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Autore: Alice_Slytherin    05/11/2023    2 recensioni
Autore originale (inglese): Bex-Chan, presso il sito fanfiction.net
Draco non può andarsene dalla stanza. La stanza di lei. Ed è tutta colpa dell'Ordine. Confinato in uno spazio minuscolo con solo la Mezzosangue come compagnia. Qualcosa andrà storto. Magari la sua sanità mentale, magari no.
"Ecco" sbottò lei "Ora anche il tuo sangue è sporco!". DM/HG. Eventi successivi al "Principe Mezzosangue".
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He can't leave the room. Her room. And it's all the Order's fault. Confined to a small space with only the Mudblood for company, something's going to give. Maybe his sanity. Maybe not. "There," she spat. "Now your Blood's filthy too!" DM/HG. PostHBP.
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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A/N (mia): Buongiorno a tutti, scusatemi davvero tanto per l’attesa ma con la vita che va avanti e il tempo che scorre (troppo) velocemente, mi è capitato più volte di dimenticarmi di questa storia, purtroppo. Mi sento veramente nostalgica quando ricordo le ore infinite passate su questo sito quando invece avrei dovuto fare compiti e studiare 😂 Adesso la vita è un po’ diversa ed è purtroppo molto più impegnata di prima. Vorrei comunque riuscire piano piano a completare questo “lavorone” in cui mi sono imbarcata, se non per me, quantomeno per voi tutte/i che negli anni mi avete supportata e aspettato con pazienza aggiornamenti e nuovi capitoli! 

Sono venuta a conoscenza — grazie ad un vecchio commento controllato tardi — che ci sono state parecchie pubblicazioni di questa mia traduzione (almeno fino al punto in cui sono arrivata) su altre piattaforme quali Wattpad, ovviamente senza uno straccio di credito, e la cosa mi rattrista molto. Era inevitabile prima o poi che succedesse anche a me, d’altronde a molti piace trovare la pappa pronta e fare copia-incolla… comunque sia, non me la prendo anche perché è solo grazie a questa malaugurata scoperta che ho ritrovato i miei documenti tradotti e mi è tornata la voglia di concludere questa storia!

Tutto questo per dire che — senza promesse di tempistiche — prometto però che mi voglio impegnare a concludere questa traduzione, anche perché nel frattempo ho riletto l’originale fino in fondo (colpa di TikTok e di tutti i suggerimenti di fic dramione che mi sta mostrando 😇) ed è veramente troppo bella per lasciarla incompleta. 

Grazie ancora a chiunque abbia letto fino a qui. Vi voglio bene! 

**

A/N (trad.): Lo dico fin da subito, così siamo tranquilli. Questo capitolo contiene materiale a sfondo sessuale. Riempitevi un bicchiere di vino (se avete l’età per bere!) e vi consiglio sia Radiohead - Nude, che Placebo - Running up that Hill, anche se penso che Placebo - I'll be Yours abbia il testo perfetto per questo capitolo, è quello che ascolterò! Spero vi piaccia il capitolo!

CHAPTER 21

Cicatrici

Quando Draco fu svegliato dalle fusa dell’ammasso di pelo accoccolato al suo fianco aggrottò le sopracciglia, accorgendosi solo in quel momento dello spazio vuoto al suo fianco.

Ignorando il gatto, poggiò il palmo sul lenzuolo fresco, dove sarebbe dovuta essere la Granger, trovando - o forse immaginando - una lieve traccia di calore umano ancora presente tra le lenzuola. Si mosse in posizione seduta con movimenti lenti e confusi, voltandosi verso la luce fioca proveniente dalla finestra. 

Lì vide Hermione, seduta sul davanzale, il volto illuminato da un singolo raggio di sole che sbucava attraverso una fessura. Cercando di non farsi sentire, si concentrò per un momento sull’espressione distante ma decisa della giovane strega; aveva una spiacevole smorfia inconsapevole sul volto e l’evidente tensione sul suo viso ne oscurava le piacevoli fattezze. 

Aveva ancora addosso gli abiti della sera prima, le guance rosee erano ricoperte di lacrime ormai asciutte e sedeva con le ginocchia strette al petto. Non smetteva di mangiucchiarsi il labbro, in un minuscolo movimento costante e rotatorio, come l’ingranaggio di un orologio. In più, continuava a fissare qualunque cosa ci fosse al di là di quella finestra, immobile, come se qualcuno l’avesse temporaneamente bloccata all’interno di quel singolo momento. 

Draco assorbì ogni sfumatura del suo volto con sguardo calcolatore, lasciando che ogni dettaglio si facesse strada liberamente nella sua memoria, cercando di capire che cosa avrebbe dovuto fare in quel momento. 

Non aveva la minima idea di come poter alleviare il dolore della Granger, ma il bisogno viscerale di farlo bruciava sotto la sua pelle e lui, che Salazar potesse perdonarlo, non aveva alcuna intenzione di provare a resistergli.

