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Autore: Harry Fine    11/11/2023    2 recensioni
Iselen Surana, Runaan Mahariel, Aida Tabris, Persephone Cousland, Micah Brosca e Aura Aeducan vivono ognuno la propria vita, tutti bloccati dai loro problemi e deliziati dai loro affetti. Nessuno di loro sa chi siano gli altri, ma molto presto dovranno unirsi e affrontare il Flagello, la calamità peggiore che loro e il loro mondo abbiano mai visto e che minaccia di inghiottire ogni cosa, insieme ad un'improbabile compagnia di alleati, facendo tutto ciò che è necessario per salvare il paese che conoscono. Anche se il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Morrigan, Nuovo personaggio, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Aida stava attraversando veloce il ponte che portava all’Enclave, Leliana accanto e Oghren poco più avanti, gli occhi fissi sulla sua vecchia casa. Ormai era scesa la notte, ma le catapecchie avvolte dalle fiamme brillavano come il sole di mezzogiorno.
Dense volute di fumo salivano verso il cielo: le urla e il tanfo di prole oscura bruciati graffiavano i suoi sensi come la paura degli elfi. Pregò il Creatore che suo padre, Shianni e Soris si fossero messi in salvo.
Poteva già vedere le sagome di molti elfi riversi sulle mura e sulle barricate di legno che non aveva mai visto prima, i loro archi di fortuna spezzati e i corpi sporchi di rosso. Ma a terra, giacevano i cadaveri di tantissimi nemici.
Tra di essi spiccavano due ogre, i corpi tartassati da una miriade di frecce e pietre, come il terreno intriso di sangue corrotto attorno a loro. Un corno di uno di essi giaceva poco lontano, troncato da un masso.

《Si sono difesi bene.》 Commentò Loghain, dietro di lei, la spada e lo scudo sempre pronti.
《Già, non male per della carne da macello vero?》 Chiese pungente l'elfa, l'arco in mano.
Quell'uomo non le piaceva. Era un custode ora, e lei si fidava del giudizio di Iselen e Runaan, ma ricordava bene i visi terrorizzati degli elfi che quell’uomo aveva consegnato agli schiavisti, incluso quello di suo padre.

L'ex Teyrn si accigliò e provò a dire qualcosa, ma un verso gutturale fece drizzare i capelli sulle loro teste.
Un nutrito gruppo di Hurlock e Shriek, spuntato da chissà dove, gli stava rapidamente venendo addosso, facendo traballare la struttura già fragile del ponte. Quelle dannate urla stridule le graffiarono le orecchie.
Scoccò subito la sua freccia, trapassando la testa di uno Shriek, e Morrigan alzò il bastone. Una densa nebbia nera invase il ponte: le volute serpentine stritolarono i loro nemici, dando il tempo ad Oghren, Sten, Zevran e Loghain di ucciderli con le loro lame.
Il Qunari tagliò in due l'hurlock che guidava la carica, mentre il custode spaccava la testa ad un altro con lo scudo. Lei incoccò ancora, Zevran che uccideva ogni prole oscuea che aveva provato ad avvicinarsi, ma poi udì un verso simile ad una risata stridula sopra di loro
Non riuscì a scoccare in tempo.


Ci fu un botto assordante che le fece girare la testa, e le onde d'urto provocate dall'Emissario si abbatterono contro le strutture già cadenti del ponte.
Aida vide i prole oscura rimasti precipitare nel fiume che scorreva veloce sotto di loro e si sentì mancare il terreno sotto i piedi. Il suo corpo reagì prima della sua mente, la Bestia che ruggiva dentro di lei: ritrovò l'equilibrio con un salto incredibile e corse svelta verso la sponda da cui era venuta, imitata dagli altri.
Vide Morrigan svanire in un lampo di luce viola e uscirne tramutata in un grosso corvo, ma non perse tempo a stupirsi: doveva solo correre!

Un lampo gelido di Iselen le passò vicino, mancando di poco il loro nemico. Sentì l'Emissario gracchiare un'altra risata, e continuò la sua corsa, ringhiando: il rombo del crollo martellava nelle sue orecchie.
Ormai mancava poco alla sponda, ma un’altra onda d'urto li travolse, spezzando legno e pietra. Aida si sentì nel vuoto e saltò in avanti con tutte le sue forze
Atterrò a quattro a zampe sulla terra ferma, battendo il ginocchio, nelle orecchie i tonfi sordi dei detriti nell’acqua. Si guardò intorno frenetica, il fiato corto.
Vide che i tre maghi erano già accanto a lei, Runaan e Zevran erano quasi arrivati, e vide che Sten, Oghren e Loghain avevano compiuto circa tre quarti del percorso, ma non Leliana. Lei non di era mossa.
Era ancora in piedi, ferma in mezzo alla distruzione, una freccia puntata contro l'Emissario, le cui dita si erano illuminate di nuovo.


L'elfa sbarrò gli occhi. Si alzò per a tornare da lei, ma l'onda d'urto fu più veloce. Un enorme polverone si alzò dal crollo, nascondendo la ragazza alla sua vista.
Vide Sten e Oghren, gli unici non ancora giunti sulla sponda, saltare come aveva fatto lei, aggrappandosi con le unghie per non cadere. Iselen, Zevran, Runaan e Loghain li soccorsero, ma lei non ci fece caso, i suoi occhi che scattavano frenetici alla ricerca della rossa
Un guaito sfuggì dalla sua gola. Non poteva essere morta. Non così! Non ora! Non dopo tutto quello che avevano passato e affrontato insieme!
Sentì il verso di scherno del prole oscura ed incoccò di nuovo, livida di rabbia, ma prima che potesse tirare, un'altra freccia vibrò nell'aria e il colpo stavolta andò a segno!
Il corpo dell'Emissario si schiantò sulle rocce in riva al fiume con uno schiocco umido, mentre la figura illesa di Leliana emergeva dalla polvere. Era nello stesso punto in cui l'aveva vista poco prima, in piedi su ciò che restava del ponte, l'arco in mano e protetta da uno scudo scintillante creato da Wynne.


L'elfa la vide avanzare a passo elegante su quel poco legno ancora intatto e avvicinarsi a lei con un sorriso. 《Possiamo andare.》 Disse solo.
Le corse incontro con le zanne scoperte. 《Razza di incosciente!》Ringhiò《Vuoi farmi morire di paura!?》

Leliana le accarezzò il viso, quel sorriso sempre sulle labbra rosee, invadendole il naso col suo profumo gentile. 《Ce la faremo, Aida. Non temere.》
L'altra si godette il contatto, il cuore ancora a mille, prima che Sten si avvicinasse a loro, Asala in spalla. 《Muoviamoci.》 Disse, vigoroso come sempre. La sua pelle era sudata e sporca di sangue nero, eppure sembrava come sempre del tutto immune alla fatica.

Aida annuì, un’altra zaffata di carne bruciata che le feriva il naso. Incoccò ancora, mentre Iselen, Morrigan e Wynne alzavano i bastoni contro il ponte crollato.
Legno e pietra emersero dai flutti del fiume, unendosi quel tanto che bastava per permettere il passaggio.
Corsero rapidamente sulle strutture sostenute dalla magia, fino ad arrivare sotto le barricate dell'Enclave. Ora poteva vedere le grosse brecce che costellavano sia le strutture di legno che le mura sottostanti.
La saracinesca che dava l'accesso era stata divelta e alcuni elfi giacevano riversi a terra in mezzo ai prole oscura, schiacciati dalle macerie. Le pozzanghere lasciate dalle ultime piogge erano diventate rossastre.

Aida passò oltre con il cuore in gola: sentiva con chiarezza le urla di battaglia e i versi di fatica che strappavano l'aria. Girò l'angolo che conduceva alla strada principale e vide un'elfa dai lunghi capelli castani cadere sulla schiena, una vecchia spada come unica difesa contro le asce di un Genlock.
Scoccò la freccia senza nemmeno pensarci, colpendo il mostro alla tempia, mentre Iselen alzava il bastone contro un altro terzetto che provò ad attaccare. I loro corpi si infransero in schegge brillanti.
《Cos'è successo?》 Chiese Loghain all'elfa, aiutandola a rialzarsi.
《Sono troppi.》 Rispose lei, stravolta. 《Li abbiamo colpiti dalle barricate, ma…》Il ruggito inconfondibile di un ogre la interruppe, seguito da altre urla e crolli.
Una casa poco distante da loro si inclinò sotto il suo stesso peso, il legno divorato dalle fiamme che si schiantava a terra in scintille roventi e sollevava altri versi mostruosi.


