada aveva un'area dove solo le macchine imperiali, o comunque di qualche politico importante, potevano passare.
A velocità moderata sorvolavano i pochi mezzi sotto di loro.
-Sai siamo schermati, nessuno potrà ascoltare ciò che ci diciamo e soprattutto non ci sono microfoni o chissà che... Non ti preoccupare, puoi parlare di qualsiasi cosa.-
Aiden annuì. -Mi chiedevo, perché ti impegni così tanto? Voglio dire, capisco bene che tu sia legato alla tua natura e a quelli come te...-
Yukio annuì, attendendo la fine della domanda.
-Ma spesso e volentieri vieni bistrattato o non ascoltato. La gente molte volte parlata male di te, dicono che fai gli interessi solo dei mezzi e della popolazione di basso ceto sociale...-
-Tu la pensi così?-
-No, Io so' che lavori per tutti e chi dice queste cose, di solito lo fa' solo per odio e senza guardare quello che fai per ognuno di noi.-
Annuì sorridente, felice di avere lui come appoggio e significava tanto. Era il figlio di J.J., non si aspettava altro che fosse dalla parte dei declassati. Visto che per molti anni, con i suoi genitori c'era stato anche lui in quelle strade.
-Ecco. Comunque, la domanda era...-
-Perché lo faccio?- Chiese e poi si lasciò andare di schiena sul sedile, osservando il soffitto della macchina. -È semplice la riposta, la sai anche tu sicuramente. Lo faccio perché chi mai lo farebbe al posto mio? Nessuno... Nessuno si prenderebbe cura dei poveri lavoratori di categoria bassa, verrebbero solo sfruttati e non avrebbero nessun tipo di diritto. Ciò potrebbe scatenare una rivolta violenta, prima o poi. Questo mi spaventa, vorrei non dover vedere una guerra civile e fare tutto quello che posso per evitarla- spiegò semplicemente.
Aiden annuì. Sapeva che fosse così, si trattava di qualcosa di davvero incredibile ed era proprio come l'aveva pensato. I suoi pensieri non lo avevano solo idealizzato, lui era proprio come se lo era immaginato.
-Posso farti una domanda delicata?- Chiese all'improvviso con gli occhi puntati fuori dal finestrino, osservando il panorama artificiale cambiare sempre.
Fu risvegliato dai suoi pensieri. -Si, infondo io te ne ho fatte molte.-
-Tu quanti anni hai?-
Lo guardò perplesso, era quella la domanda indelicata? Era piuttosto normale invece. -Beh, ho diciotto anni.-
-Diciotto eh?- Lo osservò attentamente da capo a piedi. -Stai bene?-
-Si.-
A primo impatto non capì perché gli stesse facendo quelle domande, ma poi una consapevolezza venne a galla. Era per la malattia di suo padre?
-Penso che tu abbia capito di cosa sto parlando. La malattia della tua famiglia, in cui tutti i tuoi antenati sono state vittime e io spero che tu non l'abbia ereditata... Anche se è impossibile.-
-Lo so'...- si rattristì in volto osservando i suoi piedi su quella moquette rossa. -Al massimo, quello che può accadermi è che io diventi un mezzo androide- fece spallucce.
-Perderesti tutto, il tuo lavoro, le tue esercitazioni militari e sarai costretto a tornare a vivere proprio in quelle strade di ceto basso...-
-Si, ma non posso evitarlo. Oramai, l'ho accettato e non potrò farci nulla appena arriverà quel giorno- dopodiché tornò a lui e gli fece un piccolo sorriso, caloroso. -E poi, adesso sto pensando al presente e sono felice di avere quello che ho ora.-
-Capisco...- mormorò guardandolo negli occhi con intensità. -Ricordati, che per qualunque cosa io ci sono- il suo occhio destro si illuminò e a un tratto ci fu una piccola suoneria.
Aiden prese il suo cellulare e si accorse di un numero, molto strano e particolare.
-È una linea privata, nessuno può ascoltare ciò che ci diremo in futuro e soprattutto non sarà possibile recuperare le nostre conversazioni. In nessun modo possibile- sottolineò ancora, sicuro di sé. Facendo subito dopo un bel sorriso, solare e amichevole, sciogliendo la serietà del suo volto.
-Ti ringrazio.-
-Salvami pure col mio nome, non con Primo Ministro, mi raccomando- ridacchiò di gusto.
Arrossì. Lo fece proprio in quel momento e poi tornò ancora a lui. Era così strano essere con quel tipo nella sua macchina, se lo avesse raccontato ai suoi amici non ci avrebbero mai creduto.
In quel momento gli venne in mente che avrebbe dovuto discutere con sua madre di quanto fosse accaduto, che lui ora sapeva la verità e che probabilmente non sarebbe stata facile per lei parlare di quella parte della sua vita.
-Ascoltami, rivediamoci ok? Se non domani fra qualche giorno, ti faccio sapere io quando.-
-S-si certo...- poi pensieroso aggiunse. -Ecco dovrò parlarne con mia madre di tutto quello che è accaduto sta notte?-
Annuì. -Sarebbe giusto nei suoi confronti, porgile i miei cordiali saluti e ricordale che per qualunque cosa io sono al vostro fianco.-
-Certo, lo farò.-
A un certo punto il mezzo si bloccò e per Aiden fu strano, per arrivarci normalmente lui ci metteva molto più tempo e fu chiaro che la strada preferenziale fosse stata vuota. Percorsa solo da loro e qualche altro mezzo.
La portiera si aprì verso l'alto, ad ala di gabbiano, permettendo la vista sulla casa del giovane e Yukio si voltò verso di lui alzandosi in piedi. La mano era aperta verso il ragazzo.
-È stato un piacere conoscerti da adulto Aiden.-
Lo fronteggiò e gli strinse la mano, che era piccola e delicata. La sua pelle era davvero liscia e si chiese in quel momento se fosse la sua parte robotica. Non sapeva quale delle due parti avesse perso, o per meglio dire gli occhi si vedeva chiaramente quale fosse quello finto.
In alcuni momenti, come poc'anzi, si illuminava per fare varie cose.
-Lo è stato anche per me- disse terribilmente sincero, osservandolo attentamente in viso e non riuscendo a non nascondere quanto infondo avesse un interesse per quell'uomo.
Fece un amabile sorriso e gli augurò la buonanotte mentre scendeva, tenendo gli occhi su di lui fino alla porta di casa ed a entrarci scomparendo all'interno.