Alzò un sopracciglio incuriosito mentre la guardava alzare un dito e disegnare cerchi concentrici nella condensa che si era venuta a formare sulla finestra gelida. Sospirando, si schiarì la gola per attirare finalmente l’attenzione della giovane. 

Hermione lasciò scivolare il dito sulla finestra, trasformando l’ultimo cerchio disegnato in un ovale curvo e traballante. Sembrò accorgersi soltanto in quel momento di ciò che era intenta a fare… sua madre e lei lasciavano spesso disegni e messaggi d’affetto sullo specchio del bagno quando era bambina; brevi frasi e pensieri gentili, come “Ti voglio bene” o “Buonanotte”…

La mano le si posò sul fianco di colpo quando lo sguardo le cadde su ciò che aveva scritto vicino ai cerchi. 

Ci rivedremo presto mamma.

La voce di Draco la strappò dai suoi pensieri, riportandola bruscamente alla realtà. 

“Che cosa—cosa hai detto?”

“Sei riuscita a dormire almeno un po’?” ripeté il ragazzo.

“Oh,” sospirò lei “un pochino, almeno credo—”

“Non sembrerebbe,” rispose Draco asciutto, spostando le coperte dal suo grembo e sedendosi sul bordo del letto. “Dovresti riposarti ancora un po’.”

“No, sto bene,” mormorò lei, ma Draco non si fece ingannare dal suo finto tono leggero. “Non riuscirei comunque ad addormentarmi adesso—”

“Non dirmi che stai bene quando persino il più stupido dei troll di montagna capirebbe il contrario,” la sgridò, forse anche troppo bruscamente, “è maledettamente irritante—”

“Ma io sto ben—”

“Risparmiamelo Granger,” mormorò Draco. “Perchè voi Grifondoro insistiate sempre nel nascondere ogni cosa dietro polvere di fate e idiozie simili proprio non lo capisco—”

“Non mi sto nascond—”

“Ti senti disorientata non è vero?” le domandò, deciso. “Come se fossi a cavallo di una scopa che sta roteando all’impazzata e non avessi la minima idea di come fermarla e toccare terra.”

Hermione chiuse la bocca di scatto, trattenendo il respiro. “Io non...come hai—”

“Nel caso in cui tu non te ne fossi resa conto Granger, in questo momento noi due siamo sulla stessa barca. Ammetto che sia un concetto assurdo, ma è la verità.”

“Sulla stessa barca? Cosa stai dicendo?”

“Agli occhi del mondo io sono scomparso da Giugno,” le ricordò lui con voce roca. “Sono sicuro che i miei genitori ormai mi credano morto, lasciato a marcire in qualche misero buco nel bel mezzo del nulla, senza nemmeno uno straccio di indizio per poter trovare quel che resta del mio corpo.”

Hermione si sentì attraversare da un brivido. “Draco—”

“Seriamente, Granger,” la interruppe lui. “Quale altra spiegazione plausibile avrebbe potuto inventarsi Piton per giustificare la mia assenza?”

“Mi dispiace tanto Draco,” mormorò Hermione, visibilmente toccata. “Non mi ero resa conto che fosse passato così tanto tempo per te, ma può darsi che Piton abbia—”

“Anche se Piton avesse soltanto riferito ai mie genitori della mia scomparsa, statisticamente dovrei comunque essere morto dopo tutto questo tempo” ribatté Draco, notando l’espressione triste di Hermione. “Non guardarmi così. Non sono veramente morto.”

“Sì, ma potrebbe esserci un—”

“Senti Granger, io l’ho accettato.” Draco la zittì, alzando il palmo della mano. “E sono sicuro che anche tu accetterai la situazione in cui ti trovi prima o poi, ma dovrai scrollarti di dosso tutta quella falsa  positività che voi Grifondoro ostentate sempre, se vorrai riuscirci.”

Draco—”

“Perciò ora ci alziamo e andiamo a farci una doccia,” decise, alzandosi in piedi e porgendole la mano. “Su forza, alzati.”

“Draco,” mormorò stanca Hermione, abbassando lo sguardo. “Non credo di essere dell’umore per—”

“Non ho mai detto nulla riguardo al dover fare qualcosa in quella doccia,” rispose con uno sbuffo avvicinandosi a lei. “Dai, andiamo.” 

“Draco, voglio solo stare qui ancora per un minuto…”

“Che peccato,” sbottò lui, afferrandole il braccio e strattonando il suo corpo pesante e inerte fuori dalle coperte. “Non farmi trascinare quel tuo muso lungo per tutto il corridoio Granger—”

“Draco lasciami,” grugnì lei, cercando di districarsi a fatica dalla sua presa. “Mi stai facendo male!”