Aida strinse il suo arco, come Runaan, mentre Wynne prendeva alcune pozioni dalla sua sacca e le dava all'elfa. 《Tenete. Queste guariranno molte delle ferite. Fate attenzione alla corruzione dei prole oscura: si manifesta con vene scure in rilievo sulla pelle e gli occhi diventano sempre più bianchi.》
Lei annuì, svanendo tra i vicoli sporchi, e Aida rivolse un cenno all'anziana donna. 《Grazie Wynne.》

Lei le dedicò un sorriso. 《Ho fatto ciò che è giusto. In quanto guaritrice, ho giurato di aiutare il prossimo.》
《Delizioso vecchia.》 Soffiò Morrigan 《Speriamo che il tempo di salvarne una non costi il quartiere》
Aida non fece caso a lei, ormai abituata al vetriolo nella voce dalla strega. Incoccò una nuova freccia, riprendendo la sua corsa, Leliana e Sten accanto e il naso che cercava odori familiari.
Aveva attraversato quei vicoli fin da quando era una bambina, li conosceva come il palmo della propria mano, eppure ora stentava a riconoscerli.


Nuovi danni alle case si erano aggiunti a quelli lasciati dall'epurazione, e il terreno era scivoloso di sangue: per ogni prole oscura ucciso, almeno un elfo giaceva morto poco lontano. Aida riconobbe nel fango i volti dei tre allegri ubriachi che l’avevano salutata il giorno del suo matrimonio, i loro petti aperti da colpi d’ascia.
Emise un ringhio basso, accompagnata da Invel, mentre finalmente raggiungevano il loro obiettivo.


La piazza del Vhenadahl era invasa dal caos. Enormi massi avevano abbattuto case e le fronde dell'enorme albero si stagliavano minacciate dal fuoco, proprio come le barricate che bloccavano l'accesso nord.
I pochi elfi di città armati di archi o spade stavano tenendo a bada come potevano i mostri che erano riusciti a passare. Una maga, un'elfa dai capelli biondi, era al loro fianco, il bastone alzato per evocare enormi liane spinose intorno a loro per proteggerli e attaccare

Aida li guardò ammirata. Poco avvezzi com'erano al combattimento, non doveva essere stato facile per loro difendersi così bene. Ma non avrebbero retto.
Mirò nuovamente insieme a Runaan, colpendo dei genlock che erano riusciti ad aprirsi un varco nelle difese, mentre Leliana aiutava una coppia di elfi a fuggire e il Qunari tranciava prole oscura su prole oscura senza esitare: la carne squarciata come burro.
Iselen e Morrigan stavano gettando fulmini e lame di ghiaccio contro un Hurlock particolarmente coriaceo, aiutati da Invel, ma poi sentirono Oghren arrivare alla carica. 《Levatevi di mezzo maghi!》 Urlò il nano, gli occhi lucidi di alcol, prima di caricare il mostro e piantargli l'ascia nel cranio. La estrasse subito dopo con un enorme sorriso compiaciuto.

《Beh, almeno l'ubriacone si impegna.》 Commentò la strega, col viso sudato, notando Zevran e Loghain uccidere un altro paio di Shriek con facilità.
L’altro mago annuì, prima di richiamare i suoi venti glaciali per spegnere le fiamme che stavano attecchendo ad un'altra casa.


Avanzarono sventrando ogni nemico che gli capitasse a tiro, protetti dalle barriere di Wynne e lo scudo di Loghain, Invel che apriva la strada coi denti in mostra
Alcuni abitanti li guardarono sorpresi, ma li lasciarono perdere in fretta. Molti di loro stavano provando a spegnere gli incendi e a portare in salvo chi non poteva combattere, i vestiti e la pelle sporchi di terra e fuliggine. Altri invece cercavano di tappare le brecce nelle barricate con assi e martelli, o fuggivano e basta senza una meta precisa, i volti stravolti dalla paura.
I ruggiti di un ogre rimbombavano cavernosi sull'altro lato delle difese, insieme ai suoi colpi poderosi: dei Dalish erano appostati sui tetti, ma le frecce che gli stavano scoccando contro non sembravano servire a niente. E ormai il legno strideva dolorante, sul punto di andare in mille pezzi. Lunghe crepe si erano già aperte e la parte superiore ormai stava crollando.

Aida sentì chiaramente una voce conosciuta abbaiare ordini, cercando di sovrastare il frastuono, mentre la zazzera rossa di Shianni faceva capolino nella calca. Aveva a tracolla un arco e una faretra semivuota.
《Shianni!》 Urlò, correndo verso la cugina, che si girò subito verso di lei, il volto pallido di fatica.
《Aida! Grazie al Creatore siete qui!》 Corse verso di lei. 《Abbiamo perso i contatti con la città da mezza giornata. Temevo che…》 Un altro ruggito squassò l'aria e l'elfa digrignò I denti. 《Fanculo a quel coso!》 Imprecò. 《Lui e i suoi sgherri ci hanno attaccati quando è scesa la notte. Gli abbiamo lanciato contro tutto quello che acecamo, ma nulla sembra ferirlo. E ormai abbiamo quasi finito le pietre e le frecce.》

《Questo perché molte finiscono sprecate a terra.》 Disse una seconda voce conosciuta, mentre una Dalish bionda si avvicinava insieme ad un terzetto di elfi armati, una freccia già pronta.
《Mithra!》 Esclamò Runaan.

《Aneth ara, Runaan.》 Salutò lei, infilzando col suo dardo la testa di uno shriek che aveva superato la barricata. 《Lieta che siate arrivati.》 Li guardò stanca. 《Immagino veniate dal mercato.》
Il Dalish annuì. 《Si. Gli eserciti nanici, umani e i templari stanno tenendo la situazione sotto controllo, ma il ponte che da accesso all'Enclave è crollato. Non potranno venire qui ad aiutarci.》

Lei imprecò in elfico. 《Siamo venuti per aiutare con le difese e rispondere all’attacco. Abbiamo resistito, per ore, ma non so quanto andremo avanti così.》
《Non possiamo fallire!》 Si intromise Loghain, gli occhi rivolti oltre le barricate e le mura, dove Forte Drakon si stagliava imponente. 《Il solo modo per uccidere l'arcidemone è ferire le sue ali e intrappolarlo in un punto troppo alto perché possa fuggire saltando. L'unico adatto è il forte, oltre quei prole oscura!》

《Volete arrivare al forte!?》 Chiese Mithra, osservando le guglie lontane. 《Si, ha senso.》
《Ma come?》 Chiese uno degli elfi dietro di lei, che Aida aveva visto lavorare al mulino 《Le difese stanno cedendo e ogni ora che passa sono sempre di più!》

《Forse potremmo agire noi da esca.》 Sentenziò il nuovo custode, accennando a se stesso, Iselen e Runaan. 《Attireremo l'attenzione dell'Ogre in modo che lasci stare le barricate e nel frattempo voi potrete riorganizzarvi.》 Disse, rivolto ad Mithra e Shianni.
《Sarebbe un buon piano, CapoShem.》 Disse una nuova voce femminile poco lontano, mentre la maga dalish che Aida aveva visto poco prima si avvicinava. Era la nuova Guardiana Lanaya, l'erede di Zathrian. 《Ma purtroppo qui da qualche parte si nasconde un Emissario che continua ad alzare barriere intorno a quel bestione. È stato lui ad appiccare l'incendio. Abbiamo provato a cercarlo, ma è stato inutile, e finchè non verrà ucciso, la nostra sorte è incerta.》

Aida ringhiò, ma Loghain annuì. 《Allora è deciso. Un piccolo gruppo dovrà stanare quel mostro e porre fine alla sua magia, mentre la maggior parte di noi resterà qui per uccidere l'ogre non appena la barriera svanirà. E propongo Aida per cercare l’Emissario.》
L'elfa sgranò gli occhi alla proposta di Loghain, sorpresa, ma Sten le rivolse addirittura un cenno rigido del capo. 《Tu sei la più adatta per questo compito. Trova il prole oscura Saarebas e uccidilo.》

Aida quasi non credette alle sue orecchie, mai il qunari le aveva parlato con quel tono, e sentì Oghren ridere rauco. 《Sentito, bellezza? Facci strada.》 Disse, dandole una manata sul fianco, mentre Wynne annuiva e Leliana incoccava una nuova freccia con un sorriso sicuro.
Runaan rivolse loro uno sbuffo di assenso, mentre un colpo più forte degli altri faceva scricchiolare le barricate. 《Andate. Li tratterremo finchè potremo.》
《Contiamo su di voi, amici miei.》 Li salutò allegro Zevran, sempre accanto a Iselen e Invel.