Il ragazzo non mosse un muscolo, mantenendo una presa forte e determinata sul suo braccio mentre la conduceva verso il corridoio, rifiutandosi di rallentare nonostante le proteste di Hermione. Sapeva di essere brusco ma si convinse ad rimanerne indifferente; questo era l’unico modo che conosceva per smuovere la sua strega.

La Granger poteva anche non essere d’accordo, ma Draco era convinto che fosse proprio quello ciò di cui aveva più bisogno in quel momento. 

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia quando vide Hermione resistere con più forza alla sua presa, puntando i talloni sul pavimento e attaccandosi con l’altro braccio allo stipite della porta.

“Smettila di opporre resistenza,” la avvisò, voltandosi verso di lei, afferrandole il polso con l’altra mano. Hermione però non si staccò dalla porta.

“Per la miseria, Granger—“

“Ti prego lasciami stare,” tentò Hermione, trattenendo a stento le lacrime. “Che differenza farà una stupida doccia? Non cambierà le cos—”

“Smettila,” grugnì Draco, riuscendo finalmente a trascinarla via dalla porta della camera da letto. “Ti dico che lo stare immobile in quella stanza ti farà soltanto soffrire di più—”

“Ho detto che sto bene!” urlò lei di rimando. “Mettimi giù!” 

“No!” rispose Draco, spingendola finalmente dentro il piccolo bagno e chiudendosi la porta alle spalle. Sentì un improvviso nodo alla gola vedendo le lacrime che le solcavano le guance rosse, ma riuscì comunque a rimanere fermo nel suo intento. 

“Non provare nemmeno a toccare questa cazzo di porta, perché ti trascinerò di nuovo qui dentro finché non coglierai il messaggio.”

Cercò di non prenderla sul personale quando vide Hermione allontanarsi da lui con sguardo calcolatore. Credeva davvero che, dopo tutto questo tempo, le avrebbe potuto fare del male? 

Sbuffando e scuotendo il capo per nascondere la sua incredulità, si avvicinò alla doccia e accese il getto d’acqua, testando il calore sulle dita e tenendo d’occhio la silhouette della Granger dall’altro lato della stanza.

“Tutto questo è ridicolo,” Hermione mormorò a denti stretti. “Tu ti stai comportando in maniera ridicola!”

“Togliti i vestiti,” le rispose con decisione, sfilandosi lui stesso la maglia attraverso la testa. “Oppure vuoi ricominciare a fare l’irragionevole?”

Hermione lo fissò con una scintilla di sfida nello sguardo, per poi rilasciare un sospiro sconfitto. Draco mantenne lo sguardo fisso su di lei mentre si liberava dei propri vestiti, spogliandosi da pantaloni e biancheria in un unico gesto, per poi avvicinarsi alla sua figura in due falcate decise. Strappò il maglione dalla presa della giovane e lo gettò con impazienza alle sue spalle, trattenne saldamente le sue braccia e raggiunse i bottoni dei suoi jeans, aprendoli e sfilandoglieli dalle gambe.

Hermione inghiottì un grosso sospiro strozzato e tentò di indietreggiare, ma la mano di Draco era già pronta a circondarle il polso. “Che diavolo hai in mente?” protestò.

“Non ho tutto il giorno,” ribatté lui tra i denti, voltandola di scatto e rimuovendo il suo reggiseno prima che riuscisse ad impedirglielo.

Cercò di combattere la tentazione data dall’irresistibile nudità della Granger in piedi di fronte a lui, di impedire che la sua reazione al basso ventre ormai più che istintiva prendesse il sopravvento mentre la osservava; così seducente per lui fin dalla prima notte condivisa insieme. Ogni centimetro della sua pelle dolcemente dorata gli apparteneva, che lei lo volesse o meno, ma ora aveva pressioni più importanti. Doveva finire ciò che aveva iniziato. 

Fingendo indifferenza, il che si stava rivelando più complicato del previsto data la reazione traditrice del suo corpo, le strinse più forte il polso e guidò entrambi verso la doccia. 

“Entra,” le disse, alzando gli occhi al cielo nel vederla esitare. “Benissimo, vada per le maniere forti allora.”

Hermione strillò sorpresa quando Draco si sporse in avanti di scatto e la afferrò intorno alla vita, sollevandola da terra. Si dimenò, scuotendo il suo corpo quanto più possibile mentre lui stringeva i denti per lo sforzo di dirigerla sotto il getto di acqua corrente. La lieve condensa che stava iniziando a cospargersi intorno a loro li avvolse come un velo sottile, e Draco pregò silenziosamente che la foschia riuscisse ad aiutarla a dimenticare il mondo circostante, anche solo per un momento. 

La realtà non era altro che un ostacolo.

Insisteva nel volersi frapporre fra di loro, incasinando il delicato equilibrio del loro santuario segreto agli occhi del mondo.

Lontano da tutti,

lontano dalla guerra,

dal suo passato,

da tutto.

Guardandosi indietro, quella non fu certamente la prima volta in cui si rese conto che, nonostante ogni suo tentativo iniziale di resistervi, quel loro santuario segreto era diventato quasi familiare, confortevole. La realtà altro non era che un ricordo sfocato qua dentro, con lei. 

Che cosa diavolo avrebbe fatto quando lui, quando loro… 

Sentì di colpo la mano della Granger colpirlo al petto. 

“A che gioco stai giocando?” gli domandò, furente. “Lasciami uscire—”

“No,” ribatté, tenendola saldamente ferma sotto l’acqua. “Ne hai bisogno—”

“Non dirmi di cosa ho bisogno," Hermione rispose. “Non osare dettare legge su come pensi che dovrei reagire a tutto questo—” 

“E quindi?” continuò lui. “Che pensavi di fare, rimanere nella tua stanza a tenere il muso tutto il giorno?”

“Non stavo tenendo il muso!” protestò fieramente lei. “Chiudi quella bocca!”

“Bene allora smetti essere così dannatamente patetica!” continuò lui, senza perdere un colpo, invadendo il suo spazio e fissandola dall’alto in basso. Non aveva la minima idea di quanto fosse incredibile ai suoi occhi in quel momento; con i suoi ricci color nocciola incollati ai lati del suo viso e le sue lentiggini cosparse dalla punta del naso fino alle spalle, strette in un impeto di fiera testardaggine. “Piangerti addosso come il più inutile dei Tassorosso non ti farà stare meglio!”

“Lo so questo!” sbottò, spingendolo sul petto con frustrazione. “Pensi che non lo sappia?!”

“Allora smettila con questo piagnisteo—”

“Nemmeno tu eri al culmine della gioia durante i tuoi primi giorni qui, quindi non fare l’ipocrita con me!” ribatté lei. “Ho ogni diritto di essere sconvolta! Sono umana, per la miseria!”

“Allora perchè perdere tempo a mentire e dirmi che stai bene?” protestò secco lui, avvicinando il volto al suo. “Avanti Granger! Getta tutto fuori! Perché insistere quando chiaramente non è così?”

“PERCHÈ NON SO COS’ALTRO FARE!” urlò, il volto contorto da una straziante agonia e, sotto sotto, da un briciolo di rassegnazione finalmente. “CHE COSA POSSO FARE, DRACO? NON POSSO FARE UN BEL NIENTE!”

Ecco, butta tutto fuori Granger.

“E FA MALE DA MORIRE, NON È VERO?” ruggì di rimando lui, odiandosi un po’ nel vedere Hermione strizzare gli occhi, ma si convinse che ne aveva bisogno. Sapeva che fosse così, ormai la conosceva. “NON PUOI FARE NIENTE A RIGUARDO—”

“Smettila!”

“SEI IMPOTENTE—”

“SMETTILA!”

“MA NON C’È NULLA CHE TU POSSA FARE,” urlò talmente forte da sentirsi la gola bruciare. “ACCETTALO HERMIONE! NON C’È NULLA CHE TU—”

Hermione gli diede uno schiaffo. Forte. 

E, nel secondo che seguì, si fiondò su di lui e sbatté le loro labbra insieme.

Fa quello che devi Granger…

Lei succhiò, assaporò, inspirò. 

Draco sentì le sue dita agganciarsi sul fondo della sua nuca, agguantando disperatamente una manciata dei suoi capelli biondi per avvicinarlo ancora di più, se possibile. Poteva sentire il suo bisogno fino in fondo alla gola, e in quel momento seppe di aver compiuto la sua missione. Accompagnò il suo entusiasmo, morso per morso, bacio per bacio, mentre le sue braccia tracciavano con infinita devozione il corpo della giovane. 

Tutta sua.

Nonostante questo, si impose di rimanere controllato. Tutto questo era per lei, era questo ciò di cui aveva più bisogno. 

Lui non contava e —per un attimo— questa considerazione altruistica lo spaventò nel profondo.

I suoi gemiti gutturali scivolarono oltre la sua lingua e lo riportarono bruscamente nel presente, con lei. 

Avvolgendosi in un unico corpo, la spinse contro le piastrelle umide e interpose una mano tra i loro corpi per raggiungere il calore immerso tra le sue cosce. 

Entrando in lei con due dita, più profondamente che poteva, premette con tocco esperto sulla sua apertura, facendola tremare. Svelto, racchiuse ogni suo gemito successivo in un bacio stretto, senza lasciarla andare nemmeno per un secondo. Uno scontro particolarmente forte di labbra e denti procurò un taglio sul suo labbro, o forse su quello della Granger, non riusciva a capire. Tutto ciò che sentiva era l’inconfondibile sapore di sangue caldo che gli scivolava sulla lingua.

Il loro sangue, di chiunque fosse, aveva lo stesso sapore. 