L’altra li vide impugnare le rispettive armi, proprio come Sten, Morrigan e tutti gli altri. Avrebbe voluto dire a tutti loro, in particolare a Shianni, di non fare sciocchezze, ma non emise un fiato. Si limitò ad annuire, prima di gettarsi nuovamente nella ragnatela di vicoli dell'enclave, inspirando con forza.
Percepì chiaramente il tanfo di prole oscura ovunque, così come la decomposizione dei cadaveri sul suo cammino e il fumo che ancora impestava l'aria. Le entrarono nel cranio, facendole lacrimare gli occhi, ma tenne duro, cercando di individuare la traccia giusta. Se le barricate fossero crollate prima della morte dell’Emissario, l'intera Enclave sarebbe stata distrutta
Svoltò rapidamente a sinistra, sentendo qualcosa di strano, fino a quando non raggiunse una casa un po' più alta delle altre, la porta e le finestre ridotte in pezzi.

Oghren sollevò istintivamente l'ascia e Aida stessa tese le orecchie. Non c'era nessuno per le strade, non fosse stato per I suoni della battaglia, era certa che ci sarebbe stato un silenzio tombale. Non le piaceva.
Si avvicinò all'ingresso, quello strano odore che la guidava, quando uno strillo acuto squarciò l'aria.

Un’elfa precipitò fuori dalla finestra del secondo piano, atterrando con uno schiocco nauseante a terra, il collo piegato in un angolo innaturale e gli occhi biancastri rivoltati all'indietro spiccavano sul viso butterato.
Tutti e quattro trattennero un brivido a quella vista, il ricordo di Hespith e della madre della nidiata che tornava sgradevole nelle loro teste, ma Aida si impose di restare concentrata. Varcarono la soglia insieme, ben consapevoli che quella donna non era sola.


Avanzarono in silenzio per i corridoi, il bastone di Wynne come unica fonte di luce. I mobili erano stati buttati a terra e c'erano dei segni di graffi sulle pareti. Dei tonfi sordi risuonavano dal piano superiore.
Aida fece segno di fare piano mentre saliva le scale, l'arco e le orecchie tesi, ma poi ci fu uno schianto: una delle porte sulla destra venne giù e degli elfi dai volti macchiati di corruzione li attaccarono di sorpresa.
L'elfa lasciò perdere l'arco per lo spazio ristretto e buttò giù quello più alto. Lo sentì muoversi con foga sotto di lei, emettendo suoni gutturali mentre provava a colpirla: gli piantò gli artigli nel collo. ll suo sangue viscido le bagnò le dita e un tonfo dietro di lei le disse che Oghren aveva ucciso il secondo, ma poi una terza figura, molto più piccola delle altre, cercò di attaccare.
Leliana reagì d'istinto, colpendola nella schiena con uno dei suoi pugnali. La sentirono cadere a terra con un suono acuto, infantile, e quando il bastone di Wynne la illuminò, scoprirono il viso coperto di pustole di una bimba di sette anni, gli occhi bianchi e vuoti.

La rossa si portò le mani alla bocca, e persino Oghren borbottò un'ingiuria. Aida sentì lo stomaco chiudersi per l'orrore, mentre un ringhio le saliva in gola.
Salì le scale di corsa, notando una nauseante luce viola provenire dall'ultima delle stanze. Non esitarono a sfondare ciò che restava della porta con un calcio.
L'Emissario si girò verso di loro, emettendo un verso acuto, gli occhi illuminati dalla luce fosca con cui stava proteggendo l'ogre, mentre in lontananza si sentiva lo schianto del legno che andava in mille pezzi, seguiti da un ruggito possente. Le barricate erano cadute.

Aida sentì un brivido lungo la schiena, ma scoccò la freccia che aveva preparato. La vide rimbalzare sulla barriera del prole oscura, ma quando Oghren la incrinò, il loro nemico si rese conto di essere in svantaggio ora che doveva difendere anche se stesso
Soffiando come una serpe, cercò di volare fuori da una spaccatura nel muro, ma un raggio verde creato da Wynne lo trattenne con forza. Lo videro dibattersi e soffiare fino a quando il nano non gli piantò l'ascia nella testa. La luce malata morì insieme al mostro.


《Andiamo.》 Disse la maga, il volto pallido di fatica.
L'elfa annuì, avviandosi verso le scale, ma un singulto attirò la sua attenzione. Aprì la porta alla sua destra, in tempo per vedere un ragazzino biondo puntarle contro una freccia. I suoi occhi blu erano sbarrati di paura, ma non portavano segni di corruzione.
《Ehi, calma. Non ti faremo del male.》 Disse col suo tono più dolce, prima di sentire un altro odore.
Un’elfa bionda giaceva morta sul pavimento, il volto butterato e una freccia identica a quella del ragazzino piantata nel collo. 《Mamma.》 Sussurrò il ragazzino.

Aida sentì un groppo alla gola. 《Come ti chiami?》
《Faravel. Ma mi chiamano Farrow.》 Rispose lui, l'arco ormai basso e grossi lacrimoni lungo le guance.
《Vieni, Farrow.》 Disse, avvicinandosi tendendogli una mano. 《Ti porterò al sicuro.》
Lui esitò per un attimo, gli occhi sempre puntati sul corpo della madre, prima di stringere le sue dita. Aida lo portò giù e poi fuori da quella casa. Gli strinse la mano per tutto il tragitto, senza lasciarlo mai, coprendogli gli occhi di fronte ai cadaveri in strada.


Quando tornarono alle barricate, vide che ormai erano crollate tutte, ma gli elfi parevano essere in vantaggio rispetto alla prole oscura. L'enorme ogre che aveva sentito ruggire giaceva morto a pochi passi da lei.
Il suo sguardo cercò Runaan e gli altri, ma non li trovò: vide solo Mithra e Shianni uccidere un Hurlock con le loro frecce.
《Sono già andati verso il forte.》 Disse Lanaya, apparendo accanto a lei. 《Una volta caduto l'ogre, hanno capito che qui non c'era più bisogno di aiuto.》

Aida annuì, guardando l'edificio svettare verso il cielo notturno, un nuovo ruggito terrificante che risuonava attraverso le nuvole. Avrebbe voluto essere con loro.
Leliana, intuendo i suoi pensieri, le accarezzò una spalla. 《Ce la faranno. Ne sono certa.》
Annuì e Farrow, le dita ancora intrecciate alle sue, le guardò soprerso 《Uccideranno il drago!?》
Oghren ghignò. 《Puoi scommetterci moccioso. Quel bastardo avrà pietre per i suoi denti!》


**


Runaan si stava muovendo guardingo lungo la strada che portava verso Forte Drakon, una freccia pronta.
Un silenzio soffocante ormai avvolgeva i loro passi, i suoni della battaglia solo un sottofondo indistinto.
Guardò l'edificio dal quale era evaso neanche una settimana prima e sbuffò dal naso. Il piano di Riordan era tanto semplice da essere ridicolmente ottimista!
Attirare l'arcidemone in un punto in alto e bloccarlo lì per poterlo attaccare. Sinceramente si era aspettato di meglio da un custode veterano. Soprattutto quando li aveva informati che li avrebbe usati come diversivo per entrare indisturbato in città per ferire il drago.
Da quando avevano superato l’Enclave, aveva tentato di percepirlo, di capire se i Numi lo avevano aiutato, ma non era servito. C'erano troppi prole oscura.