“Prendi ciò che vuoi da me,” le mormorò, il tono basso e tremante immerso tra i loro respiri appesantiti. 

Annuendo e ancorando  le unghie alle sue spalle, Hermione mosse il bacino ritmicamente contro il suo tocco, incoraggiata dalle sue parole e troppo coinvolta per resistergli. Per Godric, adorava le sue mani, le sue dita sinuose e il suo tocco intenso — immerse tra i suoi capelli, sulla sua pelle, dentro di lei — e in quel momento stavano spingendo perfettamente contro il misterioso varco tra le sue gambe, causando un incontrollabile tremito in tutto il corpo.  

Ma non era abbastanza. 

“Di più,” mormorò tra le labbra, sperando con tutta se stessa che Draco potesse comprendere. 

Draco ritrasse immediatamente la mano e le afferrò le cosce, alzandole da contro il muro e avvolgendole intorno al suo torso. Non si fidò nell’inserirsi subito in lei, non ancora. Doveva mantenere i nervi saldi. Era così teso in quel momento che ogni strato di pelle e muscolo sulla sua lunghezza pulsava di dolore. Non si era mai mostrata così a lui, completamente disinibita e senza un minimo accenno di ripensamento o di giudizio nascosto dietro la fierezza nei suoi occhi. In quel momento stava dando ascolto soltanto alle sue sensazioni e al suo bisogno, il bisogno di dimenticare e di lasciarsi andare, ed era così dannatamente eccitante per lui. Ma lui doveva resistere, controllarsi. 

Tutto questo era per lei.

Lei, lei, lei.

Hermione ruppe l’ennesimo bacio e ansimò.

“Draco,” mormorò, a ritmo con il battito del suo cuore. “Ti prego…”

Intrappolando il labbro inferiore della Granger tra i denti per soffocare il suo gemito, la portò più in alto, così da riuscire ad allinearsi meglio con lei e, non appena premette leggermente al suo interno, lei intrecciò le sue caviglie tra di loro, stringendo e posizionandosi meglio a contatto con lui, scendendo sul suo corpo con un movimento fluido e deciso. 

Draco soffocò un respiro strozzato, completamente colto di sorpresa dalla presa di posizione della giovane strega. Sembrava davvero questo ciò che poteva servirle di più in quel momento; lasciare che ogni suo istinto la conducesse verso la più pura ed istintiva perdita di ragione, lasciandosi governare solo e soltanto dalle emozioni del momento. 

Abbandonando ogni pensiero, ogni ragionamento.

Abbandonando ogni cosa tranne la loro carne, il loro calore, il loro dolore. 

Hermione si aggrappò a Draco ovunque; braccia, collo, il suo viso… qualsiasi cosa riuscisse ad afferrare per spingerlo ancora di più a contatto con lei. Quasi con l’intento finale di fonderli in un unico corpo. Le sue gambe agivano come due rami possessivamente stretti attorno a lui, incollandolo al suo calore, tenero e vibrante, così forte che Draco si sentii attraversare da un tremolio. Pura passione. Senza filtri. La passione più onesta che potesse esistere. 

Premette contro di lei, guidato dall’ondulare disperato del suo corpo, aggiungendo a quel movimento una carica di energia aumentando la forza di collisione tra di loro, assorbendo ogni suono, ogni contatto tra la loro pelle bollente che riecheggiava nel minuscolo bagno umido. E di colpo avevano preso velocità.

Era tutto così frenetico.

Spasmodico.

Disperato.

Selvaggio. 

Frizione, frizione dovunque. Dalle loro labbra e i loro denti che si colpivano con forza, ai colpi alternati tra i loro fianchi, alla presa delle loro mani, le loro dita incollate tra loro senza la minima traccia di voler allentare la presa. Completamente avvolti da una nuvola densa di vapore che sapeva di loro, dei loro odori, dei loro respiri affannati, del battito dei loro cuori. 

Ed Hermione era viva, talmente viva da consumarlo, da usare ogni goccia della sua energia mentre cercava disperatamente di trovare il rilascio che le serviva, il culmine di quell’incredibile momento di liberazione fisica, corporea, umana. Cercava il suo fuoco, lo cacciava come una leonessa in cerca della sua preda. 

Un suono strozzato le oltrepassò le labbra quando Draco riuscì a spingere contro il punto perfetto che la fece bruciare dall’interno e l’eccitazione partì da quel punto, dipanandosi per tutto il suo corpo tremante. 

“Proprio lì,” ansimò, socchiudendo le labbra e alzando lo sguardo su di lui. “Baciami qui, sul collo.”

Draco tuffò istantaneamente il suo viso tra la guancia e la giuntura del collo della Granger, proprio nel punto in cui il collo incontrava la spalla carica di lentiggini color cioccolato, e succhiò. Sapeva dove la sua lingua avrebbe più sortito l’effetto desiderato e le unghie della Granger grattarono leggermente su tutta la lunghezza della sua schiena, confermando ciò che già sapeva. I suoi gemiti erano più forti ora, non più timidamente nascosti tra le sue labbra ma carichi e potenti, con una forza prorompente che gli entrò nelle orecchie, portandolo quel tanto che bastava più vicino al rilascio finale.

Ma andava bene così.

Andava bene, perché riusciva finalmente a sentire i muscoli delle sue gambe cominciare a tendersi, contraendosi in spasmi frenetici, e i suoi gemiti di piacere stavano raggiungendo una tonalità ancora più alta. 

Ci siamo finalmente…

Nulla avrebbe mai potuto eguagliare il senso di imminente estasi che presagiva l’inizio della fine. Di quella meravigliosa conclusione. Il tutto e il niente, racchiuso in quel singolo momento. Draco non riuscì ad impedire che  il suo volto si alzasse e il suo sguardo si incollasse a quello della Granger, osservando con rapita intensità ogni minuscolo cambio di espressione sul viso della sua strega; i suoi occhi stretti, la sua mascella completamente aperta e rilassata, il suo corpo che si irrigidiva di colpo per accogliere il suo rilascio, lasciando che scivolasse dentro di lei, dentro le sue vene, nel suo sangue, nelle sue ossa. Ovunque potesse arrivare.

Infilando ancora una volta la sua mano in mezzo a loro, le dita di Draco cercarono la sua apertura, per massaggiare quanto ancora possibile la sua carne calda e sensibile, solo per far sì che la carica adrenalinica di Hermione si protraesse quel che bastava per ottenere il suo stesso rilascio, colpendo ancora due volte dentro di lei e trovando a sua volta la pace. 

Ammorbidì il suo ultimo gemito con un bacio accaldato mentre accompagnava il suo corpo, lasciandolo scivolare verso la parete. La sua vista perse di lucidità per un attimo, faticando nel distinguere le loro forme tra la foschia della doccia, e la tensione al di sotto del suo ombelico non cessava di pulsare. Lasciò che fosse così. Il suo climax aveva avuto vita breve; questa volta aveva voluto che tutto vorticasse intorno ai desideri e ai bisogni della Granger, il che lo ha portato a velocizzare il suo rilascio più del solito, ma scoprì che sinceramente non gli importava. Aveva fatto tutto per lei.

Lei, lei, lei. 

La stanchezza lo travolse in ogni caso, così Draco costrinse l’ultimo briciolo di forza nelle sue braccia ad afferrare la Granger e stabilizzarla, mentre entrambi cadevano sul fondo della doccia, accasciandosi sulle proprie ginocchia. Scivolarono aderenti alle piastrelle e finirono in un groviglio umido e sconclusionato di gambe e braccia, le loro fronti a contatto e i loro respiri affannosi a mescolarsi ancora una volta tra loro.  

Hermione era completamente immobile al suo fianco, e lui se la portò vicina, avvolgendo le dita tra i suoi ricci disordinati. Tremando, assaporando… Il getto sottile della doccia li avvolse, riportando lentamente a galla altre sensazioni precedentemente dimenticate, costringendo i loro sensi a risvegliarsi e i loro corpi a tornare consapevoli di loro stessi.

Aspettando che gli effetti di quell’incredibile scontro di emozioni si placasse… 

Persistente in quella minuscola stanza.

“Io…” Hermione accennò, faticando nel far uscire la propria voce. “Penso di essermi… lasciata andare un po’ troppo.” concluse e Draco giurò di poter vedere le sue guance infuocarsi di rosso anche attraverso quella nebbia. “Mi dispiac—”

“Non provare a scusarti con me, Granger” esalò Draco. 

***

Solo Merlino sa come, ma Draco riuscì a riportarli entrambi nella camera di lei, affiancandosi all’ampio davanzale della finestra in un groviglio di coperte umide e asciugamani, con Hermione appoggiata con la schiena contro il suo petto e seduta tra le sue gambe. Non riuscì a trattenere un minuscolo sorriso udendo un sospiro rilassato e soddisfatto uscire dalle labbra della giovane, rompendo il silenzio immacolato che si era creato. 

“Ti senti meglio ora?” le chiese, con tono compiaciuto.

Riusciva quasi a sentire le rotelle nel suo cervello attivarsi alla ricerca di una chiave di lettura che potesse aiutarla a capire meglio gli eventi dell’ultima mezz’ora. “Stavi cercando di provocarmi intenzionalmente prima, non è vero?” le rispose lentamente, con una vena di tono accusatorio nella voce.

“Molto perspicace da parte tua, Granger,” rispose, sollevando un angolo della bocca divertito. “Sì, è vero, l’ho fatto.”

“Posso chiederti perchè?”

“Perchè avevi bisogno di sfogarti,” rispose prontamente, scrollando le spalle. “Nonostante ciò che voi Grifondoro proclamate sempre, a volte lasciarsi andare alla rabbia aiuta.”