Sbuffò una seconda volta, guardando i suoi amici. Tutti loro non dormivano da quasi un giorno intero e non avevano smesso un attimo di combattere. Ormai non avevano più nulla da mangiare e fin troppo poco da bere, eppure nessuno aveva ancora ceduto.
Il suo sguardo volò istintivamente a Morrigan. Non si erano più parlati da quando la battaglia era iniziata, ma i ricordi di quello che avevano fatto non avevano smesso di agitare la sua mente.
L’aveva vista lottare come una furia per ore, ma non aveva dimenticato che loro figlio aveva già iniziato a crescere nel suo grembo. E se avessero vinto, quel figlio avrebbe accolto l'anima di un antico dio.
Non aveva idea di cosa significasse davvero, Morrigan non gli aveva dato altri particolari dopo il compimento del rituale, ma sapeva che avrebbe cambiato la vita di quel bambino per sempre.

Sentì su di se lo sguardo viola di Sten, il suo silente richiamo all'ordine, ma un tonfo sordo risuonò in un vicolo. Seguito da un altro e poi da un altro ancora.
Li videro emergere dappertutto: dalle case, da dietro le casse, dalle vie secondarie. Umani, elfi e persino un paio di nani. La loro pelle, ormai grigia e coperta di pustole, era squarciata di ferite suppuranti e i loro occhi bianchi li fissavano senza vederli.
Gli si gettarono addosso scomposti, facendosi strada attraverso la tempesta elettrica evocata da Morrigan, gli arti piegati in angoli innaturali che sanguinavano copiosi. Iselen alzò subito una barriera per tenerli lontani, ma loro la aggredirono con unghie e denti, le loro ossa che andavano in pezzi contro la superficie.
Sten li caricò senza esitare, Asala che tagliava la carne come se fosse stata carta, e Runaan e Loghain si sbrigarono ad imitarlo.


Il Dalish trafisse un nano con una freccia, prima di passare ai pugnali, ma di colpo ciò che restava di un elfo dalish gli si parò davanti con un latrato, le orecchie a punta evidenziate dalla testa pelata.
Era più basso di Tamlen, il vallaslin in risalto sui tratti butterati era diverso, ma non potè fare a meno di rivedere il suo viso. La sua supplica di essere ucciso gli risuonò nuovamente nelle orecchie.
Il ghoul gli si gettò addosso, approfittando della sua distrazione. Lo tenne lontano con le mani, la sua bocca abbastanza vicina da vedere i denti affilati, ma un colpo di spadone fece volare via la sua testa, inondandogli il volto di sangue scuro.
《Concentrati, Kadan!》 Lo riprese Sten, aiutandolo a rialzarsi, mentre Invel abbatteva un altro ghoul.

Il biondo annuì, imprecando sottovoce e forzandosi a fissare la testa tagliata. Era un cacciatore Dalish, fiero e forte. Aveva affrontato belve di ogni tipo, ucciso una dea e si rifiutava di crollare in un modo così patetico!
Si gettò nella calca insieme a tutti gli altri, Morrigan che lo affiancava avvolta da una potente luce viola. I venti gelidi scatenati da Iselen ulularono nelle sue orecchie, la sua rabbia che gli concedeva nuova forza.


Si fecero faticosamente strada verso il cortile del forte, salendo le scale principali fino alla cima, la pietra resa scivolosa da lunghi arabeschi di ghiaccio.
Runaan vide cadere molti ghoul grazie ad essi, i loro corpi che si accartocciavano lungo li scalini, mentre lui, Morrigan e Zevran trafiggevano quelli che le spade di Sten e Loghain non erano riusciti a falciare, la luce delle fiaccole che illuminava l'aria pesante.
Sbucarono nell'immenso cortile, venendo investiti da un familiare odore ferroso. I ponti posti sopra il fossato erano costellati di frecce e cadaveri di prole oscura. Il loro sangue scorreva, mentre le guardie lottavano con i soldati di Denerim e Redcliffe, ma erano in difficoltà.
Un paio di Ogre stavano colpendo le imponenti porte, i cardini che stridevano, del tutto incuranti delle frecce che gli stavano piovendo addosso dai bastioni, mentre un Hurlock dal grosso elmo guidava un gruppo di genlock e hurlock più piccoli contro i soldati umani.
Molti loro commilitoni galleggiavano nei fossati, le gole tagliate, e diversi guerrieri stavano arretrando di fronte alle lame nemiche, pallidi, insanguinati, sconvolti!


Il Dalish digrignò i denti. 《Muoviamoci!》 Urlò, lo sguardo fisso sul prole oscura più grosso, prima che Zevran gli lanciasse un'ampolla piena di liquido rosa
《Mettilo sui pugnali!》 Gli disse lui quando lo guardò storto 《Dono di Micah》 Aggiunse con un occhiolino
L’elfo intinse rapidamente i pugnali nel veleno, di certo letale, Sten e Loghain che lo precedevano, diretti verso gli ogre insieme ad Invel e Iselen. Runaan, Zevran e Morrigan li seguirono subito dopo, gli occhi del Dalish sempre puntati sull'Hurlock con l'elmo.

Gli corse contro senza degnare di uno sguardo gli altri prole oscura e lo colse di sorpresa, conficcando una delle lame nel fianco scoperto dall'armatura rugginosa
Lo sentì emettere uno strillo di dolore, mentre la pelle e la carne sottostante sfrigolavano di grosse vesciche, come se fossero state colpite da olio bollente.
Sorrise feroce, continuando ad attaccare, mentre i fulmini di Morrigan squarciavano l'aria e facevano precipitare alcune grosse statue addosso ai mostri. Le loro urla musica per le orecchie della strega.

L'Hurlock alzò la scure per difendersi, ma Runaano lo colpì più volte nel punto avvelenato. Sentì le grosse vesciche chiare esplodere sotto lo stivale, prima di conficcargli il pugnale nell'occhio.
Si girò nuovamente, l'adrenalina che pulsava nelle sue vene, giusto in tempo per vedere uno dei due ogre cadere sotto i colpi di Sten e Loghain, mentre l'altro strappava uno dei grossi cardini del portone e iniziava ad usarlo come una mazza.

La struttura di legno si inclinò in avanti, mentre il prole oscura ruggiva e i soldati umani venivano spazzati via come fuscelli. Il Dalish ringhiò.
《Iselen!》 Urlò, indicando l'ogre armato di cardine.
Il mago si voltò, gli occhi illuminati, e alzò il bastone
Una potentissima luce dello stesso colore si diffuse per il cortile. Runaan sentì la stanchezza e il dolore ai muscoli svanire nel nulla, così come le ferite dei loro alleati, mentre i corpi dei prole oscura iniziavano a coprirsi di brina. La vide correre lungo il terreno e risalire anche lungo le gambe dell'ogre, affondando nelle sue vene e gelando il suo sangue. Crollò in ginocchio con un ruggito, subito prima che Loghain gli piantasse la sua spada in mezzo agli occhi

《Muy bien, mi amor!》 Urlò Zevran allegro come sempre, e Runaan stesso si aprì in un sorriso, ma un ruggito anche più assordante lo fece svanire all’istante
Alzò gli occhi verso il cielo, l'arcidemone che volava sopra di loro, ancora troppo lontano per poterlo colpire
《Fenedhis!》 Imprecò, continuando a lottare. Anche se avessero ucciso ogni dannato prole oscura, finchè quel coso era in volo non avevano speranza!
《Dove diavolo è quel cretino di orlesiano!?》 Chiese Loghain, lo scudo alto, riferendosi a Riordan. Lo avevano fatto andare avanti da solo perché gli aveva assicurato di poter indebolire quella mostruosità!