Hermione cercò di immagazzinare quell’affermazione nella sua mente, inumidendosi le labbra con fare pensieroso. “E tu hai pensato che provocarmi volontariamente in assenza di una bacchetta fosse una buona idea?”

Draco sbuffò. “Sono abbastanza sicuro che non rischierei più di ricevere alcuna maledizione da parte tua, Granger,” rispose. “Sono altrettanto sicuro che preferisci avermi tutto intero e funzionante—”

“Hai rischiato di spingermi troppo in là, sarebbe anche potuto succedere se avessi continuato così,” lo avvertì lei, ma senza il tono necessario per rendere minacciosa la sua risposta. “Stavi facendo proprio il bastardo—”

“Però ha funzionato,” le ricordò lui. “Quindi, ora che siamo andati oltre tutte quelle balle sullo stare bene, possiamo—”

“Dio, sei proprio subdolo,” mormorò divertita, anche se con un accenno di irritazione. “E immagino che il sesso fosse un bel bonus aggiunto al tuo piano?”

“Non avevo idea che mi saresti saltata addosso,” Draco rispose, la voce ricca di divertimento e, anche, di una punta di malizia. “Pensavo che avresti semplicemente urlato per un po’, dandomi qualche schiaffo qua e là,” la sua risata bassa vibrò a contatto con la schiena di Hermione. “Ma non posso negare che sia stata una piacevole sorpresa.”

Le sopracciglia di Hermione si sollevarono, confuse. “Veramente non avevi pianificato tutto questo?”

“Avevo pianificato di provocarti” spiegò Draco, scrollando le spalle. “Non sapevo esattamente che cosa avresti fatto. Ma, come ho detto prima, avevi bisogno di sfogarti.”

Hermione fece per ribattere, ma chiuse la bocca di colpo prima di farne uscire anche solo una vocale. La tentazione di fargli notare che — per una volta — aveva effettivamente fatto qualcosa che si avvicinava pericolosamente alla comune definizione di “altruismo” le pizzicò la punta della lingua, ma riuscì a ricacciarla indietro.

Dopo i postumi della loro cosiddetta “doccia” e con la stupenda sensazione di completo relax che aleggiava ancora nell’aria, non se la sarebbe sentita di rischiare un commento che avrebbe potuto rovinare tutto, mettendo Draco sulla difensiva e rompendo la calma che si era creata tra loro. E d’altronde era vero, si sentiva normale adesso… inevitabilmente devastata riguardo i suoi genitori, ovviamente, ma pur sempre normale. 

Lui l’aveva fatta sentire meglio.

Lui aveva pensato a lei prima che a sé stesso. 

Mentre il lungo momento di silenzio tra loro si protraeva, i suoi occhi caddero sul fianco della gamba di Draco ed Hermione si alzò di colpo per esaminare con crescente curiosità una lunga cicatrice che non aveva mai notato prima. 

“Come ti sei fatto questa cicatrice?”

“Quando caddi dalla mia scopa alla partita di Quidditch,” replicò lui dopo una breve pausa. “Durante il secondo anno.”

Hermione mormorò un cenno d’assenso, ricordando vagamente quell’evento. “E invece questa?” gli chiese, spostando delicatamente le sue dita inquisitorie verso l’altra gamba, proprio sotto al ginocchio.

“Uguale all’altra.”

Sentendosi inaspettatamente incuriosita da quella particolare caccia al tesoro, si voltò verso di lui e scostò con delicatezza la coperta dai loro corpi, svelando l’intera figura del ragazzo di fronte a lei, spoglio e bellissimo, con soltanto un asciugamano a coprire la parte più intima del suo corpo.

Ignorando lo sguardo di crescente diffidenza di Draco, gli occhi di Hermione viaggiarono attentamente lungo la sua figura longilinea e si illuminarono non appena trovarono un segno abbastanza evidente sul suo avambraccio sinistro. “Penso di conoscerla questa,” non riuscì ad evitare un sorriso malizioso. “Ippogrifo?”

“Terribilmente divertente,” lamentò Draco, alzando un sopracciglio. “Hai finito?”

“No,” sorrise lei, spostando la sua attenzione sul petto del ragazzo e trovando un altro segno. “Questo?”

Draco serrò la mascella e incontrò il suo sguardo. “Questo è stato colpa dell’incantesimo con il quale mi ha colpito Potter l’anno scorso, quando mi ha affrontato nei bagni.” 

Con un leggero imbarazzo dato dalla tensione scaturita dalle sue parole,  Hermione si mise a cercare disperatamente un’altra cicatrice sulla quale concentrarsi, ma il resto del suo corpo sembrava apparentemente intonso. “Finite? Non ne hai altre?”

“Ne hai dimenticata una,” le disse, con le labbra che si sollevarono in un ghigno divertito mentre con un dito le segnalò un punto sul lato destro del proprio naso. “Ti ricorda qualcosa?”