Runaan non gli rispose, gli occhi sempre puntati verso il cielo. C'era qualcosa di strano. Quel bestione aveva sempre volato con delle mete precise in mente, ma ora stava scattando da una parte all'altra, come se stesse cercando di togliersi qualcosa di dosso. Poi di colpo, lungo la sua ala si aprì un enorme squarcio.
Un secondo ruggito, più acuto stavolta, squassò l'aria, mentre il drago perdeva quota, battendo l'ala inutile per restare in aria. Il gruppo dei custodi lo vide cadere sulla cima del forte. Ad Iselen parve di scorgere una figura precipitare di sotto, ma fu solo per un attimo.

Loghain boccheggiò 《L'idea di quel folle è riuscita?》
Zevran fece per rispondergli, di certo con una delle sue solite battute, ma uno schianto di elettricità nera come pece li colse di sorpresa, spezzando le mattonel
Runaan sentì un dolore lancinante in tutto il corpo, crollando carponi insieme all'assassino e i soldati, la mente per un attimo svuotata da ogni pensiero e le membra scosse da spasmi elettrici.
Vide un Emissario molto più grosso degli altri davanti al portone, il brutto muso celato da una maschera arrugginita, e Morrigan frapporsi tra di loro, creando uno scudo luminoso per bloccare i fulmini oscuri.


Il Dalish sentì il tocco freddo della magia di Iselen zittire il dolore. Si alzò, posizionandosi accanto a Sten, rimasto sempre in piedi, mentre attorno a loro i soldati ritornavano a combattere altri prole oscura!
Guardò insistentemente il portone. Non potevano perdere altro tempo! Se davvero l’arcidemone era stato ferito, poteva essere la loro occasione!
Fece per afferrare nuovamente il suo arco, Iselen e Sten pronti al suo fianco, mentre sempre più fulmini neri si schiantavano contro la barriera di Morrigan. Lei non si era mossa di un millimetro, ma delle lunghe crepe avevano iniziato a segnare la superficie.

L'Emissario emise una grottesca risata, continuando a colpire, ma di colpo nell'aria si diffuse un odore elettrico e le scariche svanirono. Il mostro fissò le sue stesse dita, i canali della sua magia come strozzati, poco prima che una spada gli squarciasse la schiena.
《Il re!》 Urlò qualcuno. 《Il re è qui!》
“Alistair!?” Pensò Runaan ad occhi sbarrati.


Il prole oscura cadde in una fontana di sangue, rivelando la figura del ramato. La sua nuova armatura dorata luccicava maestosa alla luce delle torce e la spada ancora illuminata dalla sua aura antimagia.
Dietro a lui, nuovi soldati emersero dal forte, andando ad aiutare i loro commilitoni, ma già altri mostri stavano arrivando, con un Emissario più piccolo!
Alistair si girò verso di esso, fronteggiandolo senza esitare, una nuova onda di antimagia che increspava l'aria, spegnendo sul nascere la sfera di fuoco nero che il prole oscura voleva lasciargli contro.
Quello emise uno strillo inviperito, sferzando il metallo del suo scudo con gli artigli.《Runaan! Iselen!》 Urlò il giovane sovrano senza indietreggiare.

Il Dalish non esitò. Conosceva gli effetti delle aura di Alistair contro i maghi, e non avevano tempo da perdere! Saltò oltre lo scudo di Morrigan, aggirando l'emissario e trapassandogli le reni con i suoi pugnali, gli spuntoni gelidi di Iselen che impalavano i nemici vicini, proteggendoli come in mille altri combattimenti.
L’Emissario sputò sangue, crollando in avanti e dando il tempo al ramato di tagliargli la testa. Si girò verso di loro, gli occhi che sfioravano Loghain, prima di parlare ai due elfi 《Entrate, seguite il corridoio e salite le scale a sinistra. Vi porteranno fino al tetto.》
《Grazie.》 Rispose Iselen, con un lieve inchino. Il suo viso non tradiva alcuna emozione, ma Runaan sapeva bene che la sua mente era in subbuglio.
Anche lui avrebbe voluto dire qualcosa Ad Alistair. Avrebbe voluto spiegargli che lo avevano allontanato per proteggerlo, che sapevano che si sarebbe fatto uccidere con la sua dannata generosità e che non potevano lasciare che morisse. Però non c’era tempo.

Sentì Sten trascinarlo verso le porte, mentre Loghain li precedeva. Si voltò un'ultima volta verso il ramato, le parole che ancora si rifiutavano di salirgli alle labbra, e lui inaspettatamente sorrise. 《Tu ed Iselen cercate di tornare tutti interi. Non ho finito di litigare con voi!》 Disse, altri mostri che si ammassavano dietro di lui
Il dalish annuì, sbuffando una risata, prima di seguire il qunari oltre la soglia divelta. Vide altri cadaveri, sentì il pavimento appiccicoso di sangue, e si avviò rapido lungo la via. Giunto alle scale, gettò uno sguardo indietro, ma Alistair era già svanito nella mischia.
Lanciò uno sguardo di intesa ad Iselen, il mago che apriva loro la strada insieme ad Invel, e digrignò i denti. Iniziò la scalata, Morrigan sempre vicina.


**


L'ogre di guardia alla porta che dava sul tetto cadde a terra morto, il muso carbonizzato da un fulmine.
Iselen strinse il bastone. Sentiva il cuore palpitare per il nervoso: avevano dovuto lottare ancora per arrivare fin lì, e ad ogni passo verso l'arcidemone, gli strilli dei prole oscura nelle sue orecchie erano stati sostituiti da qualcosa di diverso. Un ritmo cadenzato, una melodia lontana che risuonava nella sua mente e diventava sempre più forte, sublime, malinconica. Terrificante.
E non era il solo a sentirla: aveva visto Runaan tendere le orecchie per capire da dove venisse e Loghain la stava canticchiando senza rendersene conto. Era come se li stesse chiamando. Era la melodia che ormai da mesi infestava i loro incubi!

Invel accanto a lui, si strusciò contro la sua gamba quando giunsero davanti alla porta. Gli rispose con una carezza sul capo, mentre Sten abbatteva il legno
L'aria rovente li accolse appena uscirono, talmente calda da far mancare il respiro. Il cielo era tinto dei colori dell'alba, ma loro potevano vedere solo il fumo.

L’arcidemone era a diversi metri da loro, accerchiato da Hurlock e Shriek: mai aveva visto qualcosa di più orribile. Ogni sua cellula stava urlando di distruggere quel mostro. Gli alti draghi che aveva affrontato erano maestosi seppur terrificanti, soprattutto Flemeth, ma lui era solo corruzione. Inquinamento. Morte.
Lunghi tagli segnavano le squame putride, il sangue scorreva tra le pustole infette, mentre un torrente di fiamme scure emergeva dalle fauci irte di denti. Sulla pietra annerita giacevano decine di soldati e anche un paio di templari, le ossa in vista tra la carne bruciata.


Runaan tese l'arco, lo stomaco in subbuglio, mentre quella canzone assordante impediva ad Iselen di sentire le urla, e il drago si voltò di colpo verso di loro, l’ala squarciata che ancora sanguinava copiosa.
Iselen sollevò d’istinto una robusta barriera intorno a loro, la melodia raggiunse un acuto pungente nella sua mente e in quella degli altri custodi, il cuore che pompava con forza quando la vampata li travolse!
Sentì l'impatto fin nelle ossa e un moto di nausea lo attraversò quando percepì la magia innaturale del Flagello. Lunghe crepe si aprirono sulla barriera scintillante, ma lui rimase fermo, il ronzio del lyrium che mitigava in parte quella musica ormai assordante.
Vide un grosso Hurlock poco lontano emettere un urlo di battaglia, l'ascia bipenne alta, mentre partiva alla carica insieme ad altri mostri, le frecce dei soldati umani che ne abbattevano alcuni con strilli di dolore.

Iselen scaraventò il mostro giù dal tetto con un gesto, ma le crepe stavano crescendo. Già poteva sentire il calore infernale lambirgli il viso, ma Morrigan si fece avanti, gli occhi illuminati di una inquietante luce viola.
Ci fu un boato assordante e dei fulmini squarciarono il cielo, abbattendosi sull'arcidemone e i suoi alleati. Il getto di fiamme si interruppe tra gli strilli morenti dei prole oscura, dando loro il tempo di fuggire, il tanfo di carne carbonizzata che gli invadeva le narici.
L'enorme rettile sibilò furibondo, mentre i suoi occhi vuoti cercavano di individuare i custodi, una leggera bruciatura che increspava le squame putride del suo muso. Pareva più seccato che ferito.
La strega mormorò una maledizione, mentre si disponeva insieme agli altri intorno al drago, Runaan che versava altro veleno sulle frecce e sui pugnali e lo passava a Loghain perché lo mettesse sulla spada.

I prole oscura provarono a inseguirli e altre frecce caddero su di loro, una donna dall'armatura graffiata che abbaiava ordini ai suoi uomini mentre trapassava la testa di uno Shriek. Ma loro sciamavano ancora, la loro avanzata come una marea che puzzava di morte!


Iselen alzò il bastone, un vortice di cristalli gelati a proteggere lui, Loghain e Invel, che ringhiava feroce. Videro la comandante umana arrivare di corsa, il volto sudato e coperto di sangue. 《Siete arrivati appena in tempo custodi.》 Disse, mentre enormi sfere di fuoco nero si riversavano su tutto il campo di battaglia.
《Dov'è Riordan!?》 Esclamò Loghain, togliendosi i capelli dal viso, le urla dei soldati impresse nella testa.
La donna si morse il labbro 《Abbiamo attirato qui il drago e il vostro alleato gli è salito in groppa. Lo ha ferito, ma…》 Indicò il precipizio oltre i confini del tetto.


Iselen sospirò. Erano rimasti solo in tre quindi. Quattro contando Alistair, ma scacciò il pensiero. Quella non era la sua battaglia. Dovevano farcela da soli.
Si girò nuovamente verso l’arcidemone, le sue folate roventi che gli investivano il viso, così come il tanfo di carne bruciata, mentre sollevava il bastone.
Una nuova fitta gli trapassò le tempie quando incanalò l’energia, quella dannata, assordante canzone che ancora rimbombava nella sua testa. Scosse la testa con forza, cercando di ignorarla, mentre costringeva alle energie dell’Oblio ad obbedire!

Il vortice di cristalli crebbe in una tormenta, tracciando lunghi arabeschi gelati a terra e riducendo a statue ogni prole oscura sulla sua strada: si fecero strada attraverso la calca, la comandante umana che urlava ai suoi uomini di attaccare. Loghain ignorò le loro occhiate e continuò a mietere vittime aiutato da Invel. I loro occhi non si staccarono mai dall’arcidemone.
Quest’ultimo provò a soffiargli contro una nuova sfera di fuoco, ma un raggio gelido di Iselen la spense, mentre la nube nera creata da Morrigan aggrediva la carne del drago con le sue spire, entrando sotto le squame e nelle ferite, strappandogli altri ruggiti di dolore, mentre Sten lo caricava, Asala salda in mano.
Un terzetto di Hurlock provò a fermarlo, ma vennero troncati in due prima di poter di reagire, carne e ossa tagliate come se fossero state burro, e poi la lama si piantò nella zampa dell'arcidemone. Le venature sul metallo brillavano di un bianco accecante mentre recidevano carne e legamenti

Il fuoco che illuminava il muso del drago si spense in un ruggito assordante, mentre muoveva gli artigli e l'ala inutile per levarselo di dosso, ma una freccia di Runaan si conficcò nella pelle più sottile intorno agli occhi, il veleno che si diffondeva tra i tessuti putridi.
Il drago emise un nuovo verso acuto, richiamando altri prole oscura in suo aiuto. Un Emissario cercò di colpire il dalish, gli artigli crepitanti di scintille, ma un pugnale di Zevran si piantò nella sua fronte prima che potesse agire. Crollò a terra senza un suono, mentre l'antivano lanciava un occhiolino ad Iselen e affondava a sua volta i pugnali avvelenati nella carne del drago!
Lui stavolta reagì, usando l'ala sana per scaraventare il Qunari e l'assassino lontano da sé, il primo che conficcava lo spadone a terra per rimanere saldo, mentre il secondo saltava via veloce, e altre frecce rimbalzavano contro le squame del dorso del drago.

Lui si girò inviperito verso gli arcieri, mentre la melodia accelerava di colpo, invadendo ancora i pensieri dei custodi. Un agile branco di Shrieks ubbidì all'ordine, correndo veloci contro gli umani, le fauci spalancate, ma Morrigan, poco lontano da loro, schioccò le dita.
La nebbia entropica che aveva creato emerse dalle ferite dell'arcidemone, le squame che saltavano via, prima che le volute si insinuassero nel terreno.
Enormi rovi neri emersero dalla pietra, crescendo e contorcendosi secondo gli ordini della strega, un ghigno soddisfatto sulle labbra rosse. Le enormi spine afferrarono i nemici, spaccando ossa e tagliando carne, prima di rivolgersi contro il drago.
Il Velo intorno a Morrigan vorticò selvaggio, mentre il terreno attorno a lei si copriva di crepe. I rovi crebbero veloci, stritolando le zampe anteriori, il collo e il muso del drago, facendo scorrere lunghi rivoli di sangue corrotto mentre si contorceva e sbatteva con forza la coda e l'ala sana nel tentativo di liberarsi!

La Strega battè a terra il bastone, la fronte contratta per lo sforzo e le pupille brillanti di viola, le spine che si moltiplicavano e stringevano con ancora più forza. Runaan prese la mira di nuovo. Due frecce volarono veloci contro il cielo. Una rimbalzò sulle scaglie del suo zigomo, ma la seconda centrò in pieno l’occhio!
Il ruggito dell'arcidemone rimbombò acuto, il sangue nero che zampillava lungo il suo muso. I rovi vennero ridotti in cenere e lui iniziò a scattare come impazzito, soffiando un torrente di fuoco nero in tutte le direzioni, senza fare caso a chi o cosa stesse colpendo. La pelle del suo muso era ormai gonfia e piena di ulcere, mentre la coda frustava il terreno insieme all'ala.
Le fiamme bruciarono il legno e sciolsero la pietra, mentre una patina rovente faceva lacrimare i loro occhi e confondeva suoni e colori del mondo.

Runaan si fece indietro insieme a Morrigan e Sten, nel tentativo di evitare le enormi zampe, Loghain, Iselen ed Invel che facevano altrettanto, ma molti non furono così fortunati. La comandante urlò ai suoi di mettersi al riparo, la voce minuscola contro il rombo del fuoco
Vide molti prole oscura venire travolti, l’arcidemone che non ci badava, preda della sua furia, la pietra del pavimento ormai bollente sotto i suoi piedi.
Iselen si voltò, il respiro pesante mentre incanalava altro mana per creare nuovi venti di burrasca, ma una grossa runa lilla comparve di colpo sotto la sua zampa anteriore, ancorandola al terreno!

Il drago perse l’equilibrio con un nuovo ruggito, l’osso che si piegava sotto il suo stesso peso, e il mago sentì il Velo tendersi familiare. Si girò con un sorriso stupefatto. 《Neria!》 Esultò, vedendo la sua amica arrivare di corsa, la sua figura minuta circondata da glifi scintillanti.
《Siamo arrivati Iselen!》 Esclamò lei, lanciando una nuova runa contro il drago, vanificando la fiammata con cui aveva provato a colpirli. Altri cinque maghi apparvero dietro di lei, i bastoni scintillanti, capeggiati da nientemeno che il primo incantatore Irving!