Gli occhi di Hermione si spalancarono, fissi sul minuscolo graffio che ormai era diventato di un lieve color roseo, appena più scuro della sua carnagione. “Quando ti ho dato quel pugno? Al terzo anno?!” domandò, sorridendo nervosa ma rilassandosi vedendo lo stesso divertimento riflesso negli occhi argentei del ragazzo di fronte a lei. “Sai, non credo che mi scuserò per questo.”

Draco ridacchiò, “Non ti ho mai chiesto di farlo.”

“Ed io dovrei ancora avere la sua gemella,” sorrise, mostrandogli una leggera ombra che ancora resisteva in mezzo a due nocche, dopo tutti questi anni. “Avrei dovuto pensarci due volte prima di prendere a pugni quella tua faccia ossuta.”

Draco era quasi pronto a ribattere con una battuta carica di sarcasmo, come da sua natura, ma lasciò che la frase gli si spegnesse sulla lingua notando invece una striscia bianca che percorreva tutta la spalla destra della giovane davanti a lui. “Visto che siamo sull’argomento,” rispose, indicando il curioso segno. “Da dove viene quella?”

“L’anno scorso,” rispose prontamente Hermione, curvando la testa per osservarla meglio. “Ron mi ha spinta accidentalmente giù dal divano e sono andata a sbattere contro il bordo del tavolino.” 

Draco roteò gli occhi esasperato. “Weasley è un’idiota maldestro,” mormorò, ma il suo sguardo cadde su un altro segno parecchio spiacevole alla vista sul corpo della Granger prima che potesse aggiungere altro. “Come diavolo ti sei fatta questa ferita?”

“Ufficio Misteri,” Hermione si incupì, aggiustandosi l’asciugamano intorno a sé per nasconderla completamente. “Dolohov mi ha colpita con un qualche tipo di maledizione. È parecchio brutta, lo so.”

Il silenzio teso fece ritorno tra i due giovani.

Draco si chiese per un momento come avesse fatto a non notare prima tutti quei segni sul corpo della Granger, ma forse era proprio questo il problema. Non aveva mai notato quelle cose perchè non si era mai preso il tempo di guardarla veramente, almeno non fino a quel momento. Quella strana sensazione, quella scintilla nel suo petto era tornata, questa volta più chiara che mai e non aveva idea di come gestirla, come manovrare questa presenza estranea all’interno del suo corpo. Cercò di non darle troppo peso, per il momento, concentrandosi sulla figura di Hermione mentre si spostava lentamente, riprendendo la sua precedente posizione sul suo petto. 

Sentiva di conoscerla, in quel momento sapeva di conoscere la Granger ancora meglio, difetti, cicatrici e tutto quanto, e questa convinzione sembrava non fare altro che alimentare l’insistenza della scintilla che brillava nel suo petto, e che aggrovigliava il nodo nel suo stomaco sempre di più.

Lei lo aveva effettivamente segnato.

E non si riferiva al vecchio graffio sul suo viso.

Hermione si ritrovò essere ugualmente distratta, completamente persa in una sensazione che conosceva anche troppo bene. Sapeva benissimo di cosa si trattasse, il guaio era cercare di capire che cosa fare a riguardo. 

Fu in quel momento che una scheggia spaventosa si insinuò nei suoi pensieri.

Harry, Ron, i suoi genitori. Tutti spariti.

La sua separazione da Draco era più che mai inevitabile, nonostante gli sforzi fatti per spingere questa nozione in un angolino sempre più profondo della sua mente.

Che cosa avrebbe fatto quando… 

“Vuoi leggere un altro libro?” gli chiese, con un sospiro affannato.

Il sospiro di Draco le solleticò le spalle. “D’accordo.”

“Hai qualche preferenza?”

“Qualsiasi cosa tranne un’altra opera deprimente,” dichiarò, segretamente sollevato da quell’improvviso suggerimento, gli avebbe fatto bene una distrazione. “Quello Shakespeare che ti piace tanto doveva essere stato sull’orlo della depressione, oppure desiderava sadisticamente che i suoi lettori lo diventassero leggendo le sue opere.”

“Ha anche scritto delle commedie, sai?” mormorò Hermione, richiamando a sé uno dei suoi libri preferiti con un colpo di bacchetta. “Questa è la mia preferita.”

Sentì il mento di Draco abbassarsi delicatamente contro la sua spalla, proprio mentre lei voltò la prima pagina ed iniziò a leggere. Si appoggiò il libro in grembo così da permettere a Draco di leggere comodamente alle sue spalle. 

Scelse Sogno di una notte di mezza estate, un libro intriso di magia, conflitti e relazioni proibite.

E un lieto fine.

Hermione socchiuse gli occhi per un secondo, pensierosa.

Perchè anche quello può succedere all’interno di un libro.

   
 
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