Una pioggia di fulmini e fiamme si abbattè sui prole oscura ancora in piedi, riducendone molti a carcasse fumanti e permettendo agli umani rimasti di caricare
L’arcidemone sibilò a quella vista, spezzando la runa e spostando l’enorme mole verso di loro, ma un grosso dardo di legno si piantò nel suo fianco! Il mostrò ruggì di dolore, flettendo il collo serpentino verso le due baliste poco lontano, l’unico occhio rimasto ardente di abbia. La sua coda ebbe un guizzo.
Una delle due armi venne ridotta in pezzi, i grossi spuntoni ossei tranciarono i meccanismi senza fatica, insieme all’uomo che l’aveva attivata. Il suo sangue zampillò rosso in tutte le direzioni, mentre il bestione puntava il muso vizzo verso il secondo macchinario, la gola che già si illuminava di una luce scura e ardente!

Iselen Vide l’uomo che lo governava diventate bianco come cera, e creò nuovi venti glaciali per ostacolare il drago, ma le sue fiamme si spensero di colpo in un ruggito di dolore quando Sten squarciò con Asala la carne della sua zampa posteriore sinistra!
L'arcidemone ruggì ancora, inciampando, la zampa fratturata da Neria sempre sollevata mentre provava a fuggire, ma il qunari lo incalzò con Loghain e Runaan. Altre frecce gli colpirono il muso e i maghi non smisero di gettargli contro incantesimi. Irving stava muobvendo il bastone con grazia, la sua magia che l'osso già fratturato nel drago. Ma non era abbastanza.


Altri prole oscura vennero in aiuto del loro padrone, gli artigli che spezzavano le barriere e tagliavano la carne. Zevran uccise un gruppo di Genlock insieme ai maghi, ma un Hurlock enorme li superò, conficcando la sua ascia nella testa di una maga prima di caricare Morrigan. La stregha ghignò e basta  quando lo vide arrivare: un nuovo rovo lo fece cadere per terra e una freccia gli trapassò la tempia.
Runaan ringhiò di fatica, incoccando di nuovo, la strega che gli rivolgeva un cenno. Era coperto di sangue e interiora da capo a piedi, i capelli ridotti a un e non sapeva più da quanto stessero lottando. Prese la mira, un altro Hurlock di fronte, ma una donna dalla pelle scura lo superò con un salto e piombò addosso al prole oscura, sgozzandolo con i suoi artigli.

L’elfo sbarrò gli occhi, il nome di Aida sulle labbra, ma si rese conto di avere davanti un'umana vestita di pelli animali e coperta di sangue, gli occhi gialli che brillavano come le sue zanne.
Altre figure sfrecciarono loro accanto, squarciando a mani nude ogni prole oscura sulla loro strada. Uno di loro si fermò accanto a lui, un uomo abbronzato dai muscoli imponenti. 《Siamo arrivati custodi》 Disse la voce baritonale e conosciuta di Passosvelto.
Lo vide ghignare al suo sguardo confuso. 《Dovevo saldare il nostro debito. E per quanto Aida abbia scelto di viaggiare con voi, noi proteggiamo il nostro branco. Per la Signora della Foresta!》 Ringhiò, prima di gettarsi nella mischia, veloce come un lampo.


Runaan allora afferrò una nuova freccia e scoccò, gli strilli dei prole oscura musica per le sue orecchie, prima di seguire Passosvelto: mai era stato più felice di aver risparmiato la vita a qualcuno.
Lui e I suoi non erano tanti, al massimo una ventina, ma ciascuno di loro valeva dieci soldati umani: si facevano strada a calci e pugni e i prole oscura non potevano competere con la loro forza e agilità!
I soldati di Denerim avevano ripreso ad avanzare, nonostante le grosse perdite, proprio grazie all'aiuto insperato degli ex lupi mannari, mentre I maghi gli davano man forte: una grossa sfera di fulmini del primo incantatore centrò il drago in pieno petto, scavando la carne fino alle ossa, mentre le rune di Neria e i venti di Iselen zittivano le fiamme sul tetto.
I due erano fianco a fianco, Invel vicino, circondati da decine di cadaveri, gli altri maghi che creavano barriere e lanciavano lampi contro il drago, Irving in particolare, ma esso rivolse il muso contro di loro.


Neria lanciò un'altra runa, alzando una barriera appena in tempo. Iselen si unì a lei, la pelle percorsa da linee azzurre, e presto fecero lo stesso anche tutti gli altri membri del Circolo, l'impatto che li faceva tremare, mentre il drago si illuminava di una luce malata.
Non fecero in tempo a capire cosa stesse accadendo che un'onda d'urto bollente travolse ogni cosa, spezzando lo scudo e investendo sia amici che nemici.
Iselen sentì il calore mordere la sua pelle e il suo stomaco ebbe uno spasmo quando si schiantò al suolo, le orecchie che fischiavano. Sentì il puzzo di capelli bruciati e Invel al suo fianco che guaiva per una lunga ustione sulla zampa.
Vide Neria a terra, intontita come lui. Irving giaceva poco lontano, il petto e il viso coperti di bolle, e lo stesso valeva per i custodi, i loro amici e i loro alleati: il sangue colava tra armature fumanti e si mescolava a quello dei prole oscura. Uno degli ex mannari allungò una mano verso di lui, la pelle così ustionata da mostrare la carne viva e l'osso sottostante. Le sue vesciche esplosero quando crollò a terra morto.


Il mago e il suo mabari videro il drago avvicinarsi, il muso vizzo piegato in un ghigno, ma il segugio gli ringhiò contro, in fiera difesa del suo padrone.
《Invel, vai via!》 Gli Sussurrò quest'ultimo, provando a rialzarsi, ma lui non ascoltò. Scattò contro il drago, ignorando l’ordine di tornare indietro e la zampa ferita, cercando di allontanarlo dal suo amato padrone e compagno, le fauci spalancate e la pelliccia candida strisciata di sangue. Ma la coda nemica guizzo più veloce.
Iselen guardò il suo amico venire scagliato via, lo scudo che aveva creato per lui inutile, e schiantarsi a pochi metri da lui, il collo spezzato e i grandi occhi affettuosi rivoltati all'indietro, il petto che si abbassava nel suo ultimo respiro
《NO!》 Urlò, avvicinandosi a lui, scuotendolo senza poter fare nulla, la sua magia curativa inutile.

Runaan, Zevran, Morrigan e Sten fissarono il corpo immobile di Invel ad occhi sbarrati, mentre il mago si forzava a tornare in piedi, illuminato da un'abbagliante aura azzurra, colmo d'ira ribollente.
Non gli importava che il mabari fosse un animale, lui era suo! Lo aveva scelto lui! Gli aveva dato il suo amore e la sua lealtà, lo aveva accompagnato in ogni battaglia da quando si erano conosciuti e confortato nei momenti bui. Era stato il suo primo amico fuori dalla torre, e quel mostro lo aveva ucciso! 
Puntò il bastone contro l'arcidemone, frapponendosi tra lui, Neria e tutti gli altri, nuove linee azzurre che scavavano la pelle, e un enorme raggio di ghiaccio scaturì dalla sfera in cima, il lyrium che urlava vendetta nelle sue orecchie e zittiva la melodia!


Il drago rispose con una fiammata tremenda, i due attacchi che si scontravano a mezz'aria con una forza terrificante, rischiando di buttare i combattenti ancora vivi oltre il precipizio!
Iselen sentì la forza della magia nemica, un rivolo di sangue scese dal suo naso, ma non si mosse, i loro poteri in equilibrio. Quel mostro l'avrebbe pagata! Era più forte rispetto a quando aveva affrontato Flemeth: ormai il suo corpo si era adattato e aveva fatto suo il lyrium! Gli aveva dato poteri enormi che aveva studiato bene e ora stava mettendo a frutto!

Runaan vide le nuvole vorticare, avvolgendo il tetto con venti freddi e fiocchi di neve, la temperatura che crollava. Dove prima c'erano fiamme, ora regnava il gelo, sgretolando la pietra e pungendo la pelle.
Sentì una barriera di Morrigan intorno e si diresse con Zevran verso il mago, Loghain e Sten che si alzavano per attaccare con Passosvelto e alcuni ex mannari
Incoccò una freccia, una runa fiammeggiante di Neria che ne illuminava la punta, mentre l'antivano estraeva l'ultima fiala datagli da Micah. La lanciò nel momento in cui il drago arretrò e la lui la colpì a mezz'aria.
Lo schianto di fulmini rimbombò assordante nelle loro orecchie, zittendo il ruggito del drago, mentre il raggio gelato di Iselen dissolveva le fiamme nemiche e Loghain e Sten infilzavano con le spade la sua ultima zampa sana. Il rinculo spazzò il terreno, subito seguito da una nube di fumo che puzzava di carne bruciata.

Runaan sentì un poderoso tonfo sul terreno gelato: tremava di stanchezza, ma strinse l'arco. Era finalmente finita?
Guardò Iselen alzarsi a fatica, Zevran che gli dava una mano, i primi raggi del sole che illuminavano il cielo, ma poi un'ombra attraversò la nuvola di fumo.
Il dalish sbarrò gli occhi, iniziando a correre verso di loro. 《Iselen! Zevran! Via!》
Li vide saltare d’istinto, i volti esausti, e cercò di afferrare una freccia, ma la sua mano si chiuse sul nulla. La coda dell’arcidemone guizzo troppo veloce.
Iselen sentì sfuggire le dita dell’Antivano e il sapore del sangue in bocca, mentre il suo puro, candido dolore gli svuotava la mente. I suoi nervi urlavano, lì sul fianco dove lo spuntone osseo lo aveva trafitto.
Urla confuse gli giunsero alle orecchie, il mondo che diventava un vortice di colori indistinto. La gamba dei pantaloni era lorda di sangue, e non serviva essere un guaritore per capire che aveva lo stomaco perforato.

Emise un rantolo, girandosi verso il drago. La sua ala era stata recisa dall’esplosione, la carne squagliata mostrava le ossa e i tessuti che avevano iniziato a diventare di ghiaccio a causa del suo incantesimo, ma quel coso era vivo!
Lo sentì scattare verso l’unica guglia rimasta, Runaan, Zevran, Loghain e Neria che lo seguivano. Avevano usato tutto ciò che avevano: frecce, spade, magia, ma non era bastato! I soldati umani erano stati decimati, come le forze del Circolo.

Iselen vide le loro figure appannate e afferrò con la mano libera un altro spuntone, quello che lo aveva trafitto che gelava e si spezzava. Sputò sangue, la testa che minacciava di esplodere, ma lanciò un altro incanto. Il suo corpo intorpidì: le terminazioni nervose persero sensibilità e il dolore svanì, come la fatica e ogni altra sensazione.
《Continuate ad attaccare!》 Urlò, iniziando la scalata verso il capo dell’arcidemone e stringendo il bastone tra i denti: era lieto che il suo corpo non potesse più sentire né fatica né ferite o il peso dello spuntone. Ormai mancava poco alla fine di quella creatura, ma se fosse saltata giù e fosse morta senza un custode grigio vicino o peggio, se fosse caduta vicino ad Alistair… avrebbero perso tutto!


Continuò a salire, mirando verso quel punto alla base della nuca in cui le squame erano più sottili, la punta della sua arma che brillava affilata.
Il drago continuò a scalare, i suoi muscoli rovinati tesi fino allo spasmo mentre altre frecce ed incantesimi che cercavano di colpirlo, ma di colpo si udì uno schianto.

La pietra della guglia, indebolita dal suo stesso ghiaccio, si spaccò sotto il peso del drago.

Iselen sentì il vento frustargli il viso e qualcuno urlare il suo nome mentre cadeva in avanti troppo velocemente. Vide una mano tesa oltre il bordo del tetto e un’aureola di capelli biondi allontanarsi, mentre l’arcidemone batteva inutilmente l'ala rimasta.
Precipitò insieme a lui nel vuoto, in caduta libera!

Vide il terreno sotto di lui farsi sempre più vicino, il cuore che rimbombava di terrore e lo stomaco che volava. Il drago ruggì di nuovo, contorcendosi sotto di lui nel tentativo di levarselo di dosso, ma tenne salda la presa.
Afferrò lo spuntone successivo, proseguendo veloce lungo il suo dorso, il piede destro scivoloso di sangue e i capelli ormai sciolti impazziti tra le correnti.

Giunse finalmente al punto indicato, alla base della nuca del mostro, e sollevò il bastone. Le sue vene splendettero di nuovo di azzurro, come i suoi occhi, mentre chiamava di nuovo il potere dell’Oblio e del lyrium, quanto più poteva. La sentì scorrere in lui, calda forse come il sole di Antiva, e la rilasciò tutta insieme quando conficcò la lama nella carne nemica.

Una lunga crepa siu aprì sulla sua arma e le rune si infransero in raggi azzurri. La sfera sulla cima esplose con un boato luminoso che gli fece sanguinare le orecchie e si riversò nel cranio e nel corpo dell’arcidemone, troncando sul nascere il suo ultimo ruggito!

Iselen percepì la carcassa sotto di lui fiaccarsi di colpo, mentre ogni suo osso veniva ridotto in pezzi! Si vide sbalzato indietro, il peso morto dell'arcidemone che gli piombava addosso tutto in una volta. Lo sentì sopra di sé, l’incantesimo anestetico che perdeva effetto in un’ultima fitta lancinante, l'impatto che tingeva tutto il suo mondo di bianco.


**


Iselen aprì un occhio a fatica, la testa come imbottita di cotone. Si sentiva stanco, ma era come se stesse fluttuando. Era ancora in aria? No, no era a terra.
《…lo, strega!》 Urlò una voce vicino a lui. Loghain?
Sentì qualcuno dare una risposta che non capì, mentre un viso conosciuto entrava nel suo campo visivo. Zevran. Era coperto di sangue e sporco, ma non sembrava ferito. Stava piangendo però.
《È sveglio!》Lo sentì urlare, Runaan e Neria che accorrevano, i capelli e gli abiti incrostati di sangue nero. Lei aveva le lacrime agli occhi e lui sembrava voler dire qualcosa: aveva aperto la bocca, ma non emise un fiato.

Il mago tentò di alzarsi, ma le gambe non risposero. Se le guardò, erano ancora lì. L'antivano intuì il suo pensiero e provò a sorridere. 《Non temere, mio custode. Ora ti porteremo da Wynne, lei ti aiuterà》
《Non penso sia possibile.》 Disse invece Morrigan, il tono lieve. 《Nessun guaritore ormai può.》

L'assassino fece per risponderle, ma Iselen lo fermò con una domanda. 《Abbiamo vinto?》
Il dalish si morse il labbro. 《Si, Iselen. Ce l'hai fatta》 Disse, indicando l'enorme carcassa martoriata del drago, distesa poco lontano in una pozza di sangue scuro.
Loghain annuì, i pugni stretti. 《Senza di te, l'anima dell'antico dio sarebbe risorta come Arcidemone. Hai salvato tutti noi, giovane amico.》 Disse, mentre Sten guardava la scena senza parlare, il viso di pietra.


Il mago sorrise sollevato, gli occhi rivolti verso il cielo finalmente azzurro. Il Flagello era finito. Non c'erano più battaglie da affrontare o nemici da uccidere e templari da cui fuggire. Ora era libero, davvero libero.
Sentì Zevran accarezzargli guancia e lo guardò. 《Sono stanco, Zevran.》 Gli sussurrò, tossendo. La sua bocca sapeva di sangue.
Lui ebbe un sussulto, ma sorrise ancora. 《Lo so, mio custode. Riposa. E… e quando starai meglio, andremo ad Antiva e lì gusterai ogni meraviglia del mondo.》


Il mago annuì, chiudendo gli occhi, immaginando già i colori e i sapori di cui tanto gli aveva raccontato. Sarebbe stato splendido, si disse, mentre i suoni diventavano più lontani. Gli parve di sentire Neria piangere ancora, ma poi udì un'inconfondibile risata argentina.

Aprì gli occhi in tempo per vedere un mare di riccioli rossi abbracciarlo, colmi del profumo di the nero, pergamena e candele. Il profumo di casa.
La strinse a sé con tutte le forze, senza poter credere ai suoi occhi. 《Solona!》 Esclamò commosso
Lei sorrise radiosa.《Ciao fratellino. Sono felice di rivederti》
   
 